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lunedì 13 giugno 2011

Il modernista Paolo VI ha detto: "Il nuovo Ordo è stato promulgato perché si sostituisse all’antico, dopo matura deliberazione, in seguito alle istanze del Concilio Vaticano II"..

La vera Santa Messa Cattolica, Vetus Ordo, l'Unica ed irripetibile...


S. Pio V Bolla "QUO PRIMUM TEMPORE" Pius Episcopus servus servorum dei ad perpetuam dei memoria

     I. Fin dal tempo della Nostra elevazione al sommo vertice dell'apostolato, abbiamo rivolto l'animo, i pensieri e tutte le Nostre forze alle cose riguardanti il culto della Chiesa, per conservarlo puro, e, a tal fine, ci siamo adoperati con tutto lo zelo possibile a preparare e, con l'aiuto di Dio, mandare ad effetto i provvedimenti opportuni. E poiché, tra gli altri decreti del sacro Concilio di Trento, ci incombeva di eseguire quelli di curare l'edizione emendata dei Libri Santi, del Messale, del Breviario e del Catechismo avendo già, con l'approvazione divina, pubblicato il Catechismo, destinato all'istruzione del popolo, e corretto il Breviario, perché siano rese a Dio le lodi dovuteGli, ormai era assolutamente necessario che pensassimo quanto prima a ciò che restava ancora da fare in questa materia, cioè, pubblicare il Messale, e in tal modo che rispondesse al Breviario: cosa opportuna e conveniente, poiché nella Chiesa di Dio uno solo è il modo di salmodiare, così sommamente conviene che uno solo sia il rito di celebrare la Messa.
     II. Per la qual cosa, abbiamo giudicato di dover affidare questa difficile incombenza a uomini di eletta dottrina. E questi, infatti, dopo aver diligentemente collazionato tutti i codici raccomandabili per la loro castigatezza e integrità — quelli vetusti della Nostra Biblioteca Vaticana e altri ricercati da ogni luogo — e avendo inoltre consultato gli scritti di antichi e provati autori, che ci hanno lasciato memorie sul sacro ordinamento dei medesimi riti, hanno infine restituito il Messale stesso nella sua antica forma secondo la norma e il rito dei Santi Padri.
     III. Pertanto, dopo matura considerazione, abbiamo ordinato che questo Messale, già così riveduto e corretto, venisse quanto prima stampato in Roma, e, stampato che fosse, pubblicato, affinché da una tale intrapresa e da un tale lavoro tutti ne ricavino frutto: naturalmente, perché i sacerdoti comprendano di quali preghiere, di qui innanzi, dovranno servirsi nella celebrazione della Messa, quali riti e cerimonie osservare, perciò affinché tutti e dovunque adottino e osservino le tradizioni della santa Chiesa Romana, Madre e Maestra delle altre Chiese, ordiniamo che nelle chiese di tutte le Provincie dell'Orbe cristiano: nelle Patriarcali, Cattedrali, Collegiate e Parrocchiali del clero secolare, come in quelle dei Regolari di qualsiasi Ordine e Monastero, maschile e femminile, nonché in quelle degli Ordini militari, nelle private o cappelle, dove a norma di diritto e per consuetudine si celebra secondo il rito della Chiesa Romana, in avvenire e senza limiti di tempo, la Messa, sia quella conventuale cantata presente il coro, sia quella semplicemente letta a bassa voce, non potrà essere cantata o recitata in altro modo da quello prescritto dall'ordinamento del Messale Noi pubblicato e ciò anche se le summenzionate chiese, comunque esenti, usufruissero di uno speciale indulto della Sede Apostolica, di una legittima consuetudine, di un privilegio fondato su dichiarazione giurata e confermato dall'Autorità apostolica, e di qualsivoglia altra facoltà.
     IV. Non intendiamo tuttavia in alcun modo, privare del loro ordinamento quelle tra le summenzionate Chiese che, o dal tempo della loro istituzione, approvata dalla Sede Apostolica, o in forza di una consuetudine, possono dimostrare un proprio rito ininterrottamente osservato per oltre duecento anni. Tuttavia, se anche queste Chiese preferissero far uso del Messale, che abbiamo ora pubblicato, Noi permettiamo che esse possano celebrare le Messe secondo il suo ordinamento alla sola condizione che si ottenga il consenso del Vescovo, o dell'Ordinario, e di tutto il Capitolo.
     V. Invece, mentre con la presente nostra Costituzione, da valere in perpetuo, priviamo (tutte le summenzionate Chiese dell'uso dei loro Messali. che ripudiamo in modo totale e assoluto. stabiliamo e comandiamo, sotto pena della nostra indignazione che a questo Nostro Messale, recentemente pubblicato nulla mai possa venire aggiunto, detratto, cambiato... Dunque, ordiniamo a tutti e singoli i Patriarchi e Amministratori delle suddette Chiese, e a tutti gli ecclesiastici, rivestiti di qualsiasi dignità, grado e preminenza, non escluso i Cardinali che Santa Romana Chiesa, facendone loro severo obbligo in virtù di santa obbedienza, che, in avvenire abbandonino del tutto e completamente rigettino tutti gli altri ordinamenti e riti, senza alcuna eccezione, contenuti negli altri Messali, per quanto antichi essi siano e finora soliti ad essere usati, e cantino e leggono la Messa secondo il rito, la forma e la norma, che noi abbiamo prescritto nel presente Messale; e, pertanto, non abbiano l'audacia di aggiungere altre cerimonie o recitare altre preghiere che quelle contenute in questo messale.
     VI. Anzi, in virtù dell'autorità Apostolica noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l'lndulto Perpetuo di poter seguire, in modo generale, in qualunque Chiesa, senza scrupolo alcuno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso Messale, di cui avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente, cosi che Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e tutti gli altri Sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i Regolari, a qualunque Ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare la Messa in maniera differente da quella che Noi abbiamo prescritta ne d'altra parte. possano venir costretti e spinti da alcuno a cambiare questo Messale.
     VII. Similmente, decretiamo e dichiariamo che le presenti Lettere in nessun tempo potranno venir revocate o diminuite, ma stabili sempre e valide dovranno persevera re nel loro vigore. E ciò non ostanti: precedenti costituzioni e decreti, tanto generali che particolari, pubblicati in Concili sia Provinciali che Sinodali; qualunque stauto e consuetudine in contrario, nonché l'uso delle predette Chiese, fosse pur sostenuto da prescrizione lunghissima e immemorabile, ma non superiore ai duecento anni.
     VIII. Inoltre, vogliamo, e con la medesima Autorità, decretiamo che, avvenuta la promulgazione della presente Costituzione, e seguita l'edizione di questo Messale, tutti siano tenuti a conformarvisi nella celebrazione della Messa cantata e letta: i Sacerdoti della Curia Romana, dopo un mese; quelli che sono di qua dai monti, dopo tre mesi quelli che sono di la dei monti, dopo sei mesi, o appena sarà loro proposto in vendita.
     IX. Affinché poi questo Messale sia ovunque in tutta la terra preservato incorrotto e intatto da mende ed errori, ingiungiamo a tutti gli stampatori di non osare o presumere di stamparlo, metterlo in vendita o riceverlo in deposito, senza la Nostra autorizzazione o la speciale licenza del Commissario Apostolico, che Noi nomineremo espressamente nei diversi luoghi a questo scopo: ciò, se prima detto Commissario non avrà fatto all'editore piena fede che l'esemplare, che deve servire di norma per imprimere gli altri, e stato collazionato con il Messale stampato in Roma secondo la grande edizione, e che gli e conforme ed in nulla ne discorda; sotto pena, in caso contrario, della perdita dei libri e dell'ammenda di duecento ducati d'oro da devolversi ipso facto alla Camera Apostolica, per gli editori che sono nel Nostro territorio e in quello direttamente o indirettamente soggetto a Santa Romana Chiesa: della scomunica latae sententiae e di altre pene a Nostro arbitrio, per quelli che risiedono in qualsiasi altra parte della terra.
     X. Data però la difficoltà di trasmettere le presenti Lettere nei vari luoghi dell'orbe cristiano, e di portarle alla conoscenza di tutti il più presto possibile. Noi prescriviamo che esse vengano affisse e pubblicate come di consueto alle porte della Basilica del Principe degli Apostoli e della Cancelleria Apostolica, e in piazza di Campo dei Fiori, dichiarando che sia nel mondo intero accordata pari e indubitata fede agli esemplari delle medesime, anche stampati, purché sottoscritti per mano di pubblico notaio e muniti del sigillo di persona costituita in dignità ecclesiastica, come se queste Lettere fossero mostrate ed esibite.
     XI. Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto dichiarazione, volontari, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l'audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo.
     Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno quattordici di luglio, nell'anno mille cinquecento settanta, quinto del Nostro Pontificato.

Non illudetevi, signori. Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo della Chiesa gridano vendetta al cospetto di Dio, giusto Vendicatore...

«Requiem per un Concilio»...

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Il "messale" riformato dal modernista Angelo Giuseppe Roncalli (Giovanni XXIII) nel 1962...
1) Il Messale di San Pio X è stato promulgato da un santo Papa canonizzato che condannò il Modernismo e composto con la collaborazione di sacerdoti assolutamente ortodossi, in egual modo colti e pii. Il "messale roncalliano" è stato "promulgato" da un "papa", già sospetto di modernismo in gioventù, lo stesso "papa" che indisse il "Vaticano II" per "consacrare l'ecumenismo" e aprì le finestre della CHiesa ad un ingannevole "rinnovamento".
Fu composto sotto la direzione di Ferdinando Antonelli che poi sottoscrisse la "nuova messa" e di Annibale Bugnini, "il grande Architetto" della "nuova messa", notorio modernista e framassone.
 2) Il Messale di San Pio X è basato sui principi del Cattolicesimo in materia liturgica, seguiti sempre e in ogni circostanza dai Papi.
Questo Messale fu utilizzato, senza manomissioni, fino all'ascesa del cosiddetto "Movimento Liturgico" negli anni Cinquanta.
 Il "messale roncalliano" fu basato invece sui principi del "movimento liturgico", più volte condannati dai Papi: fu un mero lavoro di transizione e di compromesso per preparare l'avvento della Nuova Liturgia. Fu utilizzato solo quattro anni.
 3) Il Messale di San Pio X non innova nulla ma rimane strettamente legato alla Tradizione (per usare le parole di Benedetto XIV Lambertini). Il "messale roncalliano" è un "ponte che apre la strada ad un promettente futuro" (per usare le parole di Bugnini).
 4) Nel Messale di San Pio X le preghiere ai piedi dell'altare sono sempre recitate. Nel "messale roncalliano" sono omesse alla festa della Purificazione dopo la Processione, al Mercoledì delle ceneri dopo la distribuzione delle ceneri stesse, al Sabato Santo, alla domenica delle Palme dopo la Processione, ai quattro giorni delle Rogazioni dopo la Processioni e in certe altre Messe secondo le "nuove rubriche" del "pontificale romano".
 5) La Colletta
Nel Messale di San Pio X, nei giorni di minore rango liturgico, oltre alla colletta del giorno, vengono recitate le collette di NOstra Signora , di Nostra Signora e di Tutti i santi, contro i persecutori della Chiesa, per il Papa o per i fedeli defunti, etc etc...
 Nel "messale roncalliano" tutte le collette sono abolite.
 6) Le commemorazioni di una festa di un rango minore di un santo o di un domenica sono fatte in accordo con le rubriche nel Messale di San Pio X. Nel "messale roncalliano" invece le commemorazioni di una festa di rango minore (Santo o Domenica) sono abolite o minimizzate e in tal modo che in una domenica la maggior parte delle feste dei santi scompaiono.
 7) Nel Messale di San Pio X le letture sulle Quattro Tempora sono sempre recitate. Nel "messale roncalliano" l'intero blocco di queste letture diventa facoltativo.
 8) Nel Messale di San Pio X l'Epistola è sempre letta dal celebrante in una Messa Solenne, come stabilito da San Pio V. Nel "messale roncalliano" il celebrante siede a lato ed ascolta l'EPistola, come avviene anche nella "messa montiniana".
 9) Nel Messale di San Pio X la sequenza del "Dies irae" deve essere sempre cantata in una Messa da morto solenne. Nel "messale roncalliano" invece diventa totalmente opzionale.
 10) Il Vangelo è sempre letto dal celebrante in una Messa solenne, come specificamente stabilito da San Pio V. Nel "messale roncalliano" invece il celebrante può ascoltare il Vangelo, mentre un altro lo legge.
 11) Il Credo, nel messale di San Pio X, è recitato in moltissime feste, d'accordo con le rubriche. Il Credo, nel "messale roncalliano", è abolito in moltissime feste (Dottori della CHiesa, Santa Maria Maddalena, gli Angeli...).
 12) Il Canone, nel Messale di San Pio X, rimane invariato come dai tempi di San Gregorio Magno. Nel "messale roncalliano" viene inserito nel canone il nome di San Giuseppe, in modo tale da rendere il canone ulteriormente plasmabile e mutabile.
 13) Nel Messale di San Pio X COnfiteor, Misereatur e Indulgentiam devono sempre essere detti prima della Santa Comunione del Popolo. Nel "messale roncalliano" invece sono ABOLITI.
 14) Nel Messale di San Pio X il "benedicamus Domino" è detto al posto dell' "Ite Missa est" nelle domeniche e nelle settimane di Quaresima e Avvento, nelle Vigilie e nelle Messe votive. Nel "messale roncalliano" è ABOLITO, eccetto per quando c'è una processione dopo la Messa.
 15) L'Ultimo Vangelo nel Messale di San Pio X deve essere recitato alla fine della Messa: può essere l'inizio del Vangelo secondo San Giovanni o il proprio della festa occorrente. Nel "messale roncalliano" è ABOLITO l'ultimo Vangelo proprio della Festa, con una sola eccezione.
NON viene letto l'ultimo Vangelo: alla Terza Domenica di Natale, alla Domenica delle Palme, al Giovedì Santo, al Sabato Santo, a ogni Messa seguita da una Processione, a ogni Messa da requiem seguita da una assoluzione e in parecchi altri casi secondo le "rubriche" del nuovo "pontificale romano".
 16) Nel "messale roncalliano" sono "ABOLITE" le seguenti feste: Cattedra di San Pietro in Roma
Invenzione della Santa Croce
San Giovanni a Porta Latina
Apparizione di San MIchele
San Leone II Papa
San Anacleto I Papa
San Pietro in Vincoli
Invenzione di Santo Stefano
Commemorazione di San Vitale
Santa Filomena
 Nel "messale roncalliano" sono "trasformate" le seguenti Feste: la Festa di San Giuseppe Patrono della Chiesa Universale in San Giuseppe artigiano.

