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sabato 26 marzo 2016

SABBATO SANCTO: DE VIGILIA PASCHALI - Santa Messa "Non Una Cum" l'apostata Bergoglione...

DOMÍNICA RESURRECTIÓNIS 

http://www.beliefnet.com/~/media/D0BC69ACDEA94DF1AC76C4C9E0E8DC02.ashx?db=master&20120326T2316159490
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EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Marcum, 16, 1-7 
 
In illo témpore: María Magdaléne, et María Iacóbi, et Salóme, emérunt arómata, ut veniéntes úngerent Iesum. Et valde mane una sabbatórum, véniunt ad monuméntum, orto iam sole. Et dicébant ad ínvicem: Quis revólvet nobis lápidem ab óstio monuménti? Et respiciéntes vidérunt revolútum lápidem. Erat quippe magnus valde. Et introëúntes in monuméntum vidérunt iúvenem sedéntem in dextris, coopértum stola cándida, et obstupuérunt. Qui dicit illis: Nolíte expavéscere: Iesum quæritis Nazarénum, crucifíxum: surréxit, non est hic, ecce locus ubi posuérunt eum. Sed ite, dícite discípulis eius, et Petro, quia præcédit vos in Galilæam: ibi eum vidébitis, sicut dixit vobis.
M. - Laus tibi, Christe.
 
 
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: "Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro?".Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto".
M. - Laus tibi Christe. 
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 https://monsignorepuenteochoa.files.wordpress.com/2009/04/sabbato-sancto.jpg
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Terminata la benedizione del Cero Pasquale, il Diacono depone la dalmatica bianca per riprendere i paramenti violacei; poi si reca vicino al Celebrante , che, dopo aver deposto il piviale , riveste il manipolo con la pianeta violacea. Quindi si incominciano le Profezie senza titolo e senza rispondere alla fine Deo gratias . Il Celebrante le legge a voce bassa, all'Altare, dal lato dell'Epistola.

 

I Profezia

Genesi 1, 1-31; 2, 1-2

 

In principio Dio creò il cielo e la terra.

Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu.

Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre

e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.

Dio disse: "Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque".

Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne.

Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.

Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto". E così avvenne.

Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.

E Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne:

la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona.

E fu sera e fu mattina: terzo giorno.

Dio disse: "Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni

e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E così avvenne:

Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. 

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Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra

e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.


E fu sera e fu mattina: quarto giorno.

Dio disse: "Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo".

Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.

Dio li benedisse: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra".

E fu sera e fu mattina: quinto giorno.

Dio disse: "La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie". E così avvenne:

Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.

E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".

Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò;

maschio e femmina li creò.

Dio li benedisse e disse loro:

"Siate fecondi e moltiplicatevi,

riempite la terra;

soggiogatela e dominate

sui pesci del mare

e sugli uccelli del cielo

e su ogni essere vivente,

che striscia sulla terra".

Poi Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.

A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne.

Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere.

Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro.

 

Finita la lettura, il Celebrante dice: Oremus ; Il Diacono: Flectamus genua ; Il Suddiacono: Levate. E così alle altre Orazioni

 

Oratio.

Deus, qui mirabíliter creásti

hóminem et mirabílius redemísti:

da nobis, quǽsumus, contra oblectaménta peccáti,

mentis ratióne persístere; ut mereámur

ad ætérna gáudia perveníre.

Per Dóminum

 

II Profezia

Genesi 5; 6; 7; 8, 21

 

Noè aveva cinquecento anni quando generò Sem, Cam e Iafet.

Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero.

Allora il Signore disse: "Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni".

C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male.

E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo.

Il Signore disse: "Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti".

Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.

Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio.

Noè generò tre figli: Sem, Cam, e Iafet.

Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza.

Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.

Allora Dio disse a Noè: "È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra.

Fatti un'arca di legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori.

Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza.

Farai nell'arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai; da un lato metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore.

Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà.

Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli.

Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell'arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina.

Degli uccelli secondo la loro specie, del bestiame secondo la propria specie e di tutti i rettili della terra secondo la loro specie, due d'ognuna verranno con te, per essere conservati in vita.

Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e raccoglilo presso di te: sarà di nutrimento per te e per loro".

