30 ottobre 2011, Madonna di Loreto, Priorato di Rimini. Celebrazione della Santa Messa, officiata da Don Davide Pagliarani, nella Solennità di Cristo Re.
I lavori si sono aperti nella serata di venerdì 28 con la relazione storica della dottoressa Elena Bianchini Braglia, una solida trattazione retrospettiva che ha evidenziato come molte radici della crisi post-conciliare possano essere agevolmente ritrovate a partire dalla rivoluzione francese e, per quanto riguarda l’Italia, dall’epoca risorgimentale. La presa di Roma, avvenuta il 20 settembre 1870, contrariamente a quanto sostengono la maggioranza degli storici cattolici contemporanei, rese oggettivamente più debole ed insicuro il papato, agevolò le infiltrazioni massoniche e facilitò indubbiamente l’opera dei cosiddetti «cattolici liberali». L’esposizione ha, quindi, spaziato dalla contrapposizione ottocentesca fra «cattolici intransigenti» e «transigenti», la lotta, sempre più debole, a causa probabilmente dell’irrompere sulla scena europea del socialismo, contro il cattolicesimo liberale, lo scontro terribile, vinto solo per qualche decennio grazie a San Pio X, con i teologi modernisti e infine l’annichilimento della dottrina sociale della Chiesa nella Democrazia Cristiana, fondata da Romolo Murri, e nel Partito Popolare di don Sturzo. All’inizio degli anni ‘60 dunque l’orientamento culturale prevalente fra i cattolici era ormai pronto, dopo un processo di disgregazione durato oltre un secolo, a recepire l’aggiornamento che porterà il Concilio Vaticano II.
La mattinata di sabato si è quindi aperta con un intervento, davvero approfondito e coinvolgente, del professor Matteo D’Amico, una presenza costante nelle ultime edizioni del convegno riminese. Egli si è proposto di analizzare a fondo il famosissimo discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, l’allocuzione universalmente conosciuta come l’origine magisteriale della cosiddetta «ermeneutica della continuità». Quattro domande aprono il documento:
1 - Qual’è stato il risultato del Concilio?
2 - Il Concilio è stato recepito in modo giusto?
3 - Cosa è stato giusto, cosa sbagliato?
4 - Cosa resta ancora da fare?
«Come mai - afferma - non si prende alcun provvedimento contro il card. Ravasi che, dalle colonne di Avvenire, solo qualche giorno fa, ha affermato che bisogna giungere ad un ‘mea culpa’ per le ingiuste persecuzioni adottate contro i modernisti, e lo scrittore Antonio Fogazzaro in particolare?»
Ma Benedetto XVI stesso dichiara apertamente che lo scopo del Concilio fu «la ridefinizione dei rapporti fra la Chiesa e il mondo moderno». Se questi rapporti devono essere ridefiniti significa che è necessaria implicitamente una rottura con il Magistero precedente, che, invece, aveva sempre condannato gli errori della società contemporanea. Ma D’Amico conclude, introducendo così la relazione successiva, considerando come, sebbene ogni testo abbisogni in qualche modo di interpretazione, il Magistero dovrebbe avere una sua forza intrinseca, un valore in sé, comprensibile, almeno in termini generali, da tutti e immediatamente. Se il vero significato di un atto magisteriale richiede un lungo processo ermeneutico e se, soprattutto, tale processo ha portato la quasi totalità degli esegeti, per quasi mezzo secolo, su una strada erronea, significa indubbiamente che nel testo stesso vi è qualcosa che non quadra, per lo meno qualcosa di ambiguo e poco chiaro.
È giunto, a questo punto, l’interessante intervento del prof. Mario Palmaro, che si è concentrato proprio sul problema della comunicazione nei documenti conciliari. Secondo l’oratore il linguaggio fatto proprio, nei secoli, dalla Chiesa Cattolica si è incentrato essenzialmente su tre punti cardine:
1 - Il latino
2 - La predicazione apologetica
3 - Il linguaggio definitorio e giuridico
Sotto questi aspetti il linguaggio fatto proprio dal Concilio Vaticano II è quanto di più anti-comunicativo si possa immaginare: i documenti sono prolissi, complessi e altamente articolati, testi lunghi, pieni di incisi, periodi dilatati, concetti abbozzati e poi ripresi altrove, esposizione faticosa. Appare senz’altro assai più moderna l’esposizione del Concilio di Trento o del Vaticano I. Se lo scopo era quello di spiegare meglio la Fede all’uomo contemporaneo è indubbio che l’obiettivo è stato fallito.
Terminata la conferenza del professor Palmaro, don Davide Pagliarani, Superiore del Distretto italiano della Fraternità Sacerdotale San Pio X, ha rivolto all’oratore una serie di domande, intese ad illustrare il libro scritto a quattro mani dal conferenziere con Alessandro Gnocchi «La bella addormentata. Perché dopo il Vaticano II la Chiesa è entrata in crisi. Perché si risveglierà.», edizioni Vallecchi.
