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lunedì 22 giugno 2015

BERGOGLIONE SVENDE LA CHIESA AI PIEDI DEGLI ERETICI COME LUI...

 "A tali condizioni è chiaro che la Sede Apostolica non può in nessun modo partecipare alle loro riunioni e che in nessun modo i cattolici possono aderire o prestare aiuto a siffatti tentativi; se ciò facessero, darebbero autorità ad una falsa religione cristiana, assai lontana dall’unica Chiesa di Cristo. Ma potremo Noi tollerare l’iniquissimo tentativo di vedere trascinata a patteggiamenti la verità, la verità divinamente rivelata? Ché qui appunto si tratta di difendere la verità rivelata. Gesù Cristo inviò per l’intero mondo gli Apostoli a predicare il Vangelo a tutte le nazioni; e perché in nulla avessero ad errare volle che anzitutto essi fossero ammaestrati in ogni verità, dallo Spirito Santo; forse che questa dottrina degli Apostoli venne del tutto a meno o si offuscò talvolta nella Chiesa, diretta e custodita da Dio stesso? E se il nostro Redentore apertamente disse che il suo Vangelo riguardava non solo il periodo apostolico, ma anche le future età, poté forse l’oggetto della fede, col trascorrere del tempo, divenire tanto oscuro e incerto da doversi tollerare oggi opinioni fra loro contrarie? Se ciò fosse vero, si dovrebbe parimenti dire che la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e la perpetua permanenza nella Chiesa dello stesso Spirito e persino la predicazione di Gesù Cristo da molti secoli hanno perduto ogni efficacia e utilità: affermare ciò sarebbe bestemmia. Inoltre, l’Unigenito Figlio di Dio non solo comandò ai suoi inviati di ammaestrare tutti i popoli, ma anche obbligò tutti gli uomini a prestar fede alle verità che loro fossero annunziate « dai testimoni preordinati da Dio », e al suo precetto aggiunse la sanzione « Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; ma chi non crederà, sarà condannato »"...

Continua l'opera di delegittimazione della vera Chiesa Cattolica ad opera degli apostati vaticanosecondisti con a capo il fasullo Bergoglione (ne materiale ne formale), al pari dei suoi predecessori Papi conciliari, che oggi ha incontrato ufficialmente gli eretici impenitenti Valdesi.
Prima di fare un breve commento al continuo scandalo pubblico dato dai servi di satana vaticanosecondisti leggiamo qualche informazione sull'eretico Pietro Valdo fondatore della fasulla chiesa dei Valdesi affinchè sia ben chiaro a tutti che razza di personaggi siano questi Valdesi che cercano una qualche legettimazione dal falso Papa Bergoglio:

Se qualcuno patrocina gli eretici: è un eretico egli stesso.
Papa Innocenzo III
Se qualcuno prega con gli eretici: è un eretico.
Papa Benedetto XV
Se qualcuno prega con gli eretici, è un eretico.
Papa Sant. Agatone
Se qualcuno non condanna gli eretici, sia anatema per lui.
Papa Vigilio
Il protestantesimo o religione riformata, come orgogliosamente la chiamarono i suoi fondatori, è la somma di tutte le eresie, che furono prima di esso, che sono state dopo, e che potranno nascere ancora a fare strage delle anime.(Papa San Pio X)
Un eretico non può essere papa, la sua elezione sarebbe invalida e qualora un papa diventasse eretico, non avrebbe più alcuna giurisdizione spirituale sulla chiesa.

