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mercoledì 13 novembre 2013

"La riforma liturgica fu applicata in modo autoritario e violento, fu un atto di imposizione della gerarchia sui fedeli, che non domandavano la rivoluzione nella liturgia. Nessuna obiezione venne ascoltata. Già operava il “principe di questo mondo” e il fiume anticristico fluiva per passi insensibili".

...Fosse anche un Papa ad allontanarsi - nel governo - con pertinacia da una verità di fede rivelata, a questi un concilio detto imperfetto (o un conclave) può solo ratificare (o dichiarare) che egli è stato privato di ogni giurisdizione. Nella versione del testo Verità della Fede [Volume primo, Giacinto Marietti, Torino, 1826, alla pagina 142] si leggono le parole del santo Dottore: "La seconda cosa certa si è, che quando in tempo di scisma si dubita, chi fosse il vero papa, in tal caso il concilio può esser convocato da’cardinali, e da’ vescovi; ed allora ciascuno degli eletti è tenuto di stare alla definizione del concilio, perchè allora si tiene come vacante la sede apostolica. E lo stesso sarebbe nel caso, che il papa cadesse notoriamente e pertinacemente in qualche eresia. Benché allora, come meglio dicono altri, non sarebbe il papa privato del pontificato dal concilio come suo superiore, ma ne sarebbe spogliato immediatamente da Cristo, divenendo allora soggetto affatto inabile, e caduto dal suo officio"... (da un commento di Carlo di Pietro su Facebook)



paolo VI fanone e tiara

Proponiamo qui di seguito alcuni passi tratti dal libro “ L’Anticristo- il principe delle tenebre opera nella storia da piccole fessure…” di Gianni Baget Bozzo.
L’autore del libro potremmo definirlo un “conservatore”, in quanto non era “tradizionalista” o “sedevacantista”, faceva parte a tutti gli effetti della chiesa conciliare ma con molte riserve, data la sua personale cultura soprattutto nel campo della teologia dei padri greci, che gli permetteva di vedere le deviazioni della nuova teologia, e data anche la sua vicinanza al cardinale conservatore per antonomasia, Giuseppe Siri, dal quale sicuramente ha tratto la conoscenza accurata della Messa romana e ha potuto così vedere bene gli effetti devastanti della pseudo riforma di Giovan Batista Montini: (le sottolineature sono nostre)
LA LITURGIA

