domenica 25 dicembre 2016
LA SORDITA' E LA CECITA' DELL'EMPIO...
Autore: Cesare Baronio
Il
dolore, la sofferenze, la morte. Non è facile, credetemi, parlare di
argomenti tanto alti senza esser percorsi da un timore reverenziale. E
compulsare la Sacra Scrittura, gli scritti dei Santi Padri, i documenti
del Magistero, le fonti liturgiche dimostra che è proprio nel mistero
della sofferenza umana che la nostra Religione si mostra in tutta la sua
ineffabile perfezione, e si pone come unica risposta credibile alle
nostre domande. Poiché Cristo ha compiuto l'opera della Redenzione
proprio attraverso la Passione e la Morte, rendendo il dolore strumento
di salvezza e di riscatto, ma anche motivo di speranza.
Il
senso della sofferenza umana è compendio del nostro Credo, perché nella
sofferenza si è compiuta la nascita, la vita e la morte di Colui che,
incarnandosi nel seno della Vergine Maria, ha sconfitto la morte del
corpo, ma ancor più la morte dell'anima.
Ma
proprio perché la sofferenza è legata intimamente ai Misteri della
nostra Fede - la Ss.ma Trinità, l'Incarnazione, la Passione, la
Resurrezione - non è possibile dare una risposta alla spontanea domanda
dell'uomo senza coinvolgere tutte le Verità della Fede, sì che
ogni dogma - anche quello che può sembrare più marginale - manifesta la
propria ragione e necessità. Negare uno solo dei dogmi della nostra
Fede, significa scardinare l'intero edificio cattolico, ma ancor prima
significa profanare quel corpus organico perfettissimo che la
Sapienza infinita di Dio ha posto come unico strumento di salvezza
eterna per l'uomo corrotto dal peccato. Significa, in ultima analisi,
negare quanto Nostro Signore ci ha insegnato non per istruirci
intellettualmente, ma per consentirci - ancorché immeritevoli - di
restaurare l'ordine mirabile che per nostra colpa abbiamo infranto in
Adamo. Significa attentare a Cristo medesimo, che è Verità Egli stesso,
Verbo eterno del Padre.
25 DICEMBRE SANTO NATALE IN NATIVITATE DÓMINI NOSTRI IESU CHRISTI SANTE MESSA "Non Una Cum" GLI APOSTATI VATICANOSECONDISTI...
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EPISTOLA
Léctio Epístolæ ad Hebræos, 1, 1-12
Multifáriam, multísque
modis olim Deus lóquens pátribus in prophétis: novíssime diébus istis
locútus est nobis in Fílio, quem constítuit herédem universórum, per
quem fecit et sæcula: qui cum sit splendor glóriæ, et figúra substántiæ
eius, portánsque ómnia verbo virtútis suæ, purgatiónem peccatórum
fáciens, sedet ad déxteram maiestátis in excélsis: tanto mélior Ángelis
efféctus quanto defferéntius præ illis nomen hereditávit. Cui enim dixit
aliquándo Angelórum: Fílius meus es tu, ego hódie génui te? Et rursum:
Ego ero illi in patrem, et ipse erit mihi in fílium? Et cum íterum
introdúcit primogénitum in orbem terræ, dicit: Et adórent eum ómnes
Ángeli Dei.
Et ad ángelos quidem dicit: Qui facit Ángelos suos spíritus, et
minístros suos flammam ignis. Ad Fílium áutem: Thronus tuus, Deus, in
sæculum sæculi: virga æquitátis, virga regni tui. Dilexísti iustítiam,
et odísti iniquitátem: proptérea unxit te Deus, Deus tuus, óleo
exsultatiónis præ particípibus tuis. Et: Tu in princípio, Dómine, terram
fundásti: et ópera manuum tuárum sunt coeli. Ipsi períbunt, tu áutem
permanébis: et omnes ut vestiméntum veteráscent: et velut amíctum
mutábis eos, et mutabúntur: tu áutem idem ipse es, et anni tui non
defícient.
M. - Deo grátias.
M. - Deo grátias.
Dio, che aveva già
parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per
mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per
mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo
del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione
della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la
potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei
peccati si è assiso alla destra della mæstà nell'alto dei cieli, ed è
diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è
il nome che ha ereditato. Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto:
Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato? E ancora: Io sarò per lui padre
ed egli sarà per me figlio? E di nuovo, quando introduce il primogenito
nel mondo, dice: Lo adorino tutti gli angeli di Dio. Mentre degli angeli
dice: Egli fa i suoi angeli pari ai venti, e i suoi ministri come fiamma
di fuoco, del Figlio invece afferma: Il tuo trono, Dio, sta in eterno e:
Scettro giusto è lo scettro del tuo regno; hai amato la giustizia e
odiato l'iniquità, perciò ti unse Dio, il tuo Dio, con olio di esultanza
più dei tuoi compagni. E ancora: Tu, Signore, da principio hai fondato
la terra e opera delle tue mani sono i cieli. Essi periranno, ma tu
rimani; invecchieranno tutti come un vestito. Come un mantello li
avvolgerai, come un abito e saranno cambiati; ma tu rimani lo stesso, e
gli anni tuoi non avranno fine.
M. - Deo grátias.
venerdì 9 dicembre 2016
Articolo per le “vedove ratzingeriane”...
Le troppe “vedove ratzingeriane” leggano e traggano profitto…
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
Questo 2016 si chiude ancora all’ombra sinistra di due guerre senza
fine. Le abbiamo descritte nell’articolo precedente, ma per i cattolici è
sempre bene approfondire le sue radici religiose, da dove spunta ogni
male nella società umana. Se non lo fa direttamente, lo fa minando le
difese della Verità, come sia la fortezza del Sacrificio perpetuo
menzionato dal profeta Daniele e ricordato da Gesù stesso come segno
della fine.
Qui un breve approfondimento sarà fatto con riferimento alla «lezione
di Ratzinger», allineato in pieno alla giustificazione di Lutero, tesi
con cui Bergoglio imperversa sempre più.
Lo faremmo seguendo quanto pubblicato dal vaticanista Sandro
Magister: « Joseph Ratzinger torna in cattedra; Non la cattedra di
vescovo di Roma, ma quella di professore di teologia. Una inattesa
lezione del papa emerito sulle questioni capitali del pensiero cristiano
d’oggi. Sì, ma a controsenso del pensiero cristiano di sempre.
