venerdì 31 maggio 2013
"IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" di Don Félix Sardà y Salvany...
INTRODUZIONE AL LIBRO "IL LIBERALISMO E' UN PECCATO" DI Don Félix Sardà y Salvany...
Ringraziamo un nostro carissimo amico che ci fornisce la traduzione di questo preziosissimo libro con annessa introduzione....
«La
parte dottrinale di cotesto libro, la quale riguarda il liberalismo,
è
eccellente, conforme ai
documenti di Pio IX e di Leone XIII, e giudicata dalla Sacra
Congregazione dell'Indice dottrina sana.» La Civiltà
Cattolica, anno XXXIX, vol. IX della serie XIII, Roma 1888, pag.
346.
"Non Possumus" inizia la pubblicazione a puntate del libro completo "Il Liberalismo è un peccato"(terza edizione Barcellona 1885) di don Sarda y Salvany ,sacerdote cattolico spagnolo.
Il libro è pubblicato in francese dal sito della resistenza cattolica canadese "Le Doctrinaire".
Come i nostri amici del Quebec noi riteniamo estremamente importante che oggi tutti i veri cattolici conoscano cosa si nasconda sotto le parole LIBERALISMO e LIBERALE.
In effetti sotto la bandiera del Liberalismo hanno operato e operano i più astuti e pericolosi nemici della Chiesa Cattolica e dell'Umanità.
La stessa Massoneria, e i suoi occulti inspiratori, ha promosso il liberalismo attraverso un continuo processo rivoluzionario. Esso facendo leva sui falsi principi"Liberté, Fraternité, Egalité" ha scardinato e distrutto, prima le tradizionali società europee (basate sull'alleanza del trono con l'altare), poi, in quest'ultimo secolo, ha attaccato subdolamente, ma massivamente, la stessa Chiesa Cattolica, sfigurandola con il concilio Vaticano II, occupandone il Sacro Soglio con personaggi eretico/massonici e infine, riducendone la parte visibile ad un "Piccolo Gregge".
Lo stesso Liberalismo massone sta promuovendo, oggi, la Mondializzazione cioè l'unificazione del mondo dal punto di vista Politico, Economico, Militare, Culturale e Religioso; il TUTTO SOTTO IL CONTROLLO DEI VERTICI MASSONICI MONDIALI. Il tentativo ECUMENISTA di creare una falsa superreligione mondialista, che dovrebbe derivare dalla fusione sincretistica delle diverse "culture religiose", è perfettamente funzionale a questo PROGETTO del Liberalismo di costituire un suo demoniaco potere mondiale sull'umanità tutta.
Vediamo ogni giorno con quanto zelo il LIBERALISMO "CATTOLICO" che anima la chiesa vaticanosecondista ecumenista cooperi con quel progetto.
Il valoroso e fedele Don Sarda y Salvany non poteva certo prevedere questi esiti estremi ma vide bene l'irrobustirsi della radice del male e la crescita della sua potenza malefica anche nei confronti della stessa Chiesa Cattolica.
Oggi siamo immersi nella GRANDE APOSTASIA profetizzata da N.S.Gesù Cristo e dalla Sua SS Madre. Oggi più che mai i fedeli cattolici devono aiutarsi per difendere e aumentare la propria FEDE, invocando con timore e tremore il SIGNORE. Il piccolo resto dovrà continuare la sua marcia OSSERVANDO la PAROLA del Signore INTEGRALMENTE, non perdendo la Fede né scoraggiandosi a causa del gran numero dei caduti (Sl.91). Il Signore viene!
Per questo è d'importanza vitale preservare la SANTA FEDE (e aiutare il ns prossimo) dagli inganni e trappole del LIBERALE "UOMO D'INIQUITA' FIGLIO DELLA PERDIZIONE "(2Ts2).
Questo prezioso profetico libro cattolico può veramente aiutarcii, in questo.
Il Liberalismo cap.1 e 2
Esiste ai nostri giorni qualcosa di conosciuto sotto il nome di liberalismo?
Senza alcun dubbio, e se tutti gli uomini che appartengono alle diverse nazioni d'Europa e d'America, regioni principalmente infestate da questa epidemia, non si fossero accordati per abusare o figurar d'abusare a questo proposito, sembrerebbe inutile che noi ci prendessimo la pena di dimostrare la seguente asserzione: esiste oggi nel mondo una scuola, un sistema, un partito,una setta (chiamatelo come volete), conosciuto dai suoi amici come dai suoi nemici sotto la denominazione di LIBERALISMO.
I suoi giornali, le sue associazioni i suoi governi si danno apertamente la qualificazione di liberali.
Questo epiteto è gettato loro in faccia dagli avversari senza ch'essi protestino, se ne scusino o ne attenuino l'importanza.
