Sant'Alfonso Maria De Liguori
Da: Opere, classe I,
Opere ascetiche Vol. XV: Sermoni compendiati per tutte le domeniche
dell'anno Vol. I Torino 1827 pag. 164-172.
Sermone XIV. per la Domenica Quinquagesima
INGANNI DEL PECCATORE
Domine, ut videam. Luc. 18. 43.
1. Il demonio porta all'inferno i peccatori, non cogli occhi aperti,
ma chiusi; prima gli accieca, e poi li conduce seco a peccare
eternamente. Bisogna dunque, se vogliamo salvarci, pregare
continuamente Iddio col cieco del corrente vangelo: Domine, ut videam: Domine, ut videam.
Signore, datemi luce, fatemi vedere la via che ho da fare per
salvarmi, e non restar ingannato dal nemico della mia salute. Voglio
per tanto oggi, uditori miei, porvi avanti agli occhi gl'inganni del
demonio, co' quali tenta gli uomini a peccare, ed a persistere in
peccato, acciocchè sappiate guardarvene nelle occasioni.
2. Per meglio conoscere quest'inganni, figuriamoci il caso di un
giovine, che preso da qualche passione vive in peccato schiavo del
demonio, e niente pensa alla sua salute eterna. Figlio mio, io gli
dico, che vita è questa che fai? seguitando a viver così,
come ti puoi salvare? non lo vedi, che te ne vai all'inferno? Ma ecco
il demonio, che dall'altra parte gli dice: e perchè ti hai da
dannare? soddisfati ora, perchè appresso te ne confesserai; e
così rimedierai a tutto. Ecco la rete, colla quale il demonio
strascina tante anime all'inferno: Soddisfati,
perchè poi te ne confessi. Ma frattanto, io ripiglio,
già perdi l'anima. Dimmi, se tu avessi in mano una gioja, che
vale mille ducati, la gitteresti in un fiume colla speranza di appresso
ritrovarla? e se appresso non la ritrovi più? Oh Dio, tu tieni
in mano questa bella gioja dell'anima tua, che Gesù Cristo ha
comprata col suo medesimo sangue, e vuoi gittarla nell'inferno
(poichè secondo la presente giustizia già per ogni
peccato mortale resti scritto tra 'l numero de' dannati), e dici: ma
spero di ricuperarla poi con fare una buona confessione? Ma se poi non
arrivi a ricuperarla? Per fare una buona
confessione vi bisogna un vero
dolore del peccato, e questo dolore è dono di Dio; se Dio non ti
dà questo dolore, non resterai perduto per sempre?
3. Tu replichi: Ma io son
giovine, Dio compatisce la gioventù; appresso mi darò a
Dio. Ecco l'altro inganno. Sei giovine? ma non sai, che Dio non
conta gli anni, ma conta i peccati di ciascuno? Sei giovine? ma quanti
peccati hai fatti? Forse vi saranno molti vecchi, che non avran fatta
nè pure la quarta parte de' peccati da te commessi; e non sai,
che Dio ha stabilito il numero de' peccati, che a ciascuno vuol
perdonare? Dominus patienter
expectat, ut eas (nationes) cum judicii dies advenerit, in plenitudine
peccatorum puniat. 2. Macch. 6. 14. [«... il
Signore aspetta pazientemente a punirle (le nazioni) venuto che sia il
dì del giudizio, colmata già la misura dei loro
peccati». N.d.R.] Viene a
dire, che Dio ha
pazienza, ed aspetta sino a certa misura, ma quando è piena
già la misura de' peccati, ch'egli ha determinata di perdonare,
più non perdona e castiga il peccatore, o facendolo morire
improvvisamente nello stato infelice, in cui si trova; o pure
abbandonandolo nel suo peccato, secondo il castigo minacciato per lo
Profeta: Auferam sepem ejus, et erit
in directionem. Isa. 5. 5. [«Toglierò via
la sua siepe (della mia vigna),
ed ella sarà devastata». N.d.R.]
Se uno ha un territorio, che l'ha
coltivato per più anni, vi ha piantata la siepe d'intorno per
tenerlo custodito, e vi ha fatte molte spese; ma vede che con
tuttociò il territorio non gli rende alcun frutto, che fa?
scassa la siepe, e lo lascia in abbandono, aperto ad entrarvi chi
vuole, uomini e bestie. Così tremate, che Dio non faccia con
voi. Se non lasciate il peccato, anderete
perdendo sempre più il
rimorso di coscienza, il timore del castigo divino; ed ecco che tolta
la siepe, resterete abbandonati da Dio, castigo peggiore della stessa
morte.
4. Dici: Ma ora non mi fido
resistere a questa passione. Ecco il terzo inganno del demonio,
col quale ti fa apprendere, che ora non hai forza di superar la
tentazione. Ma s. Paolo dice, che Dio è fedele, e non permette
mai, che noi siamo tentati oltre le nostre forze: Fidelis autem Deus est, qui non patietur
tentari supra id quod potestis. 1. Cor. 10. 13. Dimando: e bene,
se ora non ti fidi resistere alla tentazione, come ti fiderai appresso?
