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martedì 21 giugno 2011

"Ora, i colloqui sono almeno serviti a dimostrare la profondità del disaccordo dottrinale tra la Fraternità e la Roma neomodernista".




Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  18 giugno 2011

Dopo i colloqui


Visto che i colloqui dottrinali fra Roma e la Fraternità San Pio X, che si sono svolti dall'autunno del 2009 alla primavera di quest'anno, appartengono ormai al passato, ecco che sorge naturalmente la questione delle future relazioni tra i due. Tra i cattolici di entrambe le parti vi è il desiderio di proseguire i contatti, ma poiché questi pii desideri di unione possono facilmente generare delle illusioni, è necessario rimanere aggrappati alla realtà, se non si vuole scadere nelle fantasie anti-Dio dell'intero mondo moderno.  
 
Originariamente, i colloqui non furono voluti dalla Fraternità, ma da Roma, che sperava di dissolvere la nota resistenza della Fraternità al neomodernismo del Vaticano II. Il grande ostacolo era la dottrina, perché la Fraternità è ben protetta all'interno della fortezza della secolare e immutabile dottrina della Chiesa. Bisognava farla venir fuori da quella fortezza. Ora, per i neomodernisti, come per i comunisti, ogni contatto o dialogo con un avversario che si trova in una posizione protetta - e vi rimane - è meglio che niente, poiché col discutere l'avversario può solo perderci e loro possono solo guadagnarci. È così che Roma ha accettato i colloqui dottrinali.  
 
Sfortunatamente per Roma, i quattro rappresentanti della Fraternità possiedono un credo chiaro e tengono duro. Come è stato riferito, uno dei quattro teologi romani che ha partecipato ai colloqui avrebbe detto: “Noi non li comprendiamo e loro non ci capiscono”. Ovviamente. Si trattava di colloqui in fondo inutili, a meno che i romani abbandonassero il loro neomodernismo o che la Fraternità tradisse la Verità. Ma Roma non può permettere che il suo tradimento della Verità venga messo in luce dalla insignificante Fraternità, quindi è verosimile che non vi rinunci. È per questo che si è già sentito dire che un portavoce dell'Ecclesia Dei avrebbe detto che Roma offrirà molto presto alla Fraternità un “Ordinariato Apostolico”. È ovvio che una tale notizia potrebbe essere un mero espediente per sondare le reazioni, ma essa suggerisce anche una tentazione allettante. A differenza di una Prelatura Personale, un Ordinariato Apostolico è indipendente dai vescovi del luogo e non è confinato in una sola diocesi come nel caso di una Amministrazione Apostolica, per esempio quella di Campos in Brasile. Cosa potrebbe chiedere di meglio la Fraternità?  
 
Essa chiede che Roma torni alla Verità, perché sa, al pari dei neomodernisti e dei comunisti, che ogni cooperazione pratica che aggirasse il disaccordo dottrinale finirebbe, per tutta una serie di ragioni umane, col condurre i cattolici ad assorbire la falsa dottrina dei nemici della Fede, in altri termini a tradire la Verità. È questo il motivo per cui il Superiore Generale della Fraternità ha respinto pubblicamente più di una volta qualsiasi accordo canonico con Roma che non fosse preceduto da un accordo dottrinale. Ora, i colloqui sono almeno serviti a dimostrare la profondità del disaccordo dottrinale tra la Fraternità e la Roma neomodernista. Per questo i cattolici dovrebbero prepararsi al rifiuto che la Fraternità potrebbe opporre ad una offerta di Ordinariato Apostolico, per quanto ben intenzionate possano essere le autorità romane.  
 
Ma perché la dottrina è così importante? Perché la fede cattolica è  una dottrina. Ma perché la Fede è così importante? Perché senza di essa non si può piacere a Dio (Eb. XI, 6). Ma perché questa fede dev'essere quella cattolica e non una qualsiasi altra fede in Dio? Perché Dio stesso ha subito l'orrore della Croce per rivelare l'unica vera Fede. Le altre “fedi” contraddicono, più o meno, questa vera Fede e sono dunque più o meno bugiarde.  
 

