lunedì 30 settembre 2013
L'OTTEMPERANZA DELLE RICHIESTE DELLA MADONNA A FATIMA RIMEDIO AL DIABOLICO MODERNISMO PENETRATO DENTRO LA CHIESA DAL CONCILIABOLO VATICANO II...
In questo contesto vorrei cercare di rendere un servizio di controinformazione, quasi di gossip,
ovvero di cronaca di alcuni episodi accaduti, secondo una prospettiva
meno nota, ma senza proporre idee o ipotesi eccessivamente personali;
altresì è mia intenzione proporre una certa contrapposizione che c’è fra
la documentazione detta ufficiale e quella che ad oggi risulta essere ancora ufficiosa.
Non scriverò precisamente delle apparizioni
di Fatima, data la già ampia conoscenza che c’è, ma concentrerò la mia
attenzione piuttosto sulla figura di suor Lucia, cercando di mantenere imparzialità e totale distanza da quelle tendenze millenariste e pentecostali che purtroppo tanto condizionano alcuni ambienti vicini alla Chiesa.
Cosa aggiungere? Beh, se sbaglio qualcosa
ogni correzione è necessaria e gradita; inoltre non è mia intenzione
giungere a conclusioni, bensì richiedo l’opinione di tutti i lettori
interessati, al fine di aprire un confronto costruttivo sull’intera
vicenda. Buona lettura!
Nel 1917 la Vergine Maria apparve sei volte a tre pastorelli: Francisco, Jacinta Marto e Lucia dos Santos.
I pastorelli chiesero alla Vergine Maria di
rivelarsi anche agli altri concittadini, affinché ogni dubbio potesse
essere fugato. Cosicché la Vergine Maria comunicò ai 3 veggenti che in data 13 ottobre 1917 avrebbe operato un miracolo visibile da tutti: il famoso Miracolo del sole. Alla vigilia del 13 ottobre vi fu un temporale di proporzioni incredibili …
domenica 22 settembre 2013
HORRIBLE FALL - III...
Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
21 settembre 2013
Questi commenti sono
reperibili tramite il seguente accesso controllato:
http://www.dinoscopus.org/italiano/italianiprincipale.html
http://www.dinoscopus.org/italiano/italianiprincipale.html
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Orribile caduta - III
Ai lettori dell’ultimo di questi “Commenti” di giugno è stato promesso un terzo articolo sull’orribile caduta della Fraternità San Pio X, che prendesse in considerazione cosa si possa fare. Proprio recentemente è apparso sul sito “Avec l’Immaculée” un articolo con alcune buone risposte a questa questione, a partire dalla domanda se i cattolici possano continuare a frequentare le Messe della FSSPX. Riassumo e adatto: -
Nel 1984, un indulto di Roma permise che, a determinate condizioni, fosse celebrata la Messa tridentina nel quadro della Chiesa ufficiale. Alla domanda se i cattolici potessero assistere a queste Messe, Mons. Lefebvre rispose subito dopo che non avrebbero dovuto assistervi, perché il loro reinserimento nella struttura ufficiale, a quelle condizioni, equivaleva all’accettazione del Vaticano II e delle conseguenti riforme. I sacerdoti celebranti le Messe dell’Indulto non sarebbero stati in grado di parlare liberamente, e avendo accettato implicitamente la nuova Messa, con l’indulto, rischiavano di scivolare nella nuova religione conciliare, trascinando con loro anche i fedeli.
Nel 2012, Mons. Fellay dichiara che la nuova Messa è stata promulgata legittimamente, cosa che equivale col dire che è legittima. Egli soffoca le critiche al Vaticano II e mentre continua a mantenere i sacerdoti e i fedeli nel maggior buio possibile circa quello che egli sta realmente facendo, porta avanti costantemente le idee della sua Dichiarazione pro-conciliare dell’aprile 2012. Quindi, come Mons. Lefebvre escluse la frequenza alle Messe dell’Indulto, adesso, come regola generale, dovrebbe essere esclusa la frequenza alle Messe della FSSPX, perché, anche se questa particolare Messa è ancora celebrata in conformità con la Tradizione, la FSSPX è stata in generale rimodellata come un ambito nel quale la nuova religione conciliare è sempre meno disapprovata, tale che vi è sempre più un certo rischio nell’assistere alle sue Messe.
Tuttavia, sacerdoti particolari della FSSPX sono molto diversi, dal genuinamente tradizionale al virtualmente conciliare. Vi è ovviamente più pericolo nell’assistere alle Messe dei secondi rispetto a quelle dei primi; ma se un sacerdote difende ed approva il nuovo corso imposto dal Quartiere generale della FSSPX o se perseguita ed esclude dai sacramenti chiunque prenda parte alla Resistenza, si è al cospetto di due indicazioni perché le sue Messe siano evitate, specialmente se non molto lontano vi è una Messa di un sacerdote resistente. In più devono entrare in giuoco le circostanze,. Se, per esempio, i propri figli rischiano di essere buttati fuori da una scuola ancora decente della FSSPX, questo può giustificare che si assista ancora alla Messa locale della FSSPX. Quando il tronco è marcio, possono esserci ancora per un tempo dei rami che portano foglie verdi.
Resta il fatto che il tronco della FSSPX è colpito a morte e, umanamente parlando, senza speranza di recupero. La Sinagoga, tra la morte di Nostro Signore sulla Croce e la distruzione di Gerusalemme nel 70 d. C., portava con sé la morte, ma non era ancora morta. Perciò gli Apostoli predicavano in essa e dei buoni Ebrei partecipavano ancora, fino a quando furono perseguitati tutti e infine cacciati. Oggi, se un cattolico si avvede che l’intero corpo della FSSPX, dalla testa ai piedi, è pervaso dal virus mortale di una dissimulata mentalità conciliare, egli deve agire per concorrere al salvataggio di quante più anime è possibile, prima che naufraghino nella fede insieme alla scialuppa che affonda.
Si faccia un tale una convinzione, con la lettura di quanto può reperire, a partire dallo scambio di lettere, dell’aprile 2012, fra i tre vescovi e Mons. Fellay. Parli con i sacerdoti e con i fedeli, per coordinare, per esempio, come realizzare dei rifugi per i sacerdoti che altrimenti non si sentiranno capaci di reagire. C’è molto da fare, ma sono pochi, almeno per il momento, quelli che sono disposti a farlo. Dio è con questi pochi.
