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Intervista
Rivarol: Si parla molto della “reintegra
zione”
imminente della Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX) nella
«Chiesa ufficiale». Che ne è esattamente?
Mons. Tissier de Mallerais:
“Reintegrazione” è un termine falso. La Fraternità San
Pio X (FSSPX) non ha mai lasciato la Chiesa. Essa è nel cuore
della Chiesa. Laddove è la predicazione autentica della fede,
là è la Chiesa. Questo
progetto di “ufficializzazione” della FSSPX mi lascia indifferente. Noi
non ne abbiamo bisogno e la Chiesa non ne ha bisogno. Noi siamo
già al centro dell’attenzione, come un segno di contraddizione
che attira le anime nobili, che attira molti giovani sacerdoti malgrado
il nostro status di paria. Con la
nostra integrazione nell’orbita conciliare, si vorrebbe mettere la
nostra luce sotto il moggio. Questo statuto di prelatura
personale che ci si propone, analogo a quello dell’Opus Dei, è uno statuto per
uno stato di pace, ma attualmente nella Chiesa noi siamo in stato di
guerra. Sarebbe una contraddizione
voler “regolarizzare la guerra”.
Rivarol: Ma certuni nella Fraternità San Pio
X pensano che questo sarebbe quantomeno una buona cosa. Non si sente in
imbarazzo per questa situazione “irregolare”?
Mons. Tissier: L’irregolarità
non è la nostra. È quella di Roma. Una Roma modernista.
Una Roma liberale che ha rinunciato a Cristo Re. Una Roma che è già stata
condannata da tutti i papi fino alla vigila del Concilio.
D’altra parte, l’esperienza degli istituti sacerdotali che si sono
ricollegati alla Roma attuale, dice che a tutti, gli uni dopo gli
altri, compresi Campos e il Buon Pastore, è stato intimato di
accettare il Concilio Vaticano II. E si sa che fine ha fatto Mons.
Rifan, di Campos, che adesso non ammette più obiezioni alla
celebrazione della nuova Messa e che ha proibito ai suoi sacerdoti di
criticare il Concilio!
Rivarol: Cosa risponde a coloro che credono che con
Benedetto XVI Roma sia cambiata?
Mons. Tissier: È esatto che
Benedetto XVI ha fatto alcuni gesti a favore della Tradizione.
Principalmente dichiarando che la Messa tradizionale non è mai
stata soppressa e secondariamente annullando nel 2009 la cosiddetta
scomunica che era stata emessa contro di noi in seguito alla nostra
consacrazione episcopale fatta da Mons. Lefebvre. Questi due gesti positivi hanno attirato su
Benedetto XVI delle pesanti lamentele da parte dell’episcopato. Ma il
Papa Benedetto XVI, comunque sia, resta modernista. Il suo
discorso programmatico del 22 dicembre 2005 è un credo
nell’evoluzione delle verità di fede a seconda delle idee
dominanti di ogni epoca. Malgrado i
suoi gesti favorevoli, la sua reale intenzione è quella di
integrarci nell’orbita conciliare, solo per condurci al Vaticano II.
L’aveva detto lui stesso a S. Ecc. Mons. Fellay, nell’agosto del 2005,
e una sua nota confidenziale, pubblicata fraudolentemente, lo ha
recentemente confermato.
Rivarol: Ma certuni pensano che Benedetto XVI, che
viene dalla Baviera cattolica e che, com’essi credono, è
«di una profonda pietà fin dalla giovinezza», ispiri
fiducia. Lei, cosa risponde?
Mons. Tissier: È vero che
questo Papa è molto comprensivo. È un uomo amabile,
gentile, riflessivo, un uomo semplice ma di un’autorità
naturale, un uomo di decisione che ha risolto parecchi problemi nella
Chiesa con la sua energia personale. Per esempio, problemi di
moralità in questo o quell’istituto sacerdotale. Ma è
imbevuto del Concilio. Quando dice che la soluzione del problema della
FSSPX è uno degli impegni principali del suo pontificato, egli
non vede dove sta il vero problema. Si pone male. Lo vede nel nostro
cosiddetto scisma. Ora, il problema
non è quello della FSSPX, ma quello di Roma, della Roma
neomodernista che non è più la Roma eterna, che non
è più la maestra di saggezza e di verità, ma
è diventata fonte di errore a partire dal Concilio Vaticano II e
ancora oggi lo è. Quindi,
la soluzione della crisi potrà venire solo da Roma. Dopo
Benedetto XVI.
