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giovedì 27 agosto 2015

"E così è, perchè questi accecati, fidando alla misericordia, seguitano a peccare, e così si perdono".

Fonte: Progetto Baruel...

Sant'Alfonso Maria De Liguori

Da: Opere, classe I, Opere ascetiche Vol. XV: Sermoni compendiati per tutte le domeniche dell'anno Vol. I Torino 1827 pag.  164-172.

Sermone XIV. per la Domenica Quinquagesima

INGANNI DEL PECCATORE

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 Domine, ut videam. Luc. 18. 43.

1. Il demonio porta all'inferno i peccatori, non cogli occhi aperti, ma chiusi; prima gli accieca, e poi li conduce seco a peccare eternamente. Bisogna dunque, se vogliamo salvarci, pregare continuamente Iddio col cieco del corrente vangelo: Domine, ut videam: Domine, ut videam. Signore, datemi luce, fatemi vedere la via che ho da fare per salvarmi, e non restar ingannato dal nemico della mia salute. Voglio per tanto oggi, uditori miei, porvi avanti agli occhi gl'inganni del demonio, co' quali tenta gli uomini a peccare, ed a persistere in peccato, acciocchè sappiate guardarvene nelle occasioni.

2. Per meglio conoscere quest'inganni, figuriamoci il caso di un giovine, che preso da qualche passione vive in peccato schiavo del demonio, e niente pensa alla sua salute eterna. Figlio mio, io gli dico, che vita è questa che fai? seguitando a viver così, come ti puoi salvare? non lo vedi, che te ne vai all'inferno? Ma ecco il demonio, che dall'altra parte gli dice: e perchè ti hai da dannare? soddisfati ora, perchè appresso te ne confesserai; e così rimedierai a tutto. Ecco la rete, colla quale il demonio strascina tante anime all'inferno: Soddisfati, perchè poi te ne confessi. Ma frattanto, io ripiglio, già perdi l'anima. Dimmi, se tu avessi in mano una gioja, che vale mille ducati, la gitteresti in un fiume colla speranza di appresso ritrovarla? e se appresso non la ritrovi più? Oh Dio, tu tieni in mano questa bella gioja dell'anima tua, che Gesù Cristo ha comprata col suo medesimo sangue, e vuoi gittarla nell'inferno (poichè secondo la presente giustizia già per ogni peccato mortale resti scritto tra 'l numero de' dannati), e dici: ma spero di ricuperarla poi con fare una buona confessione? Ma se poi non arrivi a ricuperarla? Per fare una buona confessione vi bisogna un vero dolore del peccato, e questo dolore è dono di Dio; se Dio non ti dà questo dolore, non resterai perduto per sempre?
 3. Tu replichi: Ma io son giovine, Dio compatisce la gioventù; appresso mi darò a Dio. Ecco l'altro inganno. Sei giovine? ma non sai, che Dio non conta gli anni, ma conta i peccati di ciascuno? Sei giovine? ma quanti peccati hai fatti? Forse vi saranno molti vecchi, che non avran fatta nè pure la quarta parte de' peccati da te commessi; e non sai, che Dio ha stabilito il numero de' peccati, che a ciascuno vuol perdonare? Dominus patienter expectat, ut eas (nationes) cum judicii dies advenerit, in plenitudine peccatorum puniat. 2. Macch. 6. 14. [«... il Signore aspetta pazientemente a punirle (le nazioni) venuto che sia il dì del giudizio, colmata già la misura dei loro peccati». N.d.R.] Viene a dire, che Dio ha pazienza, ed aspetta sino a certa misura, ma quando è piena già la misura de' peccati, ch'egli ha determinata di perdonare, più non perdona e castiga il peccatore, o facendolo morire improvvisamente nello stato infelice, in cui si trova; o pure abbandonandolo nel suo peccato, secondo il castigo minacciato per lo Profeta: Auferam sepem ejus, et erit in directionem. Isa. 5. 5. [«Toglierò via la sua siepe (della mia vigna), ed ella sarà devastata». N.d.R.] Se uno ha un territorio, che l'ha coltivato per più anni, vi ha piantata la siepe d'intorno per tenerlo custodito, e vi ha fatte molte spese; ma vede che con tuttociò il territorio non gli rende alcun frutto, che fa? scassa la siepe, e lo lascia in abbandono, aperto ad entrarvi chi vuole, uomini e bestie. Così tremate, che Dio non faccia con voi. Se non lasciate il peccato, anderete perdendo sempre più il rimorso di coscienza, il timore del castigo divino; ed ecco che tolta la siepe, resterete abbandonati da Dio, castigo peggiore della stessa morte.