Kyrie eleison.
Ai lettori dell’ultimo di questi “Commenti” di giugno è stato promesso un terzo articolo sull’orribile caduta della Fraternità San Pio X, che prendesse in considerazione cosa si possa fare. Proprio recentemente è apparso sul sito “Avec l’Immaculée” un articolo con alcune buone risposte a questa questione, a partire dalla domanda se i cattolici possano continuare a frequentare le Messe della FSSPX. Riassumo e adatto: -
Nel 1984, un indulto di Roma permise che, a determinate condizioni, fosse celebrata la Messa tridentina nel quadro della Chiesa ufficiale. Alla domanda se i cattolici potessero assistere a queste Messe, Mons. Lefebvre rispose subito dopo che non avrebbero dovuto assistervi, perché il loro reinserimento nella struttura ufficiale, a quelle condizioni, equivaleva all’accettazione del Vaticano II e delle conseguenti riforme. I sacerdoti celebranti le Messe dell’Indulto non sarebbero stati in grado di parlare liberamente, e avendo accettato implicitamente la nuova Messa, con l’indulto, rischiavano di scivolare nella nuova religione conciliare, trascinando con loro anche i fedeli.
Nel 2012, Mons. Fellay dichiara che la nuova Messa è stata promulgata legittimamente, cosa che equivale col dire che è legittima. Egli soffoca le critiche al Vaticano II e mentre continua a mantenere i sacerdoti e i fedeli nel maggior buio possibile circa quello che egli sta realmente facendo, porta avanti costantemente le idee della sua Dichiarazione pro-conciliare dell’aprile 2012. Quindi, come Mons. Lefebvre escluse la frequenza alle Messe dell’Indulto, adesso, come regola generale, dovrebbe essere esclusa la frequenza alle Messe della FSSPX, perché, anche se questa particolare Messa è ancora celebrata in conformità con la Tradizione, la FSSPX è stata in generale rimodellata come un ambito nel quale la nuova religione conciliare è sempre meno disapprovata, tale che vi è sempre più un certo rischio nell’assistere alle sue Messe.
Tuttavia, sacerdoti particolari della FSSPX sono molto diversi, dal genuinamente tradizionale al virtualmente conciliare. Vi è ovviamente più pericolo nell’assistere alle Messe dei secondi rispetto a quelle dei primi; ma se un sacerdote difende ed approva il nuovo corso imposto dal Quartiere generale della FSSPX o se perseguita ed esclude dai sacramenti chiunque prenda parte alla Resistenza, si è al cospetto di due indicazioni perché le sue Messe siano evitate, specialmente se non molto lontano vi è una Messa di un sacerdote resistente. In più devono entrare in giuoco le circostanze,. Se, per esempio, i propri figli rischiano di essere buttati fuori da una scuola ancora decente della FSSPX, questo può giustificare che si assista ancora alla Messa locale della FSSPX. Quando il tronco è marcio, possono esserci ancora per un tempo dei rami che portano foglie verdi.
Resta il fatto che il tronco della FSSPX è colpito a morte e, umanamente parlando, senza speranza di recupero. La Sinagoga, tra la morte di Nostro Signore sulla Croce e la distruzione di Gerusalemme nel 70 d. C., portava con sé la morte, ma non era ancora morta. Perciò gli Apostoli predicavano in essa e dei buoni Ebrei partecipavano ancora, fino a quando furono perseguitati tutti e infine cacciati. Oggi, se un cattolico si avvede che l’intero corpo della FSSPX, dalla testa ai piedi, è pervaso dal virus mortale di una dissimulata mentalità conciliare, egli deve agire per concorrere al salvataggio di quante più anime è possibile, prima che naufraghino nella fede insieme alla scialuppa che affonda.
Si faccia un tale una convinzione, con la lettura di quanto può reperire, a partire dallo scambio di lettere, dell’aprile 2012, fra i tre vescovi e Mons. Fellay. Parli con i sacerdoti e con i fedeli, per coordinare, per esempio, come realizzare dei rifugi per i sacerdoti che altrimenti non si sentiranno capaci di reagire. C’è molto da fare, ma sono pochi, almeno per il momento, quelli che sono disposti a farlo. Dio è con questi pochi.
Kyrie eleison.
sabato 21 settembre 2013
"IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" di Don Félix Sardà y Salvany, (Capitolo 19°)...
Continuiamo la publicazione del LIBRO "IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" DI Don Félix Sardà y Salvany.
«La
parte dottrinale di cotesto libro, la quale riguarda il liberalismo,
è
eccellente, conforme ai
documenti di Pio IX e di Leone XIII, e giudicata dalla Sacra
Congregazione dell'Indice dottrina sana.» La Civiltà
Cattolica, anno XXXIX, vol. IX della serie XIII, Roma 1888, pag.
346.
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Il liberalismo è un peccato: capitolo 19
principali regole di prudenza cristiana che deve osservare ogni buon cattolico nei suoi rapporti con i liberali.
Tuttavia, non ingannatevi o lettori! Bisogna, nel nostro secolo, vivere a contatto con i liberali esaltati, liberali moderati e i cattolici miserabilmente intaccati di liberalismo.
Così vissero i cattolici con gli ariani nel quarto secolo, con i pelagiani nel quinto, con i giansenisti nel diciassettesimo. È impossibile non avere qualche relazione con loro, poiché lì si incontra ovunque; negli affari, negli svaghi, nelle visite, perfino nelle chiese e talvolta nella stessa nostra famiglia. Dunque come si comporterà il buon cattolico nelle sue relazioni con tali appestati? Come riuscirà a prevenire, evitare o almeno a diminuire, i rischi continui di infezione che egli corre?
È estremamente difficile indicare delle regole precise per ciascun caso, ma si possono dare le massime generali di condotta, e lasciare alla prudenza di ciascuno la cura di applicarle in ciò che lo concerne individualmente.
Ci sembra, per prima cosa, convenga distinguere tre classi di relazioni possibili tra un cattolico e il liberalismo, o meglio tra un cattolico e un liberale.
Ci esprimiamo in questo modo, poiché, in pratica, le idee non possono considerarsi come separate dalle persone che le professano e le sostengono. Il liberalismo ideologico reale e pratico risiede nelle istituzioni, le persone, i libri e i giornali liberali. Ebbene dunque, si possono supporre tre classi di relazione tra un cattolico e un liberale:
1) relazioni necessarie,
2) relazioni utili,
3) relazioni di pura affezione e di svago.
