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lunedì 21 novembre 2011

La sciagurata figura del Cardinal Tisserant: dal Modernismo al Conciliabolo Vaticano II, passando per l'ignobile e diabolico Patto di Metz, benedetto dal cosiddetto Beato (conciliare) "Giovannone"...

Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “. Qui sotto notizie sul nefasto Cardinale Tisserant, uno dei numerosi personaggi "Conciliari" che hanno preso possesso indebitamente della Chiesa Cattolica. A seguire un articolo dell'Osservatore Romano (giornale modernista e conciliarista) che invece ne tesse le lodi.


Fonte- CrisinellaChiesa.com
Nel 1962, il Cardinale Eugène Tisserant (1884-1972) si incontrò segretamente con Nikodim (1929-1978), Patriarca della Chiesa Ortodossa russa, a Metz, in Francia, per invitarlo ad assistere al Vaticano II. Il Patriarca di Leningrado avrebbe partecipato al Concilio solamente a condizione che quest'ultimo non condannasse ufficialmente il comunismo. E infatti, nessun documento conciliare contiene una sola nota di riprovazione di questa ideologia atea e anticristiana. Questo accordo venne chiamato il «patto Vaticano-Mosca». Nikodim si recò a Roma nell'ultimo giorno del Concilio Vaticano II. «Tutti sapevano che Nikodim, membro notorio del KGB, aveva ottenuto quell'incarico su mandato del governo sovietico. Nessuna sorpresa dunque quando si apprende che anche il leader russo era presente a Nuova Delhi allo scopo di completare le pratiche per l'ammissione del suo patriarcato nel comunisteggiante Consiglio Mondiale delle Chiese» 33. Per contro, ai Cardinali Alojzije Stepinac (1898-1960), di Iugoslavia, e Jòszef Mindszenty (1892-1975), Primate d'Ungheria, fu impedito di assistere alle Sessioni del Vaticano II dai loro rispettivi dittatori comunisti. Il 1º ottobre 1962, Giovanni XXIII aprì formalmente il Vaticano II. «”Basta con le condanne”!, disse Papa Giovanni davanti alla prima Sessione conciliare; e il Segretariato per la promozione dell'unità dei cristiani guidato dal Cardinale Bea fece intendere che l'atteggiamento cattolico verso gli ex eretici - ora “fratelli separati” - non sarebbe più stato polemico, ma di genuino dialogo e cooperazione» 34. Giovanni XXIII invitò il Cardinale Giovanni Battista Montini (il futuro Paolo VI) a risiedere in Vaticano durante il Concilio. Egli fu l'unico Cardinale non residente a godere di questo privilegio. Fu anche uno dei pochi Cardinali cui venne concesso di visitare Giovanni XXIII durante la sua ultima malattia. Quest'ultimo, probabilmente, sapeva che sarebbe morto prima della fine del Concilio e che Montini avrebbe portato a termine la sua opera. Molti Cardinali erano al corrente del fatto che Roncalli lo voleva come suo successore.
cardinale eugene tisserant patriarca nikodim cardinale alojzije stepinac
Il Cardinale Tisserant Nikodim Il Cardinale Stepinac

Articolo dell'Osservatore Romano sulla sciagurata figura del Cardinale Tisserant:
La prima biografia del cardinale Eugène Tisserant (1884-1972), protagonista del Novecento cattolico e per un ventennio decano del Sacro Collegio
Di Paolo Vian:
 
Giovedì 17 novembre si è tenuta a Roma presso l’Institut français Centre Saint-Louis la conferenza «Le Cardinal Tisserant. Une figure française à Rome» alla quale parteciperà, tra gli altri, Étienne Fouilloux, autore della prima biografia del porporato dal titolo, Eugène, cardinal Tisserant (1884-1972). Une biographie (Paris, Desclée de Brouwer, 2011, pagine 717, euro 39). Pubblichiamo una recensione e, a lato, uno stralcio delle conclusioni del volume.
Col suo gusto della precisione e dell’accuratezza il cardinale Eugène Tisserant (1884-1972) non sopportava che il suo cognome venisse storpiato e che l’ultima lettera venisse trasformata in d, per evidente attrazione del nome comune del «tessitore» ma anche di quello proprio di un celebre astronomo francese della seconda metà dell’Ottocento, François Félix Tisserand, studioso di comete e crateri lunari, autore di un fortunato Traité de mécanique céleste in quattro volumi. «Il mio nome si scrive Tisserant», affermò perentoriamente il futuro cardinale ai genitori il 23 dicembre 1908: con una precisazione che poteva sembrare portare inutilmente vasi a Samo per i diretti destinatari, ma che in realtà già tradiva l’energica volontà di ribadire e difendere un’identità potenzialmente tradita. Perché in quell’alterazione del cognome era in qualche modo prefigurato il fraintendimento del quale la figura sarebbe rimasta vittima negli anni.
Per Paul I. Murphy e René Arlington, autori de La Popessa (1987), Tisserant è un rustico barbuto, irascibile e gaudente, che non esita a entrare nelle stanze di Pio XII in sua assenza, a mettere i piedi sul tavolo e a fumarvi il sigaro; un «enorme prelato» che incarna «l’espressione più grossolana della degradazione morale dei gerarchi della Chiesa» e che suor Pascalina Lehnert è perfino costretta a schiaffeggiare per fargli abbassare la cresta. Per altri, invece, Tisserant è un genio dell’intrigo, emulo di Machiavelli e di Mazzarino, un’«eminenza grigia», anzi un agente segreto implicato nei più oscuri complotti della Chiesa e degli Stati nel XX secolo. Il macchiettismo ributtante e caricaturale di questi fantasiosi stravolgimenti sembra esigere un’indagine di verità.
Chi è stato allora, veramente, questo ecclesiastico francese che nel corso del Novecento ha di certo occupato il ruolo di maggior rilievo nella Curia Romana? Per oltre sessant’anni, dal 1908 al 1971, Tisserant ha svolto, sotto sei Papi diversi, da Pio X a Paolo VI, funzioni essenziali: all’inizio come figura di primo piano nella «seconda modernizzazione» della Biblioteca Vaticana voluta da Pio XI; poi, dal 1936, come responsabile curiale delle Chiese cattoliche di rito orientale, in decenni difficili e decisivi che vedono nell’Europa orientale la vittoria del comunismo e nel Vicino Oriente la rinascita dell’islam nazionalistico sulle ceneri del colonialismo europeo.
Ma dal 1938 Tisserant presiede anche la Pontificia Commissione Biblica, «di cui questo antico alunno della Scuola domenicana di Gerusalemme fa uno strumento di liberazione per l’esegesi. Resistente al nazismo durante la Seconda guerra mondiale e al comunismo durante la “guerra fredda”, acquisisce una meritata reputazione di originalità in seno alla Curia. Nel 1946, assume la responsabilità pastorale della diocesi suburbicaria di Porto e Santa Rufina, che in vent’anni trasforma in un modello di vitalità religiosa ai confini di Roma. Decano del Sacro Collegio nel 1951, svolge un ruolo importante nelle due sedi vacanti, quella del 1958 e quella del 1963. Partecipa alle quattro sessioni del concilio Vaticano II, di cui dirige il Consiglio di presidenza, prima di essere pregato di accompagnare Paolo VI nei suoi viaggi attraverso il mondo».
Per conoscere la figura di un protagonista che attraversa tutto il Novecento cattolico, dal modernismo al Vaticano II, erano sinora disponibili gli atti di un convegno svoltosi all’Institut Catholique de Toulouse nel novembre 2002, tempestivamente pubblicati l’anno successivo. Nel 2009 Hervé Gaignard, col suo La vie spirituelle du cardinal Eugène Tisserant. Entre perfection et saintété (1908-1945), aveva poi aperto uno squarcio sulla vita interiore di quest’uomo efficiente, moderno e iperattivo sino alla frenesia, scoprendo i moventi intimi e profondi di tutto il suo impegno senza requie e risparmio (cfr. «L’Osservatore Romano», 31 luglio 2010, p. 5).

