SABBATO SANCTO: DE VIGILIA PASCHALI - Santa Messa "Non Una Cum" l'apostata Bergoglione...
DOMÍNICA RESURRECTIÓNIS
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EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Marcum, 16, 1-7
In illo témpore: María Magdaléne, et María Iacóbi, et Salóme,
emérunt arómata, ut veniéntes úngerent Iesum. Et valde mane una sabbatórum,
véniunt ad monuméntum, orto iam sole. Et dicébant ad ínvicem: Quis revólvet
nobis lápidem ab óstio monuménti? Et respiciéntes vidérunt revolútum lápidem.
Erat quippe magnus valde. Et introëúntes in monuméntum vidérunt iúvenem
sedéntem in dextris, coopértum stola cándida, et obstupuérunt. Qui dicit
illis: Nolíte expavéscere: Iesum quæritis Nazarénum, crucifíxum: surréxit,
non est hic, ecce locus ubi posuérunt eum. Sed ite, dícite discípulis eius,
et Petro, quia præcédit vos in Galilæam: ibi eum vidébitis, sicut dixit
vobis.
M. - Laus tibi, Christe.
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome
comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il
primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse
dicevano tra loro: "Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del
sepolcro?".Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via,
benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto
sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse
loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È
risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite
ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete,
come vi ha detto".
M. - Laus tibi Christe.
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Terminata la benedizione del Cero Pasquale, il Diacono depone la
dalmatica bianca per riprendere i paramenti violacei; poi si reca vicino
al Celebrante , che, dopo aver deposto il piviale , riveste il manipolo
con la pianeta violacea. Quindi si incominciano le Profezie senza titolo
e senza rispondere alla fine Deo gratias . Il Celebrante le legge
a voce bassa, all'Altare, dal lato dell'Epistola.
I
Profezia
Genesi
1, 1-31; 2, 1-2
In
principio Dio creò il cielo e la terra.
Ora la
terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo
spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio
disse: "Sia la luce!". E la luce fu.
Dio
vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre
e
chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo
giorno.
Dio
disse: "Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque
dalle acque".
Dio
fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento,
dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne.
Dio
chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio
disse: "Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo
e appaia l'asciutto". E così avvenne.
Dio
chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era
cosa buona.
E Dio
disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da
frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la
sua specie". E così avvenne:
la
terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la
propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo
la propria specie. Dio vide che era cosa buona.
E fu
sera e fu mattina: terzo giorno.
Dio
disse: "Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il
giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per
gli anni
e
servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E
così avvenne:
Dio
fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la
luce minore per regolare la notte, e le stelle.
Dio le
pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra
e per
regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide
che era cosa buona.
E fu
sera e fu mattina: quarto giorno.
Dio
disse: "Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la
terra, davanti al firmamento del cielo".
Dio
creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e
brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati
secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.
Dio li
benedisse: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari;
gli uccelli si moltiplichino sulla terra".
E fu
sera e fu mattina: quinto giorno.
Dio
disse: "La terra produca esseri viventi secondo la loro specie:
bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie". E così
avvenne:
Dio
fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo
la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E
Dio vide che era cosa buona.
E Dio
disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e
domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su
tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla
terra".
Dio
creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò;
maschio
e femmina li creò.
Dio li
benedisse e disse loro:
"Siate
fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra;
soggiogatela e dominate
sui
pesci del mare
e sugli
uccelli del cielo
e su
ogni essere vivente,
che
striscia sulla terra".
Poi Dio
disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la
terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il
vostro cibo.
A tutte
le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri
che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo
ogni erba verde". E così avvenne.
Dio
vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu
mattina: sesto giorno.
Così
furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere.
Allora
Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e
cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro.
Finita
la lettura, il Celebrante dice: Oremus ; Il Diacono: Flectamus
genua ; Il Suddiacono: Levate. E così alle altre Orazioni
Oratio.
Deus,
qui mirabíliter creásti
hóminem
et mirabílius redemísti:
da
nobis, quǽsumus, contra oblectaménta peccáti,
mentis
ratióne persístere; ut mereámur
ad
ætérna gáudia perveníre.
Per
Dóminum
II
Profezia
Genesi
5; 6; 7; 8, 21
Noè
aveva cinquecento anni quando generò Sem, Cam e Iafet.
Quando
gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro
figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e
ne presero per mogli quante ne vollero.
Allora
il Signore disse: "Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché
egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni".
C'erano
sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di
Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei
figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.
Il
Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che
ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male.
E il
Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in
cuor suo.
Il
Signore disse: "Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo
anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono
pentito d'averli fatti".
Ma Noè
trovò grazia agli occhi del Signore.