 http://www.valdesidipignano.it/wp-content/uploads/2012/05/Immagine7.jpg

Pietro Valdo, capostipite della setta dei Valdesi, iniziò a spargere la sua eresia nell’anno 1160 circa, con l’occasione della morte di un certo importante personaggio di Lione, defunto improvvisamente davanti a più persone. Pietro ne rimase così atterrito, che subito distribuì ai poveri una grande somma di danaro; da questo gesto, molti uomini, per devozione, gli si diedero per discepoli.
Valdo era alquanto letterato, ed allora volle spiegare loro il Nuovo Testamento; purtroppo propose ai suoi seguaci anche vari dogmi alieni dalla dottrina cattolica.
Gli ecclesiastici gli si opposero ma esso, non facendone conto, diceva ai suoi seguaci che il clero era ignorante e corrotto nei costumi, dunque invidiava la buona vita e dottrina della neonata setta valdese.
Così viene riferita l’origine dei Valdesi da Fleury, da Natale Alessandro e dal cardinal Gotti (Fleury l. 73. n. 55. Nat. Alex. c. 4. a. 13. Gotti c. 93. §. 1.), nondimeno il p. Graveson (Sec. 12. coll. 3) sostiene che Pietro Valdo, avendo inteso o letto nel Vangelo di san Matteo al capo 19, che per comando del Signore si devono vendersi tutti i beni per darli ai poveri, si persuase di voler rinnovare questa vita apostolica; perciò vendette tutti i suoi beni dispensandoli ai poveri e scelse di vivere da povero. Così volle imitarlo un certo Giovanni, che, spaventato dalla morte subitanea di quel personaggio di Lione, vendette il suo patrimonio e si fece compagno di Pietro; così, acquistando più seguaci, si espanse la setta di questi eretici.
In breve tempo essi crebbero tanto, nella sola diocesi di Poitiers aprirono 41 scuole. Da queste uscirono poi più sette, numerate da Rainero (Opusc. de haereticis) il quale visse prima tra i Valdesi per 17 anni, ma poi, conosciuta la loro empietà, ritornò a seguire la Chiesa e si fece Domenicano.
Quelle sette che si divisero ebbero vari nomi, cioè Valdesi da Pietro Valdo: Lionisti e poveri di Lione, da questa città onde essi uscirono: Piccardi, Lombardi, Boemi, Bulgari, dalle provincie che scorsero: Arnaldisti, Josefisti, Lollardi, dai diversi dottori della loro setta: Cathari, dalla «mondezza del cuore che vantavano»: Buoni uomini, dall’apparente e finta bontà dei costumi: Sabatati ed Insabatati, dal loro particolare calzamento, o da zoccoli o scarpe (tagliate in croce di sopra) che portavano, o pure perché non celebravano i sabati, cioè i giorni festivi (Graves. loc. cit. et Nat. Alex. loc. cit.).
I Valdesi caddero in molti errori, riferiti dal mentovato Rainero presso il padre Alessandro (Nat. Alex. cit. art. 13. §. 2.): fra gli errori basta rapportare i più principali.

 http://i2.wp.com/radiospada.org/wp-content/uploads/2014/08/anne-zell-benedice-omosessuali.jpg

1) Dicevano per prima cosa che la Chiesa romana mancò al tempo di san Silvestro papa, quando cominciò ella a possedere beni temporali e che perciò la vera Chiesa era la loro, mentre seguivano gli apostoli e il Vangelo non possedendo nulla;
2) Come seconda eresia dicevano che il papa è il capo di tutti gli errori;
3) Poi, che i prelati sono gli scribi ed i religiosi sono i farisei;
4) Che solo a Dio si deve ubbidire, non ai prelati;
5) Che non si devono pagare le decime, giacché non si pagavano nella Chiesa primitiva;
6) Credevano a due soli sacramenti: al Battesimo ed all’Eucaristia;
7) Dicevano che il Battesimo nulla giova ai fanciulli;
8) Secondo loro, il sacerdote peccando mortalmente perde la potestà di consacrare e di assolvere i peccati e che, al contrario, i buoni laici ben possono assolvere;
9) Rigettavano le indulgenze e le dispense della Chiesa, i digiuni comandati, e tutte le cerimonie usate dalla Chiesa romana;
10) Abominavano le sacre immagini ed anche il segno della croce;
11) Dicevano che tutti i peccati sono mortali, né vi sono veniali, e che non mai è lecito giurare, neanche in giudizio.

