rilasciata a Stephen L. M. Heiner, a Colton, in California, il 21 aprile 2006.
Pubblicata nel numero della rivista The Remnant del 30 aprile 2006
Avevo incontrato Mons. Bernard Tissier De Mallerais solo una volta, nel 1977, in occasione dell’ordinazione di don Frank Kurtz. Conoscendo la sua passione per il diritto canonico, gli posi allora alcune domande sulla natura "intrinsecamente perversa" della nuova messa. Mi dedicò amabilmente un po’ del suo tempo esponendo brevemente le sue idee a riguardo. La sua cortesia e la sua gentilezza mi colpirono, così come mi colpì il suo modo di celebrare la S. Messa, con una precisione ed una santità tali che raramente avevo visto. Espressi a mister Michael Matt [Direttore della rivista The Remnant] il desiderio di intervistare Monsignore, ed egli mi autorizzò a “scovarlo”. Benché io non sia europeo e il mio francese e il mio tedesco siano alquanto sommarii, ho finito per trovarlo a Ecône. Mi ha permesso di incontrarlo a Colton, dove avrebbe dovuto recarsi per amministrare le cresime. L’intervista l’ho registrata personalmente, ed è durata circa 45 minuti. Monsignore ha verificato il testo qui riprodotto, per quanto riguarda sia la forma sia il contenuto, e lo ha approvato autorizzandone la pubblicazione. Ho preferito usare il titolo di Monsignore piuttosto che quello di Vostra Eccellenza. (Alla fine dell'ntervista, Stephen Heiner aggiunge un brevissimo appunto comprensivo di una ulteriore citazione dell'allora don Joseph Ratzinger) |
«La verità ci impone di esprimere chiaramente i nostri motivi di disaccordo. Più che su questioni di liturgia, questo disaccordo verte sull’accettazione del Magistero, in particolare quello del concilio Vaticano II e dei papi degli ultimi decenni. La Comunione può realizzarsi nonostante delle questioni, delle richieste di precisione o di riflessione complementare, ma non si potrebbe tollerare un rigetto sistematico del Concilio, una critica dei suoi insegnamenti o una denigrazione della riforma liturgia da esso decretata.»
Inoltre, il sito internet AngelQueen.org ha pubblicata una “intervista esclusiva” di Mons. Rifan, della Diocesi di Campos. In questa intervista Mons. Rifan dichiara (tramite un suo subordinato) che la comunione cosiddetta essenzialmente “pratica” ed “effettiva”, con il rito romano è dimostrata per mezzo della concelebrazione nel Novus Ordo, ed ha citato a riguardo il Canone 541.
Cosa risponde a queste considerazioni sulla “comunione” come vescovo di rito romano che riconosce la validità dell’elezione di Benedetto XVI ?
S.H. : Qual è questa definizione, Monsignore ?
Se c’è qualcosa di importante che posso dirle è che questa gente ha perduta la Fede, soprattutto la fede nel mistero e nel dogma della Redenzione.
La riforma liturgica ha completamente falsificato il mistero della Redenzione: è un fatto.
S. H.: Il Santo Padre ha lavorato molto in questo concilio, come teologo. Lei lo ha conosciuto quand’era ancora cardinale, nel 1988, e io so che all’epoca Lei ha avuto a che fare con lui molto da vicino nell’àmbito dei “negoziati”.
In quest’ultimo anno Lei ha avuto modo di osservarlo (tra poco si festeggerà il primo anniversario della sua elezione): vi è stato un cambiamento nelle sue parole, nei suoi atti o nel suo tono, da quando è divenuto papa ?
S. H.: Si è detto che provava un certa colpa a proposito del 1988, visto che, esteriormente, sembra che “combatta” per la Fraternità. Pensa che sia così ?
S. H.: Quindi non gli ha visto compiere niente di concreto, Monsignore ?
S. H.: Nel corso del recente concistoro, egli ha accresciuto il peso elettorale dell’Europa a scapito di altre parti del mondo. Si dice che egli voglia che l’Europa riprenda le redini della Chiesa. Ma l’Europa è infettata dalla crescita dell’islam. Noi, in America, siamo svantaggiati per poter osservare l’islam militante, visto che da noi vi è solo una piccola minoranza di musulmani.