Appresso il demonio sarà fatto più forte contro di te, e
tu più debole; se non ti fidi ora di spegner questa fiamma della
tua passione, come ti fiderai di spegnerla appresso, quando ella
sarà fatta più grande? Dici: Dio mi darà l'ajuto suo. Ma
questo ajuto Iddio è pronto a dartelo ora, se tu glie lo cerchi;
perchè non glie lo domandi? Speri forse, che il Signore, senza
che ora ti affatichi a pregare, abbia poi da accrescerti gli ajuti e le
grazie, dopo che tu hai accresciuti i peccati? Dubiti forse della
fedeltà di Dio, che ha promesso di dare tutto ciò che gli
si domanda, con quelle parole: Petite,
et dabitur vobis? Matth. 7. 7. Iddio non può mancare alle
sue promesse: Non est Deus quasi
homo, ut mentiatur: nec ut filius hominis, ut mutetur. Dixit ergo, et
non faciet? Num. 23, 19. [«Dio non è come
l'uomo, che può mentire: nè come il figliuolo dell'uomo,
che può mutarsi. Egli ha detto una cosa e non la
farà?» N.d.R.] Ricorri
a lui, ed egli ti darà
quella forza che ti bisogna per resistere. Iddio ti comanda di
resistere; ma tu dici: Io non ho
questa forza; dunque Dio ti comanda una cosa impossibile? No,
dice il concilio di Trento, Deus
impossibilia non jubet, sed jubendo monet, et facere quod possis, et
petere quod non possis, et adjuvat ut possis. Sess. VI. cap. 13.
[«Iddio non comanda cose impossibili: ma comandando avvisa
a far ciò che tu puoi, e a dimandare, ciò che tu non
puoi, e ajuta, perchè tu possa.» Cfr. S. August. De nat. et gr. cap. 43. N.d.R.] Quando vedi, che non hai forza
bastante di resistere alla tentazione
coll'aiuto divino ordinario, domandagli l'aiuto maggiore che ti
bisogna, ed egli te lo darà, e così potrai vincere
qualunque tentazione, per grande che sia.
5. Ma tu non vuoi pregare, e dici che ora vuoi far questo peccato, e
che appresso vuoi confessartelo. Ma io replico: e come sai che Dio
appresso ti darà il tempo di confessarti? Dici: Non passerà una settimana, e me lo
confesserò. E chi ti promette questa settimana di tempo? Ed io me lo confesserò domani.
E chi ti promette questo domani? Scrive s. Agostino: Crastinum Deus non promisit; fortasse
dabit, et fortasse non dabit. Questo giorno di domani Iddio non
te l'ha promesso; forse te lo darà, e forse te lo
negherà, come l'ha negato a tanti. Quanti la sera sono andati
vivi a letto, e la mattina si son trovati morti di subito! E quanti
nello stesso atto del peccato Dio gli ha fatti morire, e gli ha mandati
all'inferno! Se ciò succede anche a te, come più
rimedierai alla tua ruina eterna? Fa questo peccato, perchè poi
te lo confessi. Ecco l'inganno, col quale il demonio ha portato tante
migliaja di cristiani all'inferno; poichè difficilmente si trova
un cristiano sì disperato, che voglia proprio dannarsi; tutti
quei che peccano, peccano colla speranza di confessarsi; ma così
poi tanti miserabili si sono dannati, ed ora non vi è più
per essi nè confessione, nè rimedio alla loro dannazione.
6. Ma Dio è di
misericordia. Ecco l'altro inganno
comune, con cui il demonio dà animo a' peccatori per seguire a
vivere in peccato. Scrive un autore, che manda più anime
all’inferno la misericordia di Dio, che la giustizia di Dio: e
così è, perchè questi accecati, fidando alla
misericordia, seguitano a peccare, e così si perdono. Dio è di misericordia. E chi lo nega? ma ciò non ostante, quanti
ogni giorno ne manda all’inferno? Iddio è misericordioso,
ma è ancora giusto, e perciò è obbligato a
castigare chi l'offende. Egli usa misericordia a' peccatori, ma solo a
quei peccatori, che dopo averlo offeso ne piangono, e temono di
più offenderlo. Et misericordia ejus ...
timentibus eum, cantò la divina
Madre. Luc. I. 50. Ma con coloro che si abusano della sua misericordia
per più disprezzarlo, egli usa giustizia. Il Signore perdona i
peccati, ma non può perdonare la volontà di peccare.
Scrive s. Agostino, che chi pecca col pensiero di volersene pentire
dopo il peccato, questi non è penitente, ma è uno che
vuol beffare Dio: Irrisor est, non
paenitens. All’incontro dice
l’Apostolo, che Dio non si fa beffare: Nolite errare, Deus non
irridetur. Gal. 6. 7. Sarebbe un burlare Dio, offenderlo come
piace, e quanto piace, e poi voler andare in paradiso. [Ecco il
commento di Mons. Antonio Martini a Gal.
