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sabato 26 novembre 2011

P. Jean-Paul Durand: “I Lefebvriani devono riconoscere la legittimità dell’insegnamento del Concilio”...

IL PREAMBOLO PER I “LEFEVRIANI”? COME PER I LUTERANI!
Non conosco il francese quindi, grazie a Gianluca, Federica ed una loro amica, ho fatto tradurre un articolo apparso qualche tempo fa, non molto, su la Croix.
Sebbene in altri blog lo feci presente, quasi nessuno ha dato peso (salvo don Floriano) a questa notizia che invece può essere utile, ai cattolici veri e sinceri, per capire come stiano in realtà le cose nella questione preambolo e riconoscimento della FSSPX.
Le credenziali di P. Durand sono sotto riportate, vediamo di analizzare il contenuto dell’intervista.
Viene riportato il testo originale ed in rosso la traduzione.
Nel caso qualcuno leggesse questo articolo e riscontrasse errori di traduzione me lo dica, a me interessa solo la Verità.

P. Jean-Paul Durand : « Les lefebvristes doivent reconnaître la légitimité de l’enseignement du Concile »
P. Durand, Domenicano, tanto pe cambià!
P. Jean-Paul Durand: “I Lefebvriani devono riconoscere la legittimità dell’insegnamento del Concilio”

Le P. Jean-Paul Durand, dominicain, professeur de droit canonique et consulteur du Conseil pontifical pour l’interprétation des textes législatifs, explique en quoi consiste l’accord préalable sur un préambule doctrinal.
Padre Jean-Paul Durand, domenicano, professore di diritto canonico e consulente del Consiglio Pontificio per l’interpretazione dei testi legislativi, spiega in cosa consiste l’accordo preliminare su un preambolo dottrinale.

La Croix :    Quelle est la signification de ce « préambule doctrinal », qui est mis par le Saint-Siège comme condition de l’accord avec la Fraternité Saint-Pie-X ?
La Croix: Qual’è il significato di questo “preambolo dottrinale”, che è stato posto dalla Santa Sede come condizione per l’accordo con la Confraternita?

 P. Jean-Paul Durand  :  Il était impossible de parvenir à un accord autrement. Benoît XVI a senti qu’on lui reprochait de s’être montré trop accueillant, et il était important de bien poser les choses. Dans un certain nombre de discours, depuis, il a d’ailleurs pris soin de rappeler l’importance du concile Vatican II. De ce fait, ce préambule a deux objectifs. D’abord la Fraternité Saint-Pie-X elle-même, mais surtout les tiers, les catholiques. Il est important que ces derniers ne puissent accuser Rome de s’être laissé récupérer, d’avoir trop reculé. Ce préambule doctrinal, sorte d’exposé des motifs, comporte donc un aspect de communication forte, de façon à ce qu’il n’y ait pas ensuite de procès d’intention.
P.J-P D.: è impossibile arrivare ad un accordo diverso. Benedetto XVI è stato accusato di essere stato troppo permissivo, è importante chiarire le cose. In un certo senso, lui ha avuto a cuore di sottolineare l’importanza del Concilio Vaticano II. Perciò questo preambolo ha due obiettivi. in primo luogo la stessa confraternita di San Pio X e i cattolici tutti. è importante che non si accusi Roma di essere stato troppo permissiva. questo preambolo dottrinale, nasce per esporre dei motivi che comportano quindi un aspetto importante.della comunicazione.

Pourquoi d’un côté poser ce préambule, et de l’autre laisser ouverte « à une légitime discussion » des expressions ou formulations présentes dans les textes du concile Vatican II ?  
perchè si hanno da un lato questo preambolo e dell’altro lasciare aperte “legittime discussioni”, espressioni proprie della formulazione del Vaticano II?

C’est une méthode de dialogue, que l’on utilise aussi dans le dialogue œcuménique, avec les autres confessions chrétiennes. C’est ainsi qu’avec les luthériens, pour l’accord sur la doctrine de la justification, on a reconnu une base commune, mais aussi des différences d’appréciations, et c’est une manière de ne pas bloquer les choses. C’est la même chose ici : il est demandé aux intégristes un minimum incontournable, le préambule doctrinal, et on prend ensuite le temps de discuter sur certaines interprétations.
C’è un metodo di dialogo, che si utilizza anche tra discussioni ecumeniche, con altre confessioni cristiane. così come con i luterani, per l’accordo sulla dottrina della giustificazione, sul riconoscimento di una base comune, ma anche di differenze di valutazioni, e c’è una maniera per non bloccare le cose. è la stessa cosa qui: si chiede di inserire un minimo indispensabile, il preambolo dottrinale, e si prende inoltre il tempo di discutere di alcune interpretazioni.

