DOMÍNICA XIV POST PENTECOSTEN - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati veticanosecondisti...
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EPISTOLA Léctio Epístolae B. Pauli Ap. ad Gálatas, 5, 16-24
Fratres: Spíritu ambuláte, et desidéria carnis non perficiétis. Caro enim concupíscit advérsus spíritum: spíritus áutem advérsus carnem: haec enim sibi ínvicem adversántur, ut non quaecúmque vultis, illa faciátis. Quod si spíritu ducímini, non estis sub lege. Manifésta sunt áutem ópera carnis: quae sunt fornicátio, immundítia, impudicítia, luxúria, idolórum sérvitus, venefícia, inimicítiae, contentiónes, aemulatiónes, irae, rixae, dissensiónes, sectae, invídiae, homicídia, ebrietátes, comessatiónes, et his simília: quae praedíco vobis, sicut praedíxi: quóniam, qui tália águnt, regnum Dei non consequéntur. Fructus áutem Spíritus est: cáritas, gáudium, pax, patiéntia, benígnitas, bónitas, longanímitas, mansuetúdo, fides, modéstia, continéntia, cástitas. Advérsus huiúsmodi non est lex. Qui áutem sunt Christi, carnem suam crucifixérunt cum v í t i i s et concupiscéntiis. M. - Deo grátias.
Fratelli: Camminate secondo lo spirito e non accondiscendete ai desiderii della carne. Poiché la carne ha desiderii contrarii allo spirito, e lo spirito contrarii alla carne: essi lottano tra loro, dimodoché voi non fate ciò che vorreste fare. Poiché se siete condotti dallo spirito, non siete sotto la legge. Ora, le opere della carne sono manifeste: esse sono la fornicazione, gli atti impuri, l’impudicizia, la lussuria, l’idolatria, la magia, le inimicizie, i litigi, le gelosie, l’ira, le lotte, le discordie, le sètte, l’invidia, gli omicidi, l’ubbriachezza, l’intemperanza e altre cose simili; a riguardo di queste cose io vi avverto, come già vi avvertii, che coloro che le commettono non conseguiranno il Regno di Dio. Invece, frutto dello Spirito è la carità, la gioia, la pace, la pazienza, la benignità, la bontà, la longanimità, la mansuetudine, la fede, la modestia, la continenza, la castità: contro queste cose non c’è legge. Quelli che appartengono al Cristo hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e con le sue concupiscenze. M. - Deo grátias.
GRADUALE Ps. 117, 8-9 - Bonum est confídere in Dómino, quam confídere in hómine. Bonum est speráre in Dómino, quam speráre in princípibus. Sal. 117, 8-9 - È meglio confidare nel Signore che confidare nell’uomo. È meglio sperare nel Signore che sperare nei príncipi.
ALLELÚIA Allelúia, allelúia. Ps. 94, 1 - Veníte, exsultémus Dómino, iubilémus Deo salutári nostro. Allelúia. Allelúia, allelúia. Sal. 94, 1 - Venite, esultiamo nel Signore, rallegriamoci in Dio nostra salvezza. Allelúia.
EVANGÉLIUM Sequéntia S. Evangélii secundum Matthaéum, 6, 24-33
In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Nemo potest duóbus dóminis servíre: aut enim unum ódio habébit, et álterum díliget: aut unum sustinébit, et álterum contémnet. Non potéstis Deo servíre, et mammónae. Ideo dico vobis, ne sollíciti sitis ánimae vestrae quid manducétis, neque córpori vestro quid induámini. Nonne ánima plus est quam esca: et corpus plus quam vestiméntum? Respícite volatília coeli, quóniam non serunt, neque metunt, neque cóngregant in hórrea: et Pater vester coeléstis pascit illa. Nonne vos magis pluris estis illis? Quis áutem vestrum cógitans potest adiícere ad statúram suam cúbitum unum? Et de vestiménto quid sollíciti estis? Consideráte lília agri quómodo crescunt: non labórant, neque nent. Dico áutem vobis, quóniam nec Sálomon in omni glória sua coopértus est sicut unum ex istis. Si áutem foénum agri, quod hódie est, et cras in clíbanum míttitur, Deus sic vestit: quanto magis vos módicae fídei? Nolíte ergo sollíciti esse, dicéntes: Quid manducábimus, aut quid bibémus, aut quo operiémur? Haec enim ómnia gentes inquírunt. Scit enim Pater vester, quia his ómnibus indigétis. Quaérite ergo primum regnum Dei, et iustítiam eius: et haec ómnia adiiciéntur vobis. M. - Laus tibi Christe.
