I frutti del Concilio Vaticano II...
1. A Vic (Catalogna, Spagna), i francescani si
accingono a lasciare dopo 800 anni di presenza continua. Il 28 ottobre,
una S. Messa Novus Ordo di addio per i francescani è stata celebrata nel
Santuario della Madre di Dio.
2. A
Dieburg (Assia, Germania), sono stati lasciati solo quattro cappuccini
anziani, che se ne andranno in poche settimane e la provincia locale ha
deciso di porre fine a 400 anni di presenza in città.
3. A Le Havre (Normandia, Francia), il convento grande e la
grande cappella, che ospitava i francescani da oltre un secolo, sta per
essere demolita. Gli ultimi due frati lasciato qualche mese fa, e la
proprietà è stata venduta a degli investitori.
4. E a Copenaghen, la Compagnia di Gesù, ha
lasciato una chiesa parrocchiale, dopo 125 anni. Una volta c'erano più
di 30 sacerdoti e fratelli laici, ed erano responsabili per le
conversioni di diversi membri importanti della società danese. Ora c'è
un sacerdote in pensione.
5. I Gesuiti lasciano Torino, e l'antica chiesa dei SS.
Martiri, per "mancanza di fedeli". A Torino la Compagnia di Gesù si
congeda da Avventore, Ottavio e Solutore, i più antichi patroni della
città, a cui è dedicata la chiesa cinquecentesca di via Garibaldi, la
casa madre dei Gesuiti. E’ il rettore, padre Giuseppe Giordano, ad
annunciare la triste novella. Fra neanche un anno, il 31 luglio 2013
ironia della sorte: in quella data si celebra Sant’Ignazio di Loyola,
fondatore della Compagnia di Gesù -, i sigilli saranno apposti al
capolavoro barocco.
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Veniamo ora ad uno dei fautori dello sfascio dottrinale conciliare che ha generato e sta generando la secolarizzazione della Chiesa Cattolica: Ratzinger, oggi Benedetto XVI:
Ratzinger su Rosmini e i Suoi compagni di merenda conciliari:
Il cardinale Joseph
Ratzinger, il 18
maggio 1985 (quando la questione rosminiana era
ancora ben accesa), nell'ambito di una serata organizzata dal Centro Culturale
di Lugano, disse:
Nel
confronto con le parole classiche della fede che sembrano così lontane da noi,
anche il presente diventa più ricco di quanto sarebbe se rimanesse chiuso solo
in se stesso. Vi sono naturalmente anche tra i teologi ortodossi molti spiriti
poco illuminati e molti ripetitori di ciò che è già stato detto. Ma ciò succede
ovunque; del resto la letteratura dozzinale è cresciuta in modo particolarmente
rapido proprio là dove si è inneggiato più forte alla cosiddetta creatività. Io
stesso per lungo tempo avevo l'impressione che i cosiddetti eretici fossero per
una lettura più interessante dei teologi della chiesa, almeno nell'epoca
moderna.
Ma se io ora
guardo i grandi e fedeli maestri, da Mohler a Newman a Scheeben, da Rosmini a
Guardini, o nel nostro tempo de Lubac, Congar, Balthasar - quanto più attuale è
la loro parola rispetto a quella di coloro in cui è scomparso il soggetto
comunitario della Chiesa.
In loro
diventa chiaro anche qualcos'altro: il pluralismo non nasce dal fatto che uno
lo cerca, ma proprio dal fatto che uno, con le sue forze e nel suo tempo, non
vuole nient'altro che la verità. Per volerla davvero, si esige tuttavia anche
che uno non faccia di se stesso il criterio, ma accetti il giudizio più grande,
che è dato nella fede della Chiesa, come voce e via della verità.
Del resto io
penso che vale la stessa regola anche per le nuove grandi correnti della
teologia, che oggi sono ricercate: teologa africana, latinoamericana, asiatica,
ecc. La grande teologia francese non è nata per il fatto che si voleva fare
qualcosa di francese, ma perché non si presumeva di cercare nient'altro che la
verità e di esprimerla più adeguatamente possibile.
E così
questa teologia è diventata anche tanto francese quanto universale. La stessa
cosa vale per la grande teologia italiana, tedesca, spagnola. Ciò vale sempre.
Solo l'assenza di questa intenzione esplicita è fruttuosa. E di fatto non
abbiamo davvero raggiunto la cosa più importante se noi ci siamo convalidati da
soli, ci siamo accreditati da soli e ci siamo costruiti un monumento per noi
stessi.
Abbiamo veramente raggiunto la meta più importante
se siamo giunti più vicino alla verità. Essa non è mai noiosa, mai
uniforme, perché il nostro spirito non la contempla che in rifrazioni parziali;
tuttavia essa è nello stesso tempo la forza che ci unisce. E solo il
pluralismo, che è rivolto all'unità, è veramente grande.»
Discorso in perfetto stile modernista che riabilita chi è stato condannato dalla Gerarchia, Cattolica, della Chiesa pre-conciliabolo Vaticano II...
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Vediamo ora un serio studio sul pessimo Rosmini, tratto dal benemerito sito PROGETTO BARRUEL...
Una “Nota” della Congregazione per la Dottrina della Fede “riabilita” Rosmini e apre la via alla sua “beatificazione”
Il
1 luglio 2001 il cardinal Ratzinger, prefetto della Congregazione per
la dottrina della Fede, e Mons. Bertone, segretario della medesima,
hanno sottoscritto una Nota “sul valore dei decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere del Rev.do sacerdote Antonio Rosmini Serbati”.
La Nota, come ricorda la Postulazione del Rosmini “risponde
all’elaborato presentato dal Postulatore Generale nel dicembre 1999
allo scopo di chiarire la ‘questione rosminiana’ (con riferimento
particolare al ‘Post obitum’) come richiesto nel decreto del 22 febbraio
1994 quando l’allora Prefetto della Congregazione per le cause dei
santi rilasciava il ‘non
ostare’ da parte della Santa Sede all’inizio della Causa di
Beatificazione del Servo di Dio Antonio Rosmini. Il citato decreto
stabiliva che ‘…la Congregazione per la Dottrina per la Fede doveva
essere interpellata di nuovo circa il giudizio dottrinale definitivo in
proposito’” (3).
La
risposta positiva della Congregazione per la Dottrina della Fede
appariva comunque scontata dopo che nello stesso anno 1999 Giovanni
Paolo II aveva pubblicato l’enciclica Fides et ratio, nella quale Rosmini veniva “annoverato tra i pensatori più recenti nei quali si realizza un fecondo incontro tra sapere filosofico e Parola di Dio”.
Giovanni Paolo II deve pertanto essere considerato responsabile di
questa riabilitazione di Rosmini, sia per averla sollecitata con
l’enciclica Fides et ratio, sia per aver personalmente approvato la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede (4).
La riabilitazione era dunque necessaria; ma come attuarla?
La “furbesca distinzione” riesumata per riabilitare Rosmini ed affossare – senza dirlo – il magistero della Chiesa.
