Intervista di Gianluca Di Pietro ad una anonima ex neocatecumenale (prima parte)
Segnalazione di Pietro Ferrari
di Gianluca Di Pietro
“FUORI DAL CAMMINO NON C’É SALVEZZA”: intervista ad una ex-neocatecumenale,ex-focolarina,ex-carismatica [PARTE1]
ANTEFATTO
Erano circa le 19,30 del 23 Settembre.
Ero in compagnia di alcuni amici, quando ricevo un messaggio su Facebook di una signora, V.F., che avevo conosciuto sullo stesso social network qualche mese prima e con la quale avevo scambiato ben più di qualche parola.
Tutto parte da Mozart, o meglio,da un articolo pubblicato da questa redazione su Mozart, su cui Ella sentiva di dover fare qualche precisazione. Non so come, non so perché, il discorso cade sui suoi dubbi circa la Santitá di Papa Wojtyla per via delle sua autorizzazioni ai neocatecumenali,focolarini e carismatici, additati da Lei giustamente come «sette all’interno della Chiesa che apportano divisioni»
Poi la stessa scrive una frase,« Kiko per me poi é eretico», che stuzzica il mio interesse e,al contempo, mi insospettisce. Indago con discrezione e,alla fine, mi confessa che in passato aveva avuto delle esperienze sia in neocatecumenali sia focolarini che carismatici.
Argomenti questi per me appetibili sui quali non ho potuto non palesarle l’intenzione di una “intervista”.
INTERVISTA
Gianluca: «Mi ha accennato prima ad un Suo passato da neocatecumenale,focolarina e carismatica. Procediamo con ordine. Cosa l’ha spinta a frequentare i neocatecumenali?»
V:« Una rottura sentimentale. All’epoca andavo all’università e quella rottura fu per me devastante. Mi sentii smarrita e sola. Così quando una ragazza che conoscevo di vista mi parló di certe catechesi in una parrocchia vicina, la seguí. Frequentai tali incontri dal novembre ’91 al gennaio ’92 all’incirca.
Sin dal primo incontro mi resi conto che vi era qualcosa di strano!»
Gianluca:« Interessante! Cosa in particolare?»
V:« Quando parlai di transustanziazione i catechisti di quella comunitá si adombrarono e mi rimproverarono. Per loro, ero superba perché volevo esibirmi in paroloni difficili per far colpo e mettere in mostra la mia erudizione! Non si trattó del solo episodio. Ben presto capii che non bisognava contestare i catechisti,fare loro domande o chiedere lumi su determinati argomenti. Rispondevano che non servivano spiegazioni: era così e basta! Per di piú non si parlava mai del Catechismo ed insistevano sul concetto di peccato. Pensi che una volta mi chiesero quando avevo incontrato Cristo. Rimasi senza parole! Scoprii ben presto dagli altri frequentatori che bisognava rispondere «Nel peccato». E questo dottrinalmente non esiste. Ne ero sicura: bene o male, ho fatto la catechista in parrocchia e ho frequentato un minicorso di due anni di Teologia e Cristologia per preparare i bambini alla Prima Comunione. Di certo non sono un teologo, ma l’ABC cattolico lo conosco.
Molte catechesi erano incentrate sulla famiglia, ma manipolate. Mi spiego meglio.
Ricordo una coppia di sposi che invitava a non avere paura a ricevere da Dio come dono tanti figli. La donna mi confidò ,in seguito ed in separata sede, che era sposata con suo marito da poco e che ancora prendeva la pillola perché non si sentiva pronta. Per di più, c’erano tante spese e pochi soldi. Mi confessó che era stata obbligata dai catechisti a recitare quella parte di madre e sposa perfetta»
Gianluca:« Davvero sconvolgente! Un teatro di ipocrisia! Vi furono altri episodi come questi? Altre catechesi?»