Tenuto conto delle recenti agitazioni e dell’articolo pubblicato da DICI a febbraio proprio sull’avanzata dell’islam in Europa, che ne pensa dello stato della Chiesa in Europa ? È essa pronta ha “prenderne le redini” ?
S. H.: Ritiene che questa attitudine sia condivisa dai vescovi tedeschi, francesi e svizzeri, e che non vi sia differenza tra i diversi paesi ?
S. H.: Il “progetto europeo” di Benedetto XVI si scontra contro numerosi ostacoli. Lei ha detto che a suo tempo ha visto agire l’attuale Papa come negoziatore. Mons. Fellay, ultimamente, lo ha presentato come molto legato al Concilio. Quali sono le principali idee di questo Papa che confliggono con la Tradizione ?
S. H.: Vuole essere paralizzato ?
S: H.: Non ha limitato l’indipendenza di cui godevano i francescani della basilica (di Assisi) ?
S. H.: Ho chiesto a Mons. Fellay, per telefono, che mi precisasse lui stesso quanto aveva dichiarato nella sua conferenza a Denver, dato che avevo solo preso degli appunti e non avevo fatto una registrazione. In particolare gli dissi che avevo trascritto così: “Egli (Benedetto XVI) pensa che la laicità sia il modo d'esistenza preferito nella concezione cattolica dell’organizzazione sociale”. Egli allora mi ha corretto, perché scrivessi che è “… il solo modo d’esistenza …”.
Non ci troviamo qui di fronte a «tre grandi temi» e cioè alla collegialità, all’ecumenismo e lla libertà religiosa ? E il Papa non è interamente convinto di queste idee ?
S. H.: Si, e il Syllabo …
S. H.: Monsignore, oltre all’eventuale senso di colpa a proposito del 1988, si dice che Benedetto XVI si senta in colpa nei confronti di Fatima. Lei stesso, insieme ai suoi tre confratelli vescovi, si è recato a Fatima per compiervi un atto di riparazione… Che può dire a proposito del persistente silenzio su Fatima, che risale all’epoca di Pio XII ?
S. H.: Ho qualche altra domanda personale da farLe. Ho letto ultimamente la sua biografia di Mons. Lefebvre. Lei lo ha conosciuto molto bene. Ha avuto delle sorprese nell’effettuare le ricerche per scrivere il libro ?
S. H.: Dal momento che percepivano la personalità cristiana di Mons. Lefebvre, com’è che non comprendevano le sue conclusioni cristiane ?
S. H.: Si sa che è stato Mons. Lefebvre ha consacrarla vescovo. Fra poco sarà il diciottesimo anniversario della sua consacrazione. Che ne pensa dell’episcopato o piuttosto che cos’è che non si aspettava nel giugno del 1988 ?
S. H.: Il suo ruolo di vescovo La porta a viaggiare nel mondo intero per visitare i fedeli. Cosa segnala di comune in noi della Tradizione ?
S. H.: Monsignore, il Capitolo generale della Fraternità, che si terrà questa estate …
S. H.: Vi è una certa confusione tra i fedeli circa la possibilità che una persona che sia stata già Superiore generale possa esserlo nuovamente. Per esempio, don Schmidberger, che lo è già stato potrà esserlo di nuovo ?
S. H.: Don Schmidberger è stato Superiore generale dopo la sua consacrazione, di modo che, in quanto vescovo, Lei doveva rendere conto ad un prete. Credo che per il sentire dei fedeli, da quando Mons. Fellay è stato eletto, il posto di Superiore generale deve continuare ad essere occupato da un vescovo, e non da un semplice prete.
Che ne pensa ? Per essere più precisi, senza con questo volergli far esprimere una previsione: è probabile che la pratica di porre un vescovo alla testa della Fraternità possa continuare ?
S. H.: Perché Monsignore ?
S. H.: Dunque, per la Fraternità, si tratta di una situazione straordinaria avere dei vescovi. Ma lei può pensare di dover rendere conto ad un prete, o anche ad un vescovo, quando già lo ha fatto con don Schmidberger ? Mi spiego: le costituzioni non impediscono ad un Superiore generale emerito di essere rieletto ?
