L'officio divinamente commessoCi di pascere il gregge del Signore ha, fra i
primi doveri imposti da Cristo, quello di custodire con ogni vigilanza il
deposito della fede trasmessa ai santi, ripudiando le profane novità di parole e
le opposizioni di una scienza di falso nome. La quale provvidenza del Supremo
Pastore non vi fu tempo che non fosse necessaria alla Chiesa cattolica:
stanteché per opera del nemico dell'uman genere, mai non mancarono "uomini di
perverso parlare (Act. X, 30), cianciatori di vanità e seduttori (Tit.
I, 10), erranti e consiglieri agli altri di errore (II Tim. III, 13)".
Pur nondimeno gli è da confessare che in questi ultimi tempi, è cresciuto oltre
misura il numero dei nemici della croce di Cristo; che, con arti affatto nuove e
piene di astuzia, si affaticano di render vana la virtù avvivatrice della Chiesa
e scrollare dai fondamenti, se venga lor fatto, lo stesso regno di Gesù Cristo.
Per la qual cosa non Ci è oggimai più lecito di tacere, seppur non vogliamo aver
vista di mancare al dovere Nostro gravissimo, e che Ci sia apposta a
trascuratezza di esso la benignità finora usata nella speranza di più sani
consigli.
Ed a rompere senza più gl'indugi Ci spinge anzitutto il fatto, che i fautori
dell'errore già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma, ciò
che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa, tanto più
perniciosi quanto meno sono in vista. Alludiamo, o Venerabili Fratelli, a molti
del laicato cattolico e, ciò ch'è più deplorevole, a non pochi dello stesso ceto
sacerdotale, i quali, sotto finta di amore per la Chiesa, scevri d'ogni solido
presidio di filosofico e teologico sapere, tutti anzi penetrati delle velenose
dottrine dei nemici della Chiesa, si dànno, senza ritegno di sorta, per
riformatori della Chiesa medesima; e, fatta audacemente schiera, si gittano su
quanto vi ha di più santo nell'opera di Cristo, non risparmiando la persona
stessa del Redentore divino, che, con ardimento sacrilego, rimpiccioliscono fino
alla condizione di un puro e semplice uomo.
Pericolo delle dottrine moderniste
Fanno le meraviglie costoro perché Noi li annoveriamo fra i nemici della
Chiesa; ma non potrà stupirsene chiunque, poste da parte le intenzioni di cui
Dio solo è giudice, si faccia ad esaminare le loro dottrine e la loro maniera di
parlare e di operare. Per verità non si allontana dal vero chi li ritenga fra i
nemici della Chiesa i più dannosi. Imperocché, come già abbiam detto, i lor
consigli di distruzione non li agitano costoro al di fuori della Chiesa, ma
dentro di essa; ond'è che il pericolo si appiatta quasi nelle vene stesse e
nelle viscere di lei, con rovina tanto più certa, quanto essi la conoscono più
addentro. Di più, non pongono già la scure ai rami od ai germogli; ma alla
radice medesima, cioè alla fede ed alle fibre di lei più profonde. Intaccata poi
questa radice della immortalità, continuano a far correre il veleno per tutto
l'albero in guisa, che niuna parte risparmiano della cattolica verità, niuna che
non cerchino di contaminare. Inoltre, nell'adoperare le loro mille arti per
nuocere, niuno li supera di accortezza e di astuzia: giacché la fanno
promiscuamente da razionalisti e da cattolici, e ciò con sì fina simulazione da
trarre agevolmente in inganno ogni incauto; e poiché sono temerari quanto altri
mai, non vi è conseguenza da cui rifuggano e che non ispaccino con animo franco
ed imperterrito. Si aggiunga di più, e ciò è acconcissimo a confonderle menti,
il menar che essi fanno una vita operosissima, un'assidua e forte applicazione
ad ogni fatta di studi, e, il più sovente, la fama di una condotta austera.
Finalmente, e questo spegne quasi ogni speranza di guarigione, dalle stesse loro
dottrine sono formati al disprezzo di ogni autorità e di ogni freno; e,
adagiatisi in una falsa coscienza, si persuadono che sia amore di verità ciò che
è infatti superbia ed ostinazione. Sì, sperammo a dir vero di riuscire quando
che fosse a richiamar costoro a più savi divisamenti; al qual fine li trattammo
dapprima come figli con soavità, passammo poi ad un far severo, e finalmente,
benché a malincuore, usammo pure i pubblici castighi. Ma voi sapete, o
Venerabili Fratelli, come tutto riuscì indarno: sembrarono abbassai la fronte
per un istante, mala rialzarono subito con maggiore alterigia. E potremmo forse
tuttora dissimulare se non si trattasse che sol di loro: ma trattasi invece
della sicurezza del nome cattolico. Fa dunque mestieri di uscir da un silenzio,
che ormai sarebbe colpa, per far conoscere alla Chiesa tutta chi sieno infatti
costoro che così mal si camuffano.
E poiché è artificio astutissimo dei modernisti (ché con siffatto nome son
chiamati costoro a ragione comunemente) presentare le loro dottrine non già
coordinate e raccolte quasi in un tutto, ma sparse invece e disgiunte l'una
dall'altra, allo scopo di passare essi per dubbiosi e come incerti, mentre di
fatto sono fermi e determinati; gioverà innanzi tutto raccogliere qui le
dottrine stesse in un sol quadro, per passar poi a ricercar le fonti di tanto
traviamento ed a prescrivere le misure per impedirne i danni...
