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sabato 8 ottobre 2016

"viviamo nel contrasto abissale tra i Papi della Fede, della Giustizia e della Cristianità, con gli anticristi conciliari che vogliono la resa all’Islam o alla violenza comunista".


L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele

 La battaglia navale di Lepanto, del 7 ottobre 1571, si svolse all’insegna del Santo Rosario e Il trionfo fu attribuito all’intercessione della Vergine Maria, per cui san Pio V, nel 1572, istituì la festa di Santa Maria della Vittoria, trasformata da Gregorio XIII in «Madonna del Rosario». La vittoria nel corso della politica europea ha assicurato un altro secolo di Cristianità contro la secolare pressione musulmana.
Questa è continuata e riprese forze nel settembre 1683 mirando la presa di Vienna in un scenario politico-militare terribile per la Cristianità sconvolta dalla Guerra dei Trent’Anni (1618-1648), «guerra di religione» continuata come disputa di dominio tra la Francia dei Borbone e gli Asburgo dall’autorità imperiale. La vergogna per l’Europa cattolica, è stata allora l’alleanza del cardinale Richelieu coi protestanti, avendo foraggiati d’oro lo svedese Gustavo Adolfo per sconfiggere i poteri della parte germanica, devastata e divisa politicamente fra cattolici e protestanti.
Tali divisioni favorirono l’egemonia della Francia di Luigi XIV (1638-1715), aspirante della corona imperiale. Il tal senso non esitò a cercare l’alleanza degli ottomani. indifferente agli ideali della Cristianità. Nel mio «Nella profezia di Fatima… il mistero dell’altra Roma», tratto brevemente del caso per il fatto di quel Re aver ricevuto la grazia di una «Richiesta-Offerta» del Sacro Cuore. Purtroppo non l’ha considerata.
Ecco che la storia di questi ultimi secoli è la misera storia di una Europa che rifiutò le benedizioni del Cielo per ambire a quella autonomia nel progresso che produsse la presente decadenza e oscena sudditanza europea ad ogni diavoletto e anticristo. Ma ciò servirà qui, ancora per spiegare che se c’è la presenza del Papa nulla è perduto. Infatti, sul finire del secolo l’Europa cristiana era ripiegata da divisioni religiose e lotte dinastiche, rendendola oltremodo vulnerabile a un’invasione turca.

L’impero ottomano aveva ormai conquistato territori balcanici fino alla pianura ungherese. L’avanzata finale era prevedibile e infatti il Gran Visir Kara Mustafà, forte anche della neutralità dovuta alla spregiudicata politica anti-asburgica di Luigi XIV, approfitta del momento di confusione in cui versava la Cristianità per armare la grande offensiva puntando alla capitale imperiale, Vienna.
Questa volta i Turchi sarebbero passati alla larga della ancora temibile Repubblica di Venezia, che malgrado la caduta di Candia nel 1669, era stata la sola a contende le isole dell’Egeo e i territori in Grecia e di Dalmazia. L’altra resistenza poteva venire, come è venuta dalla cattolica Polonia, a cui era stata sottratta nel 1672 la Podolia in quella che poi sarebbe parte dell’Ucraina odierna. A questo punto i tamburi di guerra cominciarono a suonare nel gennaio 1683 a Istanbul, punto di partenza dell’immenso esercito messo in marcia verso il cuore dell’Europa attraverso l’Ungheria.
L’obiettivo turco portato avanti da Kara Mustafà e del sultano Maometto IV era allora, come è oggi, di creare una grande Turchia europea e musulmana con capitale Vienna. Il progetto allora di presentava ancora più accessibile, visto la debolezza della ridotte forze imperiali rinforzate solo da milizie ungheresi guidate dal duca Carlo V di Lorena. Qui si deve ricordare la campagna di resistenza intrapresa dal venerabile padre cappuccino Marco da Aviano. Fu l’inviato del Papa Innocenzo XI presso l’Imperatore il grande predicatore della crociata anti-turca, in Nome della Madre di Dio, la cui effigie fino al tempo di Hitler rimase nella bandiera austriaca.
L’8 luglio 1683 il minaccioso esercito ottomano dall’Ungheria parte verso Vienna e il 13 luglio cinge l’assedio, dopo aver devastato i territori attraversati col saccheggio di città chiese e conventi e massacrando e schiavizzando quei popoli cristiani. In vista dell’invasione imminente l’’imperatore Leopoldo I lascia la città per raggiunge Linz. La situazione per la resistenza sembra disperata di fronte al temibile pericolo turco.
Tornano a suonare ovunque le campane dell’«arrivano i turchi», già suonate nel secolo precedente. Si cerca di mobilitare quanto resta delle risorse militari imperiali, e l’imperatore invia messaggi per cercare di raccogliere le forze dei principi, anche protestanti e chiede l’intervento immediato dell’esercito più vicino, quello polacco. Era il gioco la salvezza dell’Europa cristiana e il Papa era all’avanguardia dell’appello generale, ormai inutile verso la Francia e qualche altro.



