CORPUS DÓMINI DOMÍNICA II POST PENTECOSTEN - Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...
San Francesco d'Assisi... LETTERA A TUTTI I CHIERICI SULLA RIVERENZA DEL CORPO DEL SIGNORE
Facciamo
attenzione, noi tutti chierici, al grande peccato e all'ignoranza che certuni
hanno riguardo al santissimo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo e ai
santissimi Nomi e alle sue Parole scritte che santificano il
corpo.
Sappiamo
che non ci può essere il corpo se prima non è santificato dalla
parola.
Niente
infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso
Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali
siamo stati creati e redenti "da morte a vita" (1Gv 3,14).
Tutti
coloro, poi, che amministrano così santi misteri, considerino tra sé,
soprattutto chi li amministra illecitamente, quanto siano miserandi i calici, i
corporali e le tovaglie sulle quali si compie il sacrificio del corpo e del
sangue di lui. E da molti viene collocato e lasciato in luoghi indecorosi, viene
trasportato senza nessun onore e ricevuto senza le dovute disposizioni e
amministrato agli altri senza discrezione.
Anche i
nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono calpestate, poiché "L'uomo
carnale non comprende le cose di Dio" (1Cor 2,14). Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo,
dal momento che lo stesso pio Signore si consegna nelle nostre mani e noi
l'abbiamo a nostra disposizione e ce ne comunichiamo ogni giorno? Ignoriamo
forse che dobbiamo venire nelle sue mani?
Orsù, di
tutte queste cose e delle altre, subito e con fermezza emendiamoci; e ovunque
troveremo il santissimo corpo del Signore nostro Gesù Cristo collocato e
lasciato in modo illecito, sia rimosso di là e posto e custodito in un luogo
prezioso.
Ugualmente,
ovunque siano trovati i nomi e le parole scritte del Signore in luoghi
sconvenienti, siano raccolte e debbano essere collocate in luogo
decoroso.
Queste cose
sono tenuti ad osservarle fino alla fine, più di qualsiasi altra cosa, tutti i
chierici. 14 E quelli che non faranno questo, sappiano che dovranno rendere
"ragione" davanti al Signore nostro Gesù Cristo "nel giorno del giudizio" (Cfr.
Mt 12,36). E coloro che faranno
ricopiare questo scritto, perché esso sia meglio osservato, sappiano che saranno
benedetti dal Signore Iddio.
(da Fonti Francescane, sez. Lettere)
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EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Corínthios, I, 11,
23-29
Fratres: Ego énim accépi a Dómino quod et trádidi vobis, quóniam
Dóminus Iesus in qua nocte tradebátur, accépit panem, et grátias ágens
fregit, et dixit: Accípite, et manducáte: hoc est corpus meum, quod pro
vobis tradétur: hoc fácite in meam commemoratiónem. Simíliter et cálicem,
postquam coenávit, dícens: Hic calix novum testaméntum est in meo
sánguine. Hoc fácite, quotiescúmque bibétis, in meam commemoratiónem.
Quotiescúmque enim manducábitis panem hunc, et cálicem bibétis, mortem
Dómini annuntiábitis, donec véniat. Itaque quicúmque manducáverit panem
hunc, vel bíberit cálicem Dómini indígne, reus erit córporis et
sánguinis Dómini.
Probet áutem seípsum homo: et sic de pane illo edat, et de cálice bibat.
Qui enim mandúcat et bibit indígne, iudícium sibi mandúcat et bibit: non
diiúdicans corpus Dómini.
M. - Deo grátias.
Fratelli: Io stesso ho appreso dal Signore quello che ho insegnato
a voi: il Signore Gesú, nella stessa notte nella quale veniva tradito:
prese il pane, e rendendo grazie, lo spezzò e disse: Prendete e
mangiate, questo è il mio corpo che sarà immolato per voi: fate questo
in memoria di me. Similmente, dopo cena, prese il calice, dicendo:
Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, tutte le volte che ne
berrete, fate questo in memoria di me. Infatti, tutte le volte che
mangerete questo pane e berrete questo calice, annunzierete la morte del
Signore fino a quando Egli verrà. Chiunque perciò avrà mangiato questo
pane e bevuto questo calice indegnamente, sarà reo del Corpo e del
Sangue del Signore. Dunque, l’uomo esamini sé stesso e poi mangi di quel
pane e beva di quel calice: chi infatti mangia e beve indegnamente,
mangia e beve la sua condanna, non riconoscendo il corpo del Signore.
