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domenica 18 novembre 2012

Monsignor Williamson, Vescovo a vita della Fraternità San Pio X: "Beate le anime cattoliche che possono aborrire gli errori di costoro, ma che continuano ad onorarne l’ufficio."

Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X

  17 novembre 2012

 
  Questi commenti sono reperibili tramite il seguente accesso controllato:
http://www.dinoscopus.org/italiano/italianiprincipale.html

Problema profondo

Molti cattolici non colgono la profondità del problema posto nella Chiesa cattolica dalla rivoluzione conciliare del Vaticano II (1962-1965). Se conoscessero meglio la storia della Chiesa, potrebbero essere meno tentati sia dal liberalismo, che li porta a pensare che il Concilio non fu affatto cattivo, sia dal “sedevacantismo”, che li porta a pensare che le autorità della Chiesa non sono più le autorità. Forse Nostro Signore mise in questione l’autorità religiosa di Caifa o l’autorità civile di Ponzio Pilato?

Il problema è profondo perché è sepolto sotto secoli e secoli di storia della Chiesa. Quando nei primi del 1400 San Vincenzo Ferreri (1357-1419) predicò in tutta Europa che la fine del mondo era prossima, noi sappiamo oggi che si sbagliava di 600 anni. Eppure Dio confermò la sua predicazione consentendogli di operare migliaia di miracoli e migliaia e migliaia di conversioni. Dio confermò la falsità? Lungi da me! La verità è che il Santo aveva compreso correttamente, nell’implicito della decadenza della fine del Medio Evo, l’esplicita e quasi totale corruzione del nostro tempo, prova generale della corruzione totale della fine del mondo.

Semplicemente c’è voluto del tempo, il tempo di Dio, molti secoli, perché la corruzione da implicita divenisse esplicita, perché Dio è ad intervalli regolari che sceglie di suscitare dei Santi che trattengano la parabola discendente, come la crescita di Santi famosi che portò alla Contro-Riforma del XVI secolo. Tuttavia, Dio non toglie agli uomini il libero arbitrio, così che se essi scelsero di abbandonare le altezze del Medio Evo, Egli non li costrinse a non farlo. Al contrario, Egli pemette alla sua Chiesa, almeno in un certa misura,  di adattarsi ai tempi, perché essa esiste per salvare le anime presenti e non le glorie passate.

Due esempi possono essere: la teologia molinista, resasi necessaria a causa di Lutero e Calvino per garantire la protezione del libero arbitrio, e il concordato del 1801, resosi necessario a causa dello Stato  rivoluzionario, per permettere alla Chiesa di operare pienamente in pubblico. Ora, sia il Molinismo sia il concordato furono dei compromessi col mondo del tempo, ma entrambi permisero che molte anime fossero salvate, mentre La Chiesa impedì che si minassero i principi che dovevano rimanere sacri: rispettivamente di Dio come Atto Puro e di Cristo come Re della società. Tuttavia, entrambi i compromessi permisero una certa umanizzazione della Chiesa divina, ed entrambi contribuirono alla graduale secolarizzazione della Cristianità. I compromessi comportano delle conseguenze.

In tal modo, se un lento processo di umanizzazione e di secolarizzazione dovesse spingersi troppo oltre nel mondo, da cui uomini e donne sono chiamati a servire Dio nella sua Chiesa, difficilmente questi potrebbero entrare al suo servizio senza una forte dose di liberalismo radioattivo nelle ossa, che richiede il vigoroso antitodo della loro formazione religiosa. Difatti, com’è naturale, essi condividerebbero l’istintiva convinzione di quasi tutti i loro contemporanei: che i principi e gli ideali rivoluzionari del mondo da cui provengono sarebbero normali, mentre la loro formazione religiosa opposta a quel mondo sembrerebbe loro pia, ma fondamentalmente anormale. Tali uomini e donne di Chiesa rappresenterebbero un disastro potenziale. E tale disastro si rese attuale a metà del XX secolo. Una gran parte dei vescovi cattolici del mondo del 2000 si rallegrò invece di rivoltarsi, quando Giovanni XXIII fece apparire con chiarezza che stava abbandonando la Chiesa anti-moderna.

Così, nessuno che voglia salvare la propria anima dovrebbe seguire costoro o i loro successori, ma d’altra parte, questi ultimi sono così convinti di essere normali in relazione ai tempi moderni, che non sono colpevoli della distruzione della Chiesa di Cristo come lo sarebbero stati nei tempi passati.
Beate le anime cattoliche che possono aborrire gli errori di costoro, ma che continuano ad onorarne l’ufficio.

 Kyrie eleison.

Londra, Inghilterra

8 commenti:

  1. Grazie, Monsignore.

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  2. Non ostante il rispetto che nutro per la persona di Mons. Richard Williamson, non ostante ho sempre difeso la Sua posizione nelle vicende recenti, questa volta non sono d’accordo con alcune Sue affermazioni:

    …” Forse Nostro Signore mise in questione l’autorità religiosa di Caifa o l’autorità civile di Ponzio Pilato?”


    Questo non vuol dire che l’autorità di Caifa, di Pilato o di Cesare fossero “legittime”.

    Anzi stando a quello che disse Leone XIII nell’enciclica Diuturnum del 29 giugno 1881: «Una sola ragione possono avere gli uomini di non obbedire, se cioè si pretende da essi qualsiasi cosa che contraddica chiaramente al diritto divino e naturale, poiché ogni cosa, nella quale si vìola la legge di natura e la volontà di Dio, è egualmente iniquità sia il comandarla che l’eseguirla. Quindi se capita a qualcuno di vedersi costretto a scegliere tra queste due alternative, vale a dire infrangere i comandamenti di Dio o quelli dei Governanti, si deve obbedire a Gesù Cristo…Dunque in tal caso non vale la loro Autorità, la quale è nulla quando è contro la giustizia».