Il Papa, il beato Innocenzo XI, ancora da cardinale, Benedetto Odescalchi, aveva da tempo seminato per la Santa Sede una politica europea e orientale, soprattutto dal 1676, e che il quell’ora drammatica ha dato frutti con lui eletto Papa col nome di Innocenzo XI. Beatificato, nel 1956 da Papa Pio XII, e l’unico papa tra San Pio V e San Pio X. Le sue doti politiche come custode del grande spirito crociato, ispirò una politica tesa a creare un sistema di equilibrio fra i principi cristiani per indirizzare la loro politica estera contro l’impero ottomano. Tante questionI poco ricordate, ma che lo rese ammirato perfino dal non cattolico WInston Churchill.
Il Pontefice, da cardinale si guadagnò il titolo di “padre dei poveri”, ma era pure un abile politico della diplomazia pontificia impegnata a conciliare i contrasti europei, per esempio dell’Austria con la Polonia, del Brandeburgo protestante e con la Russia ortodossa, difese perfino i giusti interessi dei protestanti ungheresi contro il locale episcopato. La difesa dell’Europa dall’Islam doveva precedere le divisioni locali della Cristianità. Così, davanti alla minaccia ottomana del 1683, riuscì a essere l’anima di una coalizione cristiana, trovando i mezzi in Europa per finanziare le truppe e pagare dei cosacchi dell’esercito polacco, che ebbero un ruolo importante nello scontro.
Si trattava di rompere l’assedio di Vienna, ormai strapiena di profughi e difesa in modo precario da meno di dieci mila uomini, contro un compatto esercito ottomano, armato di 300 cannoni. Sollecitato da Papa Innocenzo e dall’Imperatore, il re di Polonia, il cattolico Giovanni III Sobieski, muove il suo esercito già esperto di quelle lotte, per aver salvato la Polonia due volte. A marce forzate va verso Vienna isolata e il 31 agosto si congiunge alle truppe del duca Carlo di Lorena. Assume il comando e è raggiunto da altre forze cristiane appena in tempo per sboccare il terribile assedio. All’alba del 12 settembre 1683 il venerabile Marco d’Aviano celebra la Santa Messa servita dal re di Polonia e benedice i 65.000 cristiani che sfideranno 200.000 turchi.