M. - Deo grátias.
GRADUALE
Ps.
144, 15-16 - Oculi ómnium in te spérant, Dómine: et tu das illis escam
in témpore opportúno.
Aperis tu manum tuam: et imples omne ánimal benedictióne.
Sal.
144, 15-16 - Gli occhi di tutti sperano in Te, o Signore: e Tu concedi
loro il cibo a tempo opportuno. Apri la tua mano: e colma ogni essere
vivente della tua benedizione.
ALLELÚIA
Allelúia, allelúia.
Io. 6, 56-57 - Caro mea vere est cibus, et sánguis meus vere est
potus: qui mandúcat meam carnem, et bibit meum sánguinem, in me manet,
et ego in eo. Allelúia..
Allelúia, allelúia.
Gio.
6, 56-57 - La mia carne è vera mente cibo, e il mio sangue è veramente
bevanda: chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io
in lui. Allelúia..
SEQUÉNTIA
1 Lauda Sion, Salvatórem, / lauda ducem et pastórem, / in
hymnis et cánticis. 2 Quantum potes, tantum aude: / quia maior omni
laude, / nec laudáre súfficis. 3 Laudis thema speciális, / panis vivus
et vitális, / hódie propónitur. 4 Quem in sacræ mensa coenæ, / turbæ
fratrum duodénæ, / datum non ambígitur. 5 Sit laus plena, sit sonóra, /
sit iucúnda, sit decóra / mentis iubilátio. 6 Dies énim solémnis ágitur,
/ in qua mensæ prima recólitur / huius institútio. 7 In hac mensa novi
Regis, / novum Pascha novæ legis, / Phase vetus términat. 8 Vetustátem
nóvitas, / umbram fugat véritas, / noctem lux elíminat.
9 Quod in coena Christus gessit, / faciéndum hoc expréssit / in sui
memóriam. 10 - Docti sacris institútis, / panem, vinum in salútis /
consecrámus hóstiam. 11 - Dogma datur Christiánis, / quod in carnem
tránsit panis, / et vinum in sánguinem.
12 - Quod non capis, quod non vides, / animósa firmat fides, / præter
rerum órdinem. 13 - Sub divérsis speciébus, / signis tantum, et non
rebus, / latent res exímiæ. 14 - Caro cibus, sánguis potus: / manet
tamen Christus totus, / sub utráque spécie. 15 - A suménte non concísus,
/ non confráctus, non divísus: / ínteger accípitur. 16 - Sumit unus,
sumunt mille: / quantum isti, tantum ille: / nec sumptus consúmitur. 17
- Sumunt boni, sumunt mali: / sorte tamen inæquáli, / vitæ vel intéritus.
18 - Mors est malis, vita bonis: / vide paris sumptiónis, / quam sit
dispar éxitus. 19 - Fracto demum sacrámento, / ne vacílles, sed meménto,
/ tantum esse sub fragménto, / quantum toto tégitur. 20 - Nulla rei fit
scissúra: / signi tantum fit fractúra, / qua nec status, nec statúra, /
signáti minúitur. 21 - Ecce Panis Angelórum, / factus cibus
viatórum: / vere panis filiórum, / non mitténdus cánibus. 22 - In
figúris præsignátur, / cum Isaac immolátur: / Agnus Paschæ deputátur: /
datur manna pátribus. 23 - Bone pastor, panis vere, / Iesu, nostri
miserére: / tu nos pasce, nos tuére: / tu nos bona fac vidére, / in
terra vivéntium. 24 - Tu, qui cuncta scis et vales: / qui nos pascis
hic mortáles: / tuos tibi commensáles, / coherédes et sodáles, / fac
sanctórum cívium.
Amen. Allelúia.
