IN CONCEPTIÓNE IMMACULATA BEATÆ MARIÆ VÍRGINIS...Gloriósa dicta sunt de te, Maria: quia fecit tibi magna qui pótens est.
Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...
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Papa Leone XIII, Tametsi (9), 01/11/1900: "Rigettare il dogma equivale semplicemente a negare la Cristianità."
Papa Pio IX, Concilio Vaticano I, Sessione 3, Capitolo 4, 1870, ex-cathedra: "Dunque,
anche quella comprensione dei suoi dogmi sacri deve essere mantenuta
perpetuamente, la quale la Santa Madre Chiesa ha dichiarato una volta, e
vi deve essere giammai una recessione da quel significato sotto lo
specioso nome di comprensione più profonda."
Papa Pio IX, Concilio Vaticano I, Sessione 3, Capitolo 4, Canone 3,
1870: "Se alcuno affermasse che ad un certo punto sia possibile che,
dato l'avanzamento della conoscenza, ai dogmi proposti dalla Chiesa venga assegnato un senso differente da quello compreso, in passato e presente, dalla Chiesa, che egli sia anatema."
Papa San Pio X, Pascendi Dominici gregis (26), Spiegando la dottrina dei modernisti, 08/09/1907: "Alle
leggi dell'evoluzione tutto è soggetto - dogma, Chiesa, adorazione, i
Libri che noi riveriamo come sacri, anche la Fede stessa e la
punizione della disobbedienza è la morte. L'enunciazione di questo
principio non sorprenderà chiunque tenga a mente ciò che i modernisti
hanno avuto da dire circa ciascuna di queste materie."
L’Ineffabilis Deus è la costituzione apostolica con la quale il papa Pio IX proclamò l'8 dicembre 1854 il dogma dell'Immacolata concezione di Maria Santissima.
Pio IX Ineffabilis Deus
Dio ineffabile, le vie del quale sono la misericordia e la verità;
Dio, la cui volontà è onnipotente e la cui sapienza abbraccia con forza
il primo e l'ultimo confine dell'universo e regge ogni cosa con
dolcezza, previde fin da tutta l'eternità la tristissima rovina
dell'intero genere umano, che sarebbe derivata dal peccato di Adamo.
Avendo quindi deciso, in un disegno misterioso nascosto dai secoli, di
portare a compimento l'opera primitiva della sua bontà, con un mistero
ancora più profondo – l'incarnazione del Verbo – affinché l'uomo
(indotto al peccato dalla perfida malizia del diavolo) non andasse
perduto, in contrasto con il suo proposito d'amore, e affinché venisse
recuperato felicemente ciò che sarebbe caduto con il primo Adamo, fin
dall'inizio e prima dei secoli scelse e dispose che al Figlio suo
Unigenito fosse assicurata una Madre dalla quale Egli, fatto carne,
sarebbe nato nella felice pienezza dei tempi. E tale Madre circondò di
tanto amore, preferendola a tutte le creature, da compiacersi in Lei
sola con un atto di esclusiva benevolenza. Per questo, attingendo dal
tesoro della divinità, la ricolmò – assai più di tutti gli spiriti
angelici e di tutti i santi – dell'abbondanza di tutti i doni celesti in
modo tanto straordinario, perché Ella, sempre libera da ogni macchia di
peccato, tutta bella e perfetta, mostrasse quella perfezione di
innocenza e di santità da non poterne concepire una maggiore dopo Dio, e
che nessuno, all'infuori di Dio, può abbracciare con la propria mente.
Era certo sommamente opportuno che una Madre degna di tanto onore
rilucesse perennemente adorna degli splendori della più perfetta santità
e, completamente immune anche dalla stessa macchia del peccato
originale, riportasse il pieno trionfo sull'antico serpente. Dio Padre
dispose di dare a Lei il suo unico Figlio, generato dal suo seno uguale a
sé, e che ama come se stesso, in modo tale che fosse, per natura,
Figlio unico e comune di Dio Padre e della Vergine; lo stesso Figlio
scelse di farne la sua vera Madre, e lo Spirito Santo volle e operò
perché da Lei fosse concepito e generato Colui dal quale egli stesso
procede.
La Chiesa Cattolica che – da sempre ammaestrata dallo Spirito Santo –
è il basilare fondamento della verità, considerando come dottrina
rivelata da Dio, compresa nel deposito della celeste rivelazione, questa
innocenza originale dell'augusta Vergine unitamente alla sua mirabile
santità, in perfetta armonia con l'eccelsa dignità di Madre di Dio, non
ha mai cessato di presentarla, proporla e sostenerla con molteplici
argomentazioni e con atti solenni sempre più frequenti. Proprio la
Chiesa, non avendo esitato a proporre la Concezione della stessa Vergine
al pubblico culto e alla venerazione dei fedeli, ha offerto
un'inequivocabile conferma che questa dottrina, presente fin dai tempi
più antichi, era intimamente radicata nel cuore dei fedeli e veniva
mirabilmente diffusa dall'impegno e dallo zelo dei Vescovi nel mondo
cattolico. Con questo atto significativo mise in evidenza che la
Concezione della Vergine doveva essere venerata in modo singolare,
straordinario e di gran lunga superiore a quello degli altri uomini:
pienamente santo, dal momento che la Chiesa celebra solamente le feste
dei Santi.