Relazioni necessarie. -Le relazioni necessarie sono imposte a ciascuno dal suo stato dalla sua posizione particolare: esse non possono essere evitate.
Tali sono quelle che debbono esistere tra un padre un figlio, un marito una moglie, fratelli e sorelle, inferiori e superiori, padrone di casa e domestici, discepoli e professori.
È evidente che, se un figlio credente ha la disgrazia di avere un padre liberale, egli non deve abbandonarlo per questo, né la moglie il marito,né il fratello la propria sorella, né un genitore un membro della propria famiglia, a parte il caso in cui liberalismo di queste persone non arrivasse a esigere dai loro inferiori rispettivi degli atti essenzialmente contrari alla religione, inducendoli all'apostasia formale; non sarebbe sufficiente che costui solamente ostacolasse il credente nell'adempimento dei precetti della Chiesa. Si sa che la Chiesa non intende mai obbligare le persone quando si trovino, come in questo caso, " sub gravi incommodo".
In tutti questi casi il cattolico deve sopportare con pazienza la sua penosa situazione e mettere in atto tutte le precauzioni che può per evitare il contagio del malvagio esempio. Come tutti trattati sulla tentazione consigliano, egli deve mantenere il suo cuore elevato verso Dio, pregare ogni giorno per la propria salvezza e per le disgraziate vittime dell'errore, qfuggire per quanto possibile le conversazioni alle discussioni su queste materie, e non accettarle se non ben provvisto di “ armi “offensive e difensive. Queste armi mi saranno fornite dalla lettura di libri e giornali giudicati buoni da un direttore spirituale prudente. Controbilanciare l'influenza di persone infettate da questi errori con la frequentazione di altre persone provviste di scienze autorità, in possesso di una sana dottrina, obbedire al proprio superiore in tutto ciò che non si oppone alla fede e alla morale cattolica, ma rinnovare sovente il fermo proposito di rifiutare l'obbedienza a chicchessia, in tutto ciò che direttamente o indirettamente fosse in opposizione con l'integrità del cattolicesimo. In una simile necessità, non bisogna affatto perdere coraggio: Dio che ci vuole sostenere nella lotta non ci rifiuterà i soccorsi di cui avremo bisogno.
Cade a proposito qui costatare che i buoni cattolici appartenenti ad dei paesi liberati e delle famiglie liberali, si distinguono, quando sono veramente buoni, per un vigore una tempra di spirito particolare.
Questo è il modo costante in cui la Grazia procede, il suo aiuto è tanto più forte quanto la necessità è più urgente.
Relazioni utili
vi sono altre relazioni che non sono assolutamente indispensabili ma che lo sono moralmente poiché, senza esse, la vita sociale, che riposa su uno scambio mutuo di servizi, sarebbe quasi impossibile. Tali sono le relazioni nel commercio, quelle tra imprenditore e operaio, tra l'artigiano ai suoi clienti,etc. etc. Ma, in questo caso, lo stretto rapporto di soggezione di cui abbiamo parlato più in alto non esiste affatto; di conseguenza, si può agire con più indipendenza.
La regola fondamentale è di non entrare in contatto con tali persone più di quanto esiga l'ingranaggio della macchina sociale.
Se voi siete commercianti, non abbiate con essi altre relazioni che non siano quelle che comporta il commercio; se siete domestici, limitatevi a quelle relazioni che il servizio esige; se siete artigiani, contentatevi delle consegne e ricevute che comporta il vostro mestiere. Con l'aiuto di questa regola e a patto che si tenga conto delle precauzioni raccomandate precedentemente, si può vivere senza danno per la propria fede, anche in mezzo a una popolazione di giudei, senza tuttavia dimenticare che, in questo caso, non deve esserci alcuna ragione di vassallaggio e che l'indipendenza cattolica ha il dovere di manifestarsi sovente per imporre il rispetto a quelli che pretendono di annichilirla con il loro sfrontato liberalismo. Tuttavia, se il caso di un arbitrio evidente si presentasse, occorrerebbe opporsi in tutta franchezza, levandosi in faccia settario che volesse imporlo, con tutta la nobile ferma semplicità di un discepolo della Fede.
Relazioni di semplice amicizia
queste sono quelle che noi nutriamo e intratteniamo per nostro piacere inclinazione è che possiamo rompere liberamente per il solo fatto di volerlo. Noi dobbiamo evitare qualsiasi relazione di questo genere con i liberali, in quanto pericoli certi per la nostra salvezza. La parola del Salvatore" chi ama il pericolo vi perirà" si applica veramente a questo caso. È oneroso? Non importa, occorre rompere il legame dannoso che ci mette in pericolo; e per riuscirci aiutiamoci con le seguenti considerazioni che senza dubbio produrranno in noi la convinzione e senza le quali otterremmo solo, in noi, una gran confusione. Se questa persona fosse affetta da un male contagioso, la frequentereste? Sicuramente no. Se la vostra relazione con loro compromettesse la vostra reputazione, continuereste a frequentarli? Certamente non più. Andresti a frequentarla se condannasse la vostra famiglia? No, certamente.
Ebbene! In questa questione che tocca l'onore di Dio e la nostra salute spirituale, facciamo ciò che la prudenza umana ci consiglierebbe di fare per il nostro interesse materiale e per il nostro onore umano.
Noi ci ricordiamo, a questo proposito, di aver sentito dire a un personaggio d'oggi altolocato nella Chiesa:" niente in comune con i liberali! Non frequentate le loro case, non coltivate la loro amicizia." Del resto l'apostolo San Paolo l'aveva già detto riguardo ai i loro congeneri:" non vi mischiate con loro. Ne conmisceamini…”,” Non sedetevi neppure alla loro tavola. Cum ejusmodi nec cibum sumere “.
Orrore dunque, abbiate orrore dell'eresia, di questo male al di sopra di ogni male!
La prima cosa da fare è un paese infettato dalla peste, è di isolarlo. Ah! Chi ci darà il potere di stabilire oggi un cordone sanitario assoluto tra i cattolici e i settari del liberalismo!
Deus, venerunt gentes in haereditatem tuam; polluerunt templum sanctum tuum. Exsurge Domine, Nakam Adonai! Vendetta o Signore...