- «ROMA, 18 marzo 2016 – Il testo di Joseph Ratzinger di cui sotto sono riprodotti i brani salienti non è inedito. Era già stato letto dal suo segretario Georg Gänswein durante un convegno organizzato a Roma dai gesuiti della Rettoria del Gesù, tra l’8 e il 10 ottobre 2015, mentre in Vaticano era in corso il sinodo sulla famiglia. Ma fino a due giorni fa questo testo, che ha la forma dell’intervista, era noto soltanto a pochissimi. Mentre ora sta per uscire in un libro che raccoglie gli atti di quel convegno. Mercoledì 16 marzo il quotidiano “Avvenire” ne ha anticipato ampi stralci, rivelando anche il nome dell’intervistatore. E poche ore dopo “L’Osservatore Romano” l’ha pubblicato integralmente: «La fede non è un’idea ma la vita. Intervista al papa emerito Benedetto XVI Il tema del convegno era tipico della Compagnia di Gesù: “Per mezzo della fede. Dottrina della giustificazione ed esperienza di Dio nella predicazione della Chiesa e negli Esercizi Spirituali”. E gesuita era anche l’intervistatore, Jacques Servais, belga, discepolo del grande teologo Hans Urs von Balthasar. Ma da questo Ratzinger ha preso spunto per mettere a fuoco le questioni capitali del pensiero cristiano d’oggi, a partire da ciò che egli definisce “drastici capovolgimenti della nostra fede” e “profonde evoluzioni del dogma”, con le drammatiche “crisi” che ne conseguono. Senza esitare a liquidare come “del tutto errata” alla luce della teologia trinitaria una tesi che ha modellato per secoli la predicazione della Chiesa, quella secondo cui “il Cristo doveva morire in croce per riparare l’offesa infinita che era stata fatta a Dio e così restaurare l’ordine infranto”.
- «Anche sul binomio giustizia / misericordia Ratzinger ha parole illuminanti (!), con un brevissimo rimando a papa Francesco sul quale hanno fatto leva gli adulatori dell’attuale pontefice, prontamente zittiti da “L’Osservatore Romano”… Se è Dio a doversi giustificare – Ecco dunque tre brani salienti di questo testo, che è il più ampio fin qui scritto da Ratzinger dopo la sua rinuncia al papato. Il testo era originariamente in lingua tedesca, ma è stato reso pubblico in italiano, tradotto dall’intervistatore con la revisione ultima dello stesso papa emerito.
lunedì 21 novembre 2016
"Non illudetevi, signori. Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo della Chiesa gridano vendetta al cospetto di Dio, giusto Vendicatore".
Nota di Piergiorgio Seveso: chi è del “nostro giro” conosce quasi a memoria questo maraviglioso
pezzo, degno di un infiammato quaresimalista, scritto dal musicologo
Monsignor Domenico Celada nei primi anni della rivoluzione liturgica
montiniana (giunta al suo compimento, dopo una progressiva descensus ad inferos,
il 30 novembre 1969 – prima domenica d’Avvento). Il pezzo fu pubblicato
su “Vigilia romana”, l’organo del movimento “Civiltà cristiana”:
movimento e rivista che si dissolsero entrambi a metà degli anni
Settanta. A quest’ultima collaborarono (o direttamente o indirettamente)
molte penne note a chi ci legge: Monsignor Francesco Spadafora, padre
Noel Barbara, il domenicano padre Luciano Cinelli, lo stimmatino padre
Cornelio Fabro, il salesiano Don Giuseppe Pace, il francescano Antonio
Coccia, l’abbè Louis Coache, Cristina Campo, l’allora padre
Guerard Des Lauriers (futuro vescovo), alcuni cappellani militari (anche
della RSI), altri laici come Fausto Belfiori, Tito Casini ed il suo
direttore Franco Antico, poi arrestato durante le indagini per il “golpe
Borghese”.
Iniziativa coraggiosa e molto composita, vera manifestazione
di quel variegato fronte anticomunista conservatore e monarchico che
non seppe mai portare alle giuste conseguenze teologiche e ecclesiali il
suo rifiuto della rivoluzione conciliare e quindi naturalmente
ne venne triturato e si sfaldò in mille rivoli, spesso contraddittori
tra loro e ancor più spesso spurii e in ultima conniventi con quella
rivoluzione che voleva combattere. Se “Vigilia romana” fu spazzata via
per la sua intima e radicale debolezza (subendo anche l’onta suprema di
una neutralizzazione post mortem come nel saggio di Giuseppe
Brienza), va detto che oggi una rivista cattolica, con così grande
spessore culturale, sarebbe impossibile (almeno nelle nostre terre) per
la totale mancanza di ingegni e per la ancor più esiziale mancanza di
coraggio in quel che resta del campo di Dio. Monsignor Celada,
collaboratore anche de “Il tempo” e de “Lo Specchio”, presente alla
stesura del “Breve esame critico del Novus Ordo Missae” , pagò il suo
coraggio con la perdita della cattedra di Gregorianistica alla
Lateranense, morendo relativamente giovane negli anni Settanta, ma i
suoi scritti rimangono a testimonianza di una passione per la difesa
della Messa romana che non vien meno. Siano queste parole di terribile
monito e di severa minaccia a chi oggi vuole barattare i brandelli di
ciò che resta di una primogenitura con un piatto di lenticchie
(argentine).
Tratto da “Vigilia Romana” Anno III, N. 11, Novembre 1971.
di Monsignor Domenico Celada
E’
da tempo che desideravo scrivervi, illustri assassini della nostra
santa Liturgia. Non già perch’io speri che le mie parole possano avere
un qualche effetto su di voi, da troppo tempo caduti negli artigli di
Satana e divenuti suoi obbedientissimi servi, ma affinché tutti coloro
che soffrono per gli innumerevoli delitti da voi commessi possano
ritrovare la loro voce.
Non
illudetevi, signori. Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo
della Chiesa gridano vendetta al cospetto di Dio, giusto Vendicatore. Il
vostro piano di sovversione della Chiesa, attraverso la liturgia, è
antichissimo. Ne tentarono la realizzazione tanti vostri predecessori,
molto più intelligenti di voi, che il Padre delle Tenebre ha già accolto
nel suo regno. Ed io ricordo il vostro livore, il vostro ghigno
beffardo, quando auguravate la morte, una quindicina d’anni fa, a quel
grandissimo Pontefice che fu il servo di Dio Eugenio Pacelli, poiché
questi aveva compreso i vostri disegni e vi si era opposto con
l’autorità del Triregno.
Dopo
quel famoso convegno di “liturgia pastorale”, sul quale erano cadute
come una spada le chiarissime parole di Papa Pio XII, voi lasciaste la
mistica assise schiumando rabbia e veleno.
domenica 20 novembre 2016
L'enciclopedia Cattolica, Eresia, 1914, Volume 7, pagina 261: "Il Papa stesso, ove notoriamente reo di eresia, cesserebbe di essere Papa perciocché egli cesserebbe di essere membro della Chiesa."
San Roberto Bellarmino, Cardinale e dottore della Chiesa Cattolica, De Romano Pontefice, Libro 2, Capitolo 30: "Un Papa manifestamente eretico cesserebbe automaticamente, per sé, di essere Papa e capo, proprio come egli cesserebbe automaticamente di essere un Cristiano ed un membro della Chiesa. Laonde, egli potrebbe essere giudicato e punito dalla Chiesa. Questo è l'insegnamento di tutti gli antichi padri, i quali insegnarono che gli eretici manifesti perdono immediatamente tutta la giurisdizione."
