Fonte: Opportune Importune
Melloni spiega Bergoglio
Ecco descritte in poche righe le novità del personaggio. Dalla scelta suntuaria al contenuto dei suoi primi discorsi, sino al riferimento al moloch ecumenico, che Melloni si aspetta ovviamente che venga adeguatamente onorato con gesti concreti ed altrettanto eclatanti, ma senza fare il professore. Con l'esempio, magari: genuflessioni omesse all'elevazione, Comunione nella mano, abbracci indecorosi con nemmeno troppo attempate signore, omelie pronunziate a braccio, proskinesis ai galeotti e, ultima trovata, l'augusto chirografo sul gesso di una bambina infortunata.
Il personaggio ha avuto un esordio di pontificato impressionante. [...] Una sequenza travolgente: si è presentato senza nessuno dei segni del potere papale, quando ha parlato non ha nemmeno indossato la stola, ha distinto in maniera molto netta il suo eloquio dalla sua funzione liturgica di vescovo, non ha mai detto le parole Papa, Pontefice, vicario di Cristo, nessuno dei titoli che pure gli appartengono eccetto quello di vescovo di Roma.
Ha fatto una serie di cose molto dotte, e non sorprende come è giusto che sia per un padre gesuita ben formato, ma senza fare il professore, in modo piano. Cose che in tutto il mondo cristiano hanno suonato chiare: ha preso il nome di un santo non della Chiesa di Roma, scelta audace, che è l'unico santo di tutte le Chiese, un nome di santità ecumenico.
Ha fatto un atto della Chiesa antica, una citazione implicita di Cipriano. [...] Quel gesto di inchinarsi davanti al popolo, che non si era mai visto né a Roma né in nessuna diocesi. È un gesto di prepotenza teologica enorme, che dà un'idea del ministero: sei al servizio di un soggetto che ha una dignità davanti a Dio, se il popolo prega per te, Dio l'ascolta e ti benedice: se non prega, sei nei guai. Ha anche citato sant'Ignazio di Antiochia, senza dirlo, parlando della presidenza nella carità, non personale di Pietro, ma della Chiesa di Roma: anche qui non esclude la funzione del ministero, ma dice la priorità dell'essere Chiesa.
Il populismo melloniano di maniera ricorda a Bergoglio: se il popolo prega per te, Dio l'ascolta e ti benedice: se non prega, sei nei guai. Che potremmo tradurre, fuor di metafora: Se gli intellettuali secolarizzati e gli pseudoteologi progressisti ti appoggiano con articoli sulla stampa, conferenze, convegni, saggi e omelie puoi strar tranquillo; ma se non ti comporti come ci aspettiamo, sei nei guai. Anche Benedetto XVI fu nei guai, e forse è per questo che intra moenia lo davano per dimissionario già un anno prima dell'abdicazione. Lo stesso messaggio è riformulato per il successore, tant'è vero che, per dare ormai acquisita la transitorietà del Papato, Melloni butta lì questa frasetta:
Da qui al 2033 quando Bergoglio si dimetterà bisognerà trovarne un terzo.
In questi mesi è venuto fuori l’immaginario iper cattolico, è stato detto che con la rinuncia Benedetto aveva desacralizzato il papato. [...] L’ufficio non è sacro, è un ministero del vescovo di Roma a cui vengono date delle prerogative.
Mi viene in mente la lettera di don Giuseppe De Luca a Montini dopo l'elezione di Roncalli: «La Roma che tu conosci e dalla quale fosti esiliato non accenna a mutare come pareva che dovesse pur essere alla fine. Il cerchio dei vecchi avvoltoi, dopo il primo spavento, torna. Lentamente, ma torna. E torna con sete di nuovi strazi, di nuove vendette. Intorno al carum caput quel macabro cerchio si stringe. Si è ricomposto, certamente».