CROLLA IL KATECHON,
IRROMPE SATANA
IRROMPE SATANA
di
L. P.
E, così, come bene aveva
profetato l’ex frate Leonard Boff, l’apostolo della teologìa
della liberazione, papa Bergoglio che da cardinale doveva
necessariamente obbedire al Vaticano, facendo buon viso a cattivo
gioco, ora che è papa “può
fare quello che vuole”. Testuale.
Ed, infatti, sempre lo stesso frate rivelava che il già l’arcivescovo di Buenos Aires aveva approvato l’adozione di un fanciullo presso una coppia omosessuale, fatto che noi abbiamo denunciato su questo sito.
Il buongiorno si vede dal mattino, cosicché, eccoci arrivati – dopo le vellutate e felpate anticipazioni di mons. Paglia, mons. Marini, di padre Spataro S.J., di padre Federico Lombardi – alle non timide ma smaccate, abnormi ed inaudite dichiarazioni odierne di papa Bergoglio che, untuosamente e sentimentalmente paterno, ci dice che abortisti, divorziati/e che si son ricostruiti/e una “ vita felice” dopo anche un aborto e coppie omosessuali, sono prima di tutto “persone” e poi peccatori.
Abbiamo, così, finalmente relegato il peccato nella categoria astratta della filosofìa scindendo la persona da ogni responsabilità. Il peccatore non esiste più e, naturalmente, non esisterà più, da oggi in poi, l’Inferno il quale sarà il luogo dell’astratto peccato ma non della concreta personalità umana.
Verrà cancellata, è ovvio, la pericope di Matteo laddove Cristo ammonisce l’uomo a non dividere ciò che Dio ha unito; si cancellerà, da Genesi, la vicenda di Sodoma e di Gomorra perché papa Bergoglio, col sostengo dei “consigliori” di cui sopra, saprà ben distinguere con opportuno Motu proprio – e che ci vuole? - in un matrimonio omosessuale, il solo aspetto patrimoniale predominante su quello carnale/affettivo: quindi, non esisterà più il lercio peccato di sodomia ma tutto rientrerà nella russoiana categoria della “bontà naturale”.
San Paolo e la condanna degli effemminati, dei sodomiti, degli adulteri?
Superato dal magistero di papa Bergoglio: “Roma locuta est, Paulus finitus est”. Il crimine dell’infanticidio in grembo, poi, verrà relegato a fatto emotivo e moralmente legato alla “situazione” e, perciò, superabile qualora la donna, ad esempio, potrà, in seguito rifarsi una vita serena.
Sicché, sotto con gli aborti signori! e una medaglia ad Emma Bonino che, prima nel suo genere, di aborti ne ha praticati ed anche con mezzi raccogliticci, come la pompa d’una bicicletta.
Vietato vietare, il peccato non esiste più. Papa Bergoglio si domanda, nella sua intervista a “Civiltà cattolica (?)” – e meno male!! – “ e il confessore?” Già! che fine farà questo ministro della misericordia divina? Questo ministro della penitenza? Si arriverà alla teologìa di San Martin Lutero, la dottrina dell’autogiustificazione e del confessore, figura obsoleta, si farà a meno, sostituito già da tempo dallo psicologo. Non fu forse l’emerito papa cardinal Ratzinger a suggerire, per i casi di pedofilìa, la psicoterapia di gruppo?
E proprio mentre stavamo, oggi, mettendo giù alcune note circa la questione della “buona coscienza”, epilogo al commento del fatto epistolare Scalfari/Bergoglio, ci è arrivata la prova provata, fornitaci dallo stesso papa, che ognuno è tribunale di se stesso, che la legge di Dio appartiene al mondo celeste, che è poi legge di esclusiva bontà, che Dio in fondo, con tutto quello che ha da fare, non andrà certo a sindacare un’unione omosessuale, un aborto, un divorzio fatti e perpetrati in “buona coscienza”.
E, guarda caso, questa intervista, concessa a quel padre Spataro cultore del satanista William Blake, appare nel giorno in cui il parlamento italiano, retto dal cattolico Letta, vara la legge antiomofobìa. Coincidenza o disegno?
Ci proponiamo di inviare al pontefice un brano d’una forte poesìa, scritta da Emilio De Marchi (1851-1901 ) in cui si descrive la pena d’una donna che, vittima d’un marito infedele, ha trovato nell’amore di un altro uomo serenità – le stesse parole del papa!! – e un barlume di felicità. Ma ella è combattuta intimamente sicché chiede consiglio al Signore.
Tutto si svolge in una chiesa, di sera. Così scorrono le due ultime strofe:
Ed, infatti, sempre lo stesso frate rivelava che il già l’arcivescovo di Buenos Aires aveva approvato l’adozione di un fanciullo presso una coppia omosessuale, fatto che noi abbiamo denunciato su questo sito.
Il buongiorno si vede dal mattino, cosicché, eccoci arrivati – dopo le vellutate e felpate anticipazioni di mons. Paglia, mons. Marini, di padre Spataro S.J., di padre Federico Lombardi – alle non timide ma smaccate, abnormi ed inaudite dichiarazioni odierne di papa Bergoglio che, untuosamente e sentimentalmente paterno, ci dice che abortisti, divorziati/e che si son ricostruiti/e una “ vita felice” dopo anche un aborto e coppie omosessuali, sono prima di tutto “persone” e poi peccatori.
Abbiamo, così, finalmente relegato il peccato nella categoria astratta della filosofìa scindendo la persona da ogni responsabilità. Il peccatore non esiste più e, naturalmente, non esisterà più, da oggi in poi, l’Inferno il quale sarà il luogo dell’astratto peccato ma non della concreta personalità umana.
Verrà cancellata, è ovvio, la pericope di Matteo laddove Cristo ammonisce l’uomo a non dividere ciò che Dio ha unito; si cancellerà, da Genesi, la vicenda di Sodoma e di Gomorra perché papa Bergoglio, col sostengo dei “consigliori” di cui sopra, saprà ben distinguere con opportuno Motu proprio – e che ci vuole? - in un matrimonio omosessuale, il solo aspetto patrimoniale predominante su quello carnale/affettivo: quindi, non esisterà più il lercio peccato di sodomia ma tutto rientrerà nella russoiana categoria della “bontà naturale”.
San Paolo e la condanna degli effemminati, dei sodomiti, degli adulteri?
Superato dal magistero di papa Bergoglio: “Roma locuta est, Paulus finitus est”. Il crimine dell’infanticidio in grembo, poi, verrà relegato a fatto emotivo e moralmente legato alla “situazione” e, perciò, superabile qualora la donna, ad esempio, potrà, in seguito rifarsi una vita serena.
