Molti
uomini che sembrano possedere l'autorità nella Chiesa
insegnano errori e
impongono leggi
dannose. Come riconciliare tutto questo con l'infallibilità?
l
Premessa
Se ora assisti regolarmente alla
Massa tradizionale in latino è perché, ad un certo punto, hai
concluso che l'antica Messa e la vecchia dottrina sono
cattoliche e buone, mentre la nuova Messa e gli insegnamenti
moderni, in qualche modo, non lo sono. Tuttavia, hai dovuto
probabilmente affrontare (come me) qualche preoccupazione
iniziale: cosa succede se la Messa tradizionale alla quale vado
non è approvata dalla Diocesi? Sto sfidando l'autorità legittima
nella Chiesa? Sto disubbidendo al Papa? Questo è il «problema
dell'autorità», e sembra presentare un vero dilemma. La
Chiesa insegna che il Papa è infallibile in materia di fede e di
morale. I buoni cattolici, inoltre, rispettano le leggi del
Papa e la Gerarchia. Al contrario, i cattivi cattolici scelgono con
cura le leggi che vogliono rispettare. Allo stesso tempo, molti
uomini che sembrerebbero possedere l'autorità nella Gerarchia ci
comandano di accettare certe dottrine e una Messa che
danneggiano la fede o producono altri effetti disastrosi. Cosa
deve fare un cattolico?
l
Perché rifiutare i cambiamenti?
Per risolvere il dilemma, dobbiamo
in primo luogo considerare i motivi che ci hanno spinti ad
abbandonare le
nostro parrocchie. In molti casi, abbiamo constatato la
contraddizione con l'insegnamento cattolico stabilito o
l'irriverenza nel culto. In altre parole, abbiamo
immediatamente riconosciuto qualche elemento della nuova
religione come un errore dottrinale o un male.
Sappiamo anche che le nostre obiezioni non riguardano
cambiamenti secondari. Al contrario, le nuove dottrine ci sono
apparse come cambiamenti sostanziali: compromessi,
tradimenti, o contraddizioni dirette dell'immemorabile
insegnamento cattolico. Ora consideriamo il nuovo sistema di
culto come cattivo, irriverente, un disonore al SS.mo
Sacramento, ripugnante alla dottrina cattolica, o totalmente
distruttivo per la fede di milioni di anime. Ragioni pesanti
come queste - e non piccole banalità - sono ciò che ci ha
condotto a resistere e a rifiutare i cambiamenti introdotti dal
Concilio Vaticano II (1962-1965). Se siamo giunti a questo punto
e abbiamo riconosciuto (come dovremmo) che diverse dichiarazioni
ufficiali o numerose leggi emanate dalla Gerarchia
post-conciliare contengono errori o mali, siamo in effetti sulla
strada giusta per risolvere il problema apparentemente spinoso
dell'autorità. Permetteteci di esaminare il perché.
l
Alcuni errori e mali
Cominciamo elencando qui alcuni
degli errori o mali approvati ufficialmente dal Vaticano II, da
Paolo VI (1897-1978) o dai suoi successori:
-
Il Vaticano II insegna che
(e questo viene ripetuto nel nuovo Codice di Diritto
canonico del 1983) la vera Chiesa di Cristo «sussiste»
(anziché «è») nella Chiesa cattolica. Ciò
implica che la vera Chiesa può «sussistere» anche in
altre confessioni religiose.
-
L'abolizione nel nuovo
Codice di Diritto canonico del 1983 della distinzione
tradizionale tra il fine primario del matrimonio
(procreativo) e quello secondario (unitivo), ponendo
questi fini sullo stesso piano, costituisce
un'inversione del loro ordine. Questo cambiamento offre
un tacito appoggio alla contraccezione, giacché la
proibizione del controllo delle nascite è basata
sull'insegnamento secondo cui la procreazione è il fine primario
del matrimonio.
-
Nella versione originale
latina del nuovo Messale di Paolo VI sono stati
sistematicamente soppressi i seguenti concetti: l'inferno,
il giudizio divino, la collera di Dio, la punizione del
peccato, la malizia del peccato, il peccato come il male
più grande, il distacco dal mondo, il purgatorio, le
anime dei trapassati, la regalità di Cristo sulla Terra,
la Chiesa Militante, il trionfo della fede cattolica, i
mali dell'eresia, dello scisma e dell'errore, la
conversione dei non-cattolici, i meriti dei Santi e i
miracoli. Eliminare queste dottrine dalla liturgia
equivale a segnalare che esse non sono più vere, o
almeno sufficientemente importanti, o meritevoli di una
menzione nella preghiera ufficiale della Chiesa.
-
L'approvazione ufficiale
da parte di Paolo VI di poter dare la Comunione nella mano.
Questa pratica venne imposta nel XVI secolo dai
protestanti per negare la transustanziazione e la natura
sacramentale del sacerdozio.
