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giovedì 9 dicembre 2010

Non praeteribit generatio haec...

Note ad un messaggio di don Giorgio De Capitani contro il blog Messainlatino


La congerie di affermazioni offensive, irriguardose, sacrileghe e al limite dell'eresia di questo ecclesiastico così pavido da non aver nemmeno il coraggio di indossare l'abito clericale (o forse così lontano dalla Chiesa Cattolica da non volerne rivestire la sacra veste) non aggiunge nemmeno uno iota agli insulti, alle contumelie ed ai farneticamenti che tutti i nemici di Dio vomitano contro la Sua Sposa fin dai primi secoli. 

Anzi, ci pare di poter affermare serenamente che in materia di eresie questo don Giorgio muove ancora incerti passi, ben lungi dal raggiungere le vette in cui si sono cimentati con maggior successo Lutero ed altri grandi ribelli. La cifra di questo sacerdote indocile è ben altra: la mediocrità. Una mediocrità che traspare dallo sguardo e dall'abito, ma che si rivela in tutta la sua desolante e sconsolante tristezza nei suoi scritti. 


Non c'è slancio, non c'è stile - cosa che non mancava al frate agostiniano - e nulla di nuovo. Nulla. L'abate De Capitani è ancora fissato con il Conciliabolo di Roma, che continua a chiamare il Concilio per antonomasia, distinguendolo giustamente dai veri Concili Ecumenici della Chiesa Cattolica. Probabilmente anche Scipione de' Ricci, Pietro Tamburini e gli altri eretici usarono simili espressioni per il Conciliabolo di Pistoia, anch'essi riproponendo la brodaglia riscaldata protestante e luterana senza saper inventare nulla di nuovo.


Eppure sono secoli e secoli che si contraddicono tutti i dogmi cattolici, e bisogna riconoscere che in questa gara a chi la spara più grossa si sono distinti personaggi del calibro di Pelagio, Calvino o Loisy, che hanno saputo se non altro creare non pochi grattacapi a Santa Madre Chiesa. Non sembra quindi peregrino aspettarsi che anche oggi vi sia qualche grande figura dell'eresia, qualche vero eresiarca. Macché: questi poveracci fanno pena non solo come cattolici, ma anche come eretici. E' a loro che allude don Giorgio, quando parla dei sacerdoti che celebravano da soli la Messa tridentina e che biascicavano il latino: ignoranti prima, ignoranti dopo. Ora essi biascicano i documenti conciliari, si riempion la bocca di formule magiche, di ecumenismo, di farsi altro, di spezzare la parola e il pane, voltando le spalle al popolo che li ignora. 

Mediocri. Irreparabilmente mediocri. Non meritano nemmeno la nostra indignatio, perché non hanno la statura morale, dottrinale ed intellettuale per reggere il confronto. Sono ancora fissati con il profetico Vaticano II, con argomentazioni contro la Chiesa preconciliare tanto stantìe quanto inefficaci, anch'essere riciclate. Roba di seconda e di terza mano, partorita da eretici veri, diffusa da eretici gregari, ripresa da altri eretici all'epoca del Modernismo e finalmente servita ai Padri Conciliari, come certa pastina in brodo che si gonfia a dismisura se la si riscalda per un commensale in ritardo. Così mediocre da non suscitare nemmeno i conati: è solo una brodaglia insipida e rancida.

Si potrebbe esser tentati di spiegare a questo chierico in borghese in cosa sbaglia, e quant'è evidente la bellezza della Verità cattolica. Ma sarebbe una perdita di tempo: personaggi del genere non cercano la Verità, e si rifugiano nei pamphlet di qualche loro collega ancor più stolido ed ignorante, che ha passato gli anni del Seminario a fotocopiare la Gaudium et Spes, gli articoli di Karl Rahner o le dispense di qualche gesuita di un Ateneo Pontificio, e che una volta prete ha nuovamente fotocopiato quei maldestri appunti per propinarli ai chierici e ai laici del locale Istituto di Scienze Religiose. 

Che tristezza! Che mancanza di nerbo! Che desolante congerie di banalità. Non scandalizzano più nessuno, non sono credibili nemmeno come emuli di Melantone. Hanno il loro feticcio, quel coso informe che striracchiano a destra e a sinistra come un logoro cencio con cui coprire la propria ignoranza, e che insistono a chiamare Concilio. Ricordano certi figuri che vagano nei sobborghi delle metropoli, in cura ai servizi sociali, dai quali ricevono la quotidiana dose di metadone in alternativa alla droga. Non hanno né la  malvagità di votarsi alla distruzione assumendo stupefacenti, né la forza di rinunziare ad essi e vivere in modo sano: vegetano come tossicodipendenti senza esserlo del fino in fondo. Ancora mediocri. Sempre mediocri. Ignavi, come li chiama la Scrittura: lo Spirito Santo li vomiterà dalla Sua bocca. Bruciano incenso agl'idoli, ma lo fanno in una chiesa cattolica; baciano il Corano, ma con la croce pettorale al collo e davanti alle telecamere; scambiano turpi effusioni con la Sinagoga, ma senza aver il coraggio di toglier la veste talare e mettere i filatteri; comunicano all'altare dei carnefici di San Tommaso Becket, ma senza separarsi da Roma; tengono la falda agli adoratori della folgore, ma nemmeno a quella piegano il ginocchio. Mediocri. In tutto mediocri e ipocriti. Evidentemente questa tanto odiata Chiesa cattolica rimane pur sempre l'unica istituzione che dà loro una qualche autorità, non foss'altro perché li ammanta della rispettabilità di propri Ministri.

Ed hanno pure la sfrontatezza di rimproverare la Chiesa di essere ingessata, quando i più retrivi, i più conservatori, i più nostalgici sono loro, con le loro vacue omelie, le melense melodie, i penosi e deserti riti. Ancora attaccati al culto di Paolo VI, all'idolo del Concilio, al talismano della actuosa participatio o della nobilis pulchritudo. Questa sì che è superstizione! Dinanzi a questo sillabo di banalità e di errori di terza mano facciamo nostro il commento dell'abate De Capitani: che palle! Che palle con questa storia del Concilio, del preconcilio e del postconcilio! Non se ne può più!

Fortunatamente, la triste generazione dei progressisti si avvicina al sacello, e con essi l'indigesto intruglio che non cessano di rifilare ad altri, forse essendone nauseati loro per primi. 

Ha proprio ragione don Giorgio: Dio ha le sue “strane” maniere per fregare chi non gli è fedele. Niente pioggia di zolfo su costoro: basta l'oblio. E la ridicola mediocrità di cui non si vergognano a dar prova.

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