domenica 2 ottobre 2016
Mons. Castro Mayer: "La Chiesa che aderisce formalmente e totalmente ai Vaticano II con le sue eresie, non e né può essere la Chiesa di Cristo".
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
ln un vecchio articolo su (si si no
no a. X n. 8) era stata puntualizzata la situazione nella Chiesa in
riferimento a gravi questioni di Fede, semplicemente accantonate in
Vaticano. Siccome, nonostante la loro gravità, si voleva mettere a
tacere i problemi crescenti, due Vescovi hanno insistito nel riparlarne
in pubblico. Riassumiamo brevemente i fatti principali.
Allora era da più di 15 anni che
Arcivescovo Marcel Lefebvre, denunciava errori contro la Fede di una
«profondità inimmaginabile». Come unica risposta aveva ricevuto dalle
autorità della Chiesa solo isolamento ed un’invalida ed illegale
sospensione «a divinis».
Un altro insigne Vescovo, Sua Ecc. za
Mons. Antonio de Castro Mayer, dal 1970 aveva presentato alla S. Sede
studi e scritti sugli stessi errori contenuti in recenti documenti
ecclesiali. Anche a lui nessuna risposta, ma isolamento.
Ad accrescere la situazione balorda era
il fatto che gli errori denunciati dai due Presuli erano già stati
condannati dai Magistero della Chiesa prima del Vaticano 2. Quindi,
ubbidire alle autorità che imponevano documenti ecclesiali del genere,
rifiutandosi di chiarirne errori e ambiguità, significava disubbidire a
tutto il Magistero precedente che, nella sua legittimità e continuità,
proviene da Dio. Si doveva davvero comprovare la pertinacia di tali
«papi»?
Come previsto non soltanto dai due
Vescovi di cui sopra, ma anche da vari Cardinali e Vescovi, Sacerdoti e
dotti laici del mondo cattolico, le gravi deviazioni dalia Fede,
conseguenti agli errori denunciati, producevano malefici frutti tanto
nella Chiesa quanto nella società. La vasta assuefazione ai cambiamenti
proposti dalle autorità ecclesiali allora rivelava una generale cecità
sulle questioni di Fede e un concetto alienante di ubbidienza, estraneo a
quello esposto dalia dottrina cattolica. Era in gioco la cecità di
fronte ad ogni menzogna, anche politica.
Infatti, la gente crede, e glielo si
lascia credere, in una illimitata infallibilità e perfino
indefettibilità del Papa nei più svariati campi, contro la sana dottrina
per cui il Romano Pontefice è infallibile solo quando definisce come
Dottore universale e supremo questioni di Fede e di Morale. Ma qui si
taceva sulla responsabilità dei cattolici che, appartenendo ali’unica
Chiesa e professando la vera Fede per grazia di Dio, non saranno
discolpati dall’aver accolto promotori di errori ed eresie sparsi a
piene mani da chi appariva loro superiore in autorità. In tal senso, ben
grave è la responsabilità di quelli che si dicono eredi dei due
Vescovi.
Come insegna San Tommaso, i fedeli
partecipano dell’infallibilità «in credendo», poiché la Fede infusa da
Dio in modo perfetto nell’uomo imperfetto, è accompagnata dai doni
necessari perché egli la possa preservare riconoscendo tutto ciò che la
insidia e costituisce adulterio con il mondo: la Chiesa, «Sposa di
Cristo, che non può adulterarsi, è incorrotta e pudica; conosce una casa
sola, custodisce con casto pudore la santità di un solo talamo» (San
Cipriano, De cath. Eccl. unitate 6, cit in Mortalium Animos). Dal Papa
non possono venire atti o documenti che, pur senza la nota
d’infallibilità, inducano all’errore, all’eresia e alla corruzione del
peccato.
Dunque dov’era l’ autorità della Chiesa
infallibile che, nella sua santa visibilità, provenienti da Dio stesso, è
d’ostacolo a tutti questi gravi errori e eresie? La vera autorità
prescinde dalle apparenze di maestosità, potere, maggioranza o da
qualunque altro attributo dei governi umani, come spesso si vuol far
credere, si esercita ed è riconosciuta nella confermazione della Fede.
