...Fosse
anche un Papa ad allontanarsi - nel governo - con pertinacia da una verità di
fede rivelata, a questi un concilio detto imperfetto (o un conclave) può solo
ratificare (o dichiarare) che egli è stato privato di ogni giurisdizione. Nella
versione del testo Verità della Fede [Volume primo, Giacinto Marietti, Torino,
1826, alla pagina 142] si leggono le parole del santo Dottore: "La seconda cosa
certa si è, che quando in tempo di scisma si dubita, chi fosse il vero papa, in
tal caso il concilio può esser convocato da’cardinali, e da’ vescovi; ed allora
ciascuno degli eletti è tenuto di stare alla definizione del concilio, perchè
allora si tiene come vacante la sede apostolica. E lo stesso sarebbe nel caso,
che il papa cadesse notoriamente e pertinacemente in qualche eresia. Benché
allora, come meglio dicono altri, non sarebbe il papa privato del pontificato
dal concilio come suo superiore, ma ne sarebbe spogliato immediatamente da
Cristo, divenendo allora soggetto affatto inabile, e caduto dal suo officio"... (da un commento di Carlo di Pietro su Facebook)
Proponiamo
qui di seguito alcuni passi tratti dal libro “ L’Anticristo- il
principe delle tenebre opera nella storia da piccole fessure…” di Gianni
Baget Bozzo.
L’autore
del libro potremmo definirlo un “conservatore”, in quanto non era
“tradizionalista” o “sedevacantista”, faceva parte a tutti gli effetti
della chiesa conciliare ma con molte riserve, data la sua personale
cultura soprattutto nel campo della teologia dei padri greci, che gli
permetteva di vedere le deviazioni della nuova teologia, e data anche la
sua vicinanza al cardinale conservatore per antonomasia, Giuseppe Siri,
dal quale sicuramente ha tratto la conoscenza accurata della Messa
romana e ha potuto così vedere bene gli effetti devastanti della pseudo
riforma di Giovan Batista Montini: (le sottolineature sono nostre)
LA LITURGIA
Questo è il tema su cui il fallimento della riforma conciliare è apparso più chiaro.
L’enciclica Mediator Dei aveva
già previsto tutti i danni che sarebbero derivati dalle tendenze
liturgiche franco-tedesche legate all’opera di Ernest Jungmann e di Otto
Casel.
[…]
Pio
XII comprese l’errore dell’arcaismo di Jungmann, per cui la liturgia
andava riformata arcaicamente sul modello della Chiesa primitiva; e
comprese l’errore di Casel, che vedeva nella liturgia la celebrazione
del Cristo risorto e non del Cristo redentore.
In ambedue i casi si trattava di separare la Chiesa dalla sua Tradizione, svolta nel tempo e nella storia.
Al centro della Mediator Dei stava
la dottrina della Messa come rinnovazione del sacrificio di Cristo, il
ruolo sacerdotale costitutivo del prete, il valore della preghiera
personale e di tutte le forme di culto dell’Eucaristia distinte dalla
Messa.
Nessuno pensava che la riforma aperta dalla Sacrosanctum Concilium del Vaticano II, che in molte parti ricalcava laMediator Dei con qualche attenuazione delle formule, determinasse la fine di un rito unitario della Chiesa latina.
Soprattutto in questo caso si nota il processo che dal testo conciliare
giunge sino alla variazione liturgica. E di qui l’elemento centrale è
stata la perdita totale del latino come lingua liturgica, che avviene
non nella Costituzione conciliare ma nelle successive riforme.
L’effetto
di tutte le successive riforme, quelle del ’65 e del ’70, è stato la
graduale dissacrazione della liturgia e la riduzione del culto a una
attività sociale.
[…]
Il
fondamento dell’unione dell’uomo con Dio è la piena distinzione tra
l’uomo e Dio. Per questo la pienezza della è data dalla Rivelazione
cristiana, che pone l’unione tra Dio e l’uomo a partire dalla piena
distinzione tra Dio e l’uomo.
[…]
La
perdita del sacro è un effetto avvenuto nel culto pubblico cattolico e
ciò è accaduto proprio secondo le linee di previsione che erano
contenute della Mediator Dei. Tutto è stato pensato, a cominciare
dalla trasformazione dell’altare in mensa, con l’accento passato dalla
rinnovazione del sacrificio della Croce alla comunione dei fedeli con il
Corpo del Signore.
L’atto
redentore è un atto unico, l’atto del solo Cristo: un atto
intertrinitario in cui il Figlio offre la sua umanità e l’umanità del
mondo in sacrificio al Padre in un atto di assoluta adorazione.