Rivarol: Allora, come vede la soluzione di questo
disaccordo, da molti giudicato scandaloso, tra la FSSPX e Benedetto XVI?
Mons. Tissier: È vero che la
FSSPX è una «pietra dello scandalo» per coloro che
resistono alla verità (cfr. 1
Pt. 2, 8) e questo è un bene per la Chiesa. Se noi fossimo “reintegrati”, per
ciò stesso cesseremmo di essere la spina conficcata nel fianco
della Chiesa conciliare: il rimprovero vivente contro la perdita
della fede in Gesù Cristo, nella sua Divinità, nella sua
Regalità.
Rivarol: Ma, Monsignore, Lei ha scritto con i suoi
due colleghi una lettera a S. Ecc. Mons. Fellay per rifiutare un
accordo puramente pratico con Benedetto XVI. Quali sono le ragioni di
questo rifiuto?
Mons. Tissier: La diffusione della
nostra lettera è dovuta ad una indiscrezione di cui non abbiamo
colpa. Noi rifiutiamo un accordo puramente pratico perché la
questione dottrinale è primaria. La fede viene prima della legalità.
Noi non possiamo accettare una legalizzazione senza che sia risolto il
problema della fede. Sottometterci adesso senza condizioni
all’autorità superiore imbevuta di modernismo, sarebbe esporci a dover disobbedire.
Dunque a che pro? Nel 1984, Mons. Lefebvre diceva: «non ci si pone sotto un’autorità
quando questa ha tutto il potere per demolirci». E credo
che questa sia saggezza. Io vorrei
che noi producessimo un testo che, rinunciando alle finezze
diplomatiche, affermi chiaramente la nostra fede e di conseguenza il
nostro rifiuto degli errori conciliari. Questo pronunciamento avrebbe
il vantaggio, primariamente di dire apertamente la verità al
Papa Benedetto XVI, che è il primo ad avere diritto alla
verità, e secondariamente di restaurare l’unità dei
cattolici tradizionali attorno ad una professione di fede combattiva e
non equivoca.
Rivarol: Alcuni credono che lo statuto della
prelatura personale che vi si propone, vi garantirà
sufficientemente da ogni pericolo di abbandono della battaglia della
fede. Cosa risponde?
Mons. Tissier: È inesatto.
Secondo il progetto di prelatura, non saremmo liberi di impiantare
nuovi priorati senza il permesso dei vescovi locali e inoltre tutte le
nostre recenti fondazioni dovrebbero essere confermate da questi stessi
vescovi. Questo equivarrebbe quindi
ad asservirci del tutto inutilmente ad un episcopato globalmente
modernista.
Rivarol: Può precisarci questo problema di
fede che Lei si augura vedere risolto per prima cosa?
Mons. Tissier:
Volentieri. Si tratta, come diceva Mons. Lefebvre, del tentativo del
Concilio Vaticano II di riconciliare la Chiesa con la rivoluzione, di
conciliare la dottrina della fede con gli errori liberali. È lo
stesso Benedetto XVI che l’ha detto nel suo colloquio con Vittorio
Messori nel novembre del 1984: «il problema degli anni ’60
(dunque del Concilio) era l’acquisizione dei valori meglio maturati in
due secoli di cultura liberale. Valori che, anche se nati fuori della
Chiesa, possono trovare il loro posto – purché vagliati e
corretti - nella sua visione. In questi anni si è
adempiuto a questo compito» [Rapporto
sulla fede. Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger,
Ed. Paoline, 2° ediz. 1985, p. 34] Ecco
l’opera del Concilio: una conciliazione impossibile. «Quale conciliazione ci può essere
fra la luce e le tenebre?», dice l’Apostolo, «quale intesa fra Cristo e Beliar?»
(2 Cor. 6, 15). La
manifestazione emblematica di questa conciliazione è la
Dichiarazione sulla libertà religiosa.