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Spesso in questo Blog si usa il termine "MODERNISMO" o "MODERNISTA" ma mi chiedo se tutti abbiano compreso cosa sia il fenomeno del modernismo e chi siano i suoi adepti. San Pio X definiva il modernismo "CLOACA DI TUTTE LE ERESIE" ma forse non è abbastanza per capire il fenomeno. Allora consiglio caldamente chi legge di riguardarsi con attenzione la grande Enciclica di San Pio X Pascendi Dominici Gregis, e la successiva conferma delle scomuniche ai modenisti con il Motu Proprio Praestantia Scripturae Sacrae, il decreto LAMENTABILI SANE EXITU ed il "Syllabus" del Beato Pio IX, terrore dei diabolici massoni, affinchè sia chiaro a tutti cosa sia questo fenomeno. Il grande Papa San Pio X non si è fermato al solo descrivere il fenomeno ed i suoi adepti ma, oltre che descrivere il modernismo, ha anche cercato, scovato, e scomunicato tutti coloro che aderivano a questa terribile eresia, (grazie anche all'opera di Monsignor Benigni con il Solidatium Planium) estirpando dalla Chiesa questo terribile cancro.
Ora è storia che le forze moderniste, grazie al grande Pontefice San Pio X, siano state fermate, come fecero anche i sucessivi Pontefici sino a Pio XII, che con l'enciclica HUMANI GENERIS riprendeva magistralmente l'insegnamento infallibile di San Pio X:" ...Purtroppo questi amatori delle novità facilmente passano dal disprezzo
della teologia scolastica allo spregio verso lo stesso Magistero della
Chiesa che ha dato, con la sua autorità, una cosi notevole approvazione a
quella teologia. Questo Magistero viene da costoro fatto apparire come un
impedimento al progresso e un ostacolo per la scienza; da alcuni acattolici
poi viene considerato come un freno, ormai ingiusto, con cui alcuni teologi
più colti verrebbero trattenuti dal rinnovare la loro scienza. E benché
questo sacro Magistero debba essere per qualsiasi teologo, in materia di
fede e di costumi, la norma prossima e universale di verità (in quanto ad
esso Cristo Signore ha affidato il deposito della fede - cioè la Sacra
Scrittura e la Tradizione divina - per essere custodito, difeso ed
interpretato, tuttavia viene alle volte ignorato, come se non esistesse, il
dovere che hanno i fedeli di rifuggire pure da quegli errori che in maggiore
o minore misura s'avvicinano all'eresia, e quindi "di osservare anche le
costituzioni e i decreti con cui queste false opinioni vengono dalla Santa
Sede proscritte e proibite" (Corp. Jur. Can., can. 1324; Cfr. Conc. Vat. D.
B. 1820, Cost. "De fide cath.", cap. 4, De fide et ratione,
post canones)". Ma con l'avvento del Conciliabolo Vaticano II le forze moderniste, spinte dai nemici della Chiesa come i comunisti e i massoni, sono penetrati nelle Sacre mura per prenderne possesso. Grazie alla compromissione di consacrati venduti al nemico i modernisti prima nascosti nell'ombra ora appaiono alle folle come coloro che hanno aperto le porte della Chiesa, con un grande abbraccio (satanico) a tutto il mondo. Questi lugubri personaggi hanno sovvertito l'andamento del Concilio sin dal suo inizio rigettando tutto il lavoro della commissione preparatoria che aveva preparato gli schemi da seguire per far camminare il Concilio secondo la linea cattolica di sempre della Chiesa bimillenaria. I modernisti, grazie ai venduti, hanno preso il posseso del Vaticano da 50 anni ed in maniera pertinace insegnano le loro perniciose eresie a tutto l'ORBE CATTOLICO, portando milioni di coscienze alla "CLOACA DI TUTTE LE ERESIE", il MODERNISMO. A sovversione avvenuta, nel concilio, questi eresiarchi hanno scentemente insozzato i seminari per poi crearsi la loro gerarchia ad hoc che ha avuto come conseguenza il proliferare di Sacerdoti, Vescovi, Cardinali e Papi - per l'asattezza 5 papi- aderenti all'eresia del modernismo. Costoro hanno scomunicato o perseguitato, (loro che sono scomunicati per lo meno moralmente, dato che le scomuniche le può dare solo un Papa e dato che i pontefici conciliari e post conciliari, essendo modernisti, non darebbero mai una scomunica a chi professa il modernismo), chi ha resistito a questa sovversione, perchè aderente alla Tradizione vera della Chiesa: Monsignor Lefebvre e Monsignor De Castro Mayer, San Pio da Pietralcina, Don Luigi Villa ed altri conosciuti solo a Dio, ed oggi Monsignor Williamson, ed altri della Fraternità che condividono la linea di Williamson, che altro non fanno che seguire le posizioni dei Vescovi precedentemente citati. Perseguitato, Williamson, dalla massoneria ebraica, dai modernisti scomunicati Vaticani e anche da chi dovrebbe condividere la sua posizione totalmente ed autenticamente cattolica, cioè Fellay e la sua combriccola di "TIEPIDI", accordisti con gli assassini della vera fede cattolica. Ma la perseguitata per eccelenza è Maria Santissima che si è vista negare, da questa gerarchia collusa coi poteri luciferi di questo mondo, l'obbedienza da Lei richiesta, a Fatima, per ottenere la conversione della Russia alla religione cattolica, quindi in definitiva stanno perseguitando, satanicamente, Dio in persona perchè la Madonna altro non fà che manifestare la Volontà del Signore e non la Sua personale.