E ancor più;ogni giorno veniamo a conoscenza di riforme liberali, di correnti, di progetti, di personaggi, di ricordi, un ideale e di programmi liberali. Al contrario, si definisce antiliberalismo, clericalismo, reazione, ultramontanismo, tutto ciò che si oppone al significato dato alla parola LIBERALE.
Esiste dunque attualmente nel mondo, questo fatto incontestabile, una certa cosa che si chiama LIBERALISMO e una cert'altra che si chiama ANTILIBERALISMO. Come si è detto molto sensatamente, liberalismo è una parola di divisione, poiché essa divide il mondo in due campi opposti.
mercoledì 29 maggio 2013
"La Fraternità è in procinto di cambiare per colpa dei suoi cattivi capi. Le loro imposture e i loro cedimenti sono stati provati abbastanza. Non è più tempo di scrivere, ma di agire. La politica di Menzingen è disonesta e liberale. Questa situazione è durata troppo, essa deve cessare e cesserà".
La crisi nella
Fraternità
Conferenza di Don Olivier Rioult, FSSPX
12 maggio 2013
I tratti in rosso, i
neretti e le note sono del sito francese
Traduzione e impaginazione sono nostre
Il testo in formato pdf
«Ma Mons. Fellay e i suoi [di Don Rioult] confratelli accordisti non sono eretici!».
Certo, è evidente, ma sentite queste riflessioni del Papa Pio IX:
I liberali, gente conciliante, sono dunque dei nemici della Chiesa che tutto pérdono col pretesto di salvare tutto! Ricordiamolo!
Per mettere in evidenza la violenza che regna oggi nella Fraternità, c’è bisogno di analizzare i testi, e per farlo è indispensabile un po’ di materiale: gli occhi per leggere, le orecchie per ascoltare, un’intelligenza per comprendere il senso delle parole e soprattutto un paio di occhiali rosa, un paio neri e un paio normali…
Cominciamo:
È triste dirlo, ma questo passo del discorso di Mons. Fellay a Brignoles, del 4 maggio 2012, illustra bene il dramma che viviamo: Mons. Fellay parla doppiamente! E se lo si riprende, egli si scandalizza e vi accusa d’avere indossato gli occhiali neri, quando invece bisognava indossare quelli rosa.
Per separare il vero dal falso, guardiamo i testi e diamo degli esempi.
Conferenza di Don Olivier Rioult, FSSPX
12 maggio 2013
Il testo della conferenza è stato
pubblicato dal sito francese Avec
l'Immaculée
Traduzione e impaginazione sono nostre
Il testo in formato pdf
Nota di adesione
Don Jean Michel Faure, uno dei capitolari al Capitolo del 2012, non
potendo venire alla mia conferenza, ha fato pervenire due righe:
Fategli avere le mie felicitazioni e il mio sostegno. Io sono entrato a Ecône nel 1972 e ho conosciuto molto bene Mons. Lefebvre. Non dubito che approverebbe la decisione di Don Rioult, che è anche la mia.
In unione di preghiera.
Don Jean Michel Faure
Fategli avere le mie felicitazioni e il mio sostegno. Io sono entrato a Ecône nel 1972 e ho conosciuto molto bene Mons. Lefebvre. Non dubito che approverebbe la decisione di Don Rioult, che è anche la mia.
In unione di preghiera.
Don Jean Michel Faure
Cari
amici,
oggi voglio spiegarvi la sofferenza dei sacerdoti della Fraternità.
Vi esporrò dei fatti penosi; ma, di grazia, non mi si accusi di essere violento, sono le cose che vi descriverò che lo sono. È la situazione che noi viviamo nella Fraternità ad essere violenta, io non lo sono affatto; io semplicemente la vedo, la denuncio, me ne dispiaccio e ne soffro.
Perché ritornare su degli avvenimenti penosi, che sono ormai passati, e non lasciare che si chiuda la ferita, visto che Mons. Fellay non ha firmato?
Perché questi avvenimenti passati sono gravissimi, e soprattutto perché essi perdurano ancora oggi.
Ma prima di affrontare l’argomento, due preziose precisazioni sulla carità della verità di Don Felix Sarda y Salvany, tratte dal suo libro Le libéralisme est un péché [Il Liberalismo è un peccato] [un libro da leggere!] (1).
oggi voglio spiegarvi la sofferenza dei sacerdoti della Fraternità.
Vi esporrò dei fatti penosi; ma, di grazia, non mi si accusi di essere violento, sono le cose che vi descriverò che lo sono. È la situazione che noi viviamo nella Fraternità ad essere violenta, io non lo sono affatto; io semplicemente la vedo, la denuncio, me ne dispiaccio e ne soffro.
Perché ritornare su degli avvenimenti penosi, che sono ormai passati, e non lasciare che si chiuda la ferita, visto che Mons. Fellay non ha firmato?
Perché questi avvenimenti passati sono gravissimi, e soprattutto perché essi perdurano ancora oggi.