La Circoncisione di Nostro Signore nell'Ottava di Natale.

La Cattedra di San Pietro in Antiochia nella festa della Cattedra di San PIetro.

La Festa del Santo Rosario della Beata Vergine Maria è cambiata in Festa della Madonna del Rosario.
 Sono "degradate" le seguenti feste: San Giorgio
La Madonna del Carmine
Sant'Alessio
Santi Ciriaco, Largo e Smaragdo
Impressioni delle Stimmante di San Francesco
Santi Eustachio e compagni
Nostra Signora della Mercede
San Tommaso Becket
San Silvestro
Sette Dolori della Beata Vergine Maria
 17) Sono "ABOLITE" nel "messale roncalliano" le seguenti Ottave: Epifania (risalente al Settimo Secolo)
Corpus Domini (1294)
Ascensione (Ottavo Secolo)
Sacro Cuore (1928)
Immaculata Concezione (1693)
Assunzione (Nono secolo)
San Giovanni Battista (Ottavo Secolo)
Santi Pietro e Paolo (Settimo Secolo)
Tutti i Santi (ca. 1480)
Natività della Vergine (1245)
Santo Stefano (Ottavo Secolo)
San Giovanni Evangelista (Ottavo Secolo)
Santi Innocenti (Ottavo Secolo)
Dedicazione di una Chiesa (Ottavo Secolo)
 18) Sono "ABOLITE" nel "messale roncalliano" le seguenti Vigilie: Epifania
San Mattia Apostolo
San Giacomo Apostolo
San Bartolomeo apostolo
San Matteo apostolo
Tutti i Santi
Sant'Andrea apostolo
Immacolata concezione
San Tommaso apostolo
 19) Nel Messale di San Pio X i tre toni di voci del celebrante sono; udibile, segreto e udibile dai circostanti l'altare. Nel "messale roncalliano" questo terzo tono è "ABOLITO".
 20) nel Messale di San Pio X il celebrante, sia che si trovi al lato dell'Epistola che a quello del Vangelo, fa sempre la riverenza verso la Croce, quando nomina il Santo Nome. Nel "messale roncalliano" questa prescrizione è "ABOLITA".
 21) I riti della Settimana Santa sono riportati fedelmente nel Messale di San Pio X, secondo le prescrizioni di San Pio V. Nel "messale roncalliano" la "settimana santa" non è praticamente più la Settimana Santa del rito tridentino.
Infatti saranno necessarie poche modifiche per travasarla nel "messale montiniano".
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Il Messale protestante di di Paolo VI "Novus Ordo Missae"

...E ciò è tanto più grave, in particolare, quando si introduce la divisione, proprio là dove congvegavit nos in unum Christi amor, nella Liturgia e nel Sacrificio Eucaristico, rifiutando l’ossequio alle norme definite in campo liturgico. È nel nome della Tradizione che noi domandiamo a tutti i nostri figli, a tutte le comunità cattoliche, di celebrare, in dignità e fervore la Liturgia rinnovata. L’adozione del nuovo «Ordo Missae» non è lasciata certo all’arbitrio dei sacerdoti o dei fedeli: e l’Istruzione del 14 giugno 1971 ha previsto la celebrazione della Messa nell’antica forma, con l’autorizzazione dell’ordinario, solo per sacerdoti anziani o infermi, che offrono il Divin Sacrificio sine populo. Il nuovo Ordo è stato promulgato perché si sostituisse all’antico, dopo matura deliberazione, in seguito alle istanze del Concilio Vaticano II. Non diversamente il nostro santo Predecessore Pio V aveva reso obbligatorio il Messale riformato sotto la sua autorità, in seguito al Concilio Tridentino.
CONCISTORO SEGRETO DEL SANTO PADRE PAOLO VI PER LA NOMINA DI VENTI CARDINALI...

Breve esame critico del (Novus Ordo Missæ)

Presentato al Pontefice Paolo VI dai Cardinali Ottaviani e Bacci

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MESSALE DI PAOLO VI NOVUS ORDO MISSAE

Celebrazione eretica del cammino neocatecumenale, forma estrema e deviata del Novus Ordo Missae...
Per comprendere appieno, leggere cio' che dicono gli eretici fondatori della setta neocatecumenale sull'Eucarestia...
Catechesi sull'eucarestia


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IL LATINO, LINGUA SACRA DELLA CHIESA CATTOLICA

“Domenica 7 marzo, Paolo VI ha celebrato la Messa vespertina nella chiesa di Ognissanti, in italiano”. In quel giorno, prima domenica di Quaresima del 1965, per la prima volta, la Messa non era più celebrata in latino, ma in lingua volgare.
Commenta Mons. Bugnini, principale artefice della riforma liturgica: “Quel 7 marzo divenne una data storica della riforma liturgica ed una sua pietra miliare. Era un primo frutto tangibile del Concilio ancora in pieno svolgimento, l'inizio di un processo di accostamento della liturgia alle assemblee partecipanti, del suo cambiamento di aspetto, dopo secoli di intangibile uniformità” .
Fu solo, quattro anni dopo, il 30 novembre 1969, prima domenica d'Avvento, che fu introdotto un nuovo rito (Novus Ordo Missæ), “impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della santa Messa”  per i Cardinali Ottaviani e Bacci, “ammirazione delle altre chiese e comunità cristiane”, per Mons. Bugnini…

Molti pensano ingenuamente che il nuovo rito, quello di Paolo VI, sia semplicemente la traduzione in lingua volgare di quello precedente.
Si tratta in realtà di due testi quasi totalmente diversi: la Messa codificata da S. Pio V è il risultato dell'evoluzione e del continuo arricchimento del rito romano, dai tempi delle catacombe fino ad oggi; il rito di Paolo VI è stato invece creato a tavolino dai liturgisti del “Consilium ad exequendam constitutionem de Sacra Liturgia” in collaborazione con i rappresentanti delle “chiese” protestanti , nello spirito ecumenista del Vaticano II.
Alcuni movimenti di salvaguardia del latino e del canto gregoriano, pur perfettamente consci della diversità esistente tra rito tradizionale tradotto e rito moderno (modernista), si accontentarono di difendere l'uso della lingua latina nella liturgia, chiedendo ed ottenendo (raramente) delle Messe in latino, magari col nuovo rito.
Di fronte a questa attitudine, i veri fedeli della tradizione reagirono violentemente. Fu il povero Don Bellucco, ad esempio, che, pur essendo eccellente latinista, fece notare come si potesse bestemmiare anche in latino…

Della “Messa” di Paolo VI in latino non sappiamo cosa farcene


Per sottolineare vieppiù questo rifiuto e questa giusta reazione, alcuni utilizzano frasi paradossali, del genere: “preferisco la Messa di S. Pio V in bantù, che la nuova Messa in latino”. L'espressione fa il suo effetto, ma è un po' infelice; se poi si giunge a dire che non ha nessuna importanza il fatto che la Messa (e gli altri riti liturgici) siano celebrati in latino o in volgare, si va (inconsapevolmente?) contro la legge e l'insegnamento della Chiesa.
Ha dichiarato, infatti, Pio XII:

“Sarebbe tuttavia superfluo il ricordare ancora una volta che la Chiesa ha serie ragioni per conservare fermamente nel rito latino  l'obbligo per il sacerdote celebrante di usare la lingua latina, come pure di esigere, quando il canto gregoriano accompagna il Santo Sacrificio, che questo si eseguisca nella lingua della Chiesa” . "

Vediamo pertanto assieme quali sono le serie ragioni di cui parla Pio XII.

I. Necessità di una lingua sacra

Non esiste religione che non distingua ciò che è sacro da ciò che è profano. Ciò che è sacro è, per l'appunto, consacrato a Dio, riservato a Lui, e sottratto, di conseguenza, all'uso profano. Nel culto divino, specialmente, vi sono luoghi sacri (le chiese), riti sacri, oggetti sacri, paramenti sacri. La lingua non fa eccezione. Già “in seno al paganesimo, gli antichi romani avevano capito l'immobilità della preghiera pubblica. Quintiliano ci informa che i versetti cantati dai sacerdoti sàlii risalivano ad una così alta antichità che li si capiva con difficoltà, e tuttavia la maestà della religione non aveva permesso che fossero cambiati.
Abbiamo visto che gli ebrei, prima del cristianesimo, nelle loro assemblee religiose, leggevano la legge e le preghiere del culto in lingua ebraica, benché questa lingua non fosse più capita dal popolo. Non è forse rifiutare l'evidenza - conclude Dom Guéranger, abate di Solesmes - non riconoscere, in tutti questi fatti l'espressione di una legge di natura in accordo col genio della religione?” .
Le religioni pagane, come la Religione rivelata dell'antico testamento, si sono comportate come farà in seguito la Chiesa Cattolica: hanno utilizzato nella liturgia una lingua sacra, ritirata dall'uso profano, immutabile.
La storia delle chiese orientali (generalmente scismatiche) che hanno seguito piuttosto l'uso della lingua volgare nella liturgia, non smentisce la nostra affermazione ma, piuttosto, la conferma involontariamente.
Difatti, pur non adottando, come la Chiesa di rito latino, il principio della lingua sacra, le Chiese orientali hanno subìto il medesimo, universale fenomeno della sacralizzazione della lingua liturgica. La lingua copta, l'armena, l'etiopica, la slavonica “appena hanno sentito il contatto dei misteri dell'altare, sono diventate immobili ed imperiture”  per cui, anche le Chiese orientali “celebrano, al pari di noi, il servizio divino in una lingua che non è più capita dal popolo”. Al contatto dell'altare, queste lingue si sono “sacralizzate”.
Appare pertanto evidente che sopprimere l'uso di una lingua sacra dalla liturgia equivale a profanarla, andando in questo modo contro la natura e l'indole stessa della religione.

II. La provvidenza ha preparato per la Chiesa tre lingue sacre

Ma non tutte le lingue sono egualmente sacre.
Sempre Dom Guéranger, autorità indiscussa in campo liturgico, constata, al seguito dei Padri della Chiesa e dei mistici medioevali, l'esistenza di “lingue sacre e separate dalle altre da una scelta divina, per servire da intermediario tra il Cielo e la terra” .
Se è indubitabile il fatto che la Chiesa abbraccia ed accoglie tutti i popoli, è altrettanto certo che la Provvidenza ha voluto prima rivelarsi al solo popolo ebraico, per poi fissare la sede del vicario di Cristo nella città di Roma.
Il cristianesimo, per libera scelta di Dio, è erede della tradizione ebraica, greca e latina.
Così, pure, scriveva già nel IV secolo sant'Ilario di Poitiers “è principalmente in queste tre lingue (ebraica, greca e latina) che il mistero della volontà di Dio è manifestato; ed il ministero di Pilato fu di scrivere anticipatamente in queste tre lingue che il Signore Gesù Cristo è il Re dei Giudei” . Ebraico (siriaco), greco e latino sono le tre lingue dell'iscrizione della Croce; sono altresì le tre lingue della Sacra Scrittura; “sono state le sole di cui ci si sia serviti all'altare” nei primi quattro secoli  “il che dona loro una dignità liturgica particolarissima e conferma meravigliosamente il principio delle lingue sacre e non volgari nella liturgia”.

Che sia il latino pertanto una “lingua sacra” è cosa così indubitabile che persino Paolo VI, il giorno stesso in cui lo eliminava dalla liturgia, lo ha esplicitamente riconosciuto (17 marzo 1965) (1). Sapeva quindi, eliminando il Sacro, di fare un'opera di profanazione.

III. Il latino unisce alla Chiesa di Roma

“La lingua propria della Chiesa Romana è la latina” (S. Pio X, Tra le sollicitudini, 22/11/1903)
“Gesù Cristo scelse per sé e consacrò la sola città romana. È qui che volle restasse in perpetuo la sede del suo Vicario” (Leone XIII) . Non a caso, quindi, ma per “mirabile disposizione di Cristo” (Papa Gelasio) , san Pietro scelse Roma come sede episcopale del Principe degli Apostoli.
La Chiesa è dunque Romana.
La provvidenza che ha scelto Roma, ha scelto anche per la Chiesa la sua lingua, la lingua latina. “Il Signore - disse il cardinal Ottavini - ha dato un mezzo provvidenziale per mantenere la tradizione e la verità Cattolica; le ha fornito un linguaggio che è tutto speciale, la lingua latina. Il destino di Roma (…) era anche preparato con un elemento che sembrerebbe accidentale ma che è importantissimo: una lingua, la lingua latina…” .
L'uso della lingua latina unisce quindi le diocesi che ne fanno uso, nel mondo intero, alla Chiesa Romana ed alla sede dell'Apostolo Pietro.
Certo l'uso della lingua latina non è obbligatorio per tutta la Chiesa Universale, ma solo per quella occidentale: le Chiese orientali cattoliche manifestano altrimenti che col latino il loro legame con Roma.
Tuttavia, vi è un fatto indiscutibile che emerge dalla storia dello scisma orientale. Le nazioni slave ove era stata adottata la lingua slava nella liturgia, seguirono quasi completamente lo scisma. Al contrario, le nazioni slave che conservarono la lingua latina, restarono unite a Roma (Cecoslovacchia, Croazia, Slavonia e, soprattutto, la Polonia).
Per questo Dom Guéranger elogia l'azione di papa san Gregorio VII al proposito: « Il duca di Boemia, Vratislao, gli aveva chiesto di poter estendere ai suoi popoli, anch'essi di razza slava, la dispensa che Giovanni VII aveva accordato per la Moravia. Gregorio rifiutò con fermezza e, senza accusare il suo predecessore, né ritornare su di un fatto compiuto, proclamò i princìpi della Chiesa sulle lingue liturgiche: “Quanto a ciò che avete chiesto - scrisse a questo prìncipe in una lettera dell'anno 1080 - desiderando il nostro consenso per fare celebrare nel vostro paese l'ufficio divino in lingua slava, sappiate che non possiamo accedere in alcun modo alla vostra domanda.
(…) Non è una scusa dire che alcuni uomini religiosi (S. Cirillo e S. Metodio) hanno subìto con condiscendenza i desideri di un popolo semplice, o non hanno giudicato a proposito portarvi rimedio; la Chiesa primitiva stessa ha dissimulato molte cose che i santi Padri hanno corretto dopo averle sottomesse ad un serio esame. Per cui, con l'autorità del Beato Pietro, vi proibiamo di mettere in pratica quanto ci domandano i vostri con imprudenza e, per l'onore di Dio onnipotente vi ingiungiamo di opporvi con tutte le vostre forze, a questa vana temerità”.
In poche parole, san Gregorio VII enunciava con piena energia il pensiero della Chiesa, che è sempre stato quello di non esporre il mistero senza veli agli occhi del volgo; scusava la concessione fatta prima di lui e proclamava quel principio, così frequentemente applicato, che le necessità che si sono presentate agli inizi della Chiesa non possono prudentemente diventare una legge per i secoli seguenti…
La fede cristiana regnava in Boemia; vi si era stabilita e mantenuta con la liturgia latina; introdurre in questa Chiesa l'uso della lingua volgare equivaleva a farla indietreggiare alle condizioni dell'infanzia.
Spingendo le frontiere della lingua latina fino alla Boemia, san Gregorio VII la faceva avanzare fino alla Polonia, la quale, restando latina, veniva consacrata come baluardo cattolico dell'Europa verso l'Asia » .
La pseudo-riforma protestante confermerà, come vedremo, il medesimo principio: l'abbandono della comunione con Roma coinciderà con la sostituzione, nel culto protestante, del latino con la lingua nazionale.

