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venerdì 24 giugno 2011

Fellay: "Questa battaglia è lunga, è vero, ma noi non possiamo cambiarla. Il diavolo resta il diavolo e noi non andiamo a fare la pace col diavolo".


Dichiarazione dell’Eccellentissimo Mons. Licinio Rangel, Vescovo titolare di Zarna, Amministratore Apostolico dell’Amministrazione Apostolica Personale “San Giovanni Maria Vianney”

Dichiaro, congiuntamente con i Sacerdoti dell’Amministrazione Apostolica “San Giovanni Maria Vianney” di Campos, in Brasile, che:
- Riconosciamo il Santo Padre, il Papa Giovanni Paolo II, con tutti i suoi poteri e le sue prerogative, promettendo la nostra filiale obbedienza e offrendo a lui le nostre preghiere. (Questa è l'unica dichiarazione accettabile)
- Riconosciamo il Concilio Vaticano II come uno dei Concili Ecumenici della Chiesa Cattolica, accettandolo alla luce della Santa Tradizione.(Sic!..)
- Riconosciamo la validità del Novus Ordo Missae, promulgato dal Papa Paolo VI, sempre che sia celebrato correttamente e con l’intenzione di offrire il vero Sacrificio della Santa Messa. (Sic!..)

- Ci impegniamo ad approfondire tutte le questioni rimaste aperte, tenendo presente il canone 212 del Codice di Diritto Canonico e una sincera disposizione di umiltà e di carità fraterna con tutti. In principiis unitas, in dubiis libertas, in omnibus charitas (S. Agostino)
Questa dichiarazione di tradimento della battaglia sulla vera Tradizione della Chiesa è sconcertante e noi auspichiamo che la Comunita' San Pio X non scenda a patti con la Roma modernista, pur di avere un riconoscimento canonico. Leggendo l'omelia di Monsignor Fellay pensiamo che non ci sia da temere un tradimento simile a quello compiuto dalla Comunità di Campos...
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Seconda parte dell'omelia

di S. Ecc. Mons. Bernard Fellay
Superiore Generale della Fraternità San Pio X

pronunciata a Winona, USA,
in occasione dell'ordinazione di 5 sacerdoti e 11 diaconi


17 giugno 2011

Fonte: Unavox...
Dopo aver ricordato, nella prima parte, la spiritualità sacerdotale di cui si nutriranno i giovani sacerdoti ordinati nel corso di questa cerimonia, Mons. Bernard Fellay ha esposto lo stato della situazione in Vaticano e dei rapporti della Fraternità San Pio X con le autorità romane.

Certo, miei carissimi Fratelli, voi volete avere anche alcuni commenti sulla situazione attuale della Fraternità. A che punto siamo? Che succede?

Mi piacerebbe dire che tutto è luminoso o completamente oscuro, ma purtroppo, come il tempo di oggi, tutto è nuvoloso e soleggiato al tempo stesso!
Fino ad un certo punto, da almeno due anni, noi ci troviamo costantemente di fronte a delle contraddizioni.
Due anni fa, nel 2009, io chiesi udienza al Segretario di Stato, il cardinale Bertone, a causa di questo problema: ci troviamo di fronte a delle contraddizioni. Non esagero: proprio contraddizioni.
Che significa? Significa che da parte di Roma riceviamo dei messaggi contraddittori, uno dice così, l’altro dice cosà, e non si tratta solo di divergenze, ma proprio di contraddizioni.

Riflettendovi, ci chiediamo: perché è così, a cosa è dovuto?
Secondo noi, a Roma, come in tutta la Chiesa, vi sono diverse correnti, che per semplicità possiamo chiamare la corrente progressista e la corrente conservatrice. Certi ecclesiastici ci sono vicini e amerebbero vederci portati avanti, altri ci odiano, sì è la sola parola esatta per definire la loro condotta nei nostri confronti. Essi ci odiano, e sono a Roma. Qualche volta i messaggi vengono da questi, tal’altra dagli altri.