Per questo essa era solita inserire negli uffici ecclesiastici e
nella sacra Liturgia, riferendole anche alle origini della Vergine, le
stesse identiche parole impiegate dalla Sacra Scrittura per parlare
della Sapienza increata e per descriverne le origini eterne, perché
entrambe erano state preordinate nell'unico e identico decreto
dell'Incarnazione della Divina Sapienza.
Sebbene tutte queste cose, condivise quasi ovunque dai fedeli,
dimostrino con quanta cura la stessa Chiesa Romana, madre e maestra di
tutte le Chiese, abbia seguito la dottrina dell'Immacolata Concezione
della Vergine, tuttavia meritano di essere elencati, uno per uno, gli
atti più importanti della Chiesa in questa materia, perché assai grandi
sono la sua dignità e la sua autorità, quali si addicono ad una simile
Chiesa: è lei il centro della verità cattolica e dell'unità; in lei sola
fu custodita fedelmente la religione; da lei tutte le altre Chiese
devono attingere la tradizione della fede.
Dunque, questa stessa Chiesa Romana ritenne che non potesse esserci
niente di più meritevole che affermare, tutelare, propagandare e
difendere, con ogni più eloquente mezzo, l'Immacolata Concezione della
Vergine, il suo culto e la sua dottrina. Tutto questo è testimoniato e
messo in evidenza, in modo assolutamente inequivocabile, da innumerevoli
e straordinari, atti dei Romani Pontefici Nostri Predecessori, ai
quali, nella persona del Principe degli Apostoli, fu affidato, per
volere divino, dallo stesso Cristo Signore il supremo compito e il
potere di pascere gli agnelli e le pecore, di confermare nella fede i
fratelli, di reggere e governare tutta la Chiesa.
I Nostri Predecessori infatti si vantarono grandemente, avvalendosi
della loro autorità Apostolica, di avere istituito nella Chiesa Romana
la festa della Concezione con Ufficio e Messa proprii, per mezzo dei
quali veniva affermato, con la massima chiarezza, il privilegio
dell'immunità dalla macchia originale; di aver rafforzato, circondato di
ogni onore, promosso e accresciuto con ogni mezzo il culto già
stabilito, sia con la concessione di Indulgenze, sia accordando alle
città, alle province e ai regni la facoltà di scegliere come Patrona la
Madre di Dio sotto il titolo dell'Immacolata Concezione, sia con
l'approvazione di Confraternite, di Congregazioni e di Famiglie
religiose, costituite per onorare l'Immacolata Concezione, sia con il
tributare lodi alla pietà di coloro che avevano eretto monasteri,
ospizi, altari e templi dedicati all'Immacolata Concezione, oppure si
erano impegnati, con un solenne giuramento, a difendere strenuamente
l'Immacolata Concezione della Madre di Dio.
Provarono anche l'immensa gioia di decretare che la festa della
Concezione dovesse essere considerata da tutta la Chiesa, con la stessa
dignità e importanza della Natività; inoltre, che fosse celebrata
ovunque come solennità insignita di ottava e da tutti santificata come
festa di precetto, e che ogni anno si tenesse nella Nostra Patriarcale
Basilica Liberiana una Cappella Papale nel giorno santo dell'Immacolata
Concezione.
Spinti dal desiderio di rafforzare, ogni giorno di più, nell'animo
dei fedeli questa dottrina dell'Immacolata Concezione della Madre di Dio
e di stimolare la loro pietà al culto e alla venerazione della Vergine
concepita senza peccato originale, furono lietissimi di concedere la
facoltà che venisse pronunciata ad alta voce la Concezione Immacolata
della Vergine nelle Litanie Lauretane e nello stesso Prefazio della
Messa, affinché i dettami della fede trovassero conferma nelle norme
della preghiera.
Noi quindi, seguendo le orme di Predecessori così illustri, non solo
abbiamo approvato e accolto tutto ciò che è stato da loro deciso con
tanta devozione e con tanta saggezza, ma, memori di ciò che aveva
disposto Sisto IV, abbiamo confermato, con la Nostra autorità, l'Ufficio
proprio dell'Immacolata Concezione e, con sensi di profonda gioia, ne
abbiamo concesso l'uso a tutta la Chiesa.
Ma poiché tutto ciò che si riferisce al culto è strettamente connesso
con il suo oggetto e non può rimanere stabile e duraturo se questo
oggetto è incerto e non ben definito, i Romani Pontefici Nostri
Predecessori, mentre impiegavano tutta la loro sollecitudine per
accrescere il culto della Concezione, si preoccuparono anche di
chiarirne e di inculcarne con ogni mezzo l'oggetto e la dottrina.
Insegnarono infatti, in modo chiaro ed inequivocabile, che si celebrasse
la festa della Concezione della Vergine e respinsero quindi, come falsa
e assolutamente contraria al pensiero della Chiesa, l'opinione di
coloro che ritenevano ed affermavano che da parte della Chiesa non si
onorava la Concezione ma la santificazione di Maria. Né ritennero che si
potesse procedere con minore decisione contro coloro che, al fine di
sminuire la dottrina sull'Immacolata Concezione della Vergine, avendo
escogitato una distinzione fra il primo istante e il secondo momento
della Concezione, affermavano che si celebrava sì la Concezione, ma non
quella del primo iniziale momento.
