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domenica 30 marzo 2014

"IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" di Don Félix Sardà y Salvany, (Capitolo 35°)...

Continuiamo la publicazione del  LIBRO "IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" DI Don Félix Sardà y Salvany. 
«La parte dottrinale di cotesto libro, la quale riguarda il liberalismo, è eccellente, conforme ai documenti di Pio IX e di Leone XIII, e giudicata dalla Sacra Congregazione dell'Indice dottrina sana.» La Civiltà Cattolica, anno XXXIX, vol. IX della serie XIII, Roma 1888, pag. 346. 
 
 http://www.seldelaterre.fr/I-Grande-12040-le-liberalisme-est-un-peche-nouvelle-edition.net.jpg
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Cap. 35: quali sono i buoni, e quali i cattivi giornali; che bisogna pensare del bene che si trova nei cattivi e del male che si trova nei buoni.

Dato , da una parte, che la corrente (opinione), buona o malvagia, che approva o condanna una cosa, deve servire al semplice fedele da criterio ordinario e familiare di verità, per tenersi almeno in sospetto e in guardia; essendo dato, d'altra parte, che i giornali sono i migliori mezzi per discernere questa corrente, e che bisogna, di conseguenza, ricorrere ad essi in più di un'occasione, si pone qui la questione: quali devono essere per un cattolico oggigiorno i giornali che meritano da parte sua una vera fiducia ? O meglio: quali sono i giornali che devono ispirargli molta poca fiducia e quelli che, allo stesso, non ne devono ispirare alcuna ?
In primo luogo, è chiaro ( per se patet) che i giornali che si onorano (o meglio si disonorano) di dichiararsi  liberali e di considerarsi come tali non devono ispirarci alcuna fiducia. Come fidarsi di loro ? Essi sono precisamente i nemici contro i quali dobbiamo tenerci costantemente in guardia, contro i quali noi dobbiamo costantemente guerreggiare. Questo punto dunque è fuori da ogni discussione. Tutto ciò che ai nostri giorni, si conferisce il titolo di liberale lo è certamente, e di conseguenza è  nemico dichiarato, nostro e  della Chiesa di Dio.
Non bisogna dunque tenere in alcun conto le sue raccomandazioni o la sua approvazione, se non fosse per giudicare con sospetto tutto ciò che in tema di religione egli approvi o raccomandi.
C'è ancora una classe di giornali, meno pronti a smascherarsi e a pronunciarsi, che ama vivere nell'ambiguità, per restare nei colori indefiniti e nelle tinte indefinibili. Sempre questi giornali si proclamano cattolici e al momento sembrano detestare e    abominare il liberalismo, almeno a credere alle loro parole.
 I buoni giornali che ne fanno parte sono generalmente conosciuti per cattolici liberali. Da questa classe di giornali occorre distaccarsi più ancora e non lasciarsi assolutamente abbindolare dalle loro falsità e dal loro pietismo.
E’ certo che, in tutti i casi difficili, la tendenza liberale prevarrà in loro sulla tendenza cattolica, così fraternamente che tutte due si proporranno di convivere. Questo fatto si è visto sempre e logicamente si produrrà sempre.
La corrente liberale è più facile da seguire, è composta da molti proseliti ed è più attraente per l'amor proprio.
La corrente cattolica è più difficile in apparenza, ha meno partigiani amici, esige che si navighi continuamente contro l'impulso naturale perverso delle idee e delle passioni.
Nei cuori incerti e vacillanti come quelli dei liberali, è veramente semplice che questa corrente cattolica soccomba e che la corrente liberale prevalga. Non è assolutamente possibile dunque, in questi casi difficili, fidarsi della stampa cattolica liberale. In più, la corrente cattolica presenta l’ inconveniente che i suoi giudizi non servono  quanto quelli della stampa liberale per formulare la prova contraddittoria, per la ragione molto semplice che il giudizio dei liberali non è mai assoluto e radicale, ma per l'ordinario "opportunista".

La buona stampa è la stampa è integralmente buona, cioè quella che difende il bene nei suoi buoni principi nelle sue buone applicazioni; la stampa più opposta a qualsiasi male riconosciuto in quanto tale, opposita per diametrum, come disse Sant'Ignazio nel libro d'oro dei suoi Esercizi; la stampa che si tiene sulla frontiera opposta a quella dell'errore che guarda sempre il suo nemico in faccia; non quella che bivacca a seconda delle occasioni con i liberali e che non si oppone che a certe determinate loro evoluzioni; quella che è totalmente ostile al male, anche nel bene che per caso può accompagnarlo qualche volta.
Noi faremo qui un'osservazione con lo scopo di spiegare questa nostra ultima frase che parrà troppo ardita a un gran numero di persone.
I cattivi giornali possono talvolta contenere qualcosa di buono. Che bisogna pensare di questo bene che racchiudono qualche volta i cattivi giornali ?
Bisogna pensare che questo bene non impedisce loro d'essere malvagi se la loro dottrina o natura intrinseca è malvagia.
Nella maggior parte dei casi, questo bene è un artificio satanico per raccomandare un giornale o almeno nascondere ciò che contiene in stesso di essenzialmente malvagio.
Qualche qualità accidentalmente buona non toglie a un essere malvagio la sua natura malvagia. Un assassino e un ladro non sono buoni perché un bel giorno recitano un’ Avemaria o fanno l'elemosina a un povero. Essi sono malvagi, malgrado le loro opere buone, perché l'insieme essenziale dei loro atti è malvagio così come le loro tendenze abituali. E se essi si servono del bene che  fanno per accreditare la loro malizia, ne risulta che, perfino ciò che In sé è ordinariamente buono, diventa malvagio per il fine che essi si propongono.
Al contrario, accade qualche volta che dei buoni giornali cadano in questo o quell’errore di dottrina, o in qualche eccesso di passione, e fanno allora qualche cosa che non si può effettivamente approvare. Occorre a causa di ciò dichiararli malvagi, e riprovarli come tali ?

No, per una ragione inversa benché analoga. Il male in loro è accidentale, e il bene costituisce la loro sostanza il loro stato ordinario. Uno o molti peccati non rendono un uomo malvagio soprattutto se egli si oppone a essi  per pentirsi ed emendarsi. È malvagio solo colui che ha piena conoscenza di causa, che lo è abitualmente e vuole esserlo.
I giornalisti cattolici non sono degli angeli, ma degli uomini fragili e poveri peccatori. Voler dunque che li si condanni per questo quell'errore, per questo o quell’impeto di passione o eccesso, significa avere del bene della virtù un'opinione farisaica e giansenista in disaccordo con tutti principi di sana morale. Se occorresse giudicare in questa maniera, quale istituzione sarebbe buona e degna di stima nella Chiesa di Dio?  
Riassumendo: vi sono buoni e cattivi giornali; tra quest'ultimi, occorre classificare quelli la cui dottrina è ambigua e mal definita. Ciò che è malvagio non diviene buono perché si trovi in lui qualche bene, e ciò che è buono non diviene malvagio a causa di qualche difetto e perfino di qualche peccato da cui sia affetto.
Il buon cattolico che, secondo questi principi, giudicherà e agirà lealmente si ingannerà molto raramente.

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