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giovedì 2 ottobre 2014

IMPORTANTE PRECISAZIONE SULLE CONSACRAZIONI NULLE EPISCOPALI CONCILIARI, CHE SPIEGHEREBBE PERCHE' GLI USURPATORI, e non sedenti, DICANO ERESIE IN QUESTIONI DI FEDE E MORALE...

 http://www.unavox.it/NuoveImmagini/Frutti_Concilio/Nuovi_Preti/Calendario_interreligioso_2013/Vignetta_italiano.jpg

Don Floriano Abrahamowicz: “Perché le nuove ordinazioni sono invalide”

di don Floriano Abrahamowicz
 
Nel corso della consueta Catechesi del giovedì sera, ho voluto effettuare alcune puntualizzazioni e particolarmente attuali in merito alla validità delle ordinazioni sacerdotali, sapendo di trattare un argomento delicato e allo stesso tempo particolarmente dibattuto. Ho voluto citare alcune affermazioni di S.E. Rev.ma Mons. Marcel Lefebvre, alcuni scritti di don Anthony Cekada ed altri documenti per ribadire, ancora una volta, come con la riforma montiniana si sia voluto cambiare il significato del sacerdozio, secondo la nuova dottrina scaturita dal Conciliabolo Vaticano II. Nuovi riti per una nuova fede, che, nell’attuale situazione, possiamo sì definire non più cattolici, perché non dispongono delle caratteristiche necessarie per esserlo, troncando con duemila anni di Tradizione apostolica. Oggi, possiamo anzi dobbiamo, per il bene delle anime, parlare apertamente della drastica riduzione della Visibilità della Chiesa Cattolica, che include la Sede Vacante, per spirito di carità e per mantenere quel sensus Ecclesiae che troppi paiono aver smarrito

PERCHE’ LE NUOVE ORDINAZIONI SONO INVALIDE:

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MONTINI PAOLO VI

Invito tutti coloro che vogliono rimanere cattolici e ricevere sacramenti validi a leggere attentamente ed assimilare questa breve e completa spiegazione sul PERChè I SACRAMENTI DELLA CHIESA CONCILIARE SONO NULLI. Chi invece desidera l’assurdo – farsi riconoscere come cattolico dalla “contro-chiesa” – finisce per porre un atto di AUTOESCLUSIONE dalla Chiesa Cattolica.

Riflessioni sull’invalidità del Sacramento dell’Ordine episcopale come promulgato da Paolo VI in risposta all’articolo di Padre Pierre-Marie, OP¯
di don Anthony Cekada
Traduzione e sintesi di Federico Colombera

***

“Quando saranno scomparsi i sacerdoti validamente consacrati, [i modernisti] permetteranno la celebrazione della Messa in latino”, Don Carl Pulvermacher, 1977