Questa
è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi
contemporanei e camminava con Dio.
Noè
generò tre figli: Sem, Cam, e Iafet.
Ma la
terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza.
Dio
guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva
pervertito la sua condotta sulla terra.
Allora
Dio disse a Noè: "È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra,
per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con
la terra.
Fatti
un'arca di legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la
spalmerai di bitume dentro e fuori.
Ecco
come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di
larghezza e trenta di altezza.
Farai
nell'arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai; da un lato
metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore, medio e
superiore.
Ecco io
manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il
cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà.
Ma con
te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi
figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli.
Di
quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell'arca due di ogni specie,
per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina.
Degli
uccelli secondo la loro specie, del bestiame secondo la propria specie e
di tutti i rettili della terra secondo la loro specie, due d'ognuna
verranno con te, per essere conservati in vita.
Quanto
a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e raccoglilo presso di te:
sarà di nutrimento per te e per loro".
Noè
eseguì tutto; come Dio gli aveva comandato, così egli fece.
Il
Signore disse a Noè: "Entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia,
perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione.
D'ogni
animale mondo prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina;
degli animali che non sono mondi un paio, il maschio e la sua femmina.
Anche
degli uccelli mondi del cielo, sette paia, maschio e femmina, per
conservarne in vita la razza su tutta la terra.
Perché
tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta
notti; sterminerò dalla terra ogni essere che ho fatto".
Noè
fece quanto il Signore gli aveva comandato.
Noè
aveva seicento anni, quando venne il diluvio, cioè le acque sulla terra.
Noè
entrò nell'arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi
figli, per sottrarsi alle acque del diluvio.
Degli
animali mondi e di quelli immondi, degli uccelli e di tutti gli esseri
che strisciano sul suolo entrarono a due a due con Noè nell'arca,
maschio e femmina, come Dio aveva comandato a Noè.
Dopo
sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; nell'anno
seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del
mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del
grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono.
Cadde
la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti.
In
quello stesso giorno entrò nell'arca Noè con i figli Sem, Cam e Iafet,
la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi tre figli: essi e tutti i
viventi secondo la loro specie e tutto il bestiame secondo la sua specie
e tutti i rettili che strisciano sulla terra secondo la loro specie,
tutti i volatili secondo la loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli
esseri alati.
Vennero dunque a Noè nell'arca, a due a due, di ogni carne in cui è il
soffio di vita.
Quelli
che venivano, maschio e femmina d'ogni carne, entrarono come gli aveva
comandato Dio: il Signore chiuse la porta dietro di lui.
Il
diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e
sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra.
Le
acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca
galleggiava sulle acque.
Le
acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti
più alti che sono sotto tutto il cielo.
Le
acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano
ricoperto.
Perì
ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere
e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini.
Ogni
essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra
asciutta morì.
Così fu
sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli animali
domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono sterminati
dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca.
Le
acque restarono alte sopra la terra centocinquanta giorni.
Dio si
ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che
erano con lui nell'arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le
acque si abbassarono.
Le
fonti dell'abisso e le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta
la pioggia dal cielo; le acque andarono via via ritirandosi dalla terra
e calarono dopo centocinquanta giorni.
Nel
settimo mese, il diciassette del mese, l'arca si posò sui monti dell'Araràt.
Le
acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese,
il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti.
Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatta
nell'arca e fece uscire un corvo per vedere se le acque si fossero
ritirate.
Esso
uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla terra.
Noè poi
fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal
suolo; ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede,
tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la terra.
Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca.
Attese
altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca e la
colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un
ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla
terra.
Aspettò
altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da
lui.
L'anno
seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese,
le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura
dell'arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta.
Nel
secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra fu asciutta.
Dio
ordinò a Noè:
"Esci
dall'arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con
te.
Tutti
gli animali d'ogni specie che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i
rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano
diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa".
Noè
uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli.
Tutti i
viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che
strisciano sulla terra, secondo la loro specie, uscirono dall'arca.
Allora
Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali mondi e di
uccelli mondi e offrì olocausti sull'altare.
Il
Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: "Non maledirò più il suolo
a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male
fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto.
Dopo
queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: "Abramo, Abramo!".
Rispose: "Eccomi!".
Riprese: "Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và
nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti
indicherò".
Abramo
si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il
figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio
verso il luogo che Dio gli aveva indicato.
Il
terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo.
Allora
Abramo disse ai suoi servi: "Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo
andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi".
Abramo
prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in
mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt'e due insieme.
Isacco
si rivolse al padre Abramo e disse: "Padre mio!". Rispose: "Eccomi,
figlio mio". Riprese: "Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello
per l'olocausto?".
Abramo
rispose: "Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!".