Noè eseguì tutto; come Dio gli aveva comandato, così egli fece.

Il Signore disse a Noè: "Entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia, perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione.

D'ogni animale mondo prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono mondi un paio, il maschio e la sua femmina.

Anche degli uccelli mondi del cielo, sette paia, maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la terra.

Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; sterminerò dalla terra ogni essere che ho fatto".

Noè fece quanto il Signore gli aveva comandato.

Noè aveva seicento anni, quando venne il diluvio, cioè le acque sulla terra.

Noè entrò nell'arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio.

Degli animali mondi e di quelli immondi, degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo entrarono a due a due con Noè nell'arca, maschio e femmina, come Dio aveva comandato a Noè.

Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; nell'anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono.

Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti.

In quello stesso giorno entrò nell'arca Noè con i figli Sem, Cam e Iafet, la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi tre figli: essi e tutti i viventi secondo la loro specie e tutto il bestiame secondo la sua specie e tutti i rettili che strisciano sulla terra secondo la loro specie, tutti i volatili secondo la loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati.

 Vennero dunque a Noè nell'arca, a due a due, di ogni carne in cui è il soffio di vita.

Quelli che venivano, maschio e femmina d'ogni carne, entrarono come gli aveva comandato Dio: il Signore chiuse la porta dietro di lui.

Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra.

Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque.

Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo.

Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto.

Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini.

Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta morì.

Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca.

Le acque restarono alte sopra la terra centocinquanta giorni.

Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell'arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono.

Le fonti dell'abisso e le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; le acque andarono via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta giorni.

Nel settimo mese, il diciassette del mese, l'arca si posò sui monti dell'Araràt.

Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti.

Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatta nell'arca e fece uscire un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate.

Esso uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla terra.

Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca.

Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra.

Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui.

L'anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura dell'arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta.

Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra fu asciutta.

Dio ordinò a Noè:

"Esci dall'arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te.

Tutti gli animali d'ogni specie che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa".

Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli.

Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro specie, uscirono dall'arca.

Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali mondi e di uccelli mondi e offrì olocausti sull'altare.

Il Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: "Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto.

 

Orémus.

Flectámus génua.

R. Leváte.

 

Oratio.

 

Deus, incommutábilis virtus

et lumen ætérnum: réspice

propítius ad totíus Ecclésiæ tuæ

mirábile sacraméntum, et opus

salútis humánæ, perpétuæ dispositiónis

efféctu, tranquíllius operáre; totúsque mundus experiátur

et vídeat, dejécta erigi,

inveteráta renovári, et per ipsum

redire ómnia in intégrum,

a quo sumpsére princípium:

Dóminum nostrum Jesum Christum,

Fílium tuum: Qui tecum.

 

III Profezia

Genesi 22, 1-19

 

Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: "Abramo, Abramo!". Rispose: "Eccomi!".

 Riprese: "Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò".

Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato.

Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo.

Allora Abramo disse ai suoi servi: "Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi".

Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt'e due insieme.

Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: "Padre mio!". Rispose: "Eccomi, figlio mio". Riprese: "Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?".

Abramo rispose: "Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!". Proseguirono tutt'e due insieme;

così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna.

Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.

Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: "Abramo, Abramo!". Rispose: "Eccomi!".

L'angelo disse: "Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio".

Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.

Abramo chiamò quel luogo: "Il Signore provvede", perciò oggi si dice: "Sul monte il Signore provvede".

Poi l'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: "Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio,

io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici.

Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce".

Poi Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.

 

Orémus.

Flectámus génua.

R. Leváte.

 

Oratio.

 

Deus, fidélium Pater summe,

qui in toto orbe terrárum,

promissiónis tuæ fílios diffúsa

adoptiónis grátia multíplicas:

et per paschále sacraméntum,

Abraham púerum tuum universárum,

sicut jurásti, géntium

éfficis patrem; da pópulis tuis

digne ad grátiam tuæ vocatiónis

introíre. Per Dóminum.

 

IV Profezia

Esodo 14, 24-31; 15,1

 

Ma alla veglia del mattino il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta.

Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: "Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!".

Il Signore disse a Mosè: "Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri".

Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare.

Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l'esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno.

Invece gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra.

