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domenica 15 marzo 2015

DOMÍNICA QUARTA IN QUADRAGÉSIMA...IV di Quaresima - Santa Messa "Non Una Cum" gli impostori modernisti Vaticanosecondisti.

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 Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto, dichiarazione, volontà, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l'audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo.
Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno diciannove di luglio dell'anno millecinquecentosettanta, quinto del nostro pontificato. (Bolla, valida in perpetuo, Quo Primo Tempore di Sua Santità San Pio V)

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EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Gálatas, 4, 22-31 

Fratelli sta scritto che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar - il Sinai è un monte dell'Arabia -; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre. Sta scritto infatti: Rallègrati, sterile, che non partorisci, grida nell'allegria tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell'abbandonata, più di quelli della donna che ha marito. Ora voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco. E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera. Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera. 
M. - Deo grátias. 

Fratres: Scriptum est: Quóniam Abráham duos fílios hábuit: unum de ancílla, et unum de líbera. Sed qui de ancílla, secúndum carnem natus est: qui áutem de líbera, per repromissiónem: quæ sunt per allegoríam dicta. Hæc enim sunt duo testaménta. Unum quidem in monte Sina, in servirtútem génerans: quæ est Agar: Sina enim mons est in Arábia, qui coniúnctus est ei, quæ nunc est Ierúsalem, et servit cum fíliis suis. Illa áutem, quæ sursum est Ierúsalem, líbera est, quæ est mater nostra. Scriptum est enim: Lætáre stérilis, quæ non paris: erúmpe, et clama, quæ non párturis: quia multi fílii desértæ, magis quam eius, quæ habet virum. Nos áutem, fratres, secúndum Isaac promissiónis fílii sumus. Sed quómodo tunc is, qui secúndum carnem, natus fúerat, persequebátur eum qui secúndum spíritum: ita et nunc. Sed quid dicit Scriptúra? Éiice ancíllam, et fílium eius: non enim heres erit fílius ancíllæ cum fílio líberæ. Itaque, fratres, non sumus ancíllæ fílii, sed líberæ: qua libertáte Christus nos liberávit. 
M. - Deo grátias. 

GRADUALE  
Ps. 121, 1 et 7 - Lætátus sum in his, quæ dicta sunt mihi: in domum Dómini íbimus. Fiat pax in virtúte tua: et abundántia in túrribus tuis. 


Sal. 121, 1 e 7 - Mi rallegrai di ciò che mi fu detto: andremo alla casa del Signore. Regni la pace nelle tue fortezze e la sicurezza nelle tue torri. 

TRÀCTUS 
Ps. 124, 1-2 - Qui confídunt in Dómino sicut mons Sion: non commovébitur in ætérnum, qui hábitat in Ierúsalem. Montes in circúitu eius: et Dóminus in circúitu pópuli sui, ex hoc nunc et usque in sæculum. 

Sal. 124, 1-2 - Quelli che confídano nel Signore sono come il monte Sion: non vacillerà in eterno chi àbita in Gerusalemme. Attorno ad essa stanno i monti: il Signore sta attorno al suo popolo: ora e nei sécoli.  

EVANGÉLIUM
Sequéntia S. Evangélii secundum Ioánnem, 6, 1-15 

In illo témpore: Ábiit Iesus trans mare Galilææ, quod est Tiberíadis: et sequebátur eum multitúdo magna, quia vidébant signa, quæ faciébat super his, qui infirmabántur. Súbiit ergo in montem Iesus: et ibi sedébat cum discípulis suis. Erat áutem próximum Pascha, dies festus Iudæórum. Cum sublevásset ergo óculos Iesus, et vidísset quia multitúdo máxima venit ad eum, dixit ad Philíppum: Unde emémus panes, ut mandúcent hi? Hoc áutem dicébat tentans eum: ipse enim sciébat quid esset factúrus. Respóndit ei Philíppus: Ducentórum denariórum panes non suffíciunt eis, ut unusquísque módicum quid accípiat. Dicit ei unus ex discípulis eius, Andréas frater Simónis Petri: Est puer unus hic, qui habet quinque panes hordeáceos, et duos pisces: sed hæc quid sunt inter tantos? Dixit ergo Iesus: Fácite hómines discúmbere. Erat áutem foenum multum in loco. Discubuérunt ergo viri, número quasi quinque míllia. Accépit ergo Iesus panes, et cum grátias egísset, distríbuit discumbéntibus: simíliter et ex píscibus quantum volébant. Ut áutem impléti sunt, dixit discípulis suis: Collígite quæ superavérunt fragménta, ne péreant. Collegérunt ergo, et implevérunt duódecim cóphinos fragmentórum ex quinque pánibus hordeáceis, quæ superfuérunt his, qui manducáverant. Illi ergo hómines cum vidíssent quod Iesus fécerat signum, dicébant: Quia hic est vere Prophéta, qui ventúrus est in mundum. Iesus ergo cum cognovísset, quia ventúri essent ut ráperent eum, et fácerent eum regem, fugit íterum in montem ipse solus. 
M. - Laus tibi Christe.
 

In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?". Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: "C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?". Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.  Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.  Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!". Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo. 
M. - Laus tibi Christe. 

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