sabato 23 aprile 2016
«partecipare alle cose sante finché non sia suscitato un pontefice che ostenti la verità»...
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
«La dottrina sul Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa (cfr.
Col. I, 24), dottrina attinta originariamente al labbro stesso del
Redentore e che pone nella vera luce il gran bene (mai abbastanza
esaltato) della nostra strettissima unione con sì eccelso Capo, è tale
senza dubbio che, per la sua eccellenza e dignità, invita tutti gli
uomini che son mossi dal divino Spirito a studiarla e, illuminandone la
mente, fortemente li spinge a quelle opere salutari che corrispondono ai
suoi precetti. Reputiamo perciò Nostro compito il trattenerCi con voi
su questo argomento, svolgendo e dichiarandone quei punti specialmente
che riguardano la Chiesa militante. Al che Ci muove non solo l’insigne
grandezza di questa dottrina, ma anche lo stato presente dell’umanità…
«Infatti, da una parte perdura il falso razionalismo il quale
ritiene completamente assurdo ciò che trascende le forze dell’ingegno
umano, e gli associa un altro errore affine (il cosiddetto naturalismo
volgare), il quale non vede né vuol riconoscere altro nella Chiesa di
Cristo all’infuori dei vincoli puramente giuridici e sociali; dall’altra
parte si va introducendo un falso misticismo il quale falsifica la
Sacra Scrittura, sforzandosi di rimuovere gli invariabili confini fra le
cose create e il Creatore.
«Intanto questi falsi ritrovati, opposti tra loro, conducono a
questo effetto: alcuni, atterriti da un certo infondato timore,
considerano una così elevata dottrina come cosa pericolosa e perciò
indietreggiano davanti ad essa, come dal pomo del Paradiso, bello sì, ma
proibito. Niente affatto: i misteri rivelati da Dio non possono essere
nocivi agli uomini, ne devono restare infruttuosi come un tesoro
nascosto nel campo; ma sono stati rivelati appunto pur il vantaggio
spirituale di chi piamente li medita. Infatti, come insegna il Concilio
vaticano, “quando la ragione, illuminata dalla fede, indaga con pia e
sobria diligenza, può raggiungere, concedendolo Iddio, sufficiente ed
utilissima intelligenza dei misteri: sia per analogia con ciò che
conosce naturalmente, sia per il nesso dei misteri stessi tra di loro e
con il fine ultimo dell’uomo”; quantunque l’umana ragione, come lo
stesso sacro Sinodo ammonisce, “non si rende mai atta a penetrarli con
la stessa chiarezza di quelle verità che costituiscono il suo naturale
oggetto” (Sessio III, Const. de Fide Catholica, c. 4).
«Avendo pertanto maturamente considerato queste cose al cospetto
di Dio: affinché la bellezza della Chiesa rifulga di nuova gloria,
affinché la conoscenza della singolare e soprannaturale nobiltà dei
fedeli congiunti nel Corpo di Cristo col proprio Capo, si diffonda, e
inoltre affinché sia precluso l’adito ai molteplici errori su questo
argomento, abbiamo creduto Nostro dovere pastorale esporre a tutto il
popolo cristiano, con questa Lettera Enciclica, la dottrina del Corpo
mistico di Cristo e della unione dei fedeli con il divino Redentore
nello stesso Corpo, ricavando al tempo stesso dalla medesima dottrina
alcuni ammaestramenti, per cui una più alta investigazione di questo
mistero produca frutti sempre più abbondanti di perfezione.
«LA CHIESA È IL CORPO MISTICO DI CRISTO
«Considerando l’origine di questa dottrina Ci sovvengono sin
dall’inizio le parole dell’Apostolo: “Dove abbondò il peccato,
sovrabbondo la grazia” (Rom. V, 20). Risulta infatti che il padre di
tutto il genere umano fu costituito da Dio in sì eccelsa condizione da
tramandare ai posteri, insieme con la vita terrena, anche quella superna
della grazia celeste. Sennonché, dopo la misera caduta di Adamo, tutta
la stirpe umana, infetta dalla macchia ereditaria del peccato, perdette
la partecipazione alla natura di Dio (cfr. II Petr. 1, 4), e tutti
diventammo figli dell’ira divina (Eph. II, 5). Ma il misericordiosissimo
Iddio “amò talmente il mondo, da dare il Suo unigenito Figlio” (Jo.
