Presentazione di Don Olivier Rioult, FSSPX
del suo libro dallo stesso titolo
e del libro curato da Don Nicolas Pivert:
Nos rapports avec Rome par Son Excellence Mgr Lefbvre Présenté et commenté par l'abbé Nicolas Pivert
Pubblicato sul sito francese La Sapiniére
ecco dunque due libri che spiaceranno al Grande Fratello. Per la mia sicurezza mi sono ridotto a presentarli con questa finzione. Il Politburo è in piena attività. Il Commissario politico Thovonof cerca giorno e notte i nemici del partito. Io non indietreggio davanti ad alcuna repressione. Voi sapete che ci sono dei Superiori che subiscono delle pressioni enormi da parte del Commissario, perché approvino dei testi scritti da lui. Menzingen governa male, ma si difende bene!
Che fare? Dobbiamo nasconderci e tacere?
Ma di che dovremmo vergognarci? Di niente!
E allora, non abbiamo più paura di gridare la verità dai tetti. È la verità che rende liberi. Facciamo come Don Pivert. Togliamoci le maschere e agiamo alla luce del sole come figli della luce.
Grazie al libro di Don Pivert, attraverso mille citazioni conosciute e sconosciute di Mons. Lefebvre, si riscopre la nostra religione in ciò che essa ha di essenziale: Nostro Signore è Dio e Re. Si comprende meglio la nocività dei cattolici liberali, che tradiscono il Regno di NSGC, e la loro oggettiva complicità con i nemici della divinità di Cristo.
Ma, stranamente, l’autore, invece di essere lodato dalla Casa Generalizia, ha ricevuto dei biasimi. Incredibile!
I giudizi di Mons. Lefebvre imbarazzano fino a questo punto Menzingen?
Il Politburo pretenderebbe di censurare certe parole di Mons. Lefebvre? Come per esempio:
(1976) «Ve l’ho detto, carissimi fratelli, ciò che ha fatto la Rivoluzione è niente a confronto di ciò che ha fatto il concilio Vaticano II, niente!»
(1978) «Non abbiamo paura di dire che questo ecumenismo viene dritto dritto dalle logge segrete della Massoneria.»
(1988) «È una necessità assoluta studiare il liberalismo e comprenderlo bene e io penso che molti di quelli che ci hanno lasciato per riunirsi a Roma, cosiddetta, non hanno capito che cosa sia il liberalismo e come le autorità romane, da dopo il Concilio, siano infestate dei suoi errori.»
(1991) «L’instaurazione di questa “Chiesa conciliare” imbevuta dei principii dell’89, dei principii massonici riguardo alla religione e alle religioni e riguardo alla società civile, è un’impostura ispirata dall’Inferno per la distruzione della religione.»
In effetti, dal 1971 al 1988, Mons. Lefebvre aveva sperato di poter conciliare la proclamazione e la difesa di questa fede con un accordo pratico con la Roma ufficiale e liberale. Ma nel 1988, capì che questo era illusorio: confesserà lui stesso che il giudizio di certi fedeli accorti era stato giusto: i suoi approcci con Roma erano pericolosi e una perdita di tempo; egli dirà: «Credo di poter dire di essermi spinto più lontano di dove sarei dovuto andare.»
Dal 1988 al 1991, egli trasse lezione dal passato e fece il bilancio per l’avvenire:
2) Oggi, noi siamo di fronte ad un’altra religione; essi non hanno più la fede nel soprannaturale; la Chiesa ufficiale è diretta da principii che non sono più cattolici: si rimpiazza la religione con un’altra religione, è a questo che assistiamo attualmente, dirà Mons. Lefebvre ai seminaristi di Ecône l’11 febbraio 1991.
Sfortunatamente, dopo la morte di Mons. Lefebvre, dei confratelli, dei Superiori maggiori, non hanno voluto o non hanno avuto il coraggio eroico del nostro fondatore, per continuare sulla sua scia. A poco a poco, essi hanno voluto trascinare la Tradizione in un accordo pratico, mettendo tra parentesi la dottrina e gli errori liberali, per riprendere un’espressione di Don Lorans in occasione di una conferenza a Saint-Malo nel 2011.
Nel 2006, la parte sana della Fraternità aveva bloccato questa politica infedele: si era scolpito sulla pietra il giudizio di Mons. Lefebvre di fronte all’apostasia apocalittica: nessun accordo pratico senza accordo dottrinale o, in altre parole, nessun accordo pratico prima della conversione di Roma; conversione che dev’essere pubblica ed evidente e si concretizzerà con la pubblica condanna degli errori liberali, come hanno fatto tutti i papi prima del Vaticano II.