In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare;

Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l'Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo Mosè.

Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero:

 

Tratto (Esodo 15, 1-2)

 

Voglio cantare in onore del Signore:

perché ha mirabilmente trionfato,

ha gettato in mare cavallo e cavaliere.

Mia forza e mio canto è il Signore,

egli mi ha salvato.

V./È il mio Dio e lo voglio lodare,

è il Dio di mio padre

e lo voglio esaltare!

V./Il Signore è prode in guerra,

si chiama Signore.

 

Orémus.

Flectámus génua.

R. Leváte.

 

Oratio.

 

Deus, cujus antíqua mirácula

etiam nostris sǽculis coruscáre sentímus:

dum, quod uni pópulo, a persecutióne

Ægyptíaca liberándo, déxteræ

tuæ poténtia contulísti, id in

salútem géntium per aquam

regeneratiónis operáris: præsta;

ut in Abrahæ fílios et in

ísraëlíticam dignitátem, totíus

mundi tránseat plenitúdo.

Per Dóminum.

 

V Profezia

Isaia 54, 17; 55, 1-11

 

Nessun'arma affilata contro di te avrà successo,

farai condannare ogni lingua

che si alzerà contro di te in giudizio.

Questa è la sorte dei servi del Signore,

quanto spetta a loro da parte mia. Oracolo del Signore.

O voi tutti assetati venite all'acqua,

chi non ha denaro venga ugualmente;

comprate e mangiate senza denaro

e, senza spesa, vino e latte.

Perché spendete denaro per ciò che non è pane,

il vostro patrimonio per ciò che non sazia?

Su, ascoltatemi e mangerete cose buone

e gusterete cibi succulenti.

Porgete l'orecchio e venite a me,

ascoltate e voi vivrete.

Io stabilirò per voi un'alleanza eterna,

i favori assicurati a Davide.

Ecco l'ho costituito testimonio fra i popoli,

principe e sovrano sulle nazioni.

Ecco tu chiamerai gente che non conoscevi;

accorreranno a te popoli che non ti conoscevano

a causa del Signore, tuo Dio,

del Santo di Israele, perché egli ti ha onorato.

Cercate il Signore, mentre si fa trovare,

invocatelo, mentre è vicino.

L'empio abbandoni la sua via

e l'uomo iniquo i suoi pensieri;

ritorni al Signore che avrà misericordia di lui

e al nostro Dio che largamente perdona.

Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,

le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore.

Quanto il cielo sovrasta la terra,

tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,

i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Come infatti la pioggia e la neve

scendono dal cielo e non vi ritornano

senza avere irrigato la terra,

senza averla fecondata e fatta germogliare,

perché dia il seme al seminatore

e pane da mangiare, così sarà della parola

uscita dalla mia bocca:

non ritornerà a me senza effetto,

senza aver operato ciò che desidero

e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata.

 

Orémus.

 Flectámus génua.

R. Leváte.

 

Oratio.

Omnípotens sempitérne Deus,

multíplica in honórem

nóminis tui, quod patrum fídei

spopondísti: et promissiónis fílios

sacra adoptióne diláta; ut,

quod prióres Sancti non dubitavérunt

futúrum, Ecclésia tua magna jam

ex parte cognóscat implétum.

Per Dóminum.

 

VI Profezia

Baruc 3, 9-38

 

Ascolta, Israele, i comandamenti della vita,

porgi l'orecchio per intender la prudenza.

Perché, Israele, perché ti trovi in terra nemica

e invecchi in terra straniera?

Perché ti contamini con i cadaveri

e sei annoverato fra coloro che scendono negli inferi?

Tu hai abbandonato la fonte della sapienza!

Se tu avessi camminato nei sentieri di Dio,

saresti vissuto sempre in pace.

Impara dov'è la prudenza,

dov'è la forza, dov'è l'intelligenza,

per comprendere anche dov'è la longevità e la vita,

dov'è la luce degli occhi e la pace.

Ma chi ha scoperto la sua dimora,

chi è penetrato nei suoi forzieri?

Dove sono i capi delle nazioni,

quelli che dominano le belve che sono sulla terra?

