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domenica 11 ottobre 2015

"Era quindi giusto che i Sodomiti, ardendo di desideri perversi originati dal fetore della carne, perissero ad un tempo per mezzo del fuoco e dello zolfo, affinché dal giusto castigo si rendessero conto del male compiuto sotto la spinta di un desiderio perverso"...

 «Dietro di me non c'è nessuna lobby... Ho conosciuto sacerdoti omosessuali, spesso isolati come me, ma non una lobby. La Chiesa ha tra i suoi ministri fantastici sacerdoti omosessuali che non possono essere trattati come sono trattati ora. La legge interna alla Chiesa che vieta l'ordinazione sacerdotale agli omosessuali mi ricorda le peggiori leggi del passato» dice. «Ho detto alla mia Chiesa chi sono in un gesto di disperazione, questo gesto precedeva il Sinodo, io chiedevo alla mia Chiesa: “Per favore non perdete più tempo”. Ormai la mia vita personale non è più un problema. Io sono fedelissimo al celibato perché il celibato si riferisce all'impossibilità di avere moglie: io non ho mai toccato una donna», aggiunge non si capisce bene quanto provocatoriamente, Charamsa. Che poi conclude: «Siate liberi, val la pena, dobbiamo essere coerenti con noi stessi sulla terra per vivere in eterno. Dio ci ama così come siamo».

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Queste sono tra le ultime affermazioni di Krzysztof Charamsa, subito sopra con il suo "fidanzatino", falso consacrato conciliare sulla sua terrificante condizione di omosessuale praticante. Questo sodomita viene considerato come un eminete Teologo, ora nella speranza che il sodomita falso sacerdote possa riacquistare il senno insieme ai suoi falsi superiori postiamo ciò che la Sacra Scrittura, la vera Santa Chiesa ed i Santi dichiarano sul peccato gravissimo contro natura 



«Non accoppiarti con un maschio come si fà con la donna: è cosa abominevole [...]. Tutti quelli che commetteranno tali azioni abominevoli, verranno sterminati di mezzo al popolo» (Lv 18, 22 e 29).

«Se un maschio giace con un altro maschio come si fà con la donna, entrambi hanno commesso un abominio: vengano messi a morte, e il loro sangue ricada su di loro» (Lv 20,13).

«Il loro aspetto testimonia contro di loro: essi manifestano i loro peccati, come fece Sodoma, anziché nasconderli. Guai a loro! Essi si preparano la loro rovina»! (Is 3, 9).

San Paolo: «Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, fino al punto di disonorarsi a vicenda i corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato la creatura al posto del Creatore benedetto nei secoli. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami: le loro donne hanno mutato le unioni secondo natura quelle contro natura; allo stesso modo gli uomini, lasciando l'unione naturale con le donne, si sono accesi di passione fra maschi, ricevendo così in loro stessi la punizione che si addice al loro traviamento [...]. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che condanna a morte chi commette tali azioni, essi non solo le commettono, ma persino approvano chi le compie» (Rm 1, 24-32).

«La Legge non è fatta per il giusto, bensì per i cattivi e i ribelli, gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, i parricidi e i matricidi, gli impudichi e i sodomiti [...] e per qualunque altro vizio contrario alla sana dottrina» (1 Tm 1, 9-10).

. «Non illudetevi! Né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti [...] erediteranno il Regno di Dio»! (1 Cor, 6, 9-10).

Sant'Agostino: "I delitti che vanno contro natura, ad esempio quelli compiuti dai sodomiti, devono essere condannati e puniti ovunque e sempre. Quand'anche tutti gli uomini li commettessero, verrebbero tutti coinvolti nella stessa condanna divina: Dio infatti non ha creato gli uomini perché commettessero un tale abuso di loro stessi. Quando, mossi da una perversa passione, si profana la natura stessa che Dio ha creato, è la stessa unione che deve esistere fra Dio e noi a venire violata»"
San Gregorio I Papa: «Che lo zolfo evochi i fetori della carne, lo conferma la storia stessa della Sacra Scrittura, quando parla della pioggia di fuoco e zolfo versata su Sodoma dal. Signore. Egli aveva deciso di punire in essa i crimini della carne, e il tipo stesso del suo castigo metteva in risalto l'onta di quel crimine. Perché lo zolfo emana fetore, il fuoco arde. Era quindi giusto che i Sodomiti, ardendo di desideri perversi originati dal fetore della carne, perissero ad un tempo per mezzo del fuoco e dello zolfo, affinché dal giusto castigo si rendessero conto del male compiuto sotto la spinta di un desiderio perverso»

San Giovanni Crisostomo: «Le passioni sono tutte disonorevoli, perché l'anima viene più danneggiata e degradata dai peccati di quanto il corpo lo venga dalle malattie; ma la peggiore fra tutte le passioni è la bramosia fra maschi [...]. I peccati contro natura sono più difficili e meno remunerativi, tanto che non si può nemmeno affermare che essi procurino piacere, perché il vero piacere è solo quello che si accorda con la natura. Ma quando Dio ha abbandonato qualcuno, tutto è invertito! Perciò non solo le loro (degli omosessuali; N.d.R.) passioni sono sataniche, ma le loro vite sono diaboliche [...]. Perciò io ti dico che costoro sono anche peggiori degli omicidi, e che sarebbe meglio morire che vivere disonorati in questo modo. L'omicida separa solo l'anima dal corpo, mentre costoro distruggono l'anima all'interno del corpo. Qualsiasi peccato tu nomini, non ne nominerai nessuno che sia uguale a questo, e se quelli che lo patiscono si accorgessero veramente di quello che sta loro accadendo, preferirebbero morire mille volte piuttosto che sottostarvi. Non c'è nulla, assolutamente nulla di più folle o dannoso di questa perversità»