Al posto della verità di Cristo e
del suo Regno sociale sulle nazioni, il Concilio ha messo la persona
umana, la sua coscienza e la sua libertà. È il
famoso «cambiamento di paradigma» che confessava il
Cardinale Colombo negli anni ’80. Il
culto dell’uomo che si fa Dio al posto del culto di Dio che si è
fatto uomo (Cfr. Paolo VI, Discorso di chiusura del Concilio,
7 dicembre 1965). Si tratta di una
nuova religione che non è la religione cattolica. Con questa
religione noi non vogliamo alcun compromesso, alcun rischio di
corruzione, perfino alcuna apparenza di conciliazione, ed è
questa apparenza che fornirebbe la nostra cosiddetta
“regolarizzazione”.
Che il Cuore Immacolato di Maria, immacolato nella sua fede, ci
conservi nella fede cattolica…
Intervista raccolta da Jèrôme Bourbon
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Oggi,
venerdì 15 giugno, festa del Sacro Cuore di Gesù, in tutti i Priorati
della Fraternità San Pio X è stata rinnovata questa consacrazione.
Cuore
di Gesù, noi Vi proclamiamo solennemente Re d’Amore della Fraternità
Sacerdotale San Pio X e di tutte le sue opere apostoliche, chiedendoVi
in ginocchio di voler regnare su di noi, o Re d’Amore.
Sì,
Signore Gesù, siate col Vostro Cuore come Re e Centro dei nostri cuori,
come l’ispiratore e l’origine di tutte le nostre attività, affinché
esse abbiano in vista unicamente l’instaurazione del Vostro Regno in noi
e per noi.
Siate, dunque, o Cuore di
Gesù, il Re e l’Amico del Superiore generale che, umilmente, ma con
insistenza, chiede per lui in modo particolare le grazie speciali
promesse a Paray-le-Monial.
Fate che
sia padre buonissimo e anche maestro e giudice illuminato per far
irradiare il Vostro Spirito e il Vostro Amore, come uno strumento docile
e fecondo del Vostro Cuore misericordioso. Mettete tutto il Vostro
Cuore di soavità e di fuoco nel suo cuore, affinché Voi stesso, o Gesù, e
non lui, conduciate d’ora in poi i suoi sacerdoti sui sentieri della
vera giustizia.
Siate anche il Re e
l’Amico dei sacerdoti che Voi avete arricchito dei Vostri migliori
tesori, affidando loro i Vostri interessi e la salvezza del Vostro caro
gregge.
Fate, o Cuore di Gesù, che
essi siano tutti quanti esempi viventi, il sale e la luce dei fedeli;
fate che mediante la loro profonda vita interiore siano fonte di
resurrezione per coloro che sono ancora fuori dall’ovile.
Per mezzo di Maria, Regina del clero e degli Apostoli, fate che d’ora in poi ognuno di noi sia un Altro Cristo in spirito e verità, possiamo essere delle torce che illuminano e riscaldano, dei ferventi, mai dei mercenari, né dei mediocri.
Come
Voi avete solennemente promesso a Santa Margherita Maria, santificateci
per la Vostra Gloria, per la perseveranza dei cristiani, per la
salvezza degli infedeli.
Date a tutti
noi la chiara nozione della maestà divina e della grazia straordinaria
che è il nostro sacerdozio, compresa l’intelligenza soprannaturale dei
nostri doveri e delle nostre responsabilità.
E
per mezzo del Cuore immacolato e Addolorato di Maria, accordateci la
grazia di apprezzare ogni giorno di più il Vostro dono per eccellenza:
il dono del Santo Sacrificio della Messa, e di essere, soprattutto
all’Altare, dei degni celebranti e insieme l’oblazione santa che Voi
aspettate da noi, per la Gloria del Padre Vostro che è anche il Padre
Nostro.
Riempite i nostri cuori di
un’unica preoccupazione: quella della santità sacerdotale. Date a tutti
noi la grazia di lavorare con convinzione ed energia alla restaurazione
del sacerdozio cattolico, suscitando le vocazioni, formandole,
mantenendo in noi il Vostro spirito di Sacerdote e di Vittima,
resuscitando questo spirito in coloro che l’hanno perduto o che vivono
addirittura nell’infedeltà.
A questo
scopo, noi promettiamo di osservare con puntualità gli statuti della
Fraternità Sacerdotale San Pio X, specialmente le norme che riguardano
la vita di comunità e la preghiera in comune.