Questo è il tema su cui il fallimento della riforma conciliare è apparso più chiaro.
L’enciclica Mediator Dei aveva già previsto tutti i danni che sarebbero derivati dalle tendenze liturgiche franco-tedesche legate all’opera di Ernest Jungmann e di Otto Casel.
[…]
Pio XII comprese l’errore dell’arcaismo di Jungmann, per cui la liturgia andava riformata arcaicamente sul modello della Chiesa primitiva; e comprese l’errore di Casel, che vedeva nella liturgia la celebrazione del Cristo risorto e non del Cristo redentore.
In ambedue i casi si trattava di separare la Chiesa dalla sua Tradizione, svolta nel tempo e nella storia.
Al centro della Mediator Dei stava la dottrina della Messa come rinnovazione del sacrificio di Cristo, il ruolo sacerdotale costitutivo del prete, il valore della preghiera personale e di tutte le forme di culto dell’Eucaristia distinte dalla Messa.
Nessuno pensava che la riforma aperta dalla Sacrosanctum Concilium del Vaticano II, che in molte parti ricalcava laMediator Dei con qualche attenuazione delle formule, determinasse la fine di un rito unitario della Chiesa latina. Soprattutto in questo caso si nota il processo che dal testo conciliare giunge sino alla variazione liturgica. E di qui l’elemento centrale è stata la perdita totale del latino come lingua liturgica, che avviene non nella Costituzione conciliare ma nelle successive riforme.
L’effetto di tutte le successive riforme, quelle del ’65 e del ’70, è stato la graduale dissacrazione della liturgia e la riduzione del culto a una attività sociale.
[…]
Il fondamento dell’unione dell’uomo con Dio è la piena distinzione tra l’uomo e Dio. Per questo la pienezza della è data dalla Rivelazione cristiana, che pone l’unione tra Dio e l’uomo a partire dalla piena distinzione tra Dio e l’uomo.
[…]
La perdita del sacro è un effetto avvenuto nel culto pubblico cattolico e ciò è accaduto proprio secondo le linee di previsione che erano contenute della Mediator Dei. Tutto è stato pensato, a cominciare dalla trasformazione dell’altare in mensa, con l’accento passato dalla rinnovazione del sacrificio della Croce alla comunione dei fedeli con il Corpo del Signore.
L’atto redentore è un atto unico, l’atto del solo Cristo: un atto intertrinitario in cui il Figlio offre la sua umanità e l’umanità del mondo in sacrificio al Padre in un atto di assoluta adorazione.
Qui solamente il Mistero trinitario è manifestato nella sua verità. Il sacerdote celebrante viene immerso come persona nel Mistero trinitario, anche se in rappresentanza di tutti i cristiani, ma è egli solo a rendere presente l’atto unico del sacrificio del Verbo incarnato. Tutti partecipano all’oblazione del sacrificio, il sacerdote soltanto lo compie. Questi sono i temi della Mediator Deiche sono andati perduti nel momento in cui l’altare è divenuto mensa.
[…]
I due temi fondamentali della Mediator Dei vengono rapidamente cancellati e in pochi anni dopo il Concilio il Sessantotto ha già creato la possibilità delle eucarestie selvagge.
Il prete non è più il sacerdote, ma il presbitero della cominità, il “presidente dell’assemblea”. E in realtà qui è avvenuta la grande regressione: dalla persona alla comunità.
[…]
E così avviene l’evento disastroso centrale nella vita della Chiesa; un evento non voluto, non previsto, non desiderato: la sostituzione della Chiesa a Cristo. Una volta si diceva: Cristo sì la Chiesa no, ma oggi sembra prevalere il principio contrario: la Chiesa sì, Cristo no.
[…]
Tutto era scritto nella sostituzione dell’altare con la mensa, così che sembrava innocente un ritorno all’evento originario. Ma non era il ritorno alle origini il principio di tutte le eresie che avevano diviso la Chiesa cattolica, negando, in favore delle origini, l’opera dello Spirito Santo nel tempo intermedio tra la prima e la seconda venuta del Cristo? No, nessuno avrebbe previsto che una sostituzione così semplice comportasse una potenzialità eversiva così grande come la riduzione della Chiesa e una comunità orizzontale, a una comunità sociale, fondata sulla sua auto glorificazione.
Ma se al sacrificio della Croce, atto intertrinitario in cui viene comunicata la vita divina agli uomini con un gesto unico del Figlio incarnato, si sostituisce la pluralità dell’atto di partecipazione umana al dono di Dio, si trascina la Chiesa verso il basso.