Proseguirono tutt'e due insieme;
così
arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì
l'altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose
sull'altare, sopra la legna.
Poi
Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.
Ma
l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: "Abramo, Abramo!".
Rispose: "Eccomi!".
L'angelo disse: "Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli
alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il
tuo unico figlio".
Allora
Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un
cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto
invece del figlio.
Abramo
chiamò quel luogo: "Il Signore provvede", perciò oggi si dice: "Sul
monte il Signore provvede".
Poi
l'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e
disse: "Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto
questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio,
io ti
benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua
discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido
del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici.
Saranno
benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu
hai obbedito alla mia voce".
Poi
Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea
e Abramo abitò a Bersabea.
Orémus.
Flectámus génua.
R. Leváte.
Oratio.
Deus, fidélium Pater summe,
qui in toto orbe terrárum,
promissiónis tuæ fílios diffúsa
adoptiónis grátia multíplicas:
et per paschále sacraméntum,
Abraham púerum tuum universárum,
sicut jurásti, géntium
éfficis patrem; da pópulis tuis
digne ad grátiam tuæ vocatiónis
introíre.
Per
Dóminum.
IV
Profezia
Esodo
14, 24-31; 15,1
Ma alla
veglia del mattino il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno
sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta.
Frenò
le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle.
Allora gli Egiziani dissero: "Fuggiamo di fronte a Israele, perché il
Signore combatte per loro contro gli Egiziani!".
Il
Signore disse a Mosè: "Stendi la mano sul mare: le acque si riversino
sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri".
Mosè
stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo
livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano
contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare.
Le
acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l'esercito
del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò
neppure uno.
Invece
gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare, mentre
le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra.
In quel
giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani e Israele vide
gli Egiziani morti sulla riva del mare;
Israele
vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l'Egitto
e il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo Mosè.
Allora
Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero:
Tratto
(Esodo 15, 1-2)
Voglio
cantare in onore del Signore:
perché
ha mirabilmente trionfato,
ha
gettato in mare cavallo e cavaliere.
Mia
forza e mio canto è il Signore,
egli mi
ha salvato.
V./È il
mio Dio e lo voglio lodare,
è il
Dio di mio padre
e lo
voglio esaltare!
V./Il
Signore è prode in guerra,
si
chiama Signore.
Orémus.
Flectámus génua.
R. Leváte.
Oratio.
Deus, cujus antíqua mirácula
etiam nostris sǽculis coruscáre sentímus:
dum,
quod uni pópulo, a persecutióne
Ægyptíaca liberándo, déxteræ
tuæ
poténtia contulísti, id in
salútem
géntium per aquam
regeneratiónis operáris: præsta;
ut in
Abrahæ fílios et in
ísraëlíticam dignitátem, totíus
mundi
tránseat plenitúdo.
Per
Dóminum.
V
Profezia
Isaia
54, 17; 55, 1-11
Nessun'arma
affilata contro di te avrà successo,
farai
condannare ogni lingua
che si
alzerà contro di te in giudizio.
Questa
è la sorte dei servi del Signore,
quanto
spetta a loro da parte mia. Oracolo del Signore.
O voi
tutti assetati venite all'acqua,
chi non
ha denaro venga ugualmente;
comprate e mangiate senza denaro
e,
senza spesa, vino e latte.
Perché
spendete denaro per ciò che non è pane,
il
vostro patrimonio per ciò che non sazia?
Su,
ascoltatemi e mangerete cose buone
e
gusterete cibi succulenti.
Porgete
l'orecchio e venite a me,
ascoltate e voi vivrete.
Io
stabilirò per voi un'alleanza eterna,
i
favori assicurati a Davide.
Ecco
l'ho costituito testimonio fra i popoli,
principe e sovrano sulle nazioni.
Ecco tu
chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te popoli che non ti conoscevano
a causa
del Signore, tuo Dio,
del
Santo di Israele, perché egli ti ha onorato.
Cercate
il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L'empio
abbandoni la sua via
e
l'uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni
al Signore che avrà misericordia di lui
e al
nostro Dio che largamente perdona.
Perché
i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le
vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore.
Quanto
il cielo sovrasta la terra,
tanto
le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei
pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Come
infatti la pioggia e la neve
scendono dal cielo e non vi ritornano
senza
avere irrigato la terra,
senza
averla fecondata e fatta germogliare,
perché
dia il seme al seminatore
e pane
da mangiare, così sarà della parola
uscita
dalla mia bocca:
non
ritornerà a me senza effetto,
senza
aver operato ciò che desidero
e senza
aver compiuto ciò per cui l'ho mandata.
Orémus.
Flectámus génua.
R. Leváte.
Oratio.