Minimum incontournable ?
Minimo indispensabile?

Le respect « en bloc » du Concile, c’est-à-dire de son authenticité, de la légitimité de son enseignement. On ne peut transiger s’il n’y a pas ce minimum de départ. Les membres de la Fraternité Saint-Pie X sont obligés d’accepter cela. Le Siège apostolique ne peut les accueillir s’ils ne se sont pas engagés à reconnaître ainsi le Concile, à ne pas le disqualifier. En revanche, on est autorisé à continuer de travailler sur l’interprétation du Concile. Ainsi, la liberté religieuse fait partie de l’enseignement de Vatican II. En revanche, on peut parler de son interprétation. Les responsables de la Fraternité doivent ainsi accepter que Vatican II est un moment de l’histoire de l’Église, où le Seigneur a continué à parler aux hommes. Dieu s’adresse à chaque génération de l’histoire, mais c’est bien le même Dieu, et la même religion.
Il rispetto “in blocco” del Concilio, come a dire della sua autenticità, della legittimità dei suoi insegnamenti. non si può transigere se non c’è un minimo di ciò dall’altro lato. i membri lefebvriani sono obbligati ad accettare. la Sede apostolica non può accogliere chi non si riconosce nel Concilio, per dequalificarlo. tuttavia è consentito continuare a lavorare sull’interpretazione del Concilio. così come la libertà religiosa fa parte dell’insegnamento del concilio vaticano II. tuttavia si parla di loro interpretazioni. i responsabili lefebvriani devono così accettare che il Vaticano II è un momento storico per la chiesa, dove il signore conTinuò a parlare agli uomini. Dio si rivolge ad ogni generazione storica, ma è lo stesso Dio e la stessa religione.

La création d’une prélature personnelle est envisagée. Quel est le sens d’une telle structure ?  
La creazione di una prelatura personale è prevista. cosa comporta questa struttura?

Après celle de l’Opus Dei , ce serait donc la seconde. Une prélature personnelle n’est pas une Église particulière, contrairement, par exemple, à un diocèse. Une prélature personnelle donne au prélat, à sa tête, des compétences sur les individus qui appartiennent à la prélature, mais non sur le territoire où vivent ces derniers. Elle n’a pas un peuple de fidèles propres. C’est une institution d’appartenance. L’Église, dans son organisation, a pris une option générale en faveur de la territorialité (paroisse et diocèse). Mais elle a prévu, à côté, des cas particuliers de formes d’appartenance non territoriale. En revanche, la Mission de France est une prélature territoriale, donc elle est circonscrite à un territoire, et compte des prêtres incardinés dans ce territoire seulement. Pour revenir à la prélature personnelle, le prélat a une autorité qui peut se comparer à celle d’un supérieur d’ordre religieux sur les religieux ou religieuses de son ordre. Donc, une prélature personnelle ne peut se substituer à un diocèse. Elle doit, en théorie passer des conventions avec les évêques des diocèses où elle se trouve.
Dopo quella dell’OPUS DEI questa è la seconda. un prelatura personale non è una chiesa particolare, contrariamente ad una diocesi. una prelatura personale dona ai partecipanti, una stessa testa, competenze sugli individui che appartengono a quel prelato ma non sul territorio dove vivono. non è un popolo di fedeli. è una istituzione d’appartenenza. la chiesa nella sua organizzazione ha già una opzione generale in favore di territorialità (parrocchia e diocesi). ma ha fornito in alcuni casi forme di appartenenza territoriale. tuttavia la mission de france è una prelatura territoriale dunque è circoscritta ad un territorio e conta preti legati al solo territorio. per arrivare alla prelatura personale, il prelato ha una autorità che può compararsi a quella di un ordine superiore religioso sui religiosi o religiose del loro ordine. quindi una prelatura personale non può sostituirsi ad una diocesi. dovrebbe quindi in teoria stipulare accordi con i vescovi delle diocesi dove si trova.


