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giovedì 8 maggio 2014

"IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" di Don Félix Sardà y Salvany, (Capitolo 37°)...

Continuiamo la publicazione del  LIBRO "IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" DI Don Félix Sardà y Salvany. 
«La parte dottrinale di cotesto libro, la quale riguarda il liberalismo, è eccellente, conforme ai documenti di Pio IX e di Leone XIII, e giudicata dalla Sacra Congregazione dell'Indice dottrina sana.» La Civiltà Cattolica, anno XXXIX, vol. IX della serie XIII, Roma 1888, pag. 346.   
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XXXVII: Seguito sul medesimo argomento
Ecco tuttavia, come noi abbiamo detto prima, il sogno dorato, l'eterna illusione di molti dei nostri fratelli.
Essi sono persuasi che la cosa più importante per la Verità, sia di avere un grande numero di difensori e di amici. Il numero par loro essere sinonimo di forza.
Per loro, addizionare, perfino delle quantità eterogenee, è sempre moltiplicare l'azione, allo stesso modo che sottrarre è sempre diminuirla. Noi quindi getteremo un po' più di luce su questo punto e presenteremo ora qualche ultima osservazione su questa materia già affrontata.
La vera forza, la vera potenza delle cose, nell'ordine fisico come nell'ordine morale, consiste più nell'intensità che nell'estensione. Un più grande volume di materia ugualmente intensa produce evidentemente una forza più grande, non causa dell'aumento di volume, ma in seguito all'aumento o della somma di una più grande intensità. Questa dunque è una regola di buona meccanica: cercare di aumentare l'estensione e il numero delle forze, ma a condizione che il risultato finale sia di aumentare realmente l’intensità. Accontentarsi dell'aumento, senza esaminare il valore di ciò che è aumentato, è solamente accumulare delle forze fittizie, ma anche esporsi, come noi abbiamo indicato, a veder paralizzare, a causa loro, le forze vere, se ce n'è qualcuna.
  È ciò che avviene nel caso di cui ci occupiamo. Niente è più facile che dimostrarlo.
La Verità possiede una forza propria che essa comunica ai suoi amici e difensori. Non sono loro che la comunicano ad essa, è la Verità che la comunica a  loro, ma a condizione che essi veramente la difendano.
Se il difensore, sotto il pretesto di meglio difendere la Verità, comincia a mutilarla, a circoscriverla, ad attenuarla di sua fantasia, costui non difende più la Verità.
Egli difende una invenzione che gli è propria, una creazione umana più o meno bella in apparenza, ma che non ha niente a che vedere con la Verità figlia del Cielo.

Ecco ciò che accade oggi a molti dei nostri fratelli, vittime talvolta incoscienti del maledetto contatto con il liberalismo.
Essi credono con una certa buona fede di difendere e propagare il cattolicesimo; ma a forza di accomodarlo alle loro vedute strette e al loro debole coraggio, per renderlo, dicono, più accettabile al nemico che essi desiderano convincere, essi non si accorgono che non difendono più il cattolicesimo, ma una certa cosa che è loro propria, che  chiamano ingenuamente cattolica e che potrebbero chiamare con qualsiasi altro nome. Poveri illusi che all'inizio della lotta e per meglio guadagnare il nemico, cominciano col bagnare le loro polveri ( da sparo n.d.t.), e con smussare il filo  e la punta della loro spada !
Essi non riflettono che una spada senza punta e senza filo non è più una spada, ma una vecchia ferraglia, e che la polvere bagnata è impotente a lanciare il proiettile.
I loro giornali, i loro libri e discorsi, verniciati di cattolicesimo, ma privati del suo spirito e della sua vita, sono nel combattimento della propaganda ciò che sono la spada di Bernard e la cavalleria d’ Ambroise, così spesso menzionati nell'idioma popolare, per designare qualsiasi sorta d'armi senza punta e senza gittata.
Ah ! No, no amici miei, a qualsiasi esercito di quel tipo è preferibile una sola compagnia, un solo plotone di soldati ben armati, ben consapevoli di ciò che difendono, contro chi lo difendono e con quali armi efficaci essi devono difenderlo.
Che Dio ci dia tali soldati !
Sono essi che hanno sempre fatto finora, e che faranno ancora qualcosa per la gloria del Suo Nome.
E che il diavolo resti con gli altri, veri rifiuti di cui noi facciamo volentieri a meno. Si sarà ancora più convinti di questo se si considera che questa feccia dei falsi ausiliari non è solamente inutile per il buon combattimento cristiano, ma anche che essa è per la maggior parte del tempo un impedimento e favorisce quasi sempre il nemico.
Qualsiasi associazione cattolica che debba marciare con una simile zavorra porta un peso sufficiente a renderle impossibile un solo movimento libero. Tali zavorre finiranno per spegnere qualsiasi energia virile con la loro inerzia; per avvilire i più magnanimi e rendere anemici i più vigorosi.
 Costoro terranno il cuore fedele in una sfiducia e in una inquietudine perpetua, temendo sempre con ragione di tali ospiti, che sono da un certo punto di vista gli amici dei loro nemici.
E non sarebbe deplorevole che quest'associazione del bene nettamente dichiarato, spenda le proprie risorse e forze per combattere, o perlomeno tener tranquilli, dei nemici interni che agitano e lacerano il suo seno ?
È quello che la "civiltà cattolica" ha dichiarato in ragguardevoli articoli.
Senza tale precauzione, essa afferma, "tali associazioni (cattoliche) correrebbero il pericolo certo, non solo di trasformarsi in un campo di scandalose discordie, ma anche di tralasciare ben presto i veri principi, per loro propria rovina e con gran danno della religione".
È per questo motivo che noi termineremo questo capitolo trascrivendo qui queste altre parole così perentorie e così decisive della stessa rivista. Per qualsiasi cattolico esse debbono avere la più grande autorità, per non dire un'autorità senza appello.
"Con una saggia intesa, le associazioni cattoliche dovranno con particolare cura escludere dal proprio seno, non solo tutti quelli che professano apertamente le massime del liberalismo, ma anche coloro che si fanno l'illusione di credere possibile la conciliazione del liberalismo con il cattolicesimo, essendo conosciuti con il nome di cattolici liberali".

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