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sabato 7 marzo 2015

"IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" di Don Félix Sardà y Salvany, (Capitoli finali 43° e 44°)...

Con i Capitoli 43° e 44° siamo giunti alla fine della pubblicazione del  LIBRO "IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" DI Don Félix Sardà y Salvany. Ringrazio vivamente nel Signore i fratelli nella fede Viero (autore della trascrizione di 42° Capitoli) e Pasquale (autore della trascrizione degli ultimi 2° Capitoli), a Dio piacendo cercherò  di unire in un solo file PDF tutto il Libro affinché sia di più facile consultazione…
Prima e seconda parte.
Terza e quarta parte.
Dal Capitolo 5° al Capitolo 8°.
Dal Capitolo 9° al Capitolo 12°.
Dal Capitolo 13° al Capitolo 16°.
Capitolo 17°.
Capitolo 18°.
Capitolo 19°.
Capitolo 20°.
Capitolo 21°.
Capitolo 22°.
Capitolo 23°.
Capitolo 24°.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28°.
Capitolo 29°.
capitolo  30°.
Capitolo 31°.
Capitolo 32°.
Capitolo 33°.
Capitolo 34°.
Capitolo 35°.
Capitolo 36°.
Capitolo 37°.
Capitolo 38°.
Capitolo 39°.
Capitolo 40°.

Capitolo 41°.

Capitolo 42°.

«La parte dottrinale di cotesto libro, la quale riguarda il liberalismo, è eccellente, conforme ai documenti di Pio IX e di Leone XIII, e giudicata dalla Sacra Congregazione dell'Indice dottrina sana.» La Civiltà Cattolica, anno XXXIX, vol. IX della serie XIII, Roma 1888, pag. 346.

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Cap. 43:

Come detto, il liberalismo è tanto un’eresia pratica, quanto un’eresia dottrinale, e questo caratteristica principale spiega un gran numero di fenomeni presentati da questo maledetto errore nel suo sviluppo attuale nell’ambito della moderna società. Tra questi fenomeni, il primo è l’apparente varietà con la quale esso ha infestato ogni nazione, e questo autorizza a spargere la falsa idea (sia in persone in buona fede, che in quelle con cattive intenzioni) che esista non uno solo, ma diversi liberalismi. In effetti il liberalismo, grazie al suo carattere pratico, prende una certa forma peculiare per ogni region, e benché il suo concetto intrinseco ed essenziale (e cioè l’emancipazione sociale dalla legge cristiana o il «naturalismo politico») sia unico, gli aspetti sotto i quali si offre allo studio dell’osservatore, sono molto vari. La ragione di questo fatto si comprende allora perfettamente.

Una proposizione eretica è la medesima ed ha lo stesso tono a Madrid o a Londra, a Roma o a Parigi, o a San Pietroburgo. Ma una dottrina che ha sempre avuto una tendenza a manifestarsi nei fatti e nelle istituzioni piuttosto che con tesi manifestamente formulate, deve necessariamente adattarsi al clima regionale, al temperamento fisiologico, agli antecedenti storici, allo stato delle idee, agli interessi attuali di una nazione ed a mille altre circostanze.

Necessariamente, lo ripetiamo, il liberalismo deve prendere in prestito tutti gli aspetti ed i caratteri che lo facciano apparire multiplo, mentre in realtà è solo e semplicemente unico.