Quattro futuri numeri di “Commenti Eleison” mostreranno, con tutto il dovuto rispetto, come su questo argomento il pensiero del Papa attuale sia disorientato, per quanto ben intenzionato egli possa essere.
                                                
Kyrie eleison

Londra, Inghilterra

10 commenti:

  1. La vita e' buffa! E dire che solo un anno fa' davano Mons. W, spacciato ed espulso dalla Fraternita' a calci.
    Certo la situazione e' seria, e se un domani un papa volesse riassumere le posizioni di sempre, credo durera' meno di 30 giorni e poi dovra' scappare.

    RispondiElimina
  2. Evvai, mons Williamson! abbiamo bisogno dei tuoi commenti, caro, egregio, vescovo cattolico!La tua lucidità di pensiero è quella che mi tonifica il cervello così come tonifica la mia fede.Grazie a Dio per le tue parole e che Lui ti doni lunga vita e lucidità sempre per illuminare i dispersi.

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  3. “Noi non li comprendiamo e loro non ci capiscono”.

    Lo avevo capito prima del cosiddetto dialogo, così ben strombazzato e pubblicizzato dal Vaticano, tra i "lefebvriani" e i "cattolici neoterici".

    “Noi non li comprendiamo e loro non ci capiscono”.

    Lo avevo ulteriormente capito dal silenzio che seguì la fine dei colloquii, silenzio che manifestava il fallimento vaticano e, quindi, sul quale era meglio non parlare.

    “Noi non li comprendiamo e loro non ci capiscono”.

    Se con i "lefebvriani" teoricamente più vicini ai cattolici ufficiali c'è questo fallimento, che dire riguardo ai "dialoghi" con le altre confessioni cristiane? E' ovvio che la cosa è ancor più fallimentare, nonostante trionfalistici documenti ecumenici stilati da più parti.

    Allora che senso ha tutto ciò?

    Forse serve a creare l'illusione di essere al centro del mondo cristiano quando, in realtà, non è affatto così.

    Che in fondo a questo ci sia tanto desiderio di potere e vanita?

    Paradosi

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  4. “Noi non li comprendiamo e loro non ci capiscono”.

    E' molto peggio di un fallimento: è la dichiarazione ufficiale con la quale il Cattolicesimo odierno non può capire la posizione tradizionale cattolica (perché i "lefebvriani" non hanno una dottrina propria ma la posizione tradizionale cattolica).

    “Noi non li comprendiamo e loro non ci capiscono”.

    E' anche una dichiarazione di comodo. Come " non si può comprendere " qualcosa di estremamente logico e lineare, qual'era il pesiero cattolico pre-conciliare?

    “Noi non li comprendiamo e loro non ci capiscono”.

    E' la dichiarazione che oramai non c'è veramente più nulla da fare. Umanamente la situazione è impossibile e disperata.

    Molti gerarchi cattolici hanno trasformato la Chiesa in una menzogna vivente.

    Paradosi

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  5. cmq e' stato un bene farli questi colloquii.
    la fraternita' potra' dire, ho fatto tutto il possibile.
    I vescovi sono gia' nn giovanissimi.
    Si andra' verso nuove ordinazioni prive di mandato e conseguente nuova scomunica e questa volta x sempre?

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  6. Quale scomunica, il buon Roncalli non aveva detto che "la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore"
    Oppure vale solo per i veri cattolici!!!!
    CVCRCI

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  7. "La tua lucidità di pensiero è quella che mi tonifica il cervello così come tonifica la mia fede."

    Carissimo Mardu,
    è incredibile come condividere la stessa Fede doni una perfetta corrispondenza di pensieri e sentimenti...lo scritto di Mons. Williamson mi ha impresso il tuo stesso benefico senso di rafforzamento dell'anima e della fede, proprio grazie alla sua lucidità e chiarezza cristalline!!
    Quest'uomo è un dono di Dio.