[…]
Il Cristianesimo diviene espressione dell’amore fraterno, della non violenza e dell’assistenza. E’ una sottile forma gnostica di riduzione della Chiesa a una sorta di purezza meta mondana, di separazione dalla sua carnalità storica e temporale.
Questo culto dell’innocenza assoluta è il sostituto di una fede in chi è venuto a redimere i peccati del mondo. E la Chiesa dovrebbe sapere di essere fatta per gli uomini, non per pseudo angeli delle opere buone che divengono immediatamente compatibili con il mondo, con tutto ciò che di mondano il mondo approva. Il mondo nella sua realtà è cosa migliore di questi eretici della disincarnazione di Dio e della angelizzazione dei cristiani.
[…]
C’è una sottile fessura tra l’ultima grande enciclica di Pio XII sulla liturgia e la Sacrosanctum Concilium. Per quella fessura è passata l’autodistruzione della Chiesa; era di lì che era passato quel “fumo di Satana nel tempio di Dio” di cui parlava Paolo VI, in un momento di pienezza del carisma papale.
[…]
La riforma liturgica fu applicata in modo autoritario e violento, fu un atto di imposizione della gerarchia sui fedeli, che non domandavano la rivoluzione nella liturgia. Nessuna obiezione venne ascoltata. Già operava il “principe di questo mondo” e il fiume anticristico fluiva per passi insensibili.
Tutto sembrava così innovatore, intelligente, comprensibile: rendere persuasivo il Mistero, quale tentazione ! E tuttavia bisogna dire che, vedendo quello che è accaduto, i timori del movimento di Econe sembravano giustificati proprio sul punto della potenzialità rivoluzionaria della riforma.
Il risultato è stato il compimento della rivoluzione moderna quando il moderno finiva. E il risultato è che la liturgia della Chiesa postconciliare è una liturgia morente, priva del sacro, del canto, priva di bellezza, di grandezza.
Quando si celebra la Messa tradizionale, si sente in essa la Chiesa vibrare. Il sacerdote appare veramente come alter Christus, come colui che esprime la differenza tra il Cristo e il popolo, esprime l’essenza del sacro. E per vivere il Mistero della divinoumanità, della divinizzazione del cristiano, occorre che la differenza tra Dio e l’uomo, tra il Cristo e il crisitano, sia espressa; il sacerdote come persona sacra esprime la differenza tra il Cristo e il cristiano. Esprime la sacralità, la differenza che è alla base dell’unione. La dissacrazione della Messa è divenuta la dissacrazione del prete.
[…]
La riforma liturgica venne realizzata con un metodo autoritario, perché in essa era implicito il principio moderno di rivoluzione. Sembra strano pensare alle scipite figure dei liturgisti come ad agenti rivoluzionari, ma così fu. Lutero almeno fece le cose in modo forte e proprio. Ma con la riforma liturgica questo è avvenuto senza che vi fosse coscienza della tragedia spirituale che si consumava.
[…]
La nuova liturgia è fatta per il “noi”, non per l’”io”. E questo è caratteristico del pensiero rivoluzionario moderno: mettere il “noi” al posto dell’ “io”.
Nella liturgia riformata c’è posto solo per il “noi”. Mentre nell’eterno compare l’io (e la liturgia terrestre è comunione con la liturgia celeste), nella nuova liturgia esso è assente.
L’io nella liturgia tradizionale appare subito nella dimensione in cui compare nel Cristianesimo: il senso del peccato. Ciò è visibile fin dal doppio Confiteor della Messa tradizionale, che indica la persona. L’io del Confiteor mostra che il Confiteor del popolo è un Confiteor dell’io, non del noi.
[…]
La comunità è una invenzione clericale: coloro che vengono a Messa cercano Dio, non il “noi”. Se avessero la Messa tradizionale vi si inserirebbero subito, ove si fosse un clero capace di introdurre al Mistero.
[…]
La riforma liturgica è fallita perché è nata non dalla Tradizione della Chiesa, ma da un colpo di mano del partito intellettuale.
[…]
Giovanni Paolo II avrebbe dovuto chiedere perdono a tutti coloro che si sono sentiti offesi dalla riforma di Paolo VI e che si trovano oggi emarginati.
[…]
E’ la riforma che svuota le parrocchie e i seminari, che lascia senza autorità i vescovi.
La liturgia è il punto in cui la teologia antropologica poteva ferire il popolo, nella sua dimensione più originaria il sacro.
  