IV. Una lingua universale per la Chiesa Universale


All'argomento fondato sul fatto che la Chiesa è romana, è strettamente collegato quello fondato sull'universalità della Chiesa.
Scrive Romano Amerio: “In primo luogo adunque la Chiesa è universale, e l'universalità sua non è puramente geografica né consiste, come si dice nel nuovo canone, nell'essere diffusa su tutta la terra. È un'universalità derivante dalla vocazione, tutti gli uomini essendo vocati, e del suo nesso col Cristo che stringe e aduna in sé tutto il genere umano.
(…) Essa (…) non può accettare l'idioma di una gente particolare, sfavorendo le altre” .
“La Chiesa - scrisse Pio XI – abbracciando nel suo seno tutte le nazioni (…) esige per la sua stessa natura una lingua universale…” (Ep. Ap. Officiorum Omnium, 1 agosto 1922. AAS. 14, 1922, 452).
Per questo la lingua latina può essere veramente chiamata “cattolica” (che vuol dire universale) secondo l'espressione dello stesso Pio XI nel documento citato (AAS. 14, 1922, 452).
Al contrario, lo scisma orientale e la pseudo-riforma protestante, rompendo l'unità cattolica, hanno creato “chiese” autocefale e nazionali. E come la Chiesa Cattolica esige “per sua natura” una lingua universale, così le “chiese” nazionali, per propria natura, adottano la lingua nazionale, come si constata presso gli “ortodossi”, i protestanti ed i settari del Vaticano II.

V. Una lingua “una” per una Chiesa “una”

La Chiesa è una: “Et unam, Sanctam, Catholicam, et apostolicam Ecclesiam”. La sua unità è strettamente collegata alla sua universalità (“cattolica”), ed il centro di questa unità è la sede di Pietro, Vescovo di Roma.
La lingua latina, universale e romana, è pertanto vincolo di unità. Lo attesta Pio XII: “L'uso della lingua latina, come vige nella gran parte della Chiesa, è un chiaro e nobile segno di unità” (Enciclica Mediator Dei, 20/XI/ 1947) . Al contrario, l'adozione della lingua nazionale nella liturgia è spesso fonte di scontro e di divisione tra i popoli; è l'elemento disgregatore non solo a livello religioso ma anche a livello civile. Basti pensare a quei paesi divisi da conflitti etnici, nei quali i fedeli cattolici un tempo tutti uniti intorno all'altare, assistono al culto in chiese diverse, secondo la lingua che è utilizzata.
Un caso recentissimo è quello di Trieste, ove alcuni hanno protestato contro l'introduzione dello slavo a fianco dell'italiano nel culto presieduto da Giovanni Paolo II durante la visita a questa città. L'altare univa, il tavolo (liturgico) divide. Se così è nella società civile, il fenomeno è più grave in quella religiosa.
Non solo la pseudo-riforma protestante ha fatto nascere delle “chiese nazionali” divise tra loro nel dogma e nella disciplina come nella lingua liturgica: anche la pseudoriforma del Vaticano II ha intaccato la mirabile unità dogmatica, disciplinare e liturgica propria alla vera Chiesa Cattolica.
Ogni paese stretto intorno alla propria conferenza episcopale (spesso riottosa nei confronti del “centro”), celebra ormai la liturgia in una lingua estranea a quella degli altri paesi e a quella di Roma stessa.
In molti di questi paesi, in Africa, in America latina, in Asia, “l'inculturazione” voluta dal Vaticano II ha immesso nel culto elementi pagani che la predicazione del Vangelo aveva fatto scomparire. Ovunque, anche a livello liturgico, si assiste al medesimo fenomeno di disgregazione dell'unità che caratterizza sempre lo scisma e l'eresia.
L'abolizione del latino è certo stata “una pietra miliare” (Bugnini) verso questo processo di disgregazione dell'unità. La confusione delle lingue decretata da Dio per punire l'orgoglio degli uomini nel costruire la torre di Babele, era come sanata dall'uso del latino, la “lingua cattolica”, nella Chiesa di Cristo. Oggi, l'orgoglio della “chiesa conciliare” che ha proclamato “il culto dell'uomo” (Paolo VI) è stato castigato nuovamente (anche) con la confusione delle lingue, confusione che, parafrasando Pio XII, potremmo chiamare “mirabile segno di disunità”.

VI. Una lingua immutabile per una Chiesa immutabile

Riprendiamo la citazione di Pio XI: “difatti la Chiesa abbracciando nel suo seno tutte le nazioni, ed essendo destinata a durare sino alla fine dei secoli, esige per la sua stessa natura una lingua universale, immutabile, non popolare” (Officiorum Omnium). Commenta Romano Amerio: “In secondo luogo la Chiesa è, nella sua sostanza, immutabile e perciò essa si esprime con una lingua in qualche modo immutabile, sottratta (relativamente, e più di ogni altra) all'alterazione delle lingue usuali, alterazione così celere che tutti gli idiomi europei oggi parlati hanno bisogno di glossari per poter intendere le opere letterarie dei propri primordi. La Chiesa ha bisogno invece di una lingua che risponda alla sua condizione intemporale e sia priva di dimensione diacronica…” .
Il latino, specialmente liturgico, è per l'appunto una lingua, per quanto possibile immutabile. Risponde così alle esigenze di una lingua sacra (vedi quanto detto precedentemente). Di più è segno dell'eternità partecipata della Chiesa e della irreformabilità del suo insegnamento. Ha infine, un duplice vantaggio pratico: il primo, segnalato dall'Amerio, è quello di sfuggire alle continue revisioni indispensabili per le lingue vive, le quali, dopo qualche decennio diventano se non incomprensibili, almeno antiquate.
Il secondo, ben più importante, è segnalato ancora da Pio XII: “L'uso della lingua latina (…) - egli dice - è… un efficace antidoto ad ogni corruttela della pura dottrina” ( Il proverbio stesso lo ricorda: “traduttore, traditore”.)
Anche involontariamente, una traduzione deforma più o meno il testo tradotto. Quanto più se il traduttore è animato dall'intenzione di deformare.
J. Renié (Missale Romanum et missel romain, Paris 1975), Romano Amerio (Iota unum, Milano - Napoli 1985. nn. 280-282, pp.520-525) e molti altri, hanno provato che il “nuovo messale” nelle lingue volgari deforma il già eterodosso “Missale romanum” riformato da Paolo VI, fino ad alterare la stessa formula di consacrazione (“pro multis” che diventa “per tutti”) .

VII. La lingua nobile ed eletta

Pio XI (ripreso punto per punto da Giovanni XXIII nella Cost. Ap. Veterum sapientia, del 23 febbraio 1962) afferma infine che “la Chiesa… esige per sua natura una lingua… non popolare (non volgare)” (Ep. Ap. Officiorum Omnium). “Siccome poi la Chiesa Cattolica, perché fondata da Cristo Signore supera di gran lunga in dignità tutte le società umane, è giusto che non si serva di una lingua popolare, bensì nobile ed augusta” (Giovanni XXIII, ibid.). Vi è una lingua per ogni luogo e situazione: il lessico famigliare non è il linguaggio giuridico, il gergo di un gruppo sociale o il colorito dialetto non è usato in riunioni accademiche… non si vede perché solo il rito sacro per eccellenza non abbia diritto ad una lingua sua propria che, per l'eccellenza divina dei misteri che si celebrano, deve essere nobile e regale, quale la lingua latina e quale il canto gregoriano, impraticabile senza questa medesima lingua.

VIII. Le obiezioni confermano la tesi: l'altare ed il pulpito


Si obietta: “Se la Messa è detta in latino, il popolo non capisce. È molto meglio adesso, che si capisce tutto”.
È il pretesto invocato dagli autori della riforma liturgica per eliminare l'uso del latino non solo dalla liturgia della Messa, ma persino dalla recita privata o corale dell'ufficio divino. Analogamente, sono state soppresse dalla liturgia della Messa le rubriche che imponevano la recita a voce bassa delle parti più importanti della liturgia, come l'Offertorio ed il Canone, incluse le formule della Consacrazione . Tutto deve essere udibile (no alle preghiere segrete) tutto deve essere comprensibile (no alle preghiere in latino). In realtà il problema non consiste nel dilemma: udire - non udire, capire – non capire (tanto più che i messalini, traduzioni ecc. ovviano abbondantemente al “problema”) ma, piuttosto, nella diversa concezione della Messa che è sottintesa dal nuovo e dall'antico “Ordo Missæ”.

Nessuno ignora che, nella concezione protestante, il culto è essenzialmente predicazione, insegnamento, lettura della Scrittura.
È evidente, pertanto, l'esigenza di parole udibili e facilmente comprensibili.
Per la Chiesa Cattolica invece, la Messa, pur non mancando di un'aspetto istruttivo, è essenzialmente il Santo Sacrificio offerto a Dio sull'altare. Offerto a Dio, esso non necessita, come il culto protestante, di essere sempre ed innanzitutto, pienamente udibile e comprensibile dai fedeli.
Per questo il Concilio di Trento insegna che la Messa non deve essere celebrata in volgare, ma che quanto si è letto in essa deve essere spiegato ai fedeli nella predicazione, specialmente la domenica e nei giorni festivi (cfr. Sess. XXII, Cap. VIII).
Commenta Dom Guéranger: “È necessario, a questo punto, fare una distinzione capitale: la distinzione tra il pulpito e l'altare.
Sul pulpito, la lingua volgare è indispensabile; sull'altare se ne può fare a meno, anche agli inizi di una cristianità, come è comprovato da fatti innumerevoli” . «Il protestantesimo ha distrutto la religione abolendo il sacrificio, per esso l'altare non esiste più; non c'è più che una tavola; il suo cristianesimo si è conservato unicamente nel pulpito.

La Chiesa Cattolica, senza dubbio, si gloria della Cattedra di verità, poiché “la fede viene dall'udito” (Rom. X, 17). Dall'alto di questa Cattedra essa proclama la dottrina immutabile e vittoriosa, nella lingua del popolo che l'ascolta; ma la sua missione non è unicamente d'istruire questo popolo. Se gli rivela le verità divine, è per unirlo a Dio mediante i misteri dell'altare; dopo aver illuminato la sua fede, lo mette in comunicazione con Dio mediante l'amore.
Quando ha fatto nascere in lui il desiderio del bene infinito, in presenza del quale non c'è né saggio né ignorante, risale, come Mosè, sulla Montagna, e la sua voce cessa di farsi udire dalle orecchie, per non risuonare più che nei cuori”».

IX. Le obiezioni confermano la tesi: le letture bibliche in lingua volgare


Almeno, si dice, bisognerebbe leggere sempre le letture bibliche (Epistola, Vangelo) in lingua volgare; esse fanno parte, difatti, della parte della Messa dedicata all'istruzione dei fedeli.
Questo argomento fa breccia persino tra i tradizionalisti: sono moltissime le Messe durante le quali le letture sono fatte esclusivamente in lingua volgare, adottando in questo la riforma di Paolo VI, ed io stesso ricordo le pressioni e le insistenze di Mons. Lefebvre perché anche in Italia adottassimo questo uso. Dom Guéranger, fedele difensore della liturgia cattolica, non era del medesimo parere: per lui, uno degli inconvenienti della recita a voce alta del canone era quello di aprire le porte alla lettura in volgare della Bibbia: “se si leggeva il canone a voce alta, il popolo avrebbe chiesto che lo [si] leggesse in francese; se la liturgia e la Sacra Scrittura si leggevano in lingua volgare, il popolo sarebbe diventato giudice dell'insegnamento della Fede sulle questioni controverse…”.
Le parole di Dom Guéranger possono stupire o, peggio ancora scandalizzare, solo il cattolico ignaro della propria religione.
L'abate di Solesmes, infatti non fa che ripetere la dottrina della Chiesa in proposito.
Infatti la quarta regola dell'Indice dei libri proibiti, pubblicata su ordine del Concilio di Trento, recita: “Poiché è evidente con l'esperienza, che se si permette la Sacra Bibbia in lingua volgare senza le debite precauzioni, essa diventa, a causa della temerarietà degli uomini, più dannosa che utile; ci si attenga, a questo proposito, al giudizio del Vescovo o dell'Inquisitore, in modo tale che si possa concedere, col consiglio del parroco o del confessore, la lettura della Bibbia tradotta in volgare da dei cattolici, solo a coloro i quali saranno riconosciuti capaci di ricevere da questa lettura un aumento della Fede e della devozione, e non un danno, e questo permesso deve essere messo per iscritto.
Chi invece presumesse tenere presso di sè o leggere [la Bibbia in volgare] senza questa facoltà, non potrà essere assolto dai peccati se prima non ha consegnato la Bibbia all'ordinario…”.

Sono queste precauzioni del Concilio di Trento che provocarono le tesi dell'oratoriano Quesnel (1634-1719), settatore dell'eresia giansenista. Ecco la tesi del Quesnel sulla lettura della Bibbia, condannate da papa Clemente XI nella Costituzione dogmatica “Unigenitus” (8 sett. 1713):
«79° tesi: È utile e necessario in tutti i tempi, in ogni luogo e per ogni genere di persona, studiare e conoscere lo spirito, la pietà ed i misteri della Sacra Scrittura.
80°: La lettura della Sacra Scrittura è per tutti.
81°: L'oscurità santa della parola di Dio non è un motivo per i laici per dispensarsi dalla sua lettura.
82°: La domenica deve essere santificata dai cristiani con le letture di devozione e soprattutto della Sacra Scrittura. È dannoso volere ritrarre il cristiano da questa lettura.
83°: È un'illusione persuadersi che la conoscenza dei misteri della religione non debba essere comunicata alle donne con la lettura dei libri sacri. L'abuso delle Scritture e le eresie non sono nati dalla semplicità delle donne ma dalla scienza orgogliosa degli uomini.
84°: Togliere dalle mani dei cristiani il Nuovo Testamento o tenerglielo chiuso, togliendo loro il modo di capirlo [a causa del latino] vuol dire chiudere la bocca a Cristo.
85°: Vietare ai cristiani la lettura della Sacra Scrittura, specialmente del Vangelo, vuol dire vietare l'uso della luce ai figli della luce e far che patiscano una certa qual sorta di scomunica » (Denz. 1429-1435).