Anche in questo la fede dei cristiani è provata in questi ultimi tempi,
tempi di menzogne e di falsi profeti: «Badate che nessuno vi seduca… »
(Mt. 24). Ciò perché tutto questo potere di maestosità apparente a causa
di maggioranze fa sì che dei governi umani in Vaticano vengono usati
per promuovere gli errori e le eresie accusati. Quale disgrazia che tale
apparente autorità nella Chiesa serva, non per confermare nella Fede,
ma per dichiarare falsità!
Ecco perché Santi Dottori in passato
hanno iniziato l’approfondimento teologico sulla possibilità di un papa
eretico, questione vitale per la difesa della Fede. Infatti,
l’importanza di preservare integra e pura la Fede divinamente rivelata è
tale davanti a Dio che nessuna autorità, che ne ha il compito, può
nascondersi dietro pretesti di grado, di forma o di numero. II Papa,
solo in quanto supremo custode della Fede, supera in autorità, grado e
numero l’intera Chiesa militante e, quanto alla forma, davanti alla
Fede, è solo il servo dei servi di Dio e deve essere pronto a dare anche
la vita per preservarla integra e pura. Quanto più ha il dovere di
rispondere alle pressanti questioni della Fede in rischio avanzate da
Vescovi!
Nel noto manifesto del 1983 i due
Vescovi testimoniano degli errori dei Vaticano 2. Mons. Marcel Lefebvre e
Mons. Antonio de Castro Mayer, hanno denunciato alla suprema autorità
della Chiesa gli errori contenuti nei Vaticano 2 e in recenti documenti
ecclesiali. Invano. Si erano pronunciati insieme pubblicamente,
affrontando ogni pressione dei potere vaticani, delle maggioranze
episcopali e del mondo, si sono rivolti ai Papa con i sentimenti di San
Paolo di fronte a San Pietro, allorché gli rimproverava di non seguire
la «verità del Vangelo» (Gal 2, 11-14). Si trattava di una vera pietra
d’inciampo per la falsa autorità.
Questo documento assumeva, perciò,
un’importanza decisiva per la Chiesa. Davanti ad esso il silenzio
equivaleva almeno a un deplorevole disinteresse per la custodia della
Fede. Davanti ad esso cadeva ogni scusante di ignoranza sulle gravi
questioni esposte. Dopo di esso, insistere negli errori segnalati
diveniva pertinacia. Eppure, dopo diversi anni dalla pubblicazione del
documento, è perdurato il silenzio delle autorità ecclesiastiche sulle
questioni denunciate; anzi il nuovo corso viene dichiarato
«irreversibile», malgrado i rovinosi frutti per le anime. Si constata,
infatti, il diffondersi nel mondo cattolico di una spaventosa, crescente
indifferenza per tutto quello che riguarda la Fede. Erano i frutti
dell’autodemolizione conciliare.
L’operazione ecumenista contro la Fede dell’unica Chiesa di Cristo
Una tale devastazione nella Chiesa, a
cui fa riscontro una generale decadenza e conflittualità nella società
civile, non può essere solo frutto di una scelta pastorale sbagliata. Ci
deve essere una causa più grande, un errore deliberato che abbia
toccato la Verità stessa.
II Magistero del nostro secolo, e in
specie I’enciclica Mortalium Animos di papa Pio XI, ha ricordato più
volte che, come la Fede senza la Carità e morta (cfr. Giac. 2, 26), cosi
non ci può essere Carità senza Fede. Eppure, proprio su questa falsa
carità, su questo falso amore, che senza la fede è apostasia, si è
fondata l’operazione ecumenista conciliare, che pretende realizzare i
sogni dei «pan-cristiani» di ieri. Di essi scriveva Pio XI nella citata
enciclica: «Potrà sembrare che questi “pancristiani”, tutti occupati
nell’unire le chiese, tendano al fine nobile di fomentare la carità fra
tutti i cristiani, ma come mai potrebbe la carità riuscire a danno della
fede? Nessuno certamente ignora che lo stesso apostolo della carità, S.