A
questo punto, chiediamo al lettore di ricordare quanto scritto
all’inizio di questo articolo, essere cioè tattica degli eretici, per
togliere valore a un decreto di condanna della Chiesa, affermare che
questo decreto condanna una eresia fittizia, immaginaria, mai sostenuta
in realtà dall’autore al quale è attribuita questa dottrina. Non
altrimenti si è comportata la Congregazione per la Dottrina della Fede…
Ecco infatti l’argomento essenziale della Nota, espresso ai numeri 6 e 7
del documento:
“D’altra parte
si deve riconoscere che una diffusa, seria e rigorosa letteratura
scientifica sul pensiero di Antonio Rosmini, espressa in campo cattolico
da teologi e filosofi appartenenti a varie scuole di pensiero, ha
mostrato che tali interpretazioni
contrarie alla fede e alla dottrina cattolica non corrispondono in
realtà all’autentica posizione del Roveretano. La Congregazione
per la Dottrina della Fede, a seguito di un approfondito esame dei due
Decreti dottrinali promulgati nel secolo XIX, e tenendo presenti i
risultati emergenti dalla storiografia e dalla ricerca scientifica
teoretica degli ultimi decenni, è pervenuta alla seguente conclusione:
Si
possono attualmente considerare ormai superati i motivi di
preoccupazione e di difficoltà dottrinali e prudenziali che hanno
determinato la promulgazione del Decreto ‘Post obitum’ di condanna delle
‘Quaranta Proposizioni’ tratte dalle opere di Antonio Rosmini. E ciò a
motivo del fatto che il senso delle
proposizioni, così inteso e condannato dal medesimo Decreto, non
appartiene in realtà all’autentica posizione di Rosmini, ma a possibili
conclusioni della lettura delle sue opere”.
Ecco il succo della Nota su Rosmini: le 40 proposizioni furono condannate perché intese “in un’ottica idealista, ontologista e con un significato contrario alla fede e alla dottrina cattolica” (n. 7). Ma, in realtà, non era questo il pensiero dell’autore, Antonio Rosmini Serbati.
Il
decreto di condanna di Rosmini afferma il contrario di quanto sostiene
la Nota di riabilitazione, la quale contraddice pertanto il magistero
della Chiesa.
Ma veramente il Sant’Uffizio – sollecitato e
approvato da Leone XIII – condannò 40 tesi estratte dalle opere di
Rosmini senza impegnare la sua autorità anche sul fatto che dette tesi
rispecchiano il pensiero di Rosmini?
Ricordiamo al lettore che, in base alla precitata Costituzione Ad Sanctam
di Alessandro VII, è certo che la Chiesa può non solo condannare delle
proposizioni, ma anche definire che dette proposizioni sono realmente
contenute in tal opera, e persino che dette proposizioni siano
condannate nel senso inteso dall’autore.
L’autorità della Chiesa, impegnata in un decreto di questo genere, si
estende anche a questo fatto: che le tesi condannate siano state
condannate proprio e precisamente nel senso inteso e voluto dall’autore,
e non nel senso attribuitogli da terze persone o dalla Chiesa.
Ora, ecco le parole del famoso decreto Post obitum definito “sorpassato” dalla Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede:
“Il
Ssmo S.N. Leone per divina provvidenza Papa XIII, a cui sopra tutto è a
cuore, che il deposito della dottrina cattolica si conservi puro e
immune da errori, diè incarico di esaminare le denunziate proposizioni
al Sacro consiglio degli Eminentissimi Cardinali, Inquisitori generali
in tutta la repubblica cristiana. Pertanto, come è costume della Suprema
Congregazione, impreso un esame diligentissimo, e fatto il confronto di
quelle proposizioni con le altre dottrine dell’Autore, massimamente che
risultano chiare dai libri postumi; giudicò doversi riprovare,
condannare, nel proprio senso dell’Autore,
come di fatto con questo generale decreto riprova, condanna e
proscrive, le seguenti proposizioni: senza che, per questo, sia lecito a
chicchessia di inferire, che le altre dottrine del medesimo Autore, che
non vengono condannate per questo decreto, siano per veruna guisa
approvate. Fatta di poi di tutto ciò accurata relazione al Ssmo S.N.
Leone XIII, la S.S. approvò, confermò il decreto degli E.mi Padri, ed
ingiunse che fosse da tutti osservato” (5).
Risulta
evidente dal passo citato che le 40 proposizioni del Rosmini furono
condannate non solo in sé stesse (o nel senso che le venne dato “al
di fuori del contesto di pensiero rosminiano, in un’ottica idealista,
ontologista e con un significato contrario alla fede e alla dottrina
cattolica”, come afferma la Nota, al n. 7) ma “in proprio Auctoris sensu, nel proprio senso dell’Autore”. La formula è la stessa usata nel 1656 per ribadire che le tesi di Giansenio erano state condannate “nel senso inteso dallo stesso, in sensu ab eodem… intento” (6).
La
contraddizione tra un testo indiscusso del magistero ecclesiastico
approvato da Papa Leone XIII, e la Nota del card. Ratzinger approvata da
Giovanni Paolo II è assolutamente evidente ed innegabile.
Vano tentativo di negare la contraddizione invocando il precedente della ‘dimissione’ delle opere rosminiane nel 1854
a) l’influenza dei fattori culturali
La
Nota della Congregazione per la Dottrina per la Fede ricorda (a modo
suo, come vedremo) i precedenti riguardanti la “questione rosminiana”. “Il
Magistero della Chiesa (…) a più riprese si è interessato nel secolo
XIX ai risultati del lavoro intellettuale del Rev.do Sacerdote Antonio
Rosmini Serbati (1797-1855), ponendo all’Indice due sue opere nel
1849, dimettendo poi dall’esame, con Decreto dottrinale della Sacra
Congregazione dell’Indice, l’opera omnia nel 1854 e, successivamente, condannando
nel 1887 quaranta proposizioni, tratte dalle opere prevalentemente
postume e da altre opere edite in vita, col Decreto dottrinale,
denominato ‘Post obitum’, della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio
(Denz 3201-3241). Una lettura approssimativa e superficiale di questi
diversi interventi potrebbe far pensare ad una intrinseca e oggettiva
contraddizione da parte del Magistero nell’interpretare i contenuti del
pensiero rosminiano e nel valutarli di fronte al Popolo di Dio” (n. 1 e 2). Infatti, secondo la versione presentata dalla Nota, “il Decreto del 1854, con cui vennero dimesse le opere del Rosmini, attesta il riconoscimento dell’ortodossia del suo pensiero e delle sue intenzioni dichiarate…”.
Effettivamente, se un Decreto del 1854 avesse attestato l’ortodossia
del pensiero di Rosmini, mentre un Decreto del 1887 ne avesse condannato
40 proposizioni (come ci vuol far credere la Nota), risulta difficile
negare una qualche contraddizione “intrinseca e oggettiva”, e ciò proprio nel Magistero più “tradizionale”!