Questo semplice ricordo della dottrina cattolica (negata da queste sette tesi di Quesnel) ci fa capire quanta strada (verso il protestantesimo) è stata compiuta col Vaticano II.
Scrive l'Amerio: “Il Concilio [Vaticano II] infatti superò i decreti antigiansenistici e le prescrizioni di PioVI. Contro la popolarizzazione protestantica e giansenistica della Scrittura Pio VI stabiliva che la lettura della Bibbia non è necessaria né conveniente a tutti (Denz. 1507 e 1429). Il Concilio invece (DV, 25) [Dei Verbum] raccomanda caldissimamente a tutti i fedeli la frequente lezione della Bibbia” .

Si vede subito come, a meno di accettare l'ottica giansenista e protestante, non si possa leggere indiscriminatamente la Sacra Scrittura in volgare al popolo. Chi dice che durante la Messa almeno le letture devono essere fatte in volgare e non in latino, non sa quel che dice… Leggere in volgare (dopo la lettura in latino) è possibile solo se il sacerdote spiega, in seguito, il significato esatto di quanto si è letto. Questo solo argomento, sarebbe quindi sufficiente a rifiutare l'introduzione del volgare nella liturgia.

X. La liturgia in lingua volgare è stata sempre voluta dagli eretici


Stiamo esponendo le “gravi ragioni” per le quali la Chiesa rifiuta l'introduzione del volgare nella liturgia, con la conseguente pratica abolizione del latino.
Non è da trascurare quest'ultimo argomento: chi propugna l'introduzione delle lingue popolari nella liturgia, si trova in compagnia di tutti gli eretici.
Ricordava dom Guéranger nel 1878 come ottavo punto “dell'eresia antiliturgica”:
“Poiché la riforma liturgica ha come uno dei suoi scopi principali l'abolizione degli atti e delle formule mistiche, ne segue necessariamente che i suoi autori dovevano rivendicare l'uso della lingua volgare nel servizio divino. È questo uno dei punti più importanti agli occhi dei settari. Il culto, dicono, non è una cosa segreta. Bisogna che il popolo capisca ciò che canta. L'odio della lingua latina è innato nel cuore di tutti i nemici di Roma. Vedono in essa il bene dei cattolici nel mondo intero, l'arsenale dell'ortodossia contro tutte le sottilità dello spirito di setta, l'arma più potente del Papato” .
Furono favorevoli alla lingua volgare nella liturgia gli scismatici orientali. Lo furono nel XII secolo i Valdesi ed i Catari: “Questi settari, ricorda Dom Guéranger, che pretesero per primi la libera interpretazione della Bibbia, furono anche i primi a protestare contro la lingua liturgica ed a celebrare i misteri ed i sacramenti in lingua volgare. Fecero di questa pratica uno degli articoli fondamentali della loro setta…” . Dopo di loro vennero Wiclef in Inghilterra, e Huss in Boemia.
Erasmo da Rotterdam fu censurato dall'università della Sorbona per aver giudicato “cosa sconveniente e ridicola” vedere gli ignoranti pregare “senza capire ciò che pronunciano” . “Questa proposizione - secondo i teologi della Sorbona - (…) è empia, erronea ed apre la strada all'errore dei Boemi che hanno voluto celebrare l'ufficio ecclesiastico in lingua volgare…” .
Tutti conoscono la posizione di Lutero e degli altri protestanti al riguardo che, anche a questo proposito, furono condannati dal Concilio di Trento (Denz. 956). Il pastore protestante Rilliet, parlando dello schema conciliare (del Vaticano II, ovviamente) sulla liturgia, scrisse: “L'adozione nella liturgia della lingua popolare è conforme ai nostri proprii princìpi” .
I giansenisti non furono da meno. Pasquier-Quesnel fu condannato per aver sostenuto che “togliere al popolo semplice [con l'uso del latino nella liturgia, n.d.a.] questa consolazione di unire la propria voce con quella di tutta la Chiesa è un uso contrario alla prassi apostolica ed all'intenzione di Dio” (Proposizione 86, Denz. 1436). Il conciliabolo di Pistoia, voluto dal Vescovo giansenista Scipione de' Ricci, aveva auspicato “una maggiore semplicità dei riti, esponendoli in lingua volgare e proferendoli ad alta voce” poiché l'uso contrario della Chiesa veniva, secondo il sinodo, dalla dimenticanza dei princìpi della liturgia. Papa Pio VI condannò questa pretesa come “temeraria , offensiva delle orecchie pie, ingiuriosa per la Chiesa, favorevole agli schiamazzi degli eretici contro di essa” (Denz. 1533). La stessa bolla “Auctorem fidei” di Pio VI condannò altresì un'altra proposizione del sinodo di Pistoia che riprendeva l'errore di Quesnel.
Dicevano i giansenisti essere “contrario alla pratica degli Apostoli ed ai disegni di Dio di non fornire al popolo il mezzo più facile di unire la propria voce a quella di tutta la Chiesa”. Questa affermazione, scrive Pio VI, “intesa nel senso di introdurre l'uso della lingua volgare nelle preghiere liturgiche è falsa, temeraria, perturbativa delle regole prescritte per la celebrazione dei misteri, facile causa di moltissimi mali” (Denz. 1566).
Un cattolico, che ama istintivamente tutto quanto viene dalla Chiesa, e fugge altrettanto spontaneamente tutto quanto ricorda l'eresia, non può desiderare ciò che la Chiesa ha sempre avversato e gli eretici hanno sempre voluto: la sostituzione del latino con le lingue volgari nella liturgia.
XI. Abolizione del latino nella riforma conciliare: le sue tappe

Abbiamo analizzato due posizioni coerenti nei secoli: quella cattolica, in favore del latino; quella degli eretici, sempre contraria.
In quale dei due filoni s'inseriscono le riforme conciliari e postconciliari? Evidentemente, come su temi ben più importanti, in quello non cattolico.
La Costituzione conciliare “Sacrosantum Concilium” sulla Sacra Liturgia, approvata il 4 dicembre 1963, fu il primo documento del Vaticano II, e la questione liturgica fu la prima ad essere trattata nell'aula conciliare.
Già in sede di preparazione degli schemi conciliari, i cattolici ed i riformisti si diedero battaglia sulla liturgia. Padre Wiltgen s.v.d. riferisce il dramma del Cardinale Gaetano Cicognani, fratello del Card. Amleto, segretario di stato di Giovanni XXIII.
Presidente della commissione preconciliare sulla liturgia, il Card. Gaetano Cicognani, in accordo con la Congregazione dei riti, si rifiutava di firmare lo schema preparatorio.
Ora, la sua firma era indispensabile, e Giovanni XXIII, con Bugnini, volevano che sottoscrivesse il rivoluzionario documento.
« Giovanni XXIII chiamò il suo segretario di stato e lo pregò di andare a trovare il fratello, e di non tornare che con lo schema debitamente firmato. Il 1 febbraio 1962 il segretario di stato andò quindi a trovare suo fratello nel suo ufficio; vi trova Mons. Felici ed il P. Bugnini nel corridoio, e informò suo fratello del desiderio del Sommo Pontefice. Più tardi, un esperto della commissione preconciliare sulla liturgia affermò che il vecchio Cardinale tratteneva a stento le lacrime, e che agitava il documento dicendo: “Mi vogliono far firmare questo, non so che fare”. Poi posò il testo sulla scrivania, prese una penna e firmò. Quattro giorni più tardi era morto » .

Lo schema arrivò in Concilio, passando sul cadavere di Cicognani, e venne discusso a partire dal 22 ottobre 1962, per essere approvato complessivamente nel novembre.
Fin dalle prime battute si affrontarono i Vescovi “romani” (fedeli al latino) e quelli “antiromani”, contrari. Da un lato Dante, Bacci, Staffa, Parente, Ottaviani, dall'altro Zauner, Frings, Maximos IV, Montini (29). Fu in questa occasione che il Cardinale olandese Alfrink, applaudito dai Padri conciliari, tolse la parola, staccando il microfono, al semicieco Cardinale Ottaviani (30 ottobre 1962) .
Uno dei Padri della costituzione conciliare, Mons. Zauner, Vescovo di Linz, espose i quattro grandi princìpi del documento: 1° « “Il culto divino deve essere un'azione comunitaria; vale a dire che il Sacerdote deve fare tutto ciò che fa con la partecipazione attiva del popolo e mai solo”. Secondo lui, l'uso della lingua volgare era la condizione necessaria di tale partecipazione ».
2° “I fedeli devono essere direttamente arricchiti dalla Sacra Scrittura…”.
3° “Il culto liturgico non doveva unicamente aiutare i fedeli a pregare, ma anche ad insegnare…”.
4° “Laddove i costumi tribali non conportano elementi superstiziosi, possono ormai essere introdotti nella liturgia” .
« Mons. Zauner aggiunse poi che era “estremamente soddisfatto” della Costituzione sulla liturgia e che non aveva mai osato sperare “che si potesse andare così lontano” »
 In effetti, i princìpi elencati ricalcano pari pari le tesi condannate dei protestanti e dei giansenisti.

La Costituzione conciliare si occupa di latino e lingue volgari al n. 36 per la liturgia in genere, ed al n. 54 per quella della Messa.
Si prescrive la conservazione della lingua latina (n. 36 § 1) nei riti latini, ma si tratta di indorare la pillola… Il n. 36 § 2 prevede già “una parte più ampia” per il volgare, per poi dilagare “nell'ammissione ed estensione della lingua volgare” a richiesta dei Vescovi (36 § 3). Il volgare, di fatto, è voluto in tutte le parti della liturgia “spettanti al popolo” (36 § 2; 54) salvo “un uso più ampio” (n. 54), che lascia la porta aperta al seguito.
Il seguito non tarda a venire. Istituito il “Consilium” per l'applicazione della Costituzione conciliare sulla liturgia (29/2/1964) vengono date le prime norme con la istruzione “Inter OEcumenici” del 26 settembre 1964, compleanno di Paolo VI, mentre il Concilio è ancora in pieno svolgimento.
Restano in piedi, a quella data, il Prefazio ed il Canone, ancora in latino.
Il Prefazio in latino cade il 27 aprile 1965; il Canone il 4 maggio 1967, con l'Istruzione “Tres abhinc annos”. In 3 anni, appunto, del § 1 del n. 36 della “Sacrosantum Concilium” non resta più niente, ma ciò in conformità ai princìpi che espone lo stesso documento conciliare.

Il solenne funerale del latino, infine, è celebrato da Paolo VI nel discorso del 27 novembre 1969, quando il “Novus Ordo Missæ” (la “nuova messa”) corona l'opera iniziata dal Concilio .

XII. Abolizione del latino nella rivoluzione liturgica conciliare: giudizio

La riforma conciliare e post-conciliare (attuata dagli organi vaticani competenti, ma sotto il controllo di Paolo VI e con la sua approvazione), ha rotto con una disciplina più che millenaria della Chiesa Cattolica, ribadita per “gravi ragioni” (Pio XII), dal concilio di Trento, da Clemente XI, Pio VI, S. Pio X, Pio XI, Pio XII e, seppur contraddittoriamente, da Giovanni XXIII.
Il motivo avanzato dal Concilio e da Paolo VI per questa progressiva ma decisa rottura (la partecipazione attiva dei fedeli impedita dal latino) non differisce da quello, di ispirazione protestante, adottato da Quesnel e Scipione de' Ricci, e già riprovato dalla Chiesa. Se non cade sotto l'anatema del Concilio di Trento contro chi afferma che la Messa deve essere detta in volgare (Sessione XII, canone IX) mi sembra almeno (pur essendo questo giudizio la mera opinione personale di chi scrive), che non sia azzardato qualificare la rottura operata di fatto anche in questa questione “secondaria” (in rapporto ad altre più gravi) col giudizio già manifestato in precedenza dalla Chiesa. Questa rottura, cioè, può essere qualificata come temeraria, offensiva, ingiuriosa per la Chiesa, favorevole agli schiamazzi degli eretici contro di essa, perturbatrice delle regole prescritte per la celebrazione dei misteri, facile causa di moltissimi mali.

FONTE SODALITIUM N.30

38 commenti:

  1. Tanto per capirsi la riforma roncalliana e quella oggi usata da tutti gli istituti ecclesia dei???

    E come immaginare una vera restaurazione con passaggio a quello di San Pio X???

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  2. Perdonami anonimo potresti riformulare le domande?
    CVCRCI

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  3. Come si puo' ipotizzare un ritorno alla liturgia di Pio X se tutti gli istituti tradizionali celebrano secondo il rituale del 1962 - roncalliano - ?