-
L'introduzione ufficiale al nuovo Ordinario della Messa (l'Institutio
Generalis Missali Romani), un documento ufficiale, insegna che la Messa
è una riunione-cena, co-celebrata dall'assemblea e dal
suo presidente, durante la quale Cristo è presente nei
fedeli, nella lettura della Sacra Scrittura, e infine
nel pane e nel vino. Ciò coincide con il modo
protestante o modernista di concepire la Messa, e offre
un fondamento teorico ai conseguenti «abusi».
l
Gli insegnamenti di Benedetto XVI
A quelli appena visti,
potremmo aggiungere altri insegnamenti di Giovanni Paolo
II (1920-2005) e di Benedetto XVI, entrambi
ritenuti erroneamente dei «conservatori». Le loro
dichiarazioni e i loro scritti rivelano un penetrante
problema teologico che va ben oltre quello costituito
dalla riforma liturgica. Durante il Vaticano II, Joseph
Ratzinger è stato uno dei principali teologi dell'ala
modernista, e come tale ha sparso sul suo cammino una
lunga lista di errori. Egli è stato il principale architetto
della nuova teologia della Chiesa, identificandola come il
«Popolo di Dio» o la «Chiesa di Cristo», un qualcosa di
diverso dalla Chiesa cattolica romana - una super-Chiesa -
composta da «elementi» della vera Chiesa posseduti
pienamente (dai cattolici) o parzialmente (dagli eretici e
dagli scismatici). Il vincolo che tiene insieme questa
bestia ecumenica è la nozione ratzingeriana di Chiesa come «comunione».
Come Cardinale, come prefetto della Congregazione per la
Dottrina della Fede, e in qualità di consulente dottrinale di
Giovanni Paolo II, Joseph Ratzinger ha sviluppato
questa idea nella Lettera ai Vescovi della Chiesa
cattolica su alcuni aspetti della Chiesa intesa come
comunione (1992), nella Dichiarazione Dominus Iesus
(2000), nel nuovo Codice di Diritto canonico (1983) e nel
Catechismo della Chiesa cattolica (1997). Ecco alcune
proposizioni tipiche dell'insegnamento di Ratzinger:
-
Le chiese scismatiche
sarebbero «Chiese particolari» unite alla Chiesa
cattolica da «strettissimi vincoli»
2.
-
La Chiesa universale
sarebbe il «Corpo delle Chiese»
(particolari) 3.
-
Le chiese scismatiche
avrebbero un'esistenza «ferita»
4.
-
«Pur essendo
particolari, in esse (le chiese) si fà presente
la Chiesa universale con tutti i suoi elementi
essenziali» 5.
-
La Chiesa di Cristo
sarebbe «presente e operante» anche nelle
chiese che rifiutano il papato 6.
-
Si diventa membri del
«Popolo di Dio» attraverso il Battesimo
7.
-
L'intero popolo
di Dio parteciperebbe all'ufficio di Cristo
8.
-
Il Corpo di Cristo (la
Chiesa) sarebbe «ferito» dalle divisioni
9.
-
«Lo Spirito di Cristo
si serve di queste Chiese e comunità ecclesiali
(separate) come di strumenti di salvezza»
10.
-
Ogni «chiesa particolare»
sarebbe «cattolica», ma alcune sarebbero «pienamente
cattoliche» 11.
Questi insegnamenti sono
contrari ad un articolo delle fede cattolica: «Credo
nella Chiesa una». La parola «una» nel Credo si
riferisce a quella nota per la quale La Chiesa è
«indivisa in sé stessa e non separata da alcun altro» nella fede,
nella disciplina e nel culto. Le dottrina di Ratzinger è
inoltre contraria all'insegnamento dei Padri della Chiesa e
al Magistero ordinario universale secondo cui gli eretici sono
«fuori dalla comunione
cattolica ed estranei alla Chiesa» (Papa Leone XIII).
l
La Chiesa non può dare cose cattive
ai suoi figli
L'elenco degli errori potrebbe
continuare per pagine. Ogni articolo può essere catalogato
sia come un errore (una contraddizione o un cambiamento
sostanziale degli insegnamenti del Magistero
pre-conciliare), che come un male (qualcosa di offensivo
verso Dio o di dannoso per la salvezza delle anime). Ma se
da una parte la stessa fede ci insegna che questi
cambiamenti sono sbagliati, dall'altra ci spiega anche che
la Chiesa non può sbagliare nel suo insegnamento o dare
alle anime cose cattive. Infatti, una delle proprietà
essenziali della Chiesa cattolica è la sua
indefettibilità. Ciò significa, tra le altre cose, che
il suo insegnamento è «immutabile e rimane sempre lo
stesso» (Sant'Ignazio di Antiochia). É impossibile
che essa contraddica il proprio insegnamento. Inoltre,
un'altra proprietà essenziale della Chiesa di Cristo è la
sua infallibilità. Tale proprietà non si applica
(come sembrano pensare molti cattolici «tradizionalisti»)
unicamente ai rari pronunciamenti pontifici ex cathedra,
come quelli con cui è stata definita l'Immacolata Concezione
o l'Assunzione della Vergine. L'infallibilità si
estende anche alle leggi disciplinari e universali della
Chiesa. Questo principio è stato esposto da diversi
autori classici di Teologia dogmatica, come Salaverri
(I, 722), Zubizarreta (I, 486), Herrmann (I,
258), Schultes (314–7) e Abarzuza (I, 447),
dove viene normalmente spiegato in questo modo: «L'infallibilità
della Chiesa si estende [...] alle leggi
ecclesiastiche approvate dalla Chiesa universale per la
regolazione del culto e della vita cristiana [...].