Coloro che si divertono con gli uccelli del cielo,

quelli che ammassano argento e oro,

in cui confidano gli uomini,

e non pongono fine ai loro possessi?

Coloro che lavorano l'argento e lo cesellano

senza rivelare il segreto dei loro lavori?

Sono scomparsi, sono scesi negli inferi

e altri hanno preso il loro posto.

Nuove generazioni hanno visto la luce

e sono venute ad abitare il paese,

ma non hanno conosciuto la via della sapienza,

non hanno appreso i suoi sentieri;

neppure i loro figli l'hanno raggiunta,

anzi, si sono allontanati dalla sua via.

Non se n'è sentito parlare in Cànaan,

non si è vista in Teman.

I figli di Agar, che cercano sapienza terrena,

i mercanti di Merra e di Teman,

i narratori di favole, i ricercatori dell'intelligenza

non hanno conosciuto la via della sapienza,

non si son ricordati dei suoi sentieri.

Israele, quanto è grande la casa di Dio,

quanto è vasto il luogo del suo dominio!

È grande e non ha fine,

è alto e non ha misura!

Là nacquero i famosi giganti dei tempi antichi,

alti di statura, esperti nella guerra;

ma Dio non scelse costoro

e non diede loro la via della sapienza:

perirono perché non ebbero saggezza,

perirono per la loro insipienza.

Chi è salito al cielo per prenderla

e farla scendere dalle nubi?

Chi ha attraversato il mare e l'ha trovata

e l'ha comprata a prezzo d'oro puro?

Nessuno conosce la sua via,

nessuno pensa al suo sentiero.

Ma colui che sa tutto, la conosce

e l'ha scrutata con l'intelligenza.

È lui che nel volger dei tempi ha stabilito la terra

e l'ha riempita d'animali; lui che invia la luce ed essa va,

che la richiama ed essa obbedisce con tremore.

Le stelle brillano dalle loro vedette

e gioiscono; egli le chiama e rispondono: "Eccoci!"

e brillano di gioia per colui che le ha create.

Egli è il nostro Dio

e nessun altro può essergli paragonato.

Egli ha scrutato tutta la via della sapienza

e ne ha fatto dono a Giacobbe suo servo,

a Israele suo diletto.

Per questo è apparsa sulla terra

e ha vissuto fra gli uomini.

 

Orémus.

Flectámus génua.

R. Leváte.

 

Oratio.

Deus, qui Ecclésiam tuam

semper géntium vocatióne

multíplicas: concéde propítius;

ui, quos aqua baptísmatis ábluis,

contínua protectióne tueáris.

Per Dóminum.

 

VII Profezia

Ezechiele 37, 1-14

 

La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa;

mi fece passare tutt'intorno accanto ad esse. Vidi che erano in grandissima quantità sulla distesa della valle e tutte inaridite.

Mi disse: "Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?". Io risposi: "Signore Dio, tu lo sai".

Egli mi replicò: "Profetizza su queste ossa e annunzia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore.

Dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete.

Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: Saprete che io sono il Signore".

Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre io profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l'uno all'altro, ciascuno al suo corrispondente.

Guardai ed ecco sopra di esse i nervi, la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c'era spirito in loro.

Egli aggiunse: "Profetizza allo spirito, profetizza figlio dell'uomo e annunzia allo spirito: Dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano".

Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato.

Mi disse: "Figlio dell'uomo, queste ossa sono tutta la gente d'Israele. Ecco, essi vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti.

Perciò profetizza e annunzia loro: Dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d'Israele.

 Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio.

Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò". Oracolo del Signore Dio.

 

Orémus.

Flectámus génua.

R. Leváte.

 

Oratio.

Deus, qui nos ad celebrándum

paschále sacraméntum

utriúsque Testaménti páginis

ínstruis: da nobis intellégere

misericórdiam tuam; ut ex perceptióne

præséntium múnerum

firma sit exspectátio futurórum.

Per Dóminum.

 

Profezia VIII

Isaia 4, 1-6

 

Sette donne afferreranno

un uomo solo, in quel giorno,

e diranno: "Ci nutriremo del nostro pane

e indosseremo le nostre vesti;

soltanto, lasciaci portare il tuo nome.

Toglici la nostra vergogna".