Ripeto se si avrà la pazienza di leggere l'Enciclica di San Pio X sul modernismo, il Syllabus di Pio IX e l'Humani Generis di Pio XII, e chiaramente tutta la dottrina pre concilare, si comprenderà appieno l'opera di chi ha resistito alla sovversione della Chiesa e se si comprenderà ciò, se non si è maliziosamente corrotti con i delinquenti modernisti, si prenderà naturalmente la posizione di questi grandi difensori della vera fede cattolica, che altro non serve che per la santificazione delle anime. Questi governanti della "nuova chiesa conciliare" ormai parlano ed operano chiaramente da modernisti scomunicati approvando pubblicamente sette eretiche diaboliche come frutti del pernicioso conciliabolo, CAMMINO NEOCATECUMENALE IN PRIMIS. Gli insensati gerachi Vaticani ripetono spesso che il conciliabolo và letto alla luce della tradizione. BUGIARDI INFINGARDI! Se si leggessero i documenti del concilio e tutto il periodo post concilare con la dottrina pre concilare loro stessi verrebbero condannati, quindi diventa essenziale, per comprendere appieno le loro opere, studiarsi con attenzione la dottrina precedente a questo catastrofico ultimo concilio indetto dal modernista, comunista Giovanni XIII, e chiuso dal suo catastrofico discepolo Paolo VI.
Lo stesso Don Régis de Cacqueray, Superiore del Distretto francese della Fraternità San Pio X, si è posto lo stesso interrogativo nel caso che la fraternità rifiuti di sottomettersi a questa perniciosa gerachia modernista: "Se egli decidesse, il Papa modernista attuale, che i nostri vescovi o noi stessi dovessimo essere
“riscomunicati”, dovremmo chiederci: Ma “riscomunicati” da quale Chiesa?...
Dalla Chiesa cattolica o da questa chiesa conciliare che ne è
una metastasi?
Ora, una cosa è chiara: a procedere a tale “riscomunica”
sarebbe questa chiesa così: «
Il Card. Ratzinger è contro
l’infallibilità, il Papa è contro l’infallibilità,
per la sua formazione filosofica. Ci si comprenda bene, noi non siamo
contro il Papa fintanto che rappresenta tutti i valori della Sede
Apostolica, che sono immutabili, la sede di Pietro, ma siamo contro il
Papa che è un modernista che non crede nella sua
infallibilità, che fa dell’ecumenismo. In tutta evidenza, noi
siamo contro la Chiesa conciliare che praticamente è scismatica,
anche se essi non l’accettano. Nella pratica si tratta di una Chiesa
virtualmente scomunicata, perché è una Chiesa modernista.
Costoro sono quelli che ci scomunicano mentre noi vogliamo rimanere
cattolici. Noi vogliamo rimanere col Papa cattolico e con la Chiesa
cattolica». (Mons. Lefebvre in Fideliter n° 70-1989, p. 8).
Ecco perché la scomunica o la dichiarazione di scisma che
venissero dalla chiesa conciliare, setta che si è introdotta fin
nel cuore della parte umana della Santa Chiesa, non devono inquietarci.
Ci rallegreremmo se dovessimo
essere condannati per il crimine di fedeltà alla Chiesa eterna!".
Mons. Alfonso de Galarreta nel
Suo mirabile documento esposto ad Albano ci ha rivelato e dimostrato la perversità di chi governa la Chiesa odierna nelle Sue più alte cariche:
"Per limitarmi alla «Nota
preliminare» e al «Preambolo
dottrinale», devo dire subito che essi sono confusi,
equivoci, falsi e malvagi nell’essenziale. Perfino l’apparente apertura
ad una critica del Concilio è sibillina e astuta, una trappola
ben architettata («… legittima
[?] discussione… di espressioni o di
formulazioni…» secondo i «criteri di interpretazione della
necessaria dottrina cattolica…», cioè secondo il
«Preambolo» II e III, 2, soprattutto alla fine). Questo documento è sostanzialmente
inaccettabile. È peggiore del Protocollo del 1988, in
particolare riguardo al Concilio e al magistero post-conciliare...
Obbedire a chi? A che?....Sulla base della proposta romana, la vera domanda, la cruciale,
è la seguente: dobbiamo, possiamo impegnarci sulla strada di un
«possibile» accordo innanzi tutto pratico? È
prudente e conveniente mantenere dei contatti con Roma in vista di tale
accordo?
Per me la risposta è chiara: noi
dobbiamo rifiutare questa strada perché non possiamo fare un
male perché ne derivi un bene (peraltro molto incerto) e
perché questo genererà necessariamente dei mali (molto
certi) per il bene comune che possediamo, per la
Fraternità e per la famiglia della Tradizione.
Ecco riassunte alcune delle ragioni del mio punto di vista: come
sottometterci e obbedire a delle autorità che continueranno a
pensare, a predicare e a governare da modernisti? Abbiamo dei fini e
degli scopi contrari, perfino dei mezzi differenti, come lavorare sotto
i loro ordini?
Il problema sta non in intenzioni soggettive, ma oggettive, manifeste,
nella constatazione che abbiamo fatto circa la loro volontà:
accettazione del Concilio Vaticano II e dei suoi principi liberali. Per
l’essenziale, nulla è cambiato, non v’è del
«ritorno».
