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lunedì 28 ottobre 2013

"IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" di Don Félix Sardà y Salvany, (Capitolo 24°)...



Continuiamo la publicazione del  LIBRO "IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" DI Don Félix Sardà y Salvany. 

Capitolo 23°.

«La parte dottrinale di cotesto libro, la quale riguarda il liberalismo, è eccellente, conforme ai documenti di Pio IX e di Leone XIII, e giudicata dalla Sacra Congregazione dell'Indice dottrina sana.» La Civiltà Cattolica, anno XXXIX, vol. IX della serie XIII, Roma 1888, pag. 346. 
 http://www.seldelaterre.fr/I-Grande-12040-le-liberalisme-est-un-peche-nouvelle-edition.net.jpg
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Cap.XXIV: risposta ad un'obiezione, grave a prima vista, contro la dottrina dei due capitoli precedenti

Una difficoltà molto grave, a prima vista, può essere opposta dai nostri avversari alla dottrina stabilita nei due capitoli precedenti. Allora ci sembra giusto prima di procedere di sbarazzare il nostro cammino dagli scrupoli o da altri ostacoli di questo genere che ne renderebbero difficile percorso.
Il Papa, si dice, ed è certo, ha raccomandato molte volte ai giornalisti cattolici la dolcezza, la moderazione, il rispetto della carità in tutte le forme della polemica. Egli vuole che si evitino i modi aggressivi, gli epiteti denigranti e le personalizzazioni ingiuriose. Ora, si dirà, la dottrina che voi avete appena esposto è diametralmente opposta a tutte le raccomandazioni pontificie.
Con l'aiuto di Dio, noi dimostreremo che non c'è contraddizione tra le nostre indicazioni e i saggi consigli del Papa. Ci sarà ugualmente molto facile di darne una prova evidente.
A chi si è indirizzato nostro Santo padre il Papa nelle sue ripetute esortazioni?

Sempre alla stampa cattolica, sempre giornalisti cattolici, supponendoli degni di questo nome. Di conseguenza, è di chiara evidenza che il Santo Padre dando  questi consigli, di moderazione e di dolcezza, si indirizzava a dei cattolici che discutevano con altri cattolici di varie questioni, e non a dei cattolici che sostenevano contro degli anti- cattolici dichiarati il duro combattimento della fede.
È fuor di dubbio che il Santo Padre non ha per niente fatto allusione alle incessanti battaglie tra cattolici e liberali, poiché per il fatto stesso che il cattolicesimo è la verità e il liberalismo l'eresia, le lotte che avvengono tra i loro rappresentanti dovrebbero essere definite con buona logica battaglie tra cattolici ed eretici.
È ben certo che il Papa abbia  voluto che i suoi consigli non avessero applicazione che nelle nostre liti di famiglia, disgraziatamente troppo frequenti, e che egli non abbia preteso di farci lottare contro gli eterni nemici della Chiesa della Fede, con delle armi spuntate, smussate, sufficienti tutt'al più nelle giostre e nei tornei.

Di conseguenza, nessuna contraddizione esiste tra la dottrina che noi abbiamo esposto è quella contenuta nei brevi e nelle allocuzioni di Sua Santità, dato che secondo logica l'opposizione deve essere " eiusdem, de eodem,et secundum idem", ciò che qui non ha avuto luogo. E come si potrebbero interpretare esattamente le parole del Papa in un altro modo?
 È una regola di sana  esegesi che un passaggio delle Sante Lettere deve prendersi in senso letterale, tutte le volte che il senso non sia in opposizione con il contesto; non si ricorre al senso libero figurato, se non quando questa opposizione si presenti. Tra questa regola e quella che si deve seguire nell'interpretazione dei documenti pontifici, esiste una grande analogia.
Si può supporre che il Papa sia in contraddizione con tutta la tradizione cattolica da Gesù Cristo fino ai nostri giorni ?
È ammissibile che lo stile dei procedimenti dei più celebri apologisti e controversisti della Chiesa, da San Paolo fino a San Francesco di Sales siano condannati con un tratto di penna ?