I Valdesi prima furono condannati da Alessandro III papa nell’anno 1163 nel Sinodo di Tours; nell’anno 1175 o 76 nel sinodo di Lombes; nell’anno 1178 in quello di Tolosa ivi tenuto da Pietro, cardinale e legato del papa; nell’anno 1179 nel Concilio ecumenico Lateranense III; e poi nell’anno 1215 nel Lateranense IV anche ecumenico; finalmente nella costituzione di Gregorio IX registrata nel capo Excommunicamus (15) de Haeret., ove si leggono anatematizzati tutti gli eretici delle sette nominate di sopra (Nat. Alex. loc. cit. §. 7.).
***
[…] Dallo scisma, la setta non tardò molto a slittare nell’eresia, prima materiale, poi formale. L’errore principale dei valdesi ha, in origine, un fondo comune con il donatismo. Questo, pur ammettendo il sacramento dell’Ordine, faceva dipendere il valore e l’efficacia dei Sacramenti dalla santità del ministro che li conferiva. I Valdesi però andarono più in là, sostenendo bastare la santità a conferire il potere di battezzare, cresimare, consacrare l’Eucaristia, assolvere dai peccati. Senz’aver minimamente ricevuto il sacramento dell’Ordine, Valdo e i suoi successori pretesero di esercitare tutti i poteri sacerdotali e perfino quelli episcopali. Si comprende assai bene l’errore dei valdesi dalla professione di fede imposta da Innocenzo III (verso il 1210) a coloro che si convertivano: «Noi non riproviamo i Sacramenti che vi si celebrano (nella Chiesa) con la cooperazione e l’inestimabile e invisibile virtù dello Spirito Santo, anche se amministrati da un prete peccatore, purché dalla Chiesa approvato; non respingiamo alcuno degli uffici ecclesiastici e delle benedizioni impartite da tal prete, ma li accettiamo come quelli di un prete molto santo, con cuore sincero, perché la malizia di un vescovo o di un prete non nuoce al Battesimo di un fanciullo né alla consacrazione dell’Eucaristia né alla celebrazione degli altri uffici ecclesiastici celebrati per i sudditi» (Denz-U, 424) […] I Valdesi sono ancora oggi eretici (contrari ad alcune verità di fede rivelate e definite), hanno “pastori” e “pastoresse”, celebrano “matrimoni” gay ed omosessualisti, a causa della loro eresia sulla fede, deturpano ovviamente anche il costume (etica).
Tratto da APOLOGIA DEL PAPATO, C. Di Pietro, EffediEffe 2014; Cf. Enciclopedia Cattolica, Vaticano, 1951, vol. XII, coll. 967 e 968
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BERGOGLIO MENTRE BACIA LA BIBBIA PROTESTANTE DI OLIVETANO CHE I VALDESI GLI HANNO DONATO

Avvenire: "La cosiddetta Bibbia di Olivetano fu pubblicata per la prima volta nel 1535 in Svizzera e costituisce un documento fondamentale della prima teologia protestante francofona"...

http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/papa-torino-bibbia-di-olivetano-dono-valdesi.aspx
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Clicando all'indirizzo si puo' leggere per intiero lo scandaloso discorso di Bergoglio agli eretici Valdesi.

Oltre al solito discorso ecumenico conciliare di Bergoglioci ci stà un passaggio veramente emblematico:
 
"Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono. Vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!" 

Da parte di chi Bergoglio chiede perdono agli eretici Valdesi?  Sicuramente da parte della sua falsa ed eretica chiesa conciliare.
La vera Chiesa con dei veri Pontefici hanno già espresso il parere sull'eresia dei Valdesi, Bergoglio anzichè richiamare gli eretici Valdesi ad abbandonare la loro falsa religione osa chiedere perdono per i presunti crimini cattolici contro questi impenitenti eretici, ma questo non puo' farlo difatti anche lui è facente parte delle stesse eresie vaticanosecondiste.

 VERGOGNA!

Sono i Valdesi che devono chiedere perdono per i loro crimini per le tante anime che hanno mandato all'inferno eterno con le loro perniciose eresie.

Riportiamo ora la testomonianza di Don Bosco e i Suoi rapporti con gli eretici Valdesi, poi ogniuno tragga le sue conclusioni:

Per ricordare i comportamenti …. poco cristiani …. diciamo così dei Valdesi, ci limitiamo solo ad alcuni episodi tratti dalla vita di san Giovanni Bosco.

"I nemici del Cattolicismo, o fratelli, i Protestanti in ispecie, si adoprano colla massima attività per corromperci la fede
(S. Giovanni Bosco, Ai nostri lettori, in  Conversione di una Valdese. Fatto contemporaneo, Torino, 1854, p. II)


NON TOCCATE DON BOSCO!