Sicché, sotto con gli aborti signori! e una medaglia ad Emma Bonino che, prima nel suo genere, di aborti ne ha praticati ed anche con mezzi raccogliticci, come la pompa d’una bicicletta.
Vietato vietare, il peccato non esiste più. Papa Bergoglio si domanda, nella sua intervista a “Civiltà cattolica (?)” – e meno male!! – “ e il confessore?” Già! che fine farà questo ministro della misericordia divina? Questo ministro della penitenza? Si arriverà alla teologìa di San Martin Lutero, la dottrina dell’autogiustificazione e del confessore, figura obsoleta, si farà a meno, sostituito già da tempo dallo psicologo. Non fu forse l’emerito papa cardinal Ratzinger a suggerire, per i casi di pedofilìa, la psicoterapia di gruppo?
E proprio mentre stavamo, oggi, mettendo giù alcune note circa la questione della “buona coscienza”, epilogo al commento del fatto epistolare Scalfari/Bergoglio, ci è arrivata la prova provata, fornitaci dallo stesso papa, che ognuno è tribunale di se stesso, che la legge di Dio appartiene al mondo celeste, che è poi legge di esclusiva bontà, che Dio in fondo, con tutto quello che ha da fare, non andrà certo a sindacare un’unione omosessuale, un aborto, un divorzio fatti e perpetrati in “buona coscienza”.
E, guarda caso, questa intervista, concessa a quel padre Spataro cultore del satanista William Blake, appare nel giorno in cui il parlamento italiano, retto dal cattolico Letta, vara la legge antiomofobìa. Coincidenza o disegno?
Ci proponiamo di inviare al pontefice un brano d’una forte poesìa, scritta da Emilio De Marchi (1851-1901 ) in cui si descrive la pena d’una donna che, vittima d’un marito infedele, ha trovato nell’amore di un altro uomo serenità – le stesse parole del papa!! – e un barlume di felicità. Ma ella è combattuta intimamente sicché chiede consiglio al Signore.
Tutto si svolge in una chiesa, di sera. Così scorrono le due ultime strofe:
“Tristo è sol quell’amor, se amore
è nome,
che come uccello di rapina piomba
e fa strazio od in te scende
siccome
ladro che fosco penetra un tomba.
Se non concedi un raggio alla
mia sera,
di questo amor morrà
l’anima nera”
Così prega la misera. Trabocca Il duol nel pianto e nella rotta voce. Al lume estremo, che la lampa scocca, si fa più acuto e smorto il Cristo in croce. “Io non scelsi la croce… erra una lenta Voce dall’alto. La lampada è spenta.
Così prega la misera. Trabocca Il duol nel pianto e nella rotta voce. Al lume estremo, che la lampa scocca, si fa più acuto e smorto il Cristo in croce. “Io non scelsi la croce… erra una lenta Voce dall’alto. La lampada è spenta.
Ma, si dirà, erano tempi antichi. Oggi la Chiesa, con Paolo VI ha svelato la centralità dell’uomo e papa Bergoglio, da buon successore, porterà all’estremo – lui uomo dell’estrema terra – questo programma.
Come afferma un articolo della massonica Costituzione USA: l’uomo ha diritto alla felicità. Oggi, si aggiunge: anche a costo di calpestare, cancellare e violare la legge di Dio.
Crolla il “katechon” ( Ts. 2, 6 e segg.), l’argine che sosteneva l’assalto di Satana e, con il disfacimento, peraltro previsto dalla Vergine a La Salette, si preparano gli ultimi tempi.
Cattolici, piccolo gregge: pronti alla resistenza. Oportet oboedire Deo magis quam hominibus. – Obbedire prima a Dio e poi, se giusto, anche agli uomini.
Deus, venerunt gentes
in haereditatem tuam;
polluerunt templum sanctum tuum.
Exsurge Domine, Nakam Adonai! Vendetta o Signore.
polluerunt templum sanctum tuum.
Exsurge Domine, Nakam Adonai! Vendetta o Signore.
giovedì 19 settembre 2013
INTERVISTA SCANDALOSA E RIVELATRICE AL "PARROCO MODERNISTA" BERGOGLIO CAPO DELLA FALSA CHIESA CONCILIARE
Nelle istruzioni della Frammassoneria del Grand’Oriente, l’Alta
Vendita, era chiaramente delineato il loro piano per infiltrare la
Chiesa Cattolica ai più alti livelli, fino alla Cattedra di Pietro.
Citiamo da “Grand Orient Freemasonry Unmasked” [La Frammassoneria del
Grand’Oriente Smascherata] di Mons. George F. Dillon D.D:
È il cuore del messaggio contenuto nella lunga intervista (ben 29 pagine della rivista) che Papa Francesco ha concesso al direttore di «Civiltà Cattolica» padre Antonio Spadaro. Un colloquio di sei ore avvenuto il 19, il 23 e il 29 agosto. Jorge Mario Bergoglio traccia un identikit inedito di se stesso, che include anche le sue preferenze artistiche; analizza il ruolo della Chiesa oggi e indica le priorità dell’azione pastorale.
Non insistere solo sui valori non negoziabili
«Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione».
«Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus...».
«La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salvato!”. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia». «L’annuncio dell’amore salvifico di Dio è previo all’obbligazione morale e religiosa. Oggi a volte sembra che prevalga l’ordine inverso».
A proposito dei gay
«Dobbiamo annunciare il Vangelo su ogni strada, predicando la buona notizia del Regno e curando, anche con la nostra predicazione, ogni tipo di malattia e di ferita. A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali, che sono “feriti sociali” perché mi dicono che sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati. Ma la Chiesa non vuole fare questo. Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo io ho detto quel che dice il Catechismo. La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile».