Sono tre a mio avviso gli aspetti fondamentali di questa intervista:
1)       L’accettazione “in blocco” del Concilio
2)       E’ il minimo indispensabile
3)       E’ un metodo di dialogo

Riguardo al primo punto mi sembra chiaro che se si trattasse di ritenere autentico il concilio non credo ci siano dubbi, sulla legittimità dell’insegnamento, se si tratta dei contenuti non credo ci sia margine di discussione.
Erfurt, esempio di unità ecumenica
Riguardo al secondo punto, la cosa mi sembra inquietante, ciò significa che quello che si chiede non è tutto, anzi è il minimo (“en bloc” alla faccia del minimo!), “poi vediamo di metterci d’accordo anche su altro”, questo mi sembra evidente, l’intervista infatti finisce: dovrebbe quindi in teoria stipulare accordi con i vescovi delle diocesi dove si trova.(vedere il post dell’art. di J. Vennari)
Ma è l’ultimo punto su cui vorrei soffermarmi.
Premetto che io non so cosa deciderà la Fraternità, non so cosa contiene il preambolo, ma se è dottrinale, non parlerà certo di economia.
Un fatto è che il riconoscimento canonico o meglio la collocazione canonica della Fraternità potrebbe e dovrebbe  prescindere dall’accettazione del concilio.
Se veramente essa fosse subordinata all’accettazione dottrinale del concilio, da ciò che abbiamo appreso ufficialmente dalla FSSPX, sarebbe escluso.
Su molti blog, tra coloro che si auspicano “la riconciliazione”, non ci sono difensori della Fraternità e tanto meno della tradizione, infatti sono pronti ad accusare la FSSPX di essere ingrati nei confronti di Roma, nella fattispecie del Santo Padre, rei, a loro modo di dire, di aver rifiutato questa “mano tesa”.
Ciò non corrisponde alla Verità e le parole del P. P. Durand lo confermano:E’ solo un metodo di dialogo.
Si utilizza anche tra discussioni ecumeniche, con altre confessioni cristiane. così come con i luterani.
Svegliamoci gente!
Questo preambolo è un metodo ecumenico per dialogare con tutti, alla pari, come per i luterani anche per i lefevriani, per loro sono tutti uguali!
Nella chiesa mondialista post-conciliare, smussata dei “fondamentalismi” (vedi Golias-news del 22/11/11), può starci benissimo anche la FSSPX come chiunque altro, ad esempio, i luterani.
Ecco, a mio modesto parere, il motivo del preambolo, sebbene queste autorevoli parole danno fondamento a ciò che sostengo.
Quindi è bene che si sappia, dalle parole di P. Durand, non un pinco pallino qualunque, che il Santo Padre vuole la FSSPX né più né meno di quanto vuole i luterani e tutti quelli disposti a seguire l’unità intesa nel senso di quel falso ecumenismo conciliare condannato dai papi precedenti, allo stesso modo di una delle tante realtà ecclesiali che possono, allo stato attuale delle cose, rinunciando alla vera dottrina cattolica, appartenere alla loro idea di chiesa.
La differenza, però, è che alla FSSPX, per forza di cose, si chiede di rinunciare alla Verità mentre con gli altri si cede alla falsità.(per esempio il citato e scandaloso accordo sulla giustificazione)
Mi si dirà:come fai a sapere ciò che pensa il Papa? E’ un giudizio temerario?
Giusto: avete ragione, faccio ammenda.
Tuttavia, anche se oggi non è più possibile esprimere giudizi, in questa società e chiesa relativiste, senza essere tacciati di essere peccatori, confondendo il giudizio intellettivo da quello personale, non ho per nulla voglia di diventare come Cratilo.
Allora chiedo:perché il preambolo dottrinale?
Non potrebbe la FSSPX essere accettata così com’è alla stessa maniera delle setta neocatecumenale o di tutti quei movimenti che fanno della liturgia e della fede un uso personale?