San Pier Damiani: «Si va diffondendo dalle nostre parti un vizio così gravemente nefasto e ignominioso, che se non vi si opporrà al più presto uno zelante intervento punitore, di certo la spada dell'ira divina infierirà enormemente annientando molti[...]. Questa turpitudine viene giustamente considerato il peggiore fra i crimini, poiché sta scritto che l'onnipotente Iddio l'ebbe in odio sempre e allo stesso modo, tanto che mentre per gli altri vizi stabilì dei freni mediante il precetto legale, questo vizio volle condannarlo con la punizione della più rigorosa vendetta. Non si può nascondere infatti che Egli distrusse le due famigerate città di Sodoma e Gomorra, e tutte le zone confinanti, inviando dal cielo la pioggia di fuoco e zolfo [...]. Ed è ben giusto che coloro che, contro la legge di natura e contro l'ordine dell'umana ragione, consegnano ai demoni la loro carne per godere di rapporti così schifosi, condividano con i demoni la cella della loro preghiera. Poiché infatti l'umana natura resiste profondamente a questi mali, aborrendo la mancanza del sesso opposto, e più chiaro della luce del sole che essa non gusterebbe mai di cose tanto perverse ed estranee se i sodomiti, divenuti quasi vasi d'ira destinati alla rovina, non fossero totalmente posseduti dallo spirito d'iniquità; e difatti questo spirito, dal momento in cui s'impadronisce di loro, ne riempie gli animi così gravemente di tutta la sua infernale malvagità, che essi bramano a bocca spalancata non ciò che viene sollecitato dal naturale appetito carnale, ma solo ciò che egli propone loro nella sua diabolica sollecitudine. Quando dunque il meschino si slancia in questo peccato d'impurità con un altro maschio, non lo fà per il naturale stimolo della carne, ma solo per diabolico impulso [...]. Questo vizio non va affatto considerato come un vizio ordinario, perché supera per gravità tutti gli altri vizi. Esso infatti uccide il corpo, rovina l'anima, contamina la carne, estingue la luce dell'intelletto, scaccia lo Spirito Santo dal tempio dell'anima, vi introduce il demonio istigatore della lussuria, induce nell'errore, svelle in radice la verità dalla mente ingannata, prepara insidie al viatore, lo getta in un abisso, ve lo chiude per non farlo più uscire, gli apre l'inferno, gli serra la porta del Paradiso, lo trasforma da cittadino della celeste Gerusalemme in erede dell'infernale Babilonia, da stella del cielo in paglia destinata al fuoco eterno, lo separa dalla comunione della Chiesa e lo getta nel vorace e ribollente fuoco infernale. Questo vizio si sforza di scardinare le mura della Patria celeste e di riparare quelle della combusta e rediviva Sodoma. Esso infatti viola l'austerità, estingue il pudore, schiavizza la castità, uccide l'irrecuperabile verginità col pugnale di un impuro contagio, insozza tutto, macchia tutto, contamina tutto, e per quanto può non permette che sopravviva nulla di puro, di casto, di estraneo al sudiciume [...]. Questa pestilenziale tirannia di Sodoma rende gli uomini turpi e spinge all'odio verso Dio; trama nefaste guerre contro Dio; schiaccia i suoi schiavi sotto il peso dello spirito d'iniquità, recide il loro legame con gli angeli, sottrae l'infelice anima alla sua nobiltà sottomettendola al giogo del proprio dominio. Essa priva i suoi schiavi delle armi della virtù e li espone ad essere trapassati dalle saette di tutti i vizi. Essa li fa umiliare nella Chiesa, li fa condannare dalla giustizia, li contamina nel segreto, li rende ipocriti in pubblico, ne rode la coscienza come un verme, ne brucia le carni come un fuoco [...]. Questa peste scuote il fondamento della fede, snerva la forza della speranza, dissipa il vincolo della carità, elimina la giustizia, scalza la fortezza, sottrae la temperanza, smorza l'acume della prudenza; e una volta che ha espulso ogni cuneo delle virtù dalla curia del cuore umano, vi intromette ogni barbarie di vizi [...]. Non appena dunque uno cade in quest'abisso di estrema rovina, egli viene esiliato dalla Patria celeste, separato dal Corpo di Cristo, confutato dall'autorità della Chiesa universale, condannato dal giudizio dei santi Padri, disprezzato dagli uomini e respinto dalla comunione dei santi [...]. Imparino dunque questi sciagurati a reprimere una così detestabile peste del vizio, a domare virilmente l'insidiosa lascivia della libidine, a trattenere i fastidiosi incentivi della carne, a temere visceralmente il terribile giudizio del divino rigore, tenendo sempre presente alla memoria quella minacciosa sentenza dell'Apostolo (Paolo) che esclama: "É terribile cadere nelle mani del Dio vivente" (Eb 10) [...].

Come dice Mosè, "se c'è qualcuno che sta dalla parte di Dio, si unisca a me"! (Es 32). Se cioè qualcuno si riconosce come soldato di Dio, si accinga con fervore a confondere questo vizio, non trascuri di annientarlo con tutte le sue forze; e dovunque lo si sarà scoperto, si scagli contro di esso per trapassarlo ed eliminarlo con la acutissime frecce della parola».

San Tommaso D'Aquino: "L'intemperanza è sommamente riprovevole, per due ragioni. Innanzitutto perché ripugna sommamente all'umana eccellenza, trattandosi di piaceri che abbiamo in comune coi bruti [...]. Secondariamente, perché ripugna sommamente alla nobiltà e al decoro, in quanto cioè nei piaceri riguardanti l'intemperanza viene offuscata la luce della ragione, dalla quale deriva tutta la nobiltà e la bellezza della virtù [...]. I vizi della carne che riguardano l'intemperanza, benché siano meno gravi quanto alla colpa, sono però più gravi quanto all'infamia. Infatti, la gravità della colpa riguarda il traviamento dal fine, mentre l'infamia riguarda la turpitudine, che viene valutata soprattutto quanto all'indecenza del peccato [...]. Ma i vizi che violano la regola dell'umana natura sono ancor più riprovevoli. Essi vanno ricondotti a quel tipo di intemperanza che ne costituisce in un certo modo l'eccesso: è questo il caso di coloro che godono nel cibarsi di carne umana, o nell'accoppiamento con bestie, o in quello sodomitico». Insomma, se l'ordine della retta ragione viene dall'uomo, invece l'ordine della natura proviene direttamente da Dio stesso. Pertanto, «nei peccati contro natura in cui viene violato l'ordine naturale, viene offeso Dio stesso in qualità di ordinatore della natura» .