In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: Nessuno può servire due padroni: infatti, o avrà in odio l’uno e amerà l’altro, o si affezionerà all’uno e non farà caso all’altro. Non potete servire Dio e mammona. Perciò vi dico: non preoccupatevi di quello che mangerete, né di che vi vestirete: l’ànima non vale piú del cibo e il corpo piú del vestito? Guardate gli uccelli del cielo, che non séminano né mietono, né accúmulano nei granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non siete piú di quelli? Chi di voi, angustiandosi, può allungare di un palmo la sua vita? E perché mai siete preoccupati per i vostri vestiti? Guardate come crescono i gigli del campo: eppure non lavorano né filano. Tuttavia vi dico che neppure Salomone, nello splendore della sua gloria, fu mai vestito come uno di essi. Ora, se Dio veste cosí l’erba del prato, che oggi esiste e domani sarà gettata nel fuoco, quanto maggiormente voi, o uomini di poca fede? Non siate dunque preoccupati dicendo: che mangeremo o che berremo o di che ci vestiremo? Sono i gentili che cercano queste cose. Mentre il Padre vostro sa che voi avete bisogno di tutto ciò. Cercate prima, quindi, il regno di Dio e la sua giustizia, e ogni altra cosa vi verrà data in piú. M. - Lode a Te, o Cristo.
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di don Antony Cekada
E’ lecito assistere alle S. Messe in cui viene citato il nome di ‘Papa Francesco’ nel Canone?[1]
di don Anthony Cekada
Negli ultimi anni il mondo legato alla
tradizione si è spesso polemicamente interrogato circa l’opportunità e
la legittimità per i cattolici di assistere alle Messe in cui il nome di
un falso papa (come Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora Francesco I)
è incluso nella prima preghiera del Canone.
Si tratta delle cosiddette Messe ‘una cum’, espressione latina parte del Canone in cui è inserito il nome del Papa regnante: “Una cum famulo tuo Papa nostro N.”, cioè, “[…] insieme col Tuo servo nostro Papa N. […]”.
Ora, coloro i quali sono giunti a una
corretta comprensione della situazione attuale della Chiesa – i
‘sedevacantisti’ – affermano che Bergoglio/Francesco I é un eretico, e
quindi non un vero Papa. Perciò non ha chiaramente senso
partecipare a una Messa in cui, qualche istante prima della
consacrazione, il sacerdote afferma che Bergoglio è il “Papa nostro”.
Nonostante ciò, in molte località del
mondo l’unica Messa tradizionale in latino accessibile é quella
celebrata da un sacerdote appartenente alla Fraternità San Pio X, oppure
vicino alle varie ‘correnti Motu Proprio’[2] o indipendente che celebra appunto ‘una cum’.
Il fedele, non avendo null’altro a disposizione, spesso cede alla
tentazione e accetta ‘quello che passa il convento’, pur conservando la
consapevolezza di quanto appena esposto. Perché non andare comunque a
Messa e semplicemente ignorare il nome di Francesco I?
Per rispondere a questa domanda, ho
consultato gli scritti dei vari liturgisti, canonisti e teologi
pre-Conciliari, nonché molteplici sentenze e decreti papali. Queste sono
infatti le fonti in cui noi sacerdoti dovremmo cercare risposte,
piuttosto che prestare ascolto al nostro istinto, ai nostri precipitosi
giudizi od opinioni personali.
Nel 2007, dopo un’accurata e piuttosto lunga ricerca, ho esposto le mie conclusioni in un articolo intitolato Il grano d’incenso: i sedevacantisti e la Messa ‘una cum’.
Lo scritto illustra le mie risposte al quesito di cui sopra: no, non è
possibile non tener conto del nome di un falso papa (oggi Francesco I)
nel Canone!
Se lo si fa, si asserisce implicitamente
che egli é Papa a tutti gli effetti e partecipando attivamente alla
celebrazione si presta addirittura più ampio credito a tale falsità. E
quando si possiede integrale conoscenza del fatto che Francesco I non é Papa, la decisione é pure peccaminosa.