L'amico di Montini, forse senza pensare che i suoi scritti sarebbero un giorno stati divulgati, ricorda al futuro Paolo VI l'esilio ch'egli meritò dalla Segreteria di Stato, sotto Pio XII, a causa delle sue ben note manovre con i servizi segreti comunisti, e il tradimento consumato nei confronti della Chiesa e di Papa Pacelli. E in quelle righe rivela i timori che tutte le speranze riposte nel nuovo Pontefice potessero non trovare conferma a causa dei vecchi avvoltoi, tra i quali certamente egli annoverava il Card. Ottaviani e gli altri Cardinali e Prelati cattolici che non erano disposti a svendere la Chiesa alla mentalità del mondo, né tantomeno all'ideologia bolscevica, che pure Roncalli si rifiutò di far condannare solennemente dal Concilio, nonostante le richiesta di grandissima parte dell'Episcopato mondiale. Ci pensavano già allora: al Concilio, al rinnovamento, all'apertura, al dialogo.
Melloni fa il parallelo tra le aspettative non tradite su Giovanni XXIII e quelle riposte in Bergoglio:
Nelle cose che ha fatto finora ha dato segno di grandissima autorevolezza: non è il Papa ingenuo che non ha capito cosa sta facendo. Anche lo svolazzare degli avvoltoi che si sono alzati immediatamente intorno a lui non è detto che debbano avere molta fortuna. Certo, entra in un sistema profondissimamente malato, e in cui ci sono incrostazioni di potere fortissime. Rispetto a queste cose o fa una cosa brutale, decisiva e micidiale, ma non mi sembra appartenga al suo stile; oppure, come ha fatto papa Giovanni, cercherà di smontarlo poco per volta. Di assorbirne le resistenze: questo sarà il suo problema e il suo compito nei prossimi tempi.
Il curriculum tratteggiato da Melloni in poche parole rende Bergoglio degno di tutto il suo rispetto.
Viene da un'esperienza a Buenos Aires di pastorale di strada, di vero lavoro pastorale di vitalizzazione delle parrocchie. E non meraviglierebbe se si dedicasse per davvero a questo a Roma. Poi ha delle scelte da fare: confermare o meno i capi dicastero, il segretario di Stato.
Sono scelte importantissime, ne può sbagliare un po', ma non tutte. Se non riesce a dare un segno di ricambio, energico, non sarà facile per lui cavarsela.
Ecco dunque la lista dei compiti:
La cosa che dovrà decidere è se fare o meno qualcosa che riguarda la collegialità. Riguarda lui come tutti i papi dopo Paolo VI. Deve decidere se vuole essere un altro della lista ormai lunghina, il quinto di quelli che non la fanno o il primo di quelli che la fanno.
Cosa ci si apetta da Bergoglio?
Un organo nuovo, di curia, per un ruolo di comunione. Lo può chiamare senato di comunione, collegio dei capi delle Chiese, Sinodo straordinario a cadenza periodica, segreteria del Sinodo straordinario... O fa un organo nuovo o lo ricava da qualcosa di esistente. Questa è una cosa di cui deve dotarsi.
Scrivevamo:
Va da sé che, in questa nuova visione della Chiesa, il Primato - non risiedendo più nella sola persona del Pontefice Romano - può ed anzi deve essere esercitato da un organo collegiale, quale potrebbe essere in futuro il Sacro Collegio, oppure una forma inizialmente diarchica (un Papa regnante ed uno emerito, ad esempio) e poi oligarchica (più Papi con specifiche mansioni: uno che si occupa della Pastorale, uno delle Canonizzazioni, uno dei Viaggi Apostolici, uno dell'amministrazione ecc.).Le nostre parole, ancorché profferite da un indegnissimo ecclesiastico non insignito di alcuna autorità, sembrano ora trovar conferma nei vaneggiamenti di Melloni.
Si comprende che, nella sostanza, l'intenzione è quella di rimuovere la figura del Pontefice depotenziandola, visto che di fatto si affiderebbero ai Papi le mansioni dei Prefetti di Dicastero.