    …io concluderei che obbedire a Cristo implica il NON obbedire ne a Caifa ne a Pilato…

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  3. Non sono un giurista, ma temo che il Sig. Bert Hand faccia un po' di confusione. Quando si dice che l'autorità di Caifa o quella di Pilato sono legittime, si dice solo che sono state date secondo la legge. Il Nuovo Testamento conferma che ogni potestà viene da Dio. Non però che tutto ciò che l'autorità compie sia buono: questo è un altro problema. Non mi sembra corretto dire che l'autorità è nulla quando è contro la giustizia, perché la nullità riguarda l'origine. Piuttosto si dovrebbe dire che quando c'è abuso di autorità (cioè un uso improprio), è lecito e doveroso disobbedire.
    Tornando a Pilato e a Caifa, la morte in croce di Gesù, da loro decretata a vario titolo, avrebbe solo il valore generico di un qualsiasi assassinio politico a sfondo religioso, se la loro autorità non fosse stata legittima, e non di sacrificio espiatorio per i peccati di tutto il mondo, per cui non avrebbe nessun senso reiterare il Sacrificio della Messa. E' così infatti che la legge dell'Antico Testamento ha espletato fino in fondo la sua efficacia ponendo fine a se stessa, come testimoniano abbondantemente le Lettere di San Paolo. Infatti cantiamo "Et antiquum documentum novo cedat ritui". D'altronde Gesù stesso conferma a Pilato la sua autorità: "Tu non avresti su di me alcun potere se non ti fosse stato dato dall'alto". San Paolo poi, negli Atti degli Apostoli, si scusa di avere ingiuriato il Sommo Sacerdote ebraico, avendone ignorato l'identità.
    Dunque Mons. Williamson ha ragione anche in questo.

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  4. Non sono assolutamente d'accordo con mons Williamson, ma non sarò io a rispondergli, pkè a rispondergli è la bolla infallibile di papa paolo IV, poi la vicenda di san vincenzo è posta in maniera sbagliata dal monsignore, pkè il Signore ha suscitato un tal santo affinchè potesse predicare la fine del mondo, questo è avvenuto pkè i tempi di Dio non sono i nostri tempi, in verità l'apocalisse è iniziata con la morte di Cristo è quindi predicare che la fine dei tempi è vicina non è un errore, pkè per Dio mille anni sono un giorno solo e un giorno solo sono mille anni. poi il fatto che ha difeso gli assassini della fede affermando che non hanno colpa è come dire che gli ebrei non hanno ucciso il Cristo, no mons williamson stavolta ha preso un bel granchio.



    N.V.S.T.

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  5. Caro Michele, so bene cosa disse Nostro Signore a Pilato. Ma tu non hai letto quello che ho scritto.

    È ovvio che Pilato, come Cesare, come Stalin, come Mario Monti hanno un’autorità.

    Poiché la frase di Williamson non è chiara oppure è stata tradotta male, ho precisato, citando soltanto Leone XIII, cos’è un’autorità legittima: “Un’autorità non vale quando va contro la giustizia, contro il diritto divino e naturale” (Diuturnum).
    Ma voglio aggiungere di più. San Tommaso d'Aquino afferma anche che il “consenso del popolo consacra la legittimità di un governante e gli conferisce il diritto all’obbedienza” (D. Th. C., vol. 29, col. 1951).
    Se applicassimo quanto affermano Leone XIII e l’Angelico alla situazione attuale, i nostri governi e tutta la tecnocrazia al servizio dell’oligarchia finanziaria si configurerebbero come vere e proprie tirannie.

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  6. Caro Bert Hand, forse non ti sei reso conto delle imprecisioni del tuo linguaggio, che rendono il contenuto erroneo o incerto. La citazione di Leone XIII dice "Un'autorità non vale quando..." e su questo non ci piove, senonché tu gli fai dire che non è legittima: il che è un'altra cosa. Forse vogliamo dire la stessa cosa, ma se non si usano i termini giusti si squalificano gli altri (Williamson, non me, che non conto nulla) per un malinteso.
    Siamo d'accordo che l'autorità, anche quando è legittima, ma abusa del suo potere, come stanno facendo gli ultimi papi, non vale, cioè non ha forza superiore rispetto al dovere di obbedire alla verità e non significa che è annullata alla radice. Penso che questo volesse dire Williamson; quindi credo che dovresti rettificare il tuo linguaggio. A meno che tu interpreti la situazione in modo totalmente diverso: sei libero di pensarla come credi; ognuno fa le sue scelte.

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  7. Caro Michele, io ho usato il termine "legittimo" soffermando però le mie considerazioni su quando un'autorità può essere disobbedita, cioè sulla relazione tra autorità ed obbedienza, precisazione secondo me doverosa per chiunque legga. Tu hai incentrato le tue osservazioni sull'uso del termine "legittimo", termine che significa testualmente "fondato nella legge". Si potrebbe discutere mesi su questo, senza nessuna utilità secondo me. Poichè la legge è uno strumento in quanto è il risultato di una attività creatrice dello spirito (G. Auriti), come strumento può essere usato con diversi fini; pertanto il termine "legittimo" assume le caratteristiche della "legge su cui è fondato".
    Qui ognuno faccia le sue considerazioni.....

    Complimenti per il forum e Buona giornata

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  8. In pratica diciamo la stessa cosa, ma non spingiamoci troppo indietro a cercare il fondamento legale dell'Autorità in questione. Qui abbiamo tutti gli stessi dubbi, ma siamo costretti, fino a prova contraria (magari!), ad accettare quanto reso pubblico: "Habemus Papam".

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