    Grazie

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  4. Pur non essendo un'esperto di Liturgia posso dirti che ho avuto modo di assistere sia alla Messa della Fraternità San Pio X, che usa il messale romano sicuramente riformato da San Pio X ma che è quello di San Pio V, sia alla messa di Don Stefano Carusi (ex FFSPX) ed altri dell'Ecclesia Dei ed era identica a quelle della Fraternità.
    Il ritorno alla Liturgia di San Pio V (la base) non è che deve essere ipotizzabile ma auspicabile e necessario se si vuol continuare nella fede cattolica.
    Ora ipotizzabile è il fatto che la gerearchia ecclesiastica non lo vorrà, allora sono con lei.
    Ma ognuno di noi deve pensare alla salvezza della propria anima.
    Anche Crammer decise di modificare la messa protestante poco a poco perchè passare dal bianco al nero tutti si accorgono e viceversa, ma se noi piano piano sfumiamo uno dei due si passa dall'uno all'altra senza accorgersene, questo fecero i protestanti anche con i loro adepti ingannati, questo stanno facendo i modernisti con noi.
    Alcuni esempi eclatanti:
    1 Il latino.
    Si legga l'art. 37 della Sacrosantum Concilium (mi viene sempre da sorridere quando la nomino).
    2 La comunione sulla mano. Si legga la "memoriale Domini" p. 541 o l'Istitutio generali del '70 art80 e 117.
    Avrà così chiaro l'intento della gerarchia ecclesiastica e avrà lo spunto per comprendere che è una necessità il ritorno a compiere il Sacrificio.
    Per grazia di Dio comunque non c'è solo l'Ecclesia Dei ma anche altri istituti che celebrano il Sacrificio col messale di San Pio V.
    Quel che è poco chiaro alla moltitudine dei fedeli, ed è questo il piano di satana, è il perchè si sia attuata questa riforma.
    Nell'articolo si cita il grande Dom Gueranger, lui, molto amico di Pio IX, lo spiega in maniera straordinaria profetizzando anche l'abominio della desolazione in cui viviamo.
    Saluti in Cristo
    CVCRCI

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  5. Al momento non è ipotizzabile la reintroduzione del messale di san Pio V, che io sappia lo usano solo i sacerdoti dell'IMBC nella versione pre-55, tutti gli altri usano il messale del 62.
    Probabilmente un giorno, quando Dio vorrà, la S.Messa sarà celebrata col messale scevro da ogni manomissione, ma temo che i tempi saranno moolto lunghi.
    Patrizia

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  6. QUALCHE CONSIDERAZIONE SUL CALENDARIO ANGLICANO E SU CERTE NUOVE TENDENZE NEL MONDO CATTOLICO
    - PRIMA PARTE -

    L'altro giorno ho fatto un salto nella Libreria Inglese e ho deciso di comperare il "Prayer Book" in uso nella chiesa anglicana.
    E' un testo molto "istruttivo", direi.
    I fedeli possono trovare, ad un certo punto, il calendario liturgico con l'elenco delle feste dei santi disposte lungo l'anno. Prima di tutto balza all'occhio un particolare: il nome dei santi non è mai preceduto dal titolo "santo" o "santa".
    E', quindi, un elenco di nomi come un elenco telefonico. Capiremo subito il perché.

    Il calendario liturgico ha la struttura di fondo di un calendario cattolico-romano:

    1) la distribuzione delle feste fisse principali è la stessa. l' 8 dicembre si commemora la "concezione della vergine Maria", non "l'Immacolata concezione", dal momento che il calendario cattolico al tempo dello scisma d'Inghilterra non aveva introdotto il posteriore dogma cattolico.

    2) I santi tradizionali cadono nelle stesse date di quelli cattolici. Ad esempio il 29 giugno i santi Pietro e Paolo.

    Tuttavia questo calendario ha strane peculiarità.

    a) Introduce la commemorazione di santi ortodossi: 2 gennaio, Serafino di Sarov (+ 1833); 25 settembre, Sergio di Radonezh, monaco russo (+ 1392). Queste introduzioni hanno evidentemente un carattere "ecumenico". Ma a cosa servono questi santi ortodossi in un ambiente che è così distante dal mondo bizantino?

    b) Introduce "santi" che ancora non sono stati neppure beatificati nel Cattolicesimo: 24 Marzo, Oscar Romero (+ 1980).

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  7. CONTINUA...

    c) Introduce, come ci aspetteremo, "santi" anglicani del periodo post-scismatico. Ad esempio: 10 gennaio, William Laud, arcivescovo di Canterbury (+ 1645); 13 gennaio, George Fox, fondatore dei Quacheri (+ 1691),

    d) Introduce santi cattolici del periodo post-scisma anglicano. Ad esempio: 24 gennaio, Francesco di Sales, vescovo di Ginevra (+ 1622); 31 gennaio, Giovanni Bosco (+ 1888); 14 agosto, Massimiliano Kolbe (+ 1941).

    e) Introduce, in modo sorprendente, nuovi "titoli" per alcuni "santi". Ad esempio: 27 febbraio, George Herbert, prete POETA, (+ 1633); William di Ockham, FILOSOFO (+ 1347); 16 maggio, Carolina Chrisholm, RIFORMATRICE SOCIALE (+ 1877); 14 giugno, Richard Baxter, SANTO PURITANO (+1691); 6 ottobre, William Tyndale, TRADUTTORE delle Scritture (+1536).

    f) Introduce, in modo soprendente, "santi" che il mondo Riformato non considererebbe mai come tali. Ad es. 9 Aprile, Dietrich Bonhoeffer, pastore luterano martire (+ 1945); 31 ottobre, Martin Lutero, riformatore (+ 1546); 31 dicembre John Wycliff, riformatore (+ 1384).

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  8. CONTINUA...

    DOPO TUTTO CIO' CHE DIRE?

    Ho sottoposto questo calendario ad alcuni preti cattolici. Le risposte sono state grosso modo due:

    1) E' un gran minestrone!! La risposta è giusta ma non mostra il disegno di fondo che mi sembra d'intuire e che sottoporrò di seguito.
    2) Dio fa santi chi vuole lui, noi non possiamo giudicare. Questa risposta tipicamente liberale, non considera che, anche se Dio che fa i santi, è la Chiesa a proporli come esempio di vita e di coerenza. E se c'è una LOGICA E UNA COERENZA in una vita, questa non può essere contraddetta da altre vite di persone che ugualmente si vogliono rivendicare come "santi". Altrimenti è il concetto di santità che viene ad essere leso.

    PERSONALMENTE, credo che, al di là di alcuni aspetti tradizionali propri a questo calendario (specificati nei punti 1) e 2) ci sono elementi che alterano fortemente il concetto tradizionale di santità.

    Ad esempio per i seguenti punti:

    a) ci chiediamo a cosa servano dei santi ortodossi in un ambiente che è così distante dal mondo bizantino? Di più: la santità per il mondo ortodosso è intesa in senso molto pregnante. Il santo testimonia il dogma della Chiesa antica ed è fiaccola della spiritualità. E' uomo considerato addirittura "divinizzato". Cosa può mai c'entrare tutto questo con un semplice.... "riformatore sociale"????

    b) L'introduzione indebita di "santi" cattolici romani che il mondo cattolico non ha né beatificato né canonizzato mi sembra semplicemente uno schiaffo al Cattolicesimo. Sembra quasi che la chiesa anglicana si arroga il diritto di "canonizzare" un uomo al di fuori dalla sua chiesa, come se la sua chiesa di appartenenza non fosse in grado di apprezzarlo. Dov'è la "cortesia ecumenica" in tutto questo?

    e) possiamo dire di trovarci dinnanzi a titoli totalmente innovativi. Questi titoli non hanno connessione diretta con la santità di una persona, intesa in senso tradizionale. Questo depone che il termine "santo" utilizzato nella chiesa anglicana si deve intendere in senso molto lato come "testimone", "cristiano impegnato" e nulla più. Ovviamente questo senso collide enormemente con quello attribuito ai santi tradizionali nel mondo cattolico e in quello ortodosso. Di questo stridore, evidentemente, gli anglicani non se ne curano...

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  9. CONTINUA E TERMINA...

    QUESTO semplice elenco, con qualche commento, ci dimostra come una chiesa, partendo da una base tradizionale e comunemente condivisa, possa di fatto deviare in direzioni totalmente diverse.
    La deviazione la vediamo anche da COME è considerata la santità.
    Se la santità non è più espressione di SPIRITUALITA' e di DOGMA testimoniato, allora diventa qualcos'altro. IL PECULIARE, TIPICO, DELLA CHIESA è rinvenire nel santo lo specchio della sua spiritualità e della sua fede, dal momento che il santo vive e lotta per la fede, non per concetti umanitari o sociali.
    In questo calendario ci troviamo, di fatto, in una deviazione verso la direzione umanitaria e sociale, sempre stata cara al mondo massonico.

    SE E' PROBLEMA E' AFFARE DEGLI ANGLICANI, diranno i più leggendo questo commento.

    Forse si dimentica che Giovanni XXIII introdusse il 1° maggio come festa di san Giuseppe LAVORATORE (cadendo in questo nel punto e) su criticato) e Giovanni Paolo II, facendo martire il francescano Kolbe, non sottolineò un martirio per motivi di fede ma per motivi unicamente UMANITARI. Che, questi, siano i primi timidi tentativi di accostarsi al modo d'intendere la santità tipico dei "fratellini anglicani"????

    PARADOSI

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  10. Appunto

    Oltre alle incongruenze che ho su esaminato, relativamente al calendario liturgico anglicano, ne possiamo segnalare un'altra.

    Giovanni Bosco - proposto all'attenzione degli anglicani il 31 gennaio - è noto per aver avuto una spiccata devozione al papato.
    Giovanni Wycliff, al controario, era ferocemente contro il papa e, per le sue posizioni teologiche errate fu condannato al rogo. Anche Wycliff viene commemorato nel calendario proposto ai pii fedeli anglicani.

    Con questi stimoli possiamo ben capire la diffusione di mentalità molto relativistiche che finiscono per giungere fino in casa nostra.
    Tutti sono santi davanti a Dio, commentò un prete cattolico quando gli raccontai il mio stupore davanti a questo calendario liturgico-massonico-anglicano.

    Paradosi

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  11. Interessante e questo conferma che stiamo andando verso una chiesa mondialista.
    CVRCI

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  12. O, detto in altre maniere, la Chiesa non è più LIBERA di stabilire una logica ecclesiastica ed evangelica ma viene influenzata da LOGICHE ESTERNE UMANISTICHE (sicuramente massoniche).
    In forma più o meno evidente questo riguarda tutte le confessioni cristiane, solo che alcune ci sono dentro fino al collo (Anglicani) altre ci sono dentro ma non totalmente (Cattolici) altre cercano di resistere strenuamente nonostate chierici chiaramente massonici (Ortodossi).

    Paradosi

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  13. Ci deve essere un errore Ginaluca: cliccando sulle catechesi sull'eucaristia di carmen, si rimanda a quelle del 1972 e non a quelle del 1999 con le note dal CCC. Non sarà mica che non te le hanno mandate neppure a te? mi spieghi perchè non riportare le note? forse perchè si dimostrerebbe che quelle catechesi non sono proprio così diverse dall'ultimo catechismo, che d'altronde definisce l'Eucaristia anche la Cena del Signore e che parla di Mensa?

    Riesci tu ha smuovere le acque in casa altrui...?

    Alessio

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  14. Sto guardandomi pezzo a pezzo i video del Convegno su Fatima, tenuto a Roma. Sono lunghe dissertazioni. Mi colpisce un'analisi di M.D'Orlando che scrive anche su Asia-News(e che seguo con molto interesse nei suoi dotti commenti di economia). In estrema sintesi, a suo parere, stiamo andando verso una situazione economica mondiale che prelude a guerre, poichè umanamente è una situazione che non ha paragoni, nè soluzioni di sorta. Auspica di sbagliarsi e che Dio vi ponga mano in una soluzione a noi ignota.Ma, e questo è il punto importante, ricorda che se prima non si parlava apertamente, ora i giornali internazionali esprimono la richiesta che si arrivi ad un "nuovo ordine mondiale". E ciò è perfettamente in linea con i nostri timori di cattolici apostolici romani.

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  15. Per quanto riguarda le considerazioni di questo lunedì 13, risulta leggendo evidente a chiunque non sia ormai diventato lesso da una papolatria non cattolica, che le differenze tra la messa nuova e l'antica sono abissali. Mi chiedo inoltre, se qualcuno trovasse anche un motivo diverso dalla voluta distruzione della messa "papista" (così come la chiamavano ed avevano sempre desiderato anglicani e luterani)per quale motivo dovesse essere cambiata una messa che ha permesso il sacrificio di migliaia di martiri di paesi asiatici ed africani, che non potevano sapere e capire nulla di latino.Evidentemente capivano però tutto di liturgia e di sacralità di quella messa, onore a loro! Questo alla faccia di quelli che ancora oggi, da ignoranti, insistono a dire che il latino non si capiva quindi era da eliminarsi. Aggiungo anche, forse portando all'estremo il discorso, che arrivare a dire che non si capiva nulla,che la messa non poteva essere partecipata e che,quindi, doveva mutarsi, significa dare degli stupidi a tutti questi martiri che si sono immolati pur "non capendo nulla" della messa...Bel coraggio! O non è forse, come ben si evince dalle bolle pontifice, anatema a coloro che hanno cambiato ed a quelli che approvarono ed approvano ancor oggi? Dopo che si è andati avanti per secoli, convincendo popoli,battezzandoli con il supporto di una messa di cui "non capivano nulla" ora si suppone che con le diverse lingue parlate apprezzino di più e siano più partecipi? Dove? Come in Italia ed Europa, dove si deve ricorrere a sette eretiche per mantenere un proselitismo nel cattolicesimo che altrimenti si esaurisce? ma aprano gli occhi tutti!!! ma facciano il piacere, cardinali, vescovi e preti modernisti, papi compresi...UMILTA' e saper riconoscere gli abbagli e CHIEDERE SCUSA PER LE M....TE FATTE ! Altrochè prendere a prestito vocaboli greci (ermeneutica) per cercare di difendere realtà vergognosamente indifendibili e chiedere scusa di fatti di storia di cui nemmeno i papi ultimi sanno bene !UMILTA' è quello che manca alla gerarchia odierna. La stessa umiltà che farebbe chinare il capo dinnanzi ad apparizioni conclamate ed accertate ascoltando quando richiese la Madonna per la salvezza dell'umanità!Certo che se adesso un papa interpreta ,lui, ora, meglio di altri, il Vangelo e ci propone che gli evangelisti di allora peccarono di antiebrasmo e che la interpretazione di lui( su alcuni fatti riguardanti il popolo ebraico)è la più corretta, allora possiamo ben capire a che punto siamo arrivati nella Chiesa....

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  16. DUE VIDEO che dicono più di tante immagini:

    http://www.youtube.com/watch?v=LUGZhV9sdZo

    http://www.youtube.com/watch?v=zI1BHQ_BqbI

    PARADOSI

    RispondiElimina
  17. ALTRI DUE VIDEO per il piacere dei lettori

    http://www.youtube.com/watch?v=jyjocVlkuQs&feature=related

    http://www.youtube.com/watch?v=2XiWHCY8Jnc

    PARADOSI

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  18. La compostezza dei riti tradizionali richiama direttamente una compostezza personale che non vuole essere formalistica (anche se spesso lo è divenuto) ma spirituale: si tratta di dare alla propria persona un rigore, di praticare un'ascesi.
    Questo è chiaramente visibile nella liturgia latina tradizionale a differenza di quelle "approvate" nel postconcilio.
    In questo esiste una perfetta comprensione di linguaggio tra Oriente e Occidente.
    Viceversa, le messe strapazzate, quelle neocatecumenali e simili, non solo rompono con le radici spirituali e dogmatiche occidentali ma sono anche un GRAVE OSTACOLO nella comprensione con il mondo bizantino, assolutamente lontano da queste cose.