Monsignor Lefebvre:
«Ci sono delle cose che
è facile dirle. Mettersi all’interno della Chiesa, che
significa? E intanto di quale Chiesa si parla? Se della Chiesa
conciliare: allora noi che abbiamo lottato contro di essa per
vent’anni, perché vogliamo la Chiesa cattolica, dovremmo rientrare in
questa Chiesa conciliare per renderla, per così dire, cattolica.
È una totale illusione. Non sono i soggetti che fanno i
superiori, ma i superiori che fanno i soggetti.» (Fideliter n° 70-1989, p. 6)".
Il Papa domenica nella Sua omelia ha dichiarato "Anche qui c’è
bisogno di una nuova evangelizzazione, e per questo vi propongo di
vivere intensamente l’Anno della Fede che inizierà ad ottobre, a 50 anni
dall’apertura del Concilio Vaticano II. I Documenti del Concilio
contengono una ricchezza enorme per la formazione delle nuove
generazioni cristiane. .Con l’aiuto dei sacerdoti e dei catechisti, rileggeteli,
approfonditeli, e cercate di metterli in pratica nelle parrocchie,
nelle associazioni e nei movimenti". Questa dichiarazione dimostra in primis che non c'è nessuna intenzione di formare le genti secondo la vera tradizione della Chiesa ma solo seguendo le dottrine conciliari, secondo: che questi innovatori conciliari sono
pertinaci nei loro errori, quindi se si vuole preservare, secondo la volontà del Signore, la propria fede bisogna rigettare queste esortazioni papali allo studio e alla pratica dei documenti perniciosi del concilio. Chiaramente questo si potrà fare se precedentemente si firmerà la propria cosciuenza con la vera dottrina della Chiesa cattolica professata per 1958 anni, che inchioda impietosamente gli insegnamenti conciliari e post conciliari.
Concludo il mio modesto pensiero citando le parole che Paolo Borsellino pronunciò il 23 giugno 1992, alla commemoraz
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La cito per prendere ad esempio la dirittura morale di questo combattente della giustizia e della verità, irriducibile ed incorruttibile anche davanti al rischio annunciato della propria morte (era stato appena ucciso il collega Giovanni Falcone ed egli sapeva che il prossimo sarebbe stato lui), e per esortare chiunque abbia a cuore la Santa Madre Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, a restare fermi nella fedeltà a Cristo manifestata nella pratica quotidiana della vera dottrina cattolica di sempre, che come abbiamo visto, e forse compreso, è stata professata per 1958 anni:
“La lotta alla mafia (primo problema da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.”
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Ed a rompere senza più gl'indugi Ci spinge anzitutto il fatto, che i fautori
dell'errore già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma, ciò
che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa... (San Pio X)
Vediamo allora questi nemici infiltrati nella Chiesa, e facciamo questo, con alcuni esempi di insegnamenti e pensieri modernisti, a partire dal Suo vertice, il Pontefice.
Benedetto XVI, Pontefice della "Nuova Chiesa Conciliare", il suo pensiero sull'ecumenismo, falso, del Conliabolo Vaticano modernista II...
Ed ora chiediamoci: che cosa significa ristabilire
l'unità di tutti i cristiani? Sappiamo tutti che esistono numerosi
modelli di unità e voi sapete anche che la Chiesa cattolica si prefigge
il raggiungimento della piena unità visibile dei discepoli di Gesù
Cristo secondo la definizione che ne ha dato il
Concilio Ecumenico Vaticano II in vari suoi documenti (cfr
Lumen gentium, nn. 8;13;
Unitatis redintegratio,
nn. 2; 4 ecc.). Tale unità, secondo la nostra convinzione, sussiste,
sì, nella Chiesa cattolica senza possibilità di essere perduta (cfr
Unitatis redintegratio,
n. 4); la Chiesa infatti non è scomparsa totalmente dal mondo. D'altra
parte questa unità non significa quello che si potrebbe chiamare
ecumenismo del ritorno: rinnegare cioè e rifiutare la propria storia di
fede. Assolutamente no! Non significa uniformità in tutte le
espressioni della teologia e della spiritualità, nelle forme liturgiche e
nella disciplina. Unità nella molteplicità e molteplicità nell'unità... (Colonia 2005)...
Cardinale Ratzinger, il Suo concetto di Magistero vivente...
“Ci sono decisioni del Magistero - ha
infatti dichiarato il Prefetto ’ex Sant’Uffizio - che non possono essere
un’ultima parola sulla materia in quanto tale, (...) ma sono (...)
anche un’espressione di prudenza pastorale, una specie di disposizione
provvisoria (...). Al riguardo si può pensare sia alle dichiarazioni dei
Papi del secolo scorso sulla libertà religiosa, come anche alle
decisioni antimodernistiche dell’inizio di questo secolo, soprattutto
alle decisioni della Commissione biblica di allora. Nei particolari
delle determinazioni contenutistiche esse furono superate, dopo che nel
loro momento particolare esse avevano adempiuto al loro compito
pastorale”. (Conferenza-stampa per la pubblicazione dell’Istruzione
sulla vocazione ecclesiale del teologo, a cura della S. Congregazione
per la Dottrina della Fede, 27 giugno 1990)...
A questi due sempi di pensiero teologico che rompe e cambia la vera dottrina della Chiesa professata per 1958 anni, sopracitati, di Benedetto XVI prima e Ratzninger dopo, facciamo rispondere al Vescovo Marcel Lefebvre:
Monsignor Lefebvre:
«Il Papa
vuole realizzare
l’unità al di fuori della fede. Una comunione. Una comunione con
chi? Con che? In che? Questa non è più un’unità.
