sabato 12 settembre 2015
"«Sono vostro, salvatemi.» Accettatemi, o Maria, per vostro, e come vostro pensate voi a salvarmi. Io non voglio esser più mio, a voi mi dono".
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Nativitas B. Mariae Virginis
§. I. Quanta dev'essere la nostra confidenza in Maria, per
esser ella la Regina della Misericordia.
§. I. Quanta dev'essere la nostra confidenza in Maria, per
esser ella la Regina della Misericordia.
Poichè la gran Vergine Maria fu esaltata ad esser Madre del
Re
de' Regi, con giusta ragione la s. Chiesa l'onora, e vuole che da
tutti sia onorata col titolo glorioso di Regina. Se il Figlio è
Re, dice s. Attanagio (Ser. de Deip.)
giustamente la Madre de[v]e
stimarsi e nominarsi Regina: Si ipse
Rex est qui natus est de Virgine, Mater quae eum genuit, Regina et
Domina proprie ac vere censetur.
Sin da che Maria, soggiunge s. Bernardino da Siena, diede il suo
consenso in accettare d'esser Madre del Verbo eterno, sin
d'allora meritò di esser fatta la Regina del
mondo e di tutte le creature: Haec
autem Virgo in illo consensu meruit primatum orbis, dominium mundi,
sceptrum regni super
omnes creaturas (tom. 2
§. 51.) Se la carne di Maria,
discorre s. Arnoldo Abbate, non fu divisa da quella di Gesù,
come poi dalla monarchia del figlio può esser separata la Madre?
Neque a dominatione filii Mater
potest esse sejuncta. Una est Mariae
et Christi caro. Ond'è, che dee giudicarsi la gloria del
regno
non solo esser comune tra la Madre e 'l Figlio, ma ben anche la stessa:
Filii gloriam cum Matre non tam communem judico, quam eamdem (s. Arn. de Laud. Virg.).
E se Gesù è Re dell'universo, dell'universo ancora
è Regina Maria: Regina
constituta totum jure
possidet filii regnum. Ruberto Abbate. Sicchè, dice s.
Bernardino da Siena, quante sono le creature che servono a Dio,
tante debbono ancora servire a Maria; giacchè gli Angeli e
gli uomini e tutte le cose che sono nel cielo e nella terra, essendo
soggette all'imperio di Dio, son anche soggette
al dominio della Vergine; tot
creaturae serviunt
gloriosae Virgini, quot serviunt Trinitati; omnes namque creaturae,
sive Angeli, sive homines, et omnia quae sunt in coelo et in
terra, quia omnia sunt divino imperio subjecta, gloriosae Virgini sunt
subjectae (To. 2. c. 61.)
Quindi rivolto alla divina Madre Guerrico Abbate, così le parla:
Perge, Maria, perge secura, in bonis
filii
tui, fiducialiter age tamquam Regina, Mater regis et sponsa; tibi
debetur regnum et potestas: Siegui dunque, o Maria, siegui
sicura a
dominare, disponi pure a tuo arbitrio de' beni del tuo figlio, mentre
essendo madre e sposa del Re del mondo, si deve a te, come Regina, il
regno e il dominio sopra tutte le creature.
Regina dunque è Maria: ma sappia ognuno per
comune consolazione, che ella è una regina tutta dolce,
clemente ed inclinata al bene di noi miserabili. Perciò la s.
Chiesa vuole, che noi la salutiamo in questa orazione, e la
chiamiamo Regina della misericordia.
Il nome stesso di Regina, come
considera il b. Alberto Magno, significa pietà e provvidenza
verso de' poveri; a differenza del nome d'Imperatrice, che significa
severità e rigore. La magnificenza dei re e delle regine
consiste nel sollevare i miserabili, dice Seneca: Hoc reges habent
magnificum, prodesse miseris. Sicchè dove i Tiranni nel
regnare han per fine il proprio bene, i regi debbono aver per
fine il bene de' vassalli. Onde è, che nella consagrazione de'
re si ungono le loro teste con olio, simbolo di misericordia, per
dinotare che essi in regnando debbono sopra tutto nudrire pensieri di
pietà e beneficenza verso de' sudditi.