Omnípotens sempitérne Deus,
multíplica in honórem
nóminis tui, quod patrum fídei
spopondísti: et promissiónis fílios
sacra adoptióne diláta; ut,
quod prióres Sancti non dubitavérunt
futúrum,
Ecclésia tua magna jam
ex
parte cognóscat implétum.
Per
Dóminum.
VI
Profezia
Baruc
3, 9-38
Ascolta, Israele, i comandamenti della vita,
porgi
l'orecchio per intender la prudenza.
Perché,
Israele, perché ti trovi in terra nemica
e
invecchi in terra straniera?
Perché
ti contamini con i cadaveri
e sei
annoverato fra coloro che scendono negli inferi?
Tu hai
abbandonato la fonte della sapienza!
Se tu
avessi camminato nei sentieri di Dio,
saresti
vissuto sempre in pace.
Impara
dov'è la prudenza,
dov'è
la forza, dov'è l'intelligenza,
per
comprendere anche dov'è la longevità e la vita,
dov'è
la luce degli occhi e la pace.
Ma chi
ha scoperto la sua dimora,
chi è
penetrato nei suoi forzieri?
Dove
sono i capi delle nazioni,
quelli
che dominano le belve che sono sulla terra?
Coloro
che si divertono con gli uccelli del cielo,
quelli
che ammassano argento e oro,
in cui
confidano gli uomini,
e non
pongono fine ai loro possessi?
Coloro
che lavorano l'argento e lo cesellano
senza
rivelare il segreto dei loro lavori?
Sono
scomparsi, sono scesi negli inferi
e altri
hanno preso il loro posto.
Nuove
generazioni hanno visto la luce
e sono
venute ad abitare il paese,
ma non
hanno conosciuto la via della sapienza,
non
hanno appreso i suoi sentieri;
neppure
i loro figli l'hanno raggiunta,
anzi,
si sono allontanati dalla sua via.
Non se
n'è sentito parlare in Cànaan,
non si
è vista in Teman.
I figli
di Agar, che cercano sapienza terrena,
i
mercanti di Merra e di Teman,
i
narratori di favole, i ricercatori dell'intelligenza
non
hanno conosciuto la via della sapienza,
non si
son ricordati dei suoi sentieri.
Israele, quanto è grande la casa di Dio,
quanto
è vasto il luogo del suo dominio!
È
grande e non ha fine,
è alto
e non ha misura!
Là
nacquero i famosi giganti dei tempi antichi,
alti di
statura, esperti nella guerra;
ma Dio
non scelse costoro
e non
diede loro la via della sapienza:
perirono perché non ebbero saggezza,
perirono per la loro insipienza.
Chi è
salito al cielo per prenderla
e farla
scendere dalle nubi?
Chi ha
attraversato il mare e l'ha trovata
e l'ha
comprata a prezzo d'oro puro?
Nessuno
conosce la sua via,
nessuno
pensa al suo sentiero.
Ma
colui che sa tutto, la conosce
e l'ha
scrutata con l'intelligenza.
È lui
che nel volger dei tempi ha stabilito la terra
e l'ha
riempita d'animali; lui che invia la luce ed essa va,
che la
richiama ed essa obbedisce con tremore.
Le
stelle brillano dalle loro vedette
e
gioiscono; egli le chiama e rispondono: "Eccoci!"
e
brillano di gioia per colui che le ha create.
Egli è
il nostro Dio
e
nessun altro può essergli paragonato.
Egli ha
scrutato tutta la via della sapienza
e ne ha
fatto dono a Giacobbe suo servo,
a
Israele suo diletto.
Per
questo è apparsa sulla terra
e ha
vissuto fra gli uomini.
Orémus.
Flectámus génua.
R. Leváte.
Oratio.
Deus, qui Ecclésiam tuam
semper géntium vocatióne
multíplicas: concéde propítius;
ui, quos aqua baptísmatis ábluis,
contínua protectióne tueáris.
Per
Dóminum.
VII
Profezia
Ezechiele 37, 1-14
La mano
del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi
depose nella pianura che era piena di ossa;
mi fece
passare tutt'intorno accanto ad esse. Vidi che erano in grandissima
quantità sulla distesa della valle e tutte inaridite.
Mi
disse: "Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?". Io risposi:
"Signore Dio, tu lo sai".
Egli mi
replicò: "Profetizza su queste ossa e annunzia loro: Ossa inaridite,
udite la parola del Signore.
Dice il
Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e
rivivrete.
Metterò
su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò
la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: Saprete che io sono
il Signore".
Io
profetizzai come mi era stato ordinato; mentre io profetizzavo, sentii
un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l'uno
all'altro, ciascuno al suo corrispondente.
Guardai
ed ecco sopra di esse i nervi, la carne cresceva e la pelle le
ricopriva, ma non c'era spirito in loro.