La Nota, che nega questa contraddizione per poter sostenere di non contraddire essa stessa il decreto di condanna del 1887 (“in questa stessa linea si colloca la presente Nota sul valore dottrinale dei suddetti Decreti”
n. 2), si compiace quasi di segnalare una presunta incertezza della
Chiesa che nel 1854 attesta l’ortodossia del pensiero di Rosmini, e nel
1887 ne attesta l’eterodossia. Come spiegare questa apparente contraddizione? La Nota la spiega ‘modernisticamente’: “una lettura attenta non solo dei testi bensì anche del contesto e della situazione in cui sono stati promulgati” (n.2) permetterà a Ratzinger di spiegare la “contraddizione” da lui inventata: la condanna del 1887 è dovuta ai mutati “fattori di ordine storico-culturali”
(n. 4), e cioè alla rinascita del tomismo voluta da Leone XIII. Così,
una condanna di ordine dottrinale diventa solo più una questione tra
diverse scuole teologiche; l’attuale fine del neo-tomismo spiega come
delle tesi percepite come erronee allora, non lo siano più oggigiorno.
La Nota storicizza e quindi relativizza il Magistero, con una operazione
che si potrebbe applicare a qualunque testo del Magistero – anche al
più solenne - che diverrebbe così, per i mutati “fattori di ordine storico-culturali” ormai “sorpassato” (7).
b) omissioni e falsificazioni a proposito del Decreto del 1854
Se
la “contraddizione” tra i due Decreti (quello sotto Pio IX del 1854 e
quello sotto Leone XIII del 1887) non si risolve con la fumosa
spiegazione del contesto culturale, come potrà risolversi? Dovremo forse
ammettere – coi più scalmanati sostenitori del Rosmini nel secolo
scorso – che la contraddizione esiste e che Leone XIII… non era Papa!? (8).
Nulla
di tutto ciò. In realtà, è la Nota del cardinal Ratzinger che – con
omissioni e falsificazioni – pone un problema inesistente al lettore.
La
falsificazione è la seguente: affermare che il Decreto del 1854 aveva
riconosciuto l’ortodossia del pensiero di Rosmini. L’omissione consiste
nel non parlare minimamente di quei documenti del Magistero che negano
esplicitamente questa falsa interpretazione.
Un po’ di storia
chiarirà le idee al lettore. Dopo la messa all’Indice di due opere del
Rosmini nel 1849, molti cattolici denunciarono alla Congregazione
dell’Indice l’opera omnia di questo autore, fino ad allora edita. “Dopo
che per tre anni i censori incaricati ebbero esaminato le sue opere, i
cardinali nella seduta del 3 luglio 1854, presieduta da Pio IX,
stabilirono che venissero dimesse dall’esame (‘dimittantur’)” (9). Ma quale interpretazione dare a questa formula? “Mentre
gli amici di Rosmini e il teologo del Papa interpretavano la decisione
dei cardinali come un’indiretta approvazione, la Civiltà Cattolica e
l’Osservatore Romano ne smentivano un’approvazione, interpretando il
giudizio solo nel senso che le opere di Rosmini non erano state proibite”
(9). La Sacra Congregazione dell’Indice, la stessa che aveva “dimesso”
(assolto) le opere di Rosmini nel 1854, dovette allora – costretta dalle
false interpretazioni dei Rosminiani – intervenire una prima volta il
21 giugno 1880 (e di questo decreto non fa menzione la Nota del card.
Ratzinger): “La Sacra Congregazione
dell’Indice… ha dichiarato che la formula dimittantur significa soltanto
che l’opera dimessa non viene proibita” (10). Essa dava pertanto ragione agli avversari di Rosmini, e torto ai suoi discepoli. Ma questi ultimi insistettero. “Il dissidio – scrisse la Civiltà Cattolica – non
cessò, mercecchè i seguaci di Rosmini intesero quel non prohiberi [non
viene proibita] così, che a cagione del loro merito certamente
conosciuto, e della conosciuta loro ortodossia, non potevonsi proibire, e
che quindi nulla in esse potevano i filosofi e i teologi censurare
filosoficamente e teologicamente” (11). Non è
questa la tesi del card. Ratzinger: il decreto del 1854 garantì
l’ortodossia delle opere rosminiane? Ma la loro pretesa, e oggi quella
del card. Ratzinger e della sua Nota, venne smentita ancora dalla
Congregazione dell’Indice alla quale vennero posti i seguenti quesiti:
“1.
I libri denunciati alla Sacra Congregazione dell’Indice e dalla stessa
dimessi o non proibiti, debbono essere ritenuti immuni da ogni errore
contro la fede e i costumi?
2.
Nel caso di risposta negativa, i libri dimessi o non proibiti dalla
Sacra Congregazione dell’Indice, possono, sia sul piano filosofico che
su quello teologico, essere criticati senza taccia di temerità?”
Il
5 dicembre 1881 la Congregazione dell’Indice rispose negativamente al
primo quesito (i libri dimessi non sono quindi necessariamente immuni da
ogni errore contro la fede e i costumi) e affermativamente al secondo
(si potevano quindi criticare dette opere senza temerità, senza
contrastare cioè il decreto del 1854). Il Papa Leone XIII approvò questa
risposta il 28 dicembre (12).
Anche
di questa seconda decisione della Congregazione dell’Indice non c’è
traccia nella Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, che
pure afferma di aver svolto un “approfondito esame”.
Il motivo è evidente: fare riferimento a questi due decreti significa
distruggere totalmente la falsa interpretazione che si voleva dare del
decreto del 1854: esso non “attesta il riconoscimento dell’ortodossia del suo [di Rosmini] pensiero e delle sue intenzioni” (n. 2), come vuol far credere la nota, ma concede solamente un’assoluzione “per insufficienza di prove” al roveretano (13).
Ne
segue che tra i due Decreti, quello del 1854 e quello del 1887, non c’è
neppure un’apparenza di intrinseca e oggettiva contraddizione, come
vorrebbe far credere la Nota: “sotto Pio IX – scriveva ai suoi tempi la Civiltà Cattolica – si
definì che nelle opere anche dimesse del Rosmini ci potevano essere
proposizioni condannabili, perché contrarie a fede e a costumi, e che
sotto Leone XIII si definì che ci erano di fatto. Quale contraddizione
c’è se altri dice può piovere e poscia dice piove di fatto? L’esistenza
di una cosa non si oppone alla sua possibilità, ma l’inchiude” (l.c., p. 274).