In quel giorno,

il germoglio del Signore crescerà in onore e gloria

e il frutto della terra

sarà a magnificenza e ornamento

per gli scampati di Israele.

Chi sarà rimasto in Sion e chi sarà superstite in Gerusalemme sarà chiamato santo, cioè quanti saranno iscritti per restare in vita in Gerusalemme.

Quando il Signore avrà lavato le brutture delle figlie di Sion e avrà pulito l'interno di Gerusalemme dal sangue che vi è stato versato con lo spirito di giustizia e con lo spirito dello sterminio,

allora verrà il Signore su ogni punto del monte Sion e su tutte le sue assemblee come una nube e come fumo di giorno, come bagliore di fuoco e fiamma di notte, perché sopra ogni cosa la gloria del Signore sarà come baldacchino.

Una tenda fornirà ombra contro il caldo di giorno e rifugio e riparo contro i temporali e contro la pioggia.

 

Tratto (Isaia 5, 1-2)

Il mio diletto possedeva una vigna

sopra un fertile colle.

V./Egli l'aveva vangata e sgombrata dai sassi

e vi aveva piantato scelte viti;

vi aveva costruito in mezzo una torre

e scavato anche un tino.

Egli aspettò che producesse uva,

ma essa fece uva selvatica.

 

Orémus.

Flectámus génua.

R. Leváte.

 

Oratio.

Deus, qui in ómnibus Ecclésiæ

tuæ fíliis, sanctórum

Prophetárum voce manifestásti,

in omni loco dominatiónis tuæ,

satórem te bonórum séminum,

et electórum pálmitum esse cultórem:

tríbue pópulis tuis, qui et

vineárum apud te nómine censéntur

et ségetum; ut, spinárum

et tribulórum squalóre resecáto,

digna efficiántur fruge fecúndi.

Per Dóminum.

 

IX Profezia

Esodo 12, 1-11

 

Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto:

"Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno.

Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa.

Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne.

Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre

e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto.

Preso un pò del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare.

In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare.

Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere.

Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco.

Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore!

 

Orémus.

Flectámus génua.

R. Leváte.

 

Oratio.

Omnípotens sempitérne Deus,

qui in ómnium óperum

tuórum dispensatióne mirábilis

es: intéllegant redémpti tui, non

fuísse excelléntius, quod inítio

factus est mundus, quam quod

in fine sæculórum Pascha nostrum

immolátus est Christus:

Qui tecum.

 

X Profezia

Giona 3, 1-10

 

Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore:

"Alzati, và a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò".

Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino.

Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta".

I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo.

Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere.

Poi fu proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi grandi: "Uomini e animali, grandi e piccoli, non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua.

Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani.

Chi sa che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che noi non moriamo?".

Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

 

Orémus.

Flectámus génua.

R. Leváte.

 

Oratio.

Deus, qui diversitátem géntium

in confessióne tui nóminis

adunásti: da nobis et velle et

posse, quæ prǽcipis; ut, pópulo

ad æternitátem vocáto, una sit

fides méntium et píetas actiónum.

Per Dóminum.

 

XI Profezia

Deuteronomio 21, 22-30

 

Mosè scrisse quel giorno questo canto e lo insegnò agli Israeliti.

Poi il Signore comunicò i suoi ordini a Giosuè, figlio di Nun, e gli disse: "Sii forte e fatti animo, poiché tu introdurrai gli Israeliti nel paese, che ho giurato di dar loro, e io sarò con te".

Quando Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa legge, ordinò ai leviti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore:

"Prendete questo libro della legge e mettetelo a fianco dell'arca dell'alleanza del Signore vostro Dio; vi rimanga come testimonio contro di te; perché io conosco la tua ribellione e la durezza della tua cervice. Se fino ad oggi, mentre vivo ancora in mezzo a voi, siete stati ribelli contro il Signore, quanto più lo sarete dopo la mia morte!

Radunate presso di me tutti gli anziani delle vostre tribù e i vostri scribi; io farò udire loro queste parole e prenderò a testimoni contro di loro il cielo e la terra.

So infatti che, dopo la mia morte, voi certo vi corromperete e vi allontanerete dalla via che vi ho detto di seguire; la sventura vi colpirà negli ultimi giorni, perché avrete fatto ciò che è male agli occhi del Signore, provocandolo a sdegno con l'opera delle vostre mani".