Gli stessi Nostri Predecessori stimarono loro preciso dovere
difendere e sostenere, con tutto l'impegno, sia la festa della
Concezione della Beatissima Vergine, sia la Concezione dal suo primo
istante come vero oggetto del culto. Di qui le parole assolutamente
decisive, con le quali Alessandro VII, Nostro Predecessore, mise in
evidenza il vero pensiero della Chiesa. Egli si espresse in questi
termini: "È sicuramente di antica data la particolare devozione verso
la Beatissima Madre, la Vergine Maria, da parte dei fedeli: infatti
erano convinti che la sua anima – fin dal primo istante della sua
creazione e della sua infusione nel corpo – fosse stata preservata
immune dalla macchia del peccato originale per una speciale grazia e per
un singolare privilegio di Dio, in previsione dei meriti di Gesù
Cristo, Figlio suo e Redentore del genere umano. Animati da tale
persuasione, circondavano di onore e celebravano la festa della
Concezione con un rito solenne" [ALEXANDER VII, Const. Sollicitudo omnium Ecclesiarum, 8 decembris 1661] .
E fu proprio impegno primario dei Nostri Predecessori custodire con
ogni cura, zelo e sforzo, perfettamente integra la dottrina
dell'Immacolata Concezione della Madre di Dio. Infatti non solo non
tollerarono mai che la stessa dottrina venisse in qualche modo biasimata
e travisata da chicchessia, ma, spingendosi ben oltre, asserirono, con
chiare e reiterate dichiarazioni, che la dottrina, con la quale
professiamo l'Immacolata Concezione della Vergine, era e doveva essere
considerata a pieno titolo assolutamente conforme al culto della Chiesa;
era antica e quasi universalmente riconosciuta, tale da essere fatta
propria dalla Chiesa Romana, con l'intento di assecondarla e custodirla,
e del tutto degna di aver parte nella stessa Sacra Liturgia e nelle
preghiere più solenni.
Non contenti di ciò, affinché la dottrina dell'Immacolato
Concepimento della Vergine si mantenesse integra, vietarono, con la più
grande severità, che ogni opinione contraria a questa dottrina potesse
essere sostenuta sia in pubblico che in privato e la vollero colpita a
morte. A queste ripetute e chiarissime dichiarazioni, perché non
risultassero vane, aggiunsero delle sanzioni. Tutto questo è stato
riassunto dal Nostro venerato Predecessore Alessandro VII con le
seguenti parole:
"Considerando che la Santa Chiesa Romana celebra solennemente la
festa della Concezione dell'Intemerata e sempre Vergine Maria, e che, al
riguardo, ha un tempo composto un Ufficio proprio e specifico in
ossequio alla pia, devota e lodevole disposizione emanata dal Nostro
Predecessore Sisto IV; volendo Noi pure favorire, sull'esempio dei
Romani Pontefici Nostri Predecessori, questa lodevole e pia devozione,
questa festa e questo culto, prestato conformemente a quella direttiva e
che dalla sua istituzione non ha subito, nella Chiesa Romana, alcun
mutamento; volendo anche salvaguardare questa particolare forma di pietà
e di devozione nel rendere onore e nel celebrare la Beatissima Vergine
preservata dal peccato originale con un atto preventivo della grazia
dello Spirito Santo; desiderando inoltre conservare nel gregge di Cristo
l'unità dello spirito nel vincolo della pace, dopo aver placato i
motivi di scontro e le dispute e aver rimosso gli scandali; accogliendo
le istanze e le suppliche a Noi rivolte dai Vescovi sopra ricordati,
unitamente ai Capitoli delle loro Chiese, dal Re Filippo e dai suoi
Regni; rinnoviamo le Costituzioni e i Decreti emanati dai Romani
Pontefici Nostri Predecessori, soprattutto da Sisto IV, da Paolo V e da
Gregorio XV, per avvalorare l'affermazione intesa a sostenere che
l'anima della Beata Vergine Maria, nella sua creazione e nell'infusione
nel corpo, ebbe il dono della grazia dello Spirito Santo e fu preservata
dal peccato originale; per favorire la festa e il culto della stessa
Concezione della Vergine Madre di Dio, in linea con la pia proposizione
suesposta, decretiamo che tali Costituzioni e Decreti siano osservati,
sotto pena d'incorrere nelle censure e nelle altre sanzioni previste
nelle Costituzioni stesse.
"Decretiamo che quanti ardiranno interpretare le Costituzioni e
i Decreti citati in modo da vanificare il favore reso, per mezzo loro,
alla sunnominata affermazione, alla festa e al culto prestato nel
rispetto della stessa; avranno osato mettere in discussione questa
affermazione, questa festa e questo culto, o prendere posizione contro
di essa in qualunque modo, direttamente o indirettamente, ricorrendo a
qualsivoglia pretesto, sia pure con l'intento di esaminarne la sua
definibilità e di spiegare e di interpretare, al riguardo, la Sacra
Scrittura, i Santi Padri, e i Dottori; o ancora farsi forti di ogni
altro possibile pretesto od occasione e poter quindi esprimere,
dichiarare, trattare, disputare a voce e per iscritto, precisando,
affermando e adducendo qualche argomentazione contro di essa, senza
portarla a compimento; dissertare infine contro di essa in qualsiasi
altro modo, addirittura fuori dell'immaginabile; [decretiamo] che siano
privati anche della facoltà di predicare, di leggere, di insegnare e di
dissertare in pubblico; di aver voce attiva e passiva in ogni tipo di
elezioni, senza bisogno di alcuna dichiarazione. Incorreranno dunque, ipso facto, nella pena della perpetua interdizione di predicare, di leggere, di insegnare e di dissertare in pubblico.