Gianni Baget Bozzo, L’Anticristo – il principe delle tenebre opera nella storia da piccole fessure… , Mondadori,  Milano 2001  pp.46-55
  
a cura di Pacificus
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Il 10 maggio 1970, in occasione dell'udienza concessa ai sei pastori protestanti che hanno collaborato all'elaborazione delNovus Ordo Missæ, Paolo VI, parlando del loro contributo ai lavori del Consilium liturgico, ebbe a dire: ...Vi siete particolarmente sforzati di dare più spazio alla Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura; di apportare un più grande valore teologico ai testi liturgici, affinché la “lex orandi” (“la legge della preghiera”) concordi meglio con la “lex credendi” (“la legge della fede”)... (cfr. R. Coomaraswamy, Les problèmes de la nouvelle messe, Editions L'Age d'Homme, Losanna 1995, pag. 36). Non si capisce proprio come dei protestanti che negano la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo nell'Eucarestia, l'essenza sacrificale della Messa, il sacerdozio ministeriale, la mediazione universale di Maria SS.ma e dei Santi, e altre verità di fede possano aver apportato «un più grande valore teologico ai testi liturgici...

“... adesso si ha la sensazione che sia
la traduzione di un servizio protestante”
(J. Guitton - 1998)

Considerando la riforma liturgica della Messa, imposta dal Papa Paolo VI a tutta la Chiesa latina negli anni 70, Jean Guitton, modernista e massone, ha fatto, tra altre, le seguente affermazione:

1 – “Prima del concilio la Messa era la Messa. Evidentemente in latino, non ci capiva niente, ma si aveva l’impressione (impressione???) che fosse la Messa. Mentre adesso si ha la sensazione che sia la traduzione di un servizio protestante. Dal mio punto di vista, la riforma della liturgia così come l’ha voluta il concilio (Vaticano II) era buona; certo non voleva che la Messa, l’Eucaristia, fossero sacrificate, né sopratutto ridotte a quello che i protestanti fanno durante la loro cerimonia, che chiamamo la cena. Per esempio, quando si è deciso che il sacerdote non dicesse la messa rivolto all’altare, volgendo le spalle ai fedeli, ma di fronte loro, è stata compiuta una riforma decisiva che ha veramente turbato mlti cristiani. Con ragione (Con ragione???) — perché i fedeli comprendessero — si è voluto celebrare la liturgia nella lingua comune, ma senza volontà di abolire il sacro. Oggi, praticamente, l’Eucaristia non ha più il carattere sacro, serio e divino che aveva in passato. (...)”.
J. Guitton con Francesca Pini, L’infinito in fondo al cuore, Ed. Mondadori, Milano, 1998, p. 103. Il grosseto è nostro).
 
2“(...). Spesso mi domando se i sacerdoti che dicono messa credono veramente che nell’ostia ci sia il corpo e il sangue di Cristo. Sopratutto quando — terminata la funzione — li si vede scapare in fretta e furia dalla chiesa, come se con ciò avessero finito la loro giornata. Allora le persone si domandono se i sacerdoti credono veramente. Se i sacerdoti non credessero, infatti, perché mai dovrebbero essere loro a credere?” (Op. cit. p. 104. Il grossetto è nostro).
3 – Alla domanda di Francesca Pini se “quindi oggi la messa rischia di assomigliarsi a una liturgia della parola”, Guitton risponde:
“I protestanti non hanno questa idea del sacramento, della transustanziazione: essi ripetono ciò che ha fatto Gesù Cristo, ma in modo simbolico. La loro cena è una liturgia della parola, non è un atto che trasforma (trasforma o transustanzia???) il pane e il vino nel corpo e nel sangue di Cristo nel senso fondamentale del gesto, così come pensano (?) i cattolici. La Chiesa cattolica ha ragione di voler rendere la sua liturgia più accessibile e comprensibile ai protestanti, ma non può tuttavia abbandonare l’essenza del cattolicesimo: che nel pane e nel vino consacrati ci sono il corpo e il sangue di Cristo nel senso sostanziale, veritiero e profondo!”  
(ivi. p.104. Il grassetto è nostro).
Domandiamo: Jean Guitton, considerato il “più grande filosofo cattolico del seculo XX”, amico intimo di Paolo VI, presente nel concilio Vaticano II e l’unico laico che, in tutta la storia della Chiesa, ha avuto il diritto di parlare in un concilio, Guitton, nella sua critica alla “Nuova Messa” di Paolo VI, ha affermato, o no, una verità?   
Come semplici cattolici laici, speriamo in una seria risposta, chiara e obbiettiva, particolarmente da parte dei teologi, a questa importante e attuale questione.