Vorrei farvi un esempio. L’anno scorso, a settembre, un sacerdote si era appena unito a noi. Appartenendo ad un ordine religioso, egli ricevette una lettera dal suo Superiore Provinciale in cui gli diceva che non era più membro del suo ordine e che era scomunicato. A questa lettera era allegata una lettera di conferma della Congregazione per i religiosi, contenente la frase seguente: «Il Padre X non è più membro del vostro ordine, egli è scomunicato per aver abbandonato la fede unendosi formalmente allo scisma di Mons. Lefebvre».
La lettera portava la data di settembre scorso. Sono allora andato a Roma e ho chiesto al Segretario della Commissione Ecclesia Dei cosa fosse successo. Egli non mi fece neanche finire di leggere la lettera: «Lo so – mi rispose – e noi – la Congregazione per la Fede – abbiamo detto alla Congregazione per i religiosi che non avevano il diritto di affermare quello. Essi non sono competenti e devono rivedere il loro giudizio». Poi continuò: «Ecco cosa deve fare con quella lettera» [Mons. Fellay fa il gesto di gettarla], è questo il gesto che ha fatto. In altre parole, prenda la lettera e la butti nel cestino della carta straccia!
Dunque un’autorità a Roma mi dice di gettare una decisione di un’altra autorità romana. Non è una contraddizione?
E il Segretario della Commissione Ecclesia Dei prosegue dicendo: «Lei deve dire ai suoi sacerdoti e ai suoi fedeli che tutto ciò che viene da Roma non viene dal Papa!» Ed io gli ho risposto: «È impossibile, come vuole che i fedeli, i sacerdoti possano pensare una cosa così? Ciò che viene da Roma viene dal Papa! Perché altrimenti si dirà con facilità: ciò che mi piace viene dal Papa e ciò che mi dispiace non viene dal Papa!»

Con questo, miei carissimi Fratelli, dovete capire che a Roma vi è un grave problema.
Se un’autorità ci dice: «Attenzione! Tutto ciò che viene da Roma non viene dal Papa», da dove proviene allora? E com’è possibile? Roma, i servizi del Vaticano normalmente devono essere come la mano del Papa. Questo significa che il Papa non ne ha più il controllo. Ecco il senso di questa frase.
Quando parlo di contraddizioni, significa che certuni, a Roma, sono pronti a considerarci come fuori dalla Chiesa, scomunicati, come se avessimo perso la fede, eretici… E poi ve ne sono altri che ci riconoscono veramente come cattolici.
Mons. de Galarreta e i nostri sacerdoti, quando vanno a Roma per i colloqui dottrinali, dicono la Messa in San Pietro! Come si possono tenere queste due posizioni nello stesso tempo? Voi vedete quanto sia profonda la contraddizione. E da questo potete comprendere quanto noi rimaniamo all’erta. Noi non andiamo a gettarci in questa tormenta, mentre tutto sommato possiamo salutare il sole quando si presenta e proteggerci dalle nubi quando ci minacciano.

Che ci guadagna la Santa Sede? Vi sono così tanti esempi che illustrano il fatto che quando il Papa vuol fare del bene è frenato, impedito.
Un esempio di prima mano tra i tanti.

Un Padre Abate, Superiore dell’unica abbazia trappista in Germania, ha chiesto al Papa l’autorizzazione, non solo di ritornare alla Messa tridentina, ma di poter riprendere la Regola e le Costituzioni anteriori al Vaticano II. Il Papa ha dato l’autorizzazione ed ha esentato questa abbazia dalla giurisdizione della Congregazione dei Benedettini, che segue le regole moderne, così da permettergli di seguire l’uso antico di prima del Vaticano II. Il Papa ha quindi posto questa abbazia direttamene sotto la sua autorità.
Sei mesi più tardi, l’Abate chiama uno dei suoi amici a Roma per chiedergli: «Com’è finita? Io non ho nessuna novità!» E il suo amico gli risponde: «Scrivi di nuovo al Papa, ma manda a me la lettera, che la farò avere personalmente al Papa. Fatto questo, l’amico porta la lettera al Papa e gli chiede com’era finita con questa abbazia. Molto sorpreso, il Santo Padre risponde: «Ma ho già accordato questo permesso, sei mesi fa!» Venne condotta un’inchiesta e si scoprì che qualcuno – noi sappiamo esattamene chi – aveva riposto la lettera del Sommo Pontefice in un cassetto della Segreteria di Stato. Questa volta l’amico dell’Abate – che mi ha raccontato direttamente questa storia, e quindi non si tratta di un «si dice» - ha chiesto al Santo Padre: «Scrivete “concesso” sulla lettera ed io mi incarico di portarla personalmente alla nuova abbazia». In tal modo, per poter portare la novità della decisione del Papa hanno aggirato la Segreteria di Stato.
E questo è solo un esempio.