San Roberto Bellarmino, Cardinale e dottore della Chiesa Cattolica, De Romano Pontefice, Libro 2, Capitolo 30: "Questo principio è certissimo. Il non-Cristiano non può in alcun modo essere Papa, come ammesso da Gaetano stesso (ibidem, capitolo 26). La ragione per ciò è che egli non può essere il capo di ciò che non è membro; orbene, colui non essente un Cristiano non è un membro della Chiesa ed un eretico manifesto non è un Cristiano, come chiaramente insegnato da San Cipriano (libro 4, epistola 2), da Sant'Atanasio (scritto 2 contro gli Ariani), da Sant'Agostino {libro Il grande Cristo [The great Christ], capitolo 20}, da San Girolamo (contro Lucifero) ed altri; laonde l'eretico manifesto non può essere Papa."
San Francesco Di Sales, XVII secolo, Dottore della Chiesa Cattolica, La controversia Cattolica [The Catholic controversy], pagine 305-306: "Orbene, quando egli [il Papa] è esplicitamente un eretico egli cade ipso facto dalla sua dignità ed al di fuori della Chiesa… "
Sant'Antonino, Somma teologica, citato in Atti di Vaticano I [Actes de Vatican I], Pubblicazioni Frond [Frond publications], 1459: "Nel caso in cui il Papa divenisse un eretico egli si ritroverebbe, per quel fatto stesso e senza altra sentenza, separato dalla Chiesa. Una testa separata dal corpo, sintantoché essa rimanga separata, non può e non potrebbe essere la testa dello stesso corpo dal quale essa è e sarebbe stata tagliata. Un Papa separato dalla Chiesa mediante l'eresia, dunque, per quel fatto stesso, cesserebbe di essere la testa della Chiesa. Egli non potrebbe essere un eretico e rimanere Papa, perciocché, dacché egli sarebbe al di fuori della Chiesa, egli non possederebbe le chiavi della Chiesa."
Fonte: Vaticano Cattolico...
Dell'eresia notoria nella dichiarazione congiunta di Antipapa Francesco in commemorazione della cosiddetta Riforma Protestante
Redatto da
Monastero della Famiglia Santissima
Il
31/10/2016 Antipapa Francesco si è trovato in Svezia onde commemorare
la cosiddetta Riforma Protestante. Durante il suo viaggio egli ha
partecipato ad un servizio di preghiera falsamente ecumenica nel tempio
Luterano, si è attivato nella preghiera congiunta assieme a degli
eretici notori ed ha firmato una dichiarazione congiunta assieme al
notoriamente eretico presidente della Federazione Luterana mondiale, il
preteso vescovo Monibo Younan.
Antipapa Francesco firmante una dichiarazione congiunta notoriamente
eretica in un tempio Protestante assieme al presidente della Federazione
Luterana mondiale.
Chiaramente, Monibo Younan non è affatto un vescovo; nondimeno, ciò
può difficilmente importare al notorio eretico Antipapa Francesco. La
Federazione Luterana mondiale accetta finanche la contraccezione,
l'aborto e gli abomini omosessuali.
La dichiarazione congiunta firmata da Antipapa Francesco e dal capo della Federazione Luterana mondiale, leggibile interamente qui, menziona esplicitamente la loro commemorazione della cosiddetta Riforma Protestante.
Antipapa Francesco ed il presidente della Fondazione Luterana mondiale, Dichiarazione congiunta, 31/10/2016: "Nell'incominciare l'anno commemorando il cinquecentesimo anniversario della Riforma, noi esprimiamo gioiosa gratitudine nei confronti di Dio per questo momento di preghiera comune nella cattedrale di Lund, mediante questa dichiarazione congiunta. 50 anni di dialogo ecumenico sostenuto e fruttuoso tra Cattolici e Luterani ci hanno aiutato a superare molte differenze, approfondendo la nostra comprensione e la nostra fiducia reciproca. Allo stesso tempo, ci siamo avvicinati tramite il servizio congiunto a favore dei nostri prossimi, spesso in circostanze di sofferenza e di persecuzione. Tramite il dialogo e la testimonianza congiunta noi non siamo più estranei; piuttosto, noi abbiamo appreso che quanto ci unisce è maggiore di quanto ci divide."
La dichiarazione congiunta dichiara pure che entrambi fanno parte del
Corpo del Cristo: tale è una professione di eresia notoria.
Antipapa Francesco ed il presidente della Fondazione Luterana mondiale, Dichiarazione congiunta, 31/10/2016: "Nell'impegnarci nuovamente a spostarci dal conflitto alla comunione, noi lo facciamo come parte dell'un Corpo del Cristo, nel quale siamo incorporati tramite il Battesimo."
Dichiarare che un uomo rigettante il Papato ed altri dogmi Cattolici,
guidante persino una setta Luterana, faccia parte del Corpo del Cristo,
come operato da Antipapa Francesco, equivale a professare dell'eresia
notoria ed una falsa fede. La sua asserzione nega la ripetuta docenza
dogmatica della Chiesa Cattolica per la quale qualunque persona
battezzata negante un dogma Cattolico, incluso il Papato, viene espulsa
dal Corpo del Cristo.
LA DOCENZA MAGISTRALE DELLA CHIESA CATTOLICA IN CONDANNA DELL'ERESIA NOTORIA DI ANTIPAPA FRANCESCO
Papa Eugenio IV, Concilio di Firenze, Cantate Domino, 1441, ex-cathedra: "Essa [la Santa Romana Chiesa] condanna, rigetta ed anatemizza tutti coloro i quali pensano cose opposte e contrarie, dichiarandoli alieni al Corpo del Cristo, il quale è la Chiesa."
lunedì 7 novembre 2016
"Si va diffondendo dalle nostre parti un vizio così gravemente nefasto e ignominioso, che se non vi si opporrà al più presto uno zelante intervento punitore, di certo la spada dell’ira divina infierirà enormemente annientando molti".
San Pier Damiani
“ Si va diffondendo dalle nostre parti un vizio così gravemente nefasto e ignominioso, che se non vi si opporrà al più presto uno zelante intervento punitore, di certo la spada dell’ira divina infierirà enormemente annientando molti. (…) Questa turpitudine viene giustamente considerato il peggiore fra i crimini, poiché sta scritto che l’onnipotente Iddio l’ebbe in odio sempre ed allo stesso modo, tanto che mentre per gli altri vizi stabilì dei freni mediante il precetto legale, questo vizio volle condannarlo, con la punizione della più rigorosa vendetta. Non si può nascondere infatti che Egli distrusse le due famigerate città di Sodoma e Gomorra, e tutte le zone confinanti, inviando dal cielo la ,pioggia di fuoco e zolfo (…)
Ed è ben giusto che coloro che, contro la legge di natura e contro l’ordine dell’umana ragione, consegnano ai demoni la loro carne per godere di rapporti così schifosi, condividano con i demoni la cella della loro preghiera. Poiché infatti l’umana natura resiste profondamente a questi mali, aborrendo la mancanza del sesso opposto, e più chiaro della luce del sole che essa non gusterebbe mai di cose tanto perverse ed estranee se i sodomiti, divenuti quasi vasi d’ira destinati alla rovina, non fossero totalmente posseduti dallo spirito d’iniquità; e difatti questo spirito, dal momento in cui s’impadronisce di loro, ne riempie gli animi così gravemente di tutta la sua infernale malvagità, che essi bramano a bocca spalancata non ciò che viene sollecitato dal naturale appetito carnale, ma solo ciò che egli propone loro nella sua diabolica sollecitudine. Quando dunque il meschino si slancia in questo peccato d’impurità con un altro maschio, non lo fa per il naturale stimolo della carne, ma solo lo fa per il naturale impulso. (…)
venerdì 4 novembre 2016
I PONTIFICATI ANTICRISTICI CONCILIARI...
di Arai Daniele
Siamo al viaggio più emblematico del pontificato anticristico; questo
in cui Bergoglio compare in Svezia per commemorare, insieme ai
luterani, 500 anni della falsa Riforma di quel monaco agostiniano
angosciato che fu Martin Lutero, vissuto e morto sublimando la crapula
secolare e religiosa. Una visita internazionale voluta vistosa e solo
per finta controcorrente, perché non rompe nemmeno con i tabù già
«lavorati» dai predecessori conciliareschi e da prelati diversi,
eminentissimi nelle eresie che accelerano in varie lingue con la solita
ipocrisia conciliare.