8 commenti:

  1. Dovete vedere e sentire quello che succede qui a Perth capitale del Western Australia, dove l'arcivescovo ha ORDINATO a un prete anglicano di dire messa (ma e' proprio MESSA?) in una chiesa cattollica. In questa chiesa io andavo a pregare la domenica. Naturamente ho cambiato chiesa. Ma qui le messe sono tutte con la nuova liturgia. E un Cristiano Cattolico, cosa deve fare se vuole santificare le feste?

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  2. Oramai con papa Francesco queste cose non avranno più alcuna reprimenda!

    RispondiElimina
  3. Dal post pubblicato: "“I protestanti non hanno questa idea del sacramento, della transustanziazione: essi ripetono ciò che ha fatto Gesù Cristo, ma in modo simbolico. La loro cena è una liturgia della parola, non è un atto che trasforma (trasforma o transustanzia???) il pane e il vino nel corpo e nel sangue di Cristo nel senso fondamentale del gesto, così come pensano (?) i cattolici. La Chiesa cattolica ha ragione di voler rendere la sua liturgia più accessibile e comprensibile ai protestanti, ma non può tuttavia abbandonare l’essenza del cattolicesimo: che nel pane e nel vino consacrati ci sono il corpo e il sangue di Cristo nel senso sostanziale, veritiero e profondo!”


    Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
    Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
    Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me."
    (Gv 6, 51-57)


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  4. .. e ancora:

    "Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi»."
    (Lc 22, 19-20)


    "Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.
    (1 Cor 11, 23-29)

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  5. Vorrei rispondere al caro cattolico australiano di Perth. Anche io sono in Asia spesso e non ho alcun modo di partecipare ad una messa come si deve...Sono tutte messe-mense ovvero cerimonie commemorative simil-messa, dette in chiese di estrazione cattolica.
    Ma i sacerdoti sono cattolici ?
    Recentemente nel blog Riscossa Cristiana, la Siccardi (papofila estrema) ha scritto un articolo in cui si dice che anche se il papa e' indegno,sempre papa e'.
    Intendono ,lei ed altri, continuare ad evadere il problema della dimensione sacrale reale del sacerdozio e della gerarchia cattolica:non se un sacerdote e' degno o indegno, cosa che riguarda solo la sua personalita' o caratteristiche umane,magari transitorie, ma se e' consacrato e seguace della dottrina o se eretico rispetto alla dottrina secolare della Chiesa.
    Poiche' il papa indegno e' comunque papa sia che sia pedofilo o brigante o guerrafondaio o lascivo o che altro.
    Ma,.........se e' eretico c'e' da chiedersi come sia stato eletto e , se fosse eretico da prima, la sua elezione sarebbe nulla.
    Questo non viene detto da me ma dai padri della Chiesa e da fior di santi.
    QUESTO E' QUANTO DA CHIEDERSI OGGI! Il resto viene di conseguenza.
    Ed il resto, per tornare a rispondere al cattolico di Perth, e' che alle cerimonie mistificatorie,pseudo-messe, sarebbe necessario non partecipare.Se fosse indispensabile per ragioni famigliari o di invito da amici o di commemorazione personale, e' necessario non partecipare attivamente per non incorrere nel divieto dottrinale che vieta ad un cattolico di partecipare a cerimonie miste (ovvero con non cattolici).
    Tale divieto e' dottrinale e, certamente le cerimonie pseudo-messa, non possono definirsi piu' riti cattolici!
    Cio' mi fu spiegato in varie occasioni da sacerdoti saggi che sacrificano ancora secondo la messa di sempre.
    Che fare dunque? Il mio pensiero e' di recarsi qualche volta in chiesa senza la partecipazione cerimoniale e di pregare cosi' come e' necessario pregare in casa, sepcialmente per la domenica.In Giappone sono andati avanti cosi' per qualche secolo e Bergoglio,pure a citato cio', sia pur a sproposito come spesso fa.
    Mardunolbo

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    Risposte
    1. sempre encomiabile ed esaustivo, caro Mardunolbo, mi hai tolto la risposta dalla tastiera!