Debbono dunque i regi principalmente impiegarsi nelle opere di
misericordia, ma non talmente che si dimentichino di usar la giustizia
verso de' rei, quando si deve. Non così Maria, la
quale benchè Regina, nulladimeno non è Regina della
giustizia intenta al castigo de' malfattori, ma Regina della
misericordia, intenta solo alla pietà ed al perdono de'
peccatori. E perciò la Chiesa vuole, che espressamente la
chiamiamo Regina della misericordia. Considerando il gran Cancelliere
di Parigi Giovan Gersone le parole di Davidde: Duo haec audivi,
quia potestas Dei est, et tibi, Domine, misericordia (Ps. 61. 12.) [«Queste
due cose io udii: che la potenza è di Dio: e e che in te, o
Signore, è misericordia» N.d.R.]
Dice, che, consistendo il Regno di Dio nella giustizia e nella
misericordia, il Signor l'ha diviso; il Regno della Giustizia se l'ha
riserbato per sè, e il Regno della misericordia l'ha ceduto a
Maria, ordinando, che tutte le misericordie che si dispensano agli
uomini, passino per mano di Maria, ed a suo arbitrio si dispensino.
Ecco le parole di Gersone: Regnum
Dei consistit in potestate et misericordia: potestate Deo remanente,
cessit quodammodo
misericordiae pars Matri regnanti (P. 3. Tr. 4. s. Magn.) E lo
conferma s. Tommaso nella prefazione all'Epistole canoniche, dicendo,
che la s. Vergine, allorchè concepì nel seno il divin
Verbo, e lo partorì, ottenne la metà del regno di Dio,
con divenir ella la Regina della misericordia, e restando Gesù
Cristo Re della Giustizia: Quando
filium Dei in utero concepit, et
postmodum peperit, dimidiam partem regni Dei impetravit, ut ipsa sit
Regina misericordiae, ut Christus est Rex justitiae.
L'eterno Padre costituì Gesù Cristo Re di giustizia, e
perciò lo fè Giudice universale del mondo; onde
cantò il Profeta: Deus
judicium tuum Regi da et justitiam tuam filio Regis (Ps. 71. 2.) [«Dà,
o Dio, la potestà di giudicare al Re, e l'amministrazione di tua
giustizia al figliuolo del Re» N.d.R.]
Qui ripiglia un dotto interprete, e dice:
Signore, voi avete data al vostro figlio la giustizia, quia
misericordiam tuam dedisti Matri Regis. [«poichè
la vostra misericordia l'avete data alla Madre del Re» N.d.R.] Onde s. Bonaventura ben
volta il suddetto passo di Davidde, con dire: Deus judicium tuum Regi
da, et misericordiam tuam Matri ejus. [«Dà,
o Dio, la potestà di giudicare al Re, e l'amministrazione di tua
misericordia alla Madre del Re» N.d.R.]
Così parimente l'Arcivescovo di Praga Ernesto dice, che l'eterno
Padre ha dato al
Figlio l'officio di giudicare e punire, ed alla Madre l'officio di
compatire e sollevare i miserabili: Pater
omne judicium dedit Filio,
et omne officium misericordiae dedit Matri. Che perciò
predisse lo stesso Profeta Davidde, che Dio stesso (per così
dire) consacrò Maria per Regina di misericordia, ungendola con
olio di allegrezza: Unxit te Deus
oleo laetitiae (Ps. 44.)
Acciocchè tutti noi miseri figli di Adamo ci rallegrassimo in
pensando di aver in cielo questa gran regina tutta piena d'unzione di
misericordia e di pietà verso di noi, come dice s. Bonaventura: Maria plena unctione misericordiae et oleo
pietatis,
propterea unxit te Deus oleo laetitiae (s. Bon. in Spec. cap. 7.).