Il 18 giugno del 1968, Giovanni Battista Montini/Paolo VI portava a compimento la riforma del Pontificale Romano, mutando così radicalmente, tra le altre cose, il Sacramento dell’Ordine Episcopale.
Il nuovo Sacramento risulta, ad un’attenta analisi, e come confidenzialmente rivelatomi da Monsignor Lefebvre nel 1970, decisamente invalido. Il problema dev’essere analizzato ricorrendo alla teologia dei Sacramenti, che illustra da una parte la natura dei princìpi utili per poter determinare la validità della forma sacramentale stessa e, dall’altra, la metodologia per poter applicare empiricamente tali leggi.
La Costituzione di Paolo VI ha introdotto un mutamento sostanziale rispetto alla forma dell’Ordine  poiché, come prescritto da Papa Pio XII, essa deve inequivocabilmente esprimere l’effetto che si vuole produrre, ovvero il potere dell’Ordine e la relativa grazia prodotta dallo Spirito Santo. Inoltre Papa Pacelli, rispetto all’Ordinazione episcopale, ha chiaramente indicato la formula adatta allo scopo, in cui il potere dell’Ordine ricevuto dal Vescovo e la grazia conferita dallo Spirito Santo risultano senz’ombra di dubbio espresse.
In particolare, ecco la formula come voluta da Montini:
Effondi ora sopra questo eletto la potenza che viene da te, o Padre, il tuo Spirito che regge e guida: tu lo hai dato al tuo diletto figlio Gesù Cristo ed egli lo ha trasmesso ai Santi Apostoli, che nelle diverse parti della terra hanno fondato la Chiesa come tuo santuario a gloria e lode perenne del tuo nome[1].
In queste righe non troviamo traccia dello specifico potere dell’Ordine che si intende trasmettere. La consacrazione episcopale conferisce al nuovo Vescovo una specifica facoltà: quella di ordinare, a propria volta, sacerdoti e Vescovi. Ciò è completamente assente nel rito riformato.
Paolo VI ha inteso inserire antiche preghiere appartenenti alla liturgia copta e siro-occidentale. Però queste orazioni non hanno carattere sacramentale e vengono pronunciate quando l’ordinando è già stato consacrato Vescovo. L’orazione di Montini non era quindi usata con lo stesso scopo nel rito orientale.
E ancora: si è voluto attingere ad antiche fonti — quali, ad esempio, la Traditio apostolica di Ippolito, inserendone alcune parti nella Prefazione del nuovo rito — ma non possiamo affermare che ciò è sufficiente per validarlo. I testi a cui ci si riferisce sono infatti frutto di ricostruzioni relativamente recenti, la loro origine e attribuzione è solo presunta e, soprattutto, non esistono indizi certi che possano permetterci di identificare tali preghiere quali forme sacramentali ufficialmente consentite e impiegate come tali dalla Chiesa.
Ma l’ostacolo più difficile da superare riguarda l’identità e il significato dello “Spirito che regge e guida”, “Spiritus principalis”. Dom Bernard Botte (1883 – 1980), il religioso modernista vero artefice della riforma, sostenne che per il cristiano dei primi secoli Spiritus principalis corrispondeva alla funzione episcopale ed ai relativi poteri, perché i Vescovi posseggono lo “spirito d’autorità” come “capi della Chiesa”.
La spiegazione appena riportata è da rigettare completamente. La letteratura enciclopedica, l’esegesi scritturale, gli scritti dei Padri della Chiesa, i trattati di teologia dogmatica e l’attento studio delle forme non sacramentali orientali non permettono di far emergere nulla di univoco e, certamente, nulla di direttamente ricollegabile all’interpretazione di Botte. Spiritus principalis non si riferisce dunque all’episcopato o alla pienezza degli Ordini Sacri posseduto dal Vescovo.
In conclusione, sosteniamo che nella Costituzione apostolica firmata Montini, nella sezione dedicata all’Ordine episcopale manchino due dei principali capisaldi voluti da Papa Pio XII per la validità della consacrazione: l’espressione “Spirito che regge e guida” non è indissolubilmente e certissimamente legata all’effetto sacramentale che si vuole imprimere e, inoltre, non lascia intendere nemmeno lontanamente lo specifico potere dell’Ordine di cui il Vescovo viene a disporre.
Con la nuova formula si muta sostanzialmente il significato della precedente orazione in cui “la pienezza del sacerdozio di Cristo nell’ufficio e nell’ordine episcopale” o/e “la pienezza e la totalità del ministero sacerdotale” assume innegabile ed evidente rilievo. E ogni cambiamento nella sostanza della forma sacramentale, come insegna la dottrina teologica, rende il sacramento invalido[2].
Il rito del 1968 non può quindi creare un valido Vescovo che, in quanto tale e a propria volta, non è in grado di elevare alcuno al sacerdozio o all’episcopato. I modernisti hanno adulterato le parole fondamentali della forma sacramentale attuando un vero e proprio “balzo semantico” verso l’ambiguità e l’assurdità. Non dimentichiamo, infine, la più rilevante conseguenza delle nostre conclusioni: i preti e i Vescovi ‘consacrati’ con il rito di Paolo VI amministrano Sacramenti (Cresima, Eucarestia, Penitenza, Estrema Unzione) altrettanto invalidi.