Egli
aggiunse: "Profetizza allo spirito, profetizza figlio dell'uomo e
annunzia allo spirito: Dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro
venti e soffia su questi morti, perché rivivano".
Io
profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e
ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande,
sterminato.
Mi
disse: "Figlio dell'uomo, queste ossa sono tutta la gente d'Israele.
Ecco, essi vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la nostra
speranza è svanita, noi siamo perduti.
Perciò
profetizza e annunzia loro: Dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri
sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco
nel paese d'Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e
vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò
entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro
paese; saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò". Oracolo
del Signore Dio.
Orémus.
Flectámus génua.
R. Leváte.
Oratio.
Deus, qui nos ad celebrándum
paschále sacraméntum
utriúsque Testaménti páginis
ínstruis: da nobis intellégere
misericórdiam tuam; ut ex perceptióne
præséntium múnerum
firma
sit exspectátio futurórum.
Per
Dóminum.
Profezia VIII
Isaia
4, 1-6
Sette
donne afferreranno
un uomo
solo, in quel giorno,
e
diranno: "Ci nutriremo del nostro pane
e
indosseremo le nostre vesti;
soltanto, lasciaci portare il tuo nome.
Toglici
la nostra vergogna".
In quel
giorno,
il
germoglio del Signore crescerà in onore e gloria
e il
frutto della terra
sarà a
magnificenza e ornamento
per gli
scampati di Israele.
Chi
sarà rimasto in Sion e chi sarà superstite in Gerusalemme sarà chiamato
santo, cioè quanti saranno iscritti per restare in vita in Gerusalemme.
Quando
il Signore avrà lavato le brutture delle figlie di Sion e avrà pulito
l'interno di Gerusalemme dal sangue che vi è stato versato con lo
spirito di giustizia e con lo spirito dello sterminio,
allora
verrà il Signore su ogni punto del monte Sion e su tutte le sue
assemblee come una nube e come fumo di giorno, come bagliore di fuoco e
fiamma di notte, perché sopra ogni cosa la gloria del Signore sarà come
baldacchino.
Una
tenda fornirà ombra contro il caldo di giorno e rifugio e riparo contro
i temporali e contro la pioggia.
Tratto
(Isaia 5, 1-2)
Il mio
diletto possedeva una vigna
sopra
un fertile colle.
V./Egli
l'aveva vangata e sgombrata dai sassi
e vi
aveva piantato scelte viti;
vi
aveva costruito in mezzo una torre
e
scavato anche un tino.
Egli
aspettò che producesse uva,
ma essa
fece uva selvatica.
Orémus.
Flectámus génua.
R. Leváte.
Oratio.
Deus, qui in ómnibus Ecclésiæ
tuæ fíliis, sanctórum
Prophetárum voce manifestásti,
in omni
loco dominatiónis tuæ,
satórem
te bonórum séminum,
et
electórum pálmitum esse cultórem:
tríbue pópulis tuis, qui et
vineárum apud te nómine censéntur
et ségetum; ut, spinárum
et tribulórum squalóre resecáto,
digna
efficiántur fruge fecúndi.
Per
Dóminum.
IX
Profezia
Esodo
12, 1-11
Il
Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto:
"Questo
mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese
dell'anno.
Parlate
a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno
si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa.
Se la
famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al
suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone;
calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno può
mangiarne.
Il
vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete
sceglierlo tra le pecore o tra le capre
e lo
serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea
della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto.
Preso
un pò del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave
delle case, in cui lo dovranno mangiare.
In
quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno
con azzimi e con erbe amare.
Non lo
mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con
la testa, le gambe e le viscere.
Non ne
dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato
lo brucerete nel fuoco.
Ecco in
qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il
bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore!
Orémus.
Flectámus génua.
R.
Leváte.
Oratio.
Omnípotens sempitérne Deus,
qui in
ómnium óperum
tuórum
dispensatióne mirábilis
es:
intéllegant redémpti tui, non
fuísse excelléntius, quod inítio
factus est mundus, quam quod
in fine sæculórum Pascha nostrum
immolátus est Christus:
Qui
tecum.
X
Profezia
Giona
3, 1-10
Fu
rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore:
"Alzati, và a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò".
Giona
si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una
città molto grande, di tre giornate di cammino.
Giona
cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava:
"Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta".
I
cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono
il sacco, dal più grande al più piccolo.
Giunta
la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il
manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere.
Poi fu
proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi
grandi: "Uomini e animali, grandi e piccoli, non gustino nulla, non
pascolino, non bevano acqua.
Uomini
e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno
si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue
mani.
Chi sa
che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che
noi non moriamo?".