Ma la Chiesa è infallibile anche nel pubblicare un decreto
dottrinale, come accennato sopra, ad una tale estensione che
è impossibile sanzionare un diritto universale che potrebbe
essere in contrasto con la fede o la morale, o che per la
sua natura intrinseca potrebbe contribuire al danno delle
anime [...]. Se la Chiesa dovesse commettere un
errore manifesto legiferando in materia di disciplina
generale, non sarebbe più la custode fedele della
dottrina rivelata o un'insegnante fidata del
modo di vivere cristiano. Essa non sarebbe la fedele
custode della dottrina rivelata a causa dell'imposizione di
una legge viziosa, per tutti gli scopi pratici, o per aver
deliberato una definizione dottrinale erronea; naturalmente,
ognuno concluderebbe che ciò che la Chiesa comanda è
conforme con la sana dottrina. Essa non sarebbe
un'insegnante del modo di vita cristiano se mediante le sue
leggi iniettasse la corruzione nella pratica della vita
religiosa» 12. Quindi, è
impossibile che la Chiesa dia alle anime qualcosa di cattivo
attraverso le sue leggi, incluse quelle che regolano il suo
culto. Se consideriamo da un lato che la Gerarchia
post-conciliare ha approvato ufficialmente errori e mali, e
dall'altro riconosciamo le proprietà essenziali della
Chiesa, dobbiamo necessariamente giungere ad una conclusione
sull'autorità della Gerarchia post-conciliare: se conveniamo
che la Chiesa è indefettibile nel suo insegnamento (il suo
insegnamento non può cambiare) ed è infallibile nell'emanare
leggi disciplinari e universali (le sue leggi liturgiche non
possono compromettere la dottrina o causare danno alle
anime), è impossibile che gli errori e i mali che abbiamo
elencato possano procedere dall'autorità della Chiesa.
A questo punto, è necessario un altro chiarimento.
l
Perdita dell'ufficio per
eresia
L'unica spiegazione a questi
errori e mali, da cui la dottrina della Chiesa dovrebbe
essere preservata grazie alla sua infallibilità e alla sua
indefettibilità, è che gli ecclesiastici che li hanno
promulgati hanno perso in qualche modo e come individui l'autorità
degli uffici nella Chiesa che sembravano possedere; o che non hanno mai posseduto tale autorità di
fronte a Dio in primo luogo. I loro pronunciamenti sono
diventati giuridicamente invalidi e non possono vincolare i
cattolici, esattamente come i decreti dei Vescovi
d'Inghilterra che nel XVI secolo accettarono l'eresia
protestante erano invalidi e privi di autorità per i
cattolici britannici. Tale perdita di autorità deriva da un principio
generale presente nella legge della Chiesa: la defezione
pubblica dalla fede spoglia automaticamente una persona di
tutti gli uffici ecclesiastici che ricopre. Se
ci pensiamo, tutto questo ha un
senso: sarebbe assurdo che qualcuno che non professa più la
fede
cattolica continuasse ad avere autorità sui fedeli.
Il principio secondo cui colui che diserta dalla fede perde
automaticamente il suo
ufficio viene applicato ai pastori, ai Vescovi diocesani e
ad
altri uffici ecclesiastici simili. Esso si applica anche ad un papa.
l
Perdita dell'ufficio papale
Teologi e canonisti come
San Roberto Bellarmino (1542-1621), il Gaetano,
(1468-1533), Francisco Suarez (1548-1617), Tomàs
de Torquemada (1420-1498), Wernz e Vidal
ritengono, senza compromettere la dottrina
dell'infallibilità pontificia, che anche un papa (come
individuo, chiaramente) che diventa eretico perde il
pontificato. Inoltre, alcuni di questi autori sostengono che
un papa può divenire scismatico. Ad esempio, nel suo
grande trattato sul Romano Pontefice, San Roberto Bellarmino
pone la questione: «Se un papa eretico possa essere
deposto». Da notare in primo luogo che la sua domanda
presume che un papa può diventare eretico. Dopo una lunga
discussione, Bellarmino conclude: «Un papa che è eretico
manifesto cessa (per se) automaticamente di essere papa e di
comandare, così come cessa automaticamente di essere un
cristiano e un membro della Chiesa. Quindi, egli può essere
giudicato e punito dalla Chiesa. Questo è l'insegnamento
di tutti gli antichi Padri che insegnano che gli eretici
manifesti perdono immediatamente qualsiasi giurisdizione»
13. Per sostenere la sua posizione,
Bellarmino cita diversi passi di Cipriano, di
Ioannes Driedonus e di Melchior Cano (1509-1560).
La base di questo insegnamento, conclude il Santo, è che un
eretico manifesto non può essere in alcun modo membro della
Chiesa, né per mezzo della sua anima, né per mezzo del suo
corpo, né tramite un'unione interna, né attraverso un'unione
esterna. Dopo il Bellarmino, altri eminenti canonisti e
teologi hanno sostenuto in maniera simile questa posizione.