Poi Mosè pronunziò innanzi a tutta l'assemblea d'Israele le parole di questo canto, fino al loro termine.

 

Tratto (Deuteronomio 32, 1-4)

Ascoltate, o cieli: io voglio parlare:

oda la terra le parole della mia bocca!

V./Stilli come pioggia la mia dottrina,

scenda come rugiada il mio dire;

come scroscio sull'erba del prato,

come spruzzo sugli steli di grano.

V./Voglio proclamare il nome del Signore:

date gloria al nostro Dio!

V./Egli è la Roccia; perfetta è l'opera sua;

tutte le sue vie sono giustizia;

è un Dio verace e senza malizia;

Egli è giusto e retto.

 

XII Profezia

Daniele 3, 1-24

 

Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia.

Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero all'inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.

I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero davanti alla statua fatta erigere dal re.

Un banditore gridò ad alta voce: "Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama:

Quando voi udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna, e d'ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d'oro, che il re Nabucodònosor ha fatto innalzare.

Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel medesimo istante sarà gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente".

Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, in quell'istante che ebbero udito il suono del corno, del flauto, dell'arpicordo, del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto innalzare.

Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei e andarono a dire al re Nabucodònosor: "Re, vivi per sempre!

Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, si deve prostrare e adorare la statua d'oro: chiunque non si prostrerà per adorarla, sia gettato in mezzo ad una fornace con il fuoco acceso.

Ora, ci sono alcuni Giudei, ai quali hai affidato gli affari della provincia di Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e Abdènego, che non ti obbediscono, re: non servono i tuoi dei e non adorano la statua d'oro che tu hai fatto innalzare".

Allora Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli si conducessero Sadràch, Mesàch e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re.

Nabucodònosor disse loro: "È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dei e non adorate la statua d'oro che io ho fatto innalzare?

Ora, se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta, bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?".

Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: "Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re.

Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dei e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto".

Allora Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch, Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito.

Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso.

Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso.

Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme,

nel momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano legati nella fornace con il fuoco acceso.

Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.

 

A questo punto NON si dice : Flectamus genua

 

Orémus.

Oratio.

Omnípotens sempitérneDeus,

spes única mundi, qui

Prophetárum tuorum præcónio

præséntium témporum declarásti

mystéria: auge pópuli

tui vota placátus; quia in nullo

fidélium, nisi ex tua inspiratióne,

provéniunt quarúmlibet

increménta virtútum.

Per Dóminum.

 

Nelle chiese, nelle quali non vi sia il fonte battesimale, si omette tutto quanto segue fino alle Litanie.

 

V – La Benedizione del Fonte Battesimale

 

Finita la lettura delle Profezie, se nella chiesa c'è il Fonte Battesimale, il Sacerdote che deve benedirlo, prende il piviale violaceo e, preceduto dalla Croce con i candelieri ed il Cero benedetto acceso, si reca al Fonte insieme con i Ministri ed il Clero ed intanto si canta il seguente Tratto

 

Tratto

Salmo 41, 2-4

Come la cerva anela ai corsi d`acqua,

così l`anima mia anela a te, o Dio.

V. L`anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:

quando verrò e vedrò il volto di Dio?

V. Le lacrime sono mio pane giorno e notte,

mentre mi dicono sempre: "Dov`è il tuo Dio?".

 

Il sacerdote giunto al Battistero prima di entrarvi per benedire il Fonte, recita questa Orazione
 

V.  Dóminus vobíscum.

R. Et cum spíritu tuo.

 

Orémus.

Oratio.

Omnípotens sempitérne Deus,

réspice propítius addevotiónem pópuli renascéntis,

qui, sicut cervus, aquárum tuárum

éxpetit fontem: et concéde

propítius; ut fídei ipsíus sitis,

baptísmatis mystério, ánimam

corpúsque sanctíficet. Per Dóminum.