Santa Caterina da Siena: «Non solo essi hanno quell'immondezza e fragilità, alla quale siete inclinati per la vostra fragile natura (benché la ragione, quando lo vuole il libero arbitrio, faccia star quieta questa ribellione), ma quei miseri non raffrenano quella fragilità: anzi fanno peggio, commettendo il maledetto peccato contro natura. Quali ciechi e stolti, essendo offuscato il lume del loro intelletto, non conoscono il fetore e la miseria in cui sono; poiché non solo essa fà schifo a Me, che sono somma ed eterna purità (a cui è tanto abominevole, che per questo solo peccato cinque città sprofondarono per mio divino giudizio, non volendo più oltre sopportarle la mia giustizia), ma dispiace anche ai demoni, che di quei miseri si sono fatti signori. Non è che ai demoni dispiaccia il male, quasi che a loro piaccia un qualche bene, ma perché la loro natura è angelica, e perciò schiva di vedere o di stare a veder commettere quell'enorme peccato» .

San Bernardino da Siena: «Non vi è peccato al mondo che più tenga l'anima, che quello della sodomia maledetta; il quale peccato è stato detestato sempre da tutti quelli che sono vissuti secondo Iddio [...]. La passione per delle forme indebite è prossima alla pazzia; questo vizio sconvolge l'intelletto, spezza l'animo elevato e generoso, trascina dai grandi pensieri agli infimi, rende pusillanimi, iracondi, ostinati e induriti, servilmente blandi e incapaci di tutto; inoltre, essendo l'animo agitato da insaziabile bramosia di godere, non segue la ragione ma il furore [...]. La ragione si è perché essi sono accecati, e dove arebbono i pensieri loro alle cose alte e grandi, come quelle che hanno l'animo magno, gli rompe e gli fracassa e riduceli a vili cose e a disutili e fracide e putride, e mai questi tali non si possono contentare [...]. Come della gloria di Dio ne partecipa più uno che un altro, così in inferno vi sono luoghi dove v'è più pene, e più ne sente uno che un altro. Più pena sente uno che sia vissuto con questo vizio della sodomia che un altro, poiché questo è maggior peccato che sia».

San Pietro Canisio:
«Come dice la Sacra Scrittura, i sodomiti erano pessima gente e fin troppo peccatori. San Pietro e San Paolo condannano questo nefasto e turpe peccato. Difatti, la Scrittura denuncia l'enormità di una tale sconcezza con queste parole: "Lo scandalo dei sodomiti e dei gomorrani si è moltiplicato e il loro peccato si è troppo aggravato". Pertanto gli angeli dissero al giusto Loth, che aborriva massimamente le turpitudini dei sodomiti: "Abbandoniamo questa città..." [...]. La Sacra Scrittura non tace le cause che spinsero i sodomiti a questo gravissimo peccato e che possono spingere anche altri. Leggiamo infatti nel libro di Ezechiele: "Questa fu l'iniquità di Sodoma: la superbia, la sazietà di cibo ed abbondanza di beni, e l'ozio loro e delle loro figlie; non aiutarono il povero e il bisognoso, ma insuperbirono e fecero ciò che è abominevole al mio cospetto; per questo Io la distrussi" (Ez 16, 49-50). Di questa turpitudine mai abbastanza esecrata sono schiavi coloro che non si vergognano di violare la legge divina e naturale»

18 commenti:

  1. ma siete sicuri?

    in rete ho trovato questo:

    [1]

    L’OMOSESSUALITÀ NELLE SACRE SCRITTURE
    di don Luciano Scaccaglia
    La realtà dei fratelli e delle sorelle omosessuali emerge spesso nei dibattiti sia politici che ecclesiali, e le posizioni e i giudizi in merito sono assai distanti.
    Recentemente la Congregazione per la Dottrina della Fede così argomenta contro il riconoscimento legale delle unioni omosessuali e la possibilità delle adozioni dei bambini:
    Esse (le unioni omosessuali n.d.r.) non sono in condizione di assicurare adeguatamente la procreazione e la sopravvivenza della specie umana: l’eventuale ricorso ai mezzi messi a loro disposizione dalle recenti scoperte nel campo della fecondazione artificiale; oltre ad implicare gravi mancanze di rispetto alla dignità umana (15), non muterebbe affatto questa loro inadeguatezza.
    Nelle unioni omosessuali è anche del tutto assente la dimensione coniugale, che rappresenta la forma umana ed ordinata dalle relazioni sessuali. Esse, infatti, sono umane quando e in quanto esprimono e promuovono il mutuo aiuto dei sessi nel matrimonio e rimangono aperte alla trasmissione della vita.
    Come dimostra l’esperienza; l’assenza della bipolarità sessuale crea ostacoli allo sviluppo normale dei bambini eventualmente inseriti all’interno di queste unioni. Ad essi manca l’esperienza della maternità e della paternità. Inserire dei bambini nelle unioni omosessuali per mezzo dell’adozione significa di fatto fare violenza a questi bambini nel senso che ci si approfitta del loro stato di debolezza per introdurli in ambienti che non favoriscono il loro pieno sviluppo umano”(da l’Osservatore Romano, edizione settimanale, venerdì 8 agosto 2003, p. 5).
    A livello culturale, e socio-politico, il problema dell’omosessualità e delle unioni omosessuali è sentito diversamente e molti si augurano un riconoscimento giuridico di tali unioni:
    “E’ vero, infatti che ricerche attendibili parlano di una maggioranza di italiani favorevoli a una qualche forma di riconoscimento giuridico delle unioni tra persone dello stesso sesso: ma tale orientamento - al presente - non ha alcuna possibilità di tradursi in uno schieramento parlamentare a sostegno di una legge in materia. Dunque, non è azzardato affermare che la posizione della Chiesa; forse”ideologicamente”minoritaria, continua a esercitare una certa egemonia culturale; tra moral suasion e la capacità di interdire”(Luigi Marconi).
    A livello morale la Chiesa istituzionale Cattolica, Romana, pur esprimendo rispetto verso le persone omosessuali, parla da sempre degli atti omosessuali come intrinsecamente disordinati, contrari alla legge naturale.
    E porta tre motivi: la Sacra Scrittura presenta dagli atti come gravemente depravati, sono inadatti al dono della vita, non realizzano una autentica complementarietà a livello affettivo e sessuale.
    Il catechismo della Chiesa Cattolica parla di un”numero non trascurabile”di uomini e donne che hanno tendenze omosessuali innate; e quindi una condizione sessuale non scelta da loro, per cui devono”essere accolti con rispetto, con passione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio, nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore, le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione”(n. 2358).
    Sono però chiamati alla castità, cioè a non praticare nessun rapporto sessuale, aiutati dalla grazia sacramentale, dalla preghiera e da amicizie disinteressate (cfr. CCC, n. 2359).
    La Sacra Scrittura e l’omosessualità
    Il Magistero e la prassi Pastorale tradizionale della Chiesa Cattolica circa l’omosessualità si appoggiano all’insegnamento della Sacra Scrittura, dove però si parla poco di questa realtà.