Infine,
o Signore Gesù, accettandoci come la cara eredità del Vostro Amore,
dimenticate e perdonate le nostre infedeltà, le nostre tiepidezze e
negligenze di sacerdoti e di pastori, e, insieme ai nostri, perdonate i
peccati delle nostre pecorelle, soprattutto quelli commessi per la
nostra mancanza di santità e di zelo, per nostra colpa, o Buon Gesù.
«Cor Iesu, parce sacerdotibus tuis, parce populo tuo!»
E
ora, ancor più che all’Apostolo Tommaso, ordinateci di mettere, più che
le mani, le nostre anime sacerdotali nella sacra piaga del Vostro
Costato. Lasciate che in Esso stabiliamo la nostra dimora nel tempo e
per l’eternità.
Per Maria, o Cuore di Gesù, che il Vostro Regno venga in noi e per noi!
E allora che mons.Tissier si faccia la sua chiesa personale, anzi che se ne vada coi sedevacantisti.
RispondiEliminaFellay firmerà e monsignore senza chiesa rimarrà.
Scommettiamo che vista la mal parata anche lui firmerà?
Don Juan
Invece di scommettere prega e vedrai che S.E. Mons.Fellay giammai firmerà e la FSSPX rimarrà unita più di prima, forse a molti di voi sfugge che alla Fraternità sta più a cuore la salvezza delle anime e il bene della Chiesa che non una posizione giuridica.Essa è stata fondata per Volonta Divina e per essa ha combattuto. La posta è troppo alta per barattarla per un piatto di lenticchie, qui è in gioco l'eternità!
EliminaCiao Blaise,
Eliminacosa ti fa pensare che adesso Fellay "giammai firmerà"?.. Cosa, secondo te, è cambiato nell'ultimo colloquio per farlo ritornare bruscamente sui suoi passi, tutti lanciati da tempo in questo accordo con Roma?
Macchè don juan. Tu sei don seppia in cerca di partners. Torna al concilione da bravo, su, su. I tuoi amichetti ti bramano.
EliminaRiccardo
Queste Meravigliose parole pronunciate da un Vescovo Cattolico come Mons. Tissier,che riassumono alla perfezione la drammatica situazione della chiesa conciliare e l'assoluto rifiuto di un accordo con essa, dovrebbero essere urlate dai tetti affinche'le coscienze assopite si risvegliassero da quel torpore in cui sono cadute o in cui si sono lasciate cadere perdendo la Fede.
RispondiEliminaè perfetto.
RispondiEliminaMa mi chiedo...: perché la fraternità non può continuare a fare esattamente quello che già fa "nella Chiesa"?
RispondiEliminaSi è proprio sicuri che il presunto accordo chiuderebbe la bocca alla giusta protesta? Non sarebbe piùttosto l'inizio della vera battaglia?
E visto che l'accordo non tocca la fede, non sarà chiesto di formare alcuna eresia...!, qual'é il problema?
"..perché la fraternità non può continuare a fare esattamente quello che già fa "nella Chiesa"?"
EliminaPerchè cambia il contesto in cui opera. Non sarà più in un ambito di separazione canonica, che se ha i suoi aspetti "negativi", comunque permette libertà di azione e protezione da contatti con la corruzione generale dilagante, ed inoltre dovrà per ogni cosa rendere conto all'ordinario del luogo, e conosciamo le percentuali dell'episcopato favorevole alla Tradizione: molto esigue, quindi, come è accaduto per l'applicazione del Summorum Pontificum, verrebbe sistermaticamente ostacolata e boicottata. Non illudiamoci, la tolleranza e l'inclusivismo di Roma sono rivolti verso tutti coloro che, non proclamando la Verità Rivelata (ma solo menzogne variopinte), non pestano i piedi a nessuno e non incrinano il disegno di mondializzazione della nuova chiesa, ma i Tradizionali che predicano il Regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, NON DEVONO poter liberamente agire, perchè questo rallenta l'avvento del piano di globalizzazione della fede.
Sul rischio di poter chiudere la bocca alla protesta, va detto che la bocca è già stata chiusa da un pezzo, per poter creare già all'interno del clero della Fraternità un clima di apertura ai dialoghi e all'esterno un allentamento della tensione dovuta al disagio di sentirsi continuamente richiamati a conversione. In concreto: sono anni che, per disposizione di Mons. Fellay, nella Fraternità non si sente più parlare di Massoneria, di origine massonico-ebraica del concilio, di inconciliabilità fra fede cattolica e sincretismo conciliare, di dubbia validità delle ordinazioni presbiterali, episcopali, e delle elezioni dei vari pontefici, che costituiscono un problema gravissimo di successione apostolica e quindi di validità dei sacramenti e della vita della Chiesa.
