Fra tali decreti, il più controverso durante il Concilio, e il più distruttivo della Fede Cattolica dopo il Concilio, fu il decreto “Dignitatis Humanae” sulla Libertà Religiosa, promulgato da Paolo VI il 7 dicembre 1965. La ragione per la quale questo decreto fu il più controverso e il più distruttivo è che esso insegna esplicitamente dottrine già condannate in precedenza dai Papi del passato. E questo era così lampante che molti Padri Conciliari conservatori si opposero ad esso fino alla fine; mentre anche i cardinali liberali, vescovi e teologi che promossero gli insegnamenti di “Dignitatis Humanae” dovettero confessare la loro incapacità di conciliare questo decreto con le passate condanne dei Papi. Esaminiamo gli errori dottrinali di questo decreto sulla Libertà Religiosa per vedere cosa causò tutta questa controversia durante il Concilio Vaticano II. Al contorno della questione, consideriamo anzitutto gli importanti principi implicati in questa materia. Il primo principio da considerare è il termine “diritto”. Il diritto è definito come il potere morale residente in una persona – un potere che tutti gli altri sono tenuti a rispettare – di fare, possedere, o richiedere qualcosa. Il diritto si fonda sulla legge, poichè l’esistenza di un diritto in una persona implica un obbligo in tutti gli altri di non impedire o violare quel diritto. Orbene, è solo la legge che può imporre un tale obbligo – sia che sia la legge naturale (nella natura, data da Dio); o la legge positiva [espressa dagli uomini], entrambi le quali si fondano (come ogni vera legge) ultimamente sulla Eterna Legge di Dio. Quindi, la base ultima del diritto è l’Eterna Legge di Dio. C’è molta gente oggi che fa clamore per i suoi “diritti”. Alcuni pretendono di avere il “diritto” di uccidere un bambino non ancor nato nel seno materno; alcuni il “diritto” di vendere pornografia; altri il “diritto” di vendere e promuovere l’uso di contraccettivi; altri ancora il “diritto” di suicidarsi assistiti da un medico. In questo senso, questi cosiddetti “diritti” non sono affatto dei veri diritti. Essi sono contro le leggi di Dio: “Non ammazzare; Non commettere adulterio.” L’uomo può avere la libera volontà di commettere peccato ma non ha il diritto – il potere morale di farlo. Questa è la ragione primaria per la quale la società si trova al presente in un tale triste stato. Questa è la ragione per cui l’immoralità è così rampante e la “fibra morale” della società così lacerata. L’uomo si è allontanato dalle leggi di Dio e segue ciecamente le sue brame e passioni. (da una Lettera Pastorale del 2 febbraio 1995)
sabato 9 aprile 2016
VERI SACRAMENTI AMMINISTRATI DA UN VERO VESCOVO CATTOLICO (MONSIGNOR MARK PIVARUNAS)...
Catechismo di San Pio X con Monsignor Mark Pivarunas...
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Santa Messa "Non Una Cum" dove sono state amministrate le Sante Cresime...