Perciò attenzione, le critiche a quest’ennesima buffonata della bacata mente bergogliosa non è da contare come voce nuova nel nuovo Vaticano; la sbragata riabilitazione di Lutero era già avvenuta apertamente con Giovanni Paolo 2º di ignea memoria, che si era limitato ad andare al tempio luterano di Roma, dove l’ho visto arrivare anche un po’ prima dell’ora programmata!
La Sede era già scandalosamente vacante nel 1983, quando Karol Wojtyla, detto papa Giovanni Paolo 2º e pure «santo subito» (la fretta è d’obbligo) scrisse un speciale messaggio a un altro grande dell’olimpo di là giù, il cardinale Giovanni Willebrands, presidente dell’allora nuovo segretariato per l’unione luterana dei cristiani, per i 500 anni dalla nascita di Lutero: “In questa occasione numerosi cristiani, specialmente di confessione evangelico-luterana, ricordano quel teologo che, alla soglia del tempo moderno, ha in modo sostanziale contribuito al radicale cambiamento della realtà ecclesiale e sacrale occidentale. Il nostro mondo fa ancora oggi l’esperienza del suo grande impatto sulla storia”.
Perciò attenzione, le critiche a quest’ennesima buffonata della bacata mente bergogliosa non è da contare come voce nuova nel nuovo Vaticano; la sbragata riabilitazione di Lutero era già avvenuta apertamente con Giovanni Paolo 2º di ignea memoria, che si era limitato ad andare al tempio luterano di Roma, dove l’ho visto arrivare anche un po’ prima dell’ora programmata!
La Sede era già scandalosamente vacante nel 1983, quando Karol Wojtyla, detto papa Giovanni Paolo 2º e pure «santo subito» (la fretta è d’obbligo) scrisse un speciale messaggio a un altro grande dell’olimpo di là giù, il cardinale Giovanni Willebrands, presidente dell’allora nuovo segretariato per l’unione luterana dei cristiani, per i 500 anni dalla nascita di Lutero: “In questa occasione numerosi cristiani, specialmente di confessione evangelico-luterana, ricordano quel teologo che, alla soglia del tempo moderno, ha in modo sostanziale contribuito al radicale cambiamento della realtà ecclesiale e sacrale occidentale. Il nostro mondo fa ancora oggi l’esperienza del suo grande impatto sulla storia”.
Sottolineava: “per la Chiesa cattolica il nome di Martin Lutero è
legato, attraverso i secoli, al ricordo di un periodo doloroso e, in
particolare, all’esperienza dell’origine di profonde divisioni
ecclesiali. Per questa ragione, il 500° della nascita di Martin Lutero
deve essere per noi motivo di meditazione, nella verità e nella carità
cristiana, su quell’avvenimento gravido di storia che fu l’epoca della
Riforma. Perché è il tempo che, distanziandoci dagli eventi storici, fa
sì che essi siano spesso meglio compresi ed evocati. Pertanto, note
personalità e istituzioni della cristianità luterana hanno indicato
l’opportunità che l’anno dedicato a Lutero sia improntato a un genuino
spirito ecumen[ist]ico e che il discorso su Lutero contribuisca
all’unità dei cristiani. Accolgo con soddisfazione questa intenzione e
vi scorgo un invito fraterno per giungere insieme a un’approfondita e
più completa visione degli avvenimenti storici e a una riflessione
critica sulla molteplice eredità di Lutero”.
È curioso questo ripensamento – solo in apparenza tardivo in rapporto al Vaticano 2, perché in verità è fondamentale per la nuova «unità e libertà» conciliari che mette in primo piano quello che unisce, declassando quanto divide, dai Sacramenti ai dogmi mariani.
È curioso questo ripensamento – solo in apparenza tardivo in rapporto al Vaticano 2, perché in verità è fondamentale per la nuova «unità e libertà» conciliari che mette in primo piano quello che unisce, declassando quanto divide, dai Sacramenti ai dogmi mariani.
martedì 1 novembre 2016
San Pietro Canisio: "Ho in abominio Lutero, detesto Calvino, maledico tutti gli eretici"...
"L’esperienza spirituale di Martin Lutero ci interpella e ci ricorda che non possiamo fare nulla senza Dio. “Come posso avere un Dio misericordioso?”. Questa è la domanda che costantemente tormentava Lutero. In effetti, la questione del giusto rapporto con Dio è la questione decisiva della vita. Come è noto, Lutero ha scoperto questo Dio misericordioso nella Buona Novella di Gesù Cristo incarnato, morto e risorto. Con il concetto di “solo per grazia divina”, ci viene ricordato che Dio ha sempre l’iniziativa e che precede qualsiasi risposta umana, nel momento stesso in cui cerca di suscitare tale risposta. La dottrina della giustificazione, quindi, esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio".
Dal conflitto alla comunione
Mentre siamo profondamente grati per i doni spirituali e teologici
ricevuti attraverso la Riforma, confessiamo e deploriamo davanti a
Cristo il fatto che luterani e cattolici hanno ferito l’unità visibile
della Chiesa. Differenze teologiche sono state accompagnate da
pregiudizi e conflitti e la religione è stata strumentalizzata per fini
politici. La nostra comune fede in Gesù Cristo e il nostro battesimo
esigono da noi una conversione quotidiana, grazie alla quale ripudiamo i
dissensi e i conflitti storici che ostacolano il ministero della
riconciliazione. Mentre il passato non può essere cambiato, la memoria e
il modo di fare memoria possono essere trasformati. Preghiamo per la
guarigione delle nostre ferite e delle memorie che oscurano la nostra
visione gli uni degli altri. Rifiutiamo categoricamente ogni odio e ogni
violenza, passati e presenti, specialmente quelli attuati in nome della
religione. Oggi ascoltiamo il comando di Dio di mettere da parte ogni
conflitto. Riconosciamo che siamo liberati per grazia per camminare
verso la comunione a cui Dio continuamente ci chiama.