Qui
solamente il Mistero trinitario è manifestato nella sua verità. Il
sacerdote celebrante viene immerso come persona nel Mistero trinitario,
anche se in rappresentanza di tutti i cristiani, ma è egli solo a
rendere presente l’atto unico del sacrificio del Verbo incarnato. Tutti
partecipano all’oblazione del sacrificio, il sacerdote soltanto lo
compie. Questi sono i temi della Mediator Deiche sono andati perduti nel momento in cui l’altare è divenuto mensa.
[…]
I due temi fondamentali della Mediator Dei vengono
rapidamente cancellati e in pochi anni dopo il Concilio il Sessantotto
ha già creato la possibilità delle eucarestie selvagge.
Il
prete non è più il sacerdote, ma il presbitero della cominità, il
“presidente dell’assemblea”. E in realtà qui è avvenuta la grande
regressione: dalla persona alla comunità.
[…]
E
così avviene l’evento disastroso centrale nella vita della Chiesa; un
evento non voluto, non previsto, non desiderato: la sostituzione della
Chiesa a Cristo. Una volta si diceva: Cristo sì la Chiesa no, ma oggi
sembra prevalere il principio contrario: la Chiesa sì, Cristo no.
[…]
Tutto
era scritto nella sostituzione dell’altare con la mensa, così che
sembrava innocente un ritorno all’evento originario. Ma non era il
ritorno alle origini il principio di tutte le eresie che avevano diviso
la Chiesa cattolica, negando, in favore delle origini, l’opera dello
Spirito Santo nel tempo intermedio tra la prima e la seconda venuta del
Cristo? No, nessuno avrebbe previsto che una sostituzione così semplice
comportasse una potenzialità eversiva così grande come la riduzione
della Chiesa e una comunità orizzontale, a una comunità sociale, fondata
sulla sua auto glorificazione.
Ma
se al sacrificio della Croce, atto intertrinitario in cui viene
comunicata la vita divina agli uomini con un gesto unico del Figlio
incarnato, si sostituisce la pluralità dell’atto di partecipazione umana
al dono di Dio, si trascina la Chiesa verso il basso.
[…]
Il
Cristianesimo diviene espressione dell’amore fraterno, della non
violenza e dell’assistenza. E’ una sottile forma gnostica di riduzione
della Chiesa a una sorta di purezza meta mondana, di separazione dalla
sua carnalità storica e temporale.
Questo
culto dell’innocenza assoluta è il sostituto di una fede in chi è
venuto a redimere i peccati del mondo. E la Chiesa dovrebbe sapere di
essere fatta per gli uomini, non per pseudo angeli delle opere buone che
divengono immediatamente compatibili con il mondo, con tutto ciò che di
mondano il mondo approva. Il mondo nella sua realtà è cosa migliore di questi eretici della disincarnazione di Dio e della angelizzazione dei cristiani.
[…]
C’è una sottile fessura tra l’ultima grande enciclica di Pio XII sulla liturgia e la Sacrosanctum Concilium. Per quella fessura è passata l’autodistruzione della Chiesa;
era di lì che era passato quel “fumo di Satana nel tempio di Dio” di
cui parlava Paolo VI, in un momento di pienezza del carisma papale.
[…]
La
riforma liturgica fu applicata in modo autoritario e violento, fu un
atto di imposizione della gerarchia sui fedeli, che non domandavano la
rivoluzione nella liturgia. Nessuna obiezione venne ascoltata. Già
operava il “principe di questo mondo” e il fiume anticristico fluiva per
passi insensibili.
Tutto
sembrava così innovatore, intelligente, comprensibile: rendere
persuasivo il Mistero, quale tentazione ! E tuttavia bisogna dire che,
vedendo quello che è accaduto, i timori del movimento di Econe
sembravano giustificati proprio sul punto della potenzialità
rivoluzionaria della riforma.
Il
risultato è stato il compimento della rivoluzione moderna quando il
moderno finiva. E il risultato è che la liturgia della Chiesa
postconciliare è una liturgia morente, priva del sacro, del canto, priva
di bellezza, di grandezza.
Quando
si celebra la Messa tradizionale, si sente in essa la Chiesa vibrare.
Il sacerdote appare veramente come alter Christus, come colui che
esprime la differenza tra il Cristo e il popolo, esprime l’essenza del
sacro. E per vivere il Mistero della divinoumanità, della divinizzazione
del cristiano, occorre che la differenza tra Dio e l’uomo, tra il
Cristo e il crisitano, sia espressa; il sacerdote come persona sacra
esprime la differenza tra il Cristo e il cristiano. Esprime la
sacralità, la differenza che è alla base dell’unione. La dissacrazione della Messa è divenuta la dissacrazione del prete.