“Ora, quindi, per assicurarci un Papa nella maniera richiesta è necessario predisporre per quel Papa una generazione adeguata al regno del quale sognamo. Lasciate da parte l’età avanzata e quella media, andate alla gioventù, e, se possibile, fino all’infanzia.“In pochi anni il giovane clero avrà, per forza di cose, invaso tutte le funzioni. Essi governeranno, amministreranno, e giudicheranno. Essi formeranno il consiglio del Sovrano. Saranno chiamati a scegliere il Pontefice che regnerà; e quel Pontefice, come la maggior parte dei suoi contemporanei, sarà necessariamente imbevuto dei principii italiani ed umanitari che stiamo per mettere in circolazione.“Cercate il Papa del quale diamo il ritratto. Volete stabilire il regno degli eletti sul trono della prostituta di Babilonia? Fate marciare il clero sotto la vostra bandiera in modo che creda sempre di marciare sotto la bandiera delle Chiavi Apostoliche. Volete causare la sparizione delle ultime vestigia di tirannia ed oppressione? Gettate le vostre reti come Simone Bar-Jona. Gettatele nelle profondità di sacrestie, seminari e conventi, piuttosto che nelle profondità del mare, e se non precipiterete nulla, darete a voi stessi una raccolta di pesci più miracolosa della sua... Il pescatore di pesci diverrà pescatore d’uomini. Vi disporrete in veste di amici intorno alla Cattedra Apostolica. Avrete pescato una Rivoluzione in Tiara e Cappa, che marcia con la Croce e la bandiera — una Rivoluzione che ha solo bisogno di essere un poco pungolata per mettere a fuoco i quattro quarti del mondo.”
Subito sotto si possono leggere le affermazioni di Bergoglio in linea con i principi massonici imperanti in tutto il mondo, ebbene i senza Dio massoni ora hanno un vero antipapa seduto dentro il Vaticano che impunemente và distruggendo ciò che di cattolico era rimasto nella Chiesa.
Il direttore di «Civiltà Cattolica» padre Antonio Spadaro intervista Papa Francesco: «Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi»
Andrea Tornielli
Città del Vaticano
Città del Vaticano
«Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso».
È il cuore del messaggio contenuto nella lunga intervista (ben 29 pagine della rivista) che Papa Francesco ha concesso al direttore di «Civiltà Cattolica» padre Antonio Spadaro. Un colloquio di sei ore avvenuto il 19, il 23 e il 29 agosto. Jorge Mario Bergoglio traccia un identikit inedito di se stesso, che include anche le sue preferenze artistiche; analizza il ruolo della Chiesa oggi e indica le priorità dell’azione pastorale.
Non insistere solo sui valori non negoziabili
«Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile. Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione».
«Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza. L’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus...».
«La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salvato!”. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia». «L’annuncio dell’amore salvifico di Dio è previo all’obbligazione morale e religiosa. Oggi a volte sembra che prevalga l’ordine inverso».
A proposito dei gay
«Dobbiamo annunciare il Vangelo su ogni strada, predicando la buona notizia del Regno e curando, anche con la nostra predicazione, ogni tipo di malattia e di ferita. A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali, che sono “feriti sociali” perché mi dicono che sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati. Ma la Chiesa non vuole fare questo. Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo io ho detto quel che dice il Catechismo. La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile».
lunedì 16 settembre 2013
I TRE SECOLI CHE HANNO PORTATO ALL'ERESIA LITURGICA CONCILIARE ADOTTATA DAI COSIDETTI PONTEFICI MODERNISTI DELLA "NUOVA CHIESA" VATICANOSECONDISTA...
L'ERESIA ANTILITURGICA DAI GIANSENISTI A GIOVANNI XXIII (1668-1960): i tre secoli di gestazione delle riforme conciliari
di don Francesco Ricossa dalla Rivista SODALITIUM,11-86.
IMPORTANZA DELLA QUESTIONE LITURGICA
ORIGINI DELLA "RIFORMA" LITURGICA DEL VATICANO II
La "Riforma" liturgica voluta dal Vaticano II e realizzata nel post-concilio è una vera rivoluzione: "la via aperta dal Concilio è destinata a cambiare radicalmente il volto delle assemblee liturgiche tradizionali" ammette Mons. Annibale Bugnini, uno dei principali artefici di detta "riforma", aggiungendo che si tratta di un "reale stacco dal passato". (Bugnini, La Riforma Liturgica [1948-1975] CLV Edizioni Liturgiche – 1983) Ora, nessuna rivoluzione esplode improvvisamente, ma è il frutto di lunghi assalti, lente cadute e progressivi cedimenti. Lo scopo del nostro articolo è di mostrare al lettore, dopo un'introduzione di carattere storico, le origini della rivoluzione liturgica specialmente dopo un esame delle riforme delle rubriche avvenute nel 1955 e nel 1960. Infatti, se "una radicale rottura con la Tradizione si è compiuta ai nostri giorni con l'introduzione del Novus Ordo Missae e dei nuovi libri liturgici (...) è doveroso domandarsi dove affondino le radici di tanta desolazione liturgica. Che esse non siano da ricercare esclusivamente nel Concilio Vaticano II sarà chiaro ad ogni persona di buon senso. La Costituzione liturgica del 4 dicembre 1963 rappresenta la conclusione temporanea di una evoluzione le cui cause molteplici e non tutte omogenee risalgono a un lontano passato". (Mons. Klaus Gamber. Die Reform der Römischer Liturgie. Vorgeschichte und Problematik. pag. 9 e 10 dell'ed. italiana).