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  2. [2]

    Occorre fare a riguardo due premesse:
    In alcuni testi della Bibbia per omosessualità si intende la prostituzione sacra, esercitata nei luoghi sacri, durante culti orgiastici:
    “Non vi sarà alcuna donna dedita alla prostituzione sacra tra le figlie di Israele, né vi sarà alcun uomo dedito alla prostituzione sacra tra i figli di Israele. Non porterai nella casa del Signore tuo Dio il dono di una prostituta né il salario di un cane, qualunque voto tu abbia fatto, poiché tutti e due sono abominio per il Signore tuo Dio”(Dt. 23, 18-19); cfr. anche 1 Re 14, 24; 2 Re 23, 7; Os. 4, 14.
    Ogni testo preso in esame va collocato nel contesto e nel suo ambiente letterario, culturale e teologico. La Bibbia infatti è una raccolta di scritti nata da autori diversi, in epoche diverse e luoghi diversi.
    Nella Bibbia inoltre, come nel mondo antico, non c’era un termine per designare l’omosessualità (la parola”omosessualità”fu coniata soltanto nel 1869 da un medico ungherese, Karoly M. Benkert, che in una pubblicazione in tedesco la uso per designare”individui di sesso maschile e femminile”che”dalla nascita”sono orientati eroticamente verso il proprio sesso”In V. P. Furnish - C.-L. Seow-R.L. Brawley – H.C. Vaetjen – D.B. Martin – J.S. Siker, Bibbia e omosessualità, Claudiana – Torino 2002, p. 11 nota 2.), tantomeno si parlava di sessualità come condizione o di orientamento omo o etero sessuale:
    “Quello di ‘sessualità’ è un concetto astratto di cui siamo debitori alle moderne analisi e teorie psicologiche. Lo stesso vale ovviamente, per i concetti di ‘eterosessualità’, di ‘omosessualità’ e ‘bisessualità’: nel mondo antico non esistevano termini per designarli. Era universalmente dato per presupposto che tutti fossero ‘eterosessuali’, nel senso di congenitamente (naturalmente) predisposti al congiungimento fisico col sesso opposto. Così non esistono passi biblici sull’omosessualità intesa come ‘condizione’ o ‘orientamento’”.
    Genesi 19, 1-25
    Molti per colpevolizzare l’omosessualità si rifanno a questo brano della Genesi: “I due angeli arrivarono a Sodomia sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sodomia. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra. … Non si erano ancora coricati, quand’ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sodomia, si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo. Chiamarono Lot e gli dissero: “Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!” Lot usci verso di loro sulla porta e, dopo aver chiuso il battente dietro di sé disse: “No fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho due figlie che non hanno conosciuto ancora uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all’ombra del mio tetto”.
    Secondo gli esegeti, questo racconto non ha lo scopo diretto di dare un giudizio morale su un comportamento omosessuale, non stigmatizza una pratica omoerotica. Riporta invece l’intenzione dei cittadini di Sodomia di fare violenza a degli stranieri, ai quali invece si doveva ospitalità e protezione, secondo la cultura del tempo. Quindi direttamente viene colpito il peccato gravissimo di inospitalità (cfr. Sap 19, 13-17).
    L’ accenno allo stupro dei due uomini è secondario:
    “Il fatto che l’aggressione, se fosse riuscita, avrebbe comportato lo stupro dei due ospiti maschi di Lot da parte di una banda di altri maschi è solo un dato accessorio del racconto. A quanto pare gli uomini di Sodomia avevano intenzione di trascorrere una ‘notte brava’, e gli inermi ospiti di Lot erano parsi un obiettivo atto alla bisogna” (Bibbia e omosessualità, op.cit., p. 12.).
    L’ospitalità era così sentita presso gli orientali e il rispetto della donna così basso, che Lot, per tutelare gli ospiti, è disposto a prostituire le figlie.
    A conferma di questa interpretazione sta il fatto che in seguito, nella Bibbia, si riporta questo episodio senza parlare del progettato stupro:

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  3. [3]
    in Ezechiele c. 16 il peccato di Sodomia è presentato come peccato di avidità e di indifferenza nei riguardi del povero:
    “Ecco questa fu l’iniquità di tua sorella Sodoma: essa e le sue figlia avevano superbia, ingordigia, ozio indolente, ma non stesero la mano al povero e all’indigente”(Ez 16, 49);
    in Matteo e Luca il fatto di Sodomia è riportato in un contesto di mancata ospitalità: cfr. Mt 10, 12-15; Lc 10, 10-12;
    in Giuda si parla di Sodomia e Gomorra come città che hanno commesso vizi contro natura: “Così Sodoma e Gomorra e le città vicine, che si sono abbandonate stanno come esempio subendo le pene di un fuoco eterno” (v.7).
    Che cosa si intenda per “contro natura”appare da una nota della Bibbia di Gerusalemme:
    “vizi contro natura”: alla lettera una ‘carne diversa’: una carne che non era umana, perché il loro peccato era consistito nel voler abusare degli ‘angeli’ (Gen 19,1-11 Bibbia di Gerusalemme, p. 2621, nota 7.).
    Per questi autori sacri quindi il peccato di sodomia consiste nel fatto che esseri mortali vollero fare violenza a esseri immortali, a degli angeli.
    Esegeti cattolici e protestanti concordano su questa interpretazione data a Gen 19, 1-29.
    “In Gen 19, 1-29 viene raccontata la distruzione di Sodoma (cf. anche Gdc 19). In primo piano c’è l’inviolabilità del diritto di ospitalità, che viene santificato, e non l’omosessualità. La successiva tradizione dell’Antico e del Nuovo Testamento non ricorda mai la proibizione dell’omosessualità quando accenna a Sodoma (cf. Is 3, 9; Ger 23, 14; Ez 16, 49s; Sir 16 ,8). Inoltre lì si tratta di violenza sessuale, ma anche della mescolanza di sfere proibite, di uomini con angeli. Quindi è molto discutibile che in Gen 19 (e Gdc 19) si condanni l’omosessualità”(Berbero – Bettazzi – Crema – Geraci – Gnavi - Kothgasser – Pezzini – Piana – Plescn – Rossi, Il posto dell’altro, le persone omosessuali n elle Chiese cristiane, edizioni la meridiana, Molfetta 200, p. 99.