    RispondiElimina
  8. "Se con i "lefebvriani" teoricamente più vicini ai cattolici ufficiali c'è questo fallimento, che dire riguardo ai "dialoghi" con le altre confessioni cristiane? E' ovvio che la cosa è ancor più fallimentare, nonostante trionfalistici documenti ecumenici stilati da più parti."

    Magari tu avessi ragione....magari la Chiesa conciliare, nonostante tutto, fosse ancora dottrinalmente più vicina ai lefebvriani che non ai separati!...Il fatto è proprio che con l'apertura al modernismo la povera Sposa di Cristo si è imbrattata tutta la veste, sporcandola miseramente con il protestantesimo ed il relativismo, tanto che ormai TUTTI rischiamo di vivere la vita dello spirito da protestanti, senza più neanche rendercene conto, ed anche accorgendosene, senza saper da dove incominciare per tornare ad essere cattolici schietti. Figurati la Gerarchia, che predica indefessamente ed imperterrita la sua "nouvelle teologie", con la quale ha corrotto e stravolto l'interiorità del popolo di Dio, ignaro di quello che gli veniva propinato......
    La realtà è che oggi Roma è moooooolto più vicina ad un Lutero (al quale ha dedicato anche un bel "giardinetto" romano, con tanto di "alberello con Benedizione Apostolica")che non ai suoi VERI PADRI NELLA FEDE, cioè a coloro che - con Lefebvre in testa - hanno combattutto ed ancora non mollano(speriamo!!), per la custodia ed il mantenimento in vita del Santo Magistero millenario della Chiesa di Roma.
    Ed infatti con costoro(i luterani) si intendono bene, mentre quando parlano i loro VERI FRATELLI MAGGIORI, non capiscono più un ciufolo, come se le rispettive teologie di cui hanno discusso a tavolino, faccia a faccia, NON SI FOSSERO MAI INCONTRATE!.... Questa frase che ha colpito te come anche me, se non è una scusa "di comodo", è talmente grave che lascia davvero costernati.

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  9. Infatti Annarita non posso che concordare. Se noti, ho scritto che i "lefebvriani" sono TEORICAMENTE più vicini ai cosiddetti cattolici ufficiali. Una teoria che funziona solo in alcuni ristretti ambiti del mondo cattolico, ovviamente!

    Il resto, ne sono ben cosciente, si è decisamente relativizzato e protestantizzato.
    Non a caso un cattolico in crisi diventa agnostico (spinto dal relativismo) o, al più, protestante. Il piano inclinato nel quale è messo l'attuale cattolico è, infatti, in perfetta direzione verso il protestantesimo.

    Io umilmente ho indicato una direzione, quella monastica, perché mi rendo conto che tutto deve tornare ad essere ripreso da lì. In un monastero è molto più semplice riprendere la tradizione, non è come in una diocesi o in un paese intero.
    Fintanto che i monasteri non ritorneranno alle tradizioni ascetiche e liturgiche ho qualche dubbio che tutti gli altri risorgeranno.

    La liturgia antica, poi, è in un certo senso più "ecumenica", avendo chiarissime radici patristiche. Una sana direzione "ecumenica" dovrebbe iniziare proprio nel ristabilire la propria tradizione liturgica. Dalla lex orandi, poi, discende la lex credendi.

    Qui, invece, si vede quanto distante sia il cammino e quanto lontane siano le idee di molto mondo cattolico.

    Sì, anch'io sono rimasto costernato dell'atteggiamento della commissione romana in discussione con i "lefebvriani". Non ne capiscono la teologia! Se la frase non è una scusa si tratta di un' ignoranza imperdonabile anche perché avviene nell' ex sant'Uffizio, non in una parrocchia di campagna!
    La cosiddetta "chiesa conciliare" è proprio tutta un'altra realtà, non si può concludere diversamente, un camaleonte che, a furia di cambiare colori, non sa più chi è.

    PARADOSI

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