Étienne Fouilloux (1941), professore emerito di Storia contemporanea all’università Lumière-Lyon 2, ci offre ora una corposa biografia del cardinale, il primo tentativo del genere, che vede la luce nella collana «Pages d’histoire» diretta da Jean-Dominique Durand.
Storico di grandi affreschi, Fouilloux è uno specialista della storia religiosa moderna e contemporanea, francese e non, alla quale ha dedicato una vasta e articolata produzione. Si devono a Fouilloux, responsabile della versione francese della Storia del concilio Vaticano II diretta da Giuseppe Alberigo, due importanti volumi sui cattolici francesi del Novecento, fra crisi e liberazione, cioè dal 1937 al 1947 (1997), e dalla guerra d’Algeria al maggio 1968 (2008), accompagnati, nel 1998, da un’ampia indagine sul pensiero cattolico francese fra modernismo e Vaticano II.
Ma Fouilloux è anche autore di ricostruzioni dell’impegno ecumenico dei cattolici francesi fra XIX e XX secolo (1982), dell’avventura editoriale della collana «Sources chrétiennes» (1995), della vita del gesuita François Varillon (2007); e si è anche rivelato fine editore e annotatore di testi, come il Journal d’un théologien di Yves Congar, dal 1946 al 1956 (2001), e le Agende del nunzio Angelo Roncalli a Parigi, dal 1949 al 1953 (2004-2006). Ha studiato aspetti e momenti di figure salienti del pensiero religioso francese del Novecento, dal francescanista Paul Sabatier all’arcivescovo latino di Atene Louis Petit, dallo storico del sentimento religioso Henri Brémond al filosofo Gabriel Marcel.
Ma forse è nella raccolta di saggi Au coeur du XXe siècle religieux (1993) che Fouilloux ha manifestato la cifra più profonda della sua ricerca, costantemente attratta dal confronto faticoso e fecondo di tradizioni religiose e di mondi intellettuali diversi, dai sentieri dell’ecumenismo ai rapporti fra Chiese d’Oriente e Chiesa romana, sino all’incontro-scontro fra quest’ultima e la modernità.
Insomma, pochi storici come Fouilloux erano in grado di offrirci una biografia come questa, alla quale si è preparato — si direbbe — per una vita. Perché anche Tisserant è, eminentemente, un uomo all’incrocio di mondi diversi, fra Oriente e Occidente, ma anche fra tradizione e modernità, fra erudizione e impegno, fra appassionato sentimento nazionale e convinta appartenenza cattolica ed ecclesiale.
Divisa in tre parti (i: Une improbable carrière romaine, pp. 17-185; ii: Le cardinal français de Curie, pp. 187-515; III: De l’apogée au déclin, pp. 517-685), la biografia di Fouilloux padroneggia con perizia la vastissima messe delle fonti a disposizione. Da buon bibliotecario Tisserant ha infatti conservato con cura le lettere ricevute ma anche le copie in carta carbone di quelle spedite (dal 1907, modernamente, l’orientalista usa una macchina da scrivere, mentre molti suoi colleghi, Giovanni Mercati in primis, continuano ostinatamente a scrivere tutto a mano).
Ogni settimana, fra il 1908 e il 1925, Tisserant scrive ai genitori; dal 1919 al 1945, poi, espone meticolosamente la sua vita interiore al vescovo di Strasburgo Charles Ruch e in seguito al canonista parigino Samuel Hecquet, suoi probateurs nella «Société de saint François de Sales». Se non ha scritto costantemente un diario (con l’eccezione dell’inizio degli anni Venti), Tisserant ha sempre registrato in piccole agende i nomi delle persone incontrate, le attività svolte, le lettere ricevute e spedite.
L’attenzione alle corrispondenze, che sa distinguere (e di conseguenza distribuire) lettere pubbliche e private, è d’altra parte tipica dell’intelligenza dello storico Tisserant: «Amo la storia — scrive il 23 gennaio 1950 ad André Jullien de Pommerol, decano del Tribunale di Rota, allora suo confessore ed esecutore testamentario —, e la storia riceve dalle corrispondenze private una parte della sua migliore documentazione».
Fouilloux sa mettere a frutto la consultazione di questa straordinaria mole documentaria (circa 200.000 documenti, per 18.000 corrispondenti), raccolta e messa a disposizione dall’Association Les Amis du Cardinal Tisserant, animata dalla pronipote del cardinale, Paule Hennequin; e vi ha aggiunto altri documenti da archivi francesi, italiani e vaticani. Ma i documenti non schiacciano la ricostruzione che, forte delle precedenti ricerche dell’autore, sa essere di ampio respiro e di vasti scenari; così le note sono sobrie e asciutte e non ingombrano un testo che si legge con passione dall’inizio alla fine, alla scoperta di un uomo, delle sue doti fuori del comune, della sua metodica tenacia, della sua intelligenza, talvolta della sua ingenuità, sempre della sua fedeltà. Perché si potrà forse migliorare qua e là, su aspetti particolari, il grande affresco; ma il lavoro nel suo insieme si rivela utile e prezioso. E il lettore alla fine si accorge di aver ripercorso, seguendo la biografia di un cardinale francese di Curia, buona parte della storia, delle passioni, delle speranze, delle difficoltà e dei successi, del cattolicesimo contemporaneo prima del Vaticano II.
L’Osservatore Romano online, 18 novembre 2011
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Ecco l'infame accordo tra modernisti e comunisti fatto da Tisserant su ordine del modernista Giovanni XIII..
Mons. Roche (foto a fianco), segretario del cardinale Tisserant, lo conferma esplicitamente in una lettera al direttore della rivista Itineraires: «Tutti sanno che questo accordo fu negoziato tra il Cremino e il Vaticano al più alto vertice. Mons. Nikodim e il card. Tisserant non furono che i portavoce, l'uno del capo del Cremino, l'altro del Sommo Pontefice allora regnante. Ma io vi posso assicurare, Signor Direttore, che la decisione d'invitare gli osservatori russi ortodossi al Concilio Vaticano II è stata presa personalmente da S. S. Giovanni XXIII, con l'aperto incoraggiamento del card. Montini, che fu il consigliere del Patriarca di Venezia al tempo in cui egli era arcivescovo di Milano. Il card. Tisserant ha ricevuto ordini formali, tanto per negoziare l'accordo quanto per sorvegliarne durante il Concilio l'esatta esecuzione. Perciò ogni volta che un Vescovo voleva affrontare la questione del comunismo, il cardinale, dal tavolo del consiglio di presidenza, interveniva per ricordare la consegna del silenzio voluta dal Papa» (12). Vedi Itineiraires n. 70, febbraio 1963; n. 72 aprile 1963; n. 84 giugno 1964; n. 280 febbraio 1984; n. 285 luglio 1984.
Come parlare di libertà della Chiesa da ogni ostacolo quando poi la si sottomette al "veto" di Mosca?
«L'impegno preso e mantenuto dalla Santa Sede è stato la rinunzia alla missione della Chiesa, un tradimento a Dio, alla Storia, all'Occidente, alla Chiesa stessa e all'umanità, questa pagina nera della storia della Chiesa resterà, come giustamente scrive il Madiran, "la vergogna della Santa Sede nel secolo XX"».
Altra documentazione sul famoiso infame "Patto di Metz":
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Le Chiese massonizzate dal “papa buono” e compagni di merenda...