VI, 7: «Non ingannate voi stessi; gli uomini possono forse
appagarsi delle frivole e false scuse, ma niuno sarà, che di Dio
si burli impunemente, ed è regola infallibile, che l'uomo mieta
di quel, che ha seminato, e che la mercede corrisponda alla
qualità delle opere; chi semina per la carne, viene a dire, chi
per la carne, e per le carnali cupidità vive ed opera, dalla
carne mieterà la corruzione e la morte eterna; chi per lo
Spirito di Dio vive ed opera, dallo Spirito di vita riceverà
vita e felicità eterna.» N.d.R.]
7. Ma (tu dici ) siccome Dio mi ha usate tante misericordie per lo
passato, così spero me le userà per l’avvenire.
Ecco l’altro inganno. Dunque, perchè Dio non ti ha
castigato sinora, non sarà per castigarti mai? Anzi no, quanto
più sono state le misericordie che ti
ha usate, tanto più hai da tremare, che se di nuovo
l’offendi, non ti perdoni più, e ti castighi. Ecco come ti
avverte lo Spirito Santo: Ne dicas:
peccavi, et quid accidit mihi triste? Altissimus enim est patiens
redditor. Eccl. 5. Non dire: Ho
peccato, e non mi è venuto alcun castigo, perchè
Dio sopporta, ma non sopporta sempre: egli aspetta sino a certo
termine, ma quando giunge il termine, allora castiga il peccatore per
tutt'i peccati commessi; e quanto più l’ha aspettato a
penitenza, tanto più severamente lo punisce, come dice s.
Gregorio: Quos diutius expectat,
durius damnat. Dunque, fratello mio, giacchè sai di avere
offeso Dio gravemente più volte, e Dio non ti ha mandato
all’inferno, de[v]i dire: Misericordiae Domini, quia non sumus
consumpti. Thren. 3. 22. [Thren. (Lam.) III, 22: «È
misericordia del Signore che noi non ci siamo perduti». N.d.R.] Signore, ti ringrazio che non
mi hai
mandato all’inferno tante volte da me meritato. E perciò de[v]i
darti tutto a Dio, almeno per gratitudine, pensando che molti per meno
peccati de' tuoi stanno in quella fossa di fuoco senza speranza di
poterne più uscire. La pazienza con cui Iddio ti ha sopportato,
ha da muoverti, non già a più disprezzarlo, ma a
più servirlo ed amarlo, compensando le offese che gli hai fatte,
con penitenze ed altre opere sante, mentre vedi, che egli ha fatte a te
tante misericordie, che non ha fatte agli altri. Non fecit taliter omni nazioni.
Psalm. 147. 20. E così de[v]i giustamente
tremare, che se commetti un altro solo peccato mortale, Dio ti
abbandoni, e resterai dannato.
8. Veniamo all'altro inganno. Tu dici: È vero che con questo peccato io
perdo la grazia di Dio, ma può essere, che con tutto questo
peccato pure mi salvi. Sì signore, può essere, che
ancora ti salvi; ma non puoi negarmi, che dopo tanti peccati commessi,
e dopo tante grazie che Dio ti ha fatte, se ora lo torni ad offendere,
è molto facile che resti perduto. Senti quel che dicono le sagre
Scritture: Cor durum. male habebit
in novissimis. Eccli. 3. 27. L'ostinato farà mala morte. Qui malignantur, exterminabuntur.
Psal. 36. 9. I maligni finalmente saranno esterminati dalla divina
giustizia. Quae seminaverit homo,
haec et metet. Gal. 6. 8. Chi semina peccati, in fine
raccoglierà tormenti eterni. Vocavi,
et renuistis ... in interitu vestro ridebo, et subsannabo vos.
Prov. 1. 24. Vi ho chiamati, dice Dio, e voi vi siete burlati di me;
nella vostra morte io mi burlerò di voi: Mea est ultio, et ego retribuam in tempore.
Deuter. 32. 35. A me tocca (dice Dio) di vendicare i peccati, ed io mi
vendicherò, quando giugnerà il tempo della vendetta: Viro, qui corripientem dura cervice
contemnit, repentinus ei superveniet interitus; et eum sanitas non
sequitur. Prov. 29. 1. L'uomo che ostinatamente disprezza chi lo
corregge, sarà castigato con una morte improvvisa, e per lui non
vi sarà speranza di salute.
9. Ora, attese queste minaccie di Dio contro de' peccatori, che ti
pare, fratello mio? è facile, o è molto difficile il
salvarti, se tu dopo tante chiamate, e dopo tante misericordie che Dio
ti ha usate, seguiti ad offenderlo? Tu dici: ma può essere, che con tutto
ciò pure mi salvi. Ma io ti rispondo: qual pazzia
è l'appoggiare la tua salute eterna ad un può essere così
difficile? Quanti con questo può
essere ora stanno già all'inferno! e tu vuoi farti loro
infelice compagno? Ravvediti, cristiano mio, e trema, che la predica
d'oggi non sia per te l'ultima misericordia che ti usa Dio.
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