Leggiamo ora cosa affermava il satanasso Lutero da cui tutti noi, a detta dell'innominabile bergoglione capo fasullo della satanica chiesa conciliare, dobbiamo imparare:
Scritti sul satanasso Martin Lutero presi dal sito degli accordisti, con il pagliaccio eretico Bergoglio, della defunta Fraternità San Pio X...
Scritti sul satanasso Martin Lutero presi dal sito degli accordisti, con il pagliaccio eretico Bergoglio, della defunta Fraternità San Pio X...
Su Dio e su Gesù Cristo
“(Dio) E' un tiranno.
Mosè agiva mosso dalla sua volontà, come suo luogotenente, come boia
che nessuno superò e nemmeno eguagliò nello spaventare, atterrire e
martirizzare il povero mondo” (Discorsi a tavola, ed. di Weimar, I, p. 230)
Dio il vero responsabile del tradimento di Giuda e della rivolta di Adamo: “Lutero - commenta Funck Brentano - arriva a dichiarare che Giuda, tradendo Cristo, agi per imperiosa decisione dell’Onnipotente. La sua volontà (di Giuda) era diretta da Dio; Dio lo muoveva con la sua onnipotenza. Lo stesso Adamo,
nel paradiso terrestre fu costretto ad agire come agi. Egli fu messo da
Dio in una situazione tale che gli era impossibile non cadere” (Discorsi a tavola, ed. di Weimar, I, p. 246).
“Cristo commise adulterio
prima di tutto con la donna che incontrò al pozzo di Giacobbe, di cui
San Giovanni scrisse: "In quel momento giunsero i suoi discepoli e si
meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia
gli disse: "Che desideri", o "Perché parli con lei"? Dopo di lei fu la
volta di Maria Maddalena, e poi venne la donna colta in flagrante
adulterio che Cristo congedò così gentilmente. Quindi, anche Cristo, pur essendo così retto, si è reso colpevole di fornicazione prima di morire”. (Cfr. Martin Lutero, Tischredden, edizione di Weimar, nº 1472, vol. II, pag. 107; cit. in F. Brentano, Martinho Lutero, Ed. Vecchi, Rio de Janeiro 1956, pag. 15.)
“Non pensate che Cristo ubriaco, perché aveva bevuto troppo all'Ultima Cena, abbia sconcertato i Suoi discepoli col suo parlare a vanvera?” (Cfr. F. Brentano, op. cit., pag. 135.)
“Deus est stultissimus” (Dio è molto stolto). “Certamente Dio è grande e onnipotente, buono e misericordioso, e tutto ciò che si può immaginare in questo senso, ma è anche stolto” (Cfr. Martin Lutero, op. cit., nº 963, vol. I, pag. 487; cit. in F. Brentano, op. cit., pag. 147)
“Dio si è sempre comportato come un pazzo” (Cfr. Martin Lutero, op. cit., nº 963, vol. I, pag. 487; cit. in F. Brentano, op. cit., pag. 111)
Sulla Santa Messa
“Quando la Messa sarà scalzata, avremo scalzato il papato!
Perché è sulla Messa, come su di una roccia, che poggia completamente
il papato, con i suoi conventi, le sue Diocesi, le sue Università, i
suoi altari, i suoi ministri e le sue dottrine [...]. Tutto ciò cadrà in rovina quando sarà abbattuta questa sacrilega e abominevole Messa” (Cfr. D. Raffard de Brienne, Lex Orandi: La Nouvelle Messe et la Foi, 1983.)
Sull'Offertorio: “Poi segue quell'abominazione che viene chiamata "Offertorio", nel quale tutto esprime oblazione”. (Cfr. H. Chartier, La Messe Ancienne et la Nouvelle, 1973.)
Sul Canone della Messa: “Questo Canone abominevole è una raccolta di lacune confuse [...].
Esso fa della Messa un sacrificio; altri offertori vengono aggiunti. La
Messa non è un sacrificio o l'azione di chi sacrifica. Noi lo
consideriamo un sacramento o un testamento. Permetteteci di chiamarlo
una benedizione, l'eucaristia, la tavola del Signore o il memoriale del
Signore” (Cfr. Lutero, Sermone della 1ª Domenica di Avvento.)
Sulla tattica da usare per introdurre la messa protestante: “Per giungere sicuramente e felicemente alla nostra mèta, dobbiamo conservare alcune delle cerimonie della vecchia Messa, così verrà accettata anche dall'indeciso che potrebbe rimanere scandalizzato da cambiamenti troppo frettolosi” (Cfr. J. Maritain, Trois Réformateurs.)
“Che pazzia voler monopolizzare il sacerdozio solo per pochi!” (Cfr. Mons. L. Cristiani, Du Lutheranisme au Proteatantisme, 1900.)
domenica 30 ottobre 2016
ULTIMA DOMENICA DI OTTOBRE NOSTRO SIGNORE GESÚ CRISTO RE DÓMINI NOSTRI IESU CHRISTI REGIS. Santa Messa "Non Una Cum" gli apostati Vaticanosecondisti...
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EPISTOLA
Léctio Epístolæ B. Pauli Ap. ad Colossénses, 1, 12-20
Fratres: Grátias ágimus Deo Patri, qui dignos nos fecit in partem
sortis sanctórum in lúmine: qui erípuit nos de potestáte tenebrárum, et
tránstulit in regnum Fílii dilectiónis suæ, in quo habémus redemptiónem
per sánguinem eius, remissiónem peccatórum. Qui est imágo Dei
invisíbilis, primogénitus omnis creatúræ: quóniam in ipso cóndita sunt
univérsa in coelis et in terra, visibília et invisibília, sive throni,
sive dominatiónes, sive principátus, sive potestátes: ómnia per ipsum et
in ipso creáta sunt: et ipse est ante omnes, et ómnia in ipso constant.
Et ipse est caput córporis Ecclésiæ, qui est princípium, primogénitus ex
mórtuis: ut sit in ómnibus ipse primátum ténens: quia in ipso complácuit
omnem plenitúdinem inhabitáre; et per eum reconciliáre ómnia in ipsum,
pacíficans per sánguinem crucis eius, sive quæ in terris, sive quæ in
coelis sunt, in Christo Iesu Dómino nostro.
M. - Deo grátias.
M. - Deo grátias.
Fratelli: ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado
di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui infatti che ci ha
liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo
Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione
dei peccati. Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni
creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle
invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono
state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte
le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè
della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai
morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di
fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé
tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per
mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.
M. - Deo grátias.
martedì 25 ottobre 2016
"La dottrina protestante consiste nel profanare la Sacra Scrittura, nel seminare incredulità e immoralità, nel distruggere i Sacramenti e la Chiesa di Gesù Cristo, nel ricondurre il mondo allo stato del paganesimo".
Segnalazione del Centro Studi Federici
E’
stato ristampato il volumetto “I protestanti distruttori della religione
cristiana”, del padre passionista Luigi di San Carlo, edito nel 1931.
Per
gentile concessione dell’editore, pubblichiamo la lettera che il card.
Camillo Laurenti, Prefetto della S. Congregazione dei Riti, indirizzò
all’Autore.
