giovedì 3 dicembre 2015
"Ahimè, quale gran numero di anime, per colpa vostra, viene escluso dal cielo e cacciato all'inferno! Oh! se costoro, come si occupano di lettere, così si dessero pensiero anche di questo, onde poter rendere conto a Dio della scienza e dei talenti ricevuti!"...
Dalle «Lettere» di San Francesco Saverio a Sant'Ignazio di Loyola.
Abbiamo percorso i villaggi dei
neofiti, che pochi anni fa avevano ricevuto i sacramenti cristiani.
Questa zona non è abitata dai Portoghesi, perché estremamente sterile e
povera, e i cristiani indigeni, privi di sacerdoti, non sanno
nient'altro se non che sono cristiani. Non c'è nessuno che celebri le
sacre funzioni, nessuno che insegni loro il Credo, il Padre nostro,
l'Ave ed i Comandamenti della legge divina.
Da quando dunque arrivai qui non mi
sono fermato un istante; percorro con assiduità i villaggi, amministro
il battesimo ai bambini che non l'hanno ancora ricevuto. Così ho salvato
un numero grandissimo di bambini, i quali, come si dice, non sapevano
distinguere la destra dalla sinistra. I fanciulli poi non mi lasciano né
dire l'Ufficio divino, né prendere cibo, né riposare fino a che non ho
loro insegnato qualche preghiera; allora ho cominciato a capire che a
loro appartiene il regno dei cieli.
Perciò, non potendo senza empietà
respingere una domanda così giusta, a cominciare dalla confessione del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnavo loro il Simbolo
apostolico, il Padre nostro e l'Ave Maria. Mi sono accorto che sono
molto intelligenti e, se ci fosse qualcuno a istruirli nella legge
cristiana, non dubito che diventerebbero ottimi cristiani.
Moltissimi, in questi luoghi, non si
fanno ora cristiani solamente perché manca chi li faccia cristiani.
Molto spesso mi viene in mente di percorrere le Università d'Europa,
specialmente quella di Parigi, e di mettermi a gridare qua e là come un
pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità con queste
parole: Ahimè, quale gran numero di anime, per colpa vostra, viene
escluso dal cielo e cacciato all'inferno! Oh! se costoro, come si
occupano di lettere, così si dessero pensiero anche di questo, onde
poter rendere conto a Dio della scienza e dei talenti ricevuti!
In verità moltissimi di costoro,
turbati da questo pensiero, dandosi alla meditazione delle cose divine,
si disporrebbero ad ascoltare quanto il Signore dice al loro cuore, e,
messe da parte le loro brame e gli affari umani, si metterebbero
totalmente a disposizione della volontà di Dio. Griderebbero certo dal
profondo del loro cuore: «Signore, eccomi; che cosa vuoi che io faccia?»
(At 9, 6 volg.). Mandami dove vuoi, magari anche in India.
[Lett. 20 ott. 1542, 15 gennaio 1544; Epist. S. Francisci Xaverii
aliaque eius scripta, ed. G. Schurhammer I Wicki, t. I, Mon. Hist. Soc.
Iesu, vol. 67, Romae, 1944, pp. 147-148; 166-167 - Traduzione tratta da:
"Liturgia delle Ore" - Libreria Poliglotta Vaticana - Edizioni
Conferenza Episcopale Italiana].
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