"Da queste pene essi potranno essere assolti o dispensati solamente
da Noi o dai Romani Pontefici Nostri Successori. Intendiamo anche
sottoporli, ed effettivamente con la presente li sottoponiamo, ad altre
pene da infliggere a Nostro insindacabile giudizio e dei Romani
Pontefici Nostri Successori, mentre rinnoviamo le Costituzioni e i
Decreti di Paolo V e di Gregorio XV sopra ricordati.
"Dichiariamo inaccettabili, e le sottoponiamo alle pene e alle
censure contenute nell'Indice dei libri proibiti, le pubblicazioni
nelle quali vengono messi in dubbio quella affermazione, la festa e il
culto approvato; viene scritto, o vi si possa leggere, alcunché di
contrario a ciò che è stato sopra riportato; trovino spazio discorsi,
prediche, trattati, dissertazioni che ne avversano il contenuto.
Ordiniamo e decretiamo che siffatti libri siano, ipso facto, da considerare espressamente proibiti, senza attendere una specifica dichiarazione".
D'altra parte tutti sanno con quanto zelo questa dottrina
dell'Immacolata Concezione della Vergine Madre di Dio sia stata
tramandata, sostenuta e difesa dalle più illustri Famiglie religiose,
dalle più celebri Accademie teologiche e dai Dottori più versati nella
scienza delle cose divine. Tutti parimenti conoscono quanto siano stati
solleciti i Vescovi nel sostenere in pubblico, anche nelle assemblee
ecclesiastiche, che la santissima Vergine Maria, Madre di Dio, in
previsione dei meriti del Redentore Gesù Cristo, non fu mai soggetta al
peccato ma, del tutto preservata dalla colpa originale, fu redenta in
una maniera più sublime.
A tutto ciò si aggiunge il fatto, decisamente assai rilevante e del
massimo peso, che lo stesso concilio di Trento, quando promulgò il
decreto dogmatico sul peccato originale, nel quale, sulla scorta delle
testimonianze della Sacra Scrittura, dei Santi Padri e dei più
autorevoli Concili, stabilì e definì che tutti gli uomini nascono
affetti dal peccato originale, dichiarò tuttavia solennemente che non
era sua intenzione comprendere in quel decreto, e nell'ambito di una
definizione così generale, la Beata ed Immacolata Vergine Maria Madre di
Dio.
Con tale dichiarazione infatti i Padri Tridentini indicarono con
sufficiente chiarezza, tenendo conto della situazione del tempo, che la
Beatissima Vergine fu esente dalla colpa originale. Indicarono perciò
apertamente che dalle divine Scritture, dalla tradizione, dall'autorità
dei Padri, niente poteva essere desunto che fosse in contrasto con
questa prerogativa della Vergine.
Per la verità, illustri monumenti di veneranda antichità della Chiesa
orientale ed occidentale testimoniano con assoluta certezza che questa
dottrina dell'Immacolata Concezione della Beatissima Vergine, che,
giorno dopo giorno, è stata magnificamente illustrata, proclamata e
confermata dall'autorevolissimo sentimento, dal magistero, dallo zelo,
dalla scienza e dalla saggezza della Chiesa e si è diffusa in modo tanto
prodigioso presso tutti i popoli e le nazioni del mondo cattolico, è da
sempre esistita nella Chiesa stessa come ricevuta dagli antenati e
contraddistinta dalle caratteristiche della dottrina rivelata.
Infatti la Chiesa di Cristo, fedele custode e garante dei dogmi a lei
affidati, non ha mai apportato modifiche ad essi, non vi ha tolto o
aggiunto alcunché, ma trattando con ogni cura, in modo accorto e
sapiente, le dottrine del passato per scoprire quelle che si sono
formate nei primi tempi e che la fede dei Padri ha seminato, si
preoccupa di limare e di affinare quegli antichi dogmi della Divina
Rivelazione, perché ne ricevano chiarezza, evidenza e precisione, ma
conservino la loro pienezza, la loro integrità e la loro specificità e
si sviluppino soltanto nella loro propria natura, cioè nell'ambito del
dogma, mantenendo inalterati il concetto e il significato.
In verità, i Padri e gli scrittori ecclesiastici, ammaestrati dalle
parole divine – nei libri elaborati con cura per spiegare la Scrittura,
per difendere i dogmi e per istruire i fedeli – non trovarono niente di
più meritevole di attenzione del celebrare ed esaltare, nei modi più
diversi ed ammirevoli, l'eccelsa santità, la dignità e l'immunità della
Vergine da ogni macchia di peccato e la sua vittoria sul terribile
nemico del genere umano. Per tale motivo, mentre commentavano le parole
con le quali Dio, fin dalle origini del mondo, annunciando i rimedi
della sua misericordia approntati per la rigenerazione degli uomini,
rintuzzò l'audacia del serpente ingannatore e rialzò mirabilmente le
speranze del genere umano: "Porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua e la sua stirpe",
essi insegnarono che con questa divina profezia fu chiaramente e
apertamente indicato il misericordioso Redentore del genere umano, cioè
il Figliuolo Unigenito di Dio, Gesù Cristo; fu anche designata la sua
beatissima Madre, la Vergine Maria, e, nello stesso tempo, fu nettamente
espressa l'inimicizia dell'uno e dell'altra contro il demonio. Ne
conseguì che, come Cristo, mediatore fra Dio e gli uomini, assunta la
natura umana, annientò il decreto di condanna esistente contro di noi,
inchiodandolo da trionfatore sulla Croce, così la santissima Vergine,
unita con Lui da un legame strettissimo ed indissolubile, poté
esprimere, con Lui e per mezzo di Lui, un'eterna inimicizia contro il
velenoso serpente e, riportando nei suoi confronti una nettissima
vittoria, gli schiacciò la testa con il suo piede immacolato.
