lunedì 17 marzo 2014
SAN PIER DAMIANI: "Ed è ben giusto che coloro che, contro la legge di natura e contro l’ordine dell’umana ragione, consegnano ai demoni la loro carne per godere di rapporti così schifosi, condividano con i demoni la cella della loro preghiera".
SAN PIER DAMIANI E L’OMOSESSUALITA’ COME IL PEGGIORE DEI VIZI
di don Marcello Stanzione
Pier Damiani, Vescovo, Cardinale, monaco
e infine Dottore della Chiesa fu uno degli intellettuali di spicco del
secolo XI e uno dei maggiori antesignani della Riforma Gregoriana.
Nacque a Ravenna nel 1007 in una famiglia numerosa e rimase orfano in
tenera età. Lo allevò la sorella Roselinda e lo adottò come figlio il
fratello maggiore, Damiano, motivo per cui venne chiamato Pier Damiani.
Egli sentiva profondamente la mancanza
del padre e della madre tanto che, secondo quanto si racconta, mentre
era ancora fanciullo e molto povero, quando trovava una moneta, anziché
tenersela, la dava a un sacerdote, affinché celebrasse una Santa Messa
per i propri genitori defunti. Rivelò ben presto un’intelligenza
straordinaria e il fratello maggiore, che era arciprete di Ravenna, si
adoperò per fornirgli i mezzi per studiare prima a Faenza e poi a Parma.
Divenuto docente dell’Università di Parma, accadde a Pier Damiani un
fatto determinante per la sua vita: mentre stava a pranzo, gli si
avvicinò un povero; egli, non volendo essere disturbato lo pregò di
andarsene, cosa che il povero umilmente fece. Il fatto ebbe in Pier
Damiani ripercussioni interiori tali da non lasciargli più pace.
Lui che era stato povero e che ora stava
sempre con la testa sui libri dimenticando la miseria dei fratelli,
veniva raggiunto da Dio che gli apriva gli occhi proprio attraverso un
povero che chiedeva l’elemosina. Entrò nella comunità degli eremiti, i
Camaldolesi, fondati da San Romualdo a Fonte Avellana in Umbria. Qui
divenne presto Priore del rinomato Monastero e redattore della Regola
del suo Ordine religioso. In un suo scritto in poetici versi celebrò
l’elogio della vita eremitica lasciandoci pagine letterarie che
costituiscono ancora oggi uno dei capolavori della letteratura religiosa
medioevale. Era uno studioso instancabile; passava le notti a leggere e
scrivere, tanto che le lunghe veglie e lo studio continuo gli avevano
procurato fortissimi dolori di testa. Pier Damiani prima di ogni altra
cosa fu un Santo Monaco, maestro di vita religiosa nonché eremitica,
padre di una nuova Regola concernente i comportamenti da tenere durante
l’eremitaggio, denominata di “San Colombano”.
Per lui il monastero rappresentò un
momento di preparazione all’eremo, al quale secondo Pier Damiani tutti i
monaci avrebbero dovuto aspirare, in quanto forma di vita consacrata
contrassegnata da una grande spiritualità. Il suo desiderio è sempre
stato quello della preghiera continua, ossia rimanere costantemente in
conversazione con il Signore meditando la sua Parola in una atmosfera di
assoluta solitudine.
Poiché però la Chiesa era minacciata e
divisa dovette lasciare il silenzio per dare il suo contributo alla
riforma della Chiesa, lacerata dalle eresie, dalla simonia, ossia la
compravendita delle cariche ecclesiastiche, e dal generale
affievolimento del fervore evangelico. La sua eccezionale personalità lo
portò ben presto a divenire consigliere di Papi e di Imperatori.
Nominato prima Vescovo di Ostia e poi Cardinale, dopo aver lasciato il
silenzio della cella monastica si stabilì definitivamente a Roma.