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  6. Caro Abba', c'e' dell'atro che ora mi viene in mente!
    Non e' che , dato che nel mondo ormai si svolgono solo messe-mense, la situazione sta precipitando?
    Ovvero, se nel mondo il sacrificio Eucaristico non e' piu' celebrato, risulta ovvio che il mondo, salvo qualche angolo dove si celebra ancora secondo dottrina,risulta "scoperto",cioe' senza protezione divina.
    Questo,della protezione divina, succedeva almeno finche' la cattedra di Pietro era ancora dottrinalmente e canonicamente efficente.
    Arai Daniele ha laciato da tempo una teoria che non sembra affatto sballata.In sintesi: se la sede e' vacante ed' il "katekon",cioe' "quel che trattiene"non esiste piu', le forze del male possono agire indisturbate ovunque. Una coincidenza e' l'aver tolto, nella nuova pseudo-messa, l'implorazione a S.Michele arcangelo, quasi che ora non ci fosse piu' bisogno di chiedere il suo aiuto. E questa e' un'altra dogmatica variazione nella nuova messa, che sottindende tante cose !
    Guarda caso, anche i cristiani di piu' antica fede, iracheni e siriani sono ora perseguitati dagli assassini islamici, cultori di quella religione diabolica inventata per accogliere quanti piu' possibile uomini distogliendoli dal cristianesimo anche con la forza.
    I luoghi dove la fede cristiana era piu' antica sono teatro di violenze vergognose cui ogni stato ex-cristiano non si sogna di porre alcun rimedio, anzi !
    Un Bergoglio che vaneggia che basta la propria coscienza, anche di ateo, per essere sulla strada giusta, che glorifica il ramadan mussulmano e sorride e gioisce con la massoneria universale e quella razzista del b'nai-b 'rith (la cui emanazione e' la Anti-defamation Legue che perseguita i cristiani che osano parlare della persecuzione ebraica nella storia cristiana e che pone i suoi "veto" sui film che elogiano il cristianesimo in qualsiasi forma).
    Che significato ha questa inversione completa della Chiesa ? Che il "fermo" al Male e' stato tolto e che il Male e' libero di agire ovunque nel mondo!
    Non mi sembra una analisi illogica e senza contesto convalidante...
    Cio' finche "il mio Cuore Immacolato trionfera' " disse Maria a Fatima.
    Quando ? Quando un papa (un papa autentico, ovviamente) fara' la consacrazione richiesta (ormai perduta nel tempo) o comunque, visto che la situazione e' compromessa alquanto?
    Quel che pavento e' che la Consacrazione dovesse essere fatta a tempo debito, ed ora sono "scaduti" i termini, quindi sia necessario attendere i tempi del Signore che ristabilira' la Chiesa autentica cattolica quando della ufficiale sara' rimasto ben poco...
    Il che ha un solo significato, rispondente a quanto rivelo' la Vergine presso Akita (Giappone), pochi anni or sono.
    Brrr !
    Mardunolbo

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    Risposte
    1. Rettifico quanto scrissi sulla Vergine di Akita, poiche' da cattolico sono anche credulone sulle visioni e sulle profezie. Dopo aver letto un rticolo analiticoin "Radio Cristiandad" sulle apparizioni di Akita, pongo dubbi sulla realta' di apparizioni "buone",cola' Chiedo scusa, quindi della citazione.
      Mardunolbo.

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