Così ad esempio, colui che ha studiato solo il liberalismo francese, virulento, sfacciato, ebbro di odio volterriano contro tutto ciò che ha il minimo sapore di cristianesimo, avrebbe difficilmente compreso, all’inizio del secolo, il liberalismo spagnolo: ipocrito, semi-mistico, cullato, quasi battezzato nella sua deplorevole culla di Cadice, con l’invocazione alla Santa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Un osservatore superficiale avrebbe di conseguenza avuto facilmente l’idea che il liberalismo temperato degli spagnoli non avesse nulla in comune con il liberalismo eccessivo, e francamente satanico, professato nella stessa epoca dai nostri vicini francesi. Eppure occhi perspicaci avrebbero visto fin da allora ciò che l’esperienza di mezzo secolo ha reso visibile anche ai ciechi, e cioè : il liberalismo che marcia con il cero in mano e la croce sulla fronte, il liberalismo che nella prima epoca costituzionale ha avuto come padri e padrini integerrimi magistrati, illustri sacerdoti, anche tra i posti più elevati tra i dignitari ecclesiastici, il liberismo che ordinava la lettura degli articoli della costituzione dai pulpiti delle nostre parrocchie, che celebrava con armonie gioiose e con il canto del «Te Deum» le infernali vittorie della massoneria sulla fede della vecchia Spagna, era assai più perverso ed anche diabolico nel suo concetto essenziale, rispetto a quello che piazzava sugli altari di Parigi la «dea ragione» ed ordinava con decreto ufficiale l’abolizione del culto cattolico in tutta la Francia. Si trattava semplicemente del fatto che il liberismo si presentava in Francia a volto scoperto, così come poteva presentarsi allo stato sociale della nazione francese, mentre si introduceva sornionamente in Spagna e vi prosperava come solo poteva prosperare, dato il nostro stato sociale, cioè camuffato dalla maschera cattolica, giustificato o più esattamente condotto per mano e quasi autorizzato dal sigillo ufficiale per i molti cattolici. Questo contrasto non può presentarsi oggi sotto un aspetto così evidente; le delusioni sono così numerose e forti che hanno gettato sullo studio di questa questione luci rischiaranti, in primo luogo le ripetute dichiarazioni della Chiesa. Tuttavia non è raro sentir ancora parlare in tal senso molte persone che credono, o fanno sembrare che si possa credere, che si possa essere in un certo modo liberali da noi, mentre non lo si possa essere ad esempio in Francia, né in Italia, perché il problema li vi si trova essere posto in termini differenti. Questa è la malattia di tutti quelli che non sono più colpiti dagli aspetti di un avvenimento se non per il suo fondo sostanziale.

E’ stato importante far chiarezza su tutto questo, e noi ci siamo sforzati di farlo, perché il diavolo si nasconde e si barrica meravigliosamente dietro questi «distinguo» e confusioni. Inoltre questo ci obbliga a segnalare qualche punto di vista in quanto si vede chiaramente che ciò che talvolta affiora intorno a questo argomento, trova molte persone confuse e dubbiose.

1° - Il liberalismo è uno, un po’ come la razza umana, e questo però non gli impedisce di diversificarsi nelle diverse nazioni, alle varie latitudini, così come la razza umana produce diverse tipologie nelle diverse regioni geografiche. Così come da Adamo discende il negro, il bianco, il giallo, il focoso francese, il flemmatico tedesco, l’inglese positivo, l’italiano e lo spagnolo sognatore ed idealista, che hanno un terreno ed una radice comune, così provengono dallo stesso tronco e dallo stesso legno sia il liberale che su qualche punto ruggisce e blasfemizza come un demonio, sia quello che invece prega e si batte il petto come un anacoreta, sia colui che scrive sull’«Ami du peuple» le diatribe velenose di Marat, sia colui che secolarizza la società con le forme urbane e del mondo migliore, oppure difende e sostiene la secolarizzazione come «La Epoca» o «el Imparcial».

2° - Oltre alle forme speciali che il liberalismo presenta in ogni nazione, secondo l’idiosincrasia di questa stessa nazione, esso riveste delle forme speciali in rapporto al suo maggiore o minor grado di sviluppo in ogni paese. E’ come una tisi maligna che possiede diversi periodi evolutivi, in ognuno dei quali si manifesta con sintomi propri e peculiari. Una nazione come la Francia, ad esempio, si trova all’ultimo stadio di tisi, invasa com’è fin nelle viscere più intime dalla putrefazione; qualcun’altra, come la Spagna, conserva ancora in salute gran parte del suo organismo.