È evidente che no; poiché, se occorresse intendere i consigli di calma e di moderazione dati dal Papa nel significato che loro conferisce, per gli interessi della sua causa, il criterio liberale, il no diventerebbe si.
Di conseguenza, la sola conclusione ammissibile, è  che i consigli del Papa, che ogni buon cattolico deve considerare come degli ordini, non si indirizzino affatto alla polemica tra cattolici e nemici del cattolicesimo, tali i liberali, ma alle polemiche tra buoni cattolici in disaccordo. Secondo lo stesso senso comune, non può essere altrimenti.
Nessun capitano, durante un combattimento, ha mai vietato ai suoi soldati di ferire troppo gravemente i nemici; mai ha raccomandato loro di trattare con dolcezza i nemici e di usare con loro riguardi e attenzioni.
La guerra è guerra, e mai essa si fa senza causare danni. Passerebbe per traditore colui che, nel mezzo della mischia percorresse le file dei combattenti gridando: "fate attenzione a non dispiacere al nemico ! Attenzione ! Non colpitelo al cuore !".

Che dire di più ? Il papa Pio IX che ha dato lui stesso la spiegazione autentica delle sue sante parole e ci ha fatto vedere in quale maniera i suoi consigli di moderazione di dolcezza debbono applicarsi.
In una circostanza memorabile, egli definisce "demoni" i settari della Comune di Parigi e peggiori di questi demoni i settari del cattolicesimo liberale. Questa frase caduta dalle  labbra così piene di mansuetudine del Papa, fece il giro del mondo e restò impressa sulla fronte del liberalismo come marchio di eterna esecrazione. Chi dunque temerà ora di spingere troppo lontano la durezza dei qualificativi ?
Le parole della Enciclica "Cum Multa" di cui l'empietà liberale ha tanto abusato contro i cattolici più fermi, sono le parole stesse con le quali il nostro Santo padre papa Leone XIII impegna gli scrittori cattolici, a evitare un tono violento nella difesa dei diritti sacri della Chiesa e a ricorrere preferenzialmente alle più degne armi della moderazione, in tal modo che il peso della ragione piuttosto che l'asprezza alla violenza dello stile, diano la vittoria a colui che scrive.

È evidente che il Santo Padre  intende qui parlare delle polemiche tra cattolici e cattolici sui migliori mezzi per servire la loro comune causa, e non di sottomettere a questa regola le polemiche dei cattolici con i nemici dichiarati del cattolicesimo, quali  sono i settari formali e coscienti del liberalismo.
La prova di ciò è palese per chiunque getti uno sguardo sul testo del passaggio citato di questa ammirevole enciclica.
Il Papa la termina esortando alla più grande unione le associazioni e gli individui cattolici, e dopo aver fatto valutare i vantaggi di questa unione così  desiderabile, egli segnala come il mezzo più efficace per conservarla, la moderazione del linguaggio di cui abbiamo appena parlato.
Ecco d'altra parte, dedotto da ciò che precede, un argomento senza repliche.
Il Papa raccomanda la dolcezza nel linguaggio agli scrittori cattolici affinché essa li aiuti a conservare la pace e l'unione reciproca. Questa pace e questa mutua unione, il Papa non può, evidentemente, volerla che tra cattolici e cattolici, e non tra cattolici e nemici del cattolicesimo. Dunque la moderazione la dolcezza, che il Papa raccomanda agli scrittori cattolici, si rapportano unicamente alle polemiche dei cattolici con i cattolici e giammai a quelle dei cattolici con i settari dell'eresia liberale.

Più chiaramente:
il Papa domanda questa moderazione e questa calma come Mezzo di pervenire all'unione come Fine. Questo Mezzo, di conseguenza, deve ricevere il suo carattere proprio dal Fine stesso al quale esso è ordinato. Ora, questo Fine è puramente l’Unione. Tra chi ? Tra cattolici e nemici del cattolicesimo? Ciò sarebbe assurdo. Essa non può avere la sua ragione d'essere che tra cattolici e cattolici, essa non riguarda che quest'ultimi, non può intendersi in un'altra sfera, né applicarvisi.

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