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Fra tali decreti, il più controverso durante il Concilio, e il più distruttivo della Fede Cattolica dopo il Concilio, fu il decreto “Dignitatis Humanae” sulla Libertà Religiosa, promulgato da Paolo VI il 7 dicembre 1965. La ragione per la quale questo decreto fu il più controverso e il più distruttivo è che esso insegna esplicitamente dottrine già condannate in precedenza dai Papi del passato. E questo era così lampante che molti Padri Conciliari conservatori si opposero ad esso fino alla fine; mentre anche i cardinali liberali, vescovi e teologi che promossero gli insegnamenti di “Dignitatis Humanae” dovettero confessare la loro incapacità di conciliare questo decreto con le passate condanne dei Papi. Esaminiamo gli errori dottrinali di questo decreto sulla Libertà Religiosa per vedere cosa causò tutta questa controversia durante il Concilio Vaticano II. Al contorno della questione, consideriamo anzitutto gli importanti principi implicati in questa materia. Il primo principio da considerare è il termine “diritto”. Il diritto è definito come il potere morale residente in una persona – un potere che tutti gli altri sono tenuti a rispettare – di fare, possedere, o richiedere qualcosa. Il diritto si fonda sulla legge, poichè l’esistenza di un diritto in una persona implica un obbligo in tutti gli altri di non impedire o violare quel diritto. Orbene, è solo la legge che può imporre un tale obbligo – sia che sia la legge naturale (nella natura, data da Dio); o la legge positiva [espressa dagli uomini], entrambi le quali si fondano (come ogni vera legge) ultimamente sulla Eterna Legge di Dio. Quindi, la base ultima del diritto è l’Eterna Legge di Dio. C’è molta gente oggi che fa clamore per i suoi “diritti”. Alcuni pretendono di avere il “diritto” di uccidere un bambino non ancor nato nel seno materno; alcuni il “diritto” di vendere pornografia; altri il “diritto” di vendere e promuovere l’uso di contraccettivi; altri ancora il “diritto” di suicidarsi assistiti da un medico. In questo senso, questi cosiddetti “diritti” non sono affatto dei veri diritti. Essi sono contro le leggi di Dio: “Non ammazzare; Non commettere adulterio.” L’uomo può avere la libera volontà di commettere peccato ma non ha il diritto – il potere morale di farlo. Questa è la ragione primaria per la quale la società si trova al presente in un tale triste stato. Questa è la ragione per cui l’immoralità è così rampante e la “fibra morale” della società così lacerata. L’uomo si è allontanato dalle leggi di Dio e segue ciecamente le sue brame e passioni. (da una Lettera Pastorale del 2 febbraio 1995)
Ma
la devastazione spirituale del Vaticano II e della Chiesa Conciliare
non finisce qui. Come applicazione pratica e culmine attuale del suo
indifferentismo religioso e falso ecumenismo, la Chiesa Conciliare ha
ripetutamente organizzato assemblee interreligiose nelle quali le varie
religioni del mondo vengono incoraggiate a pregare i loro falsi dei per
la pace del mondo. Il più infame e blasfemo di questi raduni
interreligiosi fu tenuto nel 1986 nelle chiese un tempo cattoliche di
Assisi.
Ancora
una volta in contrasto, S. Patrizio avrebbe forse invitato i preti
druidi nelle chiese cattoliche d’Irlanda, e in uno spirito di falso
ecumenismo, li avrebbe incoraggiati a praticarvi il loro falso culto?
Certamente no! S. Patrizio era fermamente radicato nella vera fede e nel
credere al Primo Comandamento di Dio — “Io sono il Signore, Dio tuo; tu
non avrai altri dei davanti a Me.”
Il
frutto del falso ecumenismo non è altro che l’indifferentismo
religioso: l’erronea credenza che tutte le religioni siano più o meno
buone ed apprezzabili. Ciò costituisce una negazione del fatto che non
c’è altro che una sola vera religione rivelata da Dio.
La
più grande tragedia dei nostri tempi è che la Chiesa Conciliare
continua la devastazione spirituale del gregge di Cristo e lo fa,
purtroppo, col nome della Chiesa Cattolica.
(da una Lettera Pastorale del 17 marzo 2000)
Seguendo
il Concilio, divenne necessario per i novatori liberali sbarazzarsi del
Santo Sacrificio della Messa, perché poneva una barriera ai
protestanti. Nel nome dell’ecumenismo, sei teologi protestanti
rappresentanti il Concilio Mondiale delle Chiese, la Chiesa Luterana, la
Chiesa Anglicana e la Chiesa Presbiteriana, parteciparono attivamente
alla commissione speciale stabilita da Paolo VI per riscrivere la Messa.
Il risultato finale di questa commissione, come sappiamo, fu il Novus
Ordo Missae — il Nuovo Ordine della Messa — che in alcun modo
rappresenta più il Sacrificio propiziatorio del Calvario, ma invece,
come lo definirono con le parole stesse di Lutero, “La Cena del
Signore.”
Negli
ultimi trentadue anni la gerarchia moderna ha quotidianamente
promulgato con i suoi “ordinari ed universali insegnamenti” questi
errori marchiani. Con regolarità Giovanni Paolo II ripete più e più
volte i principi falsi e massonici della libertà religiosa e pratica il
falso ecumenismo, non solo con i protestanti, ma anche con i
non-cristiani.