Non bisogna quindi considerare un individuo abbastanza sano solo perché sia relativamente meno malato del suo vicino; né si deve mancare nel diagnosticare la peste o il cancro attuale, è lo è realmente, solo perché non siano ancora evidenti i segni putridi della decomposizione o della gangrena. Si tratta esattamente della stessa tisi, e la medesima gangrena sopravverrà qualora il male non venga estirpato in tempo applicando i saggi rimedi. Non si faccia illusioni il povero tisico di credersi sano solo perché non abbia ancora raggiunto gli stadi successivi di altri soggetti più avanzati nella gravità del male rispetto a lui, e non si affidi a falsi dottori che gli assicurino che il suo male non peggiorerà, e che non sia il caso di andar dietro ad esagerazioni o ad allarmi di pessimisti intransigenti!

3° - Ogni stadio del male esige un trattamento ed un medicamento specifico. Questo è di per sé evidente e non è necessario perder tempo per dimostrarlo. Tuttavia l’oblio di questa verità dà luogo a molti passi falsi nella propaganda cattolica. Accade spesso che regole sagge e prudenti date in un Paese da grandi scrittori cattolici contro il liberalismo, siano invocate in altri Paesi come potenti argomenti in favore del liberalismo e contro le direttive consigliate dai propagandisti e difensori più autorevoli della buona causa.

Recentemente abbiamo visto citare come condannabili le linee direttive dei più tenaci cattolici spagnoli in un passaggio del famoso cardinale Manning, “luminare” della Chiesa cattolica in Inghilterra, che non si cura affatto di non essere liberale o amico dei liberali inglesi o spagnoli.

Cosa accade allora? E’ ciò che abbiamo appena cercato di segnalare. «Distingue tempora», dice un principio giuridico «et concorda bis jura». Invece al nostro caso si addice meglio il «Distingue loca». Ne diamo qualche esempio. La prescrizione medica ordinata ad un tisico al terzo stadio, può essere probabilmente nociva per un tisico al primo stadio, e se applicata ne provocherebbe istantaneamente la morte. Allo stesso modo il medesimo rimedio proposto contro il liberalismo in una nazione, se applicato ad un’altra, produrrebbe un effetto diametralmente opposto. Per essere ancora più esplicito e senza ricorrere ad alcuna allegoria, diremo: ci sono soluzioni che sarebbero accettate e benedette in Inghilterra dai cattolici, con immensi benefici, mentre le stesse soluzioni potrebbero essere combattute ad oltranza e considerate come una disastrosa calamità in Spagna ; allo stesso modo la Santa Sede ha stipulato delle convenzioni con certi governi che sono state delle vere vittorie e ma che da noi sarebbero delle vergognose sconfitte per la fede. Conseguentemente le parole di un saggio prelato o di un grande giornalista che hanno combattuto efficacemente il liberalismo in un determinato aspetto, su di un altro punto possono diventare armi terribili, e con l’aiuto di esse lo stesso liberalismo paralizzerebbe gli sforzi dei più coraggiosi campioni del cattolicesimo. Ora faremo un’osservazione che salta agli occhi di tutti. I più audaci creatori del cattolicesimo liberale nella nostra patria hanno tratto fin’ora quasi sempre i loro argomenti e la loro autorità dalla stampa e dall’episcopato belga o francese.

4° - Gli antecedenti storici di ogni nazione ed il suo attuale stato sociale, ci devono da subito determinare il carattere della propaganda anti-liberale attuabile in essa, così come essi vi determinano il carattere specifico del liberalismo. E pertanto la propaganda anti-liberale in Spagna deve essere innanzitutto e soprattutto spagnola, non francese né belga, né tedesca, né italiana, né inglese. E’ nelle nostre tradizioni, nei nostri costumi, nei nostri scrittori, nel nostro carattere nazionale che bisogna cercare il punto di partenza per la nostra restaurazione e le armi per intraprenderla o per accelerarla. La prima cura del buon medico è di dare delle prescrizioni in armonia con il temperamento interiore del suo malato.