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  4. [4]

    Levitico 18, 22 e 20, 13
    “Se avrai con maschio relazioni come si hanno con donna è abominio.” (Lv 18, 22).
    “Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro” (Lv 20, 13).
    I due versetti sono all’interno della Legge di Santità (cc 17-26); questi capitoli, redatti forse alla fine dell’esilio (VI secolo a C.), parlano della purità rituale, cultuale che permette di avvicinarsi a Dio.
    Infatti”In Lv 18 e 20 si argomenta a partire dalla santità di Dio. Qui la pratica omosessuale – come anche l’immolazione dei bambini, l’evocazione degli spiriti, i rapporti sessuali con parenti prossimi o con una donna durante le mestruazioni – appare come una grave infrazione della sfera divina della santità. Quest’ultima va intesa a sua volta come una ‘zona di forza divina’ o come un ‘campo di forza di Dio’ (E. Gerstenberger), dalla cui integrità dipende la vita del popolo o della comunità. Ma ciò significa che le affermazioni di Lv 18, 22 e 20, 13 tematizzano l’omosessualità sotto la prospettiva di una possibile infrazione dell’ordine della sfera vitale creata e protetta da Dio e non dal punto di vista della (possibile) configurazione etica di una relazione omosessuale”(Chiesa Evangelica in Germania sull’omosessualità , Vivere in stato di tensione, in Il regno/documenti, n. 17, 1/10/1996, p. 561).
    Essere puri quindi significava allora evitare la promiscuità della specie, perché ciò generava sporcizia fisica e di conseguenza impossibilità di partecipare al culto, di stare alla presenza di Dio, il Santo, l’incontaminato:
    “Essere puri quindi significava essere un esemplare incontaminato di una certa specie, che non avesse promiscuità con altre specie (il che avrebbe comportato la contaminazione). In questo contesto, perciò, ‘corruzione’ non significa corruzione morale, ma sporcizia in senso letterale, fisico. E’ questa la ragione per cui la Legge di Santità proibisce per esempio di accoppiare ‘bestie di specie differenti’, di seminare il proprio campo ‘con due specie di semi’, di indossare una ‘veste tessuta di due diverse materie’ (Lev 19, 19)”(Bibbia e omosessualità, op. cit., p. 14).
    Non si tratta perciò di impurità morale, etica, a livello di peccato, ma di contaminazione, impurità che indica sporcizia in senso letterale, fisico:”Osservate le mie leggi. Non accoppierai bestie di specie differenti; non seminerai il tuo campo con due sorta di seme, né porterai veste tessuta di due diverse materie”(Lev 19, 19).

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  5. [5]

    In questo contesto culturale e cultuale occorre interpretare le proibizioni del Levitino circa la omosessualità.
    Secondo l’esegesi protestante i rapporti omosessuali, di cui parla il Levitico, sono contaminati e proibiti perché fatti in modo non naturale: uno dei due partner giace nella posizione della donna, assume un ruolo passivo, recettivo. Lo dice alla lettera il testo ebraico:
    “Esse (le proibizioni del Levitico ndr.) condannano i rapporti sessuali tra due individui di sesso maschile perché in simili atti uno dei due partner deve – come dice letteralmente l’ebraico – ‘giacere la giacitura (o nella posizione) di una donna’. In questo modo, secondo la concezione ebraica antica, la virilità di quel partner restava compromessa: egli non era più un esemplare incontaminato della sua specie, ed essendo contaminato, tutto l’atto risultava impuro: e così anche l’altro partner.
    E’ così importante osservare che questa norma del Levitico non prende in considerazione in modo specifico il problema di cosa sia ‘buono’ o ‘giusto’ o ‘amorevole’. L’unica sua preoccupazione è la purità, intesa in un senso oggettivo e letterale. E’ anche per questo motivo che la proibizione è così assoluta e priva di ulteriori specificazioni. L’identità dei due individui di sesso maschile non ha importanza, né conta la loro età, la natura della relazione che li lega, se ci sia stato reciproco consenso. L’unica cosa che ha importanza è che uno di loro verrebbe fisicamente contaminato dall’assunzione del ruolo femminile, e in tal modo contaminerebbe l’atto stesso e il suo partner”.
    Secondo l’esegesi cattolica dai due brani del Levitino non si può dedurre una condanna chiara dell’omosessualità, infatti potrebbe trattarsi della proibizione della prostituzione sacra maschile:
    “La condanna non viene motivata e neppure posta in relazione con l’ordinamento della creazione. Non è possibile affermare con sicurezza che il divieto riguardi l’omosessualità in genere o una forma specifica di prostituzione cultuale (maschile) (cfr. Dt 23, 18s; 1Re 15, 12; 2Re 23, 7). La relazione con la prostituzione sacra praticata a Canaan può permette un’ interpretazione dell’omosessualità come mancanza contro la purezza della fede di Jahvé e non da ultimo, a causa della grande stima degli ebrei per il matrimonio e la famiglia - come espressione tipica dell’immoralità dei pagani”.

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  6. [6]

    1 Corinzi 6, 9-10
    “O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio”.
    I versetti contengono uno dei tanti elenchi di peccati presenti in san Paolo e in opere pagane, giudaiche e cristiane del primo secolo; cfr. Rm 1, 29-31; Gal 5, 19-21; 1Cor 5, 11. Questo elenchi non coincidono e non sono completi.
    In 1Cor 6, 9-10 ci sono due parole per indicare uomini che praticano rapporti omosessuali:
    Effeminati (in greco malakoi, in latino molles): erano uomini dai modi femminili oppure uomini che nel rapporto sessuale tra maschi assumevano un ruolo passivo. Oppure si tratta di adolescenti che stavano con uomini maturi, per denaro (male prostitutes, prostituti).
    Sodomiti (in greco arsenokoitai, in latino masculorum concubitores) il termine greco è composto da due parole che indicano maschio e letto; l’espressione è la prima volta che si trova nel Nuovo Testamento.
    Il senso è quindi di un maschio che ha rapporti sessuali con un altro maschio.
    La stessa parola con lo stesso significato si trova in 1Tm 1, 9-10:
    “Sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, i fornicatori, i pervertiti, i trafficanti di uomini, i falsi, gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina”.
    Secondo altri studiosi nei due brani Paolo condanna il rapporto sessuale tra un adulto e un bambino, così frequente nella antica Grecia. Inoltre l’apostolo si rivolge ai membri della comunità di Corinto che avevano sperimentato queste pratiche ma che ora sono stati purificati da Cristo:
    “E tali eravate alcuni di voi; ma voi siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello spirito del nostro Dio!”( 1Cor 6, 11).