RISPOSTA ALLE PIù COMUNI OBIEZIONI

1. “Il contesto garantisce la validità della forma”. Falso. La preghiera per l’Ordinazione dei Vescovi del nuovo Pontificale manca di un elemento essenziale, l’espresso riferimento al potere di consacrare altri candidati, e a ciò non può supplire la debolezza di altri aspetti più o meno periferici del rito.

2. “La forma è stata approvata dal Papa”. Irrilevante. E per due ragioni. Innanzitutto, noi sedevacantisti riteniamo che Montini non fosse assolutamente legittimo e vero Papa della Chiesa Cattolica, ma … transeat; secondo il Concilio di Trento e Papa Pio XII, la Chiesa non ha il potere di mutare la sostanza di un Sacramento. Montini impose proprio questo, e ciò costituisce un’ulteriore prova del suo non-pontificato.

  Il rito cattolico sommamente trionfante della
consacrazione episcopale secondo la formula tradizionale[3]

Spettacolare altresì, nell’antico rito, assieme alle altre cerimonie (l’unzione del capo; il conferimento del pastorale; la benedizione dell’anello episcopale; la consegna del Vangelo; il bacio della pace; la genuflessione innanzi al consacrante del consacrato, il quale poi si erge in piedi all’altare sul lato destro o dell’epistola, in mezzo agli altri Vescovi; l’imposizione delle chiroteche o guanti episcopali; l’intronizzazione sul faldistorio del neo-Vescovo da parte di quello consacrante; la benedizione del popolo attraversando la chiesa ecc.) la preghiera che accompagna l’imposizione della mitra episcopale, visibile anche in uno spezzone del film Il Cardinale di Otto Preminger (1963), cfr. https://www.youtube.com/watch?v=rWNEnUyHtHk

Domine Deus, Pater omnipotens, cujus praeclara bonitas est, et virtus immensa, a qua omne datum optimum et omne donum perfectum, totiusque decoris ornamentum, benefdicere, et sanctifficare dignare hanc mitram hujus famuli tui Antistitis capiti imponendam. Per Christum Dominum nostrum.
Signore Iddio, Padre onnipotente, la cui bontà è eccelsa e immensa è la potenza, tu, da cui ogni cosa proviene per il meglio e ogni dono è perfetto, ornamento di ogni bellezza, degnati di benefdire e di santifficare questa mitra, che sta per essere imposta sul capo di questo Vescovo tuo servo. Per Cristo nostro Signore.
R. Amen. R. Amen.
Subito dopo il Vescovo consacrante asperge la mitra del consacrando con acqua benedetta; quindi, stando seduto, con la propria mitra in capo, aiutato dai Vescovi assistenti, impone la mitra sul capo del consacrato, pronunziando queste parole:
Imponimus, Domine, capiti hujus Antistitis et agonistae tui galeam munitionis et salutis, quatenus decorata facie, et armato capite, cornibus utriusque Testamenti terribilis appareat adversariis veritatis; et, te ei largiente gratiam, impugnator eorum robustus exsistat, qui Moysi famuli tui faciem ex tui sermonis consortio decoratam, lucidissimis tuae claritatis ac veritatis cornibus insignisti: et capiti Aaron Pontificis tui tiaram imponi jussisti. Per Christum Dominum nostrum.

Imponiamo, o Signore, sul capo di questo Vescovo e tuo combattente l’elmo della fortezza e della salvezza, per modo che, ornato nel volto e armato nel capo, e presidiato da ciascuno dei Testamenti da entrambi i fianchi, appaia terribile ai nemici della verità; e, con l’elargizione della tua grazia, si levi forte assalitore contro di essi, tu che ornasti il volto del tuo servo Mosè con la partecipazione alla Tua parola e lo insignisti dello splendore della tua luce e della tua verità e che ordinasti che sul capo di Aronne, Pontefice tuo, fosse imposta la tiara. Per Cristo nostro Signore.