1
Loda, o Sion, il Salvatore, loda il capo e il pastore, con inni e
càntici. 2 Quanto puoi, tanto inneggia: ché è superiore a ogni lode, né
basta il lodarlo. 3 Il pane vivo e vitale è il tema di lode speciale,
che oggi si propone. 4 Che nella mensa della sacra cena, fu distribuito
ai dodici fratelli, è indubbio. 5 Sia lode piena, sia sonora, sia
giocondo e degno il giúbilo della mente. 6 Poiché si celebra il giorno
solenne, in cui in primis fu istituito questo banchetto. 7 In questa
mensa del nuovo Re, la nuova Pasqua della nuova legge estingue
l’antica. 8 Il nuovo rito allontana l’antico, la verità l’ombra, la
luce elímina la notte. 9 Ciò che Cristo fece nella cena, ordinò che
venisse fatto in memoria di sé. 10 - Istruiti dalle sacre leggi,
consacriamo nell’ostia di salvezza il pane e il vino. 11 - Ai Cristiani
è dato il dogma: che il pane si muta in carne, e il vino in sangue. 12
- Ciò che non capisci, ciò che non vedi, lo afferma pronta la fede,
oltre l’ordine naturale. 13 - Sotto specie diverse, che son solo segni
e non sostanze, si celano realtà sublimi. 14 - La carne è cibo, il
sangue bevanda, ma Cristo è intero sotto l’una e l’altra specie. 15 -
Da chi lo assume, non viene tagliato, spezzato, diviso: ma preso
integralmente. 16 - Lo assuma uno, lo assumino in mille: quanto riceve
l’uno tanto gli altri: né una volta ricevuto viene consumato. 17 - Lo
assumono i buoni e i cattivi: ma con diversa sorte di vita e di morte.
18 - Pei cattivi è morte, pei buoni vita: oh che diverso ésito ha una
stessa assunzione! 19 - Spezzato poi il Sacramento, non temere, ma
ricorda che tanto è nel frammento quanto nel tutto. 20 - Non v’è alcuna
separazione: solo un’apparente frattura, né vengono diminuiti stato e
grandezza del simboleggiato. 21 - Ecco il pane degli Angeli, fatto cibo
dei viandanti: in vero il pane dei figli non è da gettare ai cani. 22 -
Prefigurato con l’immolazione di Isacco, col sacrificio dell’Agnello
Pasquale, e con la manna donata ai padri. 23 - Buon pastore, pane vero,
o Gesú, abbi pietà di noi: Tu ci pasci, ci difendi: fai a noi vedere il
bene nella terra dei viventi. 24 - Tu che tutto sai e tutto puoi: che
ci pasci, qui, mortali: fa che siamo tuoi commensali, coeredi e compagni
dei santi del cielo. Amen. Allelúia
EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Ioánnem, 6, 56-59
In illo témpore: Dixit Iesus turbis Iudæórum: Caro mea vere est
cibus, et sánguis meus vere est potus.
Qui mandúcat meam carnem, et bibit meum sánguinem, in me manet, et ego
in illo. Sicut misit me vivens Pater, et ego vivo propter Patrem: et qui
mandúcat me, et ipse vivet propter me. Hic est panis, qui de coelo
descéndit. Non sicut manducavérunt patres vestri manna, et mórtui sunt.
Qui mandúcat hunc panem, vivet in ætérnum.
M. - Laus tibi Christe.
In quel tempo: Gesú disse alle folle dei Guidei: La mia carne è
veramente cibo, e il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia
carne e beve il mio sangue, vive in me e io in lui. Come è vivo il Padre
che mi ha mandato, e io vivo del Padre, cosí chi mangia la mia carne
vive di me. Questo è il pane che discende dal cielo. Non come i vostri
padri che mangiarono la manna e sono morti. Chi mangia questo pane vivrà
in eterno.
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Dalle «Opere» di san Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa
(Opusc. 57, nella festa del Corpo del Signore, lect. 1-4)
O
prezioso e meraviglioso convito!
L'Unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinità,
assunse la nostra natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, dèi.
Tutto quello che assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì
infatti a Dio Padre il suo corpo come vittima sull'altare della croce per
la nostra riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come
prezzo e come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù,
fossimo purificati da tutti i peccati.
Perché rimanesse in noi, infine, un costante ricordo di così grande
beneficio, lasciò ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue
come bevanda, sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e
gioia senza fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci
vengono imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge
antica, ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più
sublime di questo sacramento?
Nessun sacramento in realtà è più salutare di questo: per sua virtù
vengono cancellati i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente
viene arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia
viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti, essendo
stata istituita per la salvezza di tutti.
Nessuno infine può esprimere la soavità di questo sacramento. Per mezzo
di esso si gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa
memoria di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua
passione.
Egli istituì l'Eucaristia nell'ultima cena, quando, celebrata la Pasqua
con i suoi discepoli, stava per passare dal mondo al Padre.
L'Eucaristia è il memoriale della passione, il compimento delle figure
dell'Antica Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal
Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.
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