Nello scritto fornisco tutti i
presupposti teologici e ampie prove documentali. Ma siccome non tutti i
cattolici tradizionalisti sono in grado di leggere un lungo e complesso
saggio – anche se non privo di umorismo e qualche scherzosa battuta che
ho posto all’interno delle note a piè di pagina – ebbene, ho voluto qui
riassumere e sottoporre il tutto all’attenzione del lettore.
1. Qual’é il significato della preghiera in cui i termini ‘una cum’ sono inseriti?
Possiamo rispondere alla nostra domanda
da due punti di vista differenti: rispetto al significato della stessa –
facendo cioè un’analisi logica e semantica – oppure focalizzarci sugli
aspetti teologici – quali sono cioè le basi dottrinali che emergono e/o
stanno alla radice dell’espressione.
a. Aspetti linguistici. L’inclusione del nome di Bergoglio nel Canone significa che egli é a tutti gli effetti il Papa regnante, “Papa nostro”. Noi sedevacantisti, per definizione, rifiutiamo categoricamente questa mera apparenza della realtà.
Nel contempo, si sostiene che il ‘papa’
argentino è anche membro dell’unica e vera Chiesa, perché si fa menzione
del suo nome all’interno di una preghiera per la Chiesa.
Respingiamo anche quest’affermazione. La
posizione sedevacantista si basa sulla dottrina di esperti canonisti e
teologi che senza esitazione insegnano che, riassuntivamente, il venir
meno dell’appartenenza alla Chiesa determina la perdita automatica della
funzione pontificale da parte del papa eretico. Questi cioè si pone a
causa dell’eresia stessa al di fuori della Chiesa e perciò perde
automaticamente l’ufficio di cui, fino a quel momento, è stato titolare.
b. Aspetti teologici/dottrinali. I teologi,
canonisti e liturgisti, come riportato nel mio articolo, interpretano e
danno una spiegazione ortodossa all’espressione “una cum”, definendone il significato corrente.
Ora, alla luce delle conclusioni
dottrinali di riferimento, supponiamo di voler includere il nome di
Bergoglio nella preghiera. Di seguito, il risultato:
L’eretico/falso papa Bergoglio è “il capo della Chiesa, il vicario di Cristo, e il successore di San Pietro”;
L’omaggio così attribuito nel Canone si traduce ne “la principale e
più solenne forma di comunione” con l’eretico/falso papa Bergoglio, che
sarebbe “[fonte] di un pensiero e di una volontà che saldamente
abbraccia l’unità cattolica”;
L’inclusione del nome dell’eretico/falso papa Bergoglio nel Canone lo rende “principio di unità” tra i cattolici;
Nel citare il nome dell’eretico/falso papa Bergoglio nel Canone
manifestiamo certissimamente la nostra “piena comunione con la Chiesa
universale”;
Il nome dell’eretico/falso papa Bergoglio nel Canone é garanzia della “cristallina ortodossia del celebrante”;
L’eretico/falso papa Bergoglio è il “Papa regnante, il pastore
visibile e l’intermediario autorizzato presso il trono di Dio per tutti i
membri del gregge”.
Noi sedevacantisti però, analizzando a
fondo la situazione attuale della Chiesa, sappiamo che Bergoglio è un
eresiarca e non un Papa, e quindi le deduzioni delineate sopra ci
appaiono semplicemente ridicole.
Tuttavia, nel momento in cui il
sacerdote decide di celebrare “[…] insieme col Tuo servo nostro Papa
Francesco I […]”, le sottoscrive in toto!
2. Resta aperta per il fedele la possibilità di ‘negare il proprio consenso’ durante la Messa ‘una cum’?
Le celebrazioni ‘una cum’ sono
dette da un sacerdote che, logicamente, recita pure la rimanente parte
del Canone in cui si trova la frase discussa. Ora, al semplice fedele è
permesso di non acconsentire, di evitare di unirsi al celebrante durante
il Canone, rifiutando perciò di essere a propria volta “[…] insieme
con” Francesco I, ma allo stesso tempo assolvere con la propria presenza
l’obbligo domenicale/festivo beneficiando della grazia sacramentale
annessa?