L’unità si può realizzare solo nell’unità della
fede. È questo che la
Chiesa ha sempre insegnato.
È per questo che c’erano i missionari, per convertire alla fede
cattolica. Adesso non bisogna più convertire. La Chiesa non
è più una società gerarchica, è una
comunione. Tutto è falsato. È la distruzione della
nozione di Chiesa, del cattolicesimo. E questo è molto grave e
questo spiega i numerosi cattolici che abbandonano la fede»
(Fideliter n° 79-1991, p.
8).
Monsignor Lefebvre:
«Ma per essere precisi, noi non
siamo nella stessa verità. Per loro la
verità è evolutiva, la verità cambia col tempo, e
la Tradizione è oggi il Vaticano II. Per noi la Tradizione
è quello che la Chiesa ha insegnato dagli Apostoli ad oggi. Per
loro no, la Tradizione è il Vaticano II che riassumerebbe in sé tutto
quello che è stato detto precedentemente. Le circostanze
sarebbero tali che oggi bisogna credere a ciò che ha fatto il
Vaticano II. Ciò che c’è stato prima non esiste
più, appartiene al passato. È per questo che il Cardinale
non esita a dire: «Il Concilio Vaticano II è un
anti-Sillabo». Ci si chiede come un cardinale della Santa Chiesa
possa dire che il Concilio Vaticano II sia un anti-Sillabo, atto
ufficialissimo del Papa Pio IX nell’enciclica Quanta Cura. È
inimmaginabile.
Un
giorno ho detto al Card. Ratzinger: «Eminenza, bisogna che
scegliamo: o la libertà religiosa com’è nel Concilio o il
Sillabo di Pio IX. Essi sono in contraddizione. Bisogna
scegliere». E allora egli mi ha risposto: «Ma Monsignore,
non siamo più ai tempi del Sillabo» - Ah! Gli ho detto:
«Allora la verità cambia
col tempo. Allora ciò che mi dice oggi, domani non sarà
più vero. Non v’è più modo di intenderci, si
è in una evoluzione continua. Diventa impossibile parlare».
Essi
hanno questo nello spirito. Ed egli mi ha risposto: «Non
v’è che una Chiesa, la Chiesa del Vaticano II. Il Vaticano II
rappresenta la Tradizione.» Disgraziatamente
la Chiesa del Vaticano II si oppone alla Tradizione. Non è la
stessa cosa» (Fideliter
n° fuori serie, 29-30 giugno 1989, p. 15).
Monsignor Lefebvre:
«Certo, la questione della
liturgia e dei sacramenti è
molto importante, ma non è la più importante. La più
importante è quella
della fede. Per noi è
risolta. Noi abbiamo la fede di
sempre, quella del Concilio di Trento, del Catechismo di San Pio X, di
tutti i concili e di tutti i papi prima del Vaticano II.
Per
anni, a Roma si sono sforzati di dimostrare che tutto ciò che
è nel Concilio sarebbe perfettamente conforme alla Tradizione.
Oggi si rivelano. Il Card. Ratzinger non s’era mai pronunciato con
tanta chiarezza. Non c’è
più Tradizione. Non c’è più deposito da
trasmettere. La Tradizione nella Chiesa è ciò che il Papa
dice oggi. Voi dovete sottomettervi a ciò che il Papa e i
vescovi dicono oggi. Ecco cos’è per loro la Tradizione, la
famosa tradizione vivente, solo motivo della nostra condanna.
Oggi,
essi non cercano di provare se ciò che dicono è conforme
a ciò che ha scritto Pio IX, a ciò che ha promulgato il
Concilio di Trento. No, tutto ciò è finito, è
superato, come dice il Card. Ratzinger. Questo è chiaro ed
avrebbero potuto dirlo prima. Ci avrebbero risparmiato la fatica di
farci parlare, di discutere. Oggi vi
è la tirannia dell’autorità, perché non vi sono
più regole. Non ci si può più riferire al passato.
In
un certo senso oggi le cose diventano più chiare. Essi prima ci
danno sempre ragione. Abbiamo a che
fare con della gente che ha un’altra filosofia, diversa dalla nostra,
un altro modo di vedere, che è influenzata da tutte le filosofie
moderne e soggettiviste. Per essi non v’è più una
verità fissa, non vi è più il dogma. Tutto
è in evoluzione. Si tratta di una concezione del tutto
massonica. È veramente la distruzione della fede.
Fortunatamente, noi continuiamo ad appoggiarci alla Tradizione!»
(Fideliter n° 79-1991, p.
9).
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Continuiamo ora a leggere alcuni strafalcioni di chi dovrebbe custodire il deposito della fede, quello autentico:
Monsignor "Ma che noia sempre le stesse cose dette dai modernisti"
…la Fraternità pensa, certo, che
tutto l’insegnamento sulla libertà religiosa si sia allontanato
dalla Tradizione. Ma certe persone molto intelligenti hanno provato a
sottolineare che si tratta di uno sviluppo consistente. Quello che
cerco di sostenere è che loro devono dire che nel Concilio non
v’è niente che sia contrario alla Tradizione e che ogni
testo, o
ogni parte di esso che viene contestata, dovrebbe essere letto nel
contesto del Concilio, e letto alla luce della Tradizione. Mi sembra
che nonostante le loro difficoltà dovrebbero essere in grado di
farlo.…
Voglio dire che si enfatizza
eccessivamente l’infallibilità. È per questo che Giovanni
Paolo II e Benedetto XVI hanno deciso di non definire infallibilmente
alcunché, perché si vede quello che succede. La gente
dice: “Devo credere solo a ciò che è stato definito
infallibilmente”. … Quindi, no, il Concilio contiene insegnamenti
vincolanti. I Padri hanno scritto come vescovi della Chiesa in unione
col Papa e per questo il Concilio è così importante. …Io
dico spesso che quello che conta non è ciò che hanno
inteso i Padri del Concilio, ma come lo si applica oggi. Si tratta
infatti di un documento vivente.