Controversia con i Valdesi

Finite le persecuzioni del governo, incominciarono quelle dei protestanti. Questi, per far desistere don Bosco dalla lotta instancabile che loro faceva, presero a sfidarlo con le discussioni. Vi si provarono dapprima tutti i capoccia di Torino e dei dintorni; poi, vedendo che sempre rimanevano sconfitti, fecero intervenire il famoso pastore Meille con due maggiorenti Valdesi.
Costoro si recarono all'Oratorio di Valdocco e, dopo i primi complimenti, intavolarono una disputa che durò dalle undici alle diciotto e che finì in modo comico.

La disputa si svolgeva sul purgatorio.

Don Bosco l'aveva provato con la ragione, con la storia, e con la Sacra Scrittura, servendosi del testo latino; ma uno dei contraddittori, che voleva fare il saputo, non volendosi arrendere, disse: - Il testo latino non basta: bisogna andare alla fonte: bisogna consultare il testo greco.
A queste parole, don Bosco si alza, va allo scaffale, ne toglie la Bibbia in greco, ed appressatosi al Ministro, soggiunse: - Ecco, signore, il testo greco; consulti pure e lo troverà in pieno accordo col testo latino. Quel tale, che conosceva il greco come l'asino i marenghi, non osando confessare la propria ignoranza, prende il libro, e si pone a sfogliarlo da capo a fondo, fingendo di cercare il passo in questione.
Ma che! Volle il caso che prendesse il libro a rovescio! Don Bosco, che se n'era accorto, lo lasciò sfogliare per un pezzo, trattenendo a stento il riso; poi pietosamente gli disse: - Scusi, sig. Ministro, forse non troverà più la citazione, perché tiene il libro a rovescio; lo volti così! - E glielo mise per il suo verso. Come rimanesse colui è facile immaginare. Rosso in faccia come un gambero cotto, gettò il libro sul tavolo ed alzatosi di botto troncò la discussione e se ne andò. Me ne rido!
Vedendo che con le dispute non la potevano vincere, i Valdesi ricorsero ad altri mezzi per farlo tacere. Una domenica dell'agosto 1853 si presentarono all'Oratorio due signori che domandarono di parlare col Santo. Condotti alla sua camera, uno di essi, ch'era pastore, dopo mille elogi al suo ingegno e al suo zelo, venne a dire: - Ma Reverendo, se lei, invece di attendere alle Letture Cattoliche e scrivere libri di religione, attendesse a cose di storia od altro, procurerebbe un bene assai maggiore al suo Istituto. Prenda intanto questa prima offerta: sono quattro biglietti da cento: e le assicuro che ne avrà altri.
Don Bosco rifiutò con sdegno la subdola proposta; ed essi, alzandosi in piedi, dissero con volto alterato e voce minacciosa: - Lei fa male a rifiutare, e ci offende. Se esce di casa, è poi sicuro di rientrare?
Don Bosco, dopo essersi assicurato che alla porta stava qualcuno dei suoi giovani in guardia, rispose: - Vedo che lor signori non conoscono bene chi sono; i preti cattolici sono pronti anche a morire per la gloria di Dio e per il bene delle anime. Cessino dalle loro minacce, perché io... me ne rido!
A queste parole, l'irritazione di quei signori non ebbe più ritegno, e fattisi d'appresso, stavano per mettergli le mani addosso.
Don Bosco impugnò prudentemente la sedia esclamando: - Se volessi adoperar la forza, mi sentirei di far loro provare quanto costi una violazione di domicilio! Ma no! la forza del sacerdote sta nella pazienza e nel perdono. Tuttavia, è tempo di finirla.
In quella, si spalanca la porta della camera e si presenta il nerboruto Giuseppe Buzzetti, uno dei più fidi di don Bosco, al quale il Santo dice pacatamente: - Accompagna questi signori fino al cancello! Quei due si guardarono in faccia, e, uno dietro l'altro, seguirono la guida.

