(Dal Cammino di perfezione, cc. 1-3) “In
questo tempo mi giunse notizia dei danni e delle stragi che avevano
fatto in Francia i luterani e di quanto andasse aumentando questa
malaugurata setta. Ne provai gran dolore e, come se io potessi o fossi
qualcosa, piangevo con il Signore e lo supplicavo di porre rimedio a
tanto male. Mi sembrava che avrei dato mille volte la vita per salvare una fra le molte anime che là si perdevano.
Ma, vedendomi donna e dappoco, nonché incapace a essere utile in ciò
che avrei voluto a servizio del Signore, poiché tutta la mia ansia era,
come lo è tuttora, che avendo egli tanti nemici e così pochi amici,
decisi di fare quel poco che dipendeva da me. Decisi cioè di seguire i
precetti evangelici con tutta la perfezione possibile e di adoperarmi
perché queste religiose che son qui facessero lo stesso. Fiduciosa nella
grande bontà di Dio, che aiuta sempre chi decide di lasciar tutto per
amor suo, pensai che, essendo tali le mie consorelle come io le avevo
immaginate nei miei desideri, le loro virtù avrebbero compensato i miei
difetti e così io avrei potuto contentare in qualche cosa il Signore;
infine pensavo che, tutte dedite alla preghiera per i difensori della
Chiesa, per i predicatori e per i teologi che la sostengono, avremmo
aiutato come meglio si poteva questo mio Signore, così perseguitato da
coloro che ha tanto beneficato, da sembrare che questi traditori lo
vogliano crocifiggere di nuovo e che egli non abbia dove posare il capo.
Oh, mio Redentore, il mio cuore non può giungere a tanto, senza sentirsi spezzare dalla pena! Che
cos’è oggi questo atteggiamento dei cristiani? Possibile che a
perseguitarvi siano sempre coloro che più vi devono? Coloro ai quali
concedete le vostre migliori grazie, che scegliete per vostri amici, fra
i quali vivete e ai quali vi comunicate con i sacramenti? Non sono essi
sazi dei tormenti che avete patito per loro?
Certamente,
Signor mio, non fa proprio nulla chi oggi abbandona il mondo; poiché
esso è così poco fedele a voi, cosa possiamo sperare noi? Forse che
meritiamo maggior fedeltà di quanta ne ha mostrato a voi? Forse che lo
abbiamo gratificato con maggiori benefici, perché ci debba serbare
amicizia? Dunque? Che cosa ci possiamo aspettare noi che per bontà del
Signore siamo esenti da quel contagio pestilenziale, mentre coloro che
vi si trovano son già preda del demonio? Un bel castigo si son
guadagnati con le loro mani e un buon profitto di fuoco eterno hanno
tratto dai loro piaceri! Se la vedano loro, anche se continua a
spezzarmi il cuore vedere che tante anime si perdono. Del male ch’è
stato non mi affliggo tanto, ma vorrei che non si perdesse ogni giorno
un maggior numero di anime.
Oh, mie sorelle in Cristo, aiutatemi a
supplicare il Signore affinché ci conceda questa grazia, poiché è
proprio questo il motivo per cui egli vi ha qui radunate; questa è la
vostra vocazione; questo dev’essere il vostro compito, queste le vostre
aspirazioni, questo l’oggetto delle vostre lacrime, questo lo scopo
delle vostre preghiere; non quello, sorelle mie, di interessi mondani.
Quando ci vengono a chiedere di pregare Sua Maestà perché conceda
rendite e denaro, io me ne rido, ma ne sono anche addolorata. Tale
richiesta viene proprio da alcune persone che io vorrei supplicassero
Dio di poter calpestare tutto. Esse hanno buone intenzioni e, in fondo,
si finisce col tener conto della loro devozione, anche se io sono sicura
di non essere mai ascoltata in questo genere di preghiere. Il
mondo è in fiamme; vogliono nuovamente condannare Cristo, come si dice,
raccogliendo contro di lui mille testimonianze; vogliono denigrare la
sua Chiesa, e dobbiamo sprecare il tempo nel chiedere cose che,
se per caso Dio ce le concedesse, ci farebbero avere un’anima di meno in
cielo? No, sorelle mie, non è il momento di trattare con Dio
d’interessi di poca importanza.
