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sabato 8 marzo 2014

RESOCONTO DELLA CONFERENZA SU MONSIGNOR BENIGNI, Pietro Ferrari, CON TUTTI I VIDEO, relatore Don Francesco Ricossa....


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“Se fossi per virtù ciò che sono in filosofìa non avrei timore di essere giudicato, ma mi affido alla divina misericordia…vita boiaccia!”. Questa, la chiosa di una lettera di Mons. Umberto Benigni ad un suo amico sacerdote di Perugia. Personaggio notevole Umberto Benigni, nato a Perugia nel 1862, tratteggiato con grande precisione da Don Francesco Ricossa sabato 1 Marzo a Roma, uomo d’altri tempi si direbbe oggi, un energumeno dell’ortodossìa, lucido e caustico, poliedrico e risoluto. San Pio X ebbe un braccio destro nella battaglia contro il modernismo, “sintesi di tutte le eresìe”, nemico interno da stanare nella consapevolezza che gli errori si combattono sì con la teoria, ma anche con la “pratica”. Un nemico insidioso, spergiuro e irriducibile, fortemente determinato ad infiltrarsi nelle viscere della Chiesa, va combattuto con gli uomini giusti. Come sacerdote, Umberto Benigni ebbe chiara la Misso della Chiesa, come fattore della civiltà cristiana da edificare, riedificare e difendere ma sempre con realismo. Il realismo di Mons. Umberto Benigni, contro l’utopismo del suo allievo sbandato Buonaiuti, che stava per lasciare il seminario quando gli disse con durezza: “La storia umana è un conato di vomito che si cura con la Inquisizione”. Peccato che Buonaiuti, il capo dei modernisti, invece pensò di terminare il seminario. Mons. “Maligni” per i suoi avversari, era da loro stimato e temuto perché come professore usava rigore negli studi ecclesiastici, senza sconti, senza voler edulcorare o simulare scomode realtà piegandole alla pur sacrosanta battaglia. Come storico, Mons. Benigni ci lascia la sua monumentale Storia Sociale della Chiesa, autentico ed insuperato capolavoro (incompleto perché il Signore lo chiamò prima che finisse a scriverlo) sulla influenza economica, sociale e culturale della Chiesa dai suoi albori fino al XVI Secolo. Lo Storico inaugurò la prima Rivista di Sociologìa e Storia Cattolica. I suoi avversari speravano potesse intrupparsi con loro, nella puerile speranza che un rigoroso professore pronto alla revisione storica come metodo di sfida per la Verità, fosse disposto come loro a sostenere anche una revisione della fede stessa. Sacerdote, Professore ma anche Giornalista, Mons. Umberto Benigni organizzò e diresse giornali come L’Eco d’Italia e La Voce della Verità, solidissimi in dottrina ma con pochi lettori. La Santa Sede finanziava la buona stampa ma occorreva raggiungere platee più vaste, quelle che raggiungevano i giornali “catto-liberali” e così il Giornalista inventò agenzie stampa come La Corrispondenza di Roma, la prima Sala Stampa Vaticana così da dare direttamente ai primi “vaticanisti” sia le informazioni della Segreteria di Stato che quelle estere, tramite i suoi collaboratori sparsi ovunque. Le idee del cattolicesimo intransigente iniziarono così a diffondersi influenzando svariati ambienti. Anche con Benedetto XV fondò l’agenzìa Fede e Ragione. Mons. Umberto Benigni è stato uno dei massimi esperti studiosi di giudaismo e massoneria, contribuendo a viso aperto e con grande conoscenza a smascherarne i piani anticattolici, non solo come studioso ma anche come uomo d’azione: infiltrando i suoi agenti nelle logge, anche quelle teosofiche. La Pascendi Domenici Gregis (  ) di San Pio X del 1907 fu magnifico ed ancora attualissimo strumento dottrinale contro il modernismo, al quale seguì un necessario strumento pratico: il Sodalitium Pianum sorto più o meno contemporaneamente (consultabile su:  http://www.casasanpiox.it/visualizza_docs.asp?id=65  ). Il Sodalitium Pianum fu un “servizio informazioni” voluto da Papa Sarto, uno strumento segreto di “controspionaggio” a servizio dello Stato Vaticano. Mons. Umberto Benigni diresse il Sodalitium Pianum dopo che il Papa e Merry del Val, tramite l’inconsapevole Gasparri che poi fu allontanato per lasciargli via libera, lo fecero entrare in Curia. Gasparri si oppose alla beatificazione di Pio X proprio perché Papa Sarto aveva favorito il cattolicesimo integrale di Monsignore e il progetto del Sodalitium Pianum. Se il modernismo era segreto alle autorità vaticane, perché si nascondeva come filiera internazionale, occorreva una struttura che operasse con le medesime modalità per poterlo combattere: fu così che Monsignore scoprì Ernesto Buonaiuti e Roncalli, trovando documenti inequivocabili. Emblematico il caso di don Primo Vannutelli, amico e riferimento di G.B. Montini, che ebbe a scrivere di non aver mai avuto la fede ma di voler rimanere “dentro” la Chiesa per influenzarla.
Purtroppo molti eretici scoperti, godevano di protezioni ai piani più alti, come avvenne anche negli Anni Cinquanta quando l’opera contro il neo-modernismo di Pio XII, veniva disinnescata: i settarii infatti non si facevano problemi a prestare il Giuramento Antimodernista, come autentici marrani indifferenti all’ Ottavo Comandamento. Dopo la morte di San Pio X il Sodalitium Pianum proseguì fino a quando i nemici modernisti, con un colpo basso e calunnioso, ne prepararono lo scioglimento nel 1921. I tedeschi dopo una soffiata, perquisirono l’archivio di un avvocato belga accusato dai modernisti di essere una spia assieme a Mons Benigni. La debolezza operativa di Benedetto XV, nonostante Mons. Benigni esibì le referenze di Papa Sarto che dimostravano come il Sodalitium Pianum fosse “segreto” agli avversari ma non al Papa, decretò lo scioglimento del Sodalitium Pianum. Pio XII riabilitò Mons. Umberto Benigni, la “spìa”, proprio perché l’opera del Sodalitium Pianum si dimostrò rilevante ai fini della beatificazione di Pio X, con buona pace del Cardinal Gasparri. Monsignore comunque durante il Fascismo, continuò a lottare contro i nemici criptati della “setta verde”, della “internazionale bianca”, del “vitello d’oro”, della “mano nera” e del “lupo rosso”. Critico del “fascismo-movimento”, pensò di fare col Regime quello che il Regime voleva fare con la Chiesa: usarlo ed in parte vi riuscì in chiave anti-massonica, anti-democristiana ed anti-comunista. Morì nel 1934 e al suo funerale presenziarono solo due sacerdoti, tanto aveva messo in apprensione il clero con la sua attività. Quel clero che lentamente si apriva all’apostasìa e al compromesso con il Mondo.