Lo stesso Santo Padre ha denunciato gli abusi dell’ermeneutica della rottura, se le cose stanno così, anche loro hanno disconosciuto gli insegnamenti del concilio vaticano II, eppure nessuno ha chiesto loro di sottoscrivere preamboli di nessun genere, anzi, li si fa continuare a sguazzare nell’errore. (famoso discorso alla curia del 22/12/05)1
E’ bene, quindi, per quelli pronti a dare all’ untore alla FSSPX, nell’eventualità di un rifiuto del preambolo, non del riconoscimento, del quale solo Roma ha posto condizioni, che giudichino le cose secondo Verità e sulla scorta di quanto gli edotti  su questo argomento ci dichiarano (P. Durand ne conosce il contenuto), cioè che la FSSPX non è contro Roma o contro il riconoscimento ma è ferma in ciò che ha sempre sostenuto il suo fondatore cattolico Mons. Lefebvre in “quod tradidi et accepit”, la sana dottrina della Chiesa Cattolica di sempre, la quale è l’unica autorità perché proveniente dal suo Divin Fondatore.
Nessuno può cambiare la Verità, nemmeno il Papa!
Sarete d’accordo su questo?
Anche la FSSPX sostiene questa posizione.
Credo, opinione mia, che la FSSPX sottoscriverebbe subito un riconoscimento canonico se non gli si imponessero condizioni come quelle riportate da P. Durand.
Se l’accordo dovesse saltare non sarebbe certo per colpa della fraternità, da tutto questo mi pare evidente, dopo quello che ha esposto P. Durand, è solo un metodo di dialogo, con un compromesso, tutti possono far parte della chiesa conciliare!
Se i “lefevriani” sono obbligati ad accettare, come è possibile incolpare di questo chi vuole essere fedele al Magistero di sempre, rifiutando di fatto ciò che a tutti risulta palesemente contrario ad esso, (anche il Papa lo sa, vedi “Les principes de la theologie catholique” p426) tanto che lo stesso P. Durand dichiara: è consentito continuare a lavorare sull’interpretazione del Concilio.
Se qualcuno dirà che Cristo, dato nell’eucarestia, si mangia solo spiritualmente, e non anche sacramentalmente e realmente, sia anatema. (concilio di Trento Sess. XIII can.8)
Che c’è da interpretare in questo?
E’ forse consentito discutere su questo?
Chiunque addossi la colpa di tutto alla FSSPX è in malafede e non vuole il bene, a mio modesto parere, né della Fraternità, sebbene alcuni blog sembrino volergliene, nè soprattutto della Chiesa, ridotta allo stremo da una gerarchia modernista e anticattolica.
Diciamo anche, come lo stesso P. Durand afferma, che ci sono pressioni, non solo interne ma anche esterne la Chiesa (giudaiche, vedasi il rabbino Rosen in Asca 10/11/11), affinchè non si renda possibile una collocazione canonica alla FSSPX, cosa peraltro, si importante, ma non indispensabile, vista la sicura appartenenza della stessa al Corpo Mistico di Cristo, evitando chiaramente, cosa assolutamente certa, ogni intenzione scismatica, che i nemici di Cristo e della Chiesa attendono ansiosamente al fine di gettar fango sui veri cattolici.2
E’ evidente dunque che, in caso di non accettazione del preambolo, la colpa non è ascrivibile alla FSSPX, la quale per amore della Chiesa tenta di far ravvedere chi è palesemente nell’errore.
Preghiamo affinchè il Santo Padre, da pastore delle anime a lui affidate, voglia proporre una soluzione canonica a prescindere dall’accettazione del preambolo, confermando che ama la Chiesa, ed i veri cattolici, più dei dialoghi.
Straordinario esempio di ermeneutica della rottura
