Per la prima volta un rappresentante dell’associazione ingegneri e architetti per la verità sull’11 settembre viene intervistato da un network nazionale Usa. «Le prove e le testimonianze a favore di una demolizione controllata sono schiaccianti. Ma le autorità continuano a ignorarle. Bisogna riaprire le indagini ufficiali».
di Franco Fracassi
Il momento del crollo della torre nord.
«La maggioranza di noi crede già di sapere come siano crollate le torri gemelle, perché c’è stato raccontato nella versione ufficiale. La maggioranza degli architetti e degli ingegneri non dubita nemmeno lontanamente della storia che l’Istituto nazionale per gli standard nella tecnologia (Nist) ci ha presentato. Poi, però, quando vedono le prove sulle torri gemelle, come per l’edificio 7, finiscono per darci ragione a stragrande maggioranza, e molti di loro firmano la nostra petizione. Lo ripeto, sono duemiliaduecento architetti e ingegneri che chiedono una vera indagine ora che le prove sono chiaramente disponibili nei video». L’architetto di San Francisco Richard Gage è il fondatore dell’associazione degli “Architetti e ingegneri per la verità sull’11 settembre”. Sono anni che ha in mano le prove sufficienti per far riaprire l’inchiesta. Ma solo il primo agosto di quest’anno (tredici anni dopo la strage) un network statunitense ha deciso di intervistarlo.
Popoff in passato ha più volte dimostrato come la versione ufficiale su quegli attentati faccia acqua da tutte le parti e su come esista una vasta casistica di prove e testimonianze che portano a una ricostruzione diversa da quella comunemente conosciuta di quella giornata e dei fatti che l’hanno segnata.
È la prima volta che anche un network dell’importanza di C-Span spezza il muro di silenzio e di disinformazione che si è creato intorno a chi cerca di battersi per arrivare alla verità sull’11 settembre.
Il racconto di Gage non si focalizza sulle torri gemelle, bensì su un terzo edificio crollato quel giorno al World Trade Center. Un grattacielo di cui nessuno parla mai. Ma che è un tassello fondamentale per comprendere i fatti di quel giorno. L’edificio 7 (tutti i grattacieli del World Trade Center erano numerati, le torri erano gli edifici 1 e 2) venne giù alle cinque e venti del pomeriggio dell’11 settembre. Sette ore dopo il crollo delle torri gemelle. Nessuno si curò particolarmente di quel grattacielo alto duecentoventi metri sbriciolatosi nel nulla. Eppure…
L’edificio 7 immerso dal fumo dei detriti subito dopo il crollo della torre nord, la seconda a disintegrarsi.
Gage: «Siamo in grado di esibire prove di demolizione controllata, in particolare per il terzo grattacielo crollato quel giorno, il World Trade Center 7. Gli architetti e gli ingegneri di tutto il mondo non sono per niente informati di quello che è stato il terzo peggior crollo strutturale in tutta la storia moderna. Qui abbiamo un grattacielo di cinquantadue piani che alle cinque e venti di quel pomeriggio viene giù come un sasso, con accelerazione da caduta libera, dritto verso il basso, in modo uniforme, simmetrico, come abbiamo visto. Un edificio con quarantamila tonnellate di strutture in acciaio non può venir giù in quel modo, a causa di semplici incendi da ufficio, che è la motivazione ufficiale data dal Nist, senza che tutte le ottanta colonne di ciascun piano vengano rimosse simultaneamente e in modo sincronizzato, piano dopo piano. È una cosa che abbiamo già visto, come nei vecchi alberghi di Las Vegas. Ha esattamente l’aspetto di una demolizione controllata. Ma il Nist dice di no. Loro dico che l’edificio è crollato a causa di un nomale incendio d’ufficio. Quindi, si può iniziare a vedere il problema sin dall’inizio. Normali incendi d’ufficio non hanno mai fatto crollare prima nella storia un gratacielo. Noi facciamo grattacieli in acciaio con protezioni antincendio per un ottimo motivo, e questi hanno protetto le nostre torri per moltissimo tempo».
Il crollo dell’edificio 7 secondo per secondo. Dalla sequenza fotografica si vede la stranissima caratteristica del crollo del grattacielo. Sembra un pilastro che si inabissa verticalmente, sparendo tra le macerie del World Trade Center.
L’associazione presieduta da Gage raccoglie duemiladuecento architetti e ingegneri di tutto il mondo. Professionisti che hanno esposto le prove raccolte in oltre trecento conferenze in trentadue Paesi dei cinque continenti e in ottantadue città americane diverse.