Anzi, Fellay liquida velocemente la questione, nella lettera ai tre vescovi, dicendo che siccome - se fosse vero - il problema sarebbe di dimensioni sconfinate ed umanamente ingestibili, allora "sicuramente è falso", sicuramente "non c'è problema"...quindi per risolvere un problema si fa finta che non esista...Per giungere a questa posizione Fellay ha per anni vietato la diffusione degli ultimi scritti di Lefebvre, riguardanti l'entrata ed il dominio della massoneria sulla Chiesa e riguardanti il dubbio della validità degli ultimi pontificati e delle ordinazioni gerarchiche della Chiesa. Lo ha fatto censurando molte frasi del Fondatore e facendone pubblicare gli scritti edulcorati delle parti più scomode. Questo è un tappare la bocca alla Fraternità e allo scopo per cui il Signore l'aveva creata. Ora con questa situazione preparatoria ai colloqui, figuriamoci quale sarebbe il futuro atteggiamento da interni, se giò questo era quello di chi ancora non era entrato nella ecumenica convivenza della "piena comunione". Non mi sembrano i presupposti per una "battaglia".
(continua)
"E visto che l'accordo non tocca la fede, non sarà chiesto di formare alcuna eresia...!, qual'é il problema?"
EliminaLefebvre, il quale mise in piedi la San Pio X, diceva che il concilio è interamente malvagio, e che va rigettato completamente, anche se alcune frasi dei documenti non sono esplicitamente eretiche ma "equivoche", cioè interpretabili sia in modo giusto che in modo sbagliato, e questa ambiguità VOLUTA, INTENZIONALE, presente nei documenti è il vero pericolo di deviazione della fede che il concilio ha portato con sé.
Nella maggior parte delle frasi, i documenti poggiano su presupposti non cattolici, ed anche dove non proclamano apertamente dottrine non cattoliche sono permeati di principi che conducono lontano dalla fede cattolica: ecumenismo, libertà religiosa, collegialità, laicità degli stati, libertà di coscienza, riforma liturgica, distinzione fra "errore" ed "errante", adattamento ai tempi. E' pertanto interamente avvelenato, e scorre in un fiume di menzogne.
Beh, Fallay ha dichiarato che la fraternità "accetta il 95% del concilio"! Facendo intendere che solo il 5% de concilio sarebbe da rifiutare perchè non cattolico:
primo: se i principi sopra detti permeano di se' tutti i documenti del concilio, è impossibile che la quasi totalità del concilio sia buona e solo una piccola parte errata. Casomai le percentuali dovrebbero capovolgersi: il 95% dei documenti, permeati di tesi lontane dal cattolicesimo di sempre, sono da rigettare, e solo un piccolissimo resto presenta mozioni accettabili. Questa llibera concezione di Fellay, molto "conciliante", TOCCA pesantemente la FEDE integrale cattolica.
Secondo: se è vero come è vero che basta anche un solo elemento errato per defiinire tutta una dottrina come non cattolica, qui siamo ampiamente oltre l'ortodossia, anche volendo credere al 5% di errori, quantificato da Fellay. Perciò la sua posizione TOCCA eccome la fede cattolica.
Terzo: Fellay ha anche affermato che secondo B.XVI il concilio va letto nella Tradizione, e che la Fraternità accetta totamente questa dichiarazione. Quindi Fellay accetta la storia dell'ermeneutica della continuità, MAI DIMOSTRATA CONCRETAMENTE DAL PAPA nonostante le varie suppliche ricevute in questi anni, perchè indimostrabile, fondata sul nulla. Ed affermare questo, alla luce dei tragici cambiamenti succeduti al concilio, manifesta una chiata volontà di collusione con le gerarchie post conciliari. Questo non solo "tocca" la fede, ma la mina alle sue basi!
Quarto: l'ultima osservazione fatta dalla Dottrina della Fede, impone alla Fraternità l'esclusione dell'espressione "errori del concilio", che significa che Roma noon accetta lontanamente che il concilio contenga errori dottrinali e non permette che venga neanche detto (quindi di quale battagllia per la fede cattolica stiamoo parlando?). Se Fellay accetta questa condizione di Roma in cambio della regolarizzazione canonica, è già sceso a patti, mettendo in mezzo la fede.