Di questo nobile e singolare trionfo della Vergine, della sua
straordinaria innocenza, purezza e santità, della sua immunità da ogni
macchia di peccato, della sua ineffabile abbondanza di tutte le grazie
divine, di tutte le virtù e di tutti i privilegi a Lei donati, gli
stessi Padri videro una figura sia nell'Arca di Noè che, voluta per
ordine di Dio, scampò del tutto indenne al diluvio universale; sia in
quella scala che Giacobbe vide ergersi da terra fino al cielo, e lungo
la quale salivano e scendevano gli angeli di Dio e alla cui sommità
stava il Signore stesso; sia in quel roveto che Mosè vide nel luogo
santo avvolto completamente dalle fiamme e, pur immerso in un fuoco
crepitante, non si consumava né pativa alcun danno ma continuava ad
essere verde e fiorito; sia in quella torre inespugnabile, eretta di
fronte al nemico, dalla quale pendono mille scudi e tutte le armature
dei forti; sia in quell'orto chiuso che non può essere violato né
devastato da alcun assalto insidioso; sia in quella splendente città di
Dio che ha le sue fondamenta sui monti santi; sia in quell'eccelso
tempio di Dio che, rifulgendo degli splendori divini, è ricolmo della
gloria del Signore; sia in tutti gli altri innumerevoli segni dello
stesso genere che, secondo il pensiero dei Padri, preannunciavano cose
straordinarie sulla dignità della Madre di Dio, sulla sua illibata
innocenza e sulla sua santità, mai soggetta ad alcuna macchia.
Per descrivere debitamente quest'insieme di doni celesti e
l'innocenza originale della Vergine dalla quale è nato Gesù, i Padri
ricorsero alle parole dei Profeti ed esaltarono questa divina, santa
Vergine, come una pura colomba, come una Santa Gerusalemme, come un
eccelso trono di Dio, come un'arca della santificazione, come la casa
che l'eterna Sapienza si è edificata, come quella Regina straordinaria
che, ricolma di delizie e appoggiata al suo Diletto, uscì dalla bocca
dell'Altissimo assolutamente perfetta e bella, carissima a Dio e mai
contaminata da alcuna macchia di peccato.
Siccome poi gli stessi Padri e gli scrittori ecclesiastici erano
pienamente convinti che l'Angelo Gabriele, nel dare alla beatissima
Vergine l'annuncio dell'altissima dignità di Madre di Dio, l'aveva
chiamata, in nome e per comando di Dio stesso, piena di grazia,
insegnarono che con questo singolare e solenne saluto, mai udito prima
di allora, si proclamava che la Madre di Dio era la sede di tutte le
grazie divine, era ornata di tutti i carismi dello Spirito Santo, anzi
era un tesoro quasi infinito e un abisso inesauribile di quegli stessi
doni divini, a tal punto che, non essendo mai stata soggetta a
maledizione ma partecipe, insieme con il suo Figlio, di eterna
benedizione, meritò di essere chiamata da Elisabetta, mossa dallo
Spirito di Dio: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno".
Da tutto ciò derivò il loro concorde e ben documentato pensiero che,
in forza di tutti questi doni divini, la gloriosissima Vergine, per la
quale "grandi cose ha fatto colui che è potente", rifulse di tale
pienezza di grazia e di tale innocenza da diventare l'ineffabile
miracolo di Dio, anzi il culmine di tutti i miracoli e quindi degna
Madre di Dio, la più vicina a Dio, nella misura in cui ciò è possibile
ad una creatura, superiore a tutte le lodi angeliche ed umane.
Per questo motivo, con l'intento di dimostrare l'innocenza e la
giustizia originale della Madre di Dio, i Padri non solo la paragonarono
spessissimo ad Eva ancora vergine, innocente, non corrotta e non ancora
caduta nei lacci delle mortali insidie del serpente ingannatore, ma la
anteposero a lei con una meravigliosa varietà di parole e di
espressioni. Eva infatti, avendo dato ascolto disgraziatamente al
serpente, decadde dall'innocenza originale e divenne sua schiava, mentre
la beatissima Vergine accrebbe continuamente il primitivo dono e, senza
mai ascoltare il serpente, con la forza ricevuta da Dio ne annientò la
violenza e il potere.
Perciò non si stancarono mai di proclamarla giglio tra le spine;
terra assolutamente inviolata, verginale, illibata, immacolata, sempre
benedetta e libera da ogni contagio di peccato, dalla quale è stato
formato il nuovo Adamo; giardino delle delizie piantato da Dio stesso,
senza difetti, splendido, abbondantemente ornato di innocenza e di
immortalità e protetto da tutte le insidie del velenoso serpente; legno
immarcescibile che il tarlo del peccato mai poté intaccare; fonte sempre
limpida e segnata dalla potenza dello Spirito Santo; tempio esclusivo
di Dio; tesoro di immortalità; unica e sola figlia, non della morte, ma
della vita; germoglio di grazia e non d'ira che, per uno speciale
intervento della provvidenza divina, è spuntato, sempre verde e
ammantato di fiori, da una radice corrotta e contaminata.