    Video della dedicazione di una Chiesa secondo il rito latino:
    http://www.youtube.com/watch?v=zAmn9U-ccd8&NR=1

    Il senso di contrizione che dona questo canto è perfettamente in linea con il senso ascetico impresso e voluto nella Chiesa e presente - laddova ancora esiste - nel monachesimo. Questo ovviamente non esiste di certo nei "novatores".

    http://www.youtube.com/watch?v=S1m98AxTVVE&feature=related

    PARADOSI

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  19. "Ci deve essere un errore Ginaluca: cliccando sulle catechesi sull'eucaristia di carmen, si rimanda a quelle del 1972 e non a quelle del 1999 con le note dal CCC. Non sarà mica che non te le hanno mandate neppure a te?"

    Nessun errore! Qui, Ale, non funziona così. E non ci caschiamo. Vedo che nel blog di Mic non ti sono bastati ben 62 commenti e dal confronto con Mic non hai appreso nulla...Non cominceremo anche qui a "romperci" il cervello in un'inutile analisi delle note del CCC, che non cambiano di una virgola lo schema catechetico dei tuoi Kapi, non perchè il CCC sia uguale alle catechesi di Kiko, ma perchè può al massimo precisare dei particolari, ma la catechesi kikiana sull'eucarestia è tutta protestante, perchè è l'intero schema che è protestante e giudaico.
    Kiko e Karmen uscirebbero dalla Chiesa piuttosto che cambiare uno iota delle loro catechesi, e infatti sappiamo con certezza che i catechisti predicano con quelle originali, quelle riportate da noi.
    Perciò te lo dico molto chiaramente: delle catechesi del '99, specchietto per le allodole, finite sul Web chissà come, non ce ne frega un accidente, perchè NON sono ufficiali e visibili a tutto l'ecumene cattolico.

    CHE VENGA PUBBLICATO IL DIRETTORIO, come scritto chiaramente nel Documento di "approvazione della pubblicazione", allora e solo allora perderemo tempo a controllare che il loro contenuto sia VERAMENTE EMENDATO, in ossequio alla Verità cattolica.

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  20. OK ! Annarita! Ho visto quali energie spese per cercare di far capire e di illustrare minuziosamente da parte di Mic..Risultato? "Si' tutto bello ma preferisco stare di là..." Stacci! In atra occasione ho parlato della coerenza..E' bene rifletterci sopra caro Alessio...

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  21. Paradosi, il piacere da lettore l'ho avuto a metà guardando i video...da una parte un piacere spirituale al vedere la maestosità architettonica che ricorda la pietra su cui è costruita la Chiesa, e suoni profondi di anime cantanti, dall'altro video la mia repulsione e lo sbigottimento al vedere l'inebriamento ottuso di cervelli massificati che vivono alla superficie come islamici:formalità in ritualità variegate che disgregano l'attenzione con i suoni. Questo è il movimento accettato ed incoraggiato dai due papi che l'hanno conosciuto. Immagino che G.Roncalli e Montini se l'avessero conosciuto, avrebbero pure loro fatto salti di gioia, date le premesse...

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  22. Annarita, non scherzare. sai bene che tu l'avresti pubblicata interamente se ce l'avessi avuta. lo sia che iniziano con una parte del CCC, e che le note non sono intese illustrative (parole di Kiko), ma normative.

    Ecco il testo da wikipedia:
    "La versione corretta degli "Orientamenti alle Equipes di Catechisti per la fase di conversione", che è stata preparata da una Commissione incaricata dagli iniziatori del Cammino Noecatecumenale ha rispettato il linguaggio originale, vivo ed orale. Ha corretto espressioni incomplete, o meno felici - che potevano anche sembrare ambigue - proprie del linguaggio parlato o semplicemente dovute alla traduzione non sempre accurata dell'originale spagnolo. Ha tenuto conto, inoltre, delle osservazioni fatte dal secondo esame degli Orientamenti da parte della Congregazione per il Clero del 1990. Infine hanno aggiunto le citazioni bibliche a cui fa riferimento o che aiutano a meglio capire il senso del discorso.
    Nel rivedere il testo degli Orientamenti alle Equipes di catechisti, su indicazione della Congregazione per la dottrina della Fede, i 14 volumi sono stati corredati con opportuni riferimenti al Catechismo della Chiesa Cattolica, che non hanno valore illustrativo, ma normativo.

    Per ogni catechesi tale riferimento si articola in due parti:

    a) All'inizio si offre una visione panoramica dell'insegnamento del Catechismo della Chiesa Cattolica riguardante la tematica affrontata dalla catechesi, per la preparazione dei catechisti;

    b) A piè di ogni pagina si riportano alcuni passi su qualche punto particolare delle catechesi"

    l'onesta intellettuale è importante. Onestà che a voi riconosco nonostante la grande distanza che ci divide (ma non su tutto).

    Mardunolbo, tu sai bene l'inglese, ti leggo spesso anche su altri blog stranieri.

    Speigami se la traduzione di Tripudio sul blog Osservatorio è una traduzione che merita un 4 o un 3 come voto.

    dai mardunolbo, traduci questo:
    Without consulting the Archbishop, the national team of the Neo Catechumenal Way unilaterally decided not to resume any steps for the communities in our archdiocese although these communities were due to receive them. Let it be said categorically that the Archbishop was not informed and did not approve of this decision from the national team. Consequently, all the communities deserving to receive steps must not be deprived of this progression in the Way. The moratorium on all initial catecheses and the opening of new communities ends on Pentecost Sunday this year.

    L'arcivescovo chiede che riprendano i PASSAGGI (STEPS) alle comunità MERITEVOLI (DESERVING).
    ecco, guarda come è stato invece tradotto di LA', dove voi mi leggete, poi ne riparliamo.

    Annarita, non c'è giochetto che tenga. sai bene il rispetto che ho di voi, PERCHE' SENZA TIMORE DITE QUEL CHE PENSATE SENZA GIOCHETTI.

    Se tu avessi quelle catechesi le avresti pubblicate integralmente, non è forse questo che chiedte, la pubblicazione del direttorio. La verità è che tu non le hai, non te le danno, perchè le mostreresti integralmente per la tua onestà. sono sicuro di non sbagliarmi.

    Alessio

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  23. Allora, Alessio,
    ti rispondo una volta per tutte e per L'ULTIMA VOLTA su questa pagliacciata delle catechesi del 1999.

    PRIMO: tu conosci in parte la mia vita e sai che non ho tempo da perdere per "scherzare" o "fare giochetti" su Internet! Perciò attenzione ai termini.

    SECONDO: Noi questa catechesi NON LA ABBIAMO, NON LA CERCHIAMO, NON LA CHIEDIAMO A NESSUNO, E NON CI INTERESSA, e l'unico motivo per pubblicarla sarebbe dimostrare che E' UN TAROCCO COLOSSALE. E sotto spiego il perchè.

    TERZO: WIkipedia è un'enciclopedia interattiva, in cui chiunque può inserirsi (anche neocatecumenali "interessati e asserviti"), e contribuire con le peggio fanfaluche possibili, pertanto non è minimamente attendibile e non rappresenta un bel nulla. Non fa testo.

    QUARTO: Dalle tue stesse parole hai ammesso che le correzioni apportate al direttorio non sono opera della Dottrina della Fede, come invece la stessa Congregazione (MENTENDO SFACCIATAMENTE) aveva sostenuto nel documento di approvazione, ma sono state preparate "da una Commissione incaricata dagli iniziatori del Cammino Noecatecumenale", quindi da neocatecumenali fedelissimi alla dottrina kikiana che sostanzialmente hanno:
    1)"rispettato il linguaggio originale, vivo ed orale": E CHI SE NE FREGA!
    2)"corretto espressioni incomplete, o meno felici", quindi è cambiata un tantino la "veste espressiva" ma il contenuto E' SEMPRE QUELLO, quindi NON BASTA PER ELIMINARE LE ERESIE!
    3)hanno "tenuto conto, inoltre, delle osservazioni fatte dal secondo esame degli Orientamenti da parte della Congregazione per il Clero del 1990": che sarebbero i famosi sperticamenti in lodi di un certo Padre Groppo, i quali ai fini di una correzione non servono ad un tubo. Questa fa proprio ridere!!!
    4)hanno "aggiunto le citazioni bibliche a cui fa riferimento": E ai fini di una correzione, CHI SE NE FREGA ???????
    5)Infine, tarocco di tutti i tarocchi: su indicazione della Congregazione per la dottrina della Fede, i 14 volumi sono stati corredati con opportuni riferimenti al Catechismo della Chiesa Cattolica, che non hanno valore illustrativo, ma normativo." Questa è una corbelleria grande come una casa! E' una corbelleria che le correzioni vengano dalla Chiesa perchè le ha messe la commissione incaricata da kiko, SOLO "SU INDICAZIONE" DELLA CONGREGAZIONE, perciò sono state fatte da neocat interessati! E' una corbelleria che abbiano valore normativo e non illustrativo perchè se così fosse avrebbero cambiato completamente lo scheletro delle catechesi, che restano invariate e perciò eretiche (non a causa di alcume frasi, MA PER TUTTO LO SCHEMA CATECHETICO INTERO!!!) come prima! In particolare, proprio QUESTA catechesi sull'eucarestia è totalmente GIUDAICA perchè paragona la Messa al Sedèr pasquale ebraico, ed è totalmente LUTERANA perchè nella seconda parte tratta la storia della liturgia cattolica in chiave completamente critica, bollando totalemtne il Vetus Ordo, cioè secondo la prospettiva protestante.

    QUINTO: se questo lavoro di falsa auto correzione del direttorio risale al '99, esso venne totalmente rigettato da Ratzingher che convocò Kiko NEL 2002, per consegnargli UN NUOVO DIRETTORIO PER IL CAMMINO, il famoso MATTONE TEOLOGICO cattolico e non eretico, quello che l'eretico Kiko rifiutò. E questo dimostra palesemente, insieme ai punti già espressi, che questo lavoro è un tarocco, perchè è stato fatto dal Cammino stesso, non corregge un accidente, ed era stato già rifiutato dalla Chiesa!

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  24. SESTO: Siccome parli di "onestà intellettuale", ti prego di essere onesto:
    1)che all'inizio di questo tarocco, falso correttivo del direttorio, venga scritta una sviolinata al CCC, non rappresenta niente per nessuno, se poi i contenuti restano quelli che erano perchè lo schema catechetico dei concetti base non viene toccato; tanto meno importa ai catechisti che sono schiavi della dottrina kikiana. Quindi è uno specchietto per le allodole.

    2)Alessio, parliamoci chiaro: QUANTE SONO LE NOTE IN CALCE ALLE PAGINE DI BEN 3100 PAGINE DI CATECHESI?? Sai quante sono?? Circa 2000. Ciò significherebbe che per due terzi di tremila pagine sarebbe stata "corretta" al massimo un frasetta per pagina (e li resto della pagina sarebbe tutto ok?) e per il rimanente terzo (circa un migliaio di pagine!!!)tutto sarebbe PERFETTO, senza bisogno di correzione alcuna!!! Ma stiamo scherzando? Ma Kiko chi pensa di fare fesso? Quelle 3100 pagine sono da gettare in un cassonetto per tutte le aberrazioni che cui sono piene, altrto che una noticina per pagina, quando va bene!!! E quello sarebbe il direttorio "emendato"?? "Emendato" dallo stesso eretico che lo ha concepito??
    E tu mi vieni a parlare di onestà intellettuale di fronte a queste prese per i fondelli??? Presa per i fondelli che francamente comincio a credere che sia sostenuta coscientemente anche da te! E comincio a pensare che tu non sia la persona onesta che io credevo. Perchè di fronte al Cammino perdi totalmente di obbiettività, diventi sfuggente, rispondi solo a quello che ti fa comodo e se uno ti tappa la bocca tu fai finta di nulla, non rispondi e pensi di cavartela così. Questo atteggiamento non è onesto, non il mio.

    Ed infine...per favore...ma con che faccia puoi dire "Se tu avessi quelle catechesi le avresti pubblicate integralmente, non è forse questo che chiedte, la pubblicazione del direttorio."
    Aohh!!! Quello che noi chiediamo è LA PUBBLICAZIONE UFFICIALE DEL DIRETTORIO, CONSULTABILE DA TUTTA LA CHIESA, LAICI ED ECCLESIASTICI, come si rispetti per una dottrina che pretende di essere considerata CATTOLICA. Che forse se io pubblico la prima cosa che Wikipedia (o chi ti pare) mi rifila, quella sarebbe la PUBBLICAZIONE DEL DIRETTORIO??? E dove sono I TIMBRI DELLA SANTA SEDE, su ogni pagina di questo direttorio, che attestano la presa visione e l'autenticazione della Chiesa su questa roba??? E che ne so io se non è un falso?? E poi: perchè SOLO LA CATECHESI SULL'EUCARESTIA (che se si parla di arcani,dovrebbe essere in assoluto la cosa da svelare per ultima, perchè è il culmine del Cristianesino!)e non il resto delle 3000 pagine??? Ma ci avete presi per una manica di scemi? Ma non capite che TUTTO QUELLO CHE DITE, tu ed i tuoi fratelli neocat che sostenete queste fandonie, non si regge in piedi?

    Non è questo il modo di pubblicare il Direttorio del Cammino Naocatecumenale, quello lo deve fare Kiko, ma non lo può fare perchè sa bene che non è stato correto un accidente e che chi legge capirebbe benissimo che fra queste pagine del '99 e quelle del '72, non c'è sostanzialmente niente di diverso, se non una colossale presa per i fondelli. per questo motivo, dello stralcio di catechesi messa da Mic ho letto le prime righe, poi ho lasciato perdere, mi sono stufata, perchè conoscendo le originali ho visto che erano identiche spiccicate. Non prendiamoci in giro! Se un testo ha bisogno di essere corretto, non si mettono le correzioni a fine pagina, ma SI CAMBIA IL TESTO STESSO, SENZA BISOGNO DI NOTE CORRETTIVE!

    Questo fa chi ha la buona volontà di emendarsi, chi ama fare le cose in buona fede e alla luce del sole, tutte cose che non abitano in Kiko Arguello, e nemmeno nella gerarchia collusa con lui, che imperterrita lo spalleggia, per interessi di denaro.
    Ma renderanno tutti conto a Dio, perchè prima o poi si muore ed arriva il momento del Giudizio.