Sfortunatamente, nel 2012, Mons. Fellay, motu proprio, ha gettato nella spazzatura questo principio e ha tentato una impossibile riconciliazione; da cui il titolo del nostro libro. La riconciliazione degli inconciliabili, infatti, è impossibile; si assisterà sia ad una conversione di Roma, sia ad un tradimento della Fraternità.
È da dopo quel momento che la Fraternità ha perso la sua unità e che non funzione più niente. Mons. Fellay ha cercato di metterci sotto il potere della Chiesa ufficiale, nonostante tutti i segni indicavano che essa era, non tanto convertita a Cristo Re, quanto decisamente opposta al Suo Regno.
Questi problemi, se sono esplosi in pubblico da recente, non sono nati un bel giorno di giugno 2012. Questa folle operazione suicida è stata il frutto di una lunga preparazione e di un intenso desiderio di certi membri della Fraternità.
Questo libro vi mostrerà come tutto è cominciato col pellegrinaggio della FSSPX per il Giubileo del 2000. Quell’anno, Mons. Fellay rilasciò un’intervista a 30 Giorni, in cui diceva che «se il Papa chiama, io corro. Questo è certo. Per obbedienza filiale nei confronti del capo della Chiesa.» In questa risposta si trovano in germe tutti gli avvenimenti che si susseguiranno nel corso degli anni seguenti.
In questa intervista, Mons. Fellay confessa anche che «occorre essere realisti», «che Roma» non potrà mai dire: ci siamo sbagliati col concilio Vaticano II, ma «Il Vaticano è in grado di trovare la formula appropriata» per intendersi, che «Non ci sarebbe bisogno di dire che sono stati commessi degli errori con la nuova Messa: sarebbe sufficiente concedere a tutti i preti che lo desiderano la possibilità di celebrare la Messa secondo il rito che preferiscono», ecc.
Questo libro è diviso in tre parti.
Una prima parte molto corta: le 10 frasi del nostro fondatore da ricordare a proposito del nostro argomento.
La seconda parte è un memento cronologico e sintetico dei documenti degli anni 2000-2012, che acquistano tutta la loro chiarezza grazie agli avvenimenti recenti.
La terza parte riguarda i testi storici del periodo 2012-2013: certi sono inediti, altri sono stati diffusi su Internet; ma bisogna rimetterseli sotto gli occhi, poiché sono sia troppo importanti sia troppo misconosciuti. L’azione sul web è troppo veloce per l’intelligenza. Questi documenti di qualità sono atemporali e tuttavia devono nutrire la nostra intelligenza e aiutarci per una vita contemplativa e amorevole per la verità verso la più grande unione con Dio.
Questo libro ci aiuterà a ricordare come nell’anno 2000, il cardinale Castrillon parlasse già della Fraternità come di una «società di Vita Apostolica con rito speciale; del protocollo firmato da Ratzinger e Mons. Lefebvre e della remissione delle scomuniche.
Nel 2001, il Consiglio generale dà il suo consenso ai negoziati, ponendo solo due “condizioni preliminari”, ma poco tempo dopo Mons. Fellay precisò che “A propriamente parlare, non si tratterebbe di condizioni preliminari, come è stato scritto qui e là: un cattolico non può sottoporre Roma a delle condizioni!”.
Questo libro vi ricorderà come per i sacerdoti di Campos, questo contatto ufficiale fu l’inizio della fine… che sfociò nell’accordo del 2002.
Come alla fine di un incontro, nel 2005, Benedetto XVI e Mons. Fellay fossero giunti a «convenire di procedere per tappe nella risoluzione dei problemi».
Come, nel 2007, Mons. Fellay, parlando di “sottile e maldestra distinzione”, abbia edulcorato l’ambiguità blasfema e demoniaca del Motu Proprio di Benedetto XVI, che parla di forma ordinaria e straordinaria dello stesso rito, per indicare la Messa bastarda e la Messa tridentina (Lettera agli amici e benefattori n° 71 del 1 novembre).
In realtà, nel 2002, in una conferenza a Kansas City, Mons. Fellay pensava che «la legge generale della Chiesa» è «la nuova Messa» e chiedeva unicamente «che la Messa antica fosse anch’essa la legge generale».
Si ricorda anche il discorso del cardinale Castrillon a Mons. Fellay, a cui spiegava che «soggettivamente voi siete convinti di aver agito giustamente e dunque niente mancanze, niente sanzioni, niente scomuniche. Ma all’esterno vi è un fatto oggettivo, c’è stato quest’atto che ha dato l’impressione di una “ribellione” contro Roma, ed è a questo titolo che c’è stata una censura. Dunque bisogna toglierla.»