P. Luigi di S. Carlo, I protestanti distruttori della religione cristiana, Amicizia Cristiana 2016, pag. 88, euro 9,00. Ordini: edizioniamiciziacristiana@yahoo.it
Lettera di Sua Eminenza il Cardinale Camillo Laurenti
Prefetto della Santa Congregazione dei Riti
Roma, 14 aprile 1931
Reverendo P. L.,
Saluto
con piacere il suo piccolo ma vigoroso opuscolo, che reca un notevole
contributo alla difesa della nostra santa fede cattolica attualmente
cosi insidiata in Italia dai Protestanti. La schiettezza della fede che
l’eresia non arrivò mai a contaminare nella massa del nostro buon
popolo, è, tra i molti doni che Dio ci ha fatto, il tesoro più prezioso e
il vanto più glorioso di nostra gente. Collocata da Dio nel bel mezzo
d’Italia, la Sede di Pietro, centro di unità nella Chiesa, qui più che
altrove irradiò la luce del suo magistero e mantenne salda la fede della
nazione.
Questa
fede che suscitò nel nostro popolo tanto eroismo di santità, dai
martiri dei primi secoli ai mistici, ai Dottori, ai missionari del medio
evo fino ai contemporanei Don Bosco, Contardo Ferrini, Gabriele
dell’Addolorata, questa fede è il succo vitale della nostra anima, è il
germe per cui non è ancora del tutto inaridita la nostra vita
spirituale.
Il
fulcro della nostra storia è la Chiesa Cattolica, per la cui opera non
fummo del tutto travolti nell’invasione barbarica al cadere dell’Impero
Romano, fummo preservati dal giogo islamico nel Medio Evo e dalla peste
dell’eresia all’aprirsi dell’epoca moderna. Perfino l’antica storia di
Roma convergeva inconsapevolmente, come a meta ignota, alle glorie della
futura Chiesa. È il pensiero che da San Leone Magno tolse Dante quando
di Roma e dell’Impero
Romano cantava:
La quale e il quale a voler dir lo vero
Fur stabiliti per lo loco santo
U’ siede il Successor del maggior Piero.
(Inferno, canto II)
Ed ora
che avviene? Contro questa fede cattolica, che fu il nostro conforto
nei secoli di sventura, l’ispiratrice della nostra gloria, e il santo
legame spirituale che sempre ci unì in Gesù Cristo anche quando eravamo
politicamente divisi, si sferra adesso una offensiva, più rumorosa, è
vero, che efficace, ma con caratteri così perfidi che meriterebbero le
parole santamente sdegnose di Gesù Cristo contro i seminatori di
scandali e i seduttori di anime. È un vero e grande oltraggio che ci si
fa.
Il
primo oltraggio è contro la verità, contro la vera e santa fede
cattolica, nobile retaggio della nazione. Rapire anche un’anima sola
alla Santa Madre Chiesa è innanzi a Dio un male senza misura.
Il
secondo oltraggio è contro la nostra civiltà, tutta penetrata nel
pensiero, nell’arte, nella tradizione, nel costume dal soffio animatore
della fede cattolica; civiltà che nella storia dello spirito toccò
culmini altissimi e tracciò linee di luce che ancora illuminano il
mondo.
Il
terzo oltraggio è nel momento storico prescelto per l’acuirsi di questa
offensiva. È vero che da tempo, specialmente la setta metodista medita e
lavora pel disgregamento religioso del nostro popolo. Ma è dopo i Patti
Lateranensi felicemente conchiusi che l’eresia ha raddoppiato i suoi
sforzi. Perché? – Credo per combattere volutamente e deliberatamente i
salutari effetti che quella pacificazione era destinata a produrre.
sabato 15 ottobre 2016
MATERIALMENTE BUONO PER IL FUOCO E FORMALMENTE INABILE A RICEVERE IL COSIDETTO "PAPATO" CONCILIARE. ENNESIMO SCANDALO IN VATICANO DAL SATANASSO BERGOGLIO...
Nel 1883 la
Beata Maria Serafina Micheli (1849-1911), fondatrice dell’Istituto delle
Suore degli Angeli, si trovava a passare per Eisleben, nella Sassonia,
città natale di Lutero. Si festeggiava, in quel giorno, il quarto
centenario della nascita del grande eretico ( 10 novembre 1483) che
spaccò l’Europa e la Chiesa in due, perciò le strade erano affollate, i
balconi imbandierati. Tra le numerose autorità presenti si aspettava, da
un momento all’altro, anche l’arrivo dell’imperatore Guglielmo I, che
avrebbe presieduto alle solenni celebrazioni. La futura beata, pur
notando il grande trambusto non era interessata a sapere il perché di
quell’insolita animazione, l’unico suo desiderio era quello di cercare
una chiesa e pregare per poter fare una visita a Gesù Sacramentato. Dopo
aver camminato per diverso tempo, finalmente, ne trovò una, ma le
porte… erano chiuse. Si inginocchiò ugualmente sui gradini d’accesso,
per fare le sue orazioni. Essendo di sera, non s’era accorta che non era
una chiesa cattolica, ma protestante. Mentre pregava le comparve
l’angelo custode, che le disse: “ Alzati, perché questo è un tempio
protestante”. Poi le soggiunse: “Ma io voglio farti vedere il luogo
dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo
orgoglio”.
Dopo queste
parole vide un’orribile voragine di fuoco, in cui venivano tormentate un
incalcolabile numero di anime. Nel fondo di questa voragine v’era un
uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era circondato da
demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti di
martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli nella testa un
grosso chiodo. La suora pensava: se il popolo in festa vedesse questa
scena drammatica, certamente non tributerebbe onori, ricordi,
commemorazioni e festeggiamenti per un tale personaggio. In seguito,
quando le si presentava l’occasione ricordava alle sue consorelle di
vivere nell’umiltà e nel nascondimento. Era convinta che Martin Lutero
fosse punito nell’Inferno soprattutto per il primo peccato capitale, la
superbia. (Don M. Stanzione, fonte: .miliziadisanmichelearcangelo.org)
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sabato 8 ottobre 2016
"viviamo nel contrasto abissale tra i Papi della Fede, della Giustizia e della Cristianità, con gli anticristi conciliari che vogliono la resa all’Islam o alla violenza comunista".
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
La battaglia navale di Lepanto, del 7 ottobre 1571, si svolse
all’insegna del Santo Rosario e Il trionfo fu attribuito
all’intercessione della Vergine Maria, per cui san Pio V, nel 1572,
istituì la festa di Santa Maria della Vittoria, trasformata da Gregorio
XIII in «Madonna del Rosario». La vittoria nel corso della politica
europea ha assicurato un altro secolo di Cristianità contro la secolare
pressione musulmana.
Questa è continuata e riprese forze nel settembre 1683 mirando la presa
di Vienna in un scenario politico-militare terribile per la Cristianità
sconvolta dalla Guerra dei Trent’Anni (1618-1648), «guerra di religione»
continuata come disputa di dominio tra la Francia dei Borbone e gli
Asburgo dall’autorità imperiale. La vergogna per l’Europa cattolica, è
stata allora l’alleanza del cardinale Richelieu coi protestanti, avendo
foraggiati d’oro lo svedese Gustavo Adolfo per sconfiggere i poteri
della parte germanica, devastata e divisa politicamente fra cattolici e
protestanti.