http://img135.imageshack.us/img135/898/oessg10gmsercardeugnetihe5.jpg ...Ebbene, nell'archivio del Card. Tisserant, c'erano anche questi "documenti'', cioè i "rapporti segreti'' che l'arcivescovo di Riga fece pervenire a Pio XII, tramite il colonnello dei "Servizi segreti" francesi, il colonnello Arnauld. E cioè che Montini teneva, all'insaputa del Papa, rapporti diretti con emissari dell'Unione Sovietica e degli Stati satelliti. Il dossier ad hoc è costituito, soprattutto, da "lettere" di Montini che segnalavano al K.G.B. - la polizia sovietica - anche nomi e movimenti di sacerdoti - specie "gesuiti" - che esercitavano clandestinamente il ministero sacerdotale tra la gente dei paesi comunisti, oppresse e perseguitate '.
Pio XII non si sapeva spiegare la causa di quel terribile dramma che non poteva, al certo, avvenire se non per una qualche "spia" nascosta in Vaticano. Pio XII, allora, fece indagare da poliziotti segreti, travestiti da Monsignori, e così fu sorpreso, in atto di fotocopiare "documenti segreti" il gesuita Alighiero Tondi, uno della cerchia di mons. Montini, anzi il Suo consigliere speciale. Interrogato, fu identificato come un agente del KGB, istruito a Mosca, e che ora dal Vaticano comunicava al suo Capo, in URSS, i "documenti" che fotocopiava negli archivi del Vaticano.
Dall'accurata inchiesta risultò che era lui a passare ai suoi superiori sovietici anche la lista dei Vescovi e dei sacerdoti clandestini colà inviati da Pio XII, e gli "ordinati sacerdoti" da loro in clandestinità, i quali, per questa delazione, erano stati arrestati e poi uccisi o erano morti nei lager sovietici!
E un fatto, questo, di gravità estrema, forse unica! Certo un agire da assassini! Pio XII, dopo quelle "rivelazioni", ebbe un collasso e fu costretto a letto per molti giorni. Tuttavia, dispose subito per una immediata espulsione di Montini dall'ufficio che aveva equiparato a "Segretario di Stato", una carica che Pio XII aveva lasciato vacante, nel 1944, dopo la morte del cardinale Maglione.

Ma appena ristabilito. Pio XII prese la decisione di occuparsi Lui stesso degli Affari Esteri del Vaticano.
Un altro esempio: la sottrazione fraudolenta che Paolo VI fece di una "Petizione" di ben 450 Padri conciliari che chiedevano dal Concilio (settembre 1965) la condanna aperta del comunismo.
Paolo VI, infatti, non voleva che il Concilio condannasse il comunismo, LUI che aveva ‘‘tradito’’ Pio XII proprio trattando segretamente col Cremlino già da quando era "Sostituto" della Segretaria di Stato!
Ed ecco, qui. la "prova" di quel "tradimento": l'Accordo Montini-Stalin.
Nel 1962, il cardinale Tisserant s'era incontrato, a Metz, in Francia, con mons. Nikodim, incaricato degli Affari Esteri della Chiesa Russa. I motivo era di permettere la presenza di "Osservatori ortodossi" al Vaticano II. A quell'incontro, c'era presente anche il Vescovo di Metz. Mons. Schmitt. L'accordo fu trasmesso su tutta la stampa, sia cattolica che comunista. "France Nouvelle", per esempio, settimanale del Par­tito comunista francese, il 1962, a pagina 15, scriveva:
«La Chiesa cattolica (...) si è impegna­ta, nel dialogo con la Chiesa ortodossa russa, a che nel Concilio non ci siano attacchi diretti contro il regime comu­nista».
Anche "La Lorrain" del 9 febbraio 1963 pubblicava il resoconto della Conferenza-stampa del vescovo mons. Schmitt; resoconto ripreso anche da "La Croix" del 15 febbraio 1963, a pagina 5:
«E a Metz che il cardinal Tisserant ha incontrato mons. Nikodim (...) e colà è stato concordato il messaggio che mons. Willebrands ha accettato (...) a patto che siano date delle garanzie per ciò che concerne l'atteggiamento poli­tico del Concilio».

Quell’atteggiamento "politico", mons. Nikodim lo aveva già spiegato in una sua "dichiarazione", resa nel 1961, a Nuova Delhi, al "Consiglio Ecumenico e delle Chiese". Aveva detto:
«Il Vaticano è spesso aggressivo, sul piano politico, verso l'URSS. Noi che siamo cristiani, credenti, ortodossi rus­si, siamo anche cittadini leali del no­stro paese e amiamo ardentemente la nostra patria. Perciò, tutto ciò che è diretto contro il nostro paese, non è at­to a migliorare le nostre reciproche re­lazioni».
Chiaro che, dietro la copertura del lealismo patriottico, c'era la volontà di imporre un divieto formale di non condannare il comu­nismo bolscevico, artatamente identificato con la nazione russa.
Ora, il Vaticano di Paolo VI sapeva che il Patriarcato di Mosca era asservito al regime comunista e che mons. Nikodim era un uomo del KGB, benché nella gerarchia ortodossa russa. Ciononostante, Paolo VI fece concludere l'accordo Vaticano-Mosca, garantendo a Mosca (Pa­triarcato e Governo!) che, nel Concilio,"non si creeranno occasioni di polemiche circa il comunismo".
E Paolo VI, infatti, rispettò l'impegno per tutto il Concilio, come lo si può constatare nel famoso libro "Il Reno si getta nel Tevere".
Logicamente, non condannando il comunismo nel Concìlio, era conseguente che, anche dopo il Concilio, non lo si condannasse più! Cosa inaudita, però, nella storia della Chiesa! Un Concilio che si volle "pastorale", cioè un Concilio per curare e salvare le anime, ma che non volle condannare il comunismo, che pure fu ed è il male più grande di questo nostro tempo, il più dissolvente della persona umana!