Gli ottomani sono ormai logorati da continue sortite dei coraggiosi difensori. Quando i nostri attaccano, incitati dai predicatori, causano gravi perdite nelle loro file. Ma solo l’11 settembre il grande Sobieski decide l’ora del colpo finale. La battaglia durò tutto il giorno, alla fine Sobieski scende in campo a capo di una carica all’arma bianca che sbaragliò gli invasori. La vittoria cristiana costò 2000 perdite, contro 20000 dei nemici.
Vienna è liberata da quell’angoscioso assedio e il giorno dopo il Re di Polonia poté inviare al Papa il messaggio: Veni, vidi, Deus vicit! con le bandiere catturate! Gli ottomani fuggono in disordine lasciando il bottino e i canoni, ma dopo aver massacrato centinaia di prigionieri e di schiavi cristiani. Per decisione di Innocenzo XI, in ricordo e ringraziamento della vittoria il 12 settembre è dedicato al SS. Nome di Maria. Il giorno dopo l’Imperatore entra nella Vienna liberata, e insieme ai principi dell’Impero e delle truppe alleate e assiste al Te Deum di ringraziamento, che è officiato nella cattedrale di Santo Stefano dal vescovo di Vienna Kollonic, altra anima di quella estrema resistenza.
Nel segno della vittoria, l’Impero riprende forse e parte alla controffensiva contro l’impero ottomano nell’Europa, e negli anni seguenti libera l’Ungheria, Transilvania e Croazia e appoggia la permanenza della Dalmazia rimasta veneziana. È l’ora del riscatto della missione della Casa d’Austria nella difesa dell’Europa sud-orientale, per cui, sotto le insegne imperiali mobilita l’unione di germanici, ungheresi, cèchi, croati, slovacchi e italiani, associando veneziani e polacchi, edificando l’impero multietnico dell’Europa Orientale tanto odiato dalla Massoneria mondiale. Era la grande alleanza auspicata da Papa Innocenzo XI, che riprende l’impresa e il miracolo realizzati grazie all’opera di Papa San Pio V coronate a Lepanto nel 1571. Anche la battaglia di Vienna è in linea con la vittoria di Carlo Martello a Poitiers del 732, e quelle successive di Spagna e Portogallo che fermarono l’avanzata degli arabi. L’alleanza del 1684 viene sancita da accordi e prese il nome di Lega Santa, animata e promossa dallo spirito di sacrificio seguito dalla diplomazia e di un grande Papa, in nome della difesa e della liberazione dell’Europa dalle pretese di dominio turco. Dopo queste vittorie della Cristianità in Nome di Maria, a vantaggio e sicurezza del mondo umano. Era l’Impero cristiano tanto odiato dalla massoneria che doveva perpetrare l’attentato di Sarajevo del 1914 contro il cattolico Arciduca Francesco Ferdinando. Ciò stravolse la stabilità e sicurezza di tutto il mondo e degli stessi ebrei, come confessò lo stesso cancelliere ebreo K. di allora.

Ora dov’è la Chiesa che era al centro di questo ideale mondo cristiano?
I musulmani da allora continuano la loro avanzata, ma in tutt’altro modo. Si continua a tagliare le teste e non solo con quelli dell’Isis. Il sistema non muta, mutano i popoli «cristiani» che hanno abbandonato ogni dovere davanti a Dio e alla Sua Chiesa che appare come morta a causa del declino dei suoi prelati e clero in generale. Hanno, dopo aver liquidato il papato (vedi Terzo Segreto di Fatima), inoculato all’interno dell’antica Cittadella un’aria fetida e letale per il Sacerdozio all’imitazione di Cristo.
Così le nazioni, dette moderne, asservite non più al Re del Cielo e della terra, ma al Capo degli Inferi, hanno cambiato i tempi e le legge all’insegna della morte di Dio. E, come si è visto le grandi vittorie della Cristianità erano legate a grandi Pontefici, dove sono che nel presente la Chiesa appare morta e in suo nome avvengono tanti disastri?
Sarà ormai inutile ripetere che l’ultimo Papa cattolico fu Pio XII e dopo di lui il diluvio? Potremmo qui rivedere un elenco di fatti posteriori alla sua morte nel 1958, fatti che già facevano vedere le cose in modo più chiaro, per il loro riflesso infernale, nel 1960. Allora la Sede vaticana era occupata da Giovanni 23, che già allora aveva indetto il Vaticano 2 e censurato Fatima.
Angelo Roncalli era conosciuto come «papa buono», ma modernista e filo massone e, per legarlo ai fatti precedenti della Chiesa, aborriva sentir parlare di qualsiasi crociata.
Il successore Montini, Paolo 6, è chi completò il Vaticano 2 di perdizione proclamando il diritto alla libertà di ogni menzogna. Nel tempo libero, ha mutilato la Santa Messa e regalato la Tiara, simbolo del triplice potere terreno di Cristo. A Istambul per amicarsi i musulmani, nella ex Basilica di Santa Sofia, ripreso dalle televisioni si è inginocchiato in quel tempio profanato da Maometto II, entrato a cavallo per trucidare l’Imperatore, il Patriarca, clero e popolo rifugiatisi nella presa sanguinosa di Costantinopoli, nel 1453, ponendo fine all’Impero Romano d’Oriente. L’atto di Paolo 6 seguiva la restituzione del trofeo di Lepanto ai turchi. Paolo 6 è quello andato a Medellin, in Colombia, lasciando là il clima per la lotta delle FARC e la teologia della liberazione, da vedere in seguito.


