Lettera di Giuda: I falsi dottori. Il castigo che li minaccia
Le loro bestemmie. La loro perversità
Ma c’è un’altra cosa: ciò che viviamo in questi giorni e di cui dobbiamo essere testimoni, proprio mandati da questo luogo dove Gesù disse ai suoi Apostoli: “Di questo voi siete testimoni”. Di che cosa siamo testimoni, di cosa siamo chiamati ad essere testimoni nell’Europa di oggi? Di ciò che i discepoli hanno vissuto lungo la via, quando sono tornati – il termine greco è anastrophé, la conversione; si sono convertiti a Emmaus e sono tornati a Gerusalemme, hanno riconosciuto Gesù allo spezzare del pane. Cosa è accaduto lungo la via? Io direi, con una esegesi non allegorica: cosa è accaduto nel cammino? Vorrei dirvi una cosa che mi è venuta nel cuore. Penso che sia una parola dello Spirito Santo, che devo dire: qual è la colpa dell’Europa? La colpa dell’Europa, la colpa principale è il no alla vita. Ho detto l’altro giorno alla TV austriaca, alla domanda di un giornalista, ho detto: “L’Europa ha detto tre volte no al suo proprio futuro”, la prima volta nel ’68 - celebriamo adesso i 40 anni –, nel rifiuto dell’Humanae Vitae. La seconda volta nel ’75 quando le leggi dell’aborto hanno inondato l’Europa. E la terza volta…, proprio ieri ho ricevuto la notizia dall’Austria che il governo si è messo d’accordo per il matrimonio degli omosessuali, anche in Austria: il terzo no al futuro, alla vita. E questo – l’ho detto alla TV – non è una cosa in primo luogo morale; è una questione di fatti, di fatti: l’Europa sta morendo per aver detto no alla vita. Ho nel cuore di dire questo in questo è il luogo dove Gesù ci ha detto che riceviamo il perdono dei nostri peccati, perché penso che è un peccato anche di noi Vescovi, anche se nessuno di noi era Vescovo nel ’68. In Germania oggi 100 genitori hanno 64 figli e 44 nipoti: questo vuol dire che in una generazione la popolazione tedesca – senza l’immigrazione – diminuisce di metà. Abbiamo detto “no” all’Humanae Vitae. Non eravamo Vescovi, ma lo erano i nostri confratelli.
Non abbiamo avuto il coraggio di dire un “sì” chiaro all’Humanae Vitae. Ci sono delle eccezioni: l’allora Cardinale di Berlino (rivolto al Card. Meisner: “non tu, ma il tuo predecessore: tu l’hai poi detto nel ’68”), il Card. Bengsch. Aveva preparato un testo per la conferenza episcopale tedesca, che è stato un testo profetico. Questo testo è sparito e ne è uscito: “Die Königsteiner Erklärung”, che ha indebolito la Chiesa Cattolica in Germania, a dire “sì” alla vita. C’è stata un’altra eccezione, a Cracovia: un gruppo di teologi nel 1966, sotto la guida dell’Arcivescovo Cardinale di Cracovia, il tanto amato Papa Giovanni Paolo II, ha scritto un “memorandum” – ho il testo di questo “memorandum” in francese e tedesco a casa – e ha mandato questo testo a Paolo VI. Io penso che questa testimonianza di un Vescovo della Chiesa martire, della Chiesa del silenzio, ha pesato più di tutte le “expertise” (perizie) che il Papa Paolo VI aveva fatto fare sulla questione, e che gli ha fatto prendere questa decisione coraggiosa per la quale è poi rimasto in una terribile solitudine. Questo testo di Cracovia – ne sono convinto spiritualmente, non ho prova storica, ma ne sono convinto spiritualmente – ha dato il coraggio, ha aiutato a dar coraggio a Paolo VI per scrivere l’Humanae Vitae. Poi c’è stato un “pazzo” in Spagna, nelle baracche, con una “pazza”, che hanno avuto il coraggio di dire “sì” alla vita, “sì” all’Humanae Vitae, contro corrente e quanto potente era questa corrente! Mi ricordo la pubblicazione dello Spiegel in Germania: in copertina il papa Paolo VI con la pillola in mano e con il no, ridicolizzato! Ma da questi pazzi, pazzi in Cristo, da questi pazzi in Cristo è uscita una realtà che è così innegabile come la realtà del crollo demografico europeo: sono le famiglie del Cammino, sono le famiglie del Cammino che ci danno in questa Europa la testimonianza che Paolo VI aveva ragione, che la vita è il grande dono di Dio e il “sì” alla vita è una condizione per una