venerdì 31 luglio 2015
"Nel nostro tempo, grava sul mondo la mancanza pesantissima del forte richiamo pubblico sul flagello della «Sede vacante», peggio, «occupata», e perciò dell’urgente bisogno di eleggere un «papa cattolico»".
PRODROMI PRO RESTITUTIONE SANCTAE ECCLESIAE CATHOLICAE
L’editoriale di questa settimana è particolarmente importante
perché affronta tematiche di fondamentale attualità, quali lo status di
Sede Vacante e la necessità di preparare il terreno per il ritorno del
Papa, nonché quella di superare certo clericalismo e certi difetti,
presenti anche nel mondo tradizionale, per trovare quell’unità nella
Verità, che è anche unità di intenti nelle modalità operative. Vuole
essere un primo contributo, di discussione e dibattito fra quanti hanno a
cuore il bene della Chiesa e delle anime. Se ne invita l’attenta
lettura perché questi contenuti sono troppo spesso sottaciuti.
L’EDITORIALE DEL VENERDI
di Arai Daniele
Dopo il contributo del Circolo Christus Rex alla Buona Battaglia per la piena ripresa della retta via che porti alla Restaurazione della Santa Chiesa Cattolica, vediamo ora le questioni da chiarire per seguire un piano di azione cattolico.
Chi ci segue sa che riconosciamo lo status di “Sede Vacante” attuale.
Questo non può essere visto in nessun modo come stato cui la Chiesa
possa adagiarsi, tutto al contrario, è lo stato, alla stregua di quello
di sbandati senza padre, da superare con urgenza estrema come sia la
causa di una grave malattia o paralisi fisica.
Per farlo è necessario identificare bene quale sia stata la causa di
questo vuoto maligno e quali i rimedi per superarlo. Si tratta di
diagnostici da molto tempo conosciuti, ma che niente hanno risolto
perché applicati in un modo disconnesso che moltiplica i dubbi ed
estende le confusioni: si contesta il varo deliberato e sistematico di
dottrine e di liturgie di marchio modernista e perciò contrarie alla
Fede, ma nello stesso tempo si ritiene di non poter parimenti contestare
la loro causa ovvero la legittimità dei loro autori.
Eppure, tali spurie innovazioni derivate dal Vaticano 2, si
dimostrano un progetto completo per aggiornare e aprire la Chiesa al
mondo moderno, idea che, opposta alla sua Tradizione bimillenaria, è
questione da affrontare nell’ordine delle sue cause reali, cioè
denunciando l’illegittimità del potere dei suoi autori.
Qui siamo alla prima questione canonica che deve essere vista e
risolta nella certezza della sola risposta possibile secondo i termini
esposti. Questi furono, per esempio, presentati il 18.XI.1978 dal
cardinale Seper a Mgr Lefebvre alla presenza di Giovanni Paolo 2º
secondo la seguente logica: “ se il «Novus Ordo» di Paolo 6º non è
cattolico, ma protestantizzante, come lei dice, poiché è dato da un
papa, e questo non può promuovere l’errore dottrinale né liturgico – o
ciò è falso e tale rito è buono, o il suo promotore non è papa” (vedi nº
extra di Itineraires: Mgr Lefebvre et le Vatican).
Purtroppo, Mgr Lefebvre, che ha vissuto per molti anni senza mai
negare il gravissimo dilemma ribadito in questi termini logici dal
cardinale Seper, non l’ha risolto, pur confermando l’impronta
protestantizzante del «Novus Ordo» di Paolo 6º, che «si allontana in
modo impressionante dalla Teologia cattolica». Poiché il Fondatore ha
fatto silenzio davanti all’evidenza (che l’autorità in veste papale che
volle promuovere il N.O. era falsa), oggi la sua FSSPX si lacera su tale
questione.
Nella «Lettera aperta» ai dirigenti di questa Fraternità pubblicata qui (http://www.agerecontra.it/public/press40/?p=9233)
c’è un breve riepilogo di quanto affermato pubblicamente dai due
Vescovi, Castro Mayer e Marcel Lefebvre insieme. Esso descrive a che
punto il Vaticano 2 ha aggiornato e aperto la Chiesa al mondo moderno,
opposto alla sua Tradizione. Ormai sono accuse che rimarranno registrate
nella Storia della Chiesa, ma per questi che si dicono seguaci della
loro testimonianza episcopale sono testi da nascondere e dimenticare.