V:« Più che durante le catechesi, vi furono episodi preoccupanti durante la prima “trasferta” in un convento. Ogni mese dovevamo partire. I responsabili passavano con un sacco dell’immondizia. Ero studentessa allora e,tra le tasse e i libri,era gravoso pagare centomila lire ogni mese. Tra l’altro io ho sempre lavorato per mantenermi all’universitá. Qualche volta pensavo di rinunciare ad andare per via dei troppi soldi che chiedevano, ma i catechisti mi intimavano che era il diavolo a tentarmi…. Lui mi tentava ad abbandonare. I soldi sono lo sterco del demonio, bisogna disprezzarli – mi dicevano. Per di più,mi consigliavano addirittura di lavorare per pagarmi i raduni. Ricordo che una volta non avevo che ventimila lire. Feci finta di mettere soldi nel busta ed una ragazza fu costretta a pagare anche per me. Mi sentii una ladra!
Ma torniamo al nostro discorso: questo primo raduno era decisivo per comporre la lista dei catechisti e dei supervisori. In pratica, la comunità sceglieva i cantori, i responsabili, i catechisti. Quindi si armarono di sacco nero, bigliettini e penne. A quel punto,non so quale istinto mi guidó -forse la curiosità – e scrissi il mio nome falsificando la scrittura. Quando lessero il mio nominativo, si allarmarono e chiesero chi avesse scritto quel nome. Io feci l’Indiano,ovviamente. Ben presto,peró, arrivó un superiore e mi intimó a votare Tizio come catechista, Caio come cantore e Sempronio come responsabile. Insomma, i nomi erano già decisi in partenza. La votazione era solo una finzione!!
Al secondo scrutinio,infatti, i nomi richiesti raggiunsero il quorum e facemmo festa perché “illuminati da Dio”. »
Gianluca:« Altro che illuminati da Dio! Si verificarono altri attriti tra Lei e la comunitá?»
V:«Intanto contestai subito la pratica della comunione sulla mano e la disposizione circolare attorno all’altare-mensa. Non la presero bene. Mi giudicarono una piantagrane, una contestatrice superba. La liturgia,invece, era decisa da Kiko Arguell e sua Moglie Carmen, i fondatori del cammino. Quell’uomo disegnava le icone liturgiche, scriveva le musiche. Lui decideva le azioni liturgiche:” Kiko ha detto, Kiko ha fatto, Kiko non vuole, Kiko ha deciso”.
Quel Kiko decideva anche degli spilli. Se qualcosa non risultava ai catechisti, questi andavano da Kiko e chiedevano conferma!
Le racconto cosa accadde per le celebrazioni pasquali. Prima di tutto ci chiesero di digiunare il sabato santo invece che il venerdì. E giá questo mi pareva in contrasto con le leggi della Chiesa, ma l’apice della stranezza era entrare in chiesa all’una di notte (quando la messa Pasquale della Mezzanotte era terminata) e rimanervi fino alle 6.30 per poi partecipare ad una sorta di seder di pasqua ebraico e mangiare le uova sode fredde,dopo 24 ore di digiuno. Fu terribile!»
Gianluca:« Sui generis come celebrazione,questo é indubbio!»
V:« Ah,ora dimenticavo: non era possibile partecipare ad altre Messe se non in caso di emergenza ed era necessario agganciarsi ad un’altra comunitá. E poi bisognava prendere parte tassativamente alle riunioni del mercoledì in cui si sorteggiavano i gruppi per la celebrazione della messa e per le letture e commento delle Scritture. Ogni mercoledì bisognava versare 10 mila lire per i fiori. Non bastavano mai i fiori sull’altare! E guai se mancavi alle riunioni del mercoledi. Dovevi dare spiegazione e rendere conto di quello che avevi fatto alle catechiste. Un altro evento improrogabile era la messa il sabato sera alle 21. Non capivo perché mai fosse più importante il sabato sera che la domenica!
Per non parlare della Confessione!! C’era tutto un rito inventato da Kiko. Ci riunivamo in una stanza. Il cantore ed il chitarrista suonavano e a turno ci si confessava in piedi, pochi minuti, e con sacerdoti sempre diversi. Non c’era direzione spirituale,capisce?!? Kiko voleva che non fossimo seguiti dai sacerdoti, bensì dai catechisti. Per me é più facile confessarmi se il sacerdote mi conosce, conosce il mio percorso, la mia vita! E tutto ció é contrario alla Chiesa! I sacerdoti che amministravano i sacramenti in questa comunità di certo non erano entusiasti: uno di questi mi disse che questa pratica dei neocatecumenali disincardinava i sacerdoti dalle parrocchie. Il problema era che il vescovo ce li mandava!»