Per
la Nota, la colpa della condanna del 1887 sarebbe del neotomismo. Ma
l’avversione alla Scolastica è un segno distintivo del modernismo
Secondo
la Nota, abbiamo visto, il Decreto del 1887 di fatto errò
nell’attribuire al Rosmini degli errori che egli non professava: “il
senso delle proposizioni, così inteso e condannato dal medesimo
Decreto, non appartiene in realtà all’autentica posizione di Rosmini” (n. 7). Ora, a cosa si deve questo presunto errore? Per la Nota, il “primo fattore” di “ordine storico-culturale” che “pose le premesse per un giudizio negativo nei confronti di una posizione filosofica e speculativa, quale quella rosminiana” fu il “progetto
di rinnovamento degli studi ecclesiastici promosso dall’Enciclica
Æterni Patris (1879) di Leone XIII, nella linea della fedeltà al
pensiero di San Tommaso d’Aquino”. Il secondo fattore fu la
difficoltà di capire il pensiero del Rosmini ormai defunto, da parte di
chi lo leggeva “nella prospettiva neotomista” (n. 4). Non c’è dubbio che
la condanna di Rosmini maturò nel clima della restaurazione della
teologia scolastica e tomista promossa da Leone XIII… Ma ci chiediamo:
che valore hanno, per gli estensori della Nota e per Giovanni Paolo II
che l’ha approvata, i numerosissimi documenti del Magistero a favore
della scolastica e della dottrina di san Tommaso? (14). Supponiamo che anch’essi, come il Decreto Post Obitum,
siano da considerare “sorpassati”, giacché la Nota non sembra dar loro
valore dottrinale e disciplinare per il tempo presente (altrimenti, i
princìpi tomisti che portarono alla condanna del Rosmini nel 1887
avrebbero portato di nuovo alla sua condanna nel 2001). La cosa è
particolarmente grave perchè la Chiesa non ha raccomandato la scolastica
ed il tomismo “soprattutto (…) contro il rischio dell’eclettismo filosofico”,
come afferma la Nota (n. 4), ma anche e specialmente contro gli errori
moderni, proclamando che il discostarsi da esse causa grave detrimento e
pericolo per la Fede (14). La filosofia scolastica e la dottrina
tomista sono ostacolo principalmente al modernismo, come lo ricorda San
Pio X nell’Enciclica Pascendi: “degli
ostacoli, tre sono i principali che più sentono opposti ai loro sforzi:
la filosofia scolastica, l’autorità dei Padri con la tradizione, il
magistero ecclesiastico. Contro tutto questo la loro lotta è accanita.
(…) è certo che la smania di novità va sempre in essi congiunta con
l’odio della Scolastica; né vi è indizio più manifesto che taluno
cominci a volgere al modernismo, che quando cominci ad aborrire la
scolastica…”. La Nota in un sol colpo dichiara “sorpassati” i tre ostacoli al modernismo: scolastica, tradizione e magistero.
Altre inesattezze della Nota
Abbiamo esposto fin qui i più gravi errori della Nota sul Rosmini. Non mancano però altri appunti: vediamone due.
a) Il Decreto del 1887 avrebbe solo espresso preoccupazione!
L’imbarazzo
della Nota traspare anche dal tentativo di minimizzare la condanna (pur
riconosciuta come tale) del 1887. Essa viene presentata come “una presa di distanza” (n. 4), un “giudizio negativo” (n. 4), esprimente “reali preoccupazioni del magistero” (n. 5) e “motivi di preoccupazione e difficoltà dottrinali e prudenziali” (n. 7). In particolare, si afferma che “la
coerenza profonda del giudizio del Magistero nei suoi diversi
interventi in materia è verificata dal fatto che lo stesso Decreto
dottrinale Post obitum non si riferisce al giudizio sulla negazione
formale di verità di fede da parte dell’autore, ma piuttosto al fatto
che il sistema filosofico-teologico del Rosmini era ritenuto
insufficiente e inadeguato a custodire ed esporre alcune verità della
dottrina cattolica, pur riconosciute e confessate dall’autore stesso” (n. 5). Se si legge il Decreto Post obitum,
però, non si trova nulla di tutto ciò. Se non viene detto
esplicitamente (ma neppure escluso) che le proposizioni condannate sono
eretiche, vien però detto che esse non sono conformi alla verità
cattolica, e in quanto tali condannate, proscritte e riprovate: non c’è
traccia di insufficienza, inadeguatezza o di semplici difficoltà
dottrinali, e ancor meno prudenziali. Come la Nota aumenta
esageratamente il valore della “dimissione” delle opere fatta nel 1854,
spacciandola per un attestato di ortodossia, così essa diminuisce la
portata della condanna del 1887, travestendola da semplice
preoccupazione prudenziale per una dottrina insufficiente, il che non
denota certo onestà intellettuale…
b) Le interpretazioni eterodosse del pensiero rosminiano sarebbero da attribuirsi ai non cattolici
Sempre per diminuire la gravità degli errori di Rosmini e della loro condanna, la Nota attribuisce le “errate e devianti interpretazioni del pensiero rosminiano in contrasto con la fede cattolica” “in chiave idealistica, ontologistica e soggettivistica” a “pensatori non cattolici” e ai “settori
intellettuali della cultura filosofica laicista, segnata sia
dall’idealismo trascendentale, sia dall’idealismo logico e ontologico” (n. 5). Ma chi scrisse e pubblicò nel 1881 – coll’approvazione del Maestro del sacro Palazzo – il libro Il Rosminianesimo sintesi del Panteismo e dell’Ontologismo
era un autore cattolico o un autore non cattolico? Possibile che
cattolici e non cattolici si ingannassero tutti nel considerare
eterodosso il pensiero di Rosmini?
Le ambiguità del Rosmini, o come indorare la pillola
La
Nota, è vero, ammette che il pensierodi Rosmini contiene ambiguità ed
equivoci. Se si crede a quanto detto, come si può prospettare la
canonizzazione di un pensatore che si mantenne ambiguo ed equivoco nella
Fede? Si può temere pertanto che queste concessioni (il pensiero di
Rosmini contiene ambiguità) siano state fatte per “indorare la pillola” e
verranno ben presto dimenticate e ulteriormente “sorpassate”, mentre
nella memoria resterà la riabilitazione e la beatificazione prossima
ventura di Rosmini.
Conclusione: un documento apparentemente “minore”, in realtà grave ed emblematico
Si
può pensare che ci siamo fin qui occupati di una questione minore,
perdendo il nostro tempo. Rosmini non era un empio, ma un pio sacerdote;
ben altri e ben più gravi sono gli errori che ci vengono
incessantemente propinati che non la riabilitazione del Rosmini. È vero,
vi sono fatti e documenti in sé più gravi e scandalosi; ma – pur
sembrando un documento minore – la Nota è pur sempre una realtà grave ed
emblematica del progressivo e subdolo annullamento del magistero della
Chiesa. Dopo il Decreto Post obitum, quale sarà la prossima vittima dell’aggiornamento?
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Il caso Rosmini:
NOTE:
1) Mons. UMBERTO BENIGNI, Storia sociale della Chiesa, vol. II, tomo I, p.216, Vallardi, Milano, 1912.
2) Heinrich Denzinger, Enchiridion Symbolorum…, edizione bilingue a cura di Peter Hüenermann, EDB, Bologna, III ed. 2000, p. 792.
3) “Le difficoltà dottrinali circa gli scritti del nostro Padre Fondatore si possono considerare superate”,
lettera della Postulazione della Causa di Beatificazione del Rosmini
datata 1 luglio 2001, sottoscritta dal Preposito generale dell’Istituto
della Carità, dalla Superiora generale delle Suore della Provvidenza,
dal Postulatore Generale e dal Vice Postulatore della Causa.