Tornando al tema principale, che è
il fine per il quale il Signore ci ha riunite in questa casa dove io
desidero ardentemente che noi siamo almeno un po’ tali da contentare Sua
Maestà, dico che nel vedere mali tanto grandi e l’impotenza delle forze
umane a isolare il fuoco acceso da questi eretici, benché si sia
cercato di radunare soldati nell’intento di porre rimedio con la forza
delle armi a tale calamità che si estende ogni giorno di più, mi è
sembrato necessario seguire la tattica a cui si ricorre in tempo di
guerra. Quando i nemici hanno fatto irruzione in tutto il paese, il
signore della regione, vedendosi alle strette, si ritira in una città
che fa assai ben fortificare; di là piomba, di quando in quando, su di
essi e coloro che sono nella città, essendo soldati scelti, combattono
in modo tale da fare più loro da soli di quel che potrebbero fare molti,
se codardi. E così spesso si guadagna la vittoria, o almeno, se non la
si ottiene, non si è vinti; infatti, poiché non vi sono traditori, non
si può cedere che per fame. Qui, da noi, non ci può essere neppure
questa fame a farci arrendere: possiamo, sì, morire, ma essere vinte,
mai.
Ma perché ho detto questo? Affinché voi intendiate, sorelle
mie, che ciò di cui abbiamo supplicare Dio è che nessuno dei buoni
cristiani ora rinchiusi in questo piccolo castello passi al nemico e che
egli faccia avanzare molto nella via del Signore i capitani di tale
castello o cittadella che sono i predicatori e i teologi. E poiché la
maggior parte di essi appartiene agli Ordini religiosi, dobbiamo
pregarlo affinché possano raggiungere un alto grado di perfezione del
loro stato, essendo ciò particolarmente necessario. Infatti, come ho
detto, chi ci deve salvare è il braccio ecclesiastico e non quello
secolare. E, poiché noi non possiamo nulla, sia con l’uno sia con
l’altro, per aiutare il nostro Re, procuriamo di essere tali che le
nostre orazioni servano ad aiutare questi servi di Dio i quali, a prezzo
di tante fatiche, si sono fortificati con dottrina, virtù e difficili
prove, per venire ora in aiuto del Signore.”
Santa Teresa d’ Avila
BOLLA DI SCOMUNICA
“Decet Romanum Ponteficem”
di Sua Santità Leone X
(Testo a cura di anonimo, raccolto da Piergiorgio Seveso)
La condanna e la scomunica di Martin Lutero, l’eretico, e dei suoi seguaci, gennaio 1521.
Preambolo
Per il potere conferitogli da Dio, compete
per nomina e divina disposizione al Romano Pontefice gestire le pene
spirituali e temporali come ogni caso solidalmente merita. Lo scopo di
ciò è la repressione dei malvagi disegni di uomini fuorviati, che sono
stati così affascinati dal loro degradato impulso verso fini malvagi da
dimenticare il timore del Signore, da mettere da parte con disprezzo i
canonici decreti e gli apostolici comandamenti, e di osare formulare
nuovi e falsi dogmi e di introdurre il male dello scisma nella Santa
Chiesa di Dio – o di supportare, aiutare e aderire a tali scismatici,
che fanno un commercio del loro stracciare la tunica del nostro
Redentore e l’unità della corretta fede. Quindi si addice al Pontefice,
per timore che la nave di Pietro sembri navigare senza pilota o
rematore, prendere severe misure contro tali uomini e i loro seguaci, e
attraverso il moltiplicare misure punitive e attraverso altri opportuni
rimedi fare in modo che questi stessi uomini prepotenti, dedicati come
sono a fini malvagi, insieme ai loro aderenti, non debbano ingannare la
moltitudine dei semplici con le loro menzogne ed i loro meccanismi
ingannevoli, né trascinarli insieme a condividere il loro errore e la
loro propria rovina, contaminandoli con ciò che equivale ad una
contagiosa malattia. Si addice anche al Pontefice, dopo aver condannato
gli scismatici, per evitare la loro ancora maggiore perdizione e
confusione – pubblicamente,mostrare e dichiarare apertamente a tutti i
fedeli cristiani come temibili sono le censure e le punizioni a cui la
colpa può portare, acciocché attraverso una tale dichiarazione pubblica
loro si possano rivolgere, in contrizione e rimorso, alla loro vera
essenza, facendo un’ abiura incondizionata delle conversazioni proibite,
ristabilendo comunione e (soprattutto) obbedienza a quanto detto nella
precedente missiva ( la bolla Exsurge Domine n.d.r.), in questo modo
essi possono sfuggire ai castighi divini, ed a qualsiasi grado di
partecipazione alle rispettive loro condanne.