Tali divisioni favorirono l’egemonia della Francia di Luigi XIV (1638-1715), aspirante della corona imperiale. Il tal senso non esitò a cercare l’alleanza degli ottomani. indifferente agli ideali della Cristianità. Nel mio «Nella profezia di Fatima… il mistero dell’altra Roma», tratto brevemente del caso per il fatto di quel Re aver ricevuto la grazia di una «Richiesta-Offerta» del Sacro Cuore. Purtroppo non l’ha considerata.
Ecco che la storia di questi ultimi secoli è la misera storia di una Europa che rifiutò le benedizioni del Cielo per ambire a quella autonomia nel progresso che produsse la presente decadenza e oscena sudditanza europea ad ogni diavoletto e anticristo. Ma ciò servirà qui, ancora per spiegare che se c’è la presenza del Papa nulla è perduto. Infatti, sul finire del secolo l’Europa cristiana era ripiegata da divisioni religiose e lotte dinastiche, rendendola oltremodo vulnerabile a un’invasione turca.
Tali divisioni favorirono l’egemonia della Francia di Luigi XIV (1638-1715), aspirante della corona imperiale. Il tal senso non esitò a cercare l’alleanza degli ottomani. indifferente agli ideali della Cristianità. Nel mio «Nella profezia di Fatima… il mistero dell’altra Roma», tratto brevemente del caso per il fatto di quel Re aver ricevuto la grazia di una «Richiesta-Offerta» del Sacro Cuore. Purtroppo non l’ha considerata.
Ecco che la storia di questi ultimi secoli è la misera storia di una Europa che rifiutò le benedizioni del Cielo per ambire a quella autonomia nel progresso che produsse la presente decadenza e oscena sudditanza europea ad ogni diavoletto e anticristo. Ma ciò servirà qui, ancora per spiegare che se c’è la presenza del Papa nulla è perduto. Infatti, sul finire del secolo l’Europa cristiana era ripiegata da divisioni religiose e lotte dinastiche, rendendola oltremodo vulnerabile a un’invasione turca.
L’impero ottomano aveva ormai conquistato territori balcanici fino alla pianura ungherese. L’avanzata finale era prevedibile e infatti il Gran Visir Kara Mustafà, forte anche della neutralità dovuta alla spregiudicata politica anti-asburgica di Luigi XIV, approfitta del momento di confusione in cui versava la Cristianità per armare la grande offensiva puntando alla capitale imperiale, Vienna.
Questa volta i Turchi sarebbero passati alla larga della ancora temibile Repubblica di Venezia, che malgrado la caduta di Candia nel 1669, era stata la sola a contende le isole dell’Egeo e i territori in Grecia e di Dalmazia. L’altra resistenza poteva venire, come è venuta dalla cattolica Polonia, a cui era stata sottratta nel 1672 la Podolia in quella che poi sarebbe parte dell’Ucraina odierna. A questo punto i tamburi di guerra cominciarono a suonare nel gennaio 1683 a Istanbul, punto di partenza dell’immenso esercito messo in marcia verso il cuore dell’Europa attraverso l’Ungheria.
L’obiettivo turco portato avanti da Kara Mustafà e del sultano Maometto IV era allora, come è oggi, di creare una grande Turchia europea e musulmana con capitale Vienna. Il progetto allora di presentava ancora più accessibile, visto la debolezza della ridotte forze imperiali rinforzate solo da milizie ungheresi guidate dal duca Carlo V di Lorena. Qui si deve ricordare la campagna di resistenza intrapresa dal venerabile padre cappuccino Marco da Aviano. Fu l’inviato del Papa Innocenzo XI presso l’Imperatore il grande predicatore della crociata anti-turca, in Nome della Madre di Dio, la cui effigie fino al tempo di Hitler rimase nella bandiera austriaca. L’8 luglio 1683 il minaccioso esercito ottomano dall’Ungheria parte verso Vienna e il 13 luglio cinge l’assedio, dopo aver devastato i territori attraversati col saccheggio di città chiese e conventi e massacrando e schiavizzando quei popoli cristiani. In vista dell’invasione imminente l’’imperatore Leopoldo I lascia la città per raggiunge Linz. La situazione per la resistenza sembra disperata di fronte al temibile pericolo turco.
Tornano a suonare ovunque le campane dell’«arrivano i turchi», già suonate nel secolo precedente. Si cerca di mobilitare quanto resta delle risorse militari imperiali, e l’imperatore invia messaggi per cercare di raccogliere le forze dei principi, anche protestanti e chiede l’intervento immediato dell’esercito più vicino, quello polacco. Era il gioco la salvezza dell’Europa cristiana e il Papa era all’avanguardia dell’appello generale, ormai inutile verso la Francia e qualche altro.
Il Papa, il beato Innocenzo XI, ancora da cardinale, Benedetto Odescalchi, aveva da tempo seminato per la Santa Sede una politica europea e orientale, soprattutto dal 1676, e che il quell’ora drammatica ha dato frutti con lui eletto Papa col nome di Innocenzo XI. Beatificato, nel 1956 da Papa Pio XII, e l’unico papa tra San Pio V e San Pio X. Le sue doti politiche come custode del grande spirito crociato, ispirò una politica tesa a creare un sistema di equilibrio fra i principi cristiani per indirizzare la loro politica estera contro l’impero ottomano. Tante questionI poco ricordate, ma che lo rese ammirato perfino dal non cattolico WInston Churchill.
Il Pontefice, da cardinale si guadagnò il titolo di “padre dei poveri”, ma era pure un abile politico della diplomazia pontificia impegnata a conciliare i contrasti europei, per esempio dell’Austria con la Polonia, del Brandeburgo protestante e con la Russia ortodossa, difese perfino i giusti interessi dei protestanti ungheresi contro il locale episcopato. La difesa dell’Europa dall’Islam doveva precedere le divisioni locali della Cristianità. Così, davanti alla minaccia ottomana del 1683, riuscì a essere l’anima di una coalizione cristiana, trovando i mezzi in Europa per finanziare le truppe e pagare dei cosacchi dell’esercito polacco, che ebbero un ruolo importante nello scontro.
domenica 2 ottobre 2016
PER NON DIMENTICARE CHI ERA L'ANTIPAPA ERETICO RONCALLI...
Fonte: Vaticano Cattolico...
Gli scandali e le eresie di Antipapa Giovanni XXIII
(Cap. 13 del libro La verità su ciò che è realmente accaduto alla Chiesa Cattolica dopo il Vaticano II)
Redatto da
Fra. Michele Dimond, O.S.B.
Fra. Pietro Dimond, O.S.B.
Fra. Pietro Dimond, O.S.B.
Antipapa Giovanni XXIII, Angelo Roncalli, l'uomo che convocò il Vaticano II e che finse di essere Papa dal 1958-1963.
Esamininosi
alcuni fatti circa Angelo Roncalli, Antipapa Giovanni XXIII. Angelo
Roncalli nacque nel 1881, per, poi, arrivare a detenere postazioni
diplomatiche in Bulgaria, in Turchia ed in Francia. Angelo Roncalli fu
anche "patriarca" di Venezia, Italia.