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  7. [7]

    Naturalmente, bisogna subito aggiungere che questo rifiuto dell’abuso sessuale dei bambini riguarda non solo le pratiche omosessuali ma anche allo stesso modo quelle eterosessuali. E anche nel caso in cui con le espressioni ‘ragazzo di piacere’ e ‘stupratore di bambini’ si dovesse pensare in primo luogo all’aspetto della pratica di mestiere ( e meno al punto di vista dell’abuso del bambino), la cosa varrebbe allo stesso modo anche per la variante eterosessuale”( Cfr. Il Regno/documenti op:cit., p.561.)
    “I romani qualificavano come ‘vizio greco’ (Orazio, Ep. 2,1,156) l’omosessualità maschile praticata con gli adolescenti, o più precisamente l’amore efebico, e, dicevano con ragione, che esso era sconosciuto nella vita romana più antica. Era qualcosa di totalmente estraneo alla mentalità romana tradizionale; per cui veniva da loro condannato in modo assoluto. In qualche misura, tuttavia, al tempo di Orazio, aveva messo piede anche a Roma, dove aveva assunto altre forme. Cicerone, scrive: ‘questa abitudine di amare i ragazzi mi sembra che sia nata nei ginnasi greci, nei quali questi amori sono liberi e tollerati’ (Tusculanæ 4;33)”(Cfr. L’Osservatore Romano, 5 marzo 1997.).
    Secondo l’interpretazione cattolica non è ben chiaro se in 1Cor 6-9 Paolo condanni in blocco i rapporti omosessuali o solo la pederastia o addirittura solo una forma particolare di essa che è l’amore prezzolato dei bambini.
    Romani 1, 26-27
    “Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che si addiceva al loro traviamento”.
    Per Paolo e in tutta la Bibbia il peccato più grave è l’idolatria che produce vizi come l’immoralità sessuale (cfr. Sap 14,12), tra cui lo scambio dei ruoli sessuali (Sap 14,26).

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  8. [8]

    E’ certo che san Paolo si oppone a relazioni tra lo stesso sesso; non conosciamo i motivi di questa condanna, però li deduciamo da molti suoi contemporanei che nel mondo greco-romano attaccavano e stigmatizzavano questa pratica:
    Si pensava che chi praticava il sesso omo era un etero pervertito che voleva provare anche il piacere dello stesso sesso.
    Non si pensava a quei tempi che ci fosse nell’uomo e nella donna una tendenza, o un orientamento sessuale verso il proprio sesso.
    Allora si credeva inoltre che gli atti omoerotici fossero intrinsecamente lussuriosi, conseguenza di una bramosia sessuale insaziabile.
    In quel periodo si praticavano due forme di omosessualità maschile.
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    Per come interpreto io la questione, arsenokoites indica l'atto in cui l'uomo è attivo nel rapporto anale, mentre malakos, che indica la mollezza e l'effeminatezza, indica chi è passivo nel rapporto omoerotico.
    Se accettiamo la teoria di Foucault secondo cui nel mondo antico non esisteva l'idea dell'omosessualità come inclinazione psichica, ma solo la consapevolezza degli atti omoerotici, allora nessuno di questi passi parla di omosessuali nel senso moderno del termine.
    "Omosessuale" infatti è una parola che ha connotazioni assai moderne, figlia della psichiatria ottocentesca, e che presume un determinato retroterra culturale che consenta a questa idea di aver sesso, cioè che esista qualcosa come la psiche di un'individuo, e che esista all'interno di questa psiche quello che noi chiamiamo un "orientamento sessuale" stabile, cioè la "sessualità" di un'individuo intesa non solo come insieme dei comportamenti di una persona, bensì l'insieme dei suoi comportamenti come derivanti da un'orientamento sessuale. Sono categorie che derivano dalla psichiatria, come è facile vedere.
    Per questo molti esegeti argomentano che Paolo non sapesse affatto cos'era un omosessuale, bensì che credesse che chi si dà ad atti omoerotici fosse una persona normalmente attratta dalle donne, ma che per vizio e smania di trascendere dei limiti si dava a rapporti con lo stesso sesso, all'interno di un gioco di frenesia pagana. Paolo cioè non solo non sapeva cosa fosse un omosessuale, ma neppure aveva davanti agli occhi la configurazione moderna delle "coppie gay" stabili intente a formare la famiglia, l'unica cosa che percepiva nella sua epoca, perché era l'unica cosa che esistesse, era l'atto omoerotico vissuto in un contesto extra-coniugale, e per giunta esso era concepito come fanno da gente normalmente attratta dalle donne ma che per vizio si dava ad altro.
    In conclusione, ciò non implica che non esistessero quelli che noi oggi chiamiamo omosessuali, ma semplicemente non venivano avvertiti come tali, e dunque il brano parla d'altro. Se dobbiamo capire cosa Paolo condanna, bisogna capire che cosa Paolo percepisca, e se percepisce quello che ho ricostruito, il brano non riguarda il problema moderno dell'omosessualità o della coppie gay.

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  9. [9]

    Per esempio mi chiedo : Visto che oggi le scoperte scientifiche ,biologiche e genetiche , propendono di più ad esprimere il concetto di orientamento sessuale e identità di genere nel campo della biologia e non in quello della psicologia , é possibile che una coppia di omosessuali o persone transgender , non debbano essere giudicate da un punto di vista "morale"?
    E le persone intersessuate? o chi nasce con organi genitali misti? Le persone intersessuate in alcuni casi hanno i cromosomi differenti rispetto alle gonadi biologiche...se queste persone sono praticamente sia maschi che femmine , come gli si puo' imporre un partner piuttosto che un'altro? Senza contare che Paolo fa riferimento a idolatria e ad altre cose che non sembrano essere coerenti con il semplice fatto di essere omosessuali,no?
    Per esempio leggevo che in molti ambienti ebraici ortodossi , si sta rivalutando l'identità dell'omosessuale , diciamo di oggi, rispetto a quanto scritto in levitico....
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    A me pare comunque che nel I-II secolo d.C. notare la bellezza in un ragazzo da parte di un uomo fosse molto più "normale" di quanto sia oggi. Vedi quei passaggi che avevamo citato di Epitteto, Plutarco ed altri autori. Tuttavia questi atteggiamenti erano caratteristici della società greco-romana e probabilmente è per questo che sono bollati in termini negativi da Paolo e dalla tradizione giudaico-cristiana in generale (nell'ebraismo l'omosessualità è fortemente vietata). Abbiamo comunque più volte parlato del senso dell'omosessualità nella società greca, abbastanza diverso dall'omosessualità moderna.