Dio
vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta
malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di
fare loro e non lo fece.
Orémus.
Flectámus génua.
R. Leváte.
Oratio.
Deus, qui diversitátem géntium
in confessióne tui nóminis
adunásti: da nobis et velle et
posse,
quæ prǽcipis; ut, pópulo
ad
æternitátem vocáto, una sit
fides méntium et píetas actiónum.
Per
Dóminum.
XI
Profezia
Deuteronomio 21, 22-30
Mosè
scrisse quel giorno questo canto e lo insegnò agli Israeliti.
Poi il
Signore comunicò i suoi ordini a Giosuè, figlio di Nun, e gli disse:
"Sii forte e fatti animo, poiché tu introdurrai gli Israeliti nel paese,
che ho giurato di dar loro, e io sarò con te".
Quando
Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa
legge, ordinò ai leviti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore:
"Prendete questo libro della legge e mettetelo a fianco dell'arca
dell'alleanza del Signore vostro Dio; vi rimanga come testimonio contro
di te; perché io conosco la tua ribellione e la durezza della tua
cervice. Se fino ad oggi, mentre vivo ancora in mezzo a voi, siete stati
ribelli contro il Signore, quanto più lo sarete dopo la mia morte!
Radunate presso di me tutti gli anziani delle vostre tribù e i vostri
scribi; io farò udire loro queste parole e prenderò a testimoni contro
di loro il cielo e la terra.
So
infatti che, dopo la mia morte, voi certo vi corromperete e vi
allontanerete dalla via che vi ho detto di seguire; la sventura vi
colpirà negli ultimi giorni, perché avrete fatto ciò che è male agli
occhi del Signore, provocandolo a sdegno con l'opera delle vostre mani".
Poi
Mosè pronunziò innanzi a tutta l'assemblea d'Israele le parole di questo
canto, fino al loro termine.
Tratto
(Deuteronomio 32, 1-4)
Ascoltate, o cieli: io voglio parlare:
oda la
terra le parole della mia bocca!
V./Stilli come pioggia la mia dottrina,
scenda
come rugiada il mio dire;
come
scroscio sull'erba del prato,
come
spruzzo sugli steli di grano.
V./Voglio proclamare il nome del Signore:
date
gloria al nostro Dio!
V./Egli
è la Roccia; perfetta è l'opera sua;
tutte
le sue vie sono giustizia;
è un
Dio verace e senza malizia;
Egli è
giusto e retto.
XII
Profezia
Daniele
3, 1-24
Il re
Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d'oro, alta sessanta
cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella
provincia di Babilonia.
Quindi
il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i prefetti, i
governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte
le alte autorità delle province, perché presenziassero all'inaugurazione
della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
I
sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i
giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero
all'inaugurazione della statua. Essi si disposero davanti alla statua
fatta erigere dal re.
Un
banditore gridò ad alta voce: "Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto
questo proclama:
Quando
voi udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo,
del salterio, della zampogna, e d'ogni specie di strumenti musicali, vi
prostrerete e adorerete la statua d'oro, che il re Nabucodònosor ha
fatto innalzare.
Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel medesimo istante sarà
gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente".
Perciò
tutti i popoli, nazioni e lingue, in quell'istante che ebbero udito il
suono del corno, del flauto, dell'arpicordo, del salterio e di ogni
specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua
d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto innalzare.
Però in
quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei e
andarono a dire al re Nabucodònosor: "Re, vivi per sempre!
Tu hai
decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto,
della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni
specie di strumenti musicali, si deve prostrare e adorare la statua
d'oro: chiunque non si prostrerà per adorarla, sia gettato in mezzo ad
una fornace con il fuoco acceso.
Ora, ci
sono alcuni Giudei, ai quali hai affidato gli affari della provincia di
Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e Abdènego, che non ti obbediscono, re:
non servono i tuoi dei e non adorano la statua d'oro che tu hai fatto
innalzare".
Allora
Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli si conducessero Sadràch, Mesàch
e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re.
Nabucodònosor disse loro: "È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi
non servite i miei dei e non adorate la statua d'oro che io ho fatto
innalzare?
Ora, se
voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della
cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di
strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta,
bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una
fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?".
Ma
Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: "Re, noi non
abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito; sappi però che il
nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco
acceso e dalla tua mano, o re.
Ma
anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi
dei e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto".
Allora
Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch,
Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette
volte più del solito.
Poi, ad
alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare
Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso.
Furono
infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e
tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso.
Ma
quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al
massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero
uccisi dalle fiamme,
nel
momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano
legati nella fornace con il fuoco acceso.
Essi
passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il
Signore.
A
questo punto NON si dice :
Flectamus genua
Orémus.
Oratio.
