di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
3 settembre 2011
La speculazione è solo speculazione. I giornalisti sono solo giornalisti.
Il mese scorso, un giornalista italiano ha affermato che “Vatican insider” era in grado di confermare l'incontro del 14 settembre tra gli Ufficiali romani e il Superiore Generale della Fraternità San Pio X con i suoi due Assistenti, e ha sostenuto che si sarebbe potuto discutere di una possibile regolarizzazione canonica della FSSPX.
Questa la sintesi dei punti principali presentati da Andrea Tornielli: - Gli Ufficiali del Vaticano presenteranno alla FSSPX (1) dei chiarimenti basati sull'“ermeneutica della continuità” di Benedetto XVI e in grado di dimostrare qual è l'interpretazione più autentica dei testi del Vaticano II.
“Soltanto se saranno superate le difficoltà dottrinali” - dice Tornielli - , sarà sottoposta (2) una soluzione alla irregolarità canonica in cui si trovano ancora i vescovi e i sacerdoti della FSSPX: un Ordinariato come quello concesso agli Anglicani a maggio, col quale la FSSPX potrebbe dipendere direttamente dalla Santa Sede tramite la Commissione Ecclesia Dei. Questo assetto permetterebbe alla FSSPX di “mantenere le sue caratteristiche senza dover rispondere ai vescovi diocesani”. Ma (3) un accordo del genere non è sicuro perché “all'interno della Fraternità San Pio X convivono diverse sensibilità”.
Da tutto quello che si conosce pubblicamente sulle relazioni fra il Vaticano e la FSSPX, le previsioni di Tornielli per l'incontro del 14 settembre sembrano altamente probabili. Ma ognuno dei suoi tre punti principali abbisogna di un commento: - In primo luogo, visto l'abisso dottrinale che separa il Vaticano odierno dalla FSSPX di Mons. Lefebvre, non si può dire che l'“ermeneutica della continuità” di Benedetto XVI sia una soluzione (si vedano i CE 208-211). Se Tornielli ha ragione, sarà interessante (ma non edificante) vedere come Roma provi ancora una volta a dimostrare che 2+2 possa fare indifferentemente 4 o 5. La dottrina cattolica è rigida esattamente come l'affermazione che 2+2 fa solo 4, anche se per noi esseri umani questa rigidità non è ugualmente chiara.
In secondo luogo, in merito all'assetto canonico evocato da Tornielli, se - incredibilmente - la FSSPX finisse con l'accettare una qualche sorta di compromesso dottrinale, in alcun modo potrebbe ritrovarsi sulle posizioni della Santa Sede (2+2 = 4 o 5) e contemporaneamente “mantenere le sue caratteristiche” (basate sul fatto che 2+2 fa esclusivamente 4). L'accordo pratico finirebbe con l'esercitare una costante ed infine irresistibile pressione per rendere la dottrina cattolica non più esclusiva, ma inclusiva dell'errore, tale da portare all'adozione dell'ideologia massonica e all'abbandono della stessa ragione d'essere della Fraternità di Mons. Lefebvre.
In terzo luogo, Tornielli potrebbe aver ragione nel giudicare che l'accordo non è sicuro, ma o lui o “Vatican insider” si sbagliano del tutto se pensano che il problema starebbe nelle “diverse sensibilità”. Le sensibilità sono cose soggettive, mentre il problema centrale tra il Vaticano e la Fraternità di Mons. Lefebvre è del tutto oggettivo, come 2+2 = 4. In nessun tempo, avanti o indietro nell'eternità, in nessun luogo, pianeta o stella creata o creabile, 2+2 può equivalere a qualcosa che non sia esclusivamente 4.
Kyrie eleison.
Londra, Inghilterra
Nella Chiesa Cattolica bisogna avere la piu' grande cura nel ritenere cio' che è stato creduto dappertutto, sempre da tutti. Questo è veramente e propiamente cattolico, secondo l'idea di universalità racchiusa nell'etimologia stessa della parola. Ma questo avverrà se noi seguiremo l'universalità, l'antichità, il consenso generale. Seguiremo l'universalità se confesseremo come vera e unica fede quella che la Chiesa intera professa per tutto il mondo; l'antichità, se non ci scostiamo per nulla dai sentimenti che notoriamente proclamarono i nostri santi predecessori e padri; il consenso generale, infine se, in questa stessa antichità, noi abbracciamo le definizioni e le dottrine di tutti, o quasi, i Vescovi e i Maestri.
Come dunque, dovrà comportarsi un cristiano cattolico sa qualche piccola frazione della Chiesa si stacca dalla comunione con la fede universale?
- Dovra senz'altro anteporre a un membro marcio e pestifero la sanità del corpo intero.
Se, però, si tratta di una novità eretica che non è limitata a un piccolo gruppo, ma tenta di contaggiare e contaminare la Chiesa intera?
- In tal caso, il cristiano dovrà darsi da fare per aderire all'antichità, la quale non può evidentemente essere alterata da nessuna nuova menzogna.
E se nella stessa antichità si scopre che un errore è stato condiviso da piu' persone, o da adirittura da una città, o da una provincia intera?
- In questo caso avra' la massima cura di preferire alla temeriarità all'ignoranza di quelli, i decreti, se ve ne sono, di un antico concilio universale.
E se sorge una nuova opinione, per la quale nulla si trovi di già definito?
- Allora egli ricercherà e confrontera' le opinioni dei nostri maggiori, di quelli soltanto pero' che, pur appartenendo a tempi e luoghi diversi, rimasero sempre nella comunione e nella comunione e nella fede nell'unica Chiesa Cattolica e ne divennero maestri approvati. Tutto ciò che troverà che non da uno o due soltanto, ma da tutti insieme, in pieno accordo, è stato ritenuto, scritto, insegnato apertamente, frequentemente e costantemente, sappia che anch'egli lo può credere senza alcuna esitazione.
Giovedì 8 settembre il vescovo di Brescia mons. Monari è tornato a criticare apertamente don Luigi VIlla.
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"La presunzione è un dono degli dei agli uomini da poco."
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