Nel giugno scorso in un bell’art., qui postato, intitolato “il tormentone di giugno” a firma di Belvecchio, ancora ignaro del preambolo, l’autore auspicava la regolarizzazione sottolineando, però, che non è sostenibile la tesi che il Papa è il solo magnanimo, ne riporto uno stralcio: “Ovviamente, la pubblicazione del Motu Proprio servì a fare ulteriori pressioni sulla Fraternità, perché, si diceva, di fronte alla avvedutezza e alla magnanimità del Papa era inconcepibile che questa si ostinasse ancora a non accettare una qualche forma di regolarizzazione canonica. Si incominciarono a contare a migliaia coloro che gridavano all’incomprensione: … ma come, adesso la Messa ce l’abbiamo!”
Ma per la Fraternità a detta di Belvecchio (Unavox) così stanno le cose: E la regolarizzazione canonica?
Per anni la Fraternità ha dichiarato pubblicamente che non era una questione canonico-logistica che l’assillava, quanto una questione dottrinale, di fronte alla quale passava in secondo piano perfino la vita stessa della Fraternità, il riconoscimento dei suoi vescovi, la tranquillità pastorale dei suoi sacerdoti, la pace religiosa dei suoi fedeli. La fedeltà alla Tradizione della Chiesa, la fedeltà alla Verità, vale bene ogni sacrificio, ogni rinuncia, ogni vessazione, ogni ostracismo… ogni condanna.
Non regolarizzazione canonica, quindi, ma il riconoscimento da parte di Roma che il problema non sta nella Fraternità, ma in seno alla stessa Chiesa odierna.
Ciò nonostante, però, si ribadisce: liberalizzato l’uso del Messale tradizionale, rimessa la scomunica, svoltisi i colloqui dottrinali… non rimane che concludere un accordo per la regolarizzazione canonica della Fraternità.
Questo dunque si deve amare, a questo dunque si deve tendere, resistere e correggere con Carità cristiana l’errore, passando anche attraverso persecuzioni e sofferenze.
Nell’eventualità di un diniego sarebbe ingiusto incolpare la FSSPX attribuendo un tale comportamento come se fosse un vezzo o un capriccio di un bambino viziato, semmai, ciò sarebbe  prova esemplare di come si debba andare incontro alla croce per amore di Cristo e della Verità.
Se accordo deve essere, che lo si faccia, ma non a discapito della Verità!
Il Papa può risolvere positivamente la questione, può farlo, io lo spero, ma la Verità lo esige!
Attenzione, però, non ci si inganni.
Tutti sanno benissimo che il Vaticano II non insegnò infallibilmente (lo sanno anche gli ermeneutici della continuità, ah carnali!), conclusi i colloqui, non resta che affermare che la FSSPX è cattolica ( a che siamo arrivati) e darle una collocazione canonica senza condizioni.
Concludo con una frase di Sant’Agostino: Spesso la divina Provvidenza permette anche che, a causa di alcune rivolte troppo turbolente dei carnali, gli uomini buoni siano espulsi dalla comunità cristiana. Ora essi, se sopporteranno pazientemente l'ingiusto affronto per la pace della Chiesa, senza cercare di dar vita a qualche nuovo scisma o eresia, con ciò insegneranno a tutti con quanta autentica disponibilità e con quanta sincera carità si deve servire Dio. È loro intenzione infatti ritornare, una volta cessata la tempesta; oppure - se ciò non è loro concesso sia per il perdurare della tempesta sia per il timore che, con il loro ritorno, ne sorga una simile o più furiosa - non abbandonano la volontà di aiutare coloro che, con i loro fermenti e disordini, ne provocarono l'allontanamento, difendendo fino alla morte, senza ricorrere a segrete conventicole e mediante la loro testimonianza, quella fede che sanno proclamata dalla Chiesa cattolica. Il Padre, che vede nel segreto, nel segreto li premia. Questo caso sembra raro; gli esempi però non mancano, anzi sono più numerosi di quanto si possa credere. Così la divina Provvidenza si serve di ogni genere di uomini e di esempi per guarire le anime e formare spiritualmente il popolo.”(De Vera Rel. 6.11)
Conforme a questa Fede voglio sempre vivere, Signore accrescete la mia Fede.