Ma questa "non condanna" fu I "effetto di quel vergognoso nego­ziato: "L'accordo Roma-Mosca"!
Il direttore di "Itinéraires", Jean Madiran, per quella occasione -scrisse una lettera al card. Tisserant, in cui dice:
«(...) ho sempre avuto l'impressione che fosse un "fourbe"»...
e si ebbe una risposta da mons. Roche in difesa del card. Tisserany di cui fu intimo collaboratore. Scrive:
«(...) Voi commentate non senza ragione questo accordo (Roma-Mosca) che data, voi dite, dal 1962. In questo modo, mo­strate di ignorare un accordo prece­dente che si colloca durante l'ultima guer­ra mondiale, nel 1942, per essere più pre­cisi, e del quale furono protagonisti Mons. Montini e lo stesso Stalin. Que­st'accordo del 1942 mi sembra di consi­derevole importanza». Ma voglio, per ora, seguirvi unicamente nel vostro com­mento all'accordo del 1962. Tutti sanno (?!)che questo accordo fu negoziato tra il Cremlino e il Vaticano al più alto vertice. Mons. Nikodine e il card. Tisserant non furono che i portavoce: l'uno, del capo del Cremlino, l'altro, del Sommo Pontefice allora gloriosamente regnante (...). lo vi posso assicurare. Signor Direttore, che la decisione d'invitare gli "Osservatori" russi ortodossi al Concilio Vaticano II è stata presa, personalmente, da S. S. Gio­vanni XXIII, con l’aperto incoraggia­mento del card. Montini, che fu il consi­gliere del Patriarca di Venezia al tempo in cui egli era arcivescovo di Milano. Di più: era il card. Montini che dirigeva segretamente la politica della Segrete­ria di Stato durante la prima sessione del Concilio, dal posto clandestino che il Papa gli aveva procurato nella famosa Torre San Giovanni, nella cinta stessa della Città del Vaticano. Il card. Tisserant ha ricevuto ordini for­mali, tanto per negoziare l'accordo quanto per sorvegliarne (= imporre), durante il Concilio, l'esatta esecuzione. Perciò, ogni volta che un Vescovo voleva affrontare la questione del comunismo, il cardinale, dal tavolo del Consiglio di Presidenza, interveniva per ricordare (= imporre) la consegna del silenzio, voluto dal Papa (i. e., più esatto, dall'eminenza grigia, Mons. Montini!)»!
Inutile dire che mons. Roche era un buon conoscitore dei fatti. Basti leggere il suo libro: "Pie XII devant l'Histoire" (ed. du Jour). Egli sapeva bene che mons. Montini, da Sostituto alla Segreteria di Stato di Pio XII, manovrava già a sinistra, ma all'insaputa e in netta anti­tesi con il pensiero e le direttive di Pio XII. Lo "tradiva", cioè, tenendo segreti contatti con i sovietici, fin che venne scoperto dai "Servizi Segreti" di Svezia e di Francia, e per questo allontanato definitivamen­te dalla Segreteria di Stato!
È utile anche conoscere che Pio XII venne a sapere che il suo Sostituto (Montini) gli aveva nascosto anche tutti i dispacci relativi allo scisma dei Vescovi cinesi!
Allontanato dal Vaticano, inviato trasversalmente a Milano", alla morte di Pio XII, con la sua "cerchia", manovrò con abilità per l’elezione di Papa Giovanni XXIII (Papa di "transizione"!), che poi Lui continuò a "illuminare" per determinare il corso del nuovo pontifi­cato che doveva rompere con la Tradizione e particolarmente con gli ultimi Pontificati di: Pio IX, Pio X, Pio XI, Pio XII. Divenuto Papa, infatti. Paolo VI impose a tutta la Chiesa una rottura con i secoli precedenti, una rottura da Lui vagheggiata e poi perseguita con capar­bia decisione!
Anche i nemici della Chiesa avevano riconosciuto questa virala a sinistra della Chiesa. Lo stesso Togliatti, nel suo "Memoriale" ha scritto:
«... nel mondo cattolico organizzato e nelle masse cattoliche vi è stato uno spostamento a sinistra, al tempo di Giovanni XXIIl».
Tuttora la Chiesa, sulla scìa della disobbedienza di Montini al precedente Magistero, pretende ancora di poter riconciliare gli inconciliabili, anche nel campo sociale, coniugando il Cristianesimo col Comunismo, (id est: apertura a sinistra), nonostante che tale apertura sia totalmente opposta ai principi della retta ragione e della Rivelazione, e come se non valesse più la condanna del comunismo dei Papi precedenti, quali: Pio IX (che "già fin dal 1846... pronunciò solenne condanna" contro il comunismo) e i suoi successori: Pio XI, Benedet­to XV e Pio XII, che sottoscrissero, tutti, quella condanna!
Ma oggi i "nuovi preti" di stampo montiniano, "aggiornati" al Suo "dialogo" col mondo, comunista e ateo, stanno predicando, in luogo del Vangelo di Cristo, "il nuovo presunto Vangelo che il comunismo bolscevico ed ateo annuncia all'umanità, quasi mes­saggio salutare e redentore"18, e che, in luogo della speranza sopran­naturale, cristiana, annunciano le "fallaci promesse" di un "Paradiso. che vuol essere di questa terra" ....

CULTURA CATTOLICA: presentato il libro di Jean Madiran sull’accordo di Metz

http://www.il-borghese.it/Images/IlibriBorghese/Madiran.jpgÈ stato uno degli episodi meno gloriosi nella storia recente della Chiesa Cattolica. Dell’accordo di Metz si seppe troppo tardi e rimangono ancora molte incognite da chiarire. Avvenne tutto il 13 agosto 1962. Mancavano due mesi all’inaugurazione del Concilio Vaticano II, quando nella città francese venne stipulato un accordo tra il cardinale Tisserant e l’arcivescovo ortodosso monsignor Nicodemo. Quest’ultimo si scoprì poi essere una spia al soldo dei sovietici. L’accordo, infatti, prevedeva la concessione da parte del Cremlino di inviare al Concilio alcuni esponenti della Chiesa ortodossa russa in cambio del silenzio totale sul comunismo.
La mancata condanna del marxismo e dei crimini dei regimi ad esso legati ha avuto serie e perniciose conseguenze sia sulla storia del mondo che sulla storia della Chiesa, contribuendo a ritardare la fine della Guerra Fredda e, delegittimando l’autorità del cattolicesimo, ha difatti precluso la possibilità di condanna di qualunque aberrazione della modernità negli anni a venire.