E così per noi che siamo sempre stati bellicosi, è naturale che la nostra attitudine sia sempre un qualcosa di bellicoso. Qui noi siamo nutriti dai ricordi di una lotta popolare durata sette secoli per la difesa della fede, e non si ha il diritto di gettare in faccia al popolo cattolico, come un peccato mostruoso, l’aver preso le armi per difendere la religione oltraggiata. Qui, in Spagna, paese dell’eterna crociata, come lo ha definito con una punta di invidia l’illustre P. Faber, la spada di chi difende Dio in un giusto e leale combattimento, e la penna che prega con un libro, sono sempre state sorelle, mai nemiche. Qui, dopo Sant’Ermenegildo, fino alla guerra d’indipendenza ed ancora oltre, la difesa armata della fede cattolica è un fatto dichiarato santo o quasi.

Diremo la stessa cosa di un certo stile acerbo, utilizzato nelle polemiche, e lo stesso per la poca considerazione data all’avversario, per la santa intransigenza che non ammette alcuna affinità con l’errore, anche il più remoto. Secondo l’uso spagnolo, quello dei nostri padri e dei i nostri avi: è così che desideriamo che il nostro popolo continui a difendere la santa religione e non come forse consiglia od esige la costituzione meno virile delle altre nazioni.

Cap. 44 :

Che cosa c’è da considerare circa la questione del liberalismo sulla «"tesi" e "ipotesi"» di cui si è parlato molto in questi ultimi tempi? Questo sarebbe il luogo più appropriato per dare qualche chiarimento sulla tesi e sull’ipotesi circa le quali si è fatto tanto chiasso, e che costituisce una sorta di riparo o trincea dietro la quale il morente cattolicesimo liberale ha tentato negli ultimi tempi di rifugiarsi. Ma questo opuscolo è troppo voluminoso, per cui su questo argomento siamo costretti a dire solo poche parole. Qual è la tesi? E’ il dovere semplice ed assoluto per ogni società e per ogni Stato di vivere conformemente alla legge di Dio, secondo la rivelazione di suo Figlio Gesù Cristo, ed affidata al Magistero della Chiesa.

Qual è l’ipotesi ? E’ la condizione ipotetica di un popolo o di uno Stato nel quale, per ragioni di impossibilità morale o materiale non si può stabilire la tesi, cioè il regno esclusivo di Dio, per cui i cattolici devono contentarsi di questa situazione ipotetica e stimarsi molto felici già se riescono ad evitare la persecuzione materiale, od a vivere in un piano di eguaglianza con i nemici della loro fede ed ottenere le condizioni minime nei privilegi civili. La tesi si rapporta dunque al carattere assoluto della verità, l’ipotesi alle condizioni più o meno dure alle quali la verità deve assoggettarsi talvolta nella pratica, date le condizioni ipotetiche di ogni nazione.

La domanda che si pone ora è la seguente: si trova oggi la Spagna nelle condizioni ipotetiche che rendano accettabile come un male necessario la dura oppressione che vive tra noi la verità cattolica, e l’abominevole diritto di cittadinanza che si concede all’errore? La secolarizzazione tanto tentata nella fede del matrimonio e dei cimiteri, l’orribile licenza di corruzione e blasfemia accordata alla stampa, il razionalismo scientifico imposto alla gioventù per mezzo dell’insegnamento ufficiale, questa libertà di perdizione ed altre ancora che costituiscono il corpo e l’anima del liberalismo, sono così imperiosamente richieste dal nostro stato sociale, per cui i poteri pubblici sono totalmente impotenti nell’evitarli?

Il liberalismo è quindi un male minore che dobbiamo accettare, noi cattolici, come un mezzo per evitare un male più grande, o al contrario è un male così grave che non ci ha liberato da alcun male e che anzi minaccia ancora di condurci verso l’avvenire più deplorevole e spaventoso?