Lo Ius Canonicum di Wernz e Vidal, un'opera in otto
volumi ripubblicata nel 1943, che forse è il commentario più
tenuto in considerazione dal Codice di Diritto canonico del
1917, afferma: «Attraverso la divulgazione aperta
dell'eresia, per via di questo fatto (ipso facto), si
ritiene che il Romano Pontefice caduto nell'errore debba
essere privato del potere di giurisdizione anche prima di
qualsiasi sentenza di accertamento da parte della Chiesa
[...]. Un papa che è caduto nell'eresia
pubblica cesserebbe ipso facto di essere un membro della
Chiesa; perciò, egli cesserebbe anche di essere il capo
della Chiesa» 14.
|
|
|
San
Bellarmino |
Francisco Suarez |
Melchior Cano |
l
I canonisti post-conciliari
La possibilità che un papa possa
divenire eretico e possa quindi perdere
il suo ufficio è riconosciuta anche da un autorevole
commento al nuovo Codice di Diritto canonico del
1983: «I canonisti classici discussero la questione se un papa,
nelle sue opinioni private o personali, potesse cadere nell'eresia,
nell'apostasia o nello scisma. Se egli vi fosse caduto in
maniera pubblica e manifesta, avrebbe perso la comunione, e
secondo un'opinione accettata, avrebbe perso ipso facto
anche il suo
ufficio 15. Poiché nessuno può giudicare il papa (Canone 1404),
nessuno potrebbe
deporre un papa per tali crimini, e gli autori sono in disaccordo
tra loro su come la perdita del suo ufficio dev'essere dichiarata in
modo tale
che un posto
vacante possa essere occupato da una nuova elezione»
16. E dunque, il principio secondo
cui un papa eretico può perdere automaticamente il suo
ufficio è ammesso da una grande varietà di canonisti e di teologi
cattolici.
l
Papa Innocenzo III e Papa Paolo IV
Anche i Papi hanno sollevato
la possibilità che un eretico possa finire in qualche modo
sul trono di Pietro. Papa Innocenzo III (1198–1216),
uno dei campioni più forti dell'autorità pontificia nella
storia del papato, insegna: «Nondimeno, il Romano
Pontefice non deve vantarsi, perché può essere giudicato
dagli uomini, o piuttosto, può essere chiamato in
giudizio, se puzza manifestamente di eresia. Perché colui che non crede è già giudicato»
17. Durante il tempo della rivolta protestante,
Papa Paolo IV (1555–1559), un altro vigoroso difensore dei diritti del papato, sospettava
che uno dei Cardinali che
aveva buone possibilità di essere eletto papa
nel prossimo conclave fosse in segreto un eretico. Perciò,
il 16 febbraio 1559, egli pubblicò la Bolla Cum ex
Apostolatus Officio. Il Pontefice decretò che se mai
dovesse succedere che qualcuno che venisse eletto papa
avendo in anticipo «di aver deviato dalla fede, o di
essere caduto in qualche eresia», la sua elezione, anche
se fosse avvenuta con l'accordo e il consenso unanime di
tutti i Cardinali, sarebbe «nulla, non valida e
senza alcun valore» («nulla, irrita et inanis
existat»). Paolo IV decretò che tutti i successivi atti,
leggi e nomine di tale papa invalidamente eletto siano prive
«di qualsiasi forza ("viribus careant") tutte e ciascuna
("omnia et singula") di qualsivoglia loro parola, azione,
opera di amministrazione o ad esse conseguenti, non possano
conferire nessuna fermezza di diritto ("nullam prorsus
firmitatem nec ius")». Inoltre, egli ordinò che tutti
coloro che fossero nominati ad uffici ecclesiastici da tale
papa «siano per il fatto stesso ("eo ipso") e senza
bisogno di una ulteriore dichiarazione ("absque aliqua
desuper facienda declaratione"), private ("sint privati") di
ogni dignità, posto, onore, titolo, autorità, carica e
potere ("auctoritate, officio et potestate")». Quindi,
la possibilità di cadere nell'eresia, è una concomitante
mancanza di autorità da parte di un individuo che sembra
essere il papa, non è affatto forzata, ma è fondata
sull'insegnamento di almeno due Papi.
|
|
Papa Innocenzo III |
Papa Paolo IV |
l
Le alternative
Più semplicemente, da un lato
sappiamo che la Chiesa è indefettibile (non può sbagliare),
e dall'altro sappiamo - come insegnano diversi teologi e
Papi - che un papa, come individuo, può disertare dalla
fede, e perdere così il suo ufficio e la sua autorità. Una
volta che abbiamo riconosciuto gli errori e i mali della
religione conciliare, non restano che due alternative:
-
La Chiesa è caduta nella
defezione (il che è impossibile);
-
Gli uomini di Chiesa hanno
disertato la fede, e di conseguenza hanno perso i loro
uffici e la loro autorità.
Di fronte ad una tale scelta,
alla luce della logica dei dettami di fede, noi affermiamo
l'indefettibilità della Chiesa, e riconosciamo la defezione
degli ecclesiastici. In altre parole, riconosciamo che i
cambiamenti introdotti dopo il Concilio sono falsi e
cattivi, e che dev'essere rifiutato anche un riconoscimento
implicito degli uomini che li hanno promulgati, in quanto
non possiedono realmente l'autorità della Chiesa. É
probabile che qualcuno dica che tutti i cattolici
«tradizionalisti» sono «sedevacantisti». In realtà, non
tutti i cattolici «tradizionalisti» si sono ancora resi
conto di questo problema. In questo modo, il problema
dell'autorità è risolto. I cattolici che stanno lottando
per preservare la fede dopo l'apostasia post-conciliare
non hanno alcun obbligo nei confronti di coloro che hanno
perso la loro autorità abbracciando l'errore.