L'ILLUMINISMO
"La piena fioritura della vita ecclesiale nell'età barocca (Controriforma e Concilio di Trento. N.d.R.) fu investita, verso la fine del sec. XVIII, dal gelo dell'Illuminismo. Si era insoddisfatti della Liturgia tradizionale perché si reputava che troppo poco corrispondesse ai problemi concreti del tempo". (Mons. Gamber, op. cit., pagg. 15-16). L'Illuminismo razionalista trovò il terreno preparato ed un solido alleato nell'eresia Giansenista, che come il protestantesimo, di cui era la quinta colonna, avversava la Liturgia Romana tradizionale. Giuseppe II nell'Impero Asburgico, l'episcopato gallicano in Francia, quello toscano in Italia, riunito nel Sinodo di Pistoia, attuarono riforme ed esperimenti liturgici "che somigliano in modo sorprendente agli attuali: sono altrettanto fortemente orientati verso l'uomo ed i problemi sociali". (Gamber. op. cit., pag. 16) "Possiamo pertanto affermare che nell'Illuminismo affonda la più tenace radice dell'attuale desolazione liturgica. Molte idee di quell'epoca hanno trovato piena attuazione soltanto nel nostro tempo, in cui si assiste a un nuovo illuminismo". (Gamber. op. cit., pag. 17) L'avversione alla tradizione, la smania di novità e riforme, la sostituzione graduale del latino col volgare, e dei testi ecclesiastici e patristici con la sola Scrittura, la diminuzione del culto della Madonna e dei Santi, il razionalismo contro i miracoli ed i fatti straordinari narrati nelle letture liturgiche dei Santi, la soppressione del simbolismo liturgico e del mistero, la riduzione infine della Liturgia, giudicata eccessivamente ed inutilmente lunga e ripetitiva...: ritroveremo tutti questi capisaldi delle riforme liturgiche gianseniste nelle riforme attuali, ad incominciare da quella di Giovanni XXIII. La Chiesa, nei casi più gravi, condannò i novatori: così Clemente IX condannò il Rituale della Diocesi d'Alet nel 1668, Clemente XI condannò l'oratoriano Pasquier Quesnel (1634-1719) nel 1713 (Denz. 1436), Pio VI dannò il Sinodo di Pistoia ed il Vescovo Scipione de' Ricci con la Bolla "Auctorem Fidei" del 1794. (Denz. 1531-1533)
IL MOVIMENTO LITURGICO
"Una reazione al gelo illuministico è rappresentata dalla restaurazione del secolo XIX.(...) Sorsero allora la grande abbazia benedettina di Solesmes, in Francia, e quella della Congregazione di Beuron". (Gamber. pag. 17) Dom Prosper Guéranger (1805-1875), Abate di Solesmes, restaurò in Francia l'antica liturgia latina e diede la nascita ad un movimento, poi chiamato "liturgico", teso a far amare ed a difendere la liturgia tradizionale della Chiesa. Tale movimento operò per il bene della Chiesa fino a San Pio X, che con le sue decisioni rimise in onore il canto gregoriano e trovò un equilibrio ammirabile tra ciclo Temporale (feste del Signore, Domeniche e ferie) e quello Santorale (feste dei Santi).
DEVIAZIONI DEL MOVIMENTO LITURGICO
Dopo San Pio X, poco a poco, il cosidetto "Movimento Liturgico" deviò dai suoi intenti, per raggiungere, con una rivoluzione copernicana, le tesi che combatteva nel suo nascere. Tutte le idee dell'eresia antiliturgica - come Dom Guéranger chiamava le tesi liturgiche del XVIII secolo - furono riprese negli anni venti e trenta da liturgisti come Dom Lambert Beauduin (1873-1960) in Belgio e Francia, Dom Pius Parsch e Romano Guardini in Austria e Germania.Partendo dalla "Messa dialogata", a causa di "una eccessiva enfasi data alla parte attiva dei fedeli nelle funzioni liturgiche", (Gamber. pag. 17) i riformisti degli anni '30 e '40 giunsero (specialmente nei campi scout e nelle associazioni giovanili e studentesche) ad introdurre de facto nientemeno che la Messa in volgare, la celebrazione su di un tavolo faccia al popolo, la concelebrazione... Fra i giovani sacerdoti che si dilettavano di esperimenti liturgici c'era a Roma, nel 1933, il cappellano della F.U.C.I., tal Giovanni Battista Montini, per fortuna contrastato dal Cardinal Vicario. (Fappani-Molinari. Montini giovane. Ed. Marietti 1980. pagg. 282-292). In Belgio, Dom Beauduin dava al Movimento Liturgico un fine dichiaratamente ecu-menista, ipotizzando una Chiesa Anglicana "unita (alla cattolica), ma non assorbita" e fondando un "Monastero per l'unione" con gli "ortodossi" orientali, col risultato di "convertire" molti dei suoi monaci allo scisma orientale. Roma interviene: l'Enciclica contro il Movimento ecumenico, "Mortalium animos" (1928) è seguita, nel 1929 e 1932 da (troppo) discreti richiami che lo distolgono temporaneamente dalle sue attività. (Cfr. Bonneterre. Le Mouvement Liturgique. Ed. Fideliter. 1980. pagg. 35-42). Gran protettore del Beauduin era - naturalmente - il Card. Mercier, iniziatore dell'ecumenismo "cattolico" e definito dal "Sodalitium Pianum" come "amico di tutti i traditori della Chiesa". (Poulat. Intégrisme et catholicisme integral. Castermann. pag. 330). Negli anni '40 il lavoro di sabotaggio di simili liturgisti aveva già ottenuto il sostegno di vaste parti dell'episcopato, specialmente in Francia (col C.P.L.: centro di pastorale liturgica) e nel Reich tedesco. All'inizio del 1943, il 18 gennaio, "venne lanciato l'attacco più serio contro il Movimento Liturgico (...) da parte di un eloquente e vigoroso membro dell'episcopato, l'Arcivescovo di Friburgo (in Brisgau) Conrad Gröber. (...) In una lunga lettera indirizzata ai confratelli Vescovi, Gröber raccoglieva in 17 punti le sue preoccupazioni concernenti la Chiesa. (...) Criticava la teologia kerigmatica, il movimento di Schönstatt, ma soprattutto il Movimento Liturgico (...) coninvolgendo implicitamente anche il Card. Theodor Innitzer. (...) Pochi sanno che il p. Karl Rahner s.j. che viveva allora a Vienna (diocesi del Card. Innitzer. N.d.R.), scrisse (...) una risposta a Gröber. (Robert Graham s.j. Pio XII e la Crisi liturgica in Germania durante la guerra. La Civiltà Cattolica. 1985 pag. 546). Ritroveremo Karl Rahner come esperto conciliare dell'episcopato tedesco al Concilio Vaticano II assieme ad Hans Küng e Schillebeeckx. La questione arrivò a Roma: nel 1947 l'Enciclica di Pio XII sulla liturgia, "Mediator Dei", avrebbe dovuto sancire la condanna del Movimento liturgico deviato. Pio XII "espose fortemente la dottrina cattolica" (...) "ma questa enciclica fu sviata nel suo senso dai commenti che ne fecero i novatori; e Pio XII, se ricordò i principi, non ebbe il coraggio di prendere delle misure efficaci contro le persone; si sarebbe dovuto sciogliere il C.P.L. e vietare un buon numero di pubblicazioni. Ma queste misure avrebbero avuto come conseguenza un conflitto aperto con l'episcopato francese". (Jean Créte. Le Mouvement Liturgique. Itinéraires. Gennaio 1981. pagg. 131-132). Misurata la debolezza di Roma, i novatori capirono di poter andare (prudentemente) avanti: dalle sperimentazioni si passò alle riforme ufficiali romane.
"IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" di Don Félix Sardà y Salvany, (Capitolo 18°)...