Il pomeriggio si è aperto con l’intervento di don Emmanuel du Chalard, che ha introdotto la presentazione di Cristina Siccardi dei suoi due libri «Maestro in Sacerdozio. La spiritualità di Monsignor Marcel Lefebvre» (Sugarco Edizioni) e «Giuseppe Cafasso. Un Santo del Risorgimento» (Paoline Editoriale Libri). L’autrice ha rilevato tra l’altro che, attraverso documenti inediti, è stato possibile ricostruire la formazione e la profonda spiritualità di Monsignor Lefebvre che ebbe due vocazioni: essere degno sacerdote e formare santi sacerdoti. Alcuni dei maggiori interpreti del Cattolicesimo, da san Tommaso d’Aquino a dom Marmion, da Chautard a sant’Agostino, da san Giovanni Crisostomo a Père Emmanuel André… sono stati gli insegnanti di Monsignor Lefebvre. «Stat crux dum volvitur orbis» («La Croce resta fissa mentre il mondo ruota») diceva san Bruno, fondatore dei Certosini, così fu per il fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, al contrario di ciò che accadde con il Concilio Vaticano II e a seguire, quando al centro fu posto il caos del mondo e da esso fu gettata fuori la Croce.
Al termine della relazione di Massimo De Leonardis ha preso brevemente la parola don Emmanuel du Chalard, grande collaboratore di Monsignor Lefebvre. Egli ha colto l’occasione per riferire di aver fatto delle indagini presso gli archivi del Concilio allo scopo di comprendere chiaramente quale fu il comportamento del fondatore della Fraternità Sacerdotale San Pio X in occasione delle votazioni sulla «Dignitatis Humanae». Il suo voto fu sempre contrario. È vero, però, che la sua firma appare nell’atto di promulgazione del documento, ma tale firma, secondo i regolamenti che erano stati cambiati da poco, aveva essenzialmente un significato di testimonianza in relazione all’avvenuta promulgazione papale. Egli, in altre parole, con quella firma si limitò a testimoniare di aver assistito all’avvenuta promulgazione e non intese approvare il documento.
Don Emmanuel du Chalard ha, poi, introdotto il dottor Roberto Galbiati, che ha presentato i «Quaderni di San Raffaele», rivista che tratta di tutti i temi inerenti la vita, di cui è appena uscito il settimo numero, dedicato alla morte ed al morire. I numeri precedenti, tutti monografici, hanno riguardato l’eutanasia (n.1), le cellule staminali (n.2), la sofferenza ed il soffrire (n.3), l’aborto (n.4 e n.5) e la fecondazione artificiale (n.6). Per informazioni ed abbonamenti si può scrivere all’e-mail info.acim@alice.it .
La densa manifestazione è stata, infine, conclusa da don Davide Pagliarani, superiore del distretto italiano della FSSPX. Nelle sue parole si possono leggere sicuramente, sia pur fra le righe, alcune considerazioni relative all’attuale delicato momento dei rapporti fra la Fraternità e le autorità romane. Don Davide ha incentrato il suo intervento sul significato della parola Tradizione nella teologia cattolica. Essa non è altro che la difesa e la trasmissione fedele, di generazione in generazione, del «depositum fidei» rivelatoci da Nostro Signore Gesù Cristo. La Tradizione è, dunque, una fonte della rivelazione superiore alla stessa Scrittura. La Scrittura, infatti, nasce dalla Tradizione ed è la Chiesa, basandosi su di essa, che attesta anche il canone della Scrittura. Negli ultimi anni, però, si sta assistendo ad un mutamento significativo nel concetto stesso di Tradizione. Si tende a contrapporre una supposta «Tradizione vivente» ad una «Tradizione pietrificata». Quest’ultima sarebbe erroneamente fatta propria dai tradizionalisti. Il termine «Tradizione vivente», di per sé, non è sbagliato. Fu usato, anche prima del Concilio Vaticano II, soprattutto per contrapporlo alla «Sola Scrittura morta» dei protestanti. Ciò che, però, non si può accettare è, invece, il concetto esistenzialistico di tradizione vivente.
Se, quindi, è questo il concetto di tradizione con cui la Fraternità deve confrontarsi diventa davvero difficile capirsi con gli interlocutori che spesso danno un significato diverso alle stesse parole, un significato, fra l’altro, mutevole e difficile da fissare. Sappiamo, però, che, quando Dio vorrà, questa crisi, comunque, passerà. Per questo dobbiamo essere costanti e pregare Maria che riesce a realizzare anche imprese che umanamente sembrerebbero impossibili.
Marco BONGI
Ecco una affermazione in perfetta sintonia con il pensiero di Kiko.
RispondiElimina"Sono secoli e secoli [...] che non cerchiamo più in quei libri [della Bibbia] proprio quanto contengono di più decisivo e prezioso: il messaggio divino della salvezza". (P. DACQUINO, Il messaggio salvifico della Bibbia, in Costituzione conciliare Dei Verbum, Atti delle XX settiamana biblica, Brescia 1970, p. 277.