III, 16), e il Verbo dell’eterno Padre con identico divino amore si
assunse dalla progenie di Adamo l’umana natura, innocente però e senza
macchia di colpa, affinché dal nuovo Adamo celeste scorresse la grazia
dello Spirito Santo in tutti i figli del progenitore. I quali, dopo
essere stati privati della figliolanza adottiva di Dio a causa del primo
peccato, diventati per l’incarnazione del Verbo fratelli secondo la
carne del Figlio unigenito di Dio, hanno ricevuto anch’essi il potere di
essere figli di Dio (cfr. Jo. 7, 12). E così Gesù pendente dalla Croce
non solo risarcì la violata giustizia dell’eterno Padre, ma meritò per
noi suoi consanguinei un’ineffabile abbondanza di grazie. Egli avrebbe
potuto elargirla da sé a tutto il genere umano; ma volle farlo per mezzo
di una Chiesa visibile, nella quale gli uomini si riunissero allo scopo
di cooperare tutti con Lui e per mezzo di essa a comunicare
vicendevolmente i divini frutti della Redenzione. Come infatti il Verbo
di Dio, per redimere gli uomini con i suoi dolori e tormenti, volle
servirsi della nostra natura, quasi allo stesso modo, nel decorso dei
secoli, si serve della Sua Chiesa per continuare perennemente l’opera
incominciata (cfr. Conc. Vat., Const. de Eccl., prol.).
«Pertanto, a definire e descrivere questa verace Chiesa di Cristo
(che e la Chiesa Santa, Cattolica, Apostolica Romana) (cfr. ibidem,
Const. de Fide cath., cap. l), nulla si trova di più nobile, di più
grande, di più divino che quella espressione con la quale essa vien
chiamata “il Corpo mistico di Gesù Cristo”; espressione che scaturisce e
quasi germoglia da ciò che viene frequentemente esposto nella Sacra
Scrittura e nei Santi Padri.
«LA CHIESA È UN «CORPO» unico, indiviso, visibile
«Che la Chiesa sia un corpo, lo bandiscono spesso i Sacri Testi.
“Cristo — dice l’Apostolo — è il Capo del Corpo della Chiesa” (Col. I,
18) orbene, se la Chiesa è un corpo, è necessario che esso sia uno ed
indiviso, conforme al detto di Paolo: “Molti siamo un solo corpo in
Cristo” (Rom. XII, 5). Né dev’essere soltanto uno e indiviso, ma anche
concreto e percepibile, come afferma il Nostro Antecessore Leone XIII di
f. m. nella sua Lettera Enciclica “Satis cognitum”: “Per il fatto
stesso che è corpo, la Chiesa si discerne con gli occhi” (cfr. A. S. S.,
XXVIII, pag. 170). Perciò si allontanano dalla verità divina coloro che
si immaginano la Chiesa come se non potesse né raggiungersi ne vedersi,
quasi che fosse una cosa “pneumatica” (come dicono) per la quale molte
comunità di Cristiani, sebbene vicendevolmente separate per fede,
tuttavia sarebbero congiunte tra loro da un vincolo invisibile.
«Ma il corpo richiede anche moltitudine di membri, i quali siano
talmente tra loro connessi da aiutarsi a vicenda. E come nel nostro
mortale organismo, quando un membro soffre, gli altri si risentono del
suo dolore e vengono in suo aiuto, così nella Chiesa i singoli membri
non vivono ciascuno per sé, ma porgono anche aiuto agli altri,
offrendosi scambievolmente collaborazione, sia per mutuo conforto sia
per un sempre maggiore sviluppo di tutto il Corpo… composto
«organicamente» e «gerarchicamente». Inoltre, come nella natura delle
cose il corpo non è costituito da una qualsiasi congerie di membra, ma
deve essere fornito di organi, ossia di membra che non abbiano tutte il
medesimo compito, ma siano debitamente coordinate; così la Chiesa, per
questo specialmente deve chiamarsi corpo, perché risulta da una retta
disposizione e coerente unione di membra fra loro diverse. Né altrimenti
l’Apostolo descrive la Chiesa, quando dice: “Come in un sol corpo
abbiamo molte membra, e non tutte le membra hanno la stessa azione, così
siamo molti un sol corpo in Cristo, e membra gli uni degli altri” (Rom.
XII, 4)…
«Nella Croce la Vecchia Legge morì, in modo da dover tra breve esser seppellita e divenir mortifera (cfr. Hier. et August. Epist., CXII, 14 et CXVI, 16; Migne, P. L.,XXII, 924 et 943; S. Thom. I-II,
p. 103, a. 3 ad 2; ad. 4 ad 1; Concil. Flor., pro Jacob.: Mansi, XXX.7,
1738), per cedere il posto al Nuovo Testamento, di cui Cristo aveva
eletto gli Apostoli come idonei ministri (cfr. II Cor. III, 6): e il
nostro Salvatore, pur essendo stato già costituito Capo universale
dell’umana famiglia fin dal seno della Vergine, esercita pienissimamente
nella sua Chiesa l’ufficio di Capo appunto per la virtù della Croce.