...Se saranno accettati dalla Chiesa e
riammessi alla piena comunione, saranno una sorta di testimonianza
vivente della continuità… una testimonianza vivente che la
continuità tra il prima e il dopo Concilio è reale.
...Essi devono dire: “Sì, credo che lo
Spirito Santo preservi la Chiesa dall’errore”. E allora io potrò
dire: “Bene, allora sei un cattolico”. La Fraternità è
stata alimentata da persone che usano la parola “errore”. Errore
è un termine vago nella Tradizione cattolica. Vi sono diversi
livelli di errore. A volte significa che sei caduto nell’eresia, altre
che sei sconsiderato.
...Il Concilio ha detto che ci sono elementi
della grazia nelle altre religioni e io non penso che questo dovrebbe
essere ritrattato. Io li ho visti, li ho conosciuti, ho
incontrato
luterani ed anglicani che sono santi.
...Se credono che Nostra Aetate sia stata interpretata malamente, allora
devono entrare nell’agone per interpretarla meglio. Piuttosto che
passeggiare fuori dal campo, essi devono giuocare la partita.
Ma veniamo al nuovo Prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede e nuovo Presidente dell’Ecclesia Dei, (e noi aggiungiamo un autentico eretico modernista).
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LE CONCEZIONI ETERODOSSE
del nuovo
Prefetto dell'ex Sant'Uffizio
(Congregazione per la Dottrina della Fede)
Mons. Gerhard Ludwig Müller
finora vescovo di Ratisbona, ha scritto circa 400 opere “scientifiche”
a carattere teologico. È un noto ed apprezzato teologo moderno
che
presta la sua opera di esperto in diversi consessi ecclesiali, dalla
Conferenza Episcopale del suo paese al Sinodo del Vescovi che si tiene
da anni a Roma. Già amico di Ratzinger, gode dell'affetto e
della stima
personale di Benedetto XVI, di cui sta curando la pubblicazione
dell'“Opera Omnia”.
Personaggio eclettico, come è tipico dei nuovi preti della nuova
Chiesa, attinge linfa vitale per la sua preparazione teologica
“cattolica”, recandosi ogni anno a lezione dal caposcuola della nota
“teologia della liberazione”, il domenicano Gustavo Gutiérrez
Merino, professore ordinario e avventizio di varie università
americane, tra cui la principale è la Pontificia
Università del Perù (vedi foto sotto).
Quando, l'anno
scorso si seppe che Benedetto XVI aveva deciso di porre a capo dell'ex
Sant'Uffizio proprio questo suo caro amico, viste le riserve avanzate
da alcuni sulle vere concezioni teologiche di Mons. Müller, l'Osservatore Romano, il 23 dicembre
2011, a pag. 7, si affrettò a pubblicare un articolo che Mons.
Müller aveva scritto “appositamente” per il Die Tagepost tedesco il 6 dicembre
precedente.
In questo articolo, scritto bene e ben equilibrato, ricco di … ma…
…però…, il vescovo di Ratisbona scrive: «La teologia della liberazione racchiude nelle sue elaborazioni una
molteplicità di concetti e di autori in parte discordanti.
Essenzialmente si tratta di come poter rendere efficace il messaggio dell’amore di Dio, la forza trasformatrice
del Vangelo, nella vita del singolo e della comunità di fronte a
rapporti di vita indegni dell’uomo». E conclude dicendo:
«L’istruzione della
Congregazione per la Dottrina della Fede ha elaborato il contenuto
positivo dei nuovi spunti teologici e ha dimostrato che, e in che modo,
una «teologia della liberazione autentica» (Giovanni Paolo
II) e la dottrina sociale della Chiesa sono indispensabili per il
servizio della Chiesa al mondo. È compito di tutti rendere
efficace in modo concreto la dottrina cristiana della libertà e
della dignità dell’uomo».
Cosicché, come è d'uso ormai, … non va mica tanto bene!…
però… non va mica tanto male!… Vaticano II docet.
Frequentando la
Pontificia Università del Perù, il notro teologo ha avuto
modo di conoscere bene l'humus in cui sono prosperate, tra l'altro,
certe lobby omosessuali, apprendendo certamente che anche qui non tutto
il male viene per nuocere.
Ed eccolo accogliere simpaticamente due stranissimi personaggi:
all'ultima giornata mondiale della Gioventù
Mons. Müller, com'era prevedibile professa la teologia protestante sulla transustanziazione:
«In realtà, Corpo e sangue di Cristo non significano le parti fisiche dell’uomo Gesù durante la sua vita o nel suo corpo glorificato [...] Corpo e sangue significano qui piuttosto una presenza di Cristo nel segno mediato dal pane e del vino». Noi abbiamo «adesso la comunione con Gesù Cristo, mangiando e bevendo il pane e il vino. Qualcosa che nelle relazioni interpersonali basta una lettera d’amicizia a stabilire, così che alla ricezione si può dire che l’amore del mittente può essere visto e incarnato» (Die Messe – Quelle christlichen Lebens [La Messa, fonte della vita cristiana], Augsburg, St. Ulrich Editore: 2002, pp 139 ss).