ALTRA NOTIZIA
Il prefetto di Berna Christoph Lerch ha concesso il permesso generale di costruzione per la progettata edificazione della Casa delle religioni – dialogo delle culture sulla Europaplatz. L’idea di riunire sei gruppi religiosi sotto lo stesso tetto in una nuova Casa delle religioni circola da circa dieci anni. Da ultimo ha fatto discutere soprattutto il finanziamento del progetto.
Un modello-novità mondiale contro l’esclusione sociale e la ghettizzazione. Ognuna delle religioni disporrà di propri locali destinati al raccoglimento e alle riunioni. Previsto pure uno spazio comune d’incontro tra gli esponenti delle diverse fedi. Nei suoi spazi si incontreranno odori, profumi, immagini divine, modi di pregare, regole di comportamento e alimentari, modi di vestire molto diversi tra loro.
Vorrei proporvi una mia riflessione dopo aver letto alcuni interventi di lettori del blog Messainlatino proprio oggi, giorno dedicato a tutti i fedeli defunti. I commenti ai quali mi riferisco riguardano un articolo su Mons Lefevbre e le obiezioni, alcune, in ambiente francofono della FSSPX circa la concreta possibilità di un riconoscimento canonico. La mia riflessione: perchè mai pubblicare gli interventi di persone che odiano la FSSPX? Quale è il loro scopo? Essi fanno a gara per essere presenti e intervenire nei post sempre e comunque contro la FSSPX. Quelle su Messain latino di questa mattina sono interventi irritanti, volti alla calunnia e alla diffamazione verso la FSSPX e Mons Lefevbre. La FSSPX sarebbe per costoro una setta, il fondatore uno scismatico, i sacerdoti lefevbriani critici verso un probabile riconoscimento canonico della Fraternità sarebbero in realtà dei sedevacantisti! E pensare che a Messainlatino fu persino dato un premio da qualche monsignore romano, ma già da molto tempo questo blog non è più al servizio della Tradizione nè promuove più tra i lettori la conoscenza e l'amore per la Messa di sempre. Accogliere e pubblicare tra i propri post interventi che bombardano le fatiche quotidiane di quanti operano per la diffusione della Tradizione nella Chiesa, offende i fedeli che seguono, anche da poco, la Messa di sempre e finisce con il dare un immagine distorta dei cosìddetti tradizionalisti. Nel giorno dei morti si calpesta ancora una volta la memoria di un uomo di Dio che ha molto amato la Chiesa: Mons Marcel Lefevbre.
RispondiEliminaPaolo
Non sprechero' parole: o NOI o loro! Ma NOI siamo stati approvati, loro è molto dubbio che lo siano e se lo saranno avranno NOI contro!
RispondiEliminaPasquale
Preoccupati di essere approvato da gesù Cristo nondalla gerarchia modernista che ha occupato la Sua Chiesa, la vostra approvazione è nulla davanti a Dio...
RispondiEliminaL'accordo dottrinale con i lefebvriani è fallito!!!!!! :-DDDDDD
RispondiEliminaSOTTOMETTETEVI ALLA CHIESA CONCILIARE!!!!!!
e per Grazia di Dio!
RispondiEliminaAlmeno qualche Cattolico vero rimmarrà e la Fede sarà ancira trasmessa e conservata.
Eretico:"SOTTOMETTETEVI ALLA CHIESA CONCILIARE!!!!!!"
Stettino: "meglio la morte che il peccato"
CVCRCI
Ahahahaha!! Tutta la mia solidarietà all'anonimo del 2/XI/2011 (12,06).
RispondiEliminaSono proprio contento. Se tutto questo è vero, con la notte di Hallowen se ne vanno anche i pericoli integristi tra ragnatele e vecchi merletti.
Farò una bella concelebrazione di ringraziamento!
Non ci può essere armonia con gli integristi, sempre pronti alla denuncia e al veleno, come vediamo in questo sito.
Povero papa! Ha proprio fatto di tutto ma questi hanno la testa durissima, orgogliosi e testardi.
E allora se ne stiano pure nel loro ghetto. La Chiesa cattolica (e conciliare!!!) va avanti senza di loro.
Don Pippo
Oddio, se tutto questo è vero è l'apoteosi: "loro" sono FUORI per sempre!!! Amici che ci leggete, don Pippo, sono felice fino allo sballo!!! Il venerabile Paolo VI ha accolto le nostre preghiere!!!
RispondiEliminaPasquale
Vedete?
RispondiEliminaMentre noi siamo afflitti e addolorati per la vostra rovina e preghiamo (non PVI) la Vergine Santissima per la vostra conversione, voi invece godete, vi sballate e vi divertite per la presunta nostra rovina.
Ora uno solo si rallegra per la perdita delle anime:Il Demonio!
De ore tue te judico serve nequam!
CVCRCI
VENERABILE PAPA PAOLO VI, PREGA PER NOI!!!
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