l
Per riassumere
Ecco un riepilogo di quanto
detto in precedenza:
-
Gli insegnamenti e le
leggi ufficiali sanciti durante il Concilio Vaticano II
e nell'epoca post-conciliare contengono errori e/o
promuovono dei mali;
-
Poiché la Chiesa è
indefettibile, il suo insegnamento non può cambiare; e
giacché essa è infallibile, le sue leggi non possono
essere cattive;
-
È dunque impossibile che
gli errori e i mali ufficialmente promulgati come
insegnamenti e leggi durante il Concilio Vaticano II e
nell'epoca post-conciliare possano procedere
dall'autorità della Chiesa;
-
Coloro che hanno
promulgato tali errori e mali devono in qualche modo
essere privi della vera autorità nella Chiesa;
-
I canonisti e i teologi
insegnano che, una volta divenuta manifesta, la
defezione dalla fede comporta automaticamente la perdita
dell'ufficio ecclesiastico (l'autorità). Essi applicano
questo principio anche ad un papa che, nella sua
posizione personale, in qualche modo diventa eretico;
-
Anche i Papi hanno dato
credito alla possibilità che un eretico possa un giorno
sedere sul trono di Pietro. Papa Paolo IV ha decretato
che l'elezione di tale papa sarebbe nulla, e che sarebbe
privo di qualsiasi autorità;
-
Poiché la Chiesa non può
disertare la fede, ma un papa - come individuo - lo può
(e, a fortiori, lo possono i Vescovi diocesani),
la spiegazione più plausibile agli errori e ai mali
conciliari e post-conciliari che abbiamo elencato è che
essi procedono da individui che, nonostante
l'occupazione della Sede di Pietro e delle varie sedi
diocesane, non possiedono obiettivamente l'autorità
canonica.
Sopra: il
Concilio Vaticano I (1869-1870) ha sancito il dogma
dell'infallibilità pontificia.
Il Papa riceve
un'assistenza tutta particolare da parte di Dio.
Abbiamo ampiamente dimostrato
che è contrario alla fede cattolica asserire che la Chiesa
può insegnare l'errore o può promulgare leggi cattive.
Abbiamo anche dimostrato che il Vaticano II e le sue riforme
contengono errori contro la dottrina cattolica e leggi
cattive e dannose alla salvezza delle anime. Perciò, la fede
stessa ci costringe ad affermare che coloro che hanno
insegnato questi errori o hanno promulgato queste leggi
cattive, nonostante le apparenze, non possiedono l'autorità
nella Chiesa cattolica. Solamente così l'indefettibilità
della Chiesa cattolica è preservata. Quindi, come cattolici
che affermano che la Chiesa è indefettibile e infallibile,
abbiamo il dovere di rifiutare e di ripudiare l'affermazione
secondo cui Paolo VI e i suoi successori sarebbero stati
veri Papi. D'altra parte, lasciamo all'autorità della
Chiesa, quando tonerà a funzionare in maniera normale, il
compito di dichiarare con autorevolezza che questi presunti
papi non erano veri papi. Dopo tutto, come semplici
sacerdoti, non possiamo emettere giudizi autorevoli, sia
legislativi che dottrinali, che vincolano la coscienza dei
fedeli. Infine, noi cattolici «tradizionalisti», non abbiamo
fondato una nuova religione, ma unicamente messo in atto
un'«azione di contenimento» per preservare la fede e il
culto cattolico fino a giorni migliori. Nel frattempo,
quella méta si servirà nel modo migliore, non solo se
rinvieremo con attenzione certi problemi difficili ai
principî teologici, ma anche alla virtù teologica della
carità.
Attendo che mons Williamson ed altri vescovi cattolici considerino questi elementi e come gia' fatto dal metropolita vescovo della chiesa cattolica ucraina, dichiarino decaduto Bergoglio dalla carica e dichiarino a tutto il mondo che "la sede e' vacante".
RispondiEliminaA questo punto, orrore orrore per i papofili, si creera' uno scisma non piu' fluttuante ed aleatorio, ma chiaro e definito:chiesa ufficiale ex-cattolica con capo lo pseudo-papa eretico manifesto (nche se non riconosciuto tale dai papofili-altrimenti che papolatri sarebbero?)e chiesa cattolica (tradizionale) apostolica romana che dovra' eleggersi un papa vero.
Che poi la chiesa ex cattolica rimanga la maggioritaria in quanto a numero di fedeli, non puo' fregar di meno a chi giudica non i numeri, ma la dottrina e la tradizione indefettibile.
Basta che sia la vera chiesa di Cristo e che accolga lo Spirito come si conviene (ma non come alcune chiese con "papa"che sviene a comando o va in trance come con la gospa-visto in internet, purtroppo-)
Il dramma delle scissioni o scismi e' proprio che molti fedeli disorientati finiscono per intrupparsi in gruppi o chiese che di sacro hanno poco o nulla.
Che il Signore ci faccia riconoscere !
Fatto e' che la chiesa di adesso che vediamo e di cui sentiamo, non puo' andare avanti e seminare le sue trovate antidottrinali.L'unica regolata che si puo' dare e' quella sopra. Il resto lo fara' il Signore, come sempre,nella storia, per impedire che i suoi fedeli si perdano.
Mardunolbo
Mardunolbo scrive: "Che poi la chiesa ex cattolica rimanga la maggioritaria in quanto a numero di fedeli, non puo' fregar di meno a chi giudica non i numeri, ma la dottrina e la tradizione indefettibile.