Alcune delle attività di Antipapa Giovanni XXIII avanti la sua "elezione come Papa" nel 1958
Il
Santo Uffizio aveva per anni mantenuto un fascicolo su Angelo Roncalli,
Antipapa Giovanni XXIII, bollantelo come modernista sospetto. La
cartella datava 1925, anno in cui Angelo Roncalli, risaputo per i suoi
insegnamenti eterodossi, fu bruscamente rimosso dalla sua cattedra di
docenza presso il seminario Laterano a metà semestre, in quanto accusato
di modernismo, per essere spedito in Bulgaria. Il trasferimento in
Bulgaria diede inizio alla sua carriera diplomatica. Di particolare
preoccupazione per Roma era la continua e ravvicinata associazione di
Angelo Roncalli con Ernesto Bonaiuti, il prete scomunicato per eresia
nel 1926. [2]
Già dal 1926 Angelo Roncalli, Antipapa Giovanni XXIII, scriveva agli Scismatici Orientali, cosiddetti Ortodossi.
Angelo Roncalli ad uno Scismatico Orientale, 1926: "I Cattolici e gli Ortodossi non sono nemici, bensì fratelli. Noi deteniamo la medesima Fede; noi condividiamo i medesimi Sacramenti e soprattutto l'Eucaristia. Noi siamo divisi da alcuni disaccordi concernenti la Divina costituzione della Chiesa di Gesù Cristo. Le persone essenti state la causa di tali disaccordi sono morte da secoli. Abbandoniamo noi queste vecchie dispute e, ciascuno nel suo proprio dominio, lavoriamo di modo da rendere i nostri fratelli buoni, dandoli il buono esempio. Dipoi, benché viaggianti su sentieri differenti, noi raggiungeremo l'unione fra le chiese di modo da formare assieme la vera ed unica Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo." [3]
Tale affermazione significava la bestemmia per cui la vera Chiesa Cattolica non era stata ancora stabilita.
Nel
1935 Angelo Roncalli giunse in Turchia, divenendo amico di Naman Rifat
Menemengioglu, il sottosegretario al Ministero degli Esteri Turco [4].
Menemengioglu comunicò ad Angelo Roncalli: "La sicurezza dello stato è
il nostro principio fondamentale e la garanzia della nostra libertà.",
il quale rispose:
Mentre si trovava in Turchia Angelo Roncalli dichiarò anche:
"Voi Irlandesi siete impossibili da sopportare. Il momento stesso che voi venite al mondo, già da prima di essere battezzati, voi incominciate a dannare chiunque non appartenga alla Chiesa Cattolica, specialmente i Protestanti.". [6]
Ecco un'altra citazione dimostrante le visioni eretiche di Angelo Roncalli.
Visioni eretiche di Angelo Roncalli: "La estrema fazione anti-Cattolica della chiesa Greca Ortodossa annunciò gioiosamente un concordato con la chiesa di Inghilterra mediante il quale ognuna avrebbe riconosciuto la validità dei Sacri Ordini dell'altra. Tuttavia, Roncalli si rivelò genuinamente soddisfatto. Ai Greci, domandatigli viscidamente cosa egli pensasse del concordato, egli rispose sinceramente: 'Io ho nulla fuorché lodi per lo zelo dei nostri fratelli separati nell'operare un passo verso l'unione di tutti i Cristiani.'." [7]
Mons. Castro Mayer: "La Chiesa che aderisce formalmente e totalmente ai Vaticano II con le sue eresie, non e né può essere la Chiesa di Cristo".
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
ln un vecchio articolo su (si si no
no a. X n. 8) era stata puntualizzata la situazione nella Chiesa in
riferimento a gravi questioni di Fede, semplicemente accantonate in
Vaticano. Siccome, nonostante la loro gravità, si voleva mettere a
tacere i problemi crescenti, due Vescovi hanno insistito nel riparlarne
in pubblico. Riassumiamo brevemente i fatti principali.
Allora era da più di 15 anni che
Arcivescovo Marcel Lefebvre, denunciava errori contro la Fede di una
«profondità inimmaginabile». Come unica risposta aveva ricevuto dalle
autorità della Chiesa solo isolamento ed un’invalida ed illegale
sospensione «a divinis».
Un altro insigne Vescovo, Sua Ecc. za
Mons. Antonio de Castro Mayer, dal 1970 aveva presentato alla S. Sede
studi e scritti sugli stessi errori contenuti in recenti documenti
ecclesiali. Anche a lui nessuna risposta, ma isolamento.
Ad accrescere la situazione balorda era
il fatto che gli errori denunciati dai due Presuli erano già stati
condannati dai Magistero della Chiesa prima del Vaticano 2. Quindi,
ubbidire alle autorità che imponevano documenti ecclesiali del genere,
rifiutandosi di chiarirne errori e ambiguità, significava disubbidire a
tutto il Magistero precedente che, nella sua legittimità e continuità,
proviene da Dio. Si doveva davvero comprovare la pertinacia di tali
«papi»?
Come previsto non soltanto dai due
Vescovi di cui sopra, ma anche da vari Cardinali e Vescovi, Sacerdoti e
dotti laici del mondo cattolico, le gravi deviazioni dalia Fede,
conseguenti agli errori denunciati, producevano malefici frutti tanto
nella Chiesa quanto nella società. La vasta assuefazione ai cambiamenti
proposti dalle autorità ecclesiali allora rivelava una generale cecità
sulle questioni di Fede e un concetto alienante di ubbidienza, estraneo a
quello esposto dalia dottrina cattolica. Era in gioco la cecità di
fronte ad ogni menzogna, anche politica.
Infatti, la gente crede, e glielo si
lascia credere, in una illimitata infallibilità e perfino
indefettibilità del Papa nei più svariati campi, contro la sana dottrina
per cui il Romano Pontefice è infallibile solo quando definisce come
Dottore universale e supremo questioni di Fede e di Morale. Ma qui si
taceva sulla responsabilità dei cattolici che, appartenendo ali’unica
Chiesa e professando la vera Fede per grazia di Dio, non saranno
discolpati dall’aver accolto promotori di errori ed eresie sparsi a
piene mani da chi appariva loro superiore in autorità. In tal senso, ben
grave è la responsabilità di quelli che si dicono eredi dei due
Vescovi.
Come insegna San Tommaso, i fedeli
partecipano dell’infallibilità «in credendo», poiché la Fede infusa da
Dio in modo perfetto nell’uomo imperfetto, è accompagnata dai doni
necessari perché egli la possa preservare riconoscendo tutto ciò che la
insidia e costituisce adulterio con il mondo: la Chiesa, «Sposa di
Cristo, che non può adulterarsi, è incorrotta e pudica; conosce una casa
sola, custodisce con casto pudore la santità di un solo talamo» (San
Cipriano, De cath. Eccl. unitate 6, cit in Mortalium Animos). Dal Papa
non possono venire atti o documenti che, pur senza la nota
d’infallibilità, inducano all’errore, all’eresia e alla corruzione del
peccato.
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