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venerdì 11 ottobre 2013

"IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" di Don Félix Sardà y Salvany, (Capitolo 21°)...

Continuiamo la publicazione del  LIBRO "IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" DI Don Félix Sardà y Salvany.
 
Prima e seconda parte.
Terza e quarta parte.
Dal Capitolo 5° al Capitolo 8°.
Dal Capitolo 9° al Capitolo 12°.
 Dal Capitolo 13° al Capitolo 16°.
Capitolo 17°.
Capitolo 18°.
Capitolo 19°.
Capitolo 20°.


«La parte dottrinale di cotesto libro, la quale riguarda il liberalismo, è eccellente, conforme ai documenti di Pio IX e di Leone XIII, e giudicata dalla Sacra Congregazione dell'Indice dottrina sana.» La Civiltà Cattolica, anno XXXIX, vol. IX della serie XIII, Roma 1888, pag. 346. 
 http://www.seldelaterre.fr/I-Grande-12040-le-liberalisme-est-un-peche-nouvelle-edition.net.jpg
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Cap. 21
La sana intransigenza cattolica opposta alla falsa carità liberale

Intransigenza! Intransigenza! Io sento una parte dei miei lettori più o meno intaccati dal liberalismo lanciare queste grida dopo la lettura del capitolo precedente.
Che in maniera poco cristiana di risolvere la questione, dicono.
I liberali sono, si o no, il nostro prossimo come gli altri uomini ? Con tali idee dove andremo ? È mai possibile proporre con una simile impudenza la condanna della carità !
"Siamo al punto Infine !" Noi grideremo a nostra volta. Ah ! Ci si getta sempre in faccia questa pretesa nostra mancanza di carità. Ebbene ! Poiché è così, noi risponderemo nettamente a questo rimprovero che per molti, riguardo a questo soggetto, è un grande cavallo di battaglia. E se non lo è, perlomeno serve da paraurti ai nostri nemici, e, come ha detto con grande spiritualità un autore, obbliga gentilmente la carità a servire da barricata contro la verità.
Ma, prima di tutto, cosa significa la parola carità ?

La teologia cattolica che ne dà una definizione tratta dall'organo più autorevole per l'insegnamento al popolo, il catechismo, così pieno di saggezza e di filosofia. Ecco questa definizione: la carità è una virtù soprannaturale che ci inclina ad amare Dio sopra ogni altra cosa e il prossimo come noi stessi per amor di Dio. Così, dopo Dio, noi dobbiamo amare il prossimo come noi stessi, e ciò, non in una qualsiasi maniera, ma per l'amore che portiamo a Dio e per obbedienza alla sua legge. E ora, che cosa significa amare ?
Amare è volere il bene, risponde alla filosofia, "amare, è volere il bene per colui che si ama.". A chi la carità comanda di voler bene ? Al prossimo ! Cioè non a tale o tal altro uomo solamente, ma tutti gli uomini. E quale è  questo bene che bisogna volere perché ne risulti un vero amore ? Prima di tutto, il bene supremo, che è il Bene soprannaturale; immediatamente dopo i beni nell'ordine naturale, che non siano incompatibili con esso. Tutto ciò si riassume nella frase: "per l'amore di Dio" e in mille altre il cui senso sia lo stesso.
Ne consegue che si può amare il prossimo, bene e molto, sia facendogli dispiacere, sia contrariandolo, oppure causandogli un pregiudizio materiale o perfino in certe occasioni privandolo della vita.
Tutto si riduce, insomma, a esaminare se in tutti questi casi si operi, sì o no, per il suo bene proprio, per il bene di qualcuno il cui diritti sono superiori ai suoi, o semplicemente per il più grande servizio di Dio.

1°)-per il suo bene.-Se è dimostrabile che dispiacendo al prossimo, offendendolo, si sia agito per il suo bene, sarebbe evidente che noi lo amiamo, anche nelle contrarietà e dispiaceri che gli abbiamo imposto. Per esempio: si ama il malato bruciandogli con il fuoco o tagliandogli il membro affetto da cancrena; si ama il malvagio correggendolo con la repressione e le punizioni,etc. etc. tutto ciò è carità, e carità perfetta.