EliminaBasta che sia la vera chiesa di Cristo e che accolga lo Spirito come si conviene"
"Ne rimarrà una decima parte,
ma di nuovo sarà preda della distruzione
come una quercia e come un terebinto,
di cui alla caduta resta il ceppo.
Progenie santa sarà il suo ceppo".
(Is 6,13)
Cari Gianluca ed Annarita,
RispondiEliminaquindi la tesi sedeprivazionista vi convince meno di quella del sedevacantismo integrale....?
Correggetemi se sbaglio; in grandi linee la differenza sta nel concetto di pertinacia eretica da provare del Papa e nel problema di provare comunque la successione apostolica?
Grazie per ulteriori vostre spiegazioni
Personalmente, parlo a nome mio, non di altri, rifiuto a priori un'etichettatura, come "sedevacantismo" perche' e' tipico della mente cercare di etichettare e catalogare persone o situazioni; e' piu' comodo ! Ed e' anche giusto incasellare per ovvia comodita' di ricerca successiva. MA....il problema sta nel fatto che , dopo aver incasellato, la pigrizia impedisce spesso di rivedere la "scheda" delle etichettature e, anche se la situazione o la persona dimostra di non poter essere inserita in "quella scheda", li' la manteniamo! Peccando quindi di carita' nel non accettare un diverso giudizio da applicare.
EliminaAl di la' di questa analisi, non ho ancora capito bene la differenza espressa tra sedevacantismo e sedeprivazionismo.
Ma non m'interessa piu' di tanto perche' sempre teorie sono cui attaccarsi per riuscire a capire qualcosa di questo mistero d'iniquita' che ha preso la chiesa cattolica.
Il fatto di "sposare" una di queste due tesi, permette di scoprire le apostasie e le frasi eretiche del "papa" di turno e, quindi di non lasciarsi influenzare e di non rendergli quell'obbedienza che NON gli compete.
Infatti l'errore di base, che diventa anche psicologico, di chi omette il passaggio" il capo non comanda giusto, quindi non obbedisco perche' e' un capo come principio, ma non di fatto " e' di rimanere in un limbo tra obbedienza-non obbedienza tralasciando ipocritamente di prendere la decisione finale:- non comanda secondo lo Spirito, qindi non e' capo spirituale della Chiesa-
Il ragionamento di mons Guerard des Lauriers l'ho letto, l'ho adottato, personalmente, poiche' la ritengo l'unica valida spiegazione teologica-dottrinale ad eresie che si sono propagate dopo il concilio.
Aggiungo, non so piu' se mia riflessione o presa da altri(dopo un po' avviene un'assimilazione di una teoria e non si distingue piu' se frutto personale o di altri) che l'obiezione se un'elezione papale sia valida o meno, e' ,pure obiezione validissima.
Se si considera che da Roncalli in poi sono stati nominati cardinali,dei vescovi,a simpatia del 'papa" regnante, si puo' pure supporre che tali cardinali elettori abbiano votato un papa secondo la "loro"linea. Se un cardinale e' occultamente ateo o massone, quali possono essere le linee del suo voto?
C'e' un altro punto da considerare e, come il precedente, e' stato ampiamente analizzato da teologi e padri della Chiesa.
Se anche un papa venisse eletto regolarmente da un consesso di cardinali validi, DEVE accettare su di se' l'impegno papale e dichiarasi fedele alla dottrina e tradizione della Chiesa. Se non lo fa e/o si scopre che prima della sua elezione ha manifestato comportamenti eretici o contrari alla dottrina, SE NON FA PUBBLICA ABIURA DI QUESTI, resta eretico ed "ipso facto decade dalla carica di papa e deve essere considerato meno che sacerdote.(non lo dico io, io cito soltanto!)
Ad esempio: chi partecipa attivamente a riti non cattolici, chi si fa "benedire" da un presbitero protestante. Costui e' palesemente fuori dalla dottrina della Chiesa, e se ecclesiastico e' sospeso in tutto dalle sue funzioni, poiche' apostata. Se prosegue, diventa eretico e sovvertitore della dottrina e tradizione della Chiesa ed andrebbe espulso dal consesso della Chiesa Cattolica.
Se non si fa cio', significa che ci sono dei GROSSI problemi nella chiesa stessa, oppure che non e' piu' la Chiesa Cattolica Apostolica!
Mardunolbo
Rettifico, scusate, mi si sono intrecciate le sacerdotesse...
EliminaLa foto con la "benedizione" dell'indiana a Giovanni Paolo II è a questo link:
http://traditioninaction.org/RevolutionPhotos/A114rcZapotecBlessing.htm
Come se lo scisma non ci fosse già stato, che film hanno visto fino ad oggi i sedevacantisti?
RispondiEliminaPoi se la prendono ancora con Ratzinger che da prefetto prima e da papa poi ha tentato di ricomporlo, avendo contro la curia polacca.
Ma cosa vuoi che cambi. Laddove si riscontri una dottrina farlocca la si può sostituire con degli assunti ancora più farlocchi? Il sedevacantismo non può essere la soluzione alla crisi , tanto è vero che è stato abbandonato anche da alcuni famosi sostenitori.
RispondiElimina"Il "sedevacantismo" e' stato abbandonato da alcuni famosi sostenitori" Non mi risulta se non da uno o due per "comodita' di appoggio, forse economico. Ma non voglio esprimere un giudizio certo sulle persone.