Come
può dunque la moderna gerarchia rappresentare il magistero infallibile
della Chiesa Cattolica? Come possono i “papi” del Vaticano II
rappresentare la roccia su cui Cristo ha fondato la Chiesa? Possono le
parole del Concilio Vaticano I “negli insegnamenti della Sede Apostolica
la religione cattolica è sempre stata mantenuta senza macchia” e
“questa Sede di S. Pietro resta sempre intatta da qualsiasi errore”
venire applicate alla moderna gerarchia?
(da una Lettera Pastorale del 29 giugno 1997)
Il
sedevacantista riconosce onestamente che la sua fede attualmente non è
la stessa di Giovanni Paolo II e della Chiesa Conciliare. Riconosce che
non è attualmente soggetto né obbedisce a Giovanni Paolo II. Come
cattolico tradizionale, il sedevacantista crede e professa tutti gli
insegnamenti della Chiesa Cattolica, e questa professione della vera
Fede include il rigetto dei falsi insegnamenti del Vaticano II (“tutti
già condannati dalla Chiesa in numerosi documenti, ufficiali e
definitivi” — S.E. Mons. Marcel Lefebvre, 29.06.1976).
Durante
la prima preghiera del Canone della S.Messa tradizionale, che inizia
con Te igitur, il sacerdote in tempi normali dovrebbe recitare una cum
papa nostro N. (uno col nostro papa N.). Che significato comporta questa
breve frase — una cum, uno con?
Uno
nella fede, uno nel governo, uno nella Messa e nei Sacramenti — uniti —
questo è il significato! Può un sacerdote tradizionale onestamente
recitare nel Canone della Messa che egli è una cum Giovanni Paolo II? In
che cosa è una cum Giovanni Paolo II? Negli insegnamenti conciliari,
nel governo, nella nuova messa e nei sacramenti ufficiali — è
attualmente una cum?
Perchè
infatti, come potrebbe la Chiesa Cattolica fedelmente, coerentemente e
infallibilmente insegnare la stessa fede per 1900 anni, e poi
improvvisamente proporre, durante il Concilio Vaticano Secondo, false
dottrine già condannate dai Papi e Concilii del passato (si vedano ad
es., l’ecumenismo e la libertà religiosa)? Come potrebbe la Chiesa
Cattolica continuamente rinnovare in modo incruento il Sacrificio del
Calvario nella Santa Messa e poi, d’un colpo, sostituirlo con un
luterano “memoriale dell’Ultima Cena”? Come potrebbe la Chiesa Cattolica
legiferare così fermamente nelle sue disposizioni contro
l’interconfessionalismo e l’intercomunione, dato che questi portano
all’indifferentismo religioso, e poi all’improvviso abrogare queste
leggi e permettere tali faccende?
Dobbiamo
forse supporre che lo Spirito Santo, lo Spirito di Verità, abbia
improvvisamente cambiato idea e permesso contraddizioni nelle materie
della Fede, della S.Messa, e nelle leggi universali della Chiesa?
Dobbiamo supporre che Cristo abbia improvvisamente abbandonato la Sua
Chiesa e l’abbia lasciata cadere nell’errore e nell’eresia?
Eppure,
è principalmente questa questione dell’infallibilità che divide coloro
che si dicono cattolici tradizionali. Alcuni cattolici tradizionali
rigettano gli errori del falso ecumenismo e della libertà religiosa del
Concilio Vaticano Secondo, il nuovo memoriale protestante dell’Ultima
Cena — il Novus Ordo Missae — e le eresie del Nuovo Codice di Diritto
Canonico (1983) e ciononostante insistono che proprio gli autori di
questi errori sarebbero ancora i rappresentanti di Cristo qui sulla
terra. In realtà, costoro dicono che il Magistero Vivente della Chiesa
ha errato e ha condotto la maggioranza dei Cattolici nell’errore, e
continua ad errare. Tale conclusione altro non è che la negazione
dell’infallibilità della Chiesa.
(Da una Lettera Pastorale per la Pentecoste 1996)
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