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  10. [9]

    ARR.EpictD. 2,18,15 σημερον καλον ιδων η καλην ουκ ειπον αυτος εμαυτωῳ οτι ωφελον τις μετα ταυτης εκοιμηθη,

    cioè: "Oggi, avendo visto (un) bel (ragazzo) o (una) bella (ragazza), non ho detto tra me e me: "Fossi stato io uno (di quelli che è) andato a letto con lei!"

    Musonio Rufo fu il maestro di Epittèto, e nella Diatriba 12 (ed. O. Hense, 1905) scrive:

    Bisogna, tuttavia, che quelli che non vivono nella mollezza e che non sono viziosi, considerino [come] soli piaceri/amori giusti quelli (che avvengono) nel contesto del matrimonio (τα εν γαμῳ) e finalizzati alla procreazione dei figli (συντελομενα επι γενεσει παιδων) che anche sono leciti/legali (νομινα) mentre invece quelli che bramano (il) puro piacere (ηδονη ψιλη) (siano considerati) ingiusti e illegittimi, anche qualora si svolgano nel contesto del matrimonio. (Riguardo agli) altri rapporti (συμπλοκαι αλλαι), quelli che avvengono in adulterio (κατα μοιχειαν) (sono) i più illegittimi/illegali (παρανομωταται) e non sono per niente più tollerabili di questi quelli che avvengono tra uomini (αι προς αρρενας τοις αρρεσιν, i rapporti omosessuali), ecc...

    Come si vede, le disposizioni di Musonio Rufo in materia di morale sessuale sono piuttosto restrittive. Niente rapporti sessuali adulterini (e si potrebbe comprendere) ma neppure niente rapporti sessuali finalizzati al puro e semplice piacere sessuale, anche se legittimi. Disposizioni molto stringenti in materia di morale sessuale sono riportate anche dagli autori cristiani. Si veda in particolare Clemente di Alessandria (150-215 d.C. circa) che in un passo, avente una particolare affinità di lessico con questo di Musonio, scrive: “Il mero piacere (ψιλη ηδονη), infatti, anche nel caso in cui venga ottenuto all’interno del matrimonio (εν γαμῳ) è illegittimo (παρανομος), ingiusto (αδικος) ed illogico” (Pedagogo II, 10, 92). Simile il pensiero del filosofo (di dubbia identità) Sesto Pitagorico, vissuto attorno al III sec. d.C., secondo cui “ogni intemperante (ακολαστος) è l’amante della propria moglie. Non fare nulla per il mero piacere (ψιλη ηδονη)” (Sentenze 231-232 Elter). Notiamo anche che per questi autori la μοιχεια coincide con l'adulterio e non con l'omosessualità. Vale poi la pena di ricordare quale fosse la situazione attorno al I-II sec. d.C. per quanto concerne i rapporti extraconiugali, nel mondo romano. La donna spostata non poteva avere relazioni extra coniugali di qualunque tipo, mentre invece il marito poteva intrattenere rapporti extra coniugali con donne non sposate (es. con prostitute, ecc…) senza subire conseguenze legali. Era invece severamente punito un uomo, sposato o meno che fosse, che avesse sedotto una donna sposata a qualcun altro (cfr. C. Fayer, La familia romana: aspetti giuridici ed antiquari, Volume 22, L’Erma di Bretschneider, 2005, pp. 202-211).

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  11. [10]

    Se Paolo e Musonio Rufo (per fare due esempi) prendevano in considerazione la limitazione di certi atteggiamenti sessuali, significa che certamente erano diffusi ed esistevano al loro tempo, nella società greco-romana in cui vivevano. Per Epittèto sembra "normale" dire di aver visto un ragazzo (maschio) e di aver desiderato di andare a letto con lui, come fosse una bella donna.
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    1 CORINZI 7, 5 Non vi private l’un dell’altro, se non di comun consenso, per un tempo, affin di darvi alla preghiera; e poi ritornate assieme, onde Satana non vi tenti a motivo della vostra incontinenza.
    6 Ma questo dico per concessione, non per comando;
    7 perché io vorrei che tutti gli uomini fossero come son io; ma ciascuno ha il suo proprio dono da Dio; l’uno in un modo, l’altro in un altro.
    8 Ai celibi e alle vedove, però, dico che è bene per loro che se ne stiano come sto anch’io.
    9 Ma se non si contengono, si sposino; perché è meglio sposarsi che ardere...."
    A parte il tema omosessualità , qui in questo passo non mi sembra che si parli di procreazione ma di sesso ....Sbaglio?
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    Si parla di matrimonio, ma credo che Paolo concepisse la sessualità solo all'interno del matrimonio ("è meglio sposarsi che ardere"). Dice che sarebbe meglio restare celibi e non pensare al sesso (cioè non dice che si deve rimanere ufficialmente celibi e tuttavia trovare altrove le soddisfazioni sessuali dandosi alla bella vita con chi capita!). D'altra parte riconosce che non tutti sono come lui e a quelli che non ce la fanno a praticare una simile continenza consiglia comunque il matrimonio. In ogni caso è il punto di vista personale di Paolo (che peralro pensava imminente la fine del mondo) e in Gesù non c'è nulla che obblighi a rimanere celibi (forse c'è solo il passo sull'eunuco, interpretato alla lettera da Origene), ad ogni modo Gesù parla di matrimonio e di divieto di divorzio senza consigliare espressamente il celibato.

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  12. [11]

    Per farla semplice, a me sembra che Paolo (Rm 1:26,27) concepisse due categorie di rapporti sessuali: quelli "naturali" e quelli "contro natura", condannando quei rapporti che lui appunto considerava "contro natura", sia da parte degli uomini che delle donne.
    Senza andare tanto lontano nel tempo, negli Stati Uniti (in alcuni stati) fino al 2003 era considerato reato (reclusione da 1 a 15 anni) praticare la "sodomia" (variamente definita) anche all'interno del matrimonio.