EliminaSe e quando un Guerard des Lauriers verra' considerato beato da una Chiesa cattolica futura, restaurata, allora si potrebbe essere certi della sua tesi.
Non prima! .Cosa potevano fare i cristiani al tempo della dottrina di Ario ?Pensare con la loro testa (limitata dalla cultura) se potesse essere giusta un'idea od un'altra. Solo dopo 50 anni circa si e' saputo cosa fosse giusto!
Le crisi della Chiesa, azionate sempre dal Nemico, tramite i suoi adepti, sono difficili da comprendere e se qualcuno si oppone alle eresie ed espone la teoria su perche' si propaghino, e' sempre benvenuto!
Mardunolbo
chiedo un chiarimento ai titolari del blog (se possibile) ,ma perchè l'unico scopo del matrimonio dovrebbe essere la procreazione senza limiti ,manco fossimo animali?
RispondiElimina- non è l'unico ma il primo ( secondariamente viene l'unione dei coniugi )
Elimina- non lo devi chiedere a loro ma è dottrina della Chiesa ( ma uno non è che può stare a spiegare cosi una questione che è alla base del matrimonio cattolico, leggi il catechismo e i padri della Chiesa per avere le idee più chiare )
- non è senza limiti ( inesatto e riduttivo )
mi sembra che il tuo non sia un semplice chiarimento ma implica più spiegazioni
Chiedo anch'io un chiarimento ai titolari del blog: non potreste spiegare, magari in un articolo ad hoc. le tesi sedeprivazionista e sedevacantista nonchè i loro pro e contra.
RispondiEliminaScusate l'ignoranza, ma penso che diversi lettori si trovino come me a disagio nel comprendere certi commenti molto dotti, ma anche "ermetici".
Grazie
Guglielmo
Il fatto che l'anonimo delle 15,58 chieda "se e' possibile" mi fa supporre in bene che sia in buona fede nella sua domanda, che e' comunque da rivolgersi a coloro che hanno redatto il catechismo della chiesa cattolica.
RispondiEliminaComunque sembra strano al giorno d'oggi, ma un tempo questo assunto non lo era, poiche' sembrava oltremodo naturale ed ovvio che lo scopo primario del matrimonio fosse la procreazione. San Paolo avvertiva che, se uno bruciava di passione, allora era meglio sposarsi. Con cio' intendeva dire che il matrimonio puo' essere anche (ma in linea secondaria) il rimedio alla concupiscenza. Quindi la passione non puo' essere il fine primario, a meno che non si sposino due in tarda eta'. Nel qual caso il fine primario non sara' certo di generar figli a tutti i costi (vedi fecondazioni varie, odierne)bensi' altri, tra cui, forse il rimedio alla passione "insostenibile".
Non capisco perche' questi ragionamenti li debba fare io e non si cerchino in catechismo o in libri adatti pre-concilio.
Queste sono le regole e chi si sente cattolico si adatti ! Se non riesce, non si faccia come la moltitudine, che alla fine riesce a e uno non si adatta deve chiedersi perche' e scoprire dove sia lo sbaglio dentro di lui, e non pensare che sia nel catechismo della Chiesa (quella con la C maiuscola)
Mardunolbo
io volevo sapere perchè un fatto biologico come la procreazione debba venire prima dell'amore tra i coniugi , solo questo volevo sapere
EliminaProvo a risponderti, carissimo.
EliminaLa procreazione non è solo un fatto biologico, perché implica delle prese di responsabilità che mettono in gioco una vita intera. Un figlio è per sempre e da quando nasce, anzi ancora prima, ti prendi cura di lui finché tu, genitore, avrai l'ultimo respiro della vita. Quindi non è solo il fatto biologico di mettere al mondo un figlio, ma è dedizione assoluta. Quindi è amore, amore di seconda potenza, inferiore solo a quello che si deve a Dio l'Altissimo.
Infatti cosa è l'Amore? Ce lo insegna Gesù sulla Croce: è dare la propria vita per chi si ama. E' consumare se stessi affinché un altro abbia la vita in abbondanza.
Ora due coniugi, sposandosi, si donano reciprocamente la vita, si promettono dedizione esclusiva, dunque questo è amore, ma quando con la Grazia di Dio creano una nuova vita la loro dedizione reciproca esce dalla chiusura egoistica (almeno dal rischio di esserlo) del "do ut des" e si riversa su un'altra creatura, oltretutto indifesa ed impossibilitata a ricambiare, e qui si da un amore gratuito, che sussiste per la stessa gioia di dare, senza chiedere nulla in cambio. Questo è il tipo di amore più simile a quello divino, perché partecipa del potere creativo di Dio, e perché ama a prescindere dal fatto di essere riamato o meno.
Dunque l'amore tra i coniugi, che ha in se stesso la capacità di esistere, è anche un mezzo per espandersi e dare frutti esterni, cioè essere "fecondo" attraverso la creazione di altre vite immortali.
Ho provato a spiegare di getto l'essenziale, ma certamente la dottrina cattolica, che è Sapienza divina, è più completa ed esauriente....
ti ringrazio tantissimo della spiegazione che mi hai dato , sei stata molto chiara ed esaustiva , ti chiedo una preghiera per me , come io preghero' per te
EliminaAssolutamente! Grazie a te, per le tue preghiere...