¯ Titolo originale dell’opera: Absolutely null and void, http://www.traditionalmass.org/images/articles/NewEpConsArtPDF2.pdf,  25 marzo 2006. Attraverso lo scritto, don Cekada confuta le tesi di padre Pierre-Marie, dell’ordine dei Domenicani di Avrillé, in Francia, vicini alla Fraternità Sacerdotale San Pio X, che nella rivista Sel de la Terre, n. 54, 2005, pp. 72-129, vigorosamente sostiene, con padre Schmidberger, la validità della nuova prassi sacramentale di Paolo VI. [Di recente anche don Curzio Nitoglia ha difeso la validità dei Sacramenti riformati dopo il vaticano II, cfr. Sì sì no no n. 9, anno XL, 15 maggio 2014, pp. 1-6, n.d.r.]
[1] Questa invece la formula tradizionale, come dal Pontificale Romanum:
Quindi il Vescovo consacrante e i Vescovi assistenti toccano con entrambe le mani il capo del consacrando, dicendo:

Ricevi lo Spirito Santo. [Accipe Spiritum Sanctum].

Ciò fatto, il Vescovo consacrante, ritto in piedi, deposta la mitra, dice:

Ascolta, Signore, la nostra preghiera: effondi su questo tuo figlio, con la pienezza della grazia sacerdotale, la potenza della tua benefdizione. Per il Signore nostro Gesù Cristo tuo Figlio, che, Dio, vive e regna nell’unità dello Spirito Santo. [Propitiare, Domine, supplicationibus nostris, et inclinato super hunc famulum tuum cornu gratiæ sacerdotalis, benefdictionis tuæ in eum effunde virtutem] N.d.r.
[2] Cfr. Leone XIII, Apostolicae curae, 13 settembre 1896, DZ 1963-6. Attraverso questa Bolla, Papa Leone intese negare la validità delle ordinazioni anglicane, sancendo la loro assoluta nullità. In sostanza Don Cekada estende tale giudizio alle ordinazioni  episcopali, celebrate con il rito di Paolo VI, invalide per un insanabile vizio di forma. N.d.t.

10 commenti:

  1. Ammettendo che le tesi sedevacantiste qui esposte siano corrette, l'intera attuale gerarchia cattolica sarebbe da considerare inesistente poiché è praticamente impossibile per qualsiasi fedele sapere quale sacerdote è validamente ordinato. Con ciò sarebbe priva dei Sacramenti la quasi totalità del Popolo di Dio, il che significherebbe che, a spanne, 1 su 10000 avrebbe nemmeno la certezza ma solo la possibilità di salvarsi.
    Ma Dio può permettere una cosa simile? Che le sofferenze di Cristo siano vanificate in questo modo?

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  2. Risposte
    1. Tornassero al neocatecumenato, almeno, sarebbe cosa degna e giusta!

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  3. http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/video/carlo-caffarra-san-petronio-1.264571

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  4. "Nella Vita di San Francesco, scritta da san Bonaventura da Bagnoregio nel 1260, si racconta questo episodio: «Spesso, pensando allo scandalo che veniva dato ai piccoli, Francesco provava una tristezza immensa, al punto da ritenere che ne sarebbe morto di dolore, se la bontà divina non l’avesse sorretto con il suo conforto. Una volta, turbato per i cattivi esempi, con grande ansietà di spirito, pregava per i suoi figli il Padre Misericordioso, ma si ebbe dal Signore questa risposta: “Perché ti turbi, tu, povero omuncolo? Forse che io ti ho costituito pastore della mia Religione, senza farti sapere che il responsabile principale sono io? Ho scelto te, uomo semplice, proprio per questo: perché le opere che io compirò siano attribuite non a capacità umane, ma alla Grazia celeste. Io ho chiamato, io conserverò e io pascerò e, al posto di quelli che si perdono, altri ne farò crescere; e per quanto gravi possano essere le procelle da cui questa Religione poverella sarà sbattuta, essa, col mio sostegno sarà sempre salva».