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    di che rimanere confusi,

    gusti a parte, si intende

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  13. Il tizio che tu citi è un modernista mentre ciò che io ho postato è confaciente a ciò che la vera Chiesa Cattolica ha sempre affermato su tali satanici peccati, se si è veramente cristiani si accetta in toto ciò che la Chiesa Cattolica ha sempre affermato. In definitiva siamo sicuri al cento per cento i sodomiti si possono chiamare in tutte le maniere che vogliono ma sempre sodomiti rimangono...

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  14. Padre,
    premesso che non è mia intenzione fare nè apologia sodomitica nè la difesa della stessa, mi permetta poterla risponderle su quanto lei ha ora sostenuto, ovvero, "confacente a ciò che la vera Chiesa Cattolica ha sempre affermato su tali satanici peccati," poichè non posso trovarmi d'accordo,
    non parrebbero confacenti alla Chiesa le vite che pur dovrebbero fare insegnamento di:
    SISTO IV (Francesco Della Rovere, 1414-1484)
    SCIPIONE Caffarelli BORGHESE (1576-1633)
    CARLO CARAFA (1517/1519-1566) Cardinale
    GIULIO II (Giuliano della Rovere, 1443-1513)
    GIULIO III (Giovanni Maria Ciocchi Del Monte, 1487-1555)
    LEONE X (Giovanni de' Medici, 1475-1521)
    HENRY STUART cardinale di York (1725-1807)

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    1. ...
      e non solo Papi,
      I patroni dei 'matrimoni' simbolici tra gay americani sono san Sergio e Bacco, soldati romani e martiri cristiani. Le notizie sulla loro esistenza sono disparate.
      "Sergio e Bacco - dice Antonio Borrelli - erano soldati delle Legioni di confine, ed occupavano un alto grado nel palazzo di Massimino Daia († 313), divenuto Cesare nel 305 con il governo dell'Oriente; accusati come cristiani da nemici invidiosi, furono condotti al tempio di Giove ed invitati a sacrificare, ma essi rifiutarono, venendo così degradati e fatti girare per dileggio per le vie della città, vestiti da donna". Ma non è il travestitismo che ha colpito la comunità gay credente americana. La ripubblicazione di un antico manoscritto greco, la Passio antiquior SS. Sergii et Bacchi ("Passio Antiquior Ss. Servii et Bacchi", Analecta Bollandiana 14, 1895) descrive Sergio è come "dolce compagno e amante" di Bacco.

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    2. Santa Perpetua e Felicita sono celebrate nelle unioni lesbiche. Morirono nelle persecuzioni di Septimio Severo nel 203 a Cartagine. Tertulliano ci ha lasciato una impressionante narrazione del loro martirio in vita, parzialmente scritto dalle Sante stesse e da contemporanei. Parte della loro fama gay sta nella supplica di amore e il conforto che si scambiarono le due donne in carcere prima del martirio. In più, nella quarta visione di santa Perpetua - tutti i santi che si rispettino hanno visioni - la martire si vede trasformata in un uomo che lotta vittoriosamente contro un bruto egizio (Passio s. Perpetuae et Felicititatis 10, ed. Jacqueline Amat: Passion de Perpétue et de Félicité, suivi des Actes, "Sources Chrétiennes" 417, Paris 1996, pp. 32-34.). Maschia…

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    3. Sant'Agostino di Ippona per un suo amico. Una rilettura in chiave omo delle sue Confessioni, che contengono una tra le condanne più feroci all'omosessualità, non lascia dubbi. "Mi ero fatto un amico, che la comunanza dei gusti mi rendeva assai caro. Mio coetaneo, nel fiore dell'adolescenza come me, con me era cresciuto da ragazzo. […] Con me ormai la mente del giovane errava, e il mio cuore non poteva fare a meno di lui" (Confessioni, Libro 4, 6-8). La morte dell'amico purtroppo li separò: "L'angoscia - ricorda Agostino - avviluppò di tenebre il mio cuore. Ogni oggetto su cui posavo lo sguardo era morte. Era per me un tormento la mia patria, la casa paterna un'infelicità straordinaria. Tutte le cose che avevo avuto in comune con lui, la sua assenza aveva trasformate in uno strazio immane. I miei occhi se lo aspettavano dovunque senza incontrarlo, odiavo il mondo intero perché non lo possedeva e non poteva più dirmi: "Ecco, verrà", come durante le sue assenze da vivo. Io stesso ero divenuto, per me un grande enigma. Chiedevo alla mia anima perché fosse triste e perché mi conturbasse tanto, ma non sapeva darmi alcuna risposta" (Le Confessioni, Libro 4, 10). Enigma?

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    4. ...
      nel mio commento iniziale facevo riferimento a quanto su rete oggi è possibile trovare, c'è di tutto,
      credere però che su 10.000 Santi e qualche centinaio di Papi anche non riformati fossero tutti etero parrebbe indimostrabile almeno quanto insostenibile,
      scrivo questo perchè non credo che un ragazzo di 12 o 14, 15, 16 anni possano avere subito tante perversioni o avuto condotta così tanto scellerata da deviarsi a tal punto da decidere di essere gay,
      Alfred Adler sosteneva che l'omosessualità è nevrosi, sarà forse così, ma quale nevrosi potrebbe avere e da cosa sarebbe stata poi generata in un giovane e come gli si potrebbe imputare colpa estrema di condanna divina per quanto ad egli accaduto?

      ho trovato il suo scritto probabilmente confacente, troppo crudo, inappellabile, tremendo,
      mi permetto di credere che questo non sia l'atteggiamento giusto, la salvezza sta nelle mani del Cristo, il Giudizio finale in quelle di Nostro Signore,
      troppi i giovani che si suicidano allo scoprirsi di tale indole e non mi pare che i gruppi di "recupero" abbiano fondamento alcuno,
      chi entrerà seguirà prostitute e ladri ed il più puro, San Giovanni Battista, chiuderà i cancelli del Paradiso,
      siamo tutti peccatori, Cristo Re è vero Dio e Vero Uomo, morto per molti e non per tutti
      ma la scelta non sarà certamente nostra,
      Sia Lodato Gesù Cristo

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