“Infatti — secondo la sentenza dell’angelico e comune Dottore — Egli
meritò la potestà e il dominio sopra le genti per la vittoria della
Croce” (cfr. S. Thom. III, q. 42, a. 1); per la medesima, aumentò
immensamente per noi quel tesoro di grazia che ora, regnando nel cielo,
elargisce senza alcuna interruzione alle Sue membra mortali; per il
Sangue sparso sulla Croce fece sì che, rimosso l’ostacolo dell’ira
divina, potessero scorrere dalle fonti del Salvatore per la salvezza
degli uomini, e specialmente per i fedeli, tutti i doni celesti,
soprattutto quelli spirituali, del Nuovo ed eterno Testamento;
sull’albero della Croce finalmente si conquistò la Chiesa, cioè tutte le
membra del suo mistico Corpo, poiché non si sarebbero unite a questo
mistico Corpo col lavacro del Battesimo, se non per la virtù salutifera
della Croce, nella quale già sarebbero appartenute alla pienissima
giurisdizione di Cristo.
«E quella Chiesa che fondò col suo sangue, la fortificò nel
giorno della Pentecoste con una peculiare virtù scesa dall’alto. Era
asceso al cielo, dopo aver solennemente costituito nel suo ufficio colui
che già aveva designato quale Suo Vicario: e sedendo alla destra del
Padre, volle manifestare e promulgare la Sua Sposa, nella discesa
visibile dello Spirito Santo, con il rumore di un vento veemente e con
lingue di fuoco (cfr. Act. II,1-4). Infatti, come Egli stesso,
nell’iniziare la Sua missione apostolica, fu manifestato dal Padre Suo
per mezzo dello Spirito Santo che discese e rimase su di Lui in forma di
colomba (cfr. Luc. 111, 22; Marc. 1, l0) così ugualmente quando gli
Apostoli stanno per iniziare il sacro ministero della predicazione,
Cristo Signore mandò dal cielo il Suo Spirito, il quale, toccandoli con
lingue di fuoco, indicasse loro come un dito divino, la missione e il
compito soprannaturale della Chiesa.
«Cristo è il «Capo» del Corpo – In secondo luogo, che il Corpo
mistico della Chiesa si fregi del nome di Cristo, lo si rivendica dal
fatto che in realtà egli da tutti debba essere per speciali ragioni
ritenuto Capo della medesima. “Egli stesso — dice l’Apostolo — è il Capo
del Corpo della Chiesa” (Col. I, 18). Egli è il Capo dal quale tutto il
Corpo, convenientemente organizzato, cresce ed aumenta nella propria
edificazione (cfr. Eph. IV, 16 coll.; Col. II, 19).
«Egli, infatti, mentre dimorava sulla terra, con leggi, consigli,
ammonimenti, c’insegnò quella dottrina che mai non tramonterà e che
sarà per gli uomini d’ogni tempo spirito e vita (cfr. Jo. VI, 63).
Inoltre partecipò agli Apostoli e ai loro successori una triplice
potestà: di insegnare, di governare e di condurre gli uomini alla
santità, costituendo tale potestà, ben definita da precetti, diritti e
doveri, come legge primaria della Chiesa universale… arcano e
straordinario. Ma il nostro divin Salvatore dirige e governa anche
direttamente da Sé la società da Lui fondata. Egli infatti regna nelle
menti degli uomini, e al suo volere piega e costringe anche le volontà
ribelli. “Il cuore del re è in mano a Dio, ed Egli lo piega a tutto ciò
che vuole” (Prov. XXI, 1). E con questo governo interno Egli “pastore e
vescovo delle anime nostre” (cfr. I Petr. 11, 25), non soltanto ha cura
dei singoli, ma provvede anche alla Chiesa universale, sia quando
illumina e corrobora i suoi governanti a sostenere fedelmente e
fruttuosamente le mansioni proprie di ciascuno; sia quando (specialmente
nelle circostanze più difficili) suscita dal grembo della Madre Chiesa
uomini e donne che, spiccando col fulgore della santità, siano di
esempio agli altri cristiani e di incremento al suo Corpo mistico.
