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venerdì 14 febbraio 2014

I DOGMI NON SI TOCCANO, SONO IRREFORMABILI E DEFINITIVAMENTE STABILITI...


«Poiché l’uomo dipende totalmente da Dio, suo Creatore e Signore, e la ragione creata è sottomessa completamente alla verità increata, quando Dio si rivela, dobbiamo prestargli, con la fede, la piena soggezione dell’intelletto e della volontà. Quanto a questa fede —inizio dell’umana salvezza— la Chiesa Cattolica professa che essa è una virtù soprannaturale, per cui, sotto l’ispirazione di Dio e con l’aiuto della grazia, crediamo vere le cose da lui rivelate.

Con fede divina e cattolica deve credersi tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio scritta o tramandata, e che è proposto dalla Chiesa come divinamente rivelato sia con giudizio solenne, sia nel suo Magistero ordinario universale.

Poiché senza la Fede è impossibile piacere a Dio e fare parte dei suoi figli, senza di essa nessuno può essere mai giustificato, come nessuno conseguirà la vita eterna, se non persevererà in essa fino alla fine. Perché poi potessimo soddisfare al dovere di abbracciare la vera Fede e di perseverare costantemente in essa, per mezzo del Figlio suo Dio istituì la Chiesa, provvedendola delle note di una istituzione divina, perché potesse essere conosciuta da tutti come la Custode e la Maestra della parola rivelata.

La stessa Chiesa, anzi, con la sua ammirabile propagazione, con la sua eminente santità, con la sua inesausta fecondità in ogni bene, con lo spettacolo della sua unità e della sua incrollabile stabilità, è un grande, perenne motivo di credibilità ed una irrefragabile testimonianza della sua missione divina.

Per cui, non è affatto uguale la condizione di quelli che attraverso il celeste dono della Fede hanno aderito alla Verità Cattolica e di quelli che, mossi da considerazioni umane, seguono una falsa religioneQuelli, infatti, che hanno ricevuto la Fede sotto il Magistero della Chiesa non possono mai avere giustificato motivo di mutare o di dubitare della propria Fede. Stando così le cose, rendiamo grazie a Dio Padre, che ci ha fatti degni di partecipare alla sorte dei suoi Santi nella luce e non trascuriamo una così abbondante salvezza; ma, guardando all’autore della Fede e al suo perfezionatore, Gesù, teniamo forte la confessione della nostra speranza». [Concilio Vaticano Primo — Definizione della dottrina della fede cattolica e del primato e dell’infallibilità Papale — SESSIONE I, 8 dicembre 1869; Denzinger, 3008 e succ.].

«[…] i padri del concilio Costantinopolitano IV, seguendo le orme dei predecessori, emisero questa solenne professione: "Prima condizione per la salvezza è quella di custodire la norma della retta Fede. E poiché non si può trascurare la espressione del Signore Nostro Gesù Cristo, che dice: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, questa affermazione si verifica nei fatti, perché nella Sede Apostolica la Religione Cattolica è stata sempre conservata pura e la dottrina santa tenuta in onore. Non volendo separarci affatto, perciò, da questa Fede e dottrina, speriamo di essere nell’unica comunione che la Sede Apostolica predica, nella quale è la intera e vera solidità della Religione cristiana.
 
[...] aderendo fedelmente ad una tradizione accolta fin dall’inizio della Fede cristiana, a gloria di Dio, nostro salvatore, per l’esaltazione della religione cattolica e la salvezza dei popoli cristiani, con l’approvazione del Santo Concilio, insegniamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato che il Romano pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo il suo ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani, in virtú della sua suprema autorità apostolica definisce che una dottrina riguardante la Fede o i costumi dev’essere ritenuta da tutta la Chiesa, per quell’assistenza divina che gli è stata promessa nel beato Pietro, gode di quella infallibilità, di cui il divino Redentore ha voluto dotata la sua Chiesa, allorché definisce la dottrina riguardante la Fede o i costumi. Quindi queste definizioni sono irreformabili per virtú propria, e non per il consenso della Chiesa.

Se poi qualcuno —Dio non voglia!— osasse contraddire questa nostra definizione: sia anatema». [Ibid. - SESSIONE IV, 18 luglio 1870; ibid.]
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Cio' che afferma il Concilio Vaticano I, Concilio Dogmatico, e' chiaro: Il "Magistero Ordinario Universale", che si ha in un Concilio governato dal Sommo Pontefice, e il Magistero Ex Cathedra sempre del Sommo Pontefice è infallibile in quanto quando sulla Chiesa Governa un lecito Sommo Pontefice tutto ciò che viene definito riguardo la Fede e la Morale è infallibile poichè queste definizioni della Chiesa godono dell'infallibilità del Sommo Pontefice, chiaramente quello lecito e non quelli eretici pubblici come quelli conciliari.
Queste definizioni del Concilio Vaticano I sono dogmatiche e irrefformabili e chiunque, anche noi stessi, mettesse in dubbio tali definizioni agirebbe in modo temerario e cadrebbe nella censura dello stesso Concilio: "Se poi qualcuno —Dio non voglia!— osasse contraddire questa nostra definizione: sia anatema"
Se in questo convulso tempo ci mettessimo anche a contestare ciò che è stato definito dogmaticamente, pur di affermare le nostre personale tesi, cascheremo in una enorme superbia che puzza tanto di protestantesimo. La vera Tradizione Cattolica è sufficentemente spiegata dall'autentico Magistero Petrino pre conciliabolo vaticanosecondista e a questo noi ci atteniamo e prendiamo nettamente e chiaramente le distanze da chiunque metta dei dubbi sulle dichiarazioni dogmatiche del Concilio Vaticano I. Chiaramante aspetteremo il promesso secondo commento di Monsignor Williamson e poi trarremmo le definitive conclusioni, ma se il buon giorno si vede dal mattino già si intende dove sembra voglia andare il pensiero di Monsignor Williamson sul Papato...
In definitiva affermare che un autentico Pontefice della Chiesa cattolica possa dare del veleno ai fedeli nel Suo Magistero ordinario universale è falso e fuori dal cristianesimo se le affermazioni del Concilio Vaticano I non piacciono non è un problema nostro ma è di chi insegna falsamente ed in maniera gallicana, quindi eretica, che i Pontefici Conciliari sono cattivi Papi ma Papi.
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 "Commenti Eleison" di Mons. Williamson
Numero CCCXLIII (343) 8 febbraio 2014