R. Amen.

 

Passa quindi alla benedizione del Fonte, dicendo:

V.  Dóminus vobíscum.

R. Et cum spíritu tuo.

Orémus. Oratio. Omnípotens sempitérne Deus,

adésto magnæ pietátis

tuæ mystériis, adésto sacraméntis:

et ad recreándos novos

pópulos, quos tibi fons baptísmatis

párturit, spíritum adoptiónis

emítte; ut, quod nostræ

humilitátis geréndum est ministério,

virtútis tuæ impleátur

efféctu. Per Dóminum nostrum

Jesum Christum, Fílium tuum:

Qui tecum vivit et regnat in

unitáte Spíritus Sancti Deus.

 

[........]

 

V – Le Litanie dei Santi

 

Dove non c'è il Fonte Battesimale, terminata l'ultima Profezia e la sua Orazione il Celebrante depone la Pianeta, e con i suoi Ministri davanti all'Altare e, mentre tutti gli altri stanno in ginocchio, due cantori nel mezzo del coro cantano le Litanie ed i due cori ripetono insieme ogni versetto. Giunti al versetto Peccatores, te rogamus, il Sacerdote ed i suoi Ministri si alzano e si recano in Sacrestia dove indossano i paramenti bianchi per celebrare solennemente la Messa. Nel frattempo si accendono le candele dell'Altare

 

Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.

Christe eleison. Christe, eleison.

Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.

Christe, audi nos. Christe, audi nos.

Christe, exaudi nos. Christe, exaudi nos.

Pater de caelis Deus, miserere nobis.

Fili Redemptor mundi Deus, miserere nobis.

Spiritus Sancte Deus, miserere nobis.

Sancta Trinitas, unus Deus, miserere nobis.

Sancta Maria, ora pro nobis.

Sancta Dei Genetrix, ora pro nobis.

Sancta Virgo virginem, ora pro nobis.

Sancte Michael, ora pro nobis.

Sancte Gabriel, ora pro nobis.

Sancte Raphael, ora pro nobis.

Omnes sancti Angeli et Archangeli, orate pro nobis.

Omnes sancti beatorum Spirituum ordines, orate pro nobis.

Sancte Ioannes Baptista, ora pro nobis.

Sancte Ioseph, ora pro nobis.

Omnes sancti Patriarchae et Prophetae, orate pro nobis.

Sancte Petre, ora pro nobis.

Sancte Paule, ora pro nobis.

Sancte Andrea, ora pro nobis.

Sancte Ioannes, ora pro nobis.

Omnes sancti Apostoli et Evangelistae, orate pro nobis.

Omnes sancti discipuli Domini, orate pro nobis.

Sancte Stephane, ora pro nobis.

Sancte Laurenti, ora pro nobis.

Sancte Vincenti, ora pro nobis.

Omnes sancti martyres, orate pro nobis.

Sancte Sylvester, ora pro nobis.

Sancte Gregori, ora pro nobis.

Sancte Augustine, ora pro nobis.

Omnes sancti Pontifices et Confessores, orate pro nobis.

Omnes sancti Doctores, orate pro nobis.

Sancte Antoni, ora pro nobis.

Sancte Benedicte, ora pro nobis.

Sancte Bernarde, ora pro nobis.

Sancte Dominice, ora pro nobis.

Sancte Francisce, ora pro nobis.

Omnes sancti Sacerdotes et Levitae, orate pro nobis.

Omnes sancti Monachi et Eremitae, orate pro nobis.

Sancta Maria Magdelena, ora pro nobis.

Sancta Agnes, ora pro nobis.

Sancta Agatha, ora pro nobis.

Sancta Caecilia, ora pro nobis.

Sancta Anastasia, ora pro nobis.

Omnes sanctae Virgines et Viduae orate pro nobis.

Omnes Sancti et Sanctae Dei, intercedite pro nobis.

Propitius esto, parce nos, Domine.

Propitius esto, exaudi nos, Domine.

Ab omni malo, libera nos, Domine.

Ab omni peccato, libera nos, Domine.

A morte perpetua, libera nos, Domine.

Per mysterium sanctae Incarnationis tuae, libera nos, Domine.

Per adventum tuum, libera nos, Domine.

Per nativitatem tuam, libera nos, Domine.

Per baptismum et sanctum ieiunium tuum, libera nos, Domine.

Per crucem et passionem tuam, libera nos, Domine.