Per mostrarvi fino a che punto lo stesso Sommo Pontefice è limitato nella sua azione, guardiamo all’ultimo documento a proposito della Messa tridentina. Anche qui abbiamo un bell’esempio delle forze contraddittorie che si muovono a Roma. Da un lato è del tutto evidente che in questo testo è presente la volontà di estendete dappertutto la messa tradizionale, di rendere possibile a tutte le anime l’accesso, non solo alla Messa antica, ma alla maniera in cui venivano amministrati prima i Sacramenti: tutti i libri liturgici sono messi a disposizione di tutti. Ma dall’altro lato e contemporaneamente vi sono delle restrizioni sorprendenti. La prima, parecchio stupefacente, è che i seminaristi diocesani non possono approfittare del rito antico, possono essere ordinati secondo l’antico rito solo quelli che dipendono dalla Commissione Ecclesia Dei.
Perché allora si dice che il Pontificale che contiene l’antico rito per le ordinazioni è reso liberamente disponibile a tutti?
Ma vi è ancora di peggio. Da un lato si constata questa volontà di mettete a disposizione di tutte anime, nel mondo intero, la Messa antica, poi si scopre l’articolo 19, che dichiara che coloro che vogliono beneficiarne non devono appartenere né perfino devono solamente aiutare i gruppi che sono contrari alla Messa nuova. Ma il 95% di coloro che vogliono la Messa antica sono contrari a quella nuova! Perché vogliamo la Messa antica? Se fossimo soddisfatti della nuova, non penseremmo neanche all’antica! Anche quelli che sono contro la validità o la legittimità della nuova Messa sono privati della Messa antica: per loro niente! Niente!
Ma questo non è più un atto di riconciliazione, è un atto di guerra!

Io penso che sono proprio le contraddizioni all’interno stesso del Vaticano che spiegano come divergenze così possano trovarsi in uno stesso testo: ogni parte cerca di ottenere qualcosa. E così noi siamo in mezzo a questo disordine.

Ed ecco che si ascolta ogni sorta di voce, assolutamente tutto quello che è possibile ed anche impossibile ascoltare!
Vi prego, miei carissimi Fratelli, non correte dietro a queste voci. Quando sapremo qualcosa ve la diremo. Non abbiamo mai nascosto niente e non abbiamo alcun motivo per nascondere ciò che succede. Se dunque non vi diciamo niente è perché non è successo niente di nuovo.
Certuni dicono che sta per giungere qualcosa. No, non è vero!
La verità è che io sono stato invitato a Roma dal cardinale Levada e questo avverrà a metà settembre. È tutto quello che so. La cosa riguarda i colloqui che abbiamo avuto con Roma e dopo i quali, come è stato detto, «i documenti di sintesi verranno rimessi alle più alte autorità». Sono queste le parole esatte, ed è questa la sola cosa che io conosco del futuro, tutto il resto non è che invenzione. Allora, vi prego, non correte dietro a queste voci.

Tutto ciò dimostra che la battaglia continua.
Ora, vi sono due pericoli oggi. Uno consiste nel dire che tutto è a posto, tutto è finito, la battaglia è terminata: si tratta di un’immensa illusione. Io posso garantirvi, miei carissimi Fratelli, che se un giorno Roma regolarizzerà infine la nostra posizione canonica, la battaglia comincerà, non sarà la fine di essa! Ma ancora non siamo a questo! Quanto tempo dovremo attendere ancora? Non lo so, non ne ho alcuna idea! Quindi continuiamo a dire che vi è una crisi nella Chiesa. Talvolta è proprio noioso, perché a Roma essi danno l’impressione che tutto vada bene, ma il giorno dopo parliamo con loro… Ed ecco le parole che sentiamo dalla bocca del Segretario della Congregazione per la Fede: «Sapete, ci sono i preti, i vescovi, le Università cattoliche che sono piene di eresie!» Ecco cosa ci ha detto, a giugno del 2009, il Segretario della Congregazione della Fede!
Essi sanno dunque che la situazione della Chiesa è drammatica. Se arrivano a dire che è pieno di eresie dappertutto, questo significherà bene qualcosa!
Ma allo stesso tempo essi si comportano come se fosse tutto a posto. È deludente, è preoccupante, lo ammetto, ma è questa la situazione.

Non lasciatevi quindi prendere da tutte queste illusioni, ma non permettete neanche che vi assalga lo scoraggiamento.
Questa battaglia è lunga, è vero, ma noi non possiamo cambiarla.
Il diavolo resta il diavolo e noi non andiamo a fare la pace col diavolo.
Questo durerà tutto il tempo che Dio lo permetterà, ma noi abbiamo tutto ciò che ci serve per questa battaglia, noi abbiamo la grazia, il sostegno di Dio.
Noi dobbiamo solo continuare questa battaglia, senza scoraggiamento, con serenità. È davvero evidente che noi siamo benedetti da Dio. Eredi dello spirito cristiano, la Messa tradizionale che noi celebriamo nutre questo spirito che è in noi, la spirito di Cristo, quello dei discepoli di Cristo, che ci insegna che dobbiamo rimanere lontani dal mondo, utilizzare moderatamente i beni terreni che non sono quello che vi è di più importante. Il più importante è Dio, il Cielo, è il nostro destino eterno.