Ma prima di affrontare l’argomento, due preziose precisazioni sulla carità della verità di Don Felix Sarda y Salvany, tratte dal suo libro Le libéralisme est un péché [Il Liberalismo è un peccato] [un libro da leggere!] (1).
1° «Non si commette alcun peccato contro la
carità a chiamare “male” il male, e “malvagi” gli autori, i
fautori e i discepoli del male. Il lupo è stato sempre chiamato
semplicemente lupo, e chiamandolo così non si è mai
pensato di fare torto al gregge e al suo maestro.»
2° «Le idee non si sostengono in alcun caso da se stesse, non si diffondono né si propagano da sole […] Gli autori e i propagatori delle dottrine eretiche sono dei soldati. Le loro armi sono il libro, il giornale, il discorso pubblico, l’influenza personale. […] La prima cosa da fare, la più efficace, è quella di eliminare l’untore. Conviene quindi togliere ogni autorità e ogni credito al libro, al giornale, al discorso pubblico del nemico, ma conviene anche, in certi casi, fare altrettanto con la sua persona, sì, con la sua persona, che è incontestabilmente l’elemento principale della battaglia. Dunque, in certi casi è lecito rivelare al pubblico le sue infamie, ridicolizzare le sue abitudini, trascinare il suo nome nel fango. Sì, lettore, questo è permesso, permesso in prosa, in versi, in caricatura, con tono serio o giocoso, con tutti i mezzi e i procedimenti che possano essere inventati. Ciò che importa solamente è che non si metta la menzogna al servizio della giustizia.»
2° «Le idee non si sostengono in alcun caso da se stesse, non si diffondono né si propagano da sole […] Gli autori e i propagatori delle dottrine eretiche sono dei soldati. Le loro armi sono il libro, il giornale, il discorso pubblico, l’influenza personale. […] La prima cosa da fare, la più efficace, è quella di eliminare l’untore. Conviene quindi togliere ogni autorità e ogni credito al libro, al giornale, al discorso pubblico del nemico, ma conviene anche, in certi casi, fare altrettanto con la sua persona, sì, con la sua persona, che è incontestabilmente l’elemento principale della battaglia. Dunque, in certi casi è lecito rivelare al pubblico le sue infamie, ridicolizzare le sue abitudini, trascinare il suo nome nel fango. Sì, lettore, questo è permesso, permesso in prosa, in versi, in caricatura, con tono serio o giocoso, con tutti i mezzi e i procedimenti che possano essere inventati. Ciò che importa solamente è che non si metta la menzogna al servizio della giustizia.»
«Ma Mons. Fellay e i suoi [di Don Rioult] confratelli accordisti non sono eretici!».
Certo, è evidente, ma sentite queste riflessioni del Papa Pio IX:
«In questi tempi di confusione e di
disordine, non è raro vedere dei cristiani, dei cattolici, e ve
ne sono anche nel clero secolare e nei chiostri, che hanno sempre sulle
labbra parole misurate, di conciliazione, di transazione. Ebbene! Io
non esito a dire: questi uomini sono nell’errore, e io non li considero nemici meno pericolosi
per la Chiesa. Noi viviamo in un’atmosfera corrotta,
pestilenziale; sappiamoci preservare; non lasciamoci avvelenare dalle
false dottrine che tutto pérdono col pretesto di salvare tutto».
I liberali, gente conciliante, sono dunque dei nemici della Chiesa che tutto pérdono col pretesto di salvare tutto! Ricordiamolo!
Per mettere in evidenza la violenza che regna oggi nella Fraternità, c’è bisogno di analizzare i testi, e per farlo è indispensabile un po’ di materiale: gli occhi per leggere, le orecchie per ascoltare, un’intelligenza per comprendere il senso delle parole e soprattutto un paio di occhiali rosa, un paio neri e un paio normali…
Cominciamo:
«A proposito della risposta che ho inviato
il 17 aprile a Roma (…) ho l’impressione che la cosa vada. Al nostro interno, io
penso che bisognerà spiegarla
come si deve, perché vi sono (in questo documento) delle
dichiarazioni che sono talmente sulla linea di cresta che se si
è mal disposti o a seconda che si indossino occhiali neri o rosa, le si leggerà
così o cosà. Allora bisogna che si vi spieghi che questa
lettera non cambia assolutamente niente della nostra posizione [a voi fedeli e domenicane insegnanti
che non sapete che ciò che leggete non vuol dire ciò che
leggete, ma ciò che io voglio che pensiate]. Ma se uno vuole leggerla male,
finirà col comprenderla male. [È la confessione che è
stato preparato un documento ambiguo!!!???]» (Mons.
Fellay, Brignoles, 4 maggio 2012 – Nouvelles
de Chrétienté n° 135)
È triste dirlo, ma questo passo del discorso di Mons. Fellay a Brignoles, del 4 maggio 2012, illustra bene il dramma che viviamo: Mons. Fellay parla doppiamente! E se lo si riprende, egli si scandalizza e vi accusa d’avere indossato gli occhiali neri, quando invece bisognava indossare quelli rosa.