L’accordo di Metz venne svelato per la prima volta soltanto sei mesi dopo la sua stipula, grazie alle inchieste della rivista “Itinéraires”, diretta da Jean Madiran. Quasi cinquant’anni dopo il giornalista francese è tornato sull’argomento, pubblicando il saggio storico “L’accordo di Metz” tra Cremlino e Vaticano (Pagine, 2011), recentemente tradotto in italiano da Milena Riolo, con una prefazione e una postfazione del prof. Roberto de Mattei nella collana “I libri del Borghese”. Per iniziativa della casa editrice e della Fondazione Lepanto il volume è stato presentato al pubblico a Roma, a Palazzo Ferrajoli, lo scorso 20 settembre, alla presenza dell’autore, dell’editore di Pagine, Luciano Lucarini, del giornalista, scrittore e parlamentare, Gennaro Malgieri, e del prof. de Mattei.

Malgieri ha indicato Madiran come «uno dei maestri della mia generazione» e come un autore controcorrente, punto di riferimento del cattolicesimo tradizionale. L’accordo di Metz, secondo Malgieri, permise alla cultura comunista di «penetrare dentro le mura vaticane, condizionando la Chiesa tutta» e recando «conseguenze gravi anche nella società civile» con il secolarismo di massa di cui oggigiorno patiamo le conseguenze al massimo grado. Quell’accordo «spacciava una moneta falsa: l’idea che il comunismo potesse essere addomesticato». Le gerarchie ecclesiastiche degli anni conciliari commisero quindi l’errore di compromettersi con il nemico, invece di mettere i fedeli in guardia, come invece osò coraggiosamente un grande dissidente come Aleksandr Solgenitsyn. I Padri conciliari si illusero, attraverso l’accordo di Metz, «di addolcire le persecuzioni anticristiane che avvenivano oltrecortina, con il risultato che queste si inasprirono», ha osservato Malgieri.

Come fu possibile che nella Chiesa di Roma in così tanti ignorarono il pericolo che arrivava dall’imperialismo comunista? Secondo il prof. de Mattei le cause sono molte e complesse ed affondano le radici nella teologia modernista condannata da san Pio X molti anni prima. La ostpolitik vaticana di quegli anni «incoraggiava la docilità nei confronti di tutte le manifestazioni del mondo moderno, di cui – ha osservato de Mattei – il comunismo rappresentava la massima espressione». In quegli anni qualcuno auspicava addirittura una sorta di «fine dell’era costantiniana» in cui la Chiesa, «invece di avanzare nella sua evangelizzazione, come era avvenuto dalla conversione di Costantino in poi, cedeva il passo alla mentalità del mondo, diventandone subalterna». Alla fine però il Concilio peccò di scarsa lungimiranza in quanto, nell’ambizione di cogliere – in particolare nella Gaudium et Spes – lo «spirito dei tempi», «non seppe intuire la crisi della modernità che di lì a pochi anni diede vita al ‘68».

Tra le tante conseguenze dottrinali che la Chiesa ha subito a seguito del Concilio c’è (come ricordato dallo stesso Jean Madiran nell’altro suo libro tradotto in italiano, L’eresia del XX secolo) la «eresia da omissione», ovvero il tacere sulle principali verità della fede. Come ricordato da de Mattei, ad esempio, «in Francia è stata eliminata la parola consustanziale e in molti Paesi i catechismi sono talmente privi di ogni profondo contenuto teologico che le famiglie devono iniziare da sole il loro percorso di fede».

A conclusione dell’incontro Jean Madiran ha ricordato che l’accordo di Metz è stato scoperto tardi per una precisa volontà di nasconderlo da parte dei media e dei poteri forti, mentre, in compenso «la stampa dei regimi comunisti diede ampio spazio all’evento». Tornare a parlare sull’accordo di Metz e fare ulteriore luce su questa pagina oscura della storia della Chiesa è qualcosa di assai opportuno, tanto più che «a chi crede che il comunismo non esiste più, va ricordato che per colpa di quell’accordo la Chiesa ha costretto se stessa a non condannare più nessuna aberrazione e oggi rischiamo di assistere alla fine del suo stesso Magistero», ha concluso Madiran. 


Capitolo 6
       Verso il 1948, Papa Pio XII, su richiesta del fedele ed ortodosso Cardinale Ruffini, iniziò a considerare l'idea di convocare un Concilio generale e passò anche alcuni anni a compiere i preparativi necessari. Vi sono prove che alcuni elementi progressisti a Roma riuscirono a dissuadere Pio XII dal portare a realizzazione tale concilio, dato che sarebbe stato sicuramente conforme alla Humani Generis ed alle sue condanne verso gli errori modernisti. Come questa grandiosa enciclica del 1950, quel nuovo concilio avrebbe combattuto “le false opinioni che minacciano di sottominare le fondamenta della dottrina Cattolica”.1
       Allo stesso tempo, gli “errori della Russia” ai quali si riferiva la Madonna di Fatima, si stavano diffondendo all'interno della Chiesa stessa. Vari ordini religiosi Cattolici erano già stati infiltrati. Per esempio, il cosiddetto movimento del “Preti Operai” era così chiaramente infiltrato dai Comunisti, che Pio XII ne ordinò la chiusura negli anni '50.
       Tragicamente, Pio XII si convinse di essere troppo vecchio per sostenere sulle proprie spalle il peso di un Concilio che affrontasse a viso aperto i ranghi sempre più numerosi dei nemici della Chiesa, e si rassegnò all'idea che “questo sarà compito del mio successore”.2 Papa Pio XII morì il 9 ottobre 1958.
       Ci stiamo avvicinando sempre di più all'anno fondamentale che ben conosciamo. Siamo nel 1958, due anni prima del 1960 — anno in cui il Terzo Segreto deve essere rivelato secondo i desideri della Vergine di Fatima, come ha testimoniato Suor Lucia. Durante il Pontificato di Pio XII, il Sant'Uffizio, tramite l'abile direzione del Cardinale Ottaviani, ha mantenuto intatta la fede Cattolica, tenendo a freno i cavalli selvaggi del modernismo. Molti degli odierni teologi modernisti raccontano con sdegno come essi ed i loro amici fossero “messi a tacere” durante questo periodo.
       Ma neanche il Cardinale Ottaviani poteva evitare quello che stava per accadere nel 1958. Un nuovo tipo di Papa che “i progressisti credevano sarebbe stato dalla loro parte”3 sarebbe asceso al Trono Pontificio e avrebbe costretto un riluttante Ottaviani a rimuovere il cancello, ad aprire il recinto e a raggiungere il branco. Ma un tale stato di cose era stato già previsto. Alla notizia della morte di Papa Pio XII, il vecchio Don Lambert Beauduin, amico di Roncalli (futuro Papa Giovanni XXIII) confidò a Padre Bouyer: “Se eleggono Roncalli, tutto si risolverà; egli sarebbe capace di indire un concilio e di consacrare l'ecumenismo”.4
       A questo punto del libro, deve venire evidenziato, a beneficio specialmente del lettore non Cattolico, che i cambiamenti avvenuti nell'orientamento basilare della Chiesa di cui stiamo discutendo, sono assolutamente senza precedenti e rappresentano forse la peggiore crisi nella Sua storia. Uno studio attento di ciò che segue chiarirà i motivi per cui il Messaggio di Fatima, con la sue richieste di consacrazione e conversione della Russia in quanto portatori di una pace mondiale, siano diventati inaccettabili agli occhi degli ecclesiastici liberalizzati e politicamente corretti di quest'epoca degli ultimi 50 anni. Questi cambiamenti senza precedenti nella Chiesa Cattolica non sono una benedizione, bensì piuttosto un grave danno per i non Cattolici, dal momento che il risultato di questo “adeguamento” della Chiesa non comporta soltanto gli scandali clericali cui stiamo assistendo, ma anche il fallimento dell'elemento umano della Chiesa nel compiere un'azione — la solenne consacrazione della Russia — che porterebbe grandi benefici all'umanità intera. 