Poi è venuto Wojtyla, Giovanni Paolo 2º, quello del bacio al Corano, e che Il 5 maggio 2001 è andato a Damasco, in Siria, per venerare la tomba di San Giovanni Battista nella locale moschea, anche se per la cronaca la testa del Battista è custodita nella chiesa di San Silvestro a Roma. Nel gesto di Woytjla c’è implicito l’atto di apostasia per l’avvallo della religione di Maometto, contraria alla Divinità di Gesù Cristo. Viene così meno alla testimonianza della vera Fede, confermando i pagani nelle loro false dottrine. Ciò è solo un episodio di cui la riunione di Assisi del 1986, era il pantheon di tutte le religioni.
Nel 2006 era il turno di Benedetto 16 di visitare l’ex-basilica di Santa Sofia. Pur senza ripetere il clamoroso gesto di Paolo 6, si leva le scarpe e la croce pettorale, come “atto d’amicizia “al caro popolo turco”; come pellegrino in un luogo “santo” dell’Islam!
Per Bergoglio basta l’attualità del proposito scellerato di voler mediare l’accordo tra le FARC, organizzazione eversiva che ha 400 ostaggi ancora nelle loro mani, dei bambini-soldato da loro addestrati alla guerriglia, dei terreni disseminati di mine antipersona e di molti crimini irrisolti sul tappeto, questioni aliene ad ogni “dialogo”. Il “no” vinse per poco, altrimenti quelli amici di Castro e della lotta armata sarebbe un partito regolare da concorrere al potere del Paese. Eppure, lo stesso Bergoglio era sceso in campo a favore dell’intesa: «Prometto che, quando l’accordo verrà sancito dal referendum, io verrò in Colombia ad insegnare la pace». Il Rettore dell’Università La Gran Colombia, prima del referendum, aveva pubblicamente biasimato, con una «Lettera aperta a Sua Santità», la sua indicazione di voto rivolta in piena campagna referendaria a popolo a maggioranza cattolica. Ancor peggio – osservò – non solo disse cosa votare, ma giunse a bollare come pericolosi guerrafondai quanti non fossero d’accordo col compromesso rischiato dal presidente Santos, di sinistra, sulla controversa questione. Inoltre, come si sa quelli delle FARC sono per la teoria del genere. Adesso, basta dire che il Procuratore Generale della Colombia ha messo in guardia la Camera dei deputati: i territori abbandonati dalle FARC, sono stati subito rioccupati dai cosiddetti «dissidenti» delle FARC, dal sedicente Esercito di Liberazione Nazionale e dai narcotrafficanti.
Conclusione parziale. Dai fatti storici descritti si può capire il momento cruciale che viviamo nel contrasto abissale tra i Papi della Fede, della Giustizia e della Cristianità, con gli anticristi conciliari che vogliono la resa all’Islam o alla violenza comunista. Non vi è in questo altro mistero che quello dell’iniquitâ, anche per la passività indegna dei cristiani che si tengono anticristi come vicari di Cristo, Che questi siano tenuti come unici legittimi inviati del Signore è ritenere, non che Dio lo permetta, come ogni evento in Terra, esecrabile che sia è da Lui permesso, ma che sia autorizzarlo direttamente da Dio stesso! Cristo Signore ci preservi da simili turpi insidie.

NOSTRA SIGNORA DEL ROSARIO DI FATIMA ORA PRO NOBIS!

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