Per separare il vero dal falso, guardiamo i testi e diamo degli esempi.
Ultimamente, nella lettera agli
amici e benefattori n° 80, del marzo 2013,
Mons. Fellay scrive:
Mons. Fellay scrive:
«Sul piano
dottrinale siamo sempre al punto di partenza, lo stesso che si poneva
negli anni ‘70. Sfortunatamente, noi possiamo solo […] riconoscere l’attualità
dell’analisi di Mons. Marcel Lefebvre, […], che non è cambiata nei decenni che
hanno seguito il Concilio, fino alla sua morte. […] pur riconoscendo che la crisi che scuote la Chiesa ha
anche delle cause esterne, è il Concilio stesso l’agente
principale della sua auto-distruzione. […] Eccoci dunque a Pasqua 2013, e la
situazione della Chiesa resta quasi
invariata.»
martedì 28 maggio 2013
Dannazione eterna? - II...
Commenti
settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
25
maggio 2013
Questi commenti sono
reperibili tramite il seguente accesso controllato: http://www.dinoscopus.org/italiano/italianiprincipale.html
Dannazione eterna? - II
È inutile fingere che qualcuno di noi esseri umani possa riuscire a cogliere il mistero della dannazione di una sola anima, tantomeno di quella della maggior parte degli esseri umani che vivono e muoiono, ma vi sono certe cose che si può dire che rendano più facile accettare che c’è un mistero oltre la nostra umana possibilità di comprensione.
La chiave del mistero è sicuramente l’infinita grandezza, o illimitatezza, di Dio. Se Egli è infinito, offenderLo significa commettere un’offesa che in certo modo è senza limiti. Ma il solo modo per un essere umano finito di soffrire infinitamente è quello che la sofferenza non abbia limiti o fine nel tempo. Quindi c’è una certa proporzione tra ogni grave offesa commessa contro Dio e la punizione eterna.
Per quanto riguarda l’infinità o l’illimitatezza di Dio, non è troppo difficile per la nostra ragione coglierla in astratto. Esistono effetti tutt’attorno a noi che richiedono una causa. Ma una catena di cause non può prolungarsi per sempre più che una serie indefinita di anelli di una catena possa sostenersi senza un aggancio superiore. Quindi deve esistere una Causa Prima, che noi chiamiamo Dio. Ma se questa Causa Prima fosse composita, o costituita da parti messe insieme, qualcuno o qualcosa avrebbe dovuto mettere insieme queste parti, e sarebbe stato anteriore alla Causa Prima – cosa impossibile. Quindi Dio non è in alcun modo composito, Egli può solo essere semplice e pura Esistenza. Ora, l’esistenza, di per sé e come tale, non è limitata. Dunque ogni limite all’esistenza di Dio avrebbe dovuto essere posta a Lui da un previo limitatore - cosa ancora impossibile. Pertanto, la Causa Prima non ha limiti al suo essere, Dio è esistenza infinita.
In pratica, però, non è così semplice per le nostre menti giungere a cogliere l’infinità di Dio. Le nostre menti umane lavorano continuamente da e con le creature limitate o finite. Solo quando volgiamo i nostri cuori e le nostre menti a Dio ci mettiamo a pensare all’infinito. Da qui la comune difficoltà della preghiera, dato che possiamo pensare ciò che è bontà illimitata solo pensando alle limitate bontà che ci circondano, e pensandole oltre i limiti. Per esempio, Dio è bello come un tramonto, solo infinitamente di più.
Ne consegue che, quanto più permettiamo a noi stessi di rimanere immersi nella vita quotidiana, tanto meno possibilità hanno le nostre menti e i nostri cuori di cogliere chi o cosa sia il Dio che sta dietro tutte le esistenze limitate che compongono la nostra vita quotidiana. Al contrario, più volgiamo le nostre menti e i nostri cuori alla conoscenza e all’amore dell’illimitata Bontà che sta necessariamente dietro tutte le cose buone limitate delle nostre vite quotidiane, meglio avremo accesso al mistero dell’infinita bontà di Dio e al corrispondente mistero dell’ingratitudine di tante delle sue creature umane.
Quindi, per allentare – senza lontanamente riuscire a cogliere – il mistero della dannazione eterna delle anime, ho bisogno di seguire l’esempio di San Domenico: e pregare. Questo non significa prendere in giro me stesso pensando che Dio sia giusto, mentre in realtà è sbagliato. Significa che io mi accosto alla verità, che cioè Egli è giusto e sono io che -- sono sbagliato!
Gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio aiutano notevolmente a volgere il cuore e la mente a Dio. Un Santo pregava così: “O amore, tu non sei amato. Vorrei che tu fossi amato. Dammi solo di amarti come è necessario che tu sia amato, e poi puoi fare di me quello che vuoi”.