Per mortem et sepulturam tuam, libera nos, Domine.

Per sanctam resurrectionem tuam, libera nos, Domine.

Per admirabilem ascensionem tuam, libera nos, Domine.

Per adventum Spiritus Sancti Paracliti, libera nos, Domine.

In die iudicii, libera nos, Domine.

Peccatores, te rogamus, audi nos.

Ut nobis parcas, te rogamus, audi nos.

Ut nobis indulgeas, te rogamus, audi nos.

Ut ad veram paenitentiam nos perducere digneris, te rogamus, audi nos.

Ut Ecclesiam tuam sanctam regere et conservare digneris, te rogamus, audi nos.

Ut domnum Apostolicum et omnes ecclesiaticos ordines in sancta religione conservare digneris, te rogamus, audi nos.

Ut inimicos sanctae Ecclesiae humiliare digneris, te rogamus, audi nos.

Ut regibus et principibus christianis pacem et veram concordiam donare digneris, te rogamus, audi nos.

Ut cuncto populo christiano pacem et unitatem largiri digneris, te rogamus, audi nos.

Ut omnes errantes ad unitatem Ecclesiae revocare, et infidelis universos ad Evangelii lumen perducere digneris, te rogamus, audi nos.

Ut nosmetipsos in tuo sancto servitio confortare et conservare digneris, te rogamus, audi nos.

Ut mentes nostras ad caelestia desideria erigas, te rogamus, audi nos.

Ut omnibus benefactoribus nostris sempiterna bona retribuas, te rogamus, audi nos.

Ut animas nostras, fratrum, propinquorum et benefactorum nostrorum ab aeterna damnatione eripias, te rogamus, audi nos.

Ut fructus terrae dare et conservare digneris, te rogamus, audi nos.

Ut omnibus fidelibus defunctis requiem aeternam donare digneris, te rogamus, audi nos.

Ut nos exaudire digneris, te rogamus, audi nos.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, parce nobis, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exaudi nos, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.

Christe, audi nos.

Christe, exaudi nos.

 

VI – La Messa del Sabato Santo

 

Finite le Litanie i cantori cominciano solennemente Kyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison; e ogni versetto si ripete due volte. Nel frattempo  il Sacerdote con i suoi Ministri, indossati i paramenti, bianchi, si reca all'Altare e recitato il Salmo : Judica me, aggiungendo Gloria Patri,  fa la confessione secondo il solito. Poi ascendendo all'Altare lo bacia e lo incensa e quando il coro ha finito il Kyrie eleison, intona solennemente Gloria in excelsis Deo, durante il canto del quale suonano le campane. Poi il Sacerdote dice:

 

V.  Dóminus vobíscum.

R. Et cum spíritu tuo.

 

Orémus.

Oratio.

Deus, qui hanc sacratíssimam

noctem glória Domínicæ

Resurrectiónis illústras:

consérva in nova famíliæ tuæ

progénie adoptiónis spíritum,

quem dedísti; ut, córpore et

mente renováti, puram tibi exhíbeant

servitútem. Per eúndem

Dóminum nostrum.

 

Lettura dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Colossesi (3, 1-4)

Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra.  Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!  Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.

 

Finita l'Epistola  il Celebrante comincia l'Alleluja che canta tutto intero 3 volte a voce sempre piu' alta; e ogni volta il coro in piedi  lo ripete nello stesso tono del celebrante . Poi il coro cantando prosegue:

 

V.  Confitémini Dómino,

quóniam bonus: quóniam in

sǽculum misericordia ejus.

 

Tratto (Ps. 116,1-2)

Laudáte Dóminum, omnes gentes:

et collaudáte eum, omnes pópuli,

V.  Quóniam confirmáta

est super nos misericórdia

ejus: et véritas Dómini manet in

ætérnum.

 

Al Vangelo non si portano candelieri, ma soltanto l'incenso: il resto come al solito

 

Seguito del Santo Vangelo secondo Matteo (28, 1-7)

 

Sabato, all`alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l`altra Maria andarono a visitare il sepolcro.  Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.  Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve.  Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite.  Ma l`angelo disse alle donne: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso.  Non è qui. E` risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto.  Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E` risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l`ho detto".

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