4. Dici: Ma ora non mi fido resistere a questa passione. Ecco il terzo inganno del demonio, col quale ti fa apprendere, che ora non hai forza di superar la tentazione. Ma s. Paolo dice, che Dio è fedele, e non permette mai, che noi siamo tentati oltre le nostre forze: Fidelis autem Deus est, qui non patietur tentari supra id quod potestis. 1. Cor. 10. 13. Dimando: e bene, se ora non ti fidi resistere alla tentazione, come ti fiderai appresso? Appresso il demonio sarà fatto più forte contro di te, e tu più debole; se non ti fidi ora di spegner questa fiamma della tua passione, come ti fiderai di spegnerla appresso, quando ella sarà fatta più grande? Dici: Dio mi darà l'ajuto suo. Ma questo ajuto Iddio è pronto a dartelo ora, se tu glie lo cerchi; perchè non glie lo domandi? Speri forse, che il Signore, senza che ora ti affatichi a pregare, abbia poi da accrescerti gli ajuti e le grazie, dopo che tu hai accresciuti i peccati? Dubiti forse della fedeltà di Dio, che ha promesso di dare tutto ciò che gli si domanda, con quelle parole: Petite, et dabitur vobis? Matth. 7. 7. Iddio non può mancare alle sue promesse: Non est Deus quasi homo, ut mentiatur: nec ut filius hominis, ut mutetur. Dixit ergo, et non faciet? Num. 23, 19. [«Dio non è come l'uomo, che può mentire: nè come il figliuolo dell'uomo, che può mutarsi. Egli ha detto una cosa e non la farà?» N.d.R.] Ricorri a lui, ed egli ti darà quella forza che ti bisogna per resistere. Iddio ti comanda di resistere; ma tu dici: Io non ho questa forza; dunque Dio ti comanda una cosa impossibile? No, dice il concilio di Trento, Deus impossibilia non jubet, sed jubendo monet, et facere quod possis, et petere quod non possis, et adjuvat ut possis. Sess. VI. cap. 13. [«Iddio non comanda cose impossibili: ma comandando avvisa a far ciò che tu puoi, e a dimandare, ciò che tu non puoi, e ajuta, perchè tu possa.» Cfr. S. August. De nat. et gr. cap. 43. N.d.R.] Quando vedi, che non hai forza bastante di resistere alla tentazione coll'aiuto divino ordinario, domandagli l'aiuto maggiore che ti bisogna, ed egli te lo darà, e così potrai vincere qualunque tentazione, per grande che sia.

5. Ma tu non vuoi pregare, e dici che ora vuoi far questo peccato, e che appresso vuoi confessartelo. Ma io replico: e come sai che Dio appresso ti darà il tempo di confessarti? Dici: Non passerà una settimana, e me lo confesserò. E chi ti promette questa settimana di tempo? Ed io me lo confesserò domani. E chi ti promette questo domani? Scrive s. Agostino: Crastinum Deus non promisit; fortasse dabit, et fortasse non dabit. Questo giorno di domani Iddio non te l'ha promesso; forse te lo darà, e forse te lo negherà, come l'ha negato a tanti. Quanti la sera sono andati vivi a letto, e la mattina si son trovati morti di subito! E quanti nello stesso atto del peccato Dio gli ha fatti morire, e gli ha mandati all'inferno! Se ciò succede anche a te, come più rimedierai alla tua ruina eterna? Fa questo peccato, perchè poi te lo confessi. Ecco l'inganno, col quale il demonio ha portato tante migliaja di cristiani all'inferno; poichè difficilmente si trova un cristiano sì disperato, che voglia proprio dannarsi; tutti quei che peccano, peccano colla speranza di confessarsi; ma così poi tanti miserabili si sono dannati, ed ora non vi è più per essi nè confessione, nè rimedio alla loro dannazione.

6. Ma Dio è di misericordia. Ecco l'altro inganno comune, con cui il demonio dà animo a' peccatori per seguire a vivere in peccato. Scrive un autore, che manda più anime all’inferno la misericordia di Dio, che la giustizia di Dio: e così è, perchè questi accecati, fidando alla misericordia, seguitano a peccare, e così si perdono. Dio è di misericordia. E chi lo nega? ma ciò non ostante, quanti ogni giorno ne manda all’inferno? Iddio è misericordioso, ma è ancora giusto, e perciò è obbligato a castigare chi l'offende. Egli usa misericordia a' peccatori, ma solo a quei peccatori, che dopo averlo offeso ne piangono, e temono di più offenderlo. Et misericordia ejus ... timentibus eum, cantò la divina Madre. Luc. I. 50. Ma con coloro che si abusano della sua misericordia per più disprezzarlo, egli usa giustizia. Il Signore perdona i peccati, ma non può perdonare la volontà di peccare. Scrive s. Agostino, che chi pecca col pensiero di volersene pentire dopo il peccato, questi non è penitente, ma è uno che vuol beffare Dio: Irrisor est, non paenitens. All’incontro dice l’Apostolo, che Dio non si fa beffare: Nolite errare, Deus non irridetur. Gal. 6. 7. Sarebbe un burlare Dio, offenderlo come piace, e quanto piace, e poi voler andare in paradiso. [Ecco il commento di Mons. Antonio Martini a Gal. VI, 7: «Non ingannate voi stessi; gli uomini possono forse appagarsi delle frivole e false scuse, ma niuno sarà, che di Dio si burli impunemente, ed è regola infallibile, che l'uomo mieta di quel, che ha seminato, e che la mercede corrisponda alla qualità delle opere; chi semina per la carne, viene a dire, chi per la carne, e per le carnali cupidità vive ed opera, dalla carne mieterà la corruzione e la morte eterna; chi per lo Spirito di Dio vive ed opera, dallo Spirito di vita riceverà vita e felicità eterna.» N.d.R.]