Kyrie eleison.
È inutile fingere che qualcuno di noi esseri umani possa riuscire a cogliere il mistero della dannazione di una sola anima, tantomeno di quella della maggior parte degli esseri umani che vivono e muoiono, ma vi sono certe cose che si può dire che rendano più facile accettare che c’è un mistero oltre la nostra umana possibilità di comprensione.
La chiave del mistero è sicuramente l’infinita grandezza, o illimitatezza, di Dio. Se Egli è infinito, offenderLo significa commettere un’offesa che in certo modo è senza limiti. Ma il solo modo per un essere umano finito di soffrire infinitamente è quello che la sofferenza non abbia limiti o fine nel tempo. Quindi c’è una certa proporzione tra ogni grave offesa commessa contro Dio e la punizione eterna.
Per quanto riguarda l’infinità o l’illimitatezza di Dio, non è troppo difficile per la nostra ragione coglierla in astratto. Esistono effetti tutt’attorno a noi che richiedono una causa. Ma una catena di cause non può prolungarsi per sempre più che una serie indefinita di anelli di una catena possa sostenersi senza un aggancio superiore. Quindi deve esistere una Causa Prima, che noi chiamiamo Dio. Ma se questa Causa Prima fosse composita, o costituita da parti messe insieme, qualcuno o qualcosa avrebbe dovuto mettere insieme queste parti, e sarebbe stato anteriore alla Causa Prima – cosa impossibile. Quindi Dio non è in alcun modo composito, Egli può solo essere semplice e pura Esistenza. Ora, l’esistenza, di per sé e come tale, non è limitata. Dunque ogni limite all’esistenza di Dio avrebbe dovuto essere posta a Lui da un previo limitatore - cosa ancora impossibile. Pertanto, la Causa Prima non ha limiti al suo essere, Dio è esistenza infinita.
In pratica, però, non è così semplice per le nostre menti giungere a cogliere l’infinità di Dio. Le nostre menti umane lavorano continuamente da e con le creature limitate o finite. Solo quando volgiamo i nostri cuori e le nostre menti a Dio ci mettiamo a pensare all’infinito. Da qui la comune difficoltà della preghiera, dato che possiamo pensare ciò che è bontà illimitata solo pensando alle limitate bontà che ci circondano, e pensandole oltre i limiti. Per esempio, Dio è bello come un tramonto, solo infinitamente di più.
Ne consegue che, quanto più permettiamo a noi stessi di rimanere immersi nella vita quotidiana, tanto meno possibilità hanno le nostre menti e i nostri cuori di cogliere chi o cosa sia il Dio che sta dietro tutte le esistenze limitate che compongono la nostra vita quotidiana. Al contrario, più volgiamo le nostre menti e i nostri cuori alla conoscenza e all’amore dell’illimitata Bontà che sta necessariamente dietro tutte le cose buone limitate delle nostre vite quotidiane, meglio avremo accesso al mistero dell’infinita bontà di Dio e al corrispondente mistero dell’ingratitudine di tante delle sue creature umane.
Quindi, per allentare – senza lontanamente riuscire a cogliere – il mistero della dannazione eterna delle anime, ho bisogno di seguire l’esempio di San Domenico: e pregare. Questo non significa prendere in giro me stesso pensando che Dio sia giusto, mentre in realtà è sbagliato. Significa che io mi accosto alla verità, che cioè Egli è giusto e sono io che -- sono sbagliato!
Gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio aiutano notevolmente a volgere il cuore e la mente a Dio. Un Santo pregava così: “O amore, tu non sei amato. Vorrei che tu fossi amato. Dammi solo di amarti come è necessario che tu sia amato, e poi puoi fare di me quello che vuoi”.
Kyrie eleison.
domenica 26 maggio 2013
L'EMANCIPAZIONE DEL "VESCOVO" MODERNISTA, CAPO DELLA FALSA CHIESA CONCILIARE, BERGOGLIO...
Fonte: Magister...
...Ci sono state anche delle indiscrezioni riguardanti la liturgia.
Ha cominciato l’arcivescovo di Bari, Francesco Cacucci, che alla Radio Vaticana
ha dichiarato che papa Francesco avrebbe esortato i vescovi a “vivere
il rapporto con la liturgia con semplicità e senza sovrastrutture”.
Poi è stata la volta del vescovo di Conversano e Monopoli, Domenico
Padovano, il quale ha raccontato al proprio clero che i vescovi pugliesi
si erano lamentati col papa per l’opera di divisione creata dentro la
Chiesa dai paladini della messa in rito antico.
E che cosa avrebbe loro risposto il papa?
Stando a quanto riferito da monsignor Padovano, Francesco li avrebbe
esortati a vigilare sugli estremismi di certi gruppi tradizionalisti, ma
anche a fare tesoro della tradizione e a farla convivere nella Chiesa
con l’innovazione.