Ma come se tutte queste espressioni non bastassero, pur essendo
straordinarie, i Padri formularono specifiche e stringenti
argomentazioni per affermare che, parlando del peccato, non poteva in
alcun modo essere chiamata in causa la santa Vergine Maria, perché a Lei
era stata elargita la grazia in misura superiore per vincere ogni
specie di peccato. Asserirono quindi che la gloriosissima Vergine fu la
riparatrice dei progenitori, la fonte della vita per i posteri. Scelta e
preparata dall'Altissimo da tutta l'eternità e da Lui preannunciata
quando disse al serpente: "Porrò inimicizia fra te e la donna", schiacciò veramente la testa di quel velenoso serpente.
Sostennero dunque che la beatissima Vergine fu, per grazia, immune da
ogni macchia di peccato ed esente da qualsivoglia contaminazione del
corpo, dell'anima e della mente. Unita in un intimo rapporto e congiunta
da un eterno patto di alleanza con Dio, non fu mai preda delle tenebre,
ma fruì di una luce perenne e risultò degnissima dimora di Cristo, non
per le qualità del corpo, ma per lo stato originale di grazia.
Parlando della Concezione della Vergine, i Padri aggiunsero
espressioni assai significative, con le quali attestarono che la natura
cedette il passo alla grazia e si trovò incapace a svolgere il suo
compito. Non poteva infatti accadere che la Vergine Madre di Dio potesse
essere concepita da Anna, prima che la grazia sortisse il suo effetto.
Così doveva essere concepita la primogenita, dalla quale doveva poi
essere concepito il Primogenito di ogni creatura.
Proclamarono che la carne della Vergine, derivata da Adamo, non ne
contrasse le macchie, e che la beatissima Vergine fu quindi il
tabernacolo creato da Dio stesso, formato dallo Spirito Santo,
capolavoro di autentica porpora, al quale diede ornamento quel nuovo
Beseleel ricamandolo variamente in oro. Fu a buon diritto esaltata come
il primo vero capolavoro di Dio: sfuggita ai dardi infuocati del
maligno, entrò nel mondo, bella per natura e assolutamente estranea al
peccato nella sua Concezione Immacolata, come l'aurora che spande
tutt'intorno la sua luce.
Non era infatti conveniente che quel vaso di elezione fosse colpito
dal comune disonore, perché assai diverso da tutti gli altri, di cui
condivide la natura ma non la colpa. Al contrario era assolutamente
conveniente che come l'Unigenito aveva in cielo un Padre, che i
Cherubini esaltano tre volte santo, avesse sulla terra una Madre mai
priva dello splendore della santità.
Proprio questa dottrina era a tal punto radicata nella mente e
nell'animo degli antenati, che divenne abituale l'uso di uno speciale e
straordinario linguaggio. Lo impiegarono spessissimo per chiamare la
Madre di Dio Immacolata, del tutto Immacolata; innocente, anzi
innocentissima; illibata nel modo più eccelso; santa e assolutamente
estranea al peccato; tutta pura, tutta intemerata, anzi l'esemplare
della purezza e dell'innocenza; più bella della bellezza; più leggiadra
della grazia; più santa della santità; la sola santa, purissima
nell'anima e nel corpo, che si spinse oltre la purezza e la verginità;
la sola che diventò, senza riserve, la dimora di tutte le grazie dello
Spirito Santo, e che si innalzò al di sopra di tutti, con l'eccezione di
Dio: per natura, più bella, più graziosa e più santa degli stessi
Cherubini e Serafini e di tutte le schiere degli Angeli. Nessun
linguaggio, né del cielo né della terra, può bastare per tesserne le
lodi.
Nessuno ignora che la celebrazione di Lei fu, con tutta naturalezza,
introdotta nelle memorie della santa Liturgia e negli Uffici
ecclesiastici. Tutti li pervade e li domina per larghi tratti. La Madre
di Dio vi è invocata ed esaltata come incorrotta colomba di bellezza,
rosa sempre fresca. Essendo purissima sotto ogni aspetto, eternamente
immacolata e beata, viene celebrata come l'innocenza stessa, che non fu
mai violata, e come la nuova Eva che ha generato l'Emmanuele.
i straordinario se i Pastori della Chiesa e i
popoli fedeli si sono compiaciuti, ogni giorno di più, di professare
con tanta pietà, con tanta devozione e con tanto amore la dottrina
dell'Immacolata Concezione della Vergine Madre di Dio, che, a giudizio
dei Padri, è stata inserita nella Sacra Scrittura, è stata trasmessa
dalle loro numerose e importantissime testimonianze, è stata manifestata
e celebrata con tanti insigni monumenti del venerando tempo antico, è
stata proposta e confermata dal più alto e autorevole magistero della
Chiesa. Pastori e popolo niente ebbero di più dolce e di più caro che
onorare, venerare, invocare ed esaltare ovunque, con tutto l'ardore del
cuore, la Vergine Madre di Dio concepita senza peccato originale. Per
questo già dai tempi antichi i Vescovi, gli uomini di chiesa, gli Ordini
regolari, gli stessi Imperatori e Re chiesero, con insistenza, che
questa Sede Apostolica definisse l'Immacolata Concezione della Madre di
Dio come dogma della fede cattolica. Queste richieste sono state
nuovamente ripetute nei tempi più recenti, specialmente al Nostro
Predecessore Gregorio XVI di felice memoria, e sono state rivolte anche a
Noi dai Vescovi, dal Clero secolare, da Famiglie religiose, da Sovrani e
da popoli fedeli.