Viene indetto un Concilio mentre il Messaggio di Fatima subisce un attacco 
       Così avvenne quel che Dom Lambert aveva previsto. Roncalli fu eletto e, in veste di Papa Giovanni XXIII, indisse un Concilio e consacrò l'ecumenismo. La “rivoluzione in Tiara e piviale” prevista dall'Alta Vendita stava dunque compiendosi.
       Ed uno dei primi atti della rivoluzione fu quello di abbandonare il Terzo Segreto di Fatima. Contrariamente alle aspettative del mondo intero, l'8 febbraio 1960 (dopo un solo anno dall'annuncio dell'indizione del Concilio) il Vaticano rilasciò il seguente, laconico comunicato attraverso l'agenzia stampa A.N.I.:
       Città del Vaticano, 8 febbraio 1960 (A.N.I.) — E' probabile che il “Segreto di Fatima” non verrà mai pubblicato. In alti ambienti del Vaticano, assai attendibili, è stato appena dichiarato alla rappresentativa della UPI (United Press International), che è assai probabile che la lettera su cui Suor Lucia ha scritto le parole che la Vergine Maria indirizzo ai tre pastorelli, alla Cova da Iria, non verrà mai aperta … è quindi molto probabile che il “Segreto di Fatima” rimarrà per sempre sotto sigillo.
       E nello stesso comunicato troviamo il primo attacco diretto da parte di fonti del Vaticano sulla credibilità del Messaggio di Fatima nella sua interezza:
       Anche se la Chiesa riconosce le apparizioni di Fatima, Essa non si impegna a garantire la veridicità delle parole che i tre pastorelli affermano di aver udito dalla Madonna.
       Che affermano di avere udito? Quali dubbi potranno mai esserci sulla veridicità della testimonianza, dopo il Miracolo del Sole? Si può forse dubitare che essi abbiano ricevuto un autentica profezia dal Cielo quando tutte le previsioni contenute nel Messaggio di sono avverate — dall'imminente fine della Prima Guerra Mondiale, al diffondersi degli errori della Russia, dalla Seconda Guerra Mondiale alla elezione di Papa Pio XI?
       Qui vediamo all'opera il primo attacco al Messaggio di Fatima proveniente dall'interno dell'apparato Vaticano, dal momento che è proprio dal 1960 che il Vaticano inizia ad inseguire un nuovo orientamento della Chiesa che si concluderà (come vedremo presto) con il Concilio Vaticano Secondo. Analizziamo queste considerazioni riguardo al comunicato dell'8 febbraio 1960:
  • Il comunicato dubita pubblicamente la veracità di Lucia, Giacinta e Francesco.
  • Dal 1960 in poi, Suor Lucia è ridotta al silenzio per ordine dell'apparato Vaticano5, affinché ella non possa difendersi dall'implicita accusa che la sua testimonianza sia inattendibile.
  • I documenti presenti negli archivi ufficiali di Fatima, che Padre Alonso curerà tra il 1965 ed il 1976 (più di 5.000 documenti contenuti in 24 volumi) saranno interdetti alla stampa, anche se questi documenti confermano che le profezie di Fatima delle prime due parti del Segreto (l'elezione di Papa Pio XI, l'inizio della Seconda Guerra Mondiale, il diffondersi del Comunismo nel mondo, ecc.) erano state rivelate privatamente da Suor Lucia molto tempo prima del loro compimento, e che la sua testimonianza era sicuramente accurata ed attendibile.
       Il crimine è cominciato. Ed ora il movente di questo crimine — il desiderio di cambiare l'orientamento della Chiesa per portarla via dalle certezze del Messaggio di Fatima verso un “illuminato” adeguamento della Chiesa al mondo — si sarebbe ancor più rafforzato con l'inizio dei lavori del Concilio Vaticano Secondo l'11 ottobre 1962. Ricordiamo le parole di Suor Lucia, che ci disse che la Madonna desiderava che il Terzo Segreto fosse rivelato nel 1960 perché sarebbe “stato più chiaro (mais claro) per allora”. Adesso sarebbe diventato ancora più chiaro.
Gli “errori della Russia”  si insinuano nella Chiesa
       Poco prima dell'inizio dei lavori del Concilio, vi fu un altro tradimento del Messaggio di Fatima, un segno delle tante cose senza precedenti che sarebbero avvenute di li a poco. Nella primavera del 1962 a Metz in Francia, il Cardinale Eugene Tisserant si incontrò col Metropolita Nikodim della Chiesa Russo Ortodossa — un ufficiale del KGB, com'erano tanti altri prelati Ortodossi. A questo incontro, Tisserant e Nikodim negoziarono quello che sarebbe stato conosciuto come il Patto di Metz, o più popolarmente, l'Accordo Vaticano-Mosca.6 L'esistenza di questo Accordo Vaticano-Mosca è un fatto storico irrefutabile, attestato in tutti i suoi dettagli da Mons. Roche, segretario personale del Cardinale Tisserant.
       L'accordo era, in sostanza, il seguente: Papa Giovanni, secondo un suo sentito desiderio, sarebbe stato “accontentato” con la presenza di due osservatori Russo Ortodossi al Concilio. In cambio, la Chiesa Cattolica si impegnava a fare in modo che il Concilio Vaticano Secondo non condannasse il Comunismo sovietico o la Russia sovietica. In pratica, il Concilio avrebbe compromesso la libertà morale della Chiesa Cattolica, facendo finta che la forma più sistematica e materiale del “male” che sia mai apparsa nella storia dell'uomo, in realtà non esisteva — anche se nel preciso momento in cui il Concilio apriva i suoi lavori, i Sovietici erano ben lungi dallo smettere di perseguitare, imprigionare ed uccidere milioni di Cattolici.
       Il Concilio non parlò affatto di comunismo, avendo barattato la propria libertà con un accordo con i Comunisti. Per questo fallimento, il Concilio si allontanò definitivamente dagli insegnamenti dei Papi Leone XIII, Beato Pio Nono, San Pio X ed anche di Papa Pio XI, che aveva ricordato alla Chiesa che non ci si può frenare dal condannare questo male così incomparabile. Come disse nella Divini Redemptoris,
       Questo pericolo così imminente, venerabili fratelli, come avete già supposto è il comunismo ateo e Bolscevico il quale mira ad intaccare l'ordine sociale ed a sottominare alle fondamenta la civiltà Cristiana. Dinanzi ad una simile minaccia, la Chiesa Cattolica non può e non deve rimanere in silenzio. Questa Sede Apostolica tra tutte non ha mai cessato di ergere la propria voce perché sa che la propria e speciale missione è di difendere la verità, la giustizia e tutti quei valori eterni che il Comunismo invece ignora o cerca di distruggere.7