Poiché la rovinosa attualità cattolica è caratterizzata, non solo in
questo caso, da tante divisioni che si moltiplicano nella più
sconcertante confusione e proprio sulla questione chiave del Papato,
rimane chiaro che questa è la prima e più urgente da risolvere tra
tutte. Essa va definita in breve dalla presenza e occupazione della
Chiesa da parte di fautori di dottrine eretizzanti manifestate in
liturgie protestantizzanti, che causano demolizioni e rovine nella vita
della Chiesa, della Cristianità e del mondo, un guaio immane da
risolvere con una supplica comune in amplissima scala al Signore. Siamo
consapevoli, però, che una parte della risposta è già data perché Dio
opera nel mondo umano attraverso gli uomini. Prima la risposta divina
poteva essere che coloro che da vivi “non ascoltarono Mosè e i profeti”,
dopo, nemmeno crederanno in qualcuno risorto dai morti!” (Lc 16,
29-31). Ora, il Salvatore risorto ha istituito la Sua Chiesa, che è
retta nel mondo da chi è incaricato di rappresentarLo. Non
necessariamente un mistico né teologo, ma un capo consacrato che fa le
veci del vero Capo Gesù Cristo per sostenere la Chiesa.
Ecco che si deve tornare a desiderare questo Papa con tutta la forza
della fede e della speranza e con tutta l’urgenza della carità,
consapevoli della più cupa ignoranza e indegna omertà che copre la
questione. In questo senso è giusto ritenere che ogni richiesta pubblica
per l’elezione di un vero Papa, anche se redatta inevitabilmente per la
comunicazione imperante, perciò, come minimo modernista, è utile, come
ho commentato qui riguardo alla lettera pubblicata questi giorni sulla rivista «Oggi».
– Le ragioni per la richiesta di un Conclave che elegga un Papa
cattolico sono tante e tanto legittimamente fondate quanto stranamente
taciute da questa generazione della grande apostasia. Se tale richiesta
riesce come una piccola esplosione nella grande comunicazione, generando
una scintilla nelle coscienze, è da benedire, se non per la sua
ragione, che sta in mezzo a una schiera di altre, per la cruciale
preghiera che è nel fondo dell’anima di ogni vero cattolico; che la sua
scintilla finalmente accenda la fiammata per il gran ritorno del segno
cattolico della via smarrita da questo mondo! –
Sulle questioni che implicano la difesa dell’integrità e purezza
della Fede, chi ci legge sa che non ci tiriamo indietro nel resistere
con cattolica intolleranza, anche se ciò comporta rotture con vecchi
amici e varie inimicizie con quanti guardano i problemi della Chiesa
«over the fence». Larga è la porta del partito di quanti non intendono
compromettersi, né provocare reazioni con chi può nuocere, specialmente
se detiene le chiavi delle cappelle.
Personalmente so di essere malvisto da tanti, specialmente nel mondo
clericale del «telefono facile», che denuncia senza apparire. Non
nascondo che per un tempo fui alle strette pure con Mgr Lefebvre perché
feci conoscere la sua lettera a Monsignore Castro Mayer dove dichiarava
che la loro dichiarazione comune, per occasione del Sinodo del 1985,
sarebbe stata distribuita a tutti i vescovi partecipanti di quel Sinodo.
Era una vera ammonizione su questioni di Fede sulla quale Monsignor
Mayer ci contava, Mgr Lefebvre meno e perciò non l’hanno distribuita.
L’abbiamo fatto noi all’ultimo giorno a Roma a partire da Albano, dopo
aver sentito i due Vescovi che erano a Buenos Aires.
Ma tant’è. Certo mondo clericale è combattuto tra il voler realizzare
i progetti propri e, inframmezzati a questi, quelli del Signore –
questa è una delle cause maggiori della confusione attuale. Ci sono
preti tradizionalisti che soffrono di un certo “narcisismo clericale”.
Se a ciò si aggiunge il clericalismo di laici, che per insicurezza
alimentano il mito del sacerdote padrone dei Sacramenti e “super-uomo”,
siamo alla resa che ha determinato la viscida ubbidienza conciliare,
capace di accantonare la fede a favore di una pietà di facciata.