Poiché dunque, con straordinaria gioia del Nostro cuore, avevamo
piena conoscenza di tutto ciò e ne comprendevamo l'importanza, non
appena siamo stati innalzati, sebbene immeritevoli, per un misterioso
disegno della divina Provvidenza, a questa sublime Cattedra di Pietro,
ed assumemmo il governo di tutta la Chiesa, abbiamo ritenuto che non ci
fosse niente di più importante, sorretti anche dalla profonda devozione,
pietà e amore nutriti fin dalla fanciullezza per la santissima Vergine
Maria Madre di Dio, del portare a compimento tutto ciò che poteva ancora
essere nelle aspettative della Chiesa, per accrescere il tributo di
onore alla beatissima Vergine e per metterne ancora più in luce le
prerogative.
Volendo tuttavia procedere con grande prudenza, abbiamo costituito
una speciale Congregazione di Nostri Venerabili Fratelli, Cardinali di
Santa Romana Chiesa, illustri per la pietà, per la competenza e per la
conoscenza delle cose divine; abbiamo pure scelto uomini del Clero
secolare e regolare, particolarmente versati nelle discipline
teologiche, perché esaminassero con ogni cura tutto ciò che riguarda
l'Immacolata Concezione della Vergine e presentassero a Noi le loro
conclusioni.
Quantunque già dalle istanze, da Noi ricevute per patrocinare
l'eventuale definizione dell'Immacolata Concezione della Vergine,
risultasse chiaro il pensiero di molti Vescovi, tuttavia abbiamo inviato
ai Venerabili Fratelli Vescovi di tutto il mondo cattolico una Lettera
Enciclica, scritta a Gaeta il 2 febbraio 1849, perché, dopo aver rivolto
preghiere a Dio, Ci comunicassero per iscritto quali fossero la pietà e
la devozione dei loro fedeli nei confronti dell'Immacolata Concezione
della Madre di Dio e, soprattutto, quale fosse il loro personale
pensiero sulla proposta di questa definizione e quali fossero i loro
auspici, al fine di poter esprimere il Nostro decisivo giudizio nel modo
più autorevole possibile.
Non è certo stata di poco peso la consolazione che abbiamo provato,
quando Ci pervennero le risposte di quei Venerabili Fratelli. Infatti
nelle loro lettere, pervase da incredibile compiacimento, gioia ed
entusiasmo, Ci confermarono nuovamente, non solo la straordinaria pietà e
i sentimenti che essi stessi, il loro Clero e il popolo fedele
nutrivano verso l'Immacolata Concezione della Beatissima Vergine, ma Ci
supplicarono anche, con voto pressoché unanime, che l'Immacolata
Concezione della Vergine venisse definita con un atto decisivo del
Nostro ufficio e della Nostra autorità.
Nel frattempo abbiamo gustato una gioia non certo minore, quando i
Nostri Venerabili Fratelli Cardinali di Santa Romana Chiesa, della
speciale Congregazione sopra ricordata, e i citati teologi da Noi scelti
come esperti, dopo aver proceduto con tutta l'attenzione ad un
impegnativo e meticoloso esame della questione, Ci chiesero con
insistenza la definizione dell'Immacolata Concezione della Madre di Dio.
Dopo queste premesse, seguendo le prestigiose orme dei Nostri
Predecessori, desiderando procedere nel rispetto delle norme canoniche,
abbiamo tenuto un Concistoro, nel quale abbiamo parlato ai Nostri
Venerabili Fratelli, Cardinali di Santa Romana Chiesa, e, con la più
grande consolazione del Nostro animo, li abbiamo uditi rivolgerci
l'insistente richiesta perché decidessimo di emanare la definizione
dogmatica dell'Immacolata Concezione della Vergine Madre di Dio.
Essendo quindi fermamente convinti nel Signore che fossero maturati i
tempi per definire l'Immacolata Concezione della santissima Vergine
Maria Madre di Dio, che la Sacra Scrittura, la veneranda Tradizione, il
costante sentimento della Chiesa, il singolare consenso dei Vescovi e
dei fedeli, gli atti memorabili e le Costituzioni dei Nostri
Predecessori mirabilmente illustrano e spiegano; dopo aver soppesato con
cura ogni cosa e aver innalzato a Dio incessanti e fervide preghiere;
ritenemmo che non si potesse più in alcun modo indugiare a ratificare e a
definire, con il Nostro supremo giudizio, l'Immacolata Concezione della
Vergine, e così soddisfare le sacrosante richieste del mondo cattolico,
appagare la Nostra devozione verso la santissima Vergine e, nello
stesso tempo, glorificare sempre più in Lei il suo Figlio Unigenito, il
Signore Nostro Gesù Cristo, perché ogni tributo di onore reso alla Madre
ridonda sul Figlio.