No, non è possibile! Per poter assolvere
all’obbligo domenicale od ottenere le grazie sacramentali è necessario
partecipare e assistere attivamente alla Messa. Prendere o
lasciare, senza possibilità di scelta! Se non si partecipa attivamente
alla celebrazione, non si adempie neppure parzialmente all’obbligo.
In Grano d’incenso fornisco un
elenco di nove modalità attraverso le quali è possibile assistere
attivamente. Ogni opzione costituisce, appunto, una forma di
partecipazione attiva che, come insegnato dalla dottrina cattolica, si
traduce nella “cooperazione o ‘far parte comune’ con un altro individuo
nelle preghiere e funzioni di adorazione”.
Nell’articolo riporto i commenti di
numerosi pontefici e teologi pre-conciliari che insegnano che i laici
che assistono attivamente alla Messa esprimono automaticamente il loro
consenso e concorrono moralmente con il sacerdote mentre offre il
sacrificio. Dunque è questa stessa ‘unione morale’ a costituire il
requisito fondamentale da osservare per poter rispettare l’obbligo.
Infine, ho dimostrato che i Padri della Chiesa – e pure Papa Pio XII nell’enciclica Mediator Dei
– attestano che i fedeli che prendono parte attiva alla Messa
ratificano, acconsentono e partecipano alle preghiere del Canone, pur
mantenendo il più stretto silenzio.
Quindi non è possibile evitare di
prestare il proprio consenso. La partecipazione attiva necessaria lega
inestricabilmente a tutte le azioni del celebrante. Perciò quando
quest’ultimo afferma nel Canone che intende offrire il sacrificio “[…]
insieme col […] nostro Papa Francesco I […]”, cioé l’eretico e falso
papa Ratzinger, beh … la sua preghiera è allo stesso tempo la tua preghiera!
3. Perché é sbagliato partecipare?
Nel mio articolo rispondo ampiamente a
questa domanda. E spiego che, una volta chiarita quale sia la reale
situazione della Chiesa, una volta constatato che Bergoglio non è e non
può essere il Papa della Chiesa Cattolica, ebbene, se con tali
convinzioni si continua ad andare alla Messa ‘una cum’ di fatto ci si rende responsabili dei seguenti gravi errori:
Si infrange gravemente l’ottavo comandamento, raccontando una bugia dannosa;
Ci si pone in comunione con gli eretici che attualmente occupano la Chiesa;
Si riconosce la legittimità della chiesa ecumenica mondialista e globalizzata;
Si professa implicitamente una falsa religione;
Si condona una violazione del diritto canonico;
Si concorre a un peccato;
Si offre la Messa in unione con l’eretico, falso papa Bergoglio;
Si rende ossequio a un usurpatore di un ufficio ecclesiastico;
Si rischia di fornire un’occasione per scandalizzare il prossimo;
Il ‘clero della resistenza’, come la Fraternità di San Pio X e
affiliati, oltre ad altri sacerdoti indipendenti ma comunque
appartenenti alla stessa galassia dottrinale, celebra delle Messe
gravemente illecite ed espone i fedeli al peccato di scisma.
Sicuramente nessuno vuole portare tali
gravi colpe sulla coscienza. E voglio ribadire che le argomentazioni
appena esposte non sono il prodotto di un capriccio del mio personale
pensiero o una mia singolare opinione. Esse si basano invece sulla
dottrina di diversi canonisti, moralisti, teologi e decreti approvati
dai pontefici che ho inserito nell’articolo, con approfondita citazione
delle fonti.
4. Obiezioni, prego … !
Infine, nello scritto affronto 10
possibili obiezioni alle mie tesi e, sempre riferendomi alle diverse
fonti teologiche, replico a ognuna di esse.
Qui sotto voglio brevemente riproporre
le risposte ai più comuni dubbi, e per una più ampia trattazione invito
ancora una volta il lettore a leggere l’intero saggio.
L’obbligo domenicale ha la precedenza rispetto a tutte le altre considerazioni.
Falso. Esistono delle valide motivazioni che possono rappresentare un
obiettivo ostacolo. Assistere attivamente a una celebrazione ‘una cum’
significa che, tra le altre cose, la falsa chiesa e religione uscita
del Vaticano II viene di fatto accolta. Ovviamente, ciò comporterebbe un
considerevole danno spirituale, e quindi solleva il fedele dall’obbligo
domenicale.