«Presentiamo delle prove di una demolizione con esplosivi. E queste prove non solo sono visibili nei video, ma vengono anche sentite dalla voce dei soccorritori, che parlano di esplosioni durante la distruzione di questi edifici, che parlano di pozze di metallo fuso che scorrevano come lava. Lo stesso Leslie Robertson, l’ingegnere strutturista del World Trade Center, cita un fiume d’acciaio che scorreva. Questo dimostra temperature superiori ai mille gradi centigradi. Mentre gli incendi da ufficio non arrivano nemmeno alla metà di quelle temperature. Abbiamo quindi un problema molto serio, e bisogna dare una spiegazione nell’ambito del rapporto ufficiale per quanto riguarda queste temperature estremamente alte e per la presenza di metallo fuso, che viene documentata dalla stessa Fema (la protezione civile statunitense)», prosegue l’architetto.
Popoff ha, inoltre, raccolto testimonianze di sopravvissuti al crollo che si trovavano sopra il piano dell’impatto al momento dell’impatto. Vere e proprie testimonianze viventi del fatto che la temperatura all’interno delle torri non superava gli ottanta gradi. Quindi, l’altissima temperatura di cui parla Gage si deve riferire concentrata solo sulle travi d’acciaio e non sul resto della struttura.
«Nel primo rapporto della Fema, del maggio 2002, appendice C, viene documentata una corrosione da solfuri caldi. In realtà, lo stesso autore di quel rapporto (Johathan Barner) dice che alle estremità le travi d’acciaio erano parzialmente evaporate. Questo comporta temperature di oltre duemila gradi centigradi, e l’unica cosa che può provocare un fenomeno del genere è la termite. La termite è un materiale incendiario usato dai militari, che permette di tagliare l’acciaio come un coltello caldo taglia il burro. Esistono cariche di taglio brevettate che fanno esattamente questo con la termite».
La foto scattata alla torre nord prima del crollo mostra una sorta di cascata di lava e lapilli da una delle finestre. Ciò che si vede all’interno del cerchio rosso è esattamente l’immagine dell’acciaio corroso dalla termite.
«Ecco perché abbiamo bisogno di una vera indagine, che prenda in considerazione tutte le prove che il Nist ha escluso dal proprio rapporto quando sono subentrati nel 2004 e hanno gettato via il rapporto della Fema».
E il crollo delle torri gemelle? «Prendiamo la torre nord. Ci viene detto che questo blocco superiore di dieci, quindici piani sopra il punto d’impatto dell’aereo è stato in grado di distruggere tutto il resto dell’edificio fino a terra. Noi abbiamo dei problemi con questa versione dei fatti. Prima di tutto, perché questo non è affatto quello che si vede nei video. Il blocco superiore si distrugge da solo, prima ancora che vi sia un qualunque movimento verso il basso che possa distruggere il resto del’edificio fino a terra. Nei primi quattro secondi è completamente distrutto, come liquefatto. La struttura è completamente demolita, e non c’è nulla che rimanga che possa distruggere fino a terra il resto dell’edificio. Infatti, dopo quattro secondi vediamo esattamente quello che viene descritto da centinaia di soccorritori, nei racconti orali documentati dal commissario del pompieri Thomas Van Essen».
«Tutti descrivono dei botti (“Pa! Pa! Pa!”) tutto intorno all’edificio, come una cintura. Descrivono esplosioni. Si sentono esplosioni. Vi sono esplosioni in tutto l’edificio. Eppure nessuna delle centinaia di testimonianze di queste esplosioni viene inclusa nel rapporto ufficiale. Ma ciò che vediamo è esattamente ciò che viene descritto: una cintura di esplosioni tutta intorno, che scagliano sezioni perimetrali delle pareti da quatro tonnellate d’acciaio lateralmente a novanta chilometri all’ora in ogni direzione. Sezioni isolate di struttura che volano liberamente e vanno a finire a duecento metri di distanza. Per fare questo ci vuole una forza laterale incredibile. La stessa forza che serve per scagliare una palla di cannone da cento chili a cinque chilometri di distanza. E poi si vedono anche esplosioni più sotto».
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Il video dell’intervista realizzata a Richard Gage dalla tv statunitense C-Span.
Orbene, era ora che si parlasse di questa colossale e criminale bugia americana ! Anche se, quelli che non avranno il tempo o la voglia di guardarsi i 5 ore di video ancora su internet, diranno che e' complottismo di bassa lega.
RispondiEliminaAnche perche', a scoprire che il proprietario dell'edificio sette , e' ebreo ed aveva assicurato il suo per cifra 4 volte superiore al costo reale, vengono i brividi e la parola "complotto" assume aspetto quanto mai reale e terribile....
Mardunolbo