Per spiegare meglio quest’ultimo punto, il papa avrebbe portato il proprio esempio:
“Vedete? Dicono che il mio maestro delle cerimonie papali [Guido
Marini] sia di stampo tradizionalista; ed in molti, dopo la mia
elezione, mi hanno invitato a sollevarlo dall’incarico e sostituirlo. Ho
risposto di no, proprio perché io stesso possa fare tesoro della sua
preparazione tradizionale e contemporaneamente egli possa
avvantaggiarsi, allo stesso modo, della mia formazione più emancipata”...
sabato 25 maggio 2013
FUNERALE SACRILEGO, DATO AD UN PRETE SACRILEGO, CELEBRATO DA UN INDEGNO BAGNASCO, PRESIDENTE DI QUELLA COMBRICCOLA MODERNISTA CHE E' LA CEI...
Questi impostori, (che si sono insediati in Vaticano dal Conciliabolo Vaticano II), oramai agiscono sotto la luce del sole, compiono autentici sacrilegi davanti a tutti senza che nessuno intervenga per bandire con ignominia personaggi di tale risma satanica, (sia il defunto che i celebranti di questo cosidetto funerale). Resta solo da attendere se il loro massimo esponente, (VESCOVO BERGOGLIONE), intervenga pubblicamente ad un tale scempio, commesso davanti al Signore stesso, da un cosidetto "Cardinale della Nuova Chiesa Conciliare", diabolica...
L'indegno Cardinale Angelo Bagnasco dà il Santissimo Corpo di Cristo a Vladimir Luxuria, sodomita e peccatore pubblico. Doppio Sacrilegio: per chi amministra il Sacramento e per chi lo riceve indegnamente.
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Fonte: Il Giornale.it
Scena curiosa quella a cui ha assistito chi era ai funerali di Don Andrea Gallo. Vladimir Luxuria
e la rappresentante del movimento transgenere italiano Regina Satariano
hanno ricevuto la comunione dal cardinale Angelo Bagnasco, come mostra un video del Secolo XIX.
Sia Luxuria che Satariano si sono
avvicinate al cardinale per la comunione ricevendo l’ostia e ritirandosi
poi in preghiera vicino all’altare, da dove hanno poi seguito la fine
della cerimonia. Nella preghiera dei fedeli, Vladimir Luxuria aveva
detto: "Grazie di averci dimostrato che una chiesa comprensiva, inclusiva, che non caccia via nessuno è possibile. Grazie di averci
fatto sentire tutte noi creature transgender figlie di Dio". Tutta la
chiesa aveva applaudito.
La Chiesa, peraltro - secondo quanto si apprende da fonti di Curia -
non prevede un divieto circa la comunione di un transgender, mentre
vieta che si possa comunicare una persona divorziata e risposata, perché
quella persona, divorziando e risposandosi, ha violato un sacramento. (QUALE CURIA? FORSE QUELLA DI SATANA?)
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venerdì 24 maggio 2013
Dannazione eterna?...
Commenti
settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
18 maggio 2013
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
18 maggio 2013
Questi commenti sono
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Dannazione eterna? - I
Un lettore ha sollevato ancora una volta un classico problema che, direttamente o indirettamente, è sorto un paio di volte in questi “Commenti”, ma esso è talmente grave che merita di essere trattato di nuovo a parte. Egli scrive: “Trovo difficile essere il cattolico che vorrei a causa della dottrina della dannazione eterna. Non riesco ad accettare l’idea che un’anima possa essere tormentata incessantemente per l’eternità. È semplicemente troppo orribile. Ci dev’essere una qualche dottrina cattolica che non sia così tranciante e aspra.”
In breve, com’è possibile che anche una sola anima possa essere condannata giustamente ad un’eternità di tormento spaventoso?
Si noti che in una grotta che è ancora possibile visitare a Segovia, in Spagna, un grande Santo come San Domenico, su questa domanda trascorse una notte agonizzante in preghiera. Ma vediamo di stabilire subito che non si può trattare di mettere Dio Onnipotente alla sbarra, come se Egli meritasse di essere condannato o avesse bisogno di essere assolto. Se la Sua Chiesa insegna, come fa, che un peccato mortale può condannare un’anima al fuoco eterno dell’Inferno, se io non sono d’accordo è perché sono io che sbaglio e non la Sua Chiesa.
Perché sbaglio?
Per una o per entrambe due ragioni connesse. O io non colgo la grandezza e la bontà di Dio, cosa facile da fare, perché la mia piccola mente è finita e Dio è infinito; o io non colgo la gravità del peccato, cosa altrettanto facile da fare, dato che il peccato offende primariamente Dio, solo secondariamente me stesso e successivamente il mio prossimo.
Quindi, se non riesco a cogliere la grandezza di Dio offeso dal peccato, naturalmente non coglierò la gravità del peccato.