Omnípotens sempitérneDeus,
spes
única mundi, qui
Prophetárum tuorum præcónio
præséntium témporum declarásti
mystéria: auge pópuli
tui
vota placátus; quia in nullo
fidélium, nisi ex tua inspiratióne,
provéniunt quarúmlibet
increménta virtútum.
Per
Dóminum.
Nelle
chiese, nelle quali non vi sia il fonte battesimale, si omette tutto
quanto segue fino alle Litanie.
V – La
Benedizione del Fonte Battesimale
Finita
la lettura delle Profezie, se nella chiesa c'è il Fonte Battesimale, il
Sacerdote che deve benedirlo, prende il piviale violaceo e, preceduto
dalla Croce con i candelieri ed il Cero benedetto acceso, si reca al
Fonte insieme con i Ministri ed il Clero ed intanto si canta il seguente
Tratto
Tratto
Salmo
41, 2-4
Come la
cerva anela ai corsi d`acqua,
così
l`anima mia anela a te, o Dio.
V.
L`anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando
verrò e vedrò il volto di Dio?
V. Le
lacrime sono mio pane giorno e notte,
mentre
mi dicono sempre: "Dov`è il tuo Dio?".
Il
sacerdote giunto al Battistero prima di entrarvi per benedire il Fonte,
recita questa Orazione
Dove
non c'è il Fonte Battesimale, terminata l'ultima Profezia e la sua
Orazione il Celebrante depone la Pianeta, e con i suoi Ministri
davanti
all'Altare e, mentre tutti gli altri stanno in ginocchio, due cantori
nel mezzo del coro cantano le Litanie ed i due cori ripetono insieme
ogni versetto. Giunti al versetto Peccatores, te rogamus, il
Sacerdote ed i suoi Ministri si alzano e si recano in Sacrestia dove
indossano i paramenti bianchi per celebrare solennemente la Messa. Nel
frattempo si accendono le candele dell'Altare
Kyrie,
eleison. Kyrie, eleison.
Christe eleison. Christe, eleison.
Kyrie, eleison. Kyrie, eleison.
Christe, audi nos. Christe, audi nos.
Christe, exaudi nos. Christe, exaudi nos.
Pater de caelis Deus, miserere nobis.
Fili Redemptor mundi Deus, miserere nobis.
Spiritus Sancte Deus, miserere nobis.
Sancta Trinitas, unus Deus, miserere nobis.
Sancta
Maria, ora pro nobis.
Sancta
Dei Genetrix, ora pro nobis.
Sancta
Virgo virginem, ora pro nobis.
Sancte
Michael, ora pro nobis.
Sancte
Gabriel, ora pro nobis.
Sancte
Raphael, ora pro nobis.
Omnes
sancti Angeli et Archangeli, orate pro nobis.
Omnes
sancti beatorum Spirituum ordines, orate pro nobis.
Sancte
Ioannes Baptista, ora pro nobis.
Sancte
Ioseph, ora pro nobis.
Omnes sancti Patriarchae et Prophetae, orate pro nobis.
Sancte
Petre, ora pro nobis.
Sancte
Paule, ora pro nobis.
Sancte
Andrea, ora pro nobis.
Sancte
Ioannes, ora pro nobis.
Omnes
sancti Apostoli et Evangelistae, orate pro nobis.
Omnes
sancti discipuli Domini, orate pro nobis.
Sancte
Stephane, ora pro nobis.
Sancte
Laurenti, ora pro nobis.
Sancte
Vincenti, ora pro nobis.
Omnes
sancti martyres, orate pro nobis.
Sancte
Sylvester, ora pro nobis.
Sancte
Gregori, ora pro nobis.
Sancte
Augustine, ora pro nobis.
Omnes sancti Pontifices et Confessores, orate pro nobis.
Omnes
sancti Doctores, orate pro nobis.
Sancte
Antoni, ora pro nobis.
Sancte
Benedicte, ora pro nobis.
Sancte
Bernarde, ora pro nobis.
Sancte
Dominice, ora pro nobis.
Sancte
Francisce, ora pro nobis.
Omnes
sancti Sacerdotes et Levitae, orate pro nobis.
Omnes
sancti Monachi et Eremitae, orate pro nobis.
Sancta
Maria Magdelena, ora pro nobis.
Sancta
Agnes, ora pro nobis.
Sancta
Agatha, ora pro nobis.
Sancta
Caecilia, ora pro nobis.
Sancta
Anastasia, ora pro nobis.
Omnes sanctae Virgines et Viduae orate pro nobis.
Omnes Sancti et Sanctae Dei, intercedite pro nobis.
Propitius esto, parce nos, Domine.
Propitius esto, exaudi nos, Domine.
Ab omni
malo, libera nos, Domine.
Ab omni
peccato, libera nos, Domine.