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  25. Come rispondere a questa caterva di frasi?
    Boh.

    Note Correttive: non sono note correttive, sono solo riferimenti al CCC, che chiariscono la frase, e ne danno il senso corretto, normativamente parlando (per il catechista in modo che siano poste nel giusto modo). Se fossi catechista io avrei piacere a leggerle.

    Hai frainteso poi un'altra cosa: le correzioni della CdF (di cui non ho la più pallida idea), non sono state apportate da Kiko o altri. Loro hanno curato l'integrazione con le note del CCC.
    Chi ha mai detto che la CdF non ha corretto altro? Se vuoi avere il mio parere, secondo me ha corretto comunque ben poco, evidentemente le ritiene corrette così, è di questo che si dovrebbe parlare.

    Un ulteriore cosa (tralasciando riferimenti al fatto che non sarei la persona che credevi, frase fatta per attaccare, nell'intimo di una pesona, l'ipotesi di essersi comportato male, ma non ci casco): non mi venire a dire che non la vuoi questa catechesi, ma se hai chiesto ripetutamente a tutti di mandartela (raiden, ed altri). Mic ce l'ha. perchè non te la dà? non te lo vhiedi? perchè allora sul vostro sito riporti quelle del 1972. allora cancellale. siccome non credo che tu faccia male a tenerle, fatti dare quelle del 1999 e riportale sul sito. tutto qua.
    Figurati che non me le invia neppure per e-mail, io che non pubblicherei mai. cosa ci sta dietro? non ci sarà mica la dimostrazione che non vi è sostanziale difformità con il CCC?

    Ma si chiudiamo 'sta querelle, che accende troppo gli animi.

    Alessio

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  26. "Come rispondere a questa caterva di frasi?
    Boh."
    Questa risposta è fortemente offensiva. Siccome non puoi controbattere niente, mi dici che "scrivo troppo"??
    Non puoi scappartela con un "boh". Questo significa negare che io abbia parlato, che abbia detto delle cose, significa rispondere tacitamente che tutto quello che ho detto non è neanche degno di assere ascoltato...semplicemente il mio scritto "non esiste"!
    Io ti ho portato varie argomentazioni logiche e sensate, possibile che tu non ti senta libero di ragionarci e rispondermi? Come rispondere? Con la santa pazienza, piano piano, che tanto non ci corre dietro nessuno.

    "Note Correttive: non sono note correttive, sono solo riferimenti al CCC, che chiariscono la frase..."
    Ma di cosa stiamo parlando?? Ma è chiaro! Le ha messe la commissione kikiana! Come vuoi che costoro correggano le catechesi del loro Kapo?? Senonchè è stato Kiko stesso a mettere in giro la voce che quelle erano le correzioni della Chiesa: mi ricordo nel '96, '97, '98 che quel bugiardo del mio catechista, Pino Manzari (che è pure uno dei "dodici" e dice quello che Kiko gli dice di dire)durante gli annunci ci diceva:" Ecco, la Chiesa ha corretto le catechesi per il trenta per cento." "Ecco la Chiesa è arrivata a correggere le catechesi per il cinquanta per cento." Ma non era vero, si trattava di queste note, fatte passare per un lavoro della Chiesa, quando poi ho scoperto che era un lavoro interno al Cammino e la Chiesa non aveva fatto proprio nulla! Bugiardi.

    "Chi ha mai detto che la CdF non ha corretto altro? Se vuoi avere il mio parere, secondo me ha corretto comunque ben poco, evidentemente le ritiene corrette così, è di questo che si dovrebbe parlare."
    La CdF non ha fatto nulla del genere neanche dopo, perché TI RIPETO CHE KIKO HA RACCONTATO A MADRID CHE NEL 2002 RATZINGER GLI HA CONSEGNATO UN NUOVO DIRETTORIO TUTTO DIVERSO, CHE KIKO HA RIFIUTATO. Quello era il lavoro della Chiesa, e nessun altro. Le ritenne talmente "corrette" che le scartò del tutto e gli presentò un altro libro. Quello di cui parli tu è solo una tua pia immaginazione, quello che tu VUOI immaginare, ma non è la realtà.

    (Sul tuo comportamento, quando discuti, che per me non è onesto, lasciamo stare...evidentemente non te ne accorgi, fa parte del plagio che ricevete...)

    "non mi venire a dire che non la vuoi questa catechesi, ma se hai chiesto ripetutamente a tutti di mandartela (raiden, ed altri). Mic ce l'ha. perchè non te la dà? non te lo chiedi?"
    E chi sarebbero questi "TUTTI" a cui io l'avrei chiesta, scusa? Con Raiden non sono in contatto. E lì finisce la storia. Non l'ho chiesta a nessun'altro. Mic non me la manda perchè non glie l'ho chiesta. Io non ho mai chiesto QUESTA catechesi. Che me ne faccio di una catechesi sola?? Te lo avevo già scritto sopra: lo vedi che non ti importa di quello che uno ti dice? Quello che al popolo di Dio interessa è LA PUBBLICAZIONE DI TUTTO IL DIRETTORIO "APPROVATO ED EMENDATO", non di una sola striminzita catechesi. Ed è per questo che non le chiedo, perchè non sono la versione ufficiale: accettare dal Cammino (o chi vuoi tu) una sola catechesi isolata è una presa in giro per tutta la cristianità, che attende la pubblicazione TOTALE ED UFFICIALE di questa roba.

    E per quanto mi riguarda, FINCHE' NON CI SARA' UNA PUBBLICAZIONE UFFICIALE, il direttorio del cammino RESTA COSTITUITO DALLE CATECHESI DEL '72, quelle originali, quelle che vengono usate ancora oggi.
    Non è così?? Allora PUBBLICHINO le catechesi "ufficiali" del Cammino.

    (Non hai capito perchè Mic non ti da nulla? Perchè tu, che sei contrario alla pubblicazione, dovresti ricevere qualcosa? Mic ti ha risposto bene:"chiedile ai tuoi catechisti", che significa: "renditi conto che ti stanno negando un tuo diritto".)

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  27. "Come rispondere a questa caterva di frasi?
    Boh."
    Intendevo: da che parte rifarmi? ma infatti ho iniziato.

    bene, continuiamo

    PRIMO: so bene a cosa alludi e sai bene tu che è anche nelle mie preghiere. ma a questo punto mi chiedo se ti sono gradite, cioè se mi è concesso associarmi alle tue.

    SECONDO: Se è un tarocco colossale, lasciamolo giudicare a chi legge. e non è una singola catechesi quella che ha Mic, ma l'intero primo libro sulle catechesi iniziali. ti pare poco? sono quelle su cui sono stati scritti libri (il segreto svelato, ecc...). non sono poco, sono la base di partenza di tutto l'itinerario. Ed io sono curioso, perchè so leggere, e farei la mia analisi minuziosa, perchè voglio capire anche io quale è il contributo che danno le note, oppure se sono uno specchietto per le allodole a sostegno, e se sono state cancellate le frasi che facevano del CNC una sorta di grimaldello rivoluzionario contro la Chiesa della domenica. Odio ogni elitarismo, e voglio capire se quelle catechesi ne sono scevre.

    TERZO: quanto scritto suwikipedia e che ti ho riportato è scritto anche nella scanzione mostrataci da Mic (per altro caricata con un formato microscopico)

    QUARTO: sono state approtate modifiche a molte frasi, oltre che all'aggiunta delle note, se potessimo fare il confronto lo capiresti, quindi vi conviene non mostrarle quelle del 1999 (ma se le avesti so che le mostreresti, hai mostrato quelle del primo passaggio del 1999...); sull'impostazione teologicamente diversa concordo. la teologia è diversa, perchè è un'antropologia diversa. la dottrina non è diversa, la teologia e l'ecclesiologia che sottende sì, sono quelle post-conciliari, paramoderniste.

    QUINTO: il mattone era un libro rissuntivo, senza carattere discorsivo (guarda che fu proprio Gianluca in un commento che riportava le frasi di Kiko, a farmi capire questo).
    A quel punto Kiko dichiara che il mattone è un bel liubro, ma che non serve a fre catechesi. quindi Chiede la definitiva approvazione formale del Direttorio, da emendare come volessero, ma a partire da quello, e non facendo un libretto, che avrebbe visto le catechesi messe in un cassetto. Ecco l'approvazione prima comunicata privatamente, e poi pubblicamente 2008. tutto qui, non ci sono misteri.

    SESTO: fammi giudicare a me se quella è una sviolinata o meno, se è una presa per il c... o una base necessaria per la corretta interpretazione. poi ne discuteremo, e siccome sai che dico la verità (che adesso tu mi ritenga un bugiardo, questo non me lo aspettavo, sai bene che su questo blog ho scritto frasi sul CNC da far discutere abbastanza...).

    SETTIMO (aggiungo io):
    su chi deve pubblicare che cosa, davvero sono basito. la Chiesa quando approva qualcosa che vuol far sapere a tutti, la pubblica lei stessa e la riporta sul suo sito, non aspetta che sia l'organo che ha richiesto l'autorizzazione, a pubblicarlo. I "diritti" sui mamotreti con l'approvazione, ce li ha la Chiesa, non il CNC.
    Quindi o è la stessa Chiesa che non li vuole pubblicare (pewrchè non vuol perdere tempo a fare 3000 scansioni), oppure per tirchieria pretende che sia il CNC a farlo. Ma in tal caso dovremmo pure pagare dei soldi per leggerlo, ti pare giusto? sia la CdF a scansionarlo e a pubblicarlo sul sito vatica.va, così sarà gratis per tutto il mondo.

    Ultima cosa. non regge la storia che non mi vengono inviate per ripicca. è perchè non si vuole dare a me gli strumenti per rispondere punto per punto usando i riferimenti del CCC. ma prima o poi questa pubblicazione ci sarà, e la melina terminerà. Io continuo a ritenere che il CNC non ha proprio nulla da nascondere.

    Io sono sincero. ed è un mio diritto? ripeto se è così sta alla Chiesa pubblicare, oppure vuol cedere al CNC addirittura questo onore rendendola Chiesa più di quanto esso stesso voglia? è un controsenso e tu lo sai.

    Alessio

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  28. Alessio,
    sai bene che apprezzo le tue preghiere, ti ringrazio anzi, ma questo non esclude che spesso la tua posizione, nel confronto sul Cammino, assomigli spesso a quella di un muro di gomma, che si esplica nell'ignorare molte cose dette dall'altro interlocutore, e nel rispondere spostando il problema ad altri argomenti non pertinenti al tema che ti era stato proposto al dialogo.

    SECONDO: Esempio: rispondendo "Se è un tarocco colossale, lasciamolo giudicare a chi legge", dimostri di non aver afferrato il motivo del termine "tarocco". Questo lavoro del '99, che per la tua gioia ho trovato tutto intero nel sito di reocities:
    http://www.reocities.com/Athens/Delphi/6919/ita_index.htm ) è un tarocco, cioè una fregatura, perchè è stato fatto passare per un lavoro di correzione da parte della Chiesa, mentre è soltanto una sorta di "sottolineatura di alcuni concetti" illustrata con il CCC, FATTA DAL CAMMINO STESSO, perciò che le note siano non una correzione (della Chiesa, e tantomeno un'auto correzione del Cammino a se stesso)ma una conferma totale della dottrina kikiana, è più che logico e non è opinabile, come opinione personale, da parte di chi legge. E' un pò più chiaro, detto così?

    TERZO: Wikipedia riporterà anche lo stesso foglio di Mic, ma Wikipedia, in generale, non può dare documenti "super partes", perchè chiunque può intrarvi e modificarne il contenuto. E' una enciclopedia self service. Ok?

    QUARTO: Allora, se concordi sull'impostazione teologicamente diversa, non c'è storia: è un'altra teologia, non sono cattoliche. Sulla differenza fra teologia e dottrina, l'hai detta grossa: la teologia è il fondamento della dottrina, è la serie di principi di fede su cui la dottrina si basa. Quindi a teologia diversa, corrisponde dottrina diversa. Non può esistere una teologia diversa da quella tradizionale, che lasci invariata la dottrina: se è modernista la teologia lo è anche la dottrina. Il Modernismo è stato ampiamente condannato e scomunicato da tutti i papi prima del Concilio, perchè NON E' CATTOLICO nella dottrina. Quindi si possono apportare tutte le modifiche espressive che ti pare: se la teologia è diversa, modernista, la sostanza non cambia: non sono catechesi cattoliche.

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  29. QUINTO: se ti rileggi bene la catechesi di madrid 2006,
    http://www.mariamadremia.net/fase%20di%20conversione/Multipage.pdf
    ti accorgi che la storiella del linguaggio "discorsivo e catechetico" è una scusa di Kiko il quale dice che in quel libro "c'era un pò di quello CHE DICE LA CHIESA SULL'ECCLESIOLOGIA E SULLA CRISTOLOGIA" (!!!) Ed è questo che non gli andava bene, perchè la sua ecclesiologia e la sua Cristologia non sono quelle della Chiesa cattolica. Ecco allora inventarsi la scusa del linguaggio poco discorsivo...balle! Se uno ha buona volontà, davanti a Dio, di obbedire alla Chiesa, OBBEDISCE umilmente, e non si permette di dire che le sue catechesi sono migliori di quelle dategli dalla Chiesa! Ma secondo lui sono migliori le sue - lo abbiamo detto sopra - perchè la sua teologia è tutta diversa e per predicare quella ha bisogno del SUO schema, non di quello della Chiesa. Ecco perchè non poteva sopportare, nella sua superbia, che le sue catechesi fossero messe in un cassetto, perchè fondamentalmente lui pensa che la SUA teologia è migliore e più cristiana di quella della Chiesa (questo è il principio dell'eretico)e perchè ha detto che in quel libro "non ci riconosceva il Cammino", cioè lui si è appropriato del dono di Dio (ammettendo che il Cammino sia tale), e decide di essere lui stesso la misura di valutazione di quel "dono". Toglie così alla Chiesa la sua funzione di discernimento dei carismi e se la attribuisce da solo.

    SESTO: Io non ti ritengo un bugiardo: è che siccome ti conosco per una persona che cerca sinceramente l'obbiettività, quando ti metti a difendere il Cammino con argomentazioni al limite della logica, mi spiazzi, e non so più che pensare.....però parlare fa sempre bene, perchè si sciolgono dei nodi fondamentali per potersi capire quando ci si confronta, come ad esempio la necessaria identificazione fra teologia e dottrina. Cioè se i presupposti non sono comuni, è normale non riuscire a capirsi. Poi, fatti salvi i presupposti, decidi pure da solo se si tratta di un richiamo al CCC che sia strumentale o no, altrimenti ognuno potrebbe dare una opinione diversa da tante altre, basata sulla propria sensibilità, ma la verità dei fatti è sempre una sola, quella reale.