4) “Il
Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell’Udienza dell’8 giugno
2001, concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto della Congregazione
per la Dottrina della Fede, ha approvato questa Nota sul valore dei
decreti dottrinali concernenti il pensiero e le opere del Rev.do
Sacerdote Antonio Rosmini Serbati, decisa nella Sessione Ordinaria, e ne
ha ordinato la pubblicazione”.
6) I Padri della “Civiltà Cattolica” non mancarono di sottolineare anch’essi questo punto del Decreto di condanna del Rosmini: “Il
medesimo consiglio [dei Cardinali] afferma che conobbe il senso in cui
il Rosmini adoperò le predette proposizioni, e giudicò che esse si
dovevano riprovare, condannare e proscrivere in questo stesso senso
adoperato dall’autore; e in questo senso le riprova, le condanna e le
proscrive - propositiones quae sequuntur, in proprio auctoris sensu
reprobandas, damnandas, ac proscribendas esse iudicaverit, prout hoc
generali decreto reprobat, damnat, proscribit” (Civiltà Cattolica, anno 39, vol. X, serie 13, 1888, pp. 269-270: Soluzione della questione rosminiana).
7)
Non vogliamo certo negare qualsiasi influenza del contesto storico sui
testi dottrinali in genere, e l’influenza della promozione del tomismo
da parte di Leone XIII nella condanna di Rosmini in specie, come pure
non vogliamo negare l’utilità di conoscere il contesto storico di un
documento per una sua migliore comprensione.
Neghiamo però
recisamente che l’esame del contesto storico e culturale di un documento
del Magistero (o della Sacra Scrittura) possa autorizzare a
considerarlo “sorpassato” in un altro contesto, come se le formule
dottrinali e/o dogmatiche non avessero un valore in sé stesse, e fossero
solo un prodotto socio-culturale di un’epoca storica. La posizione
insinuata dalla Nota, infatti, distrugge radicalmente il concetto stesso
e la perennità del Magistero ecclesiastico (e persino della divina
Rivelazione).
9) Denzinger, op. cit. pp. 1096-1097.
10) ASS 13 [1880/81] 92. Denzinger, op. cit., p. 1097.
12) Denzinger, 3154-3155; ASS 14 [1881/82] 288.
13) “È
chiaro che, se egli fosse stato con certezza dimostrato colpevole
doveva condannarsi; se non fosse stato dimostrato colpevole doveva
essere dimesso, cioè rilasciato libero. (…) La predetta certezza per la
condanna è necessaria, perché è canone di diritto che nemo praesumitur
reus nisi legitime probetur; ciò vale per qualsivoglia tribunale”. Si legga al proposito tutta la p. 260 della Civiltà Cattolica, l.c.
14) Ad esempio, Leone XIII, Enc. Aeterni Patris, DS 3139-3140 e lettera al ministro generale OFM del 27 nov. 1878; S. Pio X, Enc. Pascendi, m.p. Sacrorum antistitum, m.p. Doctoris angelici, e le 24 Tesi, DS 3601-3624; Codice di diritto canonico, cann. 580§1 e 1366§2; Pio XI, c.ap. Deus scientiarum Dominus ed Enc Studiorum ducem, DS 3665-3667; Pio XII, Enc. Humani generis.
Carissimi A.Rita e Gianluca, proprio ieri in un mio commento, ho detto che nella Chiesa Cattolica il Vescovo Marcel Lefebvre e' un vescovo con la V. maiuscola, ed ho messo i dati della ordinazione presbiterale ed episcopale. E' stato ordinato dal Vescovo di Lilla (in Francia). A questo punto un certo Divus Thomas ha risposto che il vescovo di Lilla Achille Lienart e' un anticattolico e scomunicato in quanto iscritto nella lista di una loggia massonica, di conseguenza Mons. Lefebvre non e' stato ordinato sacerdote e vescovo perche' ordinato da uno scomunicato massone che a quel punto non poteva esercitare la successione apostolica. Mi aspetto da Voi delle precisazioni su Mons. Lienart ed anche qualche commento per non indurre in errore anche altri.
RispondiEliminaParte della lista dei presunti massoni l'ho trovata nell'art. del 12 nov. 12 Beatificazione di Paolo VI e li ho trovato il nome di Lienart, non vorrei fosse una omonimia. Potete dare spiegazioni? anche per non arrecare danni alla figura di Mons. Lefebvre. - Siamo sicuri che tutto corrisponda?
RispondiEliminaL'art. "LA ROMA VATICANA DEL CONCILIABOLO, SOTTO L'INFLUSSO DELLA MASSONERIA" dice, se tutti gli uomini di quest'elenco appartengono alla Massoneria, sono scomunicati come da diritto canonico 2338......
RispondiEliminaPrecisazione -. c'e' un "SE" che e' molto importanto e forse decisivo. Pertanto caro Divus Thomas rifletti e cerca qualcosa di piu' importante se vuoi mettere in difficolta' chi crede nella Tradizione.
Carissimo Berni,
RispondiEliminami spiace che questa osservazione di Divus ti abbia gettato nel turbamento....
In realtà la Sapienza Divina va molto al di là delle nostre riflessioni e degli attacchi del maligno alla Chiesa, altrimenti la Sposa di Cristo sarebbe deceduta da un pezzo....
Il link circa il Card. Lienart, che chiedevi è il seguente:
http://nullapossiamocontrolaverita.blogspot.it/2010/08/le-confessioni-del-del-card-lienart-sul.html
Pubblicammo questo articolo nel 2010... a parte la triste notizia in se stessa, ti invito a rileggere lo straordinario Commento Eleison in esso contenuto, che fa riflettere su quanto l'ingannevole tentativo dei nemici di Cristo, intenti a determinare l'invalidità dei Sacramenti, comprese le ordinazioni episcopali, poggi sulla condizione ESTREMAMENTE LIQUIDA ED INTANGIBILE dell'intenzione personale del celebrante, la quale quando non è più "secondo l'intenzione della Chiesa" non produce sacramenti validi.
Ma chi può conoscere l'intenzione personale di un celebrante se non Dio solo? Questo valga non solo per il discorso dell'uso dei nuovi Riti, ma anche per l'espletamento ministeriale di un ecclesiastico iscritto alla Loggia.....
Intendo dire che il Diritto Canonico, come ogni altra legge o regola della Chiesa sono sacrosanti, sono voluti di Dio per aiutare i credenti a meglio rivolgersi al loro Creatore, dando a Lui gloria ed ottenendo per sé la salvezza eterna; perciò noi siamo strettamente tenuti a seguire le leggi e le norme poste dalla Chiesa, anche a livello giuridico, ma Dio, Signore di ogni legge, è superiore alle leggi che ispira, ed è il solo che penetrando nei segreti dei cuori può decidere se applicare o no quella data legge per quel determinato singolo...
Eh sì, perchè spingersi a parlare di validità di un Sacramento significa introdursi nelle cose che competono a Dio solo, equivale ad addentrarsi nell'ambito dell'azione di Grazia procedente direttamente dall'Altissimo, stabilendo con le nostre limitatissime forze intellettive quando e se Dio abbia decretato o meno di dare la Grazia....