vita felice, è una condizione di un’Europa vivente. Ma noi Vescovi, chiusi dietro le porte per l’angoscia, per l’angoscia non degli ebrei, ma della stampa, della stampa, e anche dell’incomprensione dei nostri fedeli, non abbiamo avuto il coraggio! In Austria abbiamo avuto il “Die Mariatroster Erklärung” – come in Germania il “Die Königsteiner Erklärung”. E questo ha indebolito il senso della vita nel popolo di Dio, questo ha scoraggiato di aprirsi alla vita. Quando è venuta l’onda dell’aborto la Chiesa era indebolita perché non aveva imparato questo coraggio di resistenza che abbiamo visto a Cracovia, che Papa Giovanni Paolo II ci ha mostrato durante tutto il suo pontificato, questo coraggio di dire “sì” a Dio, a Gesù, anche al prezzo di essere disprezzato. Noi
eravamo dietro alle porte chiuse, per la paura. Penso che anche se noi non eravamo Vescovi a quell’epoca, dobbiamo pentirci di questo peccato dell’Episcopato europeo che non ha avuto il coraggio di sostenere con forza Paolo VI, perché oggi portiamo tutti nelle nostre chiese, nelle nostre diocesi, il peso delle conseguenze di questo peccato. (Applausi).
“Fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza”, dice Pietro agli ebrei, ai suoi fratelli, “avete agito per ignoranza”. Se avessimo saputo le conseguenze di questo “no” alla vita, mai avremmo detto un “no” all’Humanae Vitae, avremmo avuto il coraggio di dire ai nostri fedeli:
“Abbiate fiducia, credete alla vita”, ma non abbiamo avuto il coraggio. “Io so che voi avete agito per ignoranza, come i vostri capi”. Noi Vescovi. “Dio però ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti”: questa sofferenza della quale noi siamo corresponsabili, le sofferenze del “no” alla vita. Sappiamo tutti dalla confessione quanto dolore c’è quando si confessa il peccato dell’aborto, e poi la tristezza di una vita fatta di “no” alla vita. Siamo corresponsabili di questa tristezza dell’Europa. “Pentitevi dunque e cambiate vita”, dice Pietro agli ebrei, non a noi Vescovi. Dice agli ebrei:
“Convertitevi e cambiate vita perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi
della consolazione da parte del Signore”.
E finisco, con una realtà che conosciamo in tutte le nostre diocesi, dove c’è il Cammino: non è sempre bene accolto, ci sono tensioni, si dice che divide le parrocchie. Io non sono tanto coraggioso per sostenere sempre i deboli, i perseguitati, ma una cosa posso dire: un corpo ha delle tensioni, solo un corpo morto non ha tensioni. E queste tensioni fanno anche parte della conversione necessaria. Questo non scusa gli sbagli umani che accadono, certo, ma queste tensioni, quando il Vangelo è proclamato per la conversione, crea tensioni, inevitabilmente! E noi, vescovi, dobbiamo chiederci che se ci sono tensioni sono forse salutari! Perché svegliano, Perché ci permettono di domandarci: Cosa vuole Dio da noi? In questo santo luogo vorrei chiedere che il Signore entri, anche a porte chiuse, e ci dia il coraggio, anche se negli ultimi 40 anni abbiano mancato di coraggio per dire “sì” alla vita. L’abbiamo detto, ma dobbiamo dirlo con questa forza. Che ci perdoni le mancanze di coraggio e ci dia la forza che ha dato agli Apostoli quando li ha inviati da questo luogo.
Grazie per la vostra pazienza fratelli.
DICE KIKO ARGUELLO: "BISOGNA SAPER ODIARE"
“Questa parola dice: ‘SE QUALCUNO VIENE DIETRO DI ME E NON ODIA SUO PADRE, SUA MADRE, SUA MOGLIE, SUO MARITO, I SUOI FRATELLI, I SUOI FIGLI, NON PUO’ ESSERE MIO DISCEPOLO’. Con questa parola corriamo il pericolo di dire: io non la comprendo. Che Dio è questo che è buono e parla di odiare? Sapete che alcuni traduttori hanno cambiato odiare per posporre, amare di meno, ma una esegesi più approfondita ha detto che la parola è odiare, che altre traduzioni non sono esatte. Questa è la traduzione della Bibbia di Gerusalemme… Io vi invito, fratelli, perché questa Parola cada su di voi, vergine, pura, come esce dalla bocca di Dio, senza ritagliarla, senza farla passare per il tubo della nostra ragione” (1°SCR, pp. 73-74).
