Purtroppo molti eretici scoperti, godevano di protezioni ai piani più alti, come avvenne anche negli Anni Cinquanta quando l’opera contro il neo-modernismo di Pio XII, veniva disinnescata: i settarii infatti non si facevano problemi a prestare il Giuramento Antimodernista, come autentici marrani indifferenti all’ Ottavo Comandamento. Dopo la morte di San Pio X il Sodalitium Pianum proseguì fino a quando i nemici modernisti, con un colpo basso e calunnioso, ne prepararono lo scioglimento nel 1921. I tedeschi dopo una soffiata, perquisirono l’archivio di un avvocato belga accusato dai modernisti di essere una spia assieme a Mons Benigni. La debolezza operativa di Benedetto XV, nonostante Mons. Benigni esibì le referenze di Papa Sarto che dimostravano come il Sodalitium Pianum fosse “segreto” agli avversari ma non al Papa, decretò lo scioglimento del Sodalitium Pianum. Pio XII riabilitò Mons. Umberto Benigni, la “spìa”, proprio perché l’opera del Sodalitium Pianum si dimostrò rilevante ai fini della beatificazione di Pio X, con buona pace del Cardinal Gasparri. Monsignore comunque durante il Fascismo, continuò a lottare contro i nemici criptati della “setta verde”, della “internazionale bianca”, del “vitello d’oro”, della “mano nera” e del “lupo rosso”. Critico del “fascismo-movimento”, pensò di fare col Regime quello che il Regime voleva fare con la Chiesa: usarlo ed in parte vi riuscì in chiave anti-massonica, anti-democristiana ed anti-comunista. Morì nel 1934 e al suo funerale presenziarono solo due sacerdoti, tanto aveva messo in apprensione il clero con la sua attività. Quel clero che lentamente si apriva all’apostasìa e al compromesso con il Mondo.
Dal 1900 al 1903 fu anche direttore del quotidiano intransigente La Voce della Verità. Dal 1902 curò la pubblicazione della Miscellanea di storia e cultura ecclesiastica, primo periodico italiano consacrato alla storia ecclesiastica, che uscirà sino al 1907. E’ possibile che gli studi pubblicati sulla Miscellanea siano stati alla base della sua monumentale Storia Sociale della Chiesa, in sette volumi, che si interrompe purtroppo al XI secolo. Nel 1904, dopo l’elezione di Pio X, per don Umberto si aprirono le porte dei vertici della Curia vaticana: divenne infatti Sottosegretario degli Affari ecclesiastici straordinari, ritrovandosi ad assumere la quinta carica d¹importanza all¹interno della Segreteria di Stato.
Si deve al genio di Benigni la paternità della sala stampa vaticana. Per invogliare i quotidiani laici (“indipendenti”) a occuparsi correttamente delle vicende ecclesiastiche, Benigni pensò di ingraziarsi una parte di giornalisti (che oggi chiamiamo “vaticanisti”), riunendoli quotidianamente (ecco la “sala stampa”) e fornendo loro esaurienti (e ben impostate) informazioni, che il giorno seguente venivano poi pubblicate su tutti i giornali.
La strategia risultò efficace per preparare sulla stampa laica il terreno alla pubblicazione dell¹enciclica Pascendi e per neutralizzare, almeno in parte, le successive campagne denigratorie della fazione modernista. Nacque così l’agenzia di stampa Corrispondenza di Roma (il n. 1 uscì il 23/5/1907, il 1282° e ultimo numero il 31/12/1912), che ebbe presto un’edizione francese, Corrispondance de Rome (dall’ottobre 1907). Bollettino “né ufficiale né ufficioso”, rifletteva gli orientamenti della Segreteria di Stato e non tardò a suscitare grandi polemiche negli ambienti cattolici e in quelli politici, come le aspre reazioni del governo massonico della III Repubblica francese.
Dal 1910 al 1912 un settimanale in lingua francese, Cahiers contemporaines, riportava gli articoli più importanti della Corrispondenza. Nel 1912, pochi mesi prima della chiusura della Corrispondenza, mons. Benigni aprì una seconda agenzia d¹informazioni, l’A.I.R. (‘Agenzia Internazionale Roma’), col bollettino quotidiano Rome et le monde e il settimanale Quaderni romani, che usciva anche in edizione francese. Le notevoli capacità organizzative di mons. Benigni diedero vita ad altri organi di stampa, come il Borromeus, per i componenti romani del SP, e il Paulus, indirizzato agli amici giornalisti.
All’estero SP disponeva di alcune pubblicazioni come La Vigie in Francia, la Correspondance Catholique nel Belgio, la Mys Katolycka in Polonia. Inoltre Benigni era in stretta collaborazione con altre riviste antimoderniste indipendenti da SP, come La Riscossa dei fratelli Scotton e La Critique du liberalisme del sacerdote Barbier, in Francia. Per dedicarsi maggiormente e più liberamente all’opera intrapresa, don Benigni lasciò l¹incarico agli Affari ecclesiastici, sostituito da mons. Eugenio Pacelli, futuro Pio XII, che nel processo per la canonizzazione di Pio X rimase indifferente alle pressioni di coloro che dipinsero Benigni come l¹anima nera di Papa Sarto per impedire che il Pontefice fosse elevato agli altari. Nel 1911 san Pio X creò per don Umberto un’ottava carica di Protonotario Apostolico Partecipante, il più alto titolo prelatizio, che sino ad allora era limitato a soli sette membri.
Il prestigioso titolo fece capire al novello monsignore due cose: innanzitutto la preclusione a un futura nomina episcopale, ma anche l’incoraggiamento papale a continuare sulla strada intrapresa. Fin dal 1909 Benigni lasciò l’appartamento in Vaticano e aprì in Via del Corso la “Casa san Pietro”, sede delle sue attività. Qui nacque il Sodalitium Pianum, chi cui si è parlato diffusamente nella prima parte di questo numero.
Dopo lo scioglimento definitivo di SP, avvenuto il 25/11/1921, mons. Benigni, seppur amareggiato, seppe trovare la forza d¹animo per proseguire le battaglie per l¹’ntegralità della Fede. Nel 1923 rilanciò l’AIR con il nome di Agenzia Urbs, che continuò le attività sino al 1928, curando la pubblicazione del bollettino settimanale Veritas e poi del mensile Romana. Nel 1928 fondò l’Intesa Romana per la Difesa Sociale (IRDS), col motto “Religione, Patria, Famiglia”. È la fase fascistizzante della vita di mons. Benigni, certamente la meno originale e rappresentativa: Benigni cercò di usare il Fascismo in chiave anti-democristiana nello stesso modo in cui il regime usava in modo strumentale la Religione.
Mons. Benigni, calunniato e perseguitato dai suoi nemici, condusse gli ultimi anni della sua vita nella povertà più assoluta. Nella Disquisitio uno dei testimoni, il padre Saubat, intimo collaboratore di Benigni assicurò che Mons. Benigni, pur non avendo la cura delle anime, celebrava ogni giorno la Messa e si confessava ogni settimana nella chiesa di S. Carlo al Corso da un padre mercedario.
Mons. Benigni si spense a Roma il 27 febbraio 1934, “abbandonato e disprezzato dal clero”: al funerale presenziarono “7 o 8 senatori, da 12 a 15 deputati, una legione di giornalisti e persino 12 carabinieri in alta uniforme” ma furono presenti solamente due sacerdoti: il padre Saubat e il padre Jeoffroid.
Quasi 50 anni dopo la sua morte, il pensiero e l’opera di mons. Benigni divennero il punto di riferimento per la nostra rivista Sodalitium (fondata nel 1983).
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