Io francamente non vedo come si possa fare questo....Se le condizioni per porre in dubbio la validità di un Sacramento ci sono tutte a livello umano, ciò rimane tuttavia allo stato di sospetto, e mai di certezza, poichè l'ultima parola spetta soltanto all'iniziativa divina, imperscrutabile all'uomo. E se proprio si vuole giungere a conclusioni certe, credo che il metodo empirico suggerito da Nostro Signore sia l'unico sicuro: "Dai frutti li riconoscerete."
Quali sono stati i frutti in Mons. Lefebvre? Quando era Nunzio Apostolico in Africa, ovunque andasse la gente si convertiva al Cattolicesimo a mucchi, e nascevano continuamente nuove diocesi che raccoglievano il frutto del suo apostolato. C'era un proliferare continuo di grazia, ovunque Monsignore mettesse le mani tutto fioriva meravigliosamente...(chi ha letto la biografia di Mons. Lefebvre, scritta da Mons. Tissier De Mallerais, lo sa).
Questi sono frutti di autenticità episcopale, perciò EVIDENTEMENTE la sua ordinazione episcopale fu valida. Come ciò fu possibile, essendo stata impartita da un massone? Questo lo sa Dio.
I saltimbanchi del Cirque du Soleil dovrebbero ingaggiarvi: perfino sugli specchi riusite ad arrampicarvi!
RispondiEliminaMons Lefebvre è stato consacrato vescovo da un massone, proprio quello su cui don Villa stava indagando quando fu brutalmente attaccato!
Dopo aver per decenni abbattuto le alte sfere vescovili e cardinalizie della lista Pecorelli, quando si arriva a toccare chi può essere correlato al Monsignore, le conclusioni cambiano! Che vergogna!
Ripeto quello che ho già precisato in un altro intervento: voi avvilite, con i vostri ragionamenti faziosi e cerebrotici, sia la ragione che la fede.
E' evidente che state costruendo una dottrina da setta!!!
Non stiamo costruendo proprio un bel nulla. Stiamo soltanto riflettendo tutti insieme, senza minimamente pretendere di sentenziare NULLA DI CERTO (si rilegga il mio scritto, prima di dare in escandescenze femminee) su argomenti così spinosi ed incerti. E' permesso cercare di ragionare, o dobbiamo fare domanda in carta bollata a lei, prima di poter aprire bocca?
EliminaNon le pare vero, che Monsignor Lefebvre possa essere considerato "non vescovo", eh??? Avete un tale odio alla Tradizione, voi modernisti, che vi attaccate come fanno le cozze agli scogli a qualunque discorso, anche solo ipotetico, pur di screditare la Chiesa cattolica di sempre! E poi quali conclusioni avrei cambiato io? Ho forse negato l'appartenenza di Lienart alla massoneria?? NO. Ma sarò padrona di riflettere e condividere con altri, sia pure in pubblico, i miei interni ragionamenti?
Invece sono vescovi autentici quelli che si intascano gli assegni di Kiko Arguello, per prostituire le loro diocesi al luteranesimo e al giudaismo gnostico, vero? Ma si vergogni lei, e vada ad imbrattare altre pagine web, che qui ha già ampiamente scarabbocchiato.
Non sono io che dico che il Monsignore è stato non-vescovo, con atti liturgici e di ordinazione non validi,
Eliminama siete stati voi stessi
ma tutta la teoria
che avete costruito sugli altri prelati della lista;
ed è essa stessa che vi condanna e vi sconfessa!
Riconoscetelo con onestà!
Due sono le cose: o ci fai o ci sei.
EliminaRipeto, qui si stanno avanzando IPOTESI (conosci il significato di questa parola?)e non TEORIE CERTE (COMPRENDI LA DIFFERENZA FRA "IPOTETICO" E "CERTO"?)
La "lista Pecorelli", apparsa nel settembre 1978 su “OP”, la Rivista dell'avvocato Mino Pecorelli, non è "una nostra teoria che avremmo costruito sugli altri prelati della lista", ma un documento storico e pubblico ed era tanto campata in aria, che a Pecorelli valse l'eliminazione fisica, la morte. Quindi non fare il finto tonto....
Inoltre questa lista non ci condanna e non ci sconfessa in alcun modo, perchè è stato già detto che in queste cose non si può fare di tutta l'erba un fascio, poichè i segreti dei cuori e delle intenzioni delle persone le conosce solo Dio, quindi è Lui che stabilisce di dare ad uno la sua Grazia e ad un altro invece di negargliela.
"In realtà la Sapienza Divina va molto al di là delle nostre riflessioni e degli attacchi del maligno alla Chiesa, altrimenti la Sposa di Cristo sarebbe deceduta da un pezzo...."
RispondiEliminaQuesta fiducia vale, naturalmente, solo per chi decidete voi!
E per chi dovrebbe "valere" la fiducia? Per gli eretici come Kiko Arguello?? No, dico, ma si rende conto dell'ABISSO sconfinato che corre fra quel santo vescovo cattolico apostolico romano che è stato Lefebfvre e quel giudeo-luterano di stampo gnostico che è l'imbianchino spagnolo, SERVO DELLA MASSONERIA EBRAICA, CON CUI L'ABBIAMO VISTO FAR COMBRICCOLA A NEW YORK?
EliminaLa fiducia va a chi rimane FEDELE alla santa Dottrina Cattolica, consegnata da Cristo agli Apostoli, e da Questi alla Gerarchia della Chiesa, che fino a mezzo secolo fa l'aveva custodita intatta. (Poi è arrivato l'imbianchino schitarrante... assieme all'orda conciliare modernista... e il resto è storia.)
A Berni ed a tutti coloro che si pongono questo problema (Dell' Ordinazione di Monsignor Lefebvre da parte di un presunto - e sottolineo presunto: con c'è certezza- massone grado 33)
RispondiEliminaQuesto argomento fu affrontato fra l'altro da un Vescovo sedevacantista, Sua Eccellenza Monsignor Daniel Dolan, che vive negli Stati Uniti. Questo Vescovo fu ordinato sacerdote da Monsignor Lefebvre e poi Vescovo dal Vescovo statunitense Sedevacantista (Della line Thuc: non ha mai avuto a che vedere con Monsignor Lefebvre e con la FSSPX) Monsignor PIVARUNAS (della CMRI)
L' argomento fu affrontato, dopo la consacrazione episcopale ricevuta il 30 Novembre 1993, sul periodico della CMRI (The Reign of Mary). In sostanza , Monsignor Dolan afferma che l' Ordinazione ricevuta da Monsignor Lefebvre è valida, che anche se Lienart era Massone , costui ha comunque osservato i Riti della Chiesa e quindi la Chiesa , in questi casi, considera valida l'amministrazione del sacramento. Dolan spiega che Monsignor Pivarunas decise di ordinarlo anche per porre termine a queste accuse reciproche di invalidità fra gli ambienti di coloro che seguono la linea Lefebvre e coloro che invece sono della linea Thuc
Sarebbe bene pubblicare tutto l'articolo e vedrò quindi di farlo pervenire ai Responsabili del Sito
Saluti
Molte grazie, Dario.