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  5. Oltre al commento egregio di Gianluca, mi permetto di aggiungere che, da quel che si vede, e' molto comprensibile che cattolici che si credono tali,in realta' assistono a cerimonie credute messe ed a benedizioni impartite da uomini creduti e che si credono sacerdoti.
    Se soltanto tutti fossero un po' piu' umili dovrebbero chiedersi se le cerimonie esercitate od assistite, siano realmente valide o meno.
    Ma siccome la vita travolge nelle sue quotidianita' ecco che andare a ricercare o porsi dubbi (chi ha letto un po' di storia del Concilio VatII) e' noioso e faticoso, quindi lasciar andare tutto come sempre e' la regola !
    Riguardo alla salvezza, poi, e' ovvio che ognuno rispondera' in base a quanto conosceva o poteva conoscere, ma mi sembra altrettanto ovvio che se uno non riceve sacramenti validati da sacerdote velido dove puo' ricevere le grazie sacramentali ?
    Solo la Misericordia infinita puo' salvarlo, ed io, come nessun altro, pone limiti ad Essa.
    Mardunolbo

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    1. ...io , come nessun altro, osa porre limiti ad Essa (mi e' saltato l'osa" )
      Mardunolbo

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  6. Rileggendo il commento di Sandavi, mi sono accorto che la sua domanda polemica ha gia' in se' la risposta, in realta'...
    E' ovvio che si sa benissimo, in base a quanto letto sopra nell'articolo ed in quanto dice don Floriano, dove sono i sacerdoti ancora ordinati validamente !
    Ma se non lo si vuol capire, affari suoi !

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  7. Mardunolbo hai capito male non c'è nessuna polemica ma scoramento. Tu sei in grado di dirmi quali sacerdoti e Vescovi sono validamente ordinati e possono impartire Sacramenti validi? Io non sono in grado, a meno di non fare un interrogatorio a ogni Sacerdote che conosco per capire in che anno hanno ricevuto l'ordine sacro. Se sono validi solo i Vescovi consacrati prima del 1968, allora siamo in un mare di guai! Sono passati 46 anni! Quanti Vescovi validi sono ancora in vita ad eccezione dei 4 vescovi della FSSPX (che immagino siano stati consacrati col vecchio rito)? A me pare uno scenario spaventoso, esattamente come ha sottolineato Gianluca, dal quale può scamparci solo la misericordia divina. Non ho niente da polemizzare ma molto da intristirmi e dispiacermi si.

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  8. Vescovi e sacerdoti validamente ordinati sono quelli della Fraternita' e quelli dell'Istituto Mater Boni Consilii.
    Ma i primi recitano al messa "una cum Bergoglio" il che non e' una gran coerenza...
    I secondi recitano non "una cum" quindi con coerenza di metodo e di grazie.
    Basta cercare il sito dell'IMBC. e si trovano le messe, dove e l'orario.
    Aggiungasi l'onnipresente don Floriano che ha base a Paese (TV) e si puo' essere sicuri di trovare sacramenti validi.
    Non c'e' niente da fare, ormai che si voglia o no la situazione e' questa e la Chiesa cattolica persiste in sparuti gruppi. Ma anche in America e Sud America troviamo messe NON una cum.
    Male la situazione in Asia,invece !
    Non ho alcuna certezza di sacramenti validi o no, ma nel dubbio (ne ho tanti sui sacramenti post-conciliari) credo il caso corretto e' cercare un sacerdote validamente consacrato.
    L'IMBC riconsacra "sotto condizione" ovvero avendo il dubbio d'invalidita' per chi si presenta loro.
    Mardunolbo

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