Nella Città Eterna fu per anni a fianco
di ben sei Papi come “commesso viaggiatore della pace”, e in particolare
lavorò per organizzare la riforma della Chiesa al fianco di Ildebrando
di Soana, Abate Benedettino di San Paolo fuori le Mura e futuro Papa col
nome di Gregorio VII. Dal Papa ricevette diversi incarichi, tra i quali
quello di Delegato Pontificio in Germania, in Francia e nell’Italia
settentrionale. Visitò numerose abbazie, diocesi e comunità cristiane
dando consigli e sostenendo l’opera riformatrice. Tra i vari compiti
affidatigli dal Papa vi fu anche quello di impedire il divorzio
dell’Imperatore di Germania, Enrico IV. Trovò la morte il 22 febbraio
1072 a Faenza mentre tornava dall’ennesima missione di pace nella sua
città natale, Ravenna, divisa dai sostenitori di un antipapa. Forse per
questo il grande Poeta Dante Alighieri lo ha collocato nel Paradiso tra
gli spiriti contemplativi facendogli narrare un brevissimo episodio
riguardante la sua preferenza per i cibi frugali e la predilezione per
la vita dedita alla preghiera.
Durante tutto il Medioevo, ossia nel
periodo di formazione della civiltà cristiana occidentale, la Chiesa non
ha mai smesso di promuovere la virtù della temperanza e di rinnovare la
condanna del vizio contro natura; in tal modo riuscì a ridurlo ad un
fenomeno rarissimo e marginale.
Fra i Santi che combatterono il vizio
omosessuale nel Medioevo, uno dei più grandi fu proprio San Pier
Damiani, Dottore della Chiesa, riformatore dell’ordine benedettino e
sommo scrittore e predicatore. Nel suo Liber Gomorrhanus, scritto
verso il 1051 per Papa san Leone IX, egli denuncia con grande vigore la
rovina spirituale alla quale si condanna chi pratica tale vizio. “Si
va diffondendo dalle nostre parti un vizio così gravemente nefasto e
ignominioso, che se non vi si opporrà al più presto uno zelante
intervento punitore, di certo la spada dell’ira divina infierirà
enormemente annientando molti. (…) Questa turpitudine viene giustamente
considerato il peggiore fra i crimini, poiché sta scritto che
l’onnipotente Iddio l’ebbe in odio sempre ed allo stesso modo, tanto che
mentre per gli altri vizi stabilì dei freni mediante il precetto
legale, questo vizio volle condannarlo, con la punizione della più
rigorosa vendetta. Non si può nascondere infatti che Egli distrusse le
due famigerate città di Sodoma e Gomorra, e tutte le zone confinanti,
inviando dal cielo la ,pioggia di fuoco e zolfo (…)
Ed è ben giusto che coloro che,
contro la legge di natura e contro l’ordine dell’umana ragione,
consegnano ai demoni la loro carne per godere di rapporti così schifosi,
condividano con i demoni la cella della loro preghiera. Poiché infatti
l’umana natura resiste profondamente a questi mali, aborrendo la
mancanza del sesso opposto, e più chiaro della luce del sole che essa
non gusterebbe mai di cose tanto perverse ed estranee se i sodomiti,
divenuti quasi vasi d’ira destinati alla rovina, non fossero totalmente
posseduti dallo spirito d’iniquità; e difatti questo spirito, dal
momento in cui s’impadronisce di loro, ne riempie gli animi così
gravemente di tutta la sua infernale malvagità, che essi bramano a bocca
spalancata non ciò che viene sollecitato dal naturale appetito carnale,
ma solo ciò che egli propone loro nella sua diabolica sollecitudine.