Nonché l'ideologia atea dell'impossibilità della verginità della Madre di Gesù, Maria Santissima:
«Non si tratta delle caratteristiche fisiologiche del processo naturale della nascita (qualcosa come la non apertura della cervice, la non violazione dell’imene o l’assenza di doglie), ma della guarigione e dell’influenza redentrice della grazia del Salvatore sulla natura umana ferita dal peccato originale. I contenuti delle affermazioni dottrinali… non derivano dell’azione fisiologica ed empiricamente verificabile dei dettagli somatici» (Katholische Dogmatik für Studium und Praxis, Freiburg, 5° ed., 2003, p. 498 – In italiano: Dogmatica cattolica. Per lo studio e la prassi della teologia, Ed. San paolo, 1999).
Si veda anche la nota
del
Distretto Italiano della Fraternità San Pio X.
E sempre di Mons. Müller non poteva mancare la professione di fede vaticano-secondista, che afferma che cattolici ed eretici sono tutti membri del Corpo Mistico di Cristo:
«I cristiani che non sono in piena comunione con l’insegnamento sulla salvezza e la costituzione apostolica ed episcopale della Chiesa cattolica, sono giustificati dalla fede e dal battesimo e incorporati integralmente nella Chiesa di Dio in quanto Corpo di Cristo»
Per questo si veda il comunicato
del Distretto Tedesco della Fraternità San Pio X.
E logicamente, un vescovo
così, che per di più è costretto a sopportate
nella sua diocesi, a Zaitzkofen, la presenza di uno dei seminari della
Fraternità San Pio X, non poteva essere amico della
Fraternità e forse è anche per questo che Benedetto XVI,
per dimostrare la sua benevolenza nei confronti della Tradizione, lo ha
chiamato a dirigere l'organismo che sta discutendo con Mons. Fellay la
regolarizzazione canonica della Fraternità. Ovviamente,
perché Mons. Müller possa ripetere in faccia a Mons. Fellay
ciò che dichiarò al settimanale liberale tedesco Die Zeit il 3 febbraio del 2009,
all'indomani della remissione della scomunica dei quattro vescovi della
Fraternità:
«I quattro
vescovi della Fraternità San Pio X dovrebbero dimettersi e non
dovrebbero parlare in pubblico di questioni politiche ed
ecclesiastiche. È necessario che conducano una vita esemplare
come
semplici sacerdoti o cappellani, per riparare ai danni che ha causato
lo scisma». (Si
legga l'intera intervista)
Sorge una domanda, forse provocatoria o forse profetica: È
possibile che Benedetto XVI, visto che la Fraternità non
s'è subito piegata ai suoi voleri, abbia deciso di punirla
piazzandole fra capo e collo questo macigno di Mons. Müller?
Si legga l'articolo di Giacono Fedele Finalmente un po’ di chiarezza! Ovvero La buona volontà e la
benevola disposizione di Benedetto XVI nei confronti della Tradizione.
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Ritorno al Medioevo – 31 Marzo 2012di S. Ecc. Mons. Paulo Sérgio Machado, Vescovo di São Carlos in Brasile
Non
riesco a capire come, nel XXI secolo, ci siano persone che vogliono il
ritorno della Messa in latino con il sacerdote celebrante "con le spalle
al popolo", utilizzando i pesanti paramenti "romani". Celebriamo
quest'anno il cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio
Vaticano II, e mentre sentiamo il bisogno di tenere un Concilio Vaticano
III, troviamo persone che vogliono tornare al passato. E a preoccupare
di più sono le persone che hanno frequentato l'università, che sono
entrate nell'università, ma l'università non è entrata in loro. Penso
che sia arrivato il tempo per i nostri scienziati inventare un
dispositivo per "aprire menti". Lo "sfiduciomentro" è superato, perché
queste persone non hanno nemmeno il sospetto di essere "offline", "fuori stagione". Vogliono a tutti i costi tornare al passato. Vivono miracoli e apparizioni, devozioni e "stranezze" già felicemente superati.
Immaginate un prete celebrando in latino in una cappella rurale. "Dominus vobiscum". "Et cum spiritu
Tuo". Il nostro popolo penserà semplicemente che il prete è pazzo o
almeno che sta maledicendo. Mi ricordo quando ero bambino, quando la
messa era in latino. Le pie donne non comprendendo nulla, pregavano il
rosario. Non ho nulla contro il rosraio, inoltre lo recito ogni giorno,
ma il Rosario è preghiera, non celebrazione.
Resta soltanto
difendere il ritorno dei famosi "veli" che coprivano le teste delle
donne. E mi chiedo: perché non la testa degli uomini? Sarebbe bello
vedere gli uomini con "velo di pizzo". Sarebbe difficile trovare chi
vorrebbe usarlo. Salvo qualche "sbadato" che voglia insegnare il Padre
Nostro al vicario.
Ma la domanda rimane, cosa c'è dietro? Una
nostalgia? Io credo di no. E 'di più: si tratta di un desiderio morboso,
una paura del nuovo. L'avversione al cambiamento. Questo è ciò che
potremmo chiamare - per usare un espressione francese - un "laissez faire, laissez passer", un "lascia essere per vedere se funziona". Si tratta di un tentativo di mantenere lo "status quo", anche se questo "status quo" vantaggi soltanto una mezza dozzina. E gli altri "che vadano al diavolo".