       Ma il Concilio non avrebbe detto una parola sul comunismo Sovietico. Avrebbe invece iniziato un “dialogo” con le stesse forze che una volta venivano combattute dalla Chiesa.
       Perché tutto questo? Non fu certo una “coincidenza” che il silenzio del Concilio sul Comunismo si sia sincronizzato alla perfezione con l'infiltrazione comunista nella Chiesa Cattolica; infiltrazione che, come abbiamo mostrato nel precedente capitolo, era stata rivelata proprio poco prima del Vaticano II da testimoni chiave, con nessun motivo per mentire (Dodd, Hyde, Golitsyn, Mitrokhin ed altri). Anche senza queste testimonianze, il nostro senso comune ci avrebbe dovuto avvertire che le forze comuniste all'opera (insieme alle logge Massoniche) avrebbero inevitabilmente cercato di distruggere la Chiesa Cattolica dal suo interno. Satana è abbastanza intelligente per sapere che la Chiesa Cattolica è l'unica fortezza che egli deve distruggere per poter conquistare il mondo intero, e portarlo nel suo regno oscuro.
       Questa era la situazione nella Chiesa nel momento in cui il Concilio Vaticano Secondo si auto imponeva, erroneamente, di tacere sugli errori del comunismo e sulle sue malvagità. E per quanto riguarda il trattato Vaticano-Mosca, è inutile ricordare che la Consacrazione della Russia Sovietica al Cuore Immacolato da parte dei Padri del Concilio, per portare la Russia alla conversione, è ormai un argomento assolutamente fuori discussione. Questo spostamento repentino verso il nuovo orientamento della Chiesa, che il Concilio avrebbe accelerato in modo ancora più drammatico, era già in conflitto col Messaggio di Fatima.
       Quindi, fin dall'incontro di Metz, che segna l'espansione dell'Ostpolitik, la politica del Segretario di Stato Vaticano si caratterizza per la cessazione di qualsiasi condanna ed opposizione ai regimi Comunisti da parte della Chiesa, in favore di un “dialogo” e di una “diplomazia silenziosa” — una politica che in questi giorni ha reso silente il Vaticano persino nei riguardi delle tremende persecuzioni della Chiesa nella Cina Comunista.
       Così, il 12 ottobre 1962, due sacerdoti rappresentanti della Chiesa Ortodossa sbarcarono all'aeroporto di Fiumicino e parteciparono al Concilio Vaticano Secondo. Il Concilio iniziò con il controllo di questi osservatori Ortodossi, i quali fecero in modo che l'Accordo Vaticano-Mosca fosse rispettato. L'intervento scritto contro il Comunismo da parte di 450 Padri del Concilio si “perse” misteriosamente dopo essere stato consegnato alla Segreteria del Concilio, e quei Padri del Concilio che insistevano nel denunciare il Comunismo, furono gentilmente invitati a sedersi e a tacere.8
       I capi della Chiesa avevano abbassato da soli il ponte levatoio ai Comunisti, ed allo stesso tempo i Comunisti ed i Massoni stavano tentando di distruggerla dal suo interno (ricordiamoci le previsioni di Bella Dodd):
  • Incoraggiare la “promozione di una pseudo-religione: qualcosa che sembri il Cattolicesimo, ma che non lo è affatto”.
  • Etichettare “la ‘Chiesa del passato’ come opprimente, autoritaria, piena di pregiudizi, arrogante per la pretesa di essere l'unica depositaria della verità e l'unica responsabile per le divisioni delle realtà religiose attraverso i secoli”.
  • Costringere i capi della Chiesa ad “‘aprirsi al mondo’ e ad un comportamento più flessibile verso tutte le religioni e le filosofie”.
       Ed infine, come predisse Dodd, “I Comunisti avrebbero usato quest'apertura per poter sottominare la Chiesa”.
       Questo grandioso tentativo di sovversione avrebbe implicato, per prima cosa, l'affermazione di una “teologia” modernista ad un concilio ecumenico — proprio come avevano anticipato il Canonico Roca e gli altri illuminati Massonici.
Il trionfo neo-modernista al Concilio Vaticano II
       Il 13 ottobre 1962, il giorno successivo all'arrivo dei due osservatori Comunisti presso il Concilio, e nell'esatto anniversario del Miracolo del Sole a Fatima, la storia della Chiesa e del mondo mutò radicalmente per colpa di un avvenimento apparentemente insignificante. Il Cardinale Lienart, della Francia, in quello che è diventato un incidente piuttosto famoso, prese il microfono e chiese che la lista dei candidati proposti dalla Curia Romana per presiedere le commissioni del Concilio venisse azzerata, e che ne venisse compilata una nuova. La richiesta fu accettata e la composizione delle commissioni fu ritardata. Quando si tenne, finalmente, l'elezione, i progressisti furono eletti a maggioranza, o quasi, in tutte le commissioni conciliari — molti di questi candidati figuravano proprio tra le fila di quegli “innovatori” che erano stati condannati da Papa Pio XII. Gli schemi preparatori, che erano stati compilati in maniera tradizionale per il Concilio, furono rigettati ed il Vaticano II cominciò, letteralmente, senza una vera e propria agenda dei lavori, lasciando la strada aperta ai nuovi documenti scritti dai progressisti.
       E' ben noto e superbamente commentato9 che una claque di periti e di Vescovi progressisti procedette a pilotare il Concilio Vaticano II con lo scopo di rifondare la Chiesa a loro immagine, attraverso l'instaurazione di una “nuova teologia”. Sia i critici che i sostenitori del Vaticano II concordano su questo punto. Nel libro Il Vaticano II rivisto, il Vescovo Aloysius J. Wycislo (strenuo avvocato difensore della rivoluzione attuata dal Concilio Vaticano II) dichiara, con malcelato entusiasmo, che “i teologi e gli studiosi biblici che erano rimasti nascosti ‘nell'ombra’, risorsero come periti (ovvero teologi esperti che consigliano i vescovi al Concilio), ed i loro libri ed i loro commentari post Conciliari divennero una lettura popolare”.10