S. H.: Quindi, Mons. Fellay potrebbe essere rieletto.
S. H.: Monsignore, non riesco a comprendere bene questa questione, ed è soprattutto per questo che ho desiderato intervistarla. Come anglofoni, noi ascoltiamo molto spesso Mons. Williamson, e spesso Mons. Fellay, ma Mons. Alfonso de Galarreta non parla l’inglese. I sobillatori non mancano mai: su dei siti internet, principalmente, si citano delle “fonti interne”, reputate anonime, che spesso non sanno niente e cercano di dividere la Fraternità parlando di un preteso “scisma al suo interno” nel caso (probabile secondo costoro) in cui Mons. Fellay concludesse un “contratto” con Roma.
Ma la domanda è questa: quando Mons. Fellay parla o fa una dichiarazione, si può dire che lo fa “a nome dei vescovi” della Fraternità ?
S. H.: Dunque, in quanto vescovo, il suo ruolo principale consiste…
S. H.: Insomma, se vi fosse una restaurazione in seno alla Chiesa, non vi sarebbe più bisogno di vescovi della Fraternità ?
S. H.: Monsignore, The Angelus ha riprodotto ultimamente uno studio del padre Pierre-Marie, O. P., che sostiene la validità del nuovo rito di consacrazione dei vescovi, questione importante poiché l’attuale Santo Padre è il primo papa che ha ricevuto la consacrazione a vescovo col nuovo rito. Su internet vi sono delle dichiarazioni secondo le quali Mons. Lefebvre dubitava della validità del nuovo rito di consacrazione episcopale…
S. H.: Allora, in seno alla Fraternità non si è mai messa in discussione la validità di tale o di tal’altro nuovo sacramento ?
S. H.: No ? E a proposito dell’episcopato ?
S. H.: Ho un’altra domanda da farle. Dov’è che la Fraternità cresce più rapidamente nel mondo ?
S. H.: Ecco io ho finito con le mie domande, Monsignore. Nello stendere questa intervista ci tengo ad assicurarmi di averla citata fedelmente: per questo le farò avere una trascrizione prima che Lei si recherà a Veneta…
S. H.: Cosa c’è d’altro, Monsignore ?
S. H.: Quando lei dice “ha professate”, intende dire che lo fa ancora ?
S. H.: Ma, Monsignore, se non le ha mai ritrattate, le continua a sostenere ? A cosa si riferisce ? Può essere più preciso ? Devo riconoscere che io non sono un teologo e non ho letto alcuna delle sue opere. Intende parlare del tempo in cui era cardinale ?
S. H.: Monsignore, a me occorre che Lei sia più preciso, così che possiamo approfondire la questione.
S. H.: In che senso, Monsignore ?
S. H.: Non sono sicuro di comprendere…
S. H.: Si direbbe Lutero.
S. H.: Monsignore, io devo riprendere la questione dall’inizio: vuole dire che Benedetto XVI è un eretico ?
S. H.: Ebbene, in questo caso Lei cosa concluderebbe, Monsignore ? Direbbe che è “sospetto”, “discutibile”, “favorevole all’eresia” ?
Egli rigetta «una presentazione estremamente rudimentale della teologia della soddisfazione (vista come) un meccanismo che ristabilisce un diritto leso. Il modo col quale la giustizia di Dio, infinitamente offesa, verrebbe placata con una soddisfazione infinita… certi testi di devozione sembra che lascino intendere che la fede cristiana nella Croce intende Dio come un Dio la cui giustizia inesorabile esigerebbe un sacrificio umano, il sacrificio del Suo proprio Figlio. Noi rifuggiamo con orrore da una giustizia la cui collera furibonda toglie ogni credibilità al messaggio d’amore” (tradotto dal tedesco, pp. 232 e 233).
S. H.: Quali altre eresie ha pronunciate, Monsignore ?
S. H.: Questo non può essere vero…
S. H.: Questa ermeneutica è conosciuta anche col nome di “tradizione vivente” … E consiste nell’interpretare le dottrine esistenti sotto una nuova luce…
S. H.: Monsignore, queste sono parole pesanti, eppure la Fraternità non è sedevacantista…
S. H.: Ma le sue parole sono pesanti…
S. H.: Monsignore… Devo sottolineare che l’articolo che scriverò sarà largamente diffuso nel mondo anglofono… Sono proprio queste le parole che intende usare ?