Giovanni, il quale nel suo Vangelo pare abbia svelato i segreti del
Cuore sacratissimo di Gesù e che sempre voleva inculcare ai discepoli il
nuovo comandamento: “Amatevi l’un l’altro”; ha vietato assolutamente di
aver rapporti con coloro i quali non professano, intera e incorrotta la
dottrina di Cristo: “Se alcuno viene da voi e non porta questa dottrina
non ricevetelo in casa e nemmeno lo salutate”. Quindi, appoggiandosi
sulla carità come fondamento, sulla fede integra e sincera, è necessario
che i discepoli di Cristo siano principalmente uniti dal vincolo di
fede. Come dunque si potrebbe concepire una Società cristiana, i cui
membri, anche quando si trattasse dell’oggetto della fede, potessero
ritenere ciascuno il proprio credo?
Per addurre alcuni esempi, possono
pregare insieme chi riconosce nell’Eucaristia la natura di sacrificio e
di sacramento, e chi sostiene che è soltanto una memoria della Cena del
Signore? quale unità tra chi stima preziosa l’invocazione della Madre di
Dio Maria, e la venerazione delle Sue immagini e chi pretende che tale
culto sia illecito, perché contrario all’onore “dell’unico mediatore di
Dio e degli uomini Cristo Gesù? Da cosi grande diversità di opinioni non
sappiamo come si intenda insistere sull’«unità» della Chiesa, mentre
questa non può sorgere che da un solo Magistero, da una sola legge del
credere e da una sola fede. Da tale diversità di visioni si arriva
all’attuale diffida della Religione una e santa, cioè al modernismo e
all’indifferentismo, per cui la verità dogmatica non è assoluta, ma
relativa, cioè proporzionata alle diverse necessità dei tempi e dei
luoghi, non essendo essa basata sulla rivelazione immutabile, ma sull’
adattabilità della vita del mondo.
L’eretica libertà religiosa del Vaticano 2
L’operazione ecumenista conciliare si
presenta più come una prassi che come una dottrina. La dottrina si trova
nella dichiarazione «Dignitatis humanae», con cui il Vaticano 2 ha
voluto sancire come diritto naturale dell’uomo la libertà religiosa,
intesa come libertà di religione. Per la dottrina cattolica tale diritto
sarebbe un’aberrazione logica, non fosse prima bestemmia, come dice ii
manifesto episcopale. Infatti, è inimmaginabile che la Chiesa, la cui
voce e la voce stessa di Dio, possa affermare il diritto dell’uomo a
scegliere tra le svariate concezioni umane di Dio, contro l’unica Verità
che Dio stesso ha rivelato di Sé.
Ma qui si arriva al fatto più grave:
sarebbe inimmaginabile – se non fosse una realtà – che uno nella
posizione di papa, e capo terreno della Chiesa, la cui voce si crede sia
la voce stessa di Dio, possa affermare il diritto dell’uomo a scegliere
concezioni umane di Dio, proprio contro l’unica Verità che Dio stesso
ha rivelato di Sé e il Papa deve solo confermare.
Abbiamo domandato a Mons. Castro Mayer
come giudica la nuova dottrina sulla libertà religiosa, premessa e
fondamento dei pan-cristianesimo e della chiesa conciliare attuale. Ci
ha risposto: «Essa e eretica. II Vaticano 2, dichiarando diritto
naturale dell’uomo di seguire la religione dettatagli dalla propria
coscienza, o anche di non seguirne nessuna, proclama il diritto
ali’errore. Ora, I’errore non può essere fondamento di nessun diritto.
L’ errore è contro la natura umana, fatta per la verità. Come può esso
rivendicare attinenza con questa natura? C’è da aggiungere che in
materia esiste una legge divina che implica I’obbligo da parte dell’uomo
di professare la religione cattolica. Come si può concedere un diritto
contro questa volontà sovrana? Peggio ancora: come si può dire che
questo diritto contro la volontà divina è un diritto naturale fondato
cioè nella natura umana? Lo si può affermare soltanto se si ammette che
l’uomo sta al di sopra di Dio! Ciò è peggio che una eresia: e la più
perversa apostasia! Perciò il Vaticano 2 ha proclamato un’eresia
oggettiva. Quelli che lo seguono e lo applicano hanno dimostrato una
pertinacia che caratterizza un’eresia formale. Ancora non li abbiamo
accusati categoricamente di questa pertinacia per dirimere ogni minima
possibilità d’ignoranza su questioni così gravi. Comunque, anche se
questa pertinacia non si manifestasse in forma di effettiva l’offesa
alla Fede, si manifesta chiaramente, nell’ omissione di difenderla».