Figura unica nel suo genere, Mons Umberto Benigni seppe essere erudito professore, storico, sociologo, sacerdote, giornalista e agente segreto al servizio della Sposa di Cristo, in obbedienza al Vicario. Un personaggio troppo importante, per essere oggi ricordato ed onorato come meriterebbe, perché potrebbe diventare un esempio pericoloso per i nipotini dei suoi nemici. Se ne facciano una ragione però, l’esempio rimane. Vita boiaccia!
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Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza

Omaggio a Mons. Umberto Benigni – Aggiornamenti

Sono disponibili tutti i tre filmati della conferenza tenutasi a Roma il 1 Marzo 2014 : “Mons. Benigni con San Pio X contro il modernismo” (relatore: Don Francesco Ricossa).



Terza parte: http://it.gloria.tv/?media=579121

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Mons. Umberto Benigni (scheda pubblicata sul n. 61 della rivista Sodalitium)
Il cattolico integrale per antonomasia fu monsignor Umberto Benigni. Nacque a Perugia nel 1862, fu ordinato sacerdote nel 1884 e subito dopo iniziò la collaborazione ad alcuni giornali cattolici locali. Nel 1892, dopo la promulgazione della Rerum Novarum, insieme a don Cerruti, promotore delle Casse Rurali, fondò la prima rivista cattolica sociale d’Italia, Rassegna Sociale e divenne caporedattore de L’Eco d’Italia di Genova. Nel 1895 si trasferì a Roma, dove per dieci anni si occupò di storia ecclesiastica, prima come addetto alla Biblioteca Vaticana e poi come professore al Seminario Romano.
Dal 1900 al 1903 fu anche direttore del quotidiano intransigente La Voce della Verità. Dal 1902 curò la pubblicazione della Miscellanea di storia e cultura ecclesiastica, primo periodico italiano consacrato alla storia ecclesiastica, che uscirà sino al 1907. E’ possibile che gli studi pubblicati sulla Miscellanea siano stati alla base della sua monumentale Storia Sociale della Chiesa, in sette volumi, che si interrompe purtroppo al XI secolo. Nel 1904, dopo l’elezione di Pio X, per don Umberto si aprirono le porte dei vertici della Curia vaticana: divenne infatti Sottosegretario degli Affari ecclesiastici straordinari, ritrovandosi ad assumere la quinta carica d¹importanza all¹interno della Segreteria di Stato.
Si deve al genio di Benigni la paternità della sala stampa vaticana. Per invogliare i quotidiani laici (“indipendenti”) a occuparsi correttamente delle vicende ecclesiastiche, Benigni pensò di ingraziarsi una parte di giornalisti (che oggi chiamiamo “vaticanisti”), riunendoli quotidianamente (ecco la “sala stampa”) e fornendo loro esaurienti (e ben impostate) informazioni, che il giorno seguente venivano poi pubblicate su tutti i giornali.
La strategia risultò efficace per preparare sulla stampa laica il terreno alla pubblicazione dell¹enciclica Pascendi e per neutralizzare, almeno in parte, le successive campagne denigratorie della fazione modernista. Nacque così l’agenzia di stampa Corrispondenza di Roma (il n. 1 uscì il 23/5/1907, il 1282° e ultimo numero il 31/12/1912), che ebbe presto un’edizione francese, Corrispondance de Rome (dall’ottobre 1907). Bollettino “né ufficiale né ufficioso”, rifletteva gli orientamenti della Segreteria di Stato e non tardò a suscitare grandi polemiche negli ambienti cattolici e in quelli politici, come le aspre reazioni del governo massonico della III Repubblica francese.