La domanda diventa allora: il grande e buon Dio ha dato ad ogni essere umano vissuto e vivente i mezzi sufficienti perché nel corso della sua breve vita terrena possa sapere che Dio esiste, che può essere offeso, che la tal cosa Lo offende e quanto sia grave offenderLo?
Su tutti e quattro i punti, la risposta può essere solo affermativa.
* Non ho bisogno della fede soprannaturale per conoscere l’esistenza di Dio. La sola retta ragione dice che dietro tutte le cose buone della vita di un uomo vi è un Essere Sommamente Buono. Solo la ragione che l’orgoglio svia dal vero, o che è oscurata dal peccato, può non parlare di questo Essere, ma ogni sviamento o oscuramento sono colpa mia, non di Dio, e meritano una punizione proporzionata a tutto il bene di cui ho fatto esperienza in questa vita, bene che fa sì che io sia “inescusabile” (Rom I, 20) per non averlo attribuito a Dio.
*Le realtà del libero arbitrio è un’esperienza giornaliera, e ognuno di noi ha il lume naturale della coscienza che ci dice che dobbiamo adorare l’Essere Supremo, e che rifiutare questa adorazione significa offenderLo. Così il primo Comandamento, che non abbisogna della fede per essere conosciuto.
* La coscienza naturale mi parla anche degli altri nove Comandamenti, che non fanno che precisare la legge naturale, e mi dice anche che infrangerli significa offendere non solo il mio prossimo, ma anche e primariamente l’Essere Supremo.
* Infine, più la mia coscienza è limpida e più chiaramente mi dice quanto sia grave offenderLo. Il problema è che siamo tutti peccatori e ogni peccato contribuisce ad oscurare la nostra coscienza. Ma il nostro peccato è colpa nostra, non di Dio, ed Egli è del tutto giusto nel punirci per come noi oscuriamo le nostre menti.
Va bene, si potrebbe obiettare, a tutti gli uomini è dato in questa vita di conoscere abbastanza Dio da meritare la punizione dopo questa vita in maniera proporzionata a come Lo hanno offeso. Ma come può un semplice uomo offenderLo tanto gravemente da incorrere in una punizione eterna e inimmaginabile?
Il “Commento” della settimana prossima proverà a avvicinarsi a questo mistero che è quasi profondo quant’è profondo Iddio.
Kyrie eleison.
Un lettore ha sollevato ancora una volta un classico problema che, direttamente o indirettamente, è sorto un paio di volte in questi “Commenti”, ma esso è talmente grave che merita di essere trattato di nuovo a parte. Egli scrive: “Trovo difficile essere il cattolico che vorrei a causa della dottrina della dannazione eterna. Non riesco ad accettare l’idea che un’anima possa essere tormentata incessantemente per l’eternità. È semplicemente troppo orribile. Ci dev’essere una qualche dottrina cattolica che non sia così tranciante e aspra.”
In breve, com’è possibile che anche una sola anima possa essere condannata giustamente ad un’eternità di tormento spaventoso?
Si noti che in una grotta che è ancora possibile visitare a Segovia, in Spagna, un grande Santo come San Domenico, su questa domanda trascorse una notte agonizzante in preghiera. Ma vediamo di stabilire subito che non si può trattare di mettere Dio Onnipotente alla sbarra, come se Egli meritasse di essere condannato o avesse bisogno di essere assolto. Se la Sua Chiesa insegna, come fa, che un peccato mortale può condannare un’anima al fuoco eterno dell’Inferno, se io non sono d’accordo è perché sono io che sbaglio e non la Sua Chiesa.
Perché sbaglio?
Per una o per entrambe due ragioni connesse. O io non colgo la grandezza e la bontà di Dio, cosa facile da fare, perché la mia piccola mente è finita e Dio è infinito; o io non colgo la gravità del peccato, cosa altrettanto facile da fare, dato che il peccato offende primariamente Dio, solo secondariamente me stesso e successivamente il mio prossimo.
Quindi, se non riesco a cogliere la grandezza di Dio offeso dal peccato, naturalmente non coglierò la gravità del peccato.
La domanda diventa allora: il grande e buon Dio ha dato ad ogni essere umano vissuto e vivente i mezzi sufficienti perché nel corso della sua breve vita terrena possa sapere che Dio esiste, che può essere offeso, che la tal cosa Lo offende e quanto sia grave offenderLo?
Su tutti e quattro i punti, la risposta può essere solo affermativa.
* Non ho bisogno della fede soprannaturale per conoscere l’esistenza di Dio. La sola retta ragione dice che dietro tutte le cose buone della vita di un uomo vi è un Essere Sommamente Buono. Solo la ragione che l’orgoglio svia dal vero, o che è oscurata dal peccato, può non parlare di questo Essere, ma ogni sviamento o oscuramento sono colpa mia, non di Dio, e meritano una punizione proporzionata a tutto il bene di cui ho fatto esperienza in questa vita, bene che fa sì che io sia “inescusabile” (Rom I, 20) per non averlo attribuito a Dio.