Questo libro vi ricorda che nel gennaio del 2009, il cardinale Castrillon confidava alla stampa italiana: «Una cosa è certa: la piena comunione arriverà. Nelle nostre conversazioni, Mons. Fellay ha riconosciuto il concilio Vaticano II, l’ha riconosciuto teologicamente. Rimangono solo alcune difficoltà.»
Cosa che spiega la manipolazione dei comunicati operata dalla Casa Generalizia nel 2009 a proposito della remissione della scomunica; Mons. Fellay aveva scritto: «accettiamo e facciamo nostri tutti i concilii fino al Vaticano II…», mentre a noi si è fatto credere che in realtà avesse scritto: «accettiamo e facciamo nostri tutti i concilii fino al Vaticano I…».
«La prima versione è vera, la seconda è una traduzione ad uso dell’opinione pubblica della FSSPX», confessa un moderno ben informato. Ecc., ecc. ecc.
Per arrivare al 13 giugno 2012. Mons. Fellay era pronto a firmare con Roma un accordo basato sulla sua lettera: « bisogna dire che si era d’accordo e al tempo stesso non si era d’accordo». Cosa che significa negare il principio di non contraddizione! Oggi questa lettera è conosciuta: si sa che Mons. Fellay ha pensato l’impensabile. Nessuno poteva immaginare che un sacerdote formato a Ecône e un vescovo consacrato da Mons. Lefebvre potesse arrivare a pensare ciò che egli ha scritto. E Mons. Fellay non rimpiange alcunché, se non il «contesto attuale della Fraternità» che gli ha impedito di firmare!
Infine, non dimentichiamo che l’ultimo documento ufficiale sui rapporti fra Roma e la Fraternità è quello della dichiarazione della Commissione Ecclesia Dei del 27 ottobre 2012:
Città del Vaticano, 27 ottobre 2012 (VIS). La Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” coglie l’occasione per annunciare che, nella sua più recente comunicazione (6 settembre 2012) la Fraternità sacerdotale di S. Pio X ha indicato di aver bisogno per parte sua di ulteriore tempo di riflessione e di studio, per preparare la propria risposta alle ultime iniziative della Santa Sede. […] Attualmente la Santa Sede è in attesa della risposta ufficiale dei Superiori della Fraternità sacerdotale a questi due documenti. Dopo trent’anni di separazione, è comprensibile che vi sia bisogno di tempo per assorbire il significato di questi recenti sviluppi.
Certuni diranno:
Altri diranno:
Recentemente, nel maggio 2013, ad una comunità di suore contrarie all’accordo, Mons. Fellay dice che non v’è più possibilità di un accordo con Roma, che dopo le ultime discussioni è finita; ma lo stesso giorno, a dei confratelli piuttosto propensi ad un accordo, Mons. Fellay dice che aspetta che Francesco operi una pulizia nella Curia per riprendere un approccio. È finita, ma si ritenta!
Sempre lo stesso doppio linguaggio e lo stesso desiderio legalista nei confronti della Roma ufficiale. Ed è del tutto strano che Mons. Fellay non veda oggi ciò che Mons. Jouin vedeva già 100 anni fa: un movimento in direzione di una religione universale, in cui cooperano Benedetto, Francesco e la loro banda. Citiamo:
Vi lascio scoprire il resto…
Conclusione: Ecco due libri da leggere assolutamente nelle vacanze. E da far circolare, per uscire da questo torpore mortale del nostro piccolo mondo cattolico. Sacerdoti e fedeli che per rimanere tranquilli, chiudono gli occhi!
1) Nos rapports avec Rome par Son Excellence Mgr Lefbvre
2) Abbé Rioult, L’impossible réconciliation
Come diceva un buon Padre in seminario: noi siamo la Chiesa militante, non la Chiesa dormiente.
E Mons. Lefebvre ci diceva, e ci dice ancora: «Voi vivete in un’epoca in cui bisogna essere degli eroi o niente. Potete scegliere: o abbandonare la battaglia o combattere da eroi.»
Che Dio ci venga in aiuto. E gloria per tutti secoli al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Grazie.
Don Olivier Rioult
Tutto chiaro !
RispondiEliminaL'unica cosa che riesce sempre incomprensibile è che , se Benedetto e Francesco "sono una banda", come si fa a riconoscerli capi-papi ?
Don Rioult, ce lo spieghi, oppure ,se le piace di più, stia nel limbo del "capo sì, ma non si obbedisce" , facendo parte di un'ennesima scissione tra cattolici che non vogliono trarre le definitive conclusioni alla Guerard des Lauriers!!