                                                                                                          Stefano Gavazzi



NOTE:
1)       A dire il vero non riesco a comprendere come si possa stigmatizzare l’ermeneutica della rottura e poi:
a)       Non fare nulla per correggerla
b)      Approvare e dare mandato di evangelizzare alla setta più pericolosa (NC) che dell’ermeneutica della rottura ne rappresenta l’emblema. Non sembra si siano presi provvedimenti in tali casi.
2) Il P. Durand dice: Benedetto XVI è stato accusato di essere stato troppo permissivo. Anche questa frase ci aiuta a capire che bisogna stare attenti e ragionare, l’ottimo Belvecchio, nell’articolo citato, fa notare: Intanto, due anni dopo essere diventato Papa, Benedetto XVI sciolse il primo nodo importante: la Messa tradizionale non è mai stata abolita, quindi ogni sacerdote può celebrarla liberamente. Fu il Motu Proprio Summorum Pontificum, e fu la soluzione di un incredibile equivoco protrattosi per quasi 40 anni, come se non fosse risaputo che la Chiesa non poteva cancellare duemila anni di liturgia con un colpo di mano, sia pure avallato da un Concilio e da un Papa.
Era inevitabile che qualcuno gridasse allo scandalo, poiché sembrò che il Papa avesse ceduto alla prima delle richieste della Fraternità. In realtà il Papa sapeva benissimo che Paolo VI aveva permesso un abuso e lo aveva sottoscritto, ma ancor meglio sapeva che, senza quella soluzione, il problema della Messa tradizionale sarebbe divenuto il grande problema della Chiesa. Altro che atto scismatico di Lefebvre, come aveva scritto Giovanni Paolo II, ormai si correva il rischio di vedere crescere due chiese in una… meglio allora due liturgie nella stessa Chiesa.
Da ciò si deduce che la tendenza è quella di far cadere sulla FSSPX l’eventuale rifiuto del preambolo, che, ripeto potrebbe essere eliminato, in quanto fonte, presumo, di ovvio diniego per chi afferma “quod tradidi et accepi”

6 commenti:

  1. Siamo alle solite: legittimo il CVII?
    Una deviazione e delle conclusioni che sono state già condannate infallibilmente ed irreformabilmente dalla stessa Chiesa Cattolica?

    No no, io da buon cattolico voglio rimanere con nostro Signore Gesù Cristo...lo spirito del mondo se lo tengano loro insieme agli anatemi.

    ...Una delle chicche del difensore di ufficio di sopra: "Dio si rivolge ad ogni generazione storica, ma è lo stesso Dio e la stessa religione"

    che è l'eresia dell'evoluzione dei dogmi...cioè il darwinismo imposto d'autorità laica applicato alla Santa Dottrina di Gesù.

    Quale offesa, quale tradimento a Colui che è immutabile per natura anche nel Suo insegnamento.

    Ma cosa possiamo fare se non pregare perchè questo impazzimento termini?

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  2. Caro Ghergon, non ho commentato oltre l'intervista perchè mi premeva più porre l'accento proprio sul dialogo ma non mi era sfuggita la frase modernista che hai, con occhio esperto, sottolineato.
    Essa dice già tutto!
    CVCRCI

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  3. Mmmmh! Io penso che quel modernista teologo che siede in Vaticano, sappia trovare un'altra soluzione gradevole per le svariate anime ecumeniste per accogliere in abbraccio mortale anche la comunità san Pio X. Una bella insalata russa visto che è mancata pure la consacrazione della stessa, sempre in attesa che Il Monti nostrano, alleato degli altri Bildenberger, con approvazione ecclesiastica, (qualcuno ha notato che il Vaticano tace su questioni basilari e chiacchiera su ecologia?) ci guidi verso il sole del Governo Universale col beneplacito della Chiesa Universale. Amen, per gli altri, ma non per me!

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  4. I miei complimenti al nostro Stefano/Stettino per il bellissimo articolo e per le considerazioni fatte, ed un GRAZIE a Gianluca per averlo evidenziato! Caro Stef, ne abbiamo parlato ieri dopo la Santa Messa...e al di là di tutti gli aspetti notati, che francamente mettono amarezza nel cuore, considerando l'attuale condizione generale (della Gerarchia e del popolo), anche a me colpisce in particolare e con l'effetto di un balsamo, la bellissima frase di Sant'Agostino, che evidenzia come - oggi più che mai - il cristiano possa vivere un martirio interiore per amore di Cristo-Verità e della Chiesa intera. Coraggio fratello e fratelli tutti, questa è oggi la strada per la santificazione! Sappiamo dall'insegnamento di Nostro Signore che coloro che per il mondo sono "perdenti", davanti a Dio hanno già vinto! "E' questa la nostra vittoria sul mondo, la nostra Fede!"

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  5. Nella mia risposta ho tralasciato i complimenti al bravo Stefano/Stettino per la sua dettagliata analisi...ma spero sia chiaro che erano senz'altro sottointesi:)

    Un saluto in Gesù e Maria

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