    SETTIMO: sulla pubblicazione Kiko non la pensa come te: nell'intervista fatta dopo l'approvazione ufficiale del direttorio, Kiko ha detto che essendo lui contrario alla pubblicazione, se proprio la Chiesa glielo imponesse, Lui pensa di "vendere" il direttorio alla Chiesa (!)Ora, lasciando perdere il suo bernoccolo da mercante giudeo che sarebbe capace di speculare in denaro anche sulle "ispirazioni dello Spirito Santo", uno "vende" una cosa quando la coonsidera di sua proprietà. Perciò se il direttorio è IL SUO, la pubblicazione spetta a lui, se invece è della Chiesa lui non può vendergli nulla. In quel caso la Chiesa dovrebbe pubblicarlo, ma non lo fa perchè è la prima a pensare che non le appartiene, nè come origine, nè come dottrina.

    IL mio parere personale su questa faccenda è che dovrebbero vergognarsi entrambi: lui perchè con la scusa dell'arcano ancora pretende di rifilare al popolo di Dio un cammino segreto, dopo tutte e eresie predicate fino ad oggi (lo ha ammesso la CdF dicendo che il direttorio era "stato emendato"), e la Chiesa perchè gli ha approvato un direttorio eretico, affermando con l'inganno di averlo emendato, ma poi evitandone la normale pubblicazione di prassi, perchè si scoprirebbero tutte le bugie dette da entrambi, e sarebbe una figuraccia immane.

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  30. Alessio,
    sai bene che apprezzo le tue preghiere, ti ringrazio anzi,
    -----
    Lo faccio davvero con tutto il cuore


    ma questo non esclude che spesso la tua posizione, nel confronto sul Cammino, assomigli spesso a quella di un muro di gomma, che si esplica nell'ignorare molte cose dette dall'altro interlocutore, e nel rispondere spostando il problema ad altri argomenti non pertinenti al tema che ti era stato proposto al dialogo.
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    Sai benissimo che secondo me non c'è modo alcuno di usare le gli strumenti della Chiesa post-conciliare per fare una critica seria al CNC. rimangono dettagli irrisolti che non comportano lo stracciamento della veste.
    Sulla base invece della ecclesiologia della Chiesa preconcilaire, ci sarebbero e spesso le avete dette, tante cose da sottolineare, ma non sarebbe giusto porle (secondo me), quando la Chiesa post.concilare respinge proprio questa argomentazioni ad esempio nei colloqui dottrinali e la FSSPX.

    Sulle actechesi io ho un'opinione, tu la tua, e kiko la sua. io porto la mia. secondo me il direttorio approvato non è un "diritto" di kiko. La chiesa non ammette catechismi segreti, ma può ammettere un isieme di libretti catechetici non pubblici, purchè ne conosca prima i contenuti.

    Sulla distinzione fra teologia e dottrina (è chiaro che se questa teologia descrive un'altra dottrina, allora non può defirnirsi cattolica), ti invito a leggerti l'istruzione Donum veritatis del card. Ratzinger.

    Il teologo ha l'obiettivo di render più chiaro dalla parola di Dio, la Verità rivelata, affinchè sia sempre più accessibile a tutti. I teologi non sono infallibili (figurati, non lo può essere neppure il papa se scrive un libretto), e se giungono ad una controversia sono chiamati a discuterne con la CdF. Se la CdF stabilisce che quella teologia non concorda con la dottrina cattolica, allora il teologo è invitato a ritirarla. Altrimenti (come in questo caso) può concederne la pubblicazione con il sigillo (capisci che valenza avranno le pagine timbrate? sei sicura di volere davvero quella pubblicazione?).

    ma concordo con te: qui si gioca una partita che a questo punto non fa cadere il CNC, ma il CNC e la CdF intera, e quindi la Chiesa tutta visto che è stato il Papa a dichiarare l'approvazione del Direttorio.
    Io mi fido, tu evidentemente no. per questo io le vorrei leggere, perchè credo fermamente che la fede e l'intelligenza non sia in contrasto, quindi voglio provarmi.
    Se poi si dovranno vergognare, credo proprio che sarà la Storia (interventi di Dio) a sancirlo.

    Ma andiamo avanti nelle future analisi. io non mi tiro indietro. Ritengo che l'antropologia descritta dal CNC sia valida, e consenta un approccio a Dio valido per il mondo di oggi (che questo significhi modernismo non lo so).
    Alessio

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  31. Scusami, Ale,
    oggi non ho potuto risponderti...cercherò di farlo domani. :)

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  32. Chiedo scusa, Ale, per il grande ritardo nella risposta, ma...oltre a problemi vari che mi hanno impedito di farlo prima, mi ha un pò bloccato anche notare come le tue risposte siano un continuo susseguirsi di contraddizioni, una dietro l'altra...che rendono faticosa una risposta completa, perchè è inevitabile doverle mettere tutte in evidenza. Dove non ti contraddici, neghi l'evidenza della logica.

    tu dici: "Sai benissimo che secondo me non c'è modo alcuno di usare le gli strumenti della Chiesa post-conciliare per fare una critica seria al CNC."
    Non perchè quegli strumenti non siano utilizzabili, ma perchè tu non ne sei capace (non riesci a distinguere dove questa Chiesa sia cattolica e dove no, infatti credi che il Modernismo sia cattolico). Alcuni aspetti dottrinali di questa chiesa conciliare sono rimasti ancora cattolici, e con quelli è possibile riconoscere e condannare le eresie kikiane. Infatti molti cattolici "conciliari" sanno riconoscere le eresie di Kiko, perchè sono talmente sfacciate che anche un mezzo cattolico le riconosce.
    Quanto al fatto che non credi giusto contraddire l'ecclesiologia kikiana perchè la chiesa conciliare non lo fa:
    1°) non è vero che non lo fa: infinite volte i papi hanno cercato di correggervi dall'errore di isolarvi dall'ambiente parrocchiale, o peggio dal tentativo di neocatecumenizzare tutta la parrocchia, richiamandovi all'unità con la pastorale universale. Segno che l'ecclesiologia conciliare non è affatto uguale a quella del Cammino!
    2°) che la chiesa conciliare rifiuti l'ecclesiologia tradizionale (come da colloqui), non vuol dire che se la chiesa rifiuta certe Verità indiscutibili, queste Verità cessano di essere tali. Noi non siamo qui a scrivere per fare salamelecchi alla Chiesa...ma siamo qui per fare da cassa di risonanza alla verità. Se la Chiesa rifiuta la Verità, peggio per lei. Noi continuiamo a restare fedeli alle verità di sempre e con queste (non con i compromessi conciliari) critichiamo le eresie e le ecclesiologie distorte, più o meno avallate dalla gerarchia.

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  33. "Sulle actechesi io ho un'opinione, tu la tua, e kiko la sua....."

    Sta proprio qui il problema!! Non si possono avere "opinioni personali" su una cosa di capitale importanza come la dottrina ed il suo renderla pubblica! La Chiesa ha delle leggi e delle norme precise in merito, e vanno seguite DA TUTTI. La dottrina deve essere conforme a quella ortodossa, cioè fedele al Magistero cattolico e alla Tradizione Cattolica, e deve essere CONOSCIUTA, nota, apertamente pubblica a tutto l'ecumene cattolico. Perchè se è segreta obbedisce al principio dell'eresia GNOSTICA, secondo cui la salvezza dipende dal una conoscenza segreta, riservata a pochi eletti o "iniziati", e sconosciuta alle masse.
    Perciò è d'obbligo la pubblicazione dell'intero direttorio, pena il diritto, da parte di tutti, di continuare a considerare quella predicazione NON CATTOLICA, E DI INVITARE PIù GENTE POSSIBILE A TENERSI ALLA LARGA DAL CAMMINO, CHE SI MUOVE CON UNA DOTTRINA SEGRETA, E COME TALE NON CATTOLICA.

    Altra tua contraddizione: tu dici che Kiko non ha "il diritto" sul direttorio, però approvi il fatto che se lo tenga per sè e non voglia renderlo noto.

    Altra tua contraddizione: se la Chiesa "non ammette catechismi segreti" come può ammettere "libretti catechetici segreti"???? Non è forse LA STESSA COSA??? E come puoi dire: "purchè ne conosca prima i contenuti"?
    1°) I contenuti li conosceva e li aveva già bocciati TUTTI, sostituendoli - e quattro!! - con il libro presentato a Kiko da Ratzinger, come direttorio sostitutivo degli oorientamenti.
    2°)Anche quando una dottrina è cattolica nei contenuti, NON BASTA CHE SIA CONOSCIUTA DALLA GERARCHIA, MA DEVE ESSERE NOTA A TUTTI, perchè "cattolico" significa "universale". Ma è così difficile da capire?....

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  34. "I teologi non sono infallibili (figurati, non lo può essere neppure il papa se scrive un libretto), e se giungono ad una controversia sono chiamati a discuterne con la CdF."

    Quando il relativismo protestante non era ancora penetrato nella Chiesa, i teologi, siccome erano santi, erano "infallibili", perchè assistiti dallo Spirito Santo.

    "e se giungono ad una controversia sono chiamati a discuterne con la CdF. Se la CdF stabilisce che quella teologia non concorda con la dottrina cattolica, allora il teologo è invitato a ritirarla. Altrimenti (come in questo caso) può concederne la pubblicazione con il sigillo (capisci che valenza avranno le pagine timbrate? sei sicura di volere davvero quella pubblicazione?)."

    PRIMO: Kiko non è un teologo, è un pittore che si è improvvisato "teologo", e molto malamente.
    SECONDO: BRAVO! Se la CdF non considera quella dottrina cattolica, il "teologo" è invitato a ritirarla! Proprio quello che successe a Kiko quando Ratzinger gli presentò il volume sostitivo! Ma lui ha disubbidito come la solito, non ha ritirato proprio nulla!!!

    TERZO: E' falso!!! Non è affato questo il caso! Questa dottrina gli era stata rifiutata TUTTA INTERA! E adesso con quale faccia la presenterebbero con il "sigillo" vaticano??? Quanti milioni di euro gli costa a Kiko essersi comprato quel sigillo??? Lo capisci che una dottrina rifiutata nel 2002 NON PUO' MAGICAMENTE, CON QUALCHE EMENDAMENTO, essere approvata con sigilli nel 2011?? Lo capisci perchè non la pubblica nessuno??

    QUARTO: mi chiedi se sono sicura di volere quella pubblicazione??? Io davvero, a volte, quando parli rabbrividisco! Che significa la tua frase? Che dovrebbe prendermi un colpo a veder pubblicata una dottrina eretica con sopra i sigilli vaticani?? E che non mi converrebbe la pubblicazione di una dottrina non cattolica??? Ma io, caro Alessio, non ho paura della verità: io non ho paura che sia pubblicata una dottrina eretica con la benedizione vaticana! Perchè la figuraccia davanti A DIO e al popolo di Dio, la fanno loro e loro risponderanno del delitto di diffondere con l'inganno le eresie! Ed è per questo che nessuno pubblica: nè chi l'ha partorita, perchè è un eretico impenitente e non vuole essere scoperto, nè chi l'ha colpevolmente approvata, perchè è correo di diffondere l'eresia, coscientemente!

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  35. Ti pregherei, per il futuro, di essere meno contorto nei ragionamenti, e un pochino più leale nel riconoscere da che parte sta la verità delle cose accadute, perchè è faticosissimo doverti confutare tre o quattro "inesattezze" per ogni singola frase...

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  36. Un ringraziamento per la risposta. davvero grazie, anche sen el merito non concordo. ma è segno che vale la pena con te continuare a discutere.

    Voglio chiarire:
    1) la mia opinione diversa dalla tua e da quella di Kiko è sull'opportunità della pubblicazione del direttorio.
    2) credo nella ricostruzione che ho fatto, non sono mica "pagato" da qualcuno per scrivere ciò che penso.
    3) il "mattone" non era un direttorio catechetico (cioè un canovaccio da utilizzare) ma un libro, che secondo me non aveva alcun significato, perchè c'è il CCC, nelle forme del compendio, e, se addirittura si vuole, dello youcat. O le catechesi approvate (chiaramente con le correzioni che la CdF ritenesse opportune), o meglio niente e tutti a casa. E' avvenuta l'approvazione del Direttorio, in che forma non lo so, ma io, io, aspetto come te.
    4) sai benissimo, almeno speravo che tu lo avessi capito, che per me, anche la questione delle risonanze, produce in me un duplice effetto: ricevo sempre più conferme al CNC, ma d'altronde mi rendo sempre più conto che quel rigore, quel perentorio parlare e scrivere dei papi precedenti non c'è più. Questo duplice effetto mi lega ancora di più al CNC, e paradossalmente mi allontana dalla Chiesa post-conciliare. Qunado si spezzerà questo elstico?5) proverò ad essere nel futuro più preciso e meno contorto, ma rigetto qualunque affermazione circa la non mia lealtà. in "altri lidi" continuo a scrivere sebbene mi si consideri sleale (perchè ahimè si è recisa anche quella più piccola possibilità di contatto umano più che ecclesiale); qui non sono ancora a quei livelli di impossibilità, e certamente non continuerei a scrivere. franchezza A.rita, se mi ritieni sleale, scrivilo e mi adeguo. Altrimenti devi fare lo sforzo di ritenere che quelle cose davvero io le pensi. puoi darmi del citrullo, dell'ignorante, puoi sbattermi in faccia le encicliche, tutti i documenti che vuoi, riceveresti da me invece in questo caso la voglia di approfondire, come sempre ho fatto. le somme le tirerò a tempo debito.

    Alla prossima,
    Alessio

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  37. Guardate...far passare Paolo VI per un pontefice modernista... modernissimo in effetti. Forse lo è per chi ragiona con il metro del 1640.
    Alex

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  38. Credo che sia necesario riappropriarsi in toto della nostra tradizione col rito antico. Per ora ho visto timidi cenni del mio parroco, che ogni tanto osa dire nel novus ordo il Pater Noster cantato...e qualche volta ha fatto il rito di spalle.Spero vivamente, un giorno abbastanza vicino, di veder sradicata la tavola da pic-nic messa in Chiesa davanti all'altare nel post concilio e di poter quindi all'età di 31 anni sognare di andare ad una VERA messa CATTOLICA nella mia parrocchia, e non questa specie di ibrido protestanteggiante.

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