Quinto: la stessa natura dell'accordo in se stesso, anche se non dovesse cedere su alcuna singola eresia conciliare, è di fatto un andare contro la fede cattolica, perchè si tratta di un atto ecumenico. Accettare di entrare in un carrozzone sincretistico conciliare, per essere riconosciuti "cattolici" da dei "non più cattolici", e convivere in una apparente "comunione" con questi, è ecumenismo. La frase pronunciata un mese fa da Fellay: - "Accettateci come siamo, siamo pronti." - è allucinante, perchè il fatto di farsi accettare come cattolici dai non cattolici presuppone l'aver sposato l'ecumenismo, ed anche il praticarlo apertamente. Questo, più di ogni altra cosa TOCCA la fede.
Tacere la Verità Rivelata, da parte di chi è chiamato a gridarla dai tetti, è già un "predicare la menzogna". Ecco qual'è il problema...
E brava Rita! sei meglio di un T-34! Bisogna parlare chiaro! W Nostro Signore, abbasso il concilio, abbasso razinga badoglio!
EliminaRiccardo
Questa intervista mi riempie il cuore di speranza e riaccende in me (se ce ne fosse stato bisogno) la voglia di combattere... purtroppo ultimamente l'aria che si respira presso la FSSPX è ben diversa... mai avrei pensato che fedeli che richiamano continuamente le parole e lo spirito di Mons. Lefebvre avrebbero avuto vita dura all'interno della stessa FSSPX!
RispondiEliminaDel resto devo ammettere che sarebbe stato strano e innaturale se i nemici di Santa Romana Chiesa avessero lasciato in pace questa ultima scialuppa di salvezza dopo aver devastato il 99,9% della cristianità!
E' segno che la FSSPX è davvero lo strumento di Nostro Signore per questi (ultimi?) tempi così sciagurati, e che tale opera continuerà anche se il suo attuale superiore dovesse compiere il fatale passo.
A noi poveri fedeli ma, per grazia di Dio, aggrappati alla vera Fede e alla nostra santa religione, il compito di sostenere e affiancare i tre vescovi nella dura battaglia che si prospetta nell'immediato futuro!!!
Luigi
che ne pensate di questa intervista al card. Burke ?
RispondiEliminahttp://rorate-caeli.blogspot.it/2012/06/cardinal-burke-with-leadership-of-pope.html?m=1
io concordo col blogger che dice:
Interesting talk, the 'obedience' section was a bit troubling however.
troubling = INQUIETANTE !
Altro che ottimismo e cin cin al grande abbraccio inclusivo-ecumenico, dove ognuno potrà lavorare in pace al suo banco vendita (o bricolage, fa lo stesso) delle varie credenze....e dove vincerà la legge del più forte, = regime modernista che impone a tutti la chiesa-onu delle religioni....
un accordo che non potra' mai restare in piedi
RispondiEliminasono dello stesso avviso del vescovo intervistato.roma deve tornare indietro e convertirsi alla tradizione abiurando catastrofici errori del concilione massonico e modernista e del suo culto ibrido del novus ordo
RispondiEliminaGrazie A.Rita per la tua chiarezza - te l'ho ripetuto molte volte dobbiamo rimanere uniti in Cristo Signore, perche', tanto solo Lui ci salvera' dalla catastrofe. Il diavolo e l'acqua santa non possono convivere, pertanto i nodi, se ci sara' un accordo pratico senza un accordo dottrinale, che ripudii il C.V.II, e riprenda la Chiesa da dove e' stata lasciata e cioe' da Pio XII, verranno tutti al pettine, ed un peggiore divorzio sara' presto all'orizzonte. Come sempre un forte abbraccio in Cristo a te e Gianluca. Moltiplichiamo le preghiere alla Madonna di Fatima. Exodus.
RispondiEliminaMICHELE, tu non dici niente? Tutti aspettiamo i tuoi commenti, sempre sensati ed apprezzabili
RispondiEliminaGrazie a Mons Tissier; che il vostro parlare sia "si si no no"
RispondiEliminala sua fermezza e chiarezza è un aiuto per molti fedeli disorientati
CZC
Non ho ancora trovato il tempo di leggere tutto.
RispondiElimina