A morte
perpetua, libera nos, Domine.
Per
mysterium sanctae Incarnationis tuae, libera nos, Domine.
Per
adventum tuum, libera nos, Domine.
Per
nativitatem tuam, libera nos, Domine.
Per baptismum et sanctum ieiunium tuum, libera nos, Domine.
Per crucem et passionem tuam, libera nos, Domine.
Per mortem et sepulturam tuam, libera nos, Domine.
Per sanctam resurrectionem tuam, libera nos, Domine.
Per
admirabilem ascensionem tuam, libera nos, Domine.
Per adventum Spiritus Sancti Paracliti, libera nos, Domine.
In die iudicii, libera nos, Domine.
Peccatores, te rogamus, audi nos.
Ut nobis parcas, te rogamus, audi nos.
Ut nobis indulgeas, te rogamus, audi nos.
Ut ad veram paenitentiam nos perducere digneris, te rogamus, audi nos.
Ut Ecclesiam tuam sanctam regere et conservare digneris, te rogamus,
audi nos.
Ut domnum Apostolicum et omnes ecclesiaticos ordines in sancta religione
conservare digneris, te rogamus, audi nos.
Ut inimicos sanctae Ecclesiae humiliare digneris, te rogamus, audi nos.
Ut regibus et principibus christianis pacem et veram concordiam donare
digneris, te rogamus, audi nos.
Ut cuncto populo christiano pacem et unitatem largiri digneris, te
rogamus, audi nos.
Ut omnes errantes ad unitatem Ecclesiae revocare, et infidelis universos
ad Evangelii lumen perducere digneris, te rogamus, audi nos.
Ut nosmetipsos in tuo sancto servitio confortare et conservare digneris,
te rogamus, audi nos.
Ut mentes nostras ad caelestia desideria erigas, te rogamus, audi nos.
Ut omnibus benefactoribus nostris sempiterna bona retribuas, te rogamus,
audi nos.
Ut animas nostras, fratrum, propinquorum et benefactorum nostrorum ab
aeterna damnatione eripias, te rogamus, audi nos.
Ut fructus terrae dare et conservare digneris, te rogamus, audi nos.
Ut omnibus fidelibus defunctis requiem aeternam donare digneris, te
rogamus, audi nos.
Ut nos exaudire digneris, te rogamus, audi nos.
Agnus
Dei, qui tollis peccata mundi, parce nobis, Domine.
Agnus
Dei, qui tollis peccata mundi, exaudi nos, Domine.
Agnus
Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.
Christe, audi nos.
Christe, exaudi nos.
VI – La
Messa del Sabato Santo
Finite
le Litanie i cantori cominciano solennemente
Kyrie
eleison, Christe eleison, Kyrie eleison; e ogni versetto si ripete
due volte. Nel frattempo il Sacerdote con i suoi Ministri, indossati i
paramenti, bianchi, si reca all'Altare e recitato il Salmo : Judica
me, aggiungendo Gloria Patri, fa la confessione secondo il
solito. Poi ascendendo all'Altare lo bacia e lo incensa e quando il coro
ha finito il Kyrie eleison, intona solennemente Gloria in
excelsis Deo, durante il canto del quale suonano le campane. Poi il
Sacerdote dice:
V.
Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
Orémus.
Oratio.
Deus, qui hanc sacratíssimam
noctem glória Domínicæ
Resurrectiónis illústras:
consérva in nova famíliæ tuæ
progénie adoptiónis spíritum,
quem dedísti; ut, córpore et
mente renováti, puram tibi exhíbeant
servitútem. Per eúndem
Dóminum
nostrum.
Lettura
dell'Epistola del Beato Paolo Apostolo ai Colossesi (3, 1-4)
Se
dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova
Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a
quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai
nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra
vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.
Finita
l'Epistola il Celebrante comincia l'Alleluja
che canta tutto intero 3 volte a voce sempre piu' alta; e ogni volta
il coro in piedi lo ripete nello stesso tono del celebrante . Poi il
coro cantando prosegue:
V. Confitémini
Dómino,
quóniam
bonus: quóniam in
sǽculum
misericordia ejus.
Tratto
(Ps. 116,1-2)
Laudáte Dóminum, omnes gentes:
et collaudáte eum, omnes pópuli,
V. Quóniam confirmáta
est super nos misericórdia
ejus: et véritas Dómini manet in
ætérnum.
Al
Vangelo non si portano candelieri, ma soltanto l'incenso: il resto come
al solito
Seguito
del Santo Vangelo secondo Matteo (28, 1-7)
Sabato,
all`alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l`altra
Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran
terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la
pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la
folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che
ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l`angelo disse alle
donne: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non
è qui. E` risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era
deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E` risuscitato dai
morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l`ho
detto".
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