Continuiamo la publicazione del LIBRO "IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" DI Don Félix Sardà y Salvany.
«La
parte dottrinale di cotesto libro, la quale riguarda il liberalismo,
è
eccellente, conforme ai
documenti di Pio IX e di Leone XIII, e giudicata dalla Sacra
Congregazione dell'Indice dottrina sana.» La Civiltà
Cattolica, anno XXXIX, vol. IX della serie XIII, Roma 1888, pag.
346.
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Cap. 18
Segni o
sintomi dai quali si può riconoscere che è un libro, un giornale o una persona
sono infettati o solamente intaccati dal liberalismo.
In questa
varietà, o meglio in questa moltitudine di sfumature e di mezze tinte che offre
la famiglia bizzarra del liberalismo, si possono scoprire dei segni o delle note caratteristiche, per mezzo dei
quali sia facile distinguere quello che è liberale da colui che non lo è ?
Ecco ancora un'altra questione molto pratica per il
cattolico del nostro tempo, questione che si presenta tanto sotto una forma,
tanto sotto un'altra, e che il teologo moralista è frequentemente chiamato a
risolvere.
Per
facilitarne la soluzione, noi divideremo i liberali (persone o scritti) in tre
classi:
1) liberali
esaltati
2) liberali
moderati
3) liberali
impropriamente detti, o solamente intaccati di liberalismo.
Proviamo a
fare una descrizione semi- fisiologica di ciascuno di questi tipi. È uno studio
che non manca di interesse.
Il liberale esaltato
si riconosce in primo luogo perché egli non cerca né di negare né di nascondere
la sua perversità. Egli è nemico dichiarato del Papa, dei preti, e di tutto ciò
che è ecclesiastico; basta che una cosa sia consacrata perché essa ecciti il
suo implacabile odio.
Tra i
giornali ricerca i più incendiari; vota per i candidati più apertamente empi, e
del suo funesto sistema accetta tutte le conseguenze perfino le più estreme.
Egli
si vanta di vivere al di fuori delle pratiche religiose, e a malapena le
tollera dalla propria moglie e dai propri figli; egli appartiene ordinariamente
alle società segrete e muore quasi sempre senza i conforti della chiesa.
Il
liberale moderato è ordinariamente malvagio quanto il precedente tipo; ma prende grande cura di non sembrarlo. Le buone
maniere e le convenienze sociali sono tutto; a parte questo punto, tutto il
resto gli importa poco.
Incendiare
un convento non gli pare conveniente, però impadronirsi del suolo di un
convento incendiato gli sembra molto più regolare e tollerabile.
Che
un miserabile giornale scandalistico dei bassifondi venda le sue bestemmie in
prosa, versi o caricature, dove andiamo di tutto insieme in una copia, è un
eccesso che egli proibirebbe, ed egli si dispiace anche che un governo
conservatore non lo proibisca; ma, che si dicano assolutamente le stesse cose
in stile elegante, in un libro ben stampato o in un dramma dai versi sonori,
soprattutto se l'autore è un accademico o qualche cosa del genere, egli, il
liberale moderato, non vede in ciò più alcun inconveniente. Al solo nome di"
circolo" è preso da sudori freddi e da febbre poiché, dice, è in quel
luogo che si seducono le masse e si sconvolgono i fondamenti dell'ordine
sociale; ma, secondo lui si può perfettamente consentire all'apertura di "
liberi" Atenei.
Chi
oserebbe condannare la discussione scientifica di tutti i problemi sociali? In
effetti, una scuola senza catechismo è un insulto alla nazione cattolica che la
paga; ma una Università cattolica, cioè una in università interamente
sottomessa al catechismo, o più esattamente al criterio della fede, non era
buona che ai tempi dell'inquisizione. Il liberale moderato non detesta il Papa;
soltanto egli condanna certe pretese della Curia romana e certe esagerazioni
dell'ultramontanismo che non quadrano affatto con le idee del giorno. Egli ama
i preti, soprattutto quelli che sono illuminati, cioè quelli che la pensano
come lui in una maniera moderna, quanto ai" fanatici" e ai
reazionari, li evita o li compiange. Egli frequenta la chiesa e talvolta si
avvicina anche i sacramenti; ma la sua massima è che, nella chiesa, si deve vivere dai
cristiani, e che, fuori della chiesa, conviene vivere secondo le usanze del
secolo nel quale si è nati, senza ostinarsi a remare contro corrente. Egli
naviga così tra due fuochi, muore d'ordinario con un prete al suo fianco, ma la sua biblioteca è piena di libri proibiti.
Il
cattolico semplicemente intaccato dal liberalismo si riconosce in
quell'uomo per bene dalle pratiche
sinceramente religiose il quale pur
tuttavia esala un odore di liberalismo per tutto quello che dice, scrive, o
tiene tra le sue mani. Egli potrebbe dire alla sua maniera, come madame de
Sévigné," io non sono la rosa, ma mi sono avvicinata ad essa e ho preso
qualcosa del suo profumo". Questo brav'uomo ragiona, parla e agisce come un
liberale senza ch'egli lo sospetti. Il suo forte è la carità, egli è la carità
stessa, da quale orrore è travolto per le esagerazioni della stampa
ultramontana!
Trattare
da malvagio l'uomo che diffonde delle idee malvagie, agli occhi di questo
singolare teologo, è peccare contro lo Spirito
Santo.
Per
lui non ci sono altro che degli smarriti. Non si deve né resistere né
combattere; ciò che senza tregua bisogna sforzarsi di fare è di"
attirare". Smorzare il male sotto l'abbondanza di bene, questa è la sua
formula favorita, letta un giorno per caso in Balmés, e la sola cosa che egli
abbia ritenuta del grande filosofo catalano. Del Vangelo, egli cita solamente i
testi dal sapore zuccherino e melato. Le terribili invettive contro il
farisaismo gli fanno, si direbbe, l'effetto di stravaganze e di eccessi del
linguaggio da parte del divino Salvatore. Ciò non gli impedisce di servirsene,
d'altra parte, e molto duramente, contro questi fastidiosi ultramontani che
compromettono tutti i giorni con la loro mancanza di misura la causa di una
religione tutta pace e amore. Contro di loro, quest'uomo colorato di
liberalismo, di solito così dolce, si mostra acerbo e violento.
Contro
di loro il suo zero è amaro, la sua polemica è acre, la sua carità aggressiva.
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