E a tale proposito quanto bene si applica dal b. Alberto Magno
l'istoria della regina Ester, la quale fu già figura della
nostra regina Maria. Si legge nel libro d'Ester al cap. 4, che,
regnando
Assuero, uscì ne' suoi regni un decreto, con cui si ordinava
la morte di tutti i Giudei. Allora Mardocheo, che era uno de'
condannati, raccomandò la lor salute ad Ester,
acciocchè si fosse interposta col re, affin di ottenere
la rivocazione della sentenza. Sul principio Ester ricusò di
far quest'officio, temendo di sdegnare maggiormente Assuero. Ma la
riprese Mardocheo e le mandò a dire, ch'ella non
pensasse a salvare solo se stessa, mentre il Signore l'avea posta sul
trono per ottenere a tutti i Giudei la salute: Ne putes, quod animam tuam tantum liberes,
quia in domo regis es prae cunctis Judaeis
(Est. 4. 13). Così
disse Mardocheo alla regina Ester, e così
ancora possiamo dir noi poveri peccatori alla nostra regina Maria,
se mai ella ripugnasse d'impetrarci da Dio la liberazione
del castigo giustamente da noi meritato. Ne putes, quod animam
tuam tantum liberes, quia in domo Regis es prae cunctis
hominibus. Non pensate, signora, che Dio vi abbia esaltata ad
essere
Regina del mondo, solo per provvedere al vostro bene, ma
acciocchè ancora voi fatta sì grande possiate più
compatire e meglio soccorrere noi miserabili.
Assuero, allorchè vide Ester alla sua presenza, le
domandò con amore, che cosa fosse ella venuta a cercargli? Quae
est petitio tua? Rispose allor la regina: Si inveni gratiam in oculis tuis, o rex,
dona mihi populum meum pro quo obsecro: Mio re, gli disse, se
mai ho trovata grazia negli occhi tuoi, donami il popolo mio, per cui
ti prego. Ed Assuero l'esaudì, subito ordinando, che si
rivocasse la sentenza. Or se Assuero accordò ad Ester,
perchè l'amava, la salute de' Giudei, come Dio potrà non
esaudire Maria, amandola egli immensamente, allorchè ella lo
prega per i miseri peccatori, che a lei si raccomandano, e gli dice: Si inveni gratiam in oculis tuis, o Rex:
mio Re e Dio, se mai ho trovata grazia appresso di voi (ma ben sa la
divina Madre, essere stata ella la benedetta, la beata, la sola fra
tutti gli uomini, a trovare la grazia dagli uomini perduta; ben sa,
esser ella la diletta del suo Signore, amata più che tutti i
santi ed angeli insieme): Dona mihi
populum meum, pro quo obsecro: Se mai mi ami, (gli dice),
donami, signore, questi peccatori, per cui ti supplico. È
possibile, che Dio non l'esaudisca? E chi non sa la forza che hanno
appresso Dio le preghiere di Maria? Lex
clementiae in lingua ejus (Prov. 31. 26) Ogni sua preghiera
è come una legge stabilita dal Signore, che s'usi misericordia a
tutti coloro, per cui intercede Maria. Domanda s. Bernardo,
perchè la Chiesa nomina Maria Regina
di misericordia? E risponde, perchè noi crediamo, ch'ella
apre l'abisso della misericordia di Dio a chi vuole, quando vuole, e
come vuole; sì che non vi è peccatore, per enorme che
sia, il quale si perda, se Maria lo protegge: Quod divinae pietatis abissum
cui vult, quando vult, et quomodo vult, creditur aperire; ut nemo tam
enormis peccator pereat, cui Sancta sanctorum
patrocinii suffragia prestat (s. Bern. in Salve Reg.)