EliminaIn alto a SINISTRA dell'homepage trovi le nostre mail, alla voce "contatti".
Siamo arrivati ad un punto tale che dovremo fare l'albero genealogico delle ordinazioni per vedere quali sono valide o meno.
RispondiEliminaMi viene il dubbio, che di questo passo, solo gli ordinati dal card Siri ne usciranno limpidi: attualmente diversi di loro ricoprono alti incarichi.
Spero che il futuro papa possa essere uno di loro per tagliar la testa al toro!
Postilla Questo argomento fu affrontato anche da don Francesco Ricossa su Sodalitium: Monsignor Lefebvre era Vescovo Cattolico: gli stessi fondatori dell' Istituto Mater Boni Consilii (Don Francesco Ricossa compreso) sono stati ordinati da Monsignor Lefebvre.
RispondiEliminaAltro discorso è quello sulla validità o meno delle ordinazioni con il nuovo rito: c'è almeno un dubbio positivo , non fondato sulla presunzione riguardo alle intenzioni di un presunto massone, ma sul rito stesso e sul fatto che non è un rito effettivamente approvato dalla Chiesa perchè "Paolo VI" e successori non hanno l' Autorità Pontificia
In presenza di un dubbio positivo, il rito va considerato NULLO, "assolutamente nullo ed interamente vano" , come titola il suo studio don Cekada (Spiace che don Francesco Ricossa non abbia mai pubblicato su Sodalitium tale valido studio del suo confratello nel sacerdozio)
Saluti
Dolan, ordinato sacerdote da un vescovo (reso tale da un massone) scomunicato e ordinato vescovo da un altro scomunicato, ci dà spiegazioni MOLTO CREDIBILI!!!
RispondiEliminaQuando si rifiuta il Magistero, si prendono lezioni da chicchessia, purchè ci dica quello che vogliamo sentirci dire!
Ammesso che veramente, chi ha ordinato Vescovo Mons. Lefebvre, fosse un massone, mi meraviglia coloro che hanno scritto a caratteri maiuscoli, che di conseguenza Mons. Lefebvre non era Vescovo della Chiesa Cattolica.
RispondiEliminaParole ed affermazioni gravi e che non tengono conto della BEFFA che Dio ha fatto al massone che ha ordinato Mons. Lefebvre.
BEFFA che consiste, nell'aver ordinato un santo Vescovo, che da li a qualche decennio, avrebbe dato battaglia proprio a questi massoni.
E' il segno più palese che NULLA possono questi demoni incarnati. Il signor Divus, che ha scritto quella infausta ed inopportuna affermazione, non solo non ha tenuto conto dell'azione diretta di Dio, malgrado tutto, ma pare aver dimenticato come agisce Dio.
Il Miracolo Eucaristico di Lanciano, ne è una delle tante prove.
Seppur la consacrazione poteva sembrare invalida, perchè il prete NON credeva alla Transunstatazione, Dio ha fatto il Miracolo, visivo reale ed eterno.
Bene questo è valso per quelle ordinazioni che sono state fatte da massoni, i frutti si vedono dai fatti, ma non lasciamoci ingannare da questa frase, perchè i nemici i massoni hanno come al solito preso le frasi del Vangelo e le hanno rigirate come un calzino, per far dire ciò che loro vogliono e passare da veri cattolici.
Anche in questo caso la BEFFA fatta a questi massoni demoni incarnati...malgrado si sforzino a rovesciare tutto, il fedele che non è superbo sente la Voce di Dio e con Essa sa distinguere il vero dal falso.
Oggi una regola importante per sapere, chi sia il vero cattolico è colui che difende il Deposito millenario, che non accetta compromessi e parole fumose, che non corre dietro al miracolo e alla propaganda di esso, vedi medjugorie, vedi i raduni dei carismatici, vedi i neocatecumenali i focolarini quelli della sant'egidio etc .... tutte branchie e sportelli della setta dei massoni talmundisti.
Ma soprattutto oggi il vero cattolico fa nomi e cognomi dei demoni incarnati che hanno occupato cariche e mura del Sacro Palazzo.
Dio sa svelarsi alle persone sincere resta a loro accogliere i molti messaggi he Egli ci invia.
Uno di questi:
" chi veramente sta difendendo la verità di Cristo e la Sua Chiesa, sono coloro che sono trattati da appestati sono stati dileggiati, offesi calunniati scomunicati, minacciati, perchè non hanno e non accetteranno mai che i modernisti massoni luteran giudaici, impongano a tutti il concidiabolo come un concilio della Chiesa catolica, perchè è chiaro e senza ombra di dubbio che è stato voluto dai sopra citati demoni incarnati"....non è che ci voglia un gran che di intelletto per vedere ciò....
Basta saper ascoltare la Voce di Dio e i molti segnali ad Essa connessi.
Ad Anonimo del 17/11 ore 21,10.
RispondiEliminaSI, solo gli ordinati dal Card. Siri e gli altri simili a Lui ne usciranno limpidi e tra questi l'Arc. Mons. Lefebvre. Poi come ben spiegato da A.Rita solo Dio sa' e puo' mettere le mani sulle nostre teste e decidere per ognuno di noi e dare la grazia che vuole. Noi non sapremo mai cio'che decide l'Onnipotente.
Dobbiamo dar atto a Benedetto XVI di aver pescato ampiamente nella rete del card Siri per incarichi di prestigio!
EliminaUn Moraglia per futuro papa metterebbe pace nel disorientamento attuale?
A Dario,
RispondiEliminaIo non mi sono mai posto alcun dubbio e nessun problema riguardo il Santo Vescovo Mons. Lefebvre che ritengo, dopo il Conc. Vat.II, uno dei pochi Vescovi veri di Santa Romana Chiesa Cattolica ed Apostolica. Ritengo che la Sua ordinazione sia presbiterale che Episcopale sia stata regolare e canonicamente valida. Ti diro' di piu', Non frequento le chiese postconciliari, ma vado sia a Messa che per tutti i Sacramenti presso le cappelle della FSSPX e quando non posso vado alla SS.ma Trinita' ai Catinari, Chiesa elevata a parrocchia personale da B.XVI e retta dai Padri tradizionalisti della FSSP.Avevo parlato Di Mons. Lefebvre in quanto un certo Divus Thomas aveva fatto un commento su questo blog, che metteva in cattiva luce detto Monsignore e pertanto mi sono rivolto ad A.Rita con la quale da molto tempo siamo in contatto, per precisazioni.
All' anonimo del 17-11 e a quanti altri hanno travisato il mio pensiero:
RispondiEliminanon rifiuto affatto il Magistero, ma è appunto in nome del Magistero autentico della Chiesa , che evidentemente non può contraddirsi, che rifiuto (Con tutto il movimento tradizionalista, anche con la FSSPX visto che l' "accordo" contro la Fede si allontana dopo l'Omelia dell'11-11 scorso di Monsignor Fellay) il "Conciliabolo" , detto impropriamente "Concilio Vaticano II" . Pensare che le dottrine sulla libertà religiosa, sulla collegialità, sull'ecumenismo , sul dialogo interreligioso ecc provengano effettivamente dal Magistero (Che così si contraddirebbe , insegnando quanto già in precedenza condannato dallo stesso Magistero) - per non parlare della "Riforma liturgica"- è assurdo e contrario alla Fede.