Secondo
questi puritani l'inferno è pieno, quando in realtà, il cielo è
riempito perché Dio vuole la salvezza di tutti. E non solo di una
minoranza moralista che vede il peccato in tutto e per cui il diavolo è
più potente di Dio.. "Aprite il cuore e non le vesti", dice il
profeta. Le persone si preoccupano di lavare bicchieri, ciotole, e non
le menti e i cuori. È la vecchia posizione dei farisei - che ancora sono
molti - che hanno criticato Gesù per le guarigioni nel sabato. Mi
ricordo la storia di una persona che, alla notizia che Giovanni aveva
ucciso Pietro, il Venerdì Santo, disse: "perché non ha aspettato il Sabato per uccidere?" Per questa persona il giorno era il più importante.
Concludo citando due pensieri che fanno pensare: "Il passato è una lezione da meditare, a non riprodurre" (Mário de Andrade - autore di Macunaíma), "Prendete all'altare del passato, il fuoco, non le ceneri" (Jean Jures - capo socialista francese).
+ Dom Paulo Sérgio Machado
Vescovo di São Carlos
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Il Cardinal Carlo Maria Martini in compagnia di Ignazio Marino,
medico ed esponente del PD notoriamente favorevole ad eutanasia e matrimoni gay |
"Non è male, in luogo di rapporti omosessuali occasionali, che due
persone abbiano una certa stabilità e quindi in questo senso lo Stato
potrebbe anche favorirli. Non condivido le posizioni di chi, nella
Chiesa, se la prende con le unioni civili."
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L'Espresso del 23 marzo 2012
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Mons. Paolo Urso - Vescovo di Ragusa |
"Quando due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di
vivere insieme, è importante che lo Stato riconosca questo stato di
fatto. Che va chiamato con un nome diverso dal matrimonio altrimenti non
ci intendiamo. Uno Stato laico
come il nostro non può ignorare il fenomeno delle convivenze, deve
muoversi e definire diritti e doveri per i partner. Poi la valutazione
morale spetterà ad altri. La Chiesa fa le sue valutazioni, ma ciò non
toglie che deve sempre essere una casa dalle porte aperte, anche per i
gay e le lesbiche. Non va confuso il peccato con il peccatore".
Il Quotidiano Nazionale dell'11 Gennaio 2012
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Cardinal Rainer Maria Woelki |
"Credo che noi dovremmo essere d’accordo e di fatto siamo d’accordo che
nel giudizio su una tale relazione o un tale rapporto c’è una grande
differenza di giudizio quando le persone si assumono la responsabilità
l’uno per l’altro, quando vivono e si relazionano in un rapporto
omosessuale durevole, come similmente avviene in un rapporto
eterosessuale."
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Mons. Johan Bonny - Vescovo di Antwerp (Belgio) |
"Credo nel valore del celibato sacerdotale... Ma amerei comunque ordinare preti degli uomini sposati se ciò fosse possibile."
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Cardinal Christoph Schönborn |
"Nelle votazioni per il nuovo consiglio pastorale di Stützenhofen, un
piccolo comune a nord di Vienna, il ventisettenne Florian Stangl era
stato il più votato dai parrocchiani ma il parroco non aveva voluto
ratificare la nomina in quanto convive con un compagno, con il quale ha
contratto un’unione civile. L’arcivescovo di Vienna, dopo aver espresso
un’iniziale riserva, aveva invitato a pranzo la coppia gay. E dopo
l’incontro non ha bloccato la nomina, in quanto «profondamente
impressionato dalla fede di Stangl, dalla sua umiltà, e dal modo in cui
concepisce il suo servizio». Il giovane in un un’intervista aveva
dichiarato: «Io mi sento legato agli insegnamenti della Chiesa, ma la
richiesta di vivere in castità mi sembra irrealistica»."
da "La Stampa" del 17 Maggio 2012 articolo di A.Tornielli
Vi propongo di leggere questa pagina:
RispondiEliminahttp://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV302_Dichiarazioni_incrociate.html
Aspetto le vostre impressioni.
Ester
unavox scrive: qui qualcuno ci prende in giro...si e purtroppo non sono solo quelli del Vaticano ( dai quali non ci si aspetta altro )...
Eliminasiamo solo tanto delusi da tutti.
Non c'è molto da dire. Sono le solite cose che si confermano e si riconfermano. Il Vaticano usa un linguaggio "di pancia" per tirare i piedi fino all'ultimo alla Fraternità. Loro più che logici sono "furbetti". Lo sono sempre stati, d'altronde.
RispondiEliminaE' la fraternità che deve dire "basta" a queste scemenze.
Paradosi
Mons. (si fa per dire...) Paulo Sergio Machado di San Paolo, è quello che mi ha divertito di più perchè rappresenta quel che Ratzinger pensa ma non vuole ancora dire apertamente perchè non sono ancora maturi i tempi per il gregge cattolico.
RispondiEliminaEppure, se si leggessero punto per punto, le affermazioni, gli scritti e pubblicazioni, diffuse nel tempo, di Ratzinger, si arriverebbe a pensare come penso io.
Ma, è meglio non farlo! Si vive male e con tristezza. E' molto meglio fare lo struzzo e tirar fuori la testa solo quando si odono gli squilli delle trombe vaticane per applaudire a comando il buon papa che parla.