Quando dunque il meschino si slancia in questo peccato d’impurità con
un altro maschio, non lo fa per il naturale stimolo della carne, ma solo
lo fa per il naturale impulso. (…)
Questo vizio non va affatto
considerato come un vizio ordinario, perché supera per gravità tutti gli
altri vizi. Esso infatti uccide il corpo, rovina l’anima, contamina la
carne, estingue la luce dell’intelletto, scaccia lo Spirito Santo dal
tempio dell’anima, vi introduce il demonio istigatore della lussuria,
induce nell’errore, svelle in radice la verità dalla mente ingannata,
prepara insidie al viatore, lo getta in un abisso, ve lo chiude per non
farlo più uscire, gli apre l’Inferno, gli serra la porta del Paradiso,
lo trasforma da cittadino della celeste Gerusalemme in erede
dell’infernale Babilonia, da stella del cielo in paglia destinata al
fuoco eterno, lo separa dalla comunione della Chiesa e lo getta nel
vorace e ribollente fuoco infernale. Questo vizio si
sforza di scardinare le mura della Patria celeste e di riparare quella
della combusta e rediviva Sodoma. Esso infatti viola l’austerità,
estingue il pudore, schiavizza la castità, uccide l’irrecuperabile
verginità col pugnale di un impuro contagio, insozza tutto, macchia
tutto, contamina tutto, e per quanto può non permette che sopravviva
nulla di puro, di casto, di estraneo al sudiciume. (…)”. “
Questa pestilenziale tirannia di
Sodoma rende gli uomini turpi e spinge all’odio verso Dio; trama turpi
guerre contro Dio; schiaccia i suoi schiavi sotto il peso dello spirito
d’iniquità, recide il loro legame con gli angeli,
sottrae l’infelice anima alla sua nobiltà sottomettendola al giogo del
proprio dominio. Essa priva i suoi schiavi delle armi della virtù e li
espone ad essere trapassati dalle saette di tutti i vizi. Essa li fa
umiliare nella Chiesa, li fa condannare dalla giustizia, li contamina
nel segreto, li rende ipocriti in pubblico, ne rode la coscienza come un
verme, ne brucia le carni come un fuoco. (…) Questa peste scuote il
fondamento della fede, snerva la forza della speranza, dissipa il
vincolo della carità, elimina la giustizia, scalza la fortezza, sottrae
la temperanza, smorza l’acume della prudenza; e una volta che ha espulso
ogni cuneo delle virtù dalla curia del cuore umano, vi intromette ogni
barbarie di vizi. (…) Non appena dunque uno cade in quest’abisso di
estrema rovina, egli viene esiliato dalla Patria celeste, separato dal
Corpo di Cristo, confutato dall’autorità della Chiesa universale,
condannato dal giudizio dei santi Padri, disprezzato dagli uomini e
respinto dalla comunione dei Santi. (…) Imparino dunque questi
sciagurati a reprimere una così detestabile peste del vizio, a domare
virilmente l’insidiosa lascivia della libidine, a trattenere i
fastidiosi incentivi della carne, a temere visceralmente il terribile
giudizio del divino rigore, tenendo sempre presente alla memoria quella
minacciosa sentenza dell’Apostolo (Paolo)
che esclama: “è terribile cadere nelle mani del Dio vivente” (Heb 10).
(…) Come dice Mosè “Se c’è qualcuno che sta dalla parte di Dio, si
unisca a me!” (Es. 32). Se cioè qualcuno si riconosce come soldato di
Dio, si accinga con fervore a confondere questo vizio, non trascuri di
annientarlo con tutte le sue forze; e dovunque lo si sarà scoperto, si
scagli contro di esso per trapassarlo ed eliminarlo con la acutissime
frecce della parola” (San Pier Damiani O.S.B., Liber Gomorrhanus, in Patrologia Latina, vol. 145, coll. 159-190).
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La lingua batte dove il dente duole?
RispondiEliminaQuando si usa Dio come una una clava per colpire così violentemente il prossimo (leggi persone omosessuali) si è già tradito il suo messaggio e si è fuori dalla sua grazia
RispondiEliminaA proposito: lo sapete che che potete pubblicare i vostri messaggi di odio grazie ad un omosessuale?