Ma forse poi possiamo noi temere, che Maria sdegni d'interporsi per
alcun peccatore, perchè
lo vegga troppo carico di peccati? O forse ci dee atterrire la
maestà e la santità di questa gran Regina? No,
dice s. Gregorio, quanto ella è più alta e più
santa, tanto è più dolce e pietosa co' peccatori che
vogliono
emendarsi, e a lei ricorrono: Maria
quanto altior et
sanctior, tanto clementior et dulcior circa conversos
peccatores (lib. 1. ep. 47). I re e le regine colla
maestà che ostentano danno terrore, e fan che i sudditi temano
di andare alla loro presenza: ma che timore, dice s. Bernardo,
possono avere i miserabili di andare a questa Regina della
misericordia, poich'ella niente dà a conoscere di terribile o
d'austero a
chi va a ritrovarla, ma si dimostra tutta dolcezza e cortesia? Quid
ad Mariam accedere trepidat humana fragilitas? Nihil austerum in ea,
nihil terribile; tota suavis est,
omnibus offerens lac et lanam. (Super Sign. Magn.) Maria
non solo dona, ma ella stessa offerisce a tutti noi latte e lana: latte
di misericordia per animarci alla confidenza, e lana di
rifugio per ripararci da' fulmini della divina giustizia.
Narra Svetonio dì Tito Imperadore, che egli non sapea negare
alcuna grazia a chiunque gliela domandava, anzi che alle volte esso
prometteva più di quello che poteva attendere, e rispondeva a
chi di ciò l'ammoniva, che il principe non dovea mandare
scontento niuno di coloro che avesse già ammesso a parlargli.
Tito così diceva, ma in fatti poi spesso forse o mentiva, o
mancava alle promesse. Ma la nostra Regina non può mentire, e
può ottener quanto vuole a' suoi divoti. Ella poi ha un cuore
così benigno e pietoso, che non può soffrire di mandare
scontento chiunque la prega. Ita
benigna est (dice Lud. Blosio l. 4.
c. 12), ut neminem tristem redire sinat. Ma come (le parla s.
Bernardo) voi potreste, o Maria, ricusare di soccorrere i miserabili,
quando voi siete la Regina della misericordia? E chi mai sono i
sudditi della misericordia, se non i miseri? Tu es Regina
misericordiae, et qui subditi misericordiae, nisi miseri? Tu
Regina misericordiae, et ego miserrimus peccator, subditorum maximus.
Rege nos
ergo, o Regina misericordiae (in Salv. Reg.) Voi siete la Regina
della misericordia, ed io il peccatore più misero di tutti:
dunque s'io sono il più grande de' vostri sudditi, voi dovete
aver più cura di me, che di tutti gli altri.
Abbiate dunque pietà di noi, o Regina della misericordia, e
pensate a salvarci.
Nè ci state a dire, o Vergine sacrosanta,
par che le soggiunga s. Gregorio Nicomediense, che non potete ajutarci
per la moltitudine de' nostri peccati,
perchè voi avete una tal potenza e pietà, che niun
numero di colpe può mai superarle: Habes vires insuperabiles,
ne clementiam tuam superet multitudo peccatorum. Nihil tuae
resistet potentiae; tuam enim gloriam Creator existimat esse propriam.
(Or. de exitu B. V.) Niente resiste alla vostra potenza,
poichè il vostro e comun Creatore, onorando voi che gli siete
madre, stima come sua la gloria vostra. Et filius in ea
exultans, quasi exolvens debitum, implet petitiones tuas. E
vuol dire, che sebbene Maria ha un infinito obbligo al figlio per
averla destinata sua madre, nulladimanco non può negarsi, che
anche il figlio è molto obbligato a questa madre, per avergli
dato l'essere umano; onde Gesù quasi per ricompensare quanto
deve a Maria, godendo della sua gloria, l'onora specialmente con
esaudire sempre e tutte le sue preghiere.
Quanta dunque dev'esser la nostra confidenza in questa regina,
sapendo
quanto ella è potente con Dio, ed all'incontro è ricca
e piena di misericordia, in modo che non vi è persona che
viva sulla terra, e non sia partecipe della pietà e de' favori
di Maria. Così rivelò la stessa beata Vergine a s.
Brigida (Riv. lib. 1. cap. 6).