Molti preti non si vogliono rendere conto che il cattolico nel collaborare con loro è amicus Plato, sed magis amica veritas! Nel
caso di questa lettera portatrice di quella vera e propria ammonizione a
Giovanni Paolo e ai partecipanti del Sinodo (anche se in termini
mitigati in rapporto alla proposta iniziale di Monsignor Castro Mayer),
si trattava di documenti per il bene della Chiesa. Perciò la mia
collaborazione con i due preclari Vescovi, era prima di tutto per
servire alla Chiesa. È per questo che noi adesso, accorgendoci di tanti
silenzi e deviazioni nocivi al bene della Chiesa e delle anime, nel
respingere ogni addebito di anticlericalismo di matrice laicista,
accettiamo di essere definiti “anti-clericalisti” (mai anti-clericali),
laddove il clericalismo porta il consacrato a procedere come se
possedesse la giurisdizione universale che è esclusiva di quel papa che
può pure mancare, perché secondo la loro acquisita abitudine mentale, ci
sarebbero loro a supplirlo.
Ne consegue che il laicato cattolico non può ignorare di vivere a
partire dal Vaticano 2 in uno stato non ordinario ovvero spiritualmente
nefasto, dal quale occorre impegnarsi ad uscire, in primis con la
costante preghiera. Poi mantenendo posizioni e pubbliche testimonianze
che prescindono dal falso conclave per la scalata delle forze
moderniste. Ad esse si deve il fatale conciliabolo per la rottura della
continuità nella Fede.
Tornando alla lettera pubblicata su «Oggi», resta ancora da chiarire
un punto. Alla prima sua lettura l’amico Antonio Diano ha detto che
“sarebbe una bella iniziativa se avesse un fondamento giuridico.
Bergoglio non è papa, il collegio cardinalizio non c’è.” Tutto vero, ma
nel piano giornalistico, perché è di questo che si tratta, l’iniziativa
ha la valenza di strumento per sollevare la gravissima questione
pesantemente evasa, perfino da Mgr Lefebvre – come visto sopra –
dell’evidente «vacanza» del papa cattolico. Sulle condizioni presenti
per superarla nessuno crede che possa esserlo diversamente da come il
Signore comanda e la Sua Santa Chiesa dispone secondo un ordine canonico
che non è mai mancato nella sua lunga Storia, per esempio nell’elezione
del papa nel Concilio imperfetto di Costanza; punto finale del grande
scisma di allora.
Nel nostro tempo, grava sul mondo la mancanza pesantissima del forte
richiamo pubblico sul flagello della «Sede vacante», peggio, «occupata»,
e perciò dell’urgente bisogno di eleggere un «papa cattolico». Sono
proprio i termini censurati da molto tempo, specialmente da tale «mondo
clericalista». Perciò quanto riesce a richiamarli nella grande
comunicazione, è benvenuto. Oggi anche i richiami indignati di Socci o
del Rv. Kramer sul «non papa» hanno senso, nonostante le loro ragioni
sbagliate. Sul modo naturalmente è da discutere in ben altra sede. Del
resto, per problemi così gravi, è proprio e soltanto il ritorno del papa
cattolico che può risolverli.
A questo punto, cerchiamo di renderci tutti sempre più consapevoli
della realtà dello «stato di necessità», concertando una strategia
unitaria seria che prepari il terreno al ritorno del Papa e dell’Ordine
Cattolico. Vescovi e sacerdoti di sana dottrina sono indispensabili in
quest’opera di restaurazione, alla quale possono servire solo superando
ogni atteggiamento clericalista formatore di tante «petite Eglise» o
piccoli fortini chiusi e auto-celebrativi, dimentichi, che nella
confusione presente, il cattolico di qualsiasi grado è riconoscibile
proprio dall’ardente e prioritario cruccio del ritorno di un vero Papa.
Senza la comunione con il Papa cattolico, nessun chierico, anche
fosse al più alto grado della gerarchia, gode della pienezza del potere
conferitogli dalla Chiesa di Cristo. Solo il Suo Vicario avrà il potere
voluto dal Signore per chiarire e risolvere una miriade di questioni
dottrinali, liturgiche e di giurisdizione, ma anche su situazioni
personali gravemente equivoche. Laudetur Jesus Christus!
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