Vino avvelenato

Quelle minacce furono l'inizio di una serie di persecuzioni contro don Bosco.
Una sera venne chiamato a confessare un malato. Egli, sempre pronto, si dispose a partire; ma per prudenza si fece accompagnare da alcuni dei suoi giovani. Giunto al luogo indicato, lasciò i giovani sulla porta ed entrò in una stanza dove trovò una mezza dozzina di buontemponi, che, seduti a tavola, mangiavano delle castagne.
Questi, al vedere il prete, si alzarono, e coi segni del maggior rispetto, l'invitarono a sedersi e servirsi delle loro castagne, mentre sarebbero andati ad avvertire il malato.
- Grazie, ho già cenato!
- Almeno un bicchiere del nostro vino!
- Non mi sento!
- Eh via! non le farà male!
Ed ecco che uno mesce nei bicchieri dei compagni, ed un altro, con un'altra bottiglia, mesce per don Bosco. Questi s'avvide subito che c'era del mistero; ma, dissimulando, prese in mano il bicchiere, brindò alla salute di tutti, poi, senza assaggiarlo, lo ripose sul tavolo.
- Ma perché non beve?!
- Vogliamo che beva ad ogni costo!
E passando dai detti ai fatti, due lo presero per le spalle, e un altro afferrò il bicchiere e soggiunse: - Se non vuole bere per amore, berrà per forza! Don Bosco, così forzato, ricorre ad un'astuzia: - Se assolutamente volete che beva, lasciatemi libero, perché, così stretto, verserò il vino.
- Ha ragione - risposero quelli. E lo lasciarono. Egli, che già con l'occhio aveva misurato lo spazio, fece un salto indietro, spalancò l'uscio ed invitò i suoi giovani ad entrare.
L'improvvisa comparsa dei giovanotti fece rinsavire quei farabutti, i quali conclusero: - Se non vuole bere, pazienza.
« Una persona amica - racconta don Bosco - fece indagini e seppe che un tale aveva pagato una cena, a patto che mi avessero costretto a bere del vino preparato per me ».

Grandine di bastonate

Chiamato un'altra sera a confessare un'ammalata, vi accorre prontamente, ma di nuovo accompagnato dai suoi quattro fidi. Due li lascia ai piedi della scala, e due li fa fermare sul pianerottolo, presso l'uscio della camera. Entrato, scorse a letto una donna tutta ansante, la quale sapeva fingere così bene da sembrare che stesse per dare l'ultimo respiro. Presso di lei, quattro facce torve di uomini assai sospetti.
Don Bosco pregò costoro di allontanarsi, per poter confessare l'ammalata, ma ella esclamò: - Prima di confessarmi, voglio che quel briccone là ritratti la calunnia che mi ha buttato addosso!
- Ma che calunnia! - rispose quegli inferocendosi. - Sì!...
- No!...
- Taci, infame! - A me infame?!
E qui tutti urlano e impugnano i bastoni. Intanto, si spengono i lumi e, in un buio completo, incomincia una grandine di bastonate tutte dirette a don Bosco che, capito il gioco, abbraccia una scranna, e se la caccia in testa capovolta, cercando riparo e modo di guadagnare la porta.
A quel frastuono indiavolato, i giovani di guardia dànno di spalla alla porta, la quale cede e si spalanca; e don Bosco può così aver salve le spalle e la vita, e ritornare sano e salvo ai suoi figlioli.

« O si decide o è morto »

Vedendo fallite le loro ipocrisie, i protestanti vengono ai fatti. In un pomeriggio di gennaio del 1854, due signori elegantemente vestiti salivano alla camera di don Bosco, che li riceveva con la solita cortesia. I giovani erano in chiesa per i vespri; ma Giovanni Cagliero, che aveva visto quei signori, entrò in sospetto e andò a sostare presso la porta del Santo.
Non poteva intendere le parole, ma s'accorse che la disputa si andava accendendo; e ad un tratto, quei due pronunciarono forte queste parole: - In fin dei conti, o lei la smette di pubblicare le Letture cattoliche, o noi la faremo smettere per forza!
- Io non la smetterò mai - rispose risoluto don Bosco.
- O si decide, o è morto! - Ed estraggono le loro pistole e gliele puntano al petto.
- Tirino pure! - esclamò don Bosco con voce risoluta e sguardo imponente.
Ma, in quell'istante, s'ode un gran colpo alla porta. Era Cagliero che, temendo qualche disgrazia, aveva dato un fortissimo pugno all'uscio che s'era spalancato, mentre a tutta voce s'era messo a gridare: Aiuto!... aiuto!!! 1 due messeri riposero in fretta le armi, e uscirono, mentre don Bosco, con la berretta in mano, li salutava con cortesia.