Io sono, le disse, la regina del cielo
e la madre della misericordia; io sono l'allegrezza de' giusti, e
la porta per introdurre i peccatori a Dio. Nè vi è nella
terra peccatore che viva e sia così maledetto, che sia privato
della misericordia mia;
poichè ciascuno, se altro non ricevesse per la mia
intercessione, riceve la grazia di esser meno tentato da' demonii
di quel che altrimenti sarebbe. Ego
regina coeli, ego mater misericordiae: ego justorum gaudium, et aditus
peccatorum
ad Deum. Nullus est adeo maledictus, qui quandiu vivit
careat misericordia mea; quia propter me levius tentatur a
daemonibus, quam alias tentaretur. Niuno poi,
soggiunse, purchè non sia stato affatto maledetto (cioè
s'intende
colla finale ed irrevocabil maledizione che si dà a' dannati),
niuno, disse, è così discacciato
da Dio, che, se m'abbia invocato in suo ajuto, non ritorni a Dio e
goda della sua misericordia: Nullus
est ita abjectus a Deo, nisi
fuerit omnino maledictus, qui, si me invocaverit, non revertatur ad
Deum et habiturus sit misericordiam. Io sono chiamata da tutti
la madre della misericordia, e veramente la misericordia di Dio verso
degli uomini mi ha fatta così misericordiosa verso di loro: Ego vocor ab
omnibus mater misericordiae, et vere misericordia illius misericordem
me fecit. E poi conchiuse dicendo: ideo miser erit, qui ad misericordem, cum
possit, non accedit. Perciò
sarà misero, e misero per sempre nell'altra vita chi in
questa potendo ricorrere a me, che sono così pietosa
con tutti, e tanto desidero di ajutare i peccatori, misero non ricorre,
e si danna.
Ricorriamo dunque, ma ricorriamo sempre a' piedi di questa
dolcissima
Regina, se vogliamo sicuramente salvarci; e se ci
spaventa e ci disanima la vista de' nostri peccati, intendiamo, che
Maria a tal fine è stata fatta Regina della misericordia, per
salvare colla sua protezione i peccatori più grandi e più
perduti che a lei si raccomandano. Questi hanno da essere la sua
corona in cielo, secondo le disse il suo divino sposo: Veni de Libano, sponsa mea, veni de
Libano, veni, coronaberis..... de cubilibus leonum, de montibus pardorum
(Cant.
4. 8). [«Vieni dal Libano, o mia sposa, vieni dal Libano,
vieni: sarai coronata..... dalle tane de' lioni e da' monti dei
leopardi.» N.d.R.] E chi mai
sono questi covili di fiere e mostri, se non i miseri
peccatori, l'anime de' quali diventano covili di peccati, mostri i
più deformi che possano trovarsi? Or di questi miserabili
peccatori appunto, come commenta Ruperto Abate, salvati per vostro
mezzo, o gran regina Maria, sarete poi coronata in paradiso:
giacchè la loro salute sarà la corona vostra, corona ben
degna
e propria ad una Regina della misericordia: De talium leonum
cubiculis tu coronaberis. Eorum salus corona tua erit (Rup. Vid. l. 3.
in Cant.) E a tal proposito leggasi il seguente
esempio.
Narrasi nella vita di suor Cattarina di s. Agostino, che, nel luogo
dove stava questa serva del Signore, vi stava una donna chiamata Maria,
la quale in gioventù fu peccatrice, e ridotta poi alla
vecchiezza seguiva ostinatamente ad essere perversa; tantochè
discacciata da'
cittadini, e confinata a vivere in una grotta fuor del suo paese, ivi
morì mezza fracida, abbandonata da tutti, e senza sacramenti. E
perciò fu sepolta in campagna come bestia. E suor Cattarina, la
quale solea con grande affetto raccomandare a Dio tutte le anime di
coloro che trapassavano all'altra vita, dopo aver saputa la morte
disgraziata di questa povera vecchia, affatto non pensò a
pregare per essa, tenendola, come già la tenevano tutti, per
dannata. Passati quattro anni, ecco un giorno se le presentò
innanzi un'anima purgante, che le disse: suor Cattarina, che mala
sorte è la mia! tu raccomandi a Dio le anime di tutti coloro
che muojono, e dell'anima mia solamente non hai avuto pietà! E
chi sei tu? disse la serva di Dio. Io sono, rispose, quella povera
Maria che morì nella grotta. E come, tu sei salva?