La pertinacia conciliare allora manifestata è ora «istituzionale»
Già nel n. 9 di si si no no, anno X, a
conclusione dell’articolo «Nuova Tappa», a cui seguiva «Irreversibile»,
definizione data al cammino ecumenista da Giovanni Paolo 2º in occasione
dei suo viaggio in Svizzera, si poneva la grave questione: – La nuova
Chiesa conciliare, ingaggiata irreversibilmente nel connubio ecumenista
può sussistere nella Chiesa cattolica che da 20 secoli insegna, quale
dogma di Fede, di essere l’unica Sposa di Cristo e, perciò, l’unica Arca
di Salvezza? Mons. Castro Mayer risponde: «La Chiesa che aderisce
formalmente e totalmente ai Vaticano 2 con le sue eresie, non e né può
essere la Chiesa di Cristo. Per appartenere alla Chiesa cattolica, alla
Chiesa di Cristo, è necessario avere la Fede, ossia non mettere in
dubbio o negare nemmeno un articolo della Rivelazione. Ebbene, la Chiesa
dei Vaticano 2 approva dottrine che sono eretiche, come abbiamo visto
prima. Si può ammettere, la possibilità che ci siano fedeli in buona
fede, i quali non sanno che il Vaticano 2 ha aderito ali’ eresia. Ma i
Vescovi? E’ difficile ammetterlo anche se non lo si nega come
possibilità assoluta. Riguardo poi alla possibilità che un papa governi
la Chiesa rifiutando quello che essa ha già definito, purtroppo dalla
storia avremmo soltanto delle risposte vaghe e dalla teologia
controversie.»
Correva l’anno 1984 e in seguito il
Vescovo ha capito, da come aumentava nella Chiesa e nel mondo,
l’apostasia dovuta alla mancanza del papa cattolico. Diciamo che già
allora ammettere ignoranza e non pertinacia nei «papi conciliari» era
voler celare la realtà fino all’inverosimile. Ma poi, era impossibile:
l’intenzione del Vaticano 2 e dei suoi promotori d’ogni livello era
proprio di aprire per aggiornare la Chiesa al mondo. Inutile domandarlo a
Roncalli, Montini, Wojtyla, Ratzinger, la risposta è nei fatti e contro
i fatti non ci sono argomenti. Sono questi fatti che portarono un
intero popolo all‘apostasia presente; quella in cui sono naufragati
vescovi e tanti dotti che si rifiutano di ammettere che uno in veste
«papale» che dichiara il diritto umano di non credere nella Chiesa e
perciò nello stesso Vicario di Dio, sta rinunciando ipso facto a tale
carica di rappresentante di Dio in terra; è il diritto alla menzogna!
Ben inteso, la rinuncia tacita di tale
chierico in veste papale (come dal CIC 1917, 188#4) , fa pubblicamente
sapere che non è papa. Ma se questa era la sua «fede modernista» quando
fu eletto, non lo è mai stato per mancanza della condizione dogmatica di
professare l’unica fede cattolica. Che Roncalli non la professasi si è
venuto a sapere poi dalla sua intenzione principale, tacitamente
confessata: l’aggiornamento modernista del Vaticano 2, che è rimasto
programma dei suoi eretici successori; la loro pertinacia nell’eresia
conciliare non solo è comprovata nei fatti, ma è perfino vantata nei
discorsi dell’attuale Jorge Bergoglio, che la vuole far avanzare. Sì, il
diritto alle più pertinaci menzogne, che portano il mondo dritto dritto
alla guerra finale!
Che il Signore abbia misericordia di questa generazione allo sbaraglio per «opera papale»!
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