II
Siamo stati informati che dopo che questa
Nostra precedente missiva ( la bolla Exsurge Domine n.d.r.) Era stata
esposta in pubblico e dal momento che l’intervallo o gli intervalli
temporali di risposta prescrittivi sono trascorsi [60 giorni] – e con la
presente notifichiamo solennemente a tutti i
cristiani fedeli che questi intervalli
erano e sono trascorsi – molti di coloro che avevano seguito gli errori
di Martino Lutero hanno preso atto della nostra missiva e dei suoi
avvertimenti e ingiunzioni; lo Spirito di un sano consiglio li ha
portati di nuovo in loro stessi, hanno confessato i loro errori e
abiurato l’eresia come da Nostra istanza e, tornando alla vera fede
Cattolica, hanno ottenuto la benedizione di assoluzione che quegli
stessi messaggi erano stati autorizzati a concedere, e in diversi stati e
località della detta Germania, i libri e gli scritti del suddetto
Martino furono pubblicamente bruciati, come avevamo ingiunto.
Tuttavia lo stesso Martino, e ci dà grave
dolore e turbamento il dire questo, lui lo schiavo di una mente
depravata, ha disprezzato di revocare e rinnegare i suoi errori
nell’intervallo prescritto e di inviarci anche una sola parola di revoca
come da Noi paternamente richiesto, o di venire da Noi lui stesso, anzi
, come una pietra d’inciampo, non ha temuto di scrivere e predicare
cose peggiori di prima, contro di Noi e questa Santa Sede e la fede
cattolica, e di guidare gli altri a fare lo stesso.
Ora viene solennemente dichiarato eretico,
e così anche gli altri, qualunque sia la loro autorità e rango, che non
hanno curato nulla della propria salvezza, ma pubblicamente e davanti
gli occhi di tutti gli uomini diventano seguaci della perniciosa ed
eretica setta di Martino, e coloro che hanno dato a lui apertamente e
pubblicamente il loro aiuto, consiglio e favore, incoraggiandolo in
mezzo a loro nella sua disobbedienza e ostinazione, o ostacolando la
pubblicazione della nostra suddetta missiva: questi uomini sono incorsi
nelle pene stabilite in tale missiva, e devono essere trattati
legittimamente come eretici ed evitati da tutti fedeli cristiani, come
dice l’Apostolo (Tito 3. 10-11).
III
Il nostro proposito è che tali uomini
debbano legittimamente essere classificati alla stessa stregua di
Martino e degli altri infausti eretici e scomunicati, e che proprio
qualora si siano schierati con la stessa caparbietà nel peccare del
suddetto Martino, loro parimenti condivideranno le sue punizioni ed il
suo stesso nome, portando con loro ovunque il titolo (marchio) di
“luterani” e le punizioni che esso comporta. Le nostre istruzioni
precedenti erano così chiare e così efficacemente notificate e se ci si
attiene così strettamente ai nostri presenti decreti e dichiarazioni,
che non mancherà, avviso, prova o citazione. I Nostri decreti che
seguono vengono rivolti contro Martino e gli altri che lo seguono nella
caparbietà verso il suo scopo depravato ed esecrabile, come anche contro
coloro che lo difendono e lo proteggono con una guardia del corpo
militare, e coloro che non temono di sostenerlo con le proprie risorse o
in qualsiasi altro modo, e coloro che hanno la presunzione di offrire e
fornire aiuto, consiglio e favore verso di lui. Tutti i loro nomi,
cognomi e grado – per quanto elevata e folgorante possa essere la loro
dignità – vogliamo che siano considerati come inclusi in questi decreti
con lo stesso effetto come se vi fossero elencati singolarmente e
potrebbero esservi così elencati nella pubblicazione dei decreti, che
deve essere favorita con un’energia pari all’altezza della forza suoi
articoli.
