di Arai Daniele
La gran confusione e il degrado internazionale dell’ora presente sono legati all’egemonia mondiale del pragmatismo in questioni di princìpi, il ché non corrisponde – per non dire inverte – ogni modello di civiltà ordinata al vero = bene = ordine.
Perciò tale «pragmatismo» in tutti i campi, perfino in quello religioso, non è in grado di suscitare vera pace, che è la tranquillità dell’ordine.
Sempre per non dire che il pragmatismo, arrivato all’oscenità dell’ operazione ecumenistica, è causa dei conflitti insolubili.
Per capire le lacune fondamentali di tale modello, si deve risalire alle sue origini legate alla Rivoluzione per antonomasia, che fu la prova tecnica generale su scala mondiale per formare il «popolo dell’Anticristo»; la «massa dannata» di agostiniana memoria.
Quale il rapporto del sesso con l’ordine sociale nella vita dei popoli?
Ora, delle funzioni della persona umana, solo una ha carattere sociale: il sesso per la riproduzione della specie! (Le altre riguardano ogni individuo). Se in essa s’introduce il diritto o il permesso del peccato, il gioco è fatto: prima o poi, tutta la società sarà in mano al potere del Nemico, che diffonderà il falso principio del diritto e della libertà del piacere nel mondo. Lo mette in pratica il Vaticano II, a suo servizio, colpendo la Religione e pure il «principio del sesso», cattolicamente ordinato dal Sacramento del Matrimonio tra uomo e donna.
Questo Principio – su una presunta doppia finalità del Matrimonio – fu delittuosa ma ufficialmente dichiarato e applicato nella Chiesa conciliare col «nuovo Codice» canonico.
Può allora sembrare strano che tale Principio sia stato ancora difeso nella «Humanae vitae» di Paolo VI, quando le «autorità conciliari» erano più intimorite dal mancato plauso del mondo che dall’offesa contro le realtà spirituali e la logica. Qui viene il rebus: non fu tanto difeso da Montini, ma sorprendentemente dal cardinale Wojtyla.
Un po’ di storia dell’Humanae vitae

La «Humanae vitae» – riguardo allo studio e all’istruzione per la regolamentazione delle nascite (denominata poi educazione sessuale, pianificazione familiare, paternità responsabile ecc.), intendeva fare riserva sull’illiceità morale della «pillola». Ma, al contrario, non rappresentò più, da quegli anni, ostacolo allo stravolgimento radicale del comportamento morale riguardo al sesso e al concetto cattolico di matrimonio, per cui la Chiesa riprova tutti i comportamenti che traggono argomento dal valore proprio della sessualità, o dalla sua relazione ai soli valori della persona.
Si trattava delle teorie che non rispettavano la subordinazione degli altri fini del Matrimonio al suo fine principale.
È chiaro che la difesa di un principio, che è Magistero divino, va fatto per questa sua «ragione originale» e non per ragioni di dominio o auto-dominio umano, come voleva Karol Wojtyla, affetto proprio dal filosofismo personalista.
“Per trattare il problema del controllo delle nascite e della pillola, Giovanni XXIII creò una commissione nel 1963. Paolo VI ne incrementò il lavoro, ma rimosse dal Vaticano II ogni discussione sul controllo della natalità… avocava a sé la questione.
Ora, ammettere che una questione dev’essere riconsiderata è ammettere che può essere cambiata, [...] ma nella commissione i ‘curiali’ resistevano, anche se erano pochi. Il card. Heenan, che ne era membro, già preparava i suoi collaboratori a drammatici cambiamenti in materia di controllo delle nascite [lo stesso facevano diversi prelati americani e canadesi]. Intanto, il card. Ottaviani mobilitava a Roma una campagna contro le decisioni della commissione… fino ad appellarsi alla coscienza di Paolo VI – perché non cambiasse le leggi di Gesù Cristo -” (The Making of the Popes, A. M. Greeley, Futura publish., Londra, 1979, p. 45).
Infatti, “Paolo VI era favorevole alla pillola e cambiò parere in materia di contraccezione dicendo: ‘ciò non è dogmatico, ma praticamente irriformabile” (card. Alfons Stickler, The Latin Mass, Summer ‘95).
Dopo tanta incertezza, e dopo il massiccio contributo del card. Wojtyla nel 60% dei suoi concetti (cf. ‘João Paulo II’, Tad Szulc, Ed. Notícias, Lisboa, 1995, p. 258), finalmente nel 25.7.68, veniva pubblicata l’amletica Humanae vitae.
In quella fase dell’implementazione del Vaticano II, però, la battaglia morale era già persa. Mancava solo completare l’accordo modernista dei «bisogni del mondo», che ora è completato da Ratzinger in modo s......o.
Infatti, ci sarebbe da domandare come mai un presunto papa sente la necessità di fate tale sparate anticattoliche attraverso interviste giornalistiche. Come mai una questione così spinosa è esposta e diffusa ai quattro venti in questo modo che, più mondano non si può?
La sola risposta è che fu per mascherare quel cosiddetto «magistero conciliare». Sì, perché in tal modo, la moltitudine di cattolici che per ignoranza invincibile davanti al Papato trovano ogni scusa per giustificare la «luminosa saggezza» papale, sono neutralizzati; ripeteranno ancora: ciò non riguarda il «Magistero infallibile»!
Ma, se fosse vivo, Alfons Stickler potrebbe ancora assicurare che la scelta giornalistica fu opera dello Spirito Santo, per non intaccare il «magistero autentico» di Benedetto XVI?
Rimane che in questo caso è stato chiaramente infranto quel Magistero divino legato alla natura dell’uomo fatto di un corpo in funzione della sua anima spirituale. Essa vivrà per sempre, sia per riconoscerLo nel terrore di quel luogo chiamato Inferno, sia per lodarLo nel mirabile Ordine in cui voleva l’uomo. Ora questo Comandamento sempre insegnato dai Santi e dai veri Papi, che hanno autorità proprio per confermare ogni suo «iota», sembra non fare più parte del Magistero del Signore, per chi s’ingegna tra la mentalità hegeliana e quella pragmatista. Che Dio ci scampi e liberi di tali falsi pastori!