Miei carissimi Fratelli, se vi ho chiamati a questa Crociata del Rosario è proprio per aiutarvi a rimanere fuori da queste trappole, da queste illusioni e da questo scoraggiamento. In questa preghiera, con questa catena di rose che ci unisce alla Santissima Vergine Maria noi siamo certi di essere sotto la sua protezione e di combattere quaggiù la buona battaglia. Ella ci guiderà, siatene certi. La Buona Madre non abbandona i suoi figli, ma siate generosi, molto generosi in queste preghiere.
Noi non ci aspettiamo dei buoni frutti per la Chiesa ottenuti con dei semplici accomodamenti umani, noi speriamo di ottenerli con i mezzi soprannaturali e proprio la preghiera è il mezzo più potente che possediamo.
Vi invito dunque a recitare il Rosario, a recitarlo bene, non è importante la quantità, ma la qualità: il modo di pregare. Perché la Santissima Vergine ha consegnato il Rosario a San Domenico? Qual era il suo scopo? Era quello di unire i fedeli a Dio nella contemplazione, tramite la meditazione dei diversi avvenimenti della vita di Nostro Signore e della Santissima Vergine Maria. Questo è lo scopo del Rosario. Non si tratta solo di recitare quindici dozzine o molti rosari, questa è solo la melodia, la musica di fondo che ci aiuta nella meditazione dei misteri che ci uniscono a Nostro Signore Gesù Cristo e alla Santissima Vergine Maria. Dunque preghiamo bene! Il Rosario ben meditato – possiamo starne certi – è un mezzo potentissimo.
Suor Lucia di Fatima ha osato dire che la Santissima Vergine Maria ha dato un’efficacia speciale a questa preghiera, così che il Rosario diventasse la soluzione per tutti i problemi, per tutte le difficoltà.

Proseguendo questa cerimonia, miei carissimi Fratelli, rimettiamoci sotto la protezione della Santissima Vergine Maria, sotto la protezione dello Spirito Santo, chiedendogli di infiammare questo mondo, di depositare il fuoco della carità sempre più nel cuore di questi nuovi sacerdoti e diaconi. Che essi comunichino a loro volta questo fuoco al mondo, il fuoco invincibile della carità, l’amore di Dio e del prossimo per amore di Dio.

Così sia.

3 commenti:

  1. "Il diavolo resta il diavolo e noi non andiamo a fare pace col diavolo" Mons Fellay

    "... con tutti la Chiesa vuole essere in pace non in guerra perché tutti gli uomini sono creati dallo stesso Dio e sono chiamati alla stessa eterna felicità... [nelle religioni ci sono] tanti punti di incontro e punti di partenza per un dialogo". padre Carlo Buyer

    La differenza è chiara. Il primo s'identifica in un quadro ancora tradizionale, il secondo commenta a caldo alcune impressioni del Vaticano II. Qui, infatti, siamo nel 1965.

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  2. Un seminario cattolico dell'italia del nord, nel 1965, conobbe per la prima volta una crisi enorme. Il seminario contava più di 300 seminaristi. Nel 1965 il rettore fu costretto a mandare a casa due classi di quel seminario, quindi una cinquantina di seminaristi, che non volevano più soggiacere alla disciplina tradizionale.
    Per molto tempo ho pensato che questo fosse una specie di "anticipo" del vento di constestazione del 1968. In realtà con la contestazione sessantottina non aveva nulla a che vedere. Se si osserva l'atmosfera che usciva dall'assise conciliare proprio in quell'anno (1965) ci si rende conto della contestazione di quei giovani, probabilmente molto recettivi e determinati.
    Negli immediati anni successivi, il seminario si trovò ad avere sempre meno seminaristi fino a giungere, attorno agli anni '70, ad averne solo una decina. Allora il seminario conobbe l'esperienza dell'autogestione. Negli anni '80 il seminario aveva, in pratica, un'atmosfera protestante. I "migliori" erano i seminaristi neocatecumenali. Attualmente è come allora.

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  3. A me sembra una conferma della posizione ferrea in difesa della vera fede e la convinzione della buona battaglia, come in ogni cosa si perderanno i pezzi, qualcuno cederà, ma chi persevera avrà la vittoria finale.
    Sono contento del commento dell'art. 19 perchè ha espresso ciò che ho scritto nell'articolo il "ragionevole dubbio"
    CVCRCI

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