Inoltre, dal cielo Cristo guarda con amore peculiare alla sua Sposa
intemerata, che s’affatica in questa terra d’esilio; e quando la vede in
pericolo, la salva dai flutti della tempesta o per sé direttamente, o
per mezzo dei suoi angeli (cfr. Act. VIII, 26; IX, 1-19; X, 1-7; XII,
3-10), o per opera di Colei che invochiamo Aiuto dei Cristiani ed anche
degli altri celesti protettori; e, una volta sedatosi il mare, la colma
di quella pace “che supera ogni senso” (Phil. IV, 7)… in modo visibile e
ordinario attraverso il Romano Pontefice.
«Non bisogna tuttavia credere che il Suo governo venga assolto
soltanto in maniera invisibile (cfr. Leone XIII, Lettera Enciclica
“Satis cognitum”) e straordinaria; mentre al contrario il divin
Redentore governa il suo Corpo mistico anche in modo visibile e
ordinario mediante il suo Vicario in terra. Sapete infatti, Venerabili
Fratelli, come Cristo Dio, dopo aver governato in persona il “piccolo
gregge”(Luc. XII, 32) durante il suo viaggio mortale, dovendo poi
lasciare presto il mondo e ritornare al Padre, affidò al Principe degli
Apostoli il governo visibile di tutta la società da Lui fondata . Da
sapientissimo quale Egli era, non poteva mai lasciare senza un capo
visibile il Corpo sociale della Chiesa che aveva fondata. Né ad
intaccare una tale verità si può asserire che, per un primato di
giurisdizione costituito nella Chiesa, un tale Corpo mistico sia stato
provveduto di un duplice capo. Pietro infatti, in forza del primato, non
è altro che un Vicario di Cristo: e in tal guisa si ha di questo Corpo
un solo capo principale, cioè Cristo, il quale, pur continuando a
governare arcanamente la Chiesa direttamente da Sé, visibilmente però,
la dirige attraverso colui che rappresenta la Sua persona, poiché, dopo
la Sua gloriosa ascensione in cielo, non la lasciò edificata soltanto in
Sé, ma anche in Pietro, quale fondamento visibile. Che Cristo e il Suo
Vicario costituiscano un solo Capo, lo spiegò solennemente il Nostro
Predecessore Bonifazio VIII d’immortale memoria con la sua Lettera
Apostolica “Unam Sanctam” (cfr. Corp. Jur. Can., Extr. comm. I, 8, 1), e
la medesima dottrina non cessarono mai di ribadire i suoi Successori.
«Si trovano quindi in un pericoloso errore quelli che
ritengono di poter aderire a Cristo, Capo della Chiesa, pur non aderendo
fedelmente al suo Vicario in terra. Sottratto infatti questo visibile
Capo e spezzati i visibili vincoli dell’unità, essi oscurano e deformano
talmente il Corpo mistico del Redentore, da non potersi più ne vedere
né rinvenire il porto della salute eterna.» Pio Pp. XII, Lettera Enciclica «Mystici Corporis Christi», Roma, 29 giugno 1943
* * *
Sembra chiaro che un mondo anticristiano che non ordina ogni cosa
santa alla prima necessità della presenza della Parola di Dio attraverso
il Vicario di Cristo, si aliena, non solo da avere per Capo il Signore,
ma da ogni grazia che viene tramite la Chiesa da Lui voluta.
Come pretendere allora che Dio ascolti chi fa a meno del Vicario che
Lo rappresenta direttamente? Senza la Sua parola viene meno il giudizio
per arginare i grandi mali di questo mondo. Se poi un’altra voce appare
a suo posto – vedi Bergoglio – questi mali possono solo espandersi a
dismisura – vedi crisi migratoria.
Nella Sua vacanza, il primo pensiero la Lui voluto può essere solo
quello della viva supplica legata all’azione per riaverLo e impedire
inganni, di modo a non voler «partecipare alle cose sante finché non sia suscitato un pontefice che ostenti la verità».
Per contro, quale fine incombe sul resto che fa a meno del Vicario di
Dio se non restare diviso e vittima di menzogne, come quella blasfema,
per cui il Signore può essere presente legittimamente negli anticristi
in Vaticano?
È vero che un mondo intero respira tale miasma, come è vero che il
mondo va sempre più alla malora poiché alieno alla verità e immerso in
un colmo di falsità letali. “Quando lo Spirito di Dio si ritira
dalla Terra – ecco il drappo talare funebre – la Chiesa è lasciata
vedova e in balìa del mondo, e l’ira di Satana non è più trattenuta”… e ciò finché i rimanenti fedeli non si renderanno degni del ritorno di un vero Vicario di Cristo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.