2°)-per il bene di un altro i cui diritti siano superiori.-È sovente necessario dispiacere una persona, non per il suo proprio bene, ma per togliere a qualcun altro il male che lei gli  causa. Si tratta allora di un obbligo di carità difendere l'aggredito contro l'ingiusta violenza; e può capitare di fare all'aggressore tanto male quanto sia necessario per la difesa dell'aggredito e ciò che accade quando si uccide un brigante alle prese con un viaggiatore. In questo caso, uccidere l'ingiusto aggressore, ferirlo, ridurlo in ogni maniera all'impotenza, è fare un atto di vera carità.

3°)-per il servizio dovuto a Dio.-Il Bene di tutti i beni è la Gloria divina, allo stesso modo che Dio è per ogni uomo il più prossimo di tutti i  prossimi. Di conseguenza, l'amore dovuto all'uomo in quanto prossimo deve sempre essere subordinato a quello che noi tutti dobbiamo al nostro comune Signore. Per il suo amore dunque e per il suo servizio (se è necessario), occorre dispiacere agli uomini, ferirli e perfino (sempre quando sia necessario) ucciderli. Fate bene attenzione alla grande importanza delle parentesi (se è necessario): esse indicano chiaramente il solo caso in cui il servizio di Dio esiga tali sacrifici.
Allo stesso modo che in una guerra giusta gli uomini si feriscono e si uccidono per il servizio alla patria, così essi possono ferirsi uccidersi per il servizio di Dio.

E ancora: allo stesso modo che si può, in conformità alla legge, giustiziare degli uomini a causa delle loro infrazioni al codice umano, si ha il diritto, in una società cattolicamente organizzata, di fare giustizia degli uomini colpevoli di infrazione al codice divino, in quelli dei suoi articoli obbligatori nel foro esterno. Così si trova giustificata, sia detto en passant, l'Inquisizione tanto maledetta. Tutti questi atti (beninteso quando essi siano giusti necessari ) sono degli atti virtuosi e possono essere comandati dalla Carità.
Il liberalismo moderno non la vede in questo modo, ma in ciò ha torto. Da questo deriva che esso concepisca e dia una nozione falsa della carità ai suoi adepti. Con le sue invettive e le sue banali accuse di intolleranza e di intransigenza rinnovate senza interruzione, esso sconcerta perfino i cattolici più fermi. La nostra concezione, per noi, è tuttavia ben chiara e concreta.
Eccola: la sovrana intransigenza cattolica non è altro che la sovrana carità cattolica. Questa carità si esercita relativamente al prossimo, quando, nel suo proprio interesse, essa lo confonde, l'umilia, l'offende e lo fa soffrire. Essa agisce verso terze persone, allorquando per liberarle dall'errore e dal suo contagio, essa ne smaschera gli autori e i fautori, chiamandoli con il loro vero nome, malvagi, perversi, destinandoli all'orrore, al disprezzo, denunciandoli all'esecrazione comune, e quando sia possibile, allo zelo delle autorità sociali incaricate di reprimerli e di punirli.

Infine questa carità si esercita relativamente a Dio, quando per la sua Gloria e  il suo Servizio, diventi necessario imporre il silenzio a tutte le considerazioni umane, superare tutti i limiti, tralasciare ogni rispetto umano, ferire tutti gli interessi, esporre la propria vita e tutte le vite allorquando il loro sacrificio fosse necessario al raggiungimento di un così alto fine.
Tutto ciò è pura intransigenza nel vero Amore e, per conseguenza, sovrana Carità.
I tipi umani di questa intransigenza sono gli eroi più sublimi della Carità, come la comprende la Vera Religione. E poiché ai nostri giorni ci sono così pochi veri intransigenti, ci sono anche poche persone veramente caritatevoli. La carità liberale, attualmente alla moda, è condiscendente, affettuosa, perfino tenera, nella forma, ma in fondo essa non è che il disprezzo essenziale dei veri beni dell'uomo, dei supremi interessi della Verità e di Dio.

2 commenti:

  1. scusate l'OT, ma penso sia necessario dire qualcosa sul blocco della Feria IV riguardante la liturgia della cammino.
    Cordialmente

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