Percorriamo singolarmente il cammino delle riforme (parliamo di religione) che in sessanta anni hanno trasformato l’organizzazione cattolica del nostro Paese in organizzazione atea: ce n’è forse una che si sia imposta imperiosamente come necessità sociale? O non piuttosto è stata violentemente introdotta come un cuneo nel cuore cattolico del nostro popolo, affinché potesse penetrare poco a poco a colpi ripetuti di decreti, assestati dalla brutale lobby liberale? Tutte le pretese esigenze dell’epoca sono state creazioni ufficiali con le quali ufficialmente la rivoluzione è stata impiantata e sostenuta con il denaro pubblico. Insediata come un’armata di invasione, vive sul nostro suolo e fa vivere a nostre spese la burocrazia, che sola profitta dei suoi benefici.

Qui, meno che nelle altre nazioni, l’albero rivoluzionario è germogliato spontaneamente : qui, non meno che nelle altre nazioni, vi ha messo radici. Dopo essere stato ufficialmente imposto per mezzo secolo, in Spagna non resta che un manichino liberale. Una rivolta lo ha portato, un’altra rivolta lo potrebbe spazzar via senza che il fondo della nostra nazionalità sia stata in alcun modo alterata. L’evoluzione del liberalismo da noi non è avvenuta in seguito ad una insurrezione militare, ma è stata fatta dal popolo. Le elezioni stesse, proclamate come l’atto più sacro ed inviolabile dei popoli liberi, sono sempre fatte ad immagine e somoglianza del ministro degli interni, non è un segreto per nessuno. Che dire allora ? Applicando il criterio liberale per eccellenza, fondato sulla maggioranza, qualora si tenesse conto legalmente del suo verdetto, si risolverebbe la questione a favore dell’organizzazione cattolica del paese e contro la sua organizzazione liberale o razionalista.

In effetti l’ultima statistica della popolazione offre il seguente quadro delle sette eterodosse nella nostra patria. Da notare che le cifre non sono sospette, dato il loro carattere ufficiale. Secondo l’ultimo censimento in Spagna vi sono:

Israeliti : 402 sette,

Sette di protestanti vari : 6.654

Liberi pensatori dichiarati: 452

Indifferenti : 358

Spiritisti : 258

Razionalisti : 236

Deisti 147

Atei : 104

Settari di morale universale : 19

Settari di morale naturale : 16

Settari della coscienza : 3

Settari speculativi: 1

Positivisti: 9

Materialisti : 3

Maomettani : 271

Buddisti : 208

Pagani (!) : 16

Discepoli di Confucio : 4

Senza una fede determinata:7982.

E non ci vengano a dire oggi che, per accontentare questi gruppi e sottogruppi, dei quali sarebbe difficile anche solo definirne o precisarne il ridicolo simbolo, è ragionevole sacrificare il modo di essere religioso e sociale di diciotto milioni di spagnoli che, per il fatto di essere cattolici, avrebbero il diritto di vivere cattolicamente e di essere trattati cattolicamente dallo Stato che si serve del loro sangue e dei loro soldi!

Non c’è dunque oppressione più irritante sulla maggioranza da parte di una minoranza audace e totalmente indegna di esercitare un’influenza così preponderante sui destini della patria! Con quale argomento si può giustificare l’ipotesi di impianto del liberalismo, o più esattamente dell’ateismo legale nella nostra società?