Il « Grigio »

Per quanti insulti e minacce dovesse subire, e per quanto terribili fossero le insidie cui andava soggetto, don Bosco non portò mai armi né mai adoperò la sua forza per respingere gli assalti.
Chi lo vegliava in ogni pericoloso incontro fu sempre la Provvidenza, la quale si servì anche del « Grigio ». Chi era il « Grigio »? Un cane portentoso, alto più di un metro, che più volte salvò don Bosco in circostanze veramente strane.
Una sera del 1852 don Bosco tornava a casa solo, quando, giungendo da piazza Emanuele Filiberto al Rondò, sente qualcuno corrergli dietro. Si volta di botto, e veduto a pochi passi un tale armato di un nodoso randello, si mette anche lui a correre, nella speranza di poter arrivare a casa prima di essere raggiunto.
Era ormai in fondo alla via che mette all'Oratorio, quando scorge, sul crocicchio di quella con la via Cottolengo, parecchi altri che stanno per prenderlo in mezzo.
Visto il pericolo, pensa di liberarsi prima da colui che lo insegue e, fermandosi d'improvviso, gli punta in petto i gomiti con tanta destrezza, che il misero rimbalza a terra gridando: - Sono morto! sono morto!!! Il buon esito di quella ginnastica lo salva da uno, ma gli altri, coi bastoni, sono lì li per circondarlo. In quell'istante, eccoti lì il « Grigio » provvidenziale che, saltando di qua e di là a fianco di don Bosco, manda latrati ed urli formidabili, e si agita con tanta furia, che quei ribaldi, temendo di essere fatti a brani, pregano don Bosco di ammansirlo e tenerlo presso di sé, mentre l'uno dopo l'altro si eclissano, lasciando che il prete faccia la sua strada.
Don Bosco, scortato dal « Grigio » che lo festeggia, giunse tranquillamente a casa.
Ancora il « Grigio »
Sul finir del dicembre 1854, in una notte scura e nebbiosa, ritornava dal centro della città, e discendeva dalla Consolata alla Casa del Cottolengo. A un certo punto s'accorse che due uomini lo precedevano a poca distanza, e acceleravano o rallentavano il passo secondo che lo accelerava o lo rallentava lui.
Non c'era più dubbio: erano male intenzionati. Il Santo pensò di tornare indietro per mettersi in salvo in qualche casa vicina; ma non ebbe più il tempo. Voltatisi improvvisamente, essi gli furono addosso, e gli gettarono un mantello sulla faccia.
Don Bosco, abbassandosi con rapidità, liberò per un istante il capo e prese a dibattersi chiedendo aiuto; ma gli assalitori, avvolgendolo ancor più, gli turarono la bocca con un fazzoletto.
Proprio in quel momento, ecco comparire il « Grigio » che, ruggendo come un leone, si slancia con le zampe su quei due, sbattendoli di qua e di là nel fango.
Poi fermo, accanto a don Bosco, ringhia e fissa quei due con aria di trionfo e di sfida.
Quei poveretti, luridi di fango e tremanti di spavento, si alzano alla meglio e gridano: - Don Bosco, per carità, ci liberi da questo cane! Chiediamo scusa e perdono!