EliminaMardunolbo scrive: "catechismo della Chiesa (quella con la C maiuscola)"
RispondiElimina- CATECHISMO TRIDENTINO - Pubblicato dal Papa San Pio V
per Decreto del Concilio di Trento
(1545-1563)
http://www.doncurzionitoglia.com/Catechismo_Tridentino_PRO.pdf
- CATECHISMO DELLA DOTTRINA CRISTIANA
(detto di Pio X)
http://www.doncurzionitoglia.com/Catechismo_San_PioX_PRO.pdf
Solo pochi stralci del CATECHISMO TRIDENTINO
RispondiEliminaSacramento del matrimonio
290 Questa è la definizione, secondo il parere concorde dei teologi: "II Matrimonio è l'unione maritale dell'uomo con la donna, contratta fra persone legittime, che implica una inseparabile comunanza di vita".
Affinché si possano meglio comprendere le varie parti della definizione, si deve far notare che, sebbene il Matrimonio comprenda il consenso interno, il patto espresso esternamente con la parola, l'obbligo e il vincolo che ne scaturiscono e l'accoppiamento dei coniugi, con cui il Matrimonio è consumato, pure nulla di ciò costituisce l'essenza del Matrimonio, che consiste propriamente nell'obbligazione e nel vincolo reciproco, espresso dal vocabolo "unione".
Si aggiunge il qualificativo "maritale", perché le altre convenzioni con cui si obbligano uomini e donne a prestarsi scambievole assistenza, in base a compenso o per altra ragione, sono del tutto estranee alla natura del Matrimonio.
[…] In complesso i parroci insegneranno ai fedeli che l'essenza e la forza del Matrimonio risiedono nel vincolo e nell'obbligazione e che posto il consenso, espresso nel modo indicato, non è necessario l'accoppiamento perché il vero Matrimonio sussista. Infatti i nostri progenitori, prima del peccato, quando ancora nessun contatto carnale era intervenuto tra loro, come i Padri riconoscono, erano già congiunti in vero Matrimonio.
Perciò i Padri affermano che il Matrimonio consiste nel reciproco consenso, non già nella copula, come anche sant'Ambrogio ripete nel suo scritto intorno alle Vergini (6,1).
[…] 295 I pastori insegnino ai fedeli che tre sono i beni del Matrimonio: la prole, la fede, il sacramento. Con essi sono neutralizzate quelle pene cui allude l'Apostolo con le parole: "Sperimenteranno la tribolazione della carne" (1 Cor 7,28) e le unioni sessuali, che al di fuori del Matrimonio apparirebbero giustamente riprovevoli, ne vengono nobilitate e coonestate.
Dal CATECHISMO DELLA DOTTRINA CRISTIANA
RispondiElimina(detto di Pio X)
Capo VIII
Matrimonio
406. Che cos'è il « Matrimonio » ?
Il Matrimonio è il sacramento che unisce l'uomo e la donna indissolubilmente, come
sono uniti Gesù Cristo e la Chiesa sua sposa, e dà loro la grazia. di santamente
convivere e di educare cristianamente i figliuoli.
407. Chi è ministro del Matrimonio?
Ministri del Matrimonio sono gli sposi che lo contraggono.
408. Come si contrae il Matrimonio?
Il matrimonio si contrae esprimendo il mutuo consenso davanti al parroco, o un
sacerdote suo delegato, ed almeno a due testimoni.
409. Il Matrimonio celebrato in questa forma consegue in Italia anche gli effetti
civili ?
Il Matrimonio celebrato in questa forma consegue in Italia anche gli effetti civili,
perché lo Stato Italiano riconosce tali effetti al Sacramento del Matrimonio.
410. Il Matrimonio così celebrato come consegue in Italia anche gli effetti civili?
Il Matrimonio così celebrato consegue in Italia anche gli effetti civili, mediante la sua
regolare trascrizione nei registri dello stato civile, fatta a richiesta del parroco.
411. Gli sposi cattolici possono anche compiere il Matrimonio civile?
Gli sposi cattolici non possono compiere il Matrimonio civile nè prima nè dopo il
Matrimonio religioso: che se lo osassero anche con 1'intenzione di celebrare in
appresso il Matrimonio religioso sono dalla Chiesa considerati pubblici peccatori.
412. Gli sposi nel contrarre il Matrimonio debbono essere in grazia di Dio?
Gli sposi nel contrarre il Matrimonio debbono essere in grazia di Dio, altrimenti
commettono un sacrilegio.
413. Che doveri hanno gli sposi?
Gli sposi hanno il dovere di convivere santamente, di aiutarsi con affetto costante
nelle necessità spirituali e temporali, e di educar bene i figliuoli, curandone l'anima
non meno del corpo, e formandoli anzitutto alla religione e alla virtù con la parola e
con l'esempio.
Sede privazionismo sede vacantismo, materialiter formaliter......ma pke' ci complichiamo cosi' la vitache gia' e' abbastaza gravosa .
Eliminail fatto e' logico, puo' un protestante essere cattolico??
No quindi chi si comporta da protestante ed insegna cose protestanti come puo' essere un papa? Non e' invece esso un attore che recita un ruolo?!
Ecco semplicemente come stanno le cose! Uniamoci nella preghiera tutti i cattolici rimasti tali, invece col passare il tempo a difendere ad ogni costo teorie non dogmatiche.
Ps: e' solamente grazie alls bolla di papa paolo iv che credo ancora nell'infallibilita' papale.
NVST