Monsignor Lefebvre è stato un Vescovo della Chiesa Cattolico, un vescovo eroico che ha combattuto per la Fede. Che eventualmente sia stato ordinato e poi consacrato vescovo (Con il mandato Pontificio di Papa Pio XII) da un infiltrato massone, non cambia assolutamente nulla: Monsignor Dolan , come anche don Ricossa, hanno presentato semplicemente la posizione della Chiesa: quando un rito della stessa è esteriormente osservato, esso è intrinsecamente valido .
Quanto alle "ordinazioni" con il nuovo rito, invece c'è effettivamente un dubbio positivo sulla loro validità.Si può trovare in internet il testo : "Absolutament nul et entierement vain. Le rite de la consecration episcopale de 1968", scritto da don Antonio Cekada e datato "25 Marzo 2006, quindicesimo anniversario della scomparsa dell' Arcivescovo Lefebvre"
Io ho letto solo questo testo (Fatto molto bene) , ma don Cekada ha scritto al proposito quattro articoli oltre quello citato: 2) Why the new Bishops are not true bishops ? (2006) 3) Still null and still void (2007) 4) New Bishops, empty tabernacle . Su www.traditionall-mass.org/articles.
Berni ha scritto: (...)un certo Divus Thomas ha risposto che il vescovo di Lilla Achille Lienart e' un anticattolico e scomunicato in quanto iscritto nella lista di una loggia massonica, di conseguenza Mons. Lefebvre non e' stato ordinato sacerdote e vescovo perche' ordinato da uno scomunicato massone che a quel punto non poteva esercitare la successione apostolica. Mi aspetto da Voi delle precisazioni su Mons. Lienart ed anche qualche commento per non indurre in errore anche altri."
RispondiEliminaEbbene, ho pensato di contribuire a dare delle precisazioni che potessero dissipare i dubbi: per questo mi sono rivolto a Berni
Saluti
Una tempesta in un bicchiere...
RispondiEliminaMi meraviglia il fatto che ogni tanto, anche su questo sito, ci sia qualcuno che metta in dubbio la validità dei sacramenti cattolici quando fossero amministrati da eretici o scomunicati. E' dal tempo dei Donatisti, confutati da Sant'Agostino, che la questione è stata definita dai sommi pontefici e dai Concilii della Chiesa: basta che ci sia la forma valida, la materia e l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa. Trovo quindi giuste le osservazioni di Anna Rita, corroborate dai copiosi e innegabili frutti che Mons. Lefebvre, più di tantissimi colleghi, ha lasciato. Che il Card. Lienart fosse massone, è ampiamente risaputo; anche Mons. Lefebvre lo venne a sapere più tardi, ma non se ne preoccupò più di tanto. La sua ordinazione era sicura per due motivi: 1° perché molto difficilmente un vescovo massone ha una intenzione positiva di non attuare ciò che fa la Chiesa. Egli infatti, non è che non abbia per niente fede, ma ha una fede deviata e personale, per cui è convinto di fare il bene dell'umanità e della chiesa stessa indirizzandola su vie nuove: dunque vuole che l'episcopato continui validamente per portare la Chiesa sul nuovo binario. Punto 2°: La Chiesa, molto saggiamente, non solo per sottolineare l'unità e la collegialità episcopale, ha sempre voluto, sia in oriente come in occidente, che l'ordinazione episcopale fosse conferita da tre vescovi coconsacranti, salvo situazioni di necessità. L'azione simultanea di tre
vescovi annulla in pratica il pericolo di invalidità per difetto di intenzione di uno di essi. E' praticamente impossibile che gli altri due coconsacranti assieme a Lienart (ammesso e non concesso che ordinasse senza intenzione) fossero nella stessa situazione di nullità. Questo Lefebvre lo sapeva bene e, perciò, stava sereno.
Anche noi siamo sereni.
Chi in questo blog sostiene:
RispondiElimina1) Che io abbia detto che Mons. Lefebvre non sia vescovo
2) Che l'abbia messo in cattiva luce.
O è in mala fede o non capisce proprio nulla!!!!
IO NON HO MAI DETTO CHE MONSIGNORE NON E' VESCOVO E CHE NON E' STATO ELETTO VALIDAMENTE.
ANDATEVI A RILEGGERE I MIEI POST.
MI SEMBRA CHE SI PARLI TANTO DI VERITA' MA NESSUNO LA AMI!!!!!!!!!!!
SALUTI COMUNQUE
Rimango veramente allibito di come siano STATI mistificati i fatti e le intenzioni.
RispondiEliminaprego i gestori del blog di fare chiarezza su ciò che più volte ho spiegato, senza offendere nessuno, lo spieghero ancora una volta più chiaramente.
Il sig. Dario, sedevacantista, E' L'UNICO CHE HA PARLATO DI INVALIDITA' DELLE ORDINAZIONI cito dal post 16/11/12 ore 19:40:
"Si vuole ignorare (soprassedendo al problema) che la validità delle Ordinazioni con il nuovo rito è perlomeno dubbia.
Non si può eludere un fatto così grave. Esistono studi , pubblicati finora solo in francese ed inglese, che intendono dimostrare la radicale nullità delle ordinazioni conferite con il nuovo rito; altri, voluti da Monsignor Fellay, hanno lo scopo di dimostrare esattamente il contrario...il dubbio rimane. Inoltre, si aggiunge un altro argomento: se (Come è almeno probabile e verosimile) i "papi del Concilio" non hanno l' Autorità, il "Nuovo Rito" di ordinazione di "Vescovi" e "sacerdoti" non è approvato dalla Chiesa e quindi la sua validità è dubbia
Esiste pertanto sia un argomento estrinseco (Rito di oridinazione non realmente approvato dalla Chiesa) sia uno intrinseco (Studi , pubblicati su internet, che intendono dimostrare l'invalidità di tale rito) per dubitare di fatto se i "sacerdoti" conciliari siano validamente ordinati o meno".
Chi mette tutto in dubbio sono proprio i sedevacaintisti i sedevacantisti mitigati.
IL MIO INTERVENTO INTENDEVA PROVARE CHE LA TESI DI CASSICIACUM NON E' CERTA PERCHE' NON SI PUò PENSARE CHE PER TROVARE UN VESCOVO OD UN SACERDOTE BISOGNA RISALIRE AD OGNI SUCCESSIONE APOSTOLICA, COME PERLATRO UN ANONIMO HA GIUSTAMENTE SOTTOLINEATO, QUINDI IO VOLEVO DIRE CHE:
NONOSTANTE LIENART ERA MASSONE (OBEX) CIO' NON COMPORTA NULLA SUL FATTO CHE MONSIGNORE, CHE IO RINGRAZIO, SIA STATO VESCOVO E COME HO SCRITTO GRANDE E SANTO VESCOVO NEL POST DEL 16711/12 ORE 23:01.
Per cortesia fate luce sulla questione.