Riassumiamo :

La tesi cattolica è il diritto, esclusivamente di Dio e del Vangelo, di regnare nella sfera sociale, ed il dovere per tutte le classi della suddetta sfera sociale di essere sottomessa a Dio ed al Vangelo. La tesi rivoluzionaria è invece il falso diritto che pretende di avere la società senza alcune sottomissione a Dio ed alla fede, completamente emancipata da ogni potere che non proceda da se stessa. L’ipotesi che ci propongono i cattolici liberali tra le due tesi, non è che una mutilazione dei diritti assoluti di Dio immolati sull’altare di una falsa intesa tra Lui ed il nemico. Vedete a quali artifici sia ricorsa la rivoluzione per giungere a questo risultato! Essa cerca tutti i mezzi possibili per farci intendere e persuadere che la nazione spagnola è in condizioni tali da non avere altra scelta se non quella di cercare, per guarire le proprie divisioni, un nuovo genere di rimedio o sollievo, che sia appunto questa specie di conciliazione o transazione tra i pretesi diritti dello Stato ribelle ed i veri diritti di Dio, suo unico Re e Signore.

E mentre si proclama che la Spagna si trovi già in questa malaugurata ipotesi, cosa che è falsa ed esistente solo in detestabili desideri, si tenta con tutti i mezzi possibili di trasformare in realtà effettiva questa ipotesi desiderata, di rendere un giorno o l’altro veramente impossibile la tesi cattolica o inevitabile la tesi francamente rivoluzionaria, abisso che farebbe perire con lo stesso colpo la nostra nazionalità e la nostra fede. Grande sarà davanti a Dio e davanti alla patria la responsabilità di coloro che, con le parole o i fatti, con azioni od omissioni, si faranno complici di questo orribile inganno, mediante il quale, con il pretesto del male minore e di ipotetiche circostanze, si tendee solo a paralizzare gli sforzi di coloro che sostengono che sia ancora possibile ristabilire in Spagna l’integrale sovranità sociale di Dio, e ad aiutare invece coloro che aspirano un giorno a vedere stabilita tra noi la sovranità sociale del demonio.

Epilogo e conclusione

É tutto. Non è lo spirito di parte che ha diretto queste semplici riflessioni, né le ha ispirate alcuna mozione di umana inimicizia, lo affermiamo davanti a Dio come faremmo al momento di morire e di comparire davanti al suo imparziale tribunale finale.

Abbiamo così cercato di darne un senso più che eloquente. Se abbiamo letto con attenzione, tireremo anche le più dure conclusioni, l’una dall’altra e tutte derivanti da un principio comune indiscutibile, non secondo il percorso obliquo della sofistica, ma con giusto modo di ragionare non incline né a destra né a sinistra, con amore o con odio. È quanto ci è stato insegnato dalla Chiesa, come assolutamente certo, nei libri di teologia dogmatica o morale: questo è ciò che abbiamo appena cercato di far conoscere ai nostri lettori. Abbiamo gettato queste umili pagine ai quattro venti del cielo, che il soffio divino le porti ove vorrà. Se possono fare qualche bene, lo facciano per conto loro, e valgano all’autore ben intenzionato il perdono per i suoi numerosi peccati. Una parola ancora, l’ultima e forse la più importante. Per mezzo di argomenti e repliche si giunge talvolta a ridurre l’avversario al silenzio, ma questo molto spesso non è sufficiente per la sua conversione.

Per raggiungere questo scopo, le ferventi preghiere valgono come e forse ancor più dei ragionamenti abilmente articolati. La Chiesa ha ottenuto più vittorie dai sospiri usciti dal cuore dei suoi figli, che dalla penna dei suoi polemisti o dalla spada dei suoi capitani. Che la preghiera sia dunque l’arma principale di questi combattimenti, senza dimenticare le altre. Mediante essa, più che gli sforzi delle macchine da guerra, caddero le mura di Gerico. Giosuè non avrebbe vinto il feroce Amalech se Mosè, con le mani alzate al cielo, non fosse stato in fervente preghiera durante la battaglia. Che i buoni oranti quindi, preghino incessantemente e che il vero epilogo, che riassuma tutto il soggetto trattato, sia questa preghiera: “”«Ecclesiae tuæ, quæsumus, Domine, preces placatus admitte, ut, destructis adversitatibus et erroribus universis, secura tibi serviat libertate ».

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