S. H.: Bene, allora mi piacerebbe sapere cosa pensava Mons. Lefebvre di lui, quand'era il cardinale Ratzinger.
S. H.: Il tema che lei ha introdotto, Monsignore, ci rimanda al Protocollo del 1988, in cui si dice che la Fraternità interpreta il Concilio «alla luce della Tradizione». Questo vale ancora oggi ?
S. H.: Che si può dire allora ? Che il Concilio dev’essere rivisto, rivisto interamente ?
S. H.: Lei afferma dunque che la Fraternità legge il Concilio alla luce della “nuova filosofia” ?
S. H.: E quindi lo rigetta ?
S. H.: L’idealismo ?
S. H.: Ma allora, se lei dice che il modo giusto per interpretare il Concilio consiste nel leggerlo alla luce della “nuova filosofia”, la Chiesa come deve trattare questo Concilio ?
S. H.: Vi rileggo i miei ultimi appunti: La Chiesa deve cancellare questo Concilio, non parlarne più, dimenticarlo.
Adesso deve scusarmi, Stephen, devo andare a confessare prima della Messa. Mi voglia perdonare.
S. H.: Monsignore è stato un gran piacere, insieme interessante e sorprendente.
Non ho alcun commento da aggiungervi, tranne che sottolineare il fatto che Monsignor Tissier de Mallerais ha parlato con molta calma e molta chiarezza, e mi è sembrato interessante che abbia voluto impedirmi di porre fine all’intervista perché secondo lui io non avevo proposto degli argomenti interessanti.
Riguardo all'ultima parte dell'intervista, quella aggiunta intenzionalmente da Monsignore: sono impietrita, senza parole...è scioccante....
RispondiEliminaL'unica cosa che rimane di sperare è che il Nostro Santo Padre abbia col tempo modificato il suo pensiero e la sua professione di Fede, ma si sia "dimenticato" di ritrattare i suoi scritti "giovanili"...così come è stato di Giovanni Paolo II che ha scritto opere ancor più traumatizzanti di queste per la cattolicità......
Altrimenti (ed il sospetto è consistente) si spiegherebbe in modo tanto triste quanto logico, il perchè della definitiva approvazione dei Neocatecumenali, considerati "cattolici", i quali (basta leggere le catechesi di Kiko) negano la Redenzione di Cristo, negano la soddisfazione, negano la riparazione, negano l'offesa a Dio ed il conseguenziale pentimento, non si inginocchiano MAI di fronte ad un Tabernacolo, e neanche durante la Consacrazione delle Specie e non praticano MAI Adorazione eucaristica.
Annarita ha scritto i pensieri che avrei voluto scrivere.Devo dire che sono un po' più drastico e deciso rispetto a quel che scrive lei, e non pongo dubbi. Credo siano invece realtà ben precise e gravi le supposizioni espresse. Mi permetto anche questa volta di trarre le ultime parti dell'intervista ed inviarle a sacerdoti che possano comprendere.
RispondiEliminaL'orrore ed il senso di ribellione, insieme, che mi suscitano le parole di don Ratzinger, mi invitano a diffondere perchè si sappia...So che tante volte certe idee sviluppate da giovani, nell'età matura raggiungono il compimento, a meno che uno non abbia il tempo (o la voglia) di rivederle!Che il papa ora non ne parli,a mio avviso, non è affatto un buon segnale per i fedeli! Si può ipotizzare senza tanti fronzoli che queste idee giovanili ed eretiche siano ben presenti tuttora, ma mai più manifestate per non far trasparire troppo la divergenza totale con la tradizione della Chiesa; se fossero manifestate tutto sarebbe molto chiaro e si delineerebbe un'apostasia nel Vaticano ed uno scisma nella Chiesa. Potrebbe anche essere un bene uno scisma se portasse alla verifica della vera fede, ma chi vuole il potere, per il potere, preferisce tacere e mantenere il potere con più elementi (fedeli). Spero di essermi, tragicamente, ben spiegato.