Dal 1910 al 1912 un settimanale in lingua francese, Cahiers contemporaines, riportava gli articoli più importanti della Corrispondenza. Nel 1912, pochi mesi prima della chiusura della Corrispondenza, mons. Benigni aprì una seconda agenzia d¹informazioni, l’A.I.R. (‘Agenzia Internazionale Roma’), col bollettino quotidiano Rome et le monde e il settimanale Quaderni romani, che usciva anche in edizione francese. Le notevoli capacità organizzative di mons. Benigni diedero vita ad altri organi di stampa, come il Borromeus, per i componenti romani del SP, e il Paulus, indirizzato agli amici giornalisti.
All’estero SP disponeva di alcune pubblicazioni come La Vigie in Francia, la Correspondance Catholique nel Belgio, la Mys Katolycka in Polonia. Inoltre Benigni era in stretta collaborazione con altre riviste antimoderniste indipendenti da SP, come La Riscossa dei fratelli Scotton e La Critique du liberalisme del sacerdote Barbier, in Francia. Per dedicarsi maggiormente e più liberamente all’opera intrapresa, don Benigni lasciò l¹incarico agli Affari ecclesiastici, sostituito da mons. Eugenio Pacelli, futuro Pio XII, che nel processo per la canonizzazione di Pio X rimase indifferente alle pressioni di coloro che dipinsero Benigni come l¹anima nera di Papa Sarto per impedire che il Pontefice fosse elevato agli altari. Nel 1911 san Pio X creò per don Umberto un’ottava carica di Protonotario Apostolico Partecipante, il più alto titolo prelatizio, che sino ad allora era limitato a soli sette membri.
Il prestigioso titolo fece capire al novello monsignore due cose: innanzitutto la preclusione a un futura nomina episcopale, ma anche l’incoraggiamento papale a continuare sulla strada intrapresa. Fin dal 1909 Benigni lasciò l’appartamento in Vaticano e aprì in Via del Corso la “Casa san Pietro”, sede delle sue attività. Qui nacque il Sodalitium Pianum, chi cui si è parlato diffusamente nella prima parte di questo numero.
Dopo lo scioglimento definitivo di SP, avvenuto il 25/11/1921, mons. Benigni, seppur amareggiato, seppe trovare la forza d¹animo per proseguire le battaglie per l¹’ntegralità della Fede. Nel 1923 rilanciò l’AIR con il nome di Agenzia Urbs, che continuò le attività sino al 1928, curando la pubblicazione del bollettino settimanale Veritas e poi del mensile Romana. Nel 1928 fondò l’Intesa Romana per la Difesa Sociale (IRDS), col motto “Religione, Patria, Famiglia”. È la fase fascistizzante della vita di mons. Benigni, certamente la meno originale e rappresentativa: Benigni cercò di usare il Fascismo in chiave anti-democristiana nello stesso modo in cui il regime usava in modo strumentale la Religione.
Mons. Benigni, calunniato e perseguitato dai suoi nemici, condusse gli ultimi anni della sua vita nella povertà più assoluta. Nella Disquisitio uno dei testimoni, il padre Saubat, intimo collaboratore di Benigni assicurò che Mons. Benigni, pur non avendo la cura delle anime, celebrava ogni giorno la Messa e si confessava ogni settimana nella chiesa di S. Carlo al Corso da un padre mercedario.
Mons. Benigni si spense a Roma il 27 febbraio 1934, “abbandonato e disprezzato dal clero”: al funerale presenziarono “7 o 8 senatori, da 12 a 15 deputati, una legione di giornalisti e persino 12 carabinieri in alta uniforme” ma furono presenti solamente due sacerdoti: il padre Saubat e il padre Jeoffroid.
Quasi 50 anni dopo la sua morte, il pensiero e l’opera di mons. Benigni divennero il punto di riferimento per la nostra rivista Sodalitium (fondata nel 1983).

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