ripigliò suor Cattarina. Sì, sono salva, disse, per
misericordia di Maria Vergine. E come? Quand'io mi vidi vicina al
punto della morte, mirandomi così piena di peccati, e
abbandonata da tutti, mi voltai alla madre di Dio, e le dissi:
signora, voi siete il rifugio degli abbandonati; ecco in questo punto
io sono abbandonata da tutti; voi siete l'unica speranza mia, voi sola
mi potete ajutare, abbiate pietà di me. La santa Vergine mi
ottenne un atto di contrizione, morii, e mi salvai; ed ella ancora
la mia regina mi ha oltenuta la grazia, che la pena mia si abbreviasse,
facendomi patire intensivamente quello ch'io avrei dovuto purgare per
molti più anni; solo vi
bisognano alcune Messe per liberarmi dal purgatorio; ti prego a
farmele dire, ch'io ti prometto di pregare poi sempre Dio e Maria per
te. Suor Cattarina subito le fè celebrar le Messe; ed ecco di
nuovo le comparve quell'anima, fra pochi giorni, più luminosa
del sole, che le disse: Ti ringrazio Cattarina, ecco
già me ne vado al paradiso a cantare le misericordie del
mio Dio, ed a pregare per te.
O madre del mio Dio e mia signora Maria, qual si presenta ad una
gran regina un povero impiagato e schifoso, io mi presento a voi, che
siete la Regina del cielo e della terra.
Dall'alto trono in cui sedete, non isdegnate, vi prego, di girare
i vostri occhi verso di me povero peccatore. Già Dio vi
ha fatta sì ricca per sovvenire i poveri, e vi ha
costituita Regina della misericordia, acciocchè possiate
sollevare i miserabili. Guardatemi dunque, e compatitemi.
Guardatemi, e non mi lasciate, se non mi cambiate da peccatore in
santo. Vedo bene, che io non merito niente, anzi che meriterei per la
mia ingratitudine d'essere spogliato di tutte le grazie, che per
vostro mezzo ho ricevute dal Signore. Ma voi, che siete la Regina
della misericordia, non andate cercando meriti, ma miserie per
soccorrere i bisognosi. Ma chi più povero e bisognoso di me?
O Vergine eccelsa, già so che voi, essendo la Regina
dell'universo, siete ancora la Regina mia; ma io con modo più
particolare voglio tutto dedicarmi alla vostra servitù,
acciocchè voi
disponiate di me, come vi piace. Onde vi dico con san Bonaventura: Domina, me tuae dominationi volo
committere, ut mea plenarie regas et gubernes. Non mihi me relinquas.
Reggetemi
voi, Regina mia, e non mi lasciate a me stesso. Comandatemi,
impiegatemi a vostro arbitrio, e castigatemi ancora, quando non
vi ubbidisco: poichè troppo salutevoli per me saranno i
castighi, che mi verranno dalle vostre mani. Io stimo più
l'essere vostro servo, che l'essere signore di tutta la terra. Tuus
sum ego, salvum me fac. [«Sono vostro,
salvatemi.» N.d.R.]
Accettatemi, o Maria, per vostro, e come
vostro pensate voi a salvarmi. Io non voglio esser più mio,
a voi mi dono. E se per lo passato vi ho servito sì male,
avendo perduto tante belle occasioni di onorarvi, per l'avvenire
voglio unirmi a' vostri servi più amanti e più
fedeli. No, non voglio, che alcuno mi avanzi da oggi innanzi
nell'onorare ed amar voi, mia amabilissima Regina. Così
prometto, e
così spero di eseguire coll'ajuto vostro. Amen.
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