Su tutti costoro noi decretiamo,
dichiariamo, definiamo le sentenze di scomunica, di anatema, della
nostra perpetua condanna e interdetto, di privazione della dignità,
degli onori e delle proprietà sopra di essi e sopra i loro discendenti, e
di inidoneità dichiarata per i beni stessi; della confisca dei loro
beni e del delitto di lesa maestà: queste e le altre sentenze, censure e
pene che vengono inflitte dal diritto canonico per gli eretici e che
sono indicate nella nostra predetta missiva, decretiamo essere cadute su
tutti questi uomini a loro dannazione.
IV
Noi aggiungiamo alla nostra presente
dichiarazione, con la Nostra Autorità Apostolica, che gli stati,
territori, campi, città e luoghi in cui questi uomini hanno
temporaneamente vissuto o che gli è capitato di visitare, insieme con i
loro beni – città che hanno cattedrali e sedi metropolitane,
monasteri e altre case religiose e luoghi
sacri, privilegiati o non privilegiati – ognuno e tutti sono posti sotto
il nostro interdetto ecclesiastico, mentre questo interdetto dura,
nessuna pretesa di Indulgenza Apostolica (tranne nei casi consentiti
dalla legge, e anche lì, per così dire, a porte chiuse e escluse quelle
sotto la scomunica e interdetto), può essere invocata per consentire la
celebrazione della messa e degli altri uffici divini. Noi prescriviamo e
ingiungiamo che gli uomini in questione siano dappertutto da essere
denunciati pubblicamente come scomunicati, infausti, condannati,
interdetti, privi dibenie incapaci di possederli. Essi devono essere
rigorosamente evitati da tutti i cristiani fedeli.
V
Vorremmo far conoscere a tutti il piccolo
commercio malevolo che Martino e i suoi seguaci e gli altri ribelli
hanno creato su Dio e la Sua Chiesa con la loro temerarietà ostinata e
senza vergogna. Vogliamo proteggere il gregge da un animale infetto, per
timore che la sua infezione si diffonda a quelle pecore sane. Quindi
poniamo l’ingiunzione seguente ad ogni e ciascun Patriarca, arcivescovo,
vescovo, ai prelati della cattedrale patriarcale, metropolitana, e alle
chiese collegiate, e ai religiosi di ogni ordine, anche mendicante –
privilegiato o non privilegiato – ovunque esso si trovi di stanza : che
con la forza della fede e del loro voto di obbedienza e sotto pena della
sentenza di scomunica, essi, se richiesto per l’esecuzione di questi
presenti decreti, annuncino pubblicamente e facciano in modo che siano
annunciati da altri nelle loro chiese, che lo stesso Martino e il suo
seguito sono scomunicati, dannati, condannati, eretici, induriti,
interdetti, privati di beni e incapaci di possederne, e così elencati
nell’esecuzione di questi decretali. Tre giorni verranno concessi: noi
pronunciamo un avvertimento canonico e concediamo un giorno di preavviso
sul primo (avvertimento n.d.r.), un altro sul secondo, ma sul terzo
decretiamo un’esecuzione perentoria e definitiva del nostro ordine.
Questo avrà luogo di Domenica o in un giorno di festa, quando una grande
moltitudine si riunisce per il culto. Il vessillo della croce deve
essere sollevato, suonino le campane, le candele restino accese e dopo
un certo tempo si spengano, si gettino a terra e si calpestino sotto i
piedi, e delle pietre devono essere gettate via tre volte, e si facciano
le altre cerimonie che sono solite essere osservate in tali casi. I
cristiani fedeli, tutti, devono essere rigorosamente ingiunti di
rifuggire quegli uomini.