Il sacerdote è in buona fede. Irrilevante. Ciò non altera l’interpretazione dei termini ‘una cum’, né attenua le nostre effettive responsabilità. Il singolo sacerdote può certamente essere inconsapevole del problema, però noi sappiamo come stanno le cose!
Spesso i sacerdoti ‘sedevacantisti’ non sono d’accordo tra loro e sostengono opinioni contrastanti.
Tali opinioni si debbono valutare rispetto alle ragioni per le quali
vengono sostenute e, per esperienza diretta, si tratta per lo più di
reazioni istintive e/o dettate da contrasti interpersonali. Ma il
nostro dovere è quello di attenerci alla sana teologia e non agli
attaccamenti e ai peculiari sentimenti di parte.
Se ci sono dei sacerdoti che non si
trovano d’accordo con le mie conclusioni, chiedo loro di studiare le
medesime fonti da me analizzate, e successivamente confutare punto per
punto i miei ragionamenti … e non ho ancora ricevuto alcuna risposta in
tal senso, mai! Dunque, fino a quel momento, rimango convinto circa la
validità delle mie tesi.
Rifiutando la Messa ‘una cum’, la mia famiglia ed io rischiamo di perdere le grazie del sacramento e perciò la fede stessa.
Risponderò francamente, seppur bruscamente: non è possibile ottenere
alcuna grazia assistendo a una Messa in cui non ci si oppone a una bugia
sacrilega che intende avvallare la legittimità di una gerarchia fasulla
e di una falsa religione!
E per quanto riguarda la famiglia, i
tuoi figli finiranno per perdere la fede perché corrotta dai chierici
cripto-modernisti sostenitori del Motu proprio o dai velenosi
errori sulla natura e la funzione del papato cattolico della Fraternità
San Pio X, pure se si avvicinano devotamente al buon ciborio contenente
ostie validamente consacrate. Dopo trent’anni di sacerdozio, ho visto
parecchie famiglie un tempo saldamente tradizionaliste arrendersi
lentamente alla nuova religione modernista proprio a causa delle Messe ‘una cum’. Consiglio dunque di non rischiare!
***
La religione inaugurata dal Concilio
Vaticano II ha cercato di diffondere un credo mondialista, ecumenico e
a-dogmatico. I ‘papi’ conciliari hanno issato un grande tendone da circo
sotto il quale tutte le religioni sono indifferentemente accolte, e
considerate più o meno valide.
Il circo è aperto a tutti e non vengono
respinti nemmeno coloro che intendono mantenere un legame con la Messa
tradizionale in latino. Unico requisito per l’ammissione: riconoscere
Bergoglio come l’unico vero regista dello spettacolo! Di fatto, è
proprio questo il contratto che firmiamo nel momento in cui il sacerdote
– sia esso legato al Motu proprio, appartenente alla Fraternità
San Pio X, o alla Fraternità San Pietro oppure indipendente – proclama
nel Canone che intende offrire la Messa “[…] insieme col Tuo servo
nostro Papa Francesco, […] e con tutti i veri fedeli che professano la
Fede Cattolica e Apostolica”.
Perciò é di gran lunga preferibile non
disporre della Santa Messa che prender parte a tale atto blasfemo. Molto
meglio perire, piuttosto che porgere un solo granello d’incenso alla
religione ecumenica dell’anticristo.
[1]
L’articolo è stato pubblicato nel 2008, quando il ‘papa regnante’ era
Ratzinger/Benedetto XVI. L’autore ha poi acconsentito ad applicare
quanto originariamente scritto con riferimento a Ratzinger al nuovo
‘papa’ Bergoglio/Francesco I, e ha rilasciato una nuova versione del
testo datata marzo 2014 in cui, appunto, appare il nome del ‘pontefice’
argentino al posto del predecessore bavarese.
[2] Il ‘Motu Proprio Summorum Pontificum’
è la lettera apostolica firmata da Ratzinger nel luglio del 2007, in
cui sono contenute le indicazioni per una regolamentazione delle
celebrazioni secondo il ‘rito tridentino’ nel rispetto delle rubriche
del messale promulgato da ‘papa’ Roncalli nel 1962.
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