Infallibilità della Chiesa - I

Probabilmente il problema principale dei sedevacantisti è l’infallibilità della Chiesa (i Papi conciliari sono terribilmente fallibili, quindi come possono essere Papi?). Tuttavia, l’infallibilità ha bisogno di essere vista come qualcosa di più della semplice panacea del sedevacantismo. Il moderno problema di preferire l’autorità alla verità è vasto.

Per “Infallibilità” si intende l’impossibilità di sbagliare o di cadere in errore. Il Concilio Vaticano I ha definito nel 1870 che il papa non può errare quando sono assicurate quattro condizioni: deve (1) parlare come Papa, (2) su una questione di Fede o di morale, (3) in maniera definitoria, e (4) con il chiaro intento di impegnare tutta la Chiesa. Ogni insegnamento siffatto appartiene a ciò che viene detto il suo Magistero “Straordinario”, perché per un verso il Papa raramente copre tutte e quattro le condizioni, e per l’altro insegna molte altre verità sulle quali non può sbagliare o cadere in errore perché esse sono sempre state insegnate dal Chiesa, e quindi appartengono a quello che il Vaticano I ha chiamato “Magistero Ordinario Universale” della Chiesa, anch’esso infallibile. La domanda è: come si relaziona il Magistero Straordinario del Papa col Magistero Ordinario della Chiesa?

Madre Chiesa insegna che il Deposito della Fede, o Rivelazione pubblica, è stato completato con la morte dell’ultimo Apostolo vivente, diciamo intorno al 105 d. C. Da allora, a tale Deposito o corpo delle verità rivelate, non è stata aggiunta, né potrebbe essere aggiunta un’ulteriore verità. Quindi nessuna definizione “straordinaria” può aggiungere uno iota di verità a questo Deposito, essa, per il bene dei credenti, può solo aggiungere certezza a qualche verità già appartenente al Deposito, ma la cui appartenenza non era stata abbastanza chiara fino ad allora. Seguendo un quadruplice ordine ne deriva, per primo una REALTA’ oggettiva, indipendente da qualsiasi mente umana, come ad esempio il fatto storico della Madre di Dio concepita senza peccato originale. Per secondo, una VERITA’ in ogni mente che conforma se stessa a tale realtà. Solo per terzo ne deriva una DEFINIZIONE infallibile, quando un Papa impegna tutte e quattro le condizioni per definire tale verità. E per quarto da tale definizione scaturisce per i credenti la CERTEZZA di tale verità. Così, mentre la realtà genera la verità, una Definizione si limita a generare la certezza di tale la verità.

Ma la realtà e la sua verità già appartenevano al Magistero Ordinario, perché non si dà che un Papa definisca infallibilmente una verità al di fuori del Deposito della Fede. Così, il Magistero Ordinario sta al Magistero Straordinario come un cane alla coda, e non come la coda a un cane! Il problema è che la Definizione del 1870 ha dato un tale prestigio al Magistero Straordinario che il Magistero Ordinario in confronto ha incominciato a impallidire, al punto che i cattolici, anche teologi, si sono industriati per inventare per quest’ultimo un’infallibilità simile a quella del Magistero Straordinario. Ma questa è follia. Il Magistero Straordinario presuppone l’Ordinario, ed esiste solo per dare certezza (4) ad una verità (2) già insegnata dal Magistero Ordinario.

Il punto può essere illustrato dall’idea di una montagna innevata. In nessun modo la montagna dipende dalla neve, tranne che per essere resa ancora più visibile di quanto lo fosse già. Viceversa, che la neve stia lì dipende completamente dalla montagna che sta dov’è. Allo stesso modo, il Magistero Straordinario non fa altro che rendere più chiaro o certamente visibile il Magistero Ordinario. Più l’inverno si avvicina più scende la quota dell’innevamento. Dal momento che nei tempi moderni la carità si raffredda, possono rendersi necessarie più definizioni del Magistero Straordinario, ma questo non fa che esse perfezionino il Magistero della Chiesa. Al contrario, esse segnalano una debolezza dei credenti nel cogliere le verità della loro Fede. Più un uomo è sano, meno sono le pillole di cui ha bisogno. La prossima settimana, ne vedremo l’applicazione sia al sedevacantismo sia all’attuale crisi della FSSPX.
Kyrie eleison

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3 commenti:

  1. stupenda panoramica come sempre NELLA VERITA

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  2. Quando le elucubrazioni cominciano a diventare difficili da "digerire" è un brutto significato...
    Forse oggi sono stanco ed un po' tardo di cervello, ma faccio decisamente fatica a digerire le elucubrazioni di Williamson, mentre trovo chiare quelle espresse dal Concilio Vaticano Primo e da Gianluca.
    E ciò ,per oggi, mi è sufficiente !
    Ho la triste sensazione che Williamson cominci a rigirarsi nelle sue sentenze per giustificare le sue prese di posizione che non sono più della Fraternità,ma non intendono nemmeno arrivare alle logiche conseguenze della rottura dal "papato" attuale !

    RispondiElimina

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