Vorremmo ancora un’occasione in più per
contrastare il suddetto Martino e gli altri eretici che abbiamo
menzionato, e i loro seguaci e partigiani: da adesso, sulla forza della
loro fede e del loro voto di obbedienza noi ingiungiamo ad ogni e
ciascun Patriarca , arcivescovo e tutti gli altri prelati, che proprio
in quanto sono stati incaricati con l’autorità di San Girolamo a
dissipare scismi, così ora nella crisi attuale, come il loro ufficio li
obbliga, devono ergere un muro di difesa per il loro popolo cristiano.
Essi non devono tacere come cani muti che non possono abbaiare, ma
incessantemente devono gridare e alzare la voce della predicazione e
fare che sia predicata la parola di Dio e la verità della fede Cattolica
contro gli articoli condannati ed eretici suddetti.
VI
Ad ogni rettore di chiese parrocchiali, ai
rettori di tutti gli Ordini, anche mendicanti, privilegiati o non
privilegiati, noi ingiungiamo negli stessi termini – sulla forza della
loro fede e del loro voto di obbedienza – che sono designati dal Signore
ad essere come le nubi, le quali cospargono piogge spirituali sul
popolo di Dio – che non abbiano paura a dare la più ampia pubblicità
alla condanna contenuta negli articoli suddetti, in quanto il loro
ufficio li obbliga. È scritto che l’amore perfetto scaccia via la paura.
Lasciate che ognuno di voi si assuma l’onere di tale dovere meritorio
con devozione completa, mostratevi quindi puntigliosi nella sua
esecuzione, così zelanti e ansiosi in
parole e opere, che dai vostri lavori, con
il favore della grazia divina, venga l’auspicata raccolta , e che
attraverso la vostra devozione non solo guadagniate quella corona di
gloria che è la ricompensa dovuta a tutti coloro che promuovono la
difesa della fede, ma anche otteniate da noi e la Santa Sede l’elogio
sconfinato che la vostra diligenza si merita.
VII
Tuttavia, poiché sarebbe difficile
consegnare la presente missiva, con le sue dichiarazioni e i suoi
annunci, a Martino in persona e agli altri dichiarati scomunicati , a
causa della forza della loro fazione, il nostro desiderio è che
l’affissione pubblica della presente missiva sulle porte di due
cattedrali – o entrambe metropolitane o una cattedrale e una
metropolitana fra le chiese di Germania – da parte di un messo dei
nostri in quei luoghi, abbia una tale efficacia vincolante che Martino e
gli altri che abbiamo nominato, devono essere mostrati condannati in
ogni punto in modo deciso, come se la missiva fosse stata portata
personalmente a loro conoscenza e presentata a loro.
VIII
Sarebbe anche difficile trasmettere questa
missiva in ogni singolo posto dove la sua pubblicazione potrebbe essere
necessaria. Di qui il nostro desiderio e decreto autorevole è che le
copie di esso,sigillate da qualche prelato ecclesiastico o da uno dei
nostri messaggeri di cui sopra, e controfirmato dalla mano di qualche
pubblico notaio, dovrebbe recare ovunque la stessa autorità come la
proposizione e l’ esibizione dello stesso originale.
IX
Nessun ostacolo è concesso ai nostri
desideri nelle costituzioni Apostoliche e nei decreti o in nulla nella
nostra suddetta missiva precedente ( la bolla Exsurge Domine n.d.r.) che
noi non vogliamo ostacolare, o da qualunque altro pronunciamento
contrario.
X
Nessuno può,infrangere questa,o alcuna
nostra decisione,scritto,dichiarazione, precetto, ingiunzione,
assegnazione, volontà, decreto o avventatamente contravvenirli. Se
qualcuno osa tentare una cosa del genere, sappia che incorrerà nella
collera di Dio onnipotente e dei beati apostoli Pietro e Paolo. Noi
abbiamo detto.
Dato a San Pietro, Roma, il 3 Gennaio dell’ anno del Signore 1521
anno VIII del Nostro Pontificato
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