7. Ma (tu dici ) siccome Dio mi ha usate tante misericordie per lo passato, così spero me le userà per l’avvenire. Ecco l’altro inganno. Dunque, perchè Dio non ti ha castigato sinora, non sarà per castigarti mai? Anzi no, quanto più sono state le misericordie che ti
ha usate, tanto più hai da tremare, che se di nuovo l’offendi, non ti perdoni più, e ti castighi. Ecco come ti avverte lo Spirito Santo: Ne dicas: peccavi, et quid accidit mihi triste? Altissimus enim est patiens redditor. Eccl. 5. Non dire: Ho peccato, e non mi è venuto alcun castigo, perchè Dio sopporta, ma non sopporta sempre: egli aspetta sino a certo termine, ma quando giunge il termine, allora castiga il peccatore per tutt'i peccati commessi; e quanto più l’ha aspettato a penitenza, tanto più severamente lo punisce, come dice s. Gregorio: Quos diutius expectat, durius damnat. Dunque, fratello mio, giacchè sai di avere offeso Dio gravemente più volte, e Dio non ti ha mandato all’inferno, de[v]i dire: Misericordiae Domini, quia non sumus consumpti. Thren. 3. 22. [Thren. (Lam.) III, 22: «È misericordia del Signore che noi non ci siamo perduti». N.d.R.] Signore, ti ringrazio che non mi hai mandato all’inferno tante volte da me meritato. E perciò de[v]i darti tutto a Dio, almeno per gratitudine, pensando che molti per meno peccati de' tuoi stanno in quella fossa di fuoco senza speranza di poterne più uscire. La pazienza con cui Iddio ti ha sopportato, ha da muoverti, non già a più disprezzarlo, ma a più servirlo ed amarlo, compensando le offese che gli hai fatte, con penitenze ed altre opere sante, mentre vedi, che egli ha fatte a te tante misericordie, che non ha fatte agli altri. Non fecit taliter omni nazioni. Psalm. 147. 20. E così de[v]i giustamente tremare, che se commetti un altro solo peccato mortale, Dio ti abbandoni, e resterai dannato.

8. Veniamo all'altro inganno. Tu dici: È vero che con questo peccato io perdo la grazia di Dio, ma può essere, che con tutto questo peccato pure mi salvi. Sì signore, può essere, che ancora ti salvi; ma non puoi negarmi, che dopo tanti peccati commessi, e dopo tante grazie che Dio ti ha fatte, se ora lo torni ad offendere, è molto facile che resti perduto. Senti quel che dicono le sagre Scritture: Cor durum. male habebit in novissimis. Eccli. 3. 27. L'ostinato farà mala morte. Qui malignantur, exterminabuntur. Psal. 36. 9. I maligni finalmente saranno esterminati dalla divina giustizia. Quae seminaverit homo, haec et metet. Gal. 6. 8. Chi semina peccati, in fine raccoglierà tormenti eterni. Vocavi, et renuistis ... in interitu vestro ridebo, et subsannabo vos. Prov. 1. 24. Vi ho chiamati, dice Dio, e voi vi siete burlati di me; nella vostra morte io mi burlerò di voi: Mea est ultio, et ego retribuam in tempore. Deuter. 32. 35. A me tocca (dice Dio) di vendicare i peccati, ed io mi vendicherò, quando giugnerà il tempo della vendetta: Viro, qui corripientem dura cervice contemnit, repentinus ei superveniet interitus; et eum sanitas non sequitur. Prov. 29. 1. L'uomo che ostinatamente disprezza chi lo corregge, sarà castigato con una morte improvvisa, e per lui non vi sarà speranza di salute.

9. Ora, attese queste minaccie di Dio contro de' peccatori, che ti pare, fratello mio? è facile, o è molto difficile il salvarti, se tu dopo tante chiamate, e dopo tante misericordie che Dio ti ha usate, seguiti ad offenderlo? Tu dici: ma può essere, che con tutto ciò pure mi salvi. Ma io ti rispondo: qual pazzia è l'appoggiare la tua salute eterna ad un può essere così difficile? Quanti con questo può essere ora stanno già all'inferno! e tu vuoi farti loro infelice compagno? Ravvediti, cristiano mio, e trema, che la predica d'oggi non sia per te l'ultima misericordia che ti usa Dio.

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