Laddove questa sciagurata eventualità dovesse realizzarsi, non vi è dubbio che si verrebbe a creare una controchiesa che nulla ha a che vedere con la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, e che questo sinedrio infeudato in Roma non avrebbe titolo per dirsi la prosecutore della divina missione affidata da Cristo alla Sua Chiesa.
E deve decidere se il segretario di Stato deve andare avanti così, continuare a essere un piccolo Papa che fa le cose da solo o no.
Poi, tanto per dare il colpo di grazia, ecco prospettare come inevitabile un nuovo concilio: il dubbio sta solo nel luogo in cui convocarlo, non nell'opportunità di convocarlo o meno:
Non so se Papa Francesco sarà quello che convoca il Lateranense VI, che mi piacerebbe di più del Vaticano III. La sua cattedra è il Laterano, potrebbe andare ad abitare lì. E non mi meraviglierebbe se abbandonasse l'ultimo pezzo del potere temporale che è il Palazzo apostolico. Quello che diceva Martini nel '99 è vero: ci sono questioni che vanno al di là del semplice atto dì governo.
Va da sé che i farneticamenti di Melloni sono sono frutto esclusivo della sua megalomania né del suo settarismo: se Vita pastorale ha pubblicato con enfasi questa intervista, lo ha fatto per assegnare ai suoi lettori - principalmente ecclesiastici - i compiti a casa: predicare dai pulpiti alle masse indotte, catechizzare il popolo, identificare i refrattari, istruire la manovalanza della setta conciliare, e soprattutto dare parvenza di un riscontro popolare alla congiura dei Novatori, sì che i Geronti possano spacciare le loro manovre come un gesto di amorevole sollecitudine nei confronti di una richiesta che viene dal basso, dalla base.
C'è da augurarsi nondimeno che, dinanzi allo spiegamento di forze dell'inimica vis progressista, qualche Prelato alzi la voce, che chieda e pretenda che Bergoglio la smetta di giocare al tribuno della plebe e che la sua zelantissima claque sia zittita. Se ne sono viste di tutti i colori durante il Pontificato di Giovanni Paolo II e in parte anche dopo; non vorremmo vedere riproposti, in peggio, quegli infaustissimi giorni. Di nani e ballerine ne abbiamo già sopportati sin troppi: il Circo Conciliare ha stufato.
Infatti dimostra in modo i-n-e-q-u-i-v-o-c-a-b-i-l-e che non è papa, e nemmeno si sente tale!
RispondiEliminaAlmeno in questo è coerente...
Però,però se lo dicesse anche chiaro a tutti vi sarebbero meno ecclesiastici e laici cattolici che lo guardano con "ammirazione".
"Signori e signore cattolici, sono stato eletto da una congrega di cardinali che credono più o meno. Ho accettato per rinnovare la Chiesa a mio modo di vedere, ma non crediate che segua i rituali papali di sempre perchè ora, con la nuova chiesa democratica episcopale sono solo il,vescovo di Roma e non mi sogno di fare il papa.
Basta papi ! La revoluciòn es iniziada en la iglesia tambièn!
Evviva el spirito revolucionario de la povertad cultural ed economica. Todos hermanos:laicistas, judios,luteranos, islamicos, budistas,animistas e todos de la humanitàd intera! ".
Credo comunque che Fidel Castro non sarebbe d'accordo come non lo fu nel cambio della messa e delle funzioni; lo esternò persino a Ratzinger , il quale prontamente gli disse che i tempi erano cambiati...Ahhh, così espresse in modo chiaro come ora il "magistero" degli pseudopapi reinterpreta la Tradizione.
OGNUNO A SUO MODO, OVVIAMENTE!
Woityla a modo suo, Ratzinger a suo, Bergoglio pure a suo modo.
Allegria !
Carnevalalte tutto l'anno e per gli anni a venire!