“Come si deve interpretare? Bene, fratelli, così com’è. SE NON ODIA. Ma come si può, se Dio è amore? Noi lo diciamo sentimentalmente. Bene, chi ha orecchi per intendere, intenda. Non lo capisci tu?... Gesù dice che chi non odia suo padre, sua madre non può venire a me... Non lo capisci. Ed io non te lo spiego. Ma la Parola dice: ODIARE. Lo puoi capire benissimo. Ma chi non sta ascoltando Dio con cuore retto significa che Dio non glielo ha permesso o che lui non vuole perché ascolta il demonio. Dice: Vedi che qui si dicono pazzie. Puoi dirlo! Vai a denunciarci ai Vescovi; qui si dicono pazzie, qui si dice odiare, non amare. Chi lo vuole interpretare male lo faccia. Noi diciamo solo quello che dice il Vangelo. Gesù Cristo quando sta predicando arriva la madre con i fratelli… Gesù Cristo neanche scende a vederli e dice: ‘Chi è che mi sta aspettando lì sotto?’ Tua madre e tutti i tuoi fratelli! ‘Mia madre? Io nemmeno la conosco. Ecco mia madre (rivolgendosi a coloro che ascoltavano). Miei fratelli, ecco i miei fratelli’. Supponete che la madre stia ascoltando, che dolore! Direbbe una signora tutta sentimentale, ha sconfessato la Vergine Maria! Che figlio snaturato!
“Ma questo dice il Vangelo o no? E i parenti pensavano che era fuori di senno, pazzo; un tipo che abbandona la madre vedova, poveraccia, un fannullone che abbandona la madre!” (2°SCR, p. 78).
“Nemici dell’uomo saranno quelli che stanno nella famiglia, dice Dio e questa Parola si deve adempiere. Ditemi un po’, Gesù Cristo in quel momento ha odiato sì o no sua madre? Lo volevano allontanare dalla missione del suo Padre. E… che ha detto a Pietro? Pietro che era il suo migliore amico? ‘Vattene Satana’, lo ha insultato.
“Ritorniamo alla parola odiare. Dico che questo è autentico. Noi abbiamo visto che tanta gente non ha continuato nel cammino perché non ha odiato la moglie. Bisogna imparare a odiare quando gli altri sono un ostacolo, sono la nostra rovina. Ma questo non lo dice Gesù Cristo, lo dice già l’Antico Testamento, il Deuteronomio, cose tremende. La Parola dice: Sì, tua moglie ti vuole insegnare gli idoli, la ucciderai. Anche oggi se una famiglia ha un figlio che si sposa con un pagano dice che per te sarà come un gentile, un pubblicano. E tu non parlerai mai con lui. Per te sarà come una persona morta” (2°SCR, p. 79).
“Ma tutte queste cose, cosa sono, ‘odiare’? Ma no, bisogna interpretare! Mi diceva un uomo di Azione Cattolica quando io parlavo di Abramo: ma questo fatto che Dio dice ad Abramo di uccidere il figlio, non è così, bisogna interpretarlo; come potete pensare che Dio sia un assassino, bisogna interpretarlo. Voi esagerate, così per la non resistenza al male, cosa significa? Che se chiedono la giacca, io debbo dare anche i pantaloni? Ma guarda un po'! Quello va interpretato. Se quanto dice questo uomo fosse vero, io apostaterei immediatamente il cristianesimo, me ne andrei via, perché quello che mi ha convertito è un Gesù Cristo che io ho trovato dentro di me, che è stato rispecchiato qui, in questa parola, non come una cosa da preti, un po' melensa” (SH, p. 45).
Ma che bravo il card. Schoenborn, ma che commovente! Ho avuto la pazienza di leggere l'omelia melensa che in fin dei conti denuncia la vigliaccheria vescovile (tuttora presente)di fronte al potere politico (ora e' di fronte al potere del soldo della setta,ma non se ne avvede..)ed elogia il "cammino".Un quadro esemplare, da tenere presente.
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