       Egli aggiunge che “l'enciclica di Papa Pio XII, Humani Generis aveva avuto un ... effetto devastante sui lavori di numerosi teologi pre-conciliari”,11 e spiega che “durante la preparazione preliminare del Concilio, quei teologi (soprattutto Francesi, e Tedeschi) le cui attività erano state frenate da Papa Pio XII, erano ancora in ombra. Papa Giovanni tolse il veto che pendeva su alcuni tra i più autorevoli di questi teologi, ma un certo numero rimase sempre inviso e sospetto al Sant'Uffizio”.12
       Su questo punto, risulta fondamentale per la comprensione del nostro caso, la testimonianza personale di Mons. Rudolf Bandas, anch'egli peritus conciliare:
       Non vi è alcun dubbio che il buon Papa Giovanni pensasse che questi teologi sospetti avrebbero corretto le proprie idee ed avrebbero contribuito al bene della Chiesa. Ma avvenne esattamente il contrario: Sostenuti da qualche Padri Conciliari Rheniani, ed anzi agendo spesso in un modo apertamente arrogante, essi si guardarono attorno e proclamarono: “attenzione, siamo esperti di fama, le nostre idee vengono approvate”. ... Quando entrai nella mia sala del Concilio il primo giorno della quarta sessione, il primo annunzio che provenne dal Segretario di Stato fu che “non verranno nominati più altri periti”. Ma era troppo tardi. Stava emergendo una grande confusione, ed era ormai evidente che né il Concilio di Trento né il Vaticano I né qualsiasi altra enciclica avrebbe potuto impedirla.13
       Invero, Papa Giovanni XXIII stesso fu felice di annunciare che con l'inizio di questo Concilio la Chiesa, piuttosto inspiegabilmente, avrebbe cessato di condannare gli errori e di preoccuparsi per le tristi condizioni che affliggevano il mondo:
       In questi giorni ... la sposa di Cristo preferisce far uso della medicina della misericordia piuttosto che delle armi della severità. Essa ritiene di soddisfare i bisogni dei giorni odierni dimostrando la validità dei propri insegnamenti piuttosto che pronunciando condanne ... Siamo in disaccordo con quei profeti di sventura, che profetizzano sempre scenari apocalittici, come se la fine del mondo fosse vicina.14
       Ma l'ottimismo di Giovanni XXIII era piuttosto strano, se si tiene conto delle profonde preoccupazioni per la condizione del mondo denunciate dai suoi predecessori più immediati (per non parlare del Messaggio di Fatima stesso). Consideriamo gli esempi seguenti:
       Papa San Pio X:
       Proviamo una sorta di terrore mentre guardiamo le condizioni disastrose dell'umanità al giorni d'oggi. Possiamo noi ignorare un tale male, così grave e profondo, che più che mai adesso lavora per portare alla rovina il mondo e per consumarlo fino alla rovina? ... In verità, chiunque rifletta su queste cose deve necessariamente e fermamente temere che una tale perversione di menti non sia altro che il segno dell'annuncio e l'inizio degli ultimi giorni ... [E Supremi].
       Papa Pio XI:
       Escludendo Dio e Gesù dalla vita politica, presumendo che l'autorità derivi dall'uomo e non da Dio ... la ragione principale della distinzione tra regnante e suddito viene eliminata. Il risultato è che la società si avvia verso la sua rovina dato che non ha più una sicura e solida fondamenta [Quas Primas].
       Papa Pio XII (dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale):
       Siamo travolti dalla tristezza e dall'angoscia nel vedere che la perfidia degli uomini malvagi ha raggiunto un tale grado di empietà da risultare impensabile e assolutamente sconosciuta in altri tempi [Lettera del 11 febbraio 1949].
       Venerabili fratelli, siete ben consci che quasi tutta l'umanità si sta lasciando portare in due opposte fazioni che si fronteggiano, per Cristo o contro Cristo. La razza umana affronta oggi la più tremenda delle crisi, il cui risultato può essere la salvezza in Cristo, o la propria distruzione [Evangeli Praecones, 1951].
       Per essere precisi, sono state combattute numerose battaglie al Vaticano II, schierati da una parte il Gruppo internazionale del Padri, che lottava per mantenere i dogmi della Fede e della Tradizione Cattolica, e dall'altra il gruppo progressista Rheniano. Purtroppo, fu la componente modernista e liberale a prevalere, lasciata libera di agire dall'ottimismo di Giovanni XXIII il quale pensava che la verità sarebbe prevalsa con le sue sole forze, senza l'aiuto di alcuna condanna propedeutica da parte del Magistero. Wycislo tesse le lodi dei progressisti in trionfo, di gente come Hans Küng, Karl Rahner, John Courtney Murray, Yves Congar, Henri de Lubac, Edward Schillebeeckx e Gregory Baum, quest'ultimo già considerato con sospetto prima del Concilio (a buon ragione) ed ora una dei luminari della teologia post Vaticano II.15
       In effetti, coloro che Papa Pio XII considerava indegni di percorrere le vie del Cattolicesimo erano ora al comando. E come per coronare i propri obiettivi, il Giuramento contro il Modernismo e l'Indice dei Libri Proibiti furono pacatamente soppressi poco dopo la chiusura del Concilio — una decisione che il Vescovo Graber definì “incomprensibile”.16 San Pio X lo aveva profetizzato: la mancanza di controllo da parte delle autorità aveva contribuito a rendere il Modernismo più forte che mai...

Ci si chiede come mai quando si parla di queste perniciose figure conciliari non si dica tutto cio' che hanno fatto di nefasto nella loro sciagurata vita Sacerdotale.....


1 commento:

  1. Ma che begli accordi!
    Mi ricordano gli accordi successivi nel tempo, fatti prima da Woityla, poi da Ratzinger sul "proclamare" il "dogma della Shoà" cui tutti i vescovi devono aderire se intendono appartenere alla chiesa cattolica! Guarda guarda,non risulta più la chiesa cattolica con i martiri che non giungono al compromesso, ma piuttosto la chiesa catto-compromissoria per "andare incontro al mondo moderno". Evviva ?? Penso di no, semmai è proprio la morte della fede, come si evidenzia ovunque.

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