Perciò, dopo aver presentato senza interruzione, nell'umiltà e nel
digiuno, le Nostre personali preghiere e quelle pubbliche della Chiesa, a
Dio Padre per mezzo del suo Figlio, perché si degnasse di dirigere e di
confermare la Nostra mente con la virtù dello Spirito Santo; dopo aver
implorato l'assistenza dell'intera Corte celeste e dopo aver invocato
con gemiti lo Spirito Paraclito; per sua divina ispirazione, ad onore
della santa, ed indivisibile Trinità, a decoro e ornamento della Vergine
Madre di Dio, ad esaltazione della Fede cattolica e ad incremento della
Religione cristiana, con l'autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei
Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, affermiamo e
definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima
Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio
onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del
genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo
istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede
certo ed immutabile per tutti i fedeli.
Se qualcuno dunque avrà la presunzione di pensare diversamente da
quanto è stato da Noi definito (Dio non voglia!), sappia con certezza di
aver pronunciato la propria condanna, di aver subito il naufragio nella
fede, di essersi separato dall'unità della Chiesa, e, se avrà osato
rendere pubblico, a parole o per iscritto o in qualunque altro modo, ciò
che pensa, sappia di essere incorso, ipso facto, nelle pene comminate dal Diritto.
La Nostra bocca è veramente piena di gioia e la Nostra lingua di
esultanza. Innalziamo dunque a Gesù Cristo Signore Nostro i più umili e
sentiti ringraziamenti perché, pur non avendone i meriti, Ci ha
concesso, per una grazia particolare, di offrire e di decretare questo
onore e questo tributo di gloria alla sua santissima Madre.
Fondiamo senz'altro le nostre attese su un fatto di sicura speranza e
di pieno convincimento. La stessa beatissima Vergine che, tutta bella e
immacolata, schiacciò la testa velenosa del crudelissimo serpente e
recò al mondo la salvezza; la Vergine, che è gloria dei Profeti e degli
Apostoli, onore dei Martiri, gioia e corona di tutti i Santi,
sicurissimo rifugio e fedelissimo aiuto di chiunque è in pericolo,
potentissima mediatrice e avvocata di tutto il mondo presso il suo
Unigenito Figlio, fulgido e straordinario ornamento della santa Chiesa,
incrollabile presidio che ha sempre schiacciato le eresie, ha liberato
le genti e i popoli fedeli da ogni sorta di disgrazie e ha sottratto Noi
stessi ai numerosi pericoli che Ci sovrastavano, voglia, con il suo
efficacissimo patrocinio, portare aiuto alla santa Madre, la Chiesa
Cattolica, perché, rimosse tutte le difficoltà, sconfitti tutti gli
errori, essa possa, ogni giorno di più, prosperare e fiorire presso
tutti i popoli e in tutti i luoghi, "dall'uno all'altro mare, e dal fiume fino agli estremi confini della terra",
e possa godere pienamente della pace, della tranquillità e della
libertà. Voglia inoltre intercedere perché i colpevoli ottengano il
perdono, gli ammalati il rimedio, i pusillanimi la forza, gli afflitti
la consolazione, i pericolanti l'aiuto, e tutti gli erranti, rimossa la
caligine della mente, possano far ritorno alla via della verità e della
giustizia, e si faccia un solo ovile e un solo pastore.
Ascoltino queste Nostre parole tutti i carissimi figli della Chiesa
Cattolica e, con un ancor più convinto desiderio di pietà, di devozione e
di amore, continuino ad onorare, ad invocare e a supplicare la
beatissima Vergine Maria, Madre di Dio, concepita senza peccato
originale, e si rifugino, con piena fiducia, presso questa dolcissima
Madre di misericordia e di grazia in ogni momento di pericolo, di
difficoltà, di bisogno e di trepidazione. Sotto la sua guida, la sua
protezione, la sua benevolenza, il suo patrocinio, non vi può essere
motivo né di paura, né di disperazione, perché, nutrendo per noi un
profondo sentimento materno e avendo a cuore la nostra salvezza,
abbraccia con il suo amore tutto il genere umano. Essendo stata
costituita dal Signore Regina del Cielo e della terra, e innalzata al di
sopra di tutti i Cori degli Angeli e delle schiere dei Santi, sta alla
destra del suo Figlio Unigenito, Signore Nostro Gesù Cristo e intercede
con tutta l'efficacia delle sue materne preghiere: ottiene ciò che
chiede e non può restare inascoltata.
Da ultimo, perché questa Nostra definizione dell'Immacolata
Concezione della beatissima Vergine Maria possa essere portata a
conoscenza di tutta la Chiesa, decidiamo che la presente Nostra Lettera
Apostolica resti a perenne ricordo, e ordiniamo che a tutte le
trascrizioni, o copie, anche stampate, sottoscritte per mano di qualche
pubblico notaio e munita del sigillo di persona costituita in dignità
ecclesiastica, si presti la stessa fede che si presterebbe alla presente
se fosse esibita o mostrata.
Nessuno pertanto si permetta di violare il contenuto di questa Nostra
dichiarazione, proclamazione e definizione, o abbia l'ardire temerario
di avversarlo e di trasgredirlo. Se qualcuno, poi, osasse tentarlo,
sappia che incorrerà nello sdegno di Dio onnipotente e dei suoi beati
Apostoli Pietro e Paolo.
Dato a Roma, presso San Pietro, nell'anno dell'Incarnazione del
Signore 1854, il giorno 8 dicembre, nell'anno nono del Nostro
Pontificato.
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