Sempre il « Grigio »

Altra volta ancora il « Grigio », invece d'accompagnarlo a casa, gli impedì di varcare la soglia. Era notte. Don Bosco doveva uscire per una commissione. Mamma Margherita cercava di dissuaderlo; ma egli, esortatala a non temere, prende il cappello, e si avvia accompagnato da alcuni dei suoi giovani. Giunti al cancello, trovano il « Grigio » sdraiato.
- Oh! il « Grigio »! - esclamò don Bosco. - Tanto meglio! Saremo in buona compagnia. Alzati, dunque, e vieni con noi.
Ma il « Grigio », invece di obbedire, manda un cupo ringhio e resta al suo posto.
Qualcuno dei giovani lo tocca col piede per farlo alzare, ma esso risponde con un ringhio più forte e cupo. Mamma Margherita che era accorsa, volgendosi a don Bosco, gli dice: - Se non vuoi ascoltare me, ascolta almeno il cane... non uscire! Il Santo, per contentare la madre, rientra in casa. E subito sopraggiunge un vicino, tutto ansante e trafelato, a raccomandargli di non uscire di casa, perché quattro individui armati si aggirano nei dintorni, decisi a fargli la pelle. Così era difatti, come si seppe poi da altre persone degne di fede.
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Che il Piissimo signore ci liberi da tali personaggi nefasti che continuamente offendono il Suo Santo nome...

Sant'Alfonso Maria de Liguori : 

* [...] quando il prossimo patisce qualche male d'infermità, di perdita o di altro disgusto, la carità vuole che internamente ne abbiamo dispiacenza, almeno colla parte superiore: dico colla parte superiore, perché quando sappiamo qualche danno avvenuto ad alcuna persona a noi avversa, il nostro senso ribelle par che ne senta compiacenza; ma non vi è colpa, sempreché quella compiacenza noi non la vogliamo. Notate però che talvolta è lecito desiderare o compiacersi di qualche male temporale di taluno, quando si spera da quel male il bene spirituale di lui o degli altri; per esempio, se vi fosse un peccatore ostinato o scandaloso, ben è lecito, dice s. Gregorio, compiacersi della di lui infermità o di altro suo mal temporale, ed anche è lecito desiderare che cada infermo o che diventi povero, acciocché lasci la mala vita, o almeno cessi di scandalizzare gli altri.

* [...] se taluno desiderasse, o si compiacesse del male temporale di qualche peccatore ostinato, affinché si ravvedesse, e lasciasse di dare scandalo, o di vessare gl'innocenti, costui non peccherebbe

* [...] è ben lecito godere, ed aver desiderio del danno temporale del prossimo per lo bene comune, oppure dell'innocente, o dello stesso prossimo

* Onde ben è lecito (sempre però atteso l'ordine della carità) desiderare, o compiacersi dell'infermità, e anche della morte dell'empio, per esempio degli altri, o affinché cessi quegli di dare scandalo, o di far danno d'altro modo all'anime altrui. Così anche è lecito godere del danno temporale del privato, affinché si eviti il danno comune.

2 commenti:

  1. Appunto ! Specialmente i valdesi fecero di tutto per rovinare le opere del santo e togliergli la vita !
    Ma ecco che arriva Bergoglio, lo pseudo-papa del momento ad "ammansire" i valdesi e chiedere scusa a loro....
    Chieda scusa a Don Bosco per la vergognosa scena che ha generato la sua facciona ilare che disonora la Chiesa cattolica ed i suoi predecessori veri papi, del pre-concilio.
    Auguriamoci che altri cattolici, dopo anni di nebbia aprano gli occhi di fronte a questo apostata vestito di bianco !

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  2. Questo manifesto servo di Baal, mister “B.B.B.”, non può certamente essere il Santo Padre, ce lo dice con certezza assoluta il Santo Concilio Vaticano (quello vero del 1870 in “Pastor Aeternus”) in particolare, e poi con chiarezza elementare e senza congetture parateologiche, tutto il Magistero della Santa Chiesa Cattolica. Tutto quello che dice, fa o scrive mister B.B.B. appartiene alla serie “oggi le comiche”, per cui si ride a crepapelle!. Il vero Papa esiste, altro che, preghiamo incessantemente la Santa Trinità che sveli quanto prima la “vera Chiesa”, attualmente in eclissi, e la faccia risplendere tutta nella sua luce di Verità, … ma Gesù, il Cristo, ed i suoi “veri” Vicari in terra non ci hanno mai ingannato, né potevano ingannarci … abbiamo fede! P. S. Il Santo “vero” Padre solo pochi sanno dove si trovi; per noi può essere dappertutto, ma sicuramente non si trova in Vaticano a S. Marta!

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