*Le realtà del libero arbitrio è un’esperienza giornaliera, e ognuno di noi ha il lume naturale della coscienza che ci dice che dobbiamo adorare l’Essere Supremo, e che rifiutare questa adorazione significa offenderLo. Così il primo Comandamento, che non abbisogna della fede per essere conosciuto.
* La coscienza naturale mi parla anche degli altri nove Comandamenti, che non fanno che precisare la legge naturale, e mi dice anche che infrangerli significa offendere non solo il mio prossimo, ma anche e primariamente l’Essere Supremo.
* Infine, più la mia coscienza è limpida e più chiaramente mi dice quanto sia grave offenderLo. Il problema è che siamo tutti peccatori e ogni peccato contribuisce ad oscurare la nostra coscienza. Ma il nostro peccato è colpa nostra, non di Dio, ed Egli è del tutto giusto nel punirci per come noi oscuriamo le nostre menti.
Va bene, si potrebbe obiettare, a tutti gli uomini è dato in questa vita di conoscere abbastanza Dio da meritare la punizione dopo questa vita in maniera proporzionata a come Lo hanno offeso. Ma come può un semplice uomo offenderLo tanto gravemente da incorrere in una punizione eterna e inimmaginabile?
Il “Commento” della settimana prossima proverà a avvicinarsi a questo mistero che è quasi profondo quant’è profondo Iddio.
Kyrie eleison.
mercoledì 22 maggio 2013
LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE...
Proponiamo due articoli che rimandano ad alri due inteventi di Fellay messi in rete dal sito La Sapinière e tradotti, dal Francese, dal benemerito sito di Unavox che gentilmente ci ha segnalato il suo lavoro:
Commento alla Nota di Mons. Bernard Fellay
con la quale presenta la pubblicazione della
Dichiarazione dottrinale del 15 aprile 2012
con la quale presenta la pubblicazione della
Dichiarazione dottrinale del 15 aprile 2012
Questo commento
è
stato pubblicato sul sito francese La Sapinière
gestito da sacerdoti e laici della Fraternità San Pio X, contrari
all'accordo con Roma
Si veda il testo della Nota di Mons. Fellay
La “nota sulla dichiarazione
dottrinale del 15 aprile 2012” è sta composta da Mons. Fellay,
come egli stesso annuncia ne “La parola del Superiore generale”,
all’inizio di Cor Unum del
marzo 2013: “Per quanto riguarda il
testo della dichiarazione dottrinale che tanto ha agitato gli animi
l’anno scorso, io lascio che vi riferiate al testo introduttivo che ho
redatto, in vista di ricondurla nel suo contesto”.
Vediamo dunque questa introduzione, per sottolinearne certi punti, senza analizzare la dichiarazione stessa (1).
Poiché Mons. Fellay sembra tenere particolarmente al contesto, guardiamo prima di tutto il contesto della pubblicazione di detta dichiarazione, avvenuta un anno dopo.
Menzingen ne avrebbe fatto certo volentieri a meno se questo testo non fosse apparso su Internet a marzo (2).
Nell’odiosa “lettera circolare” del 7 marzo, Don Thouvenot ne annunciava la pubblicazione ufficiale proclamando: “Ciascuno saprà fare la differenza tra informazione e intossicazione”. Ora, dal momento che il testo della dichiarazione è esattamente il medesimo nei due casi, quanto detto allora sembrerebbe significare che la dichiarazione, da sola, sia l’intossicazione, mentre la dichiarazione con un paio di occhiali rosa forniti da Menzingen sia l’informazione. Chi vuole intendere intenda!
Le spiegazioni di Mons. Fellay sul contesto della dichiarazione sono abbastanza imbarazzanti. Si è cercato di annegare il pesce, ma il pesce è grosso e perfino enorme. La pubblicazione di questa dichiarazione conferma “i nostri peggiori timori”, scriveva Mons. Williamson.
Mons. Fellay sostiene che “se anche il documento di aprile fosse stato accettato [come lui si augurava], questo non sarebbe bastato per concludere una normalizzazione canonica”.
È così sicuro?
In ogni caso le cose sarebbero state portate ben in avanti in questa direzione.
“Uno dei punti capitali di queste condizioni sine qua non era e resta il libero attacco e la denuncia degli errori nella Chiesa”. In effetti, sull’attacco e sulla denuncia degli errori, noi stiamo ancora aspettando da un bel po’ di tempo. La casa generalizia ha osservato nel passato un tale silenzio, per esempio a proposito della “beatificazione” di Giovanni Paolo II e dell’abominio di Assisi, ed ha osservato nel presente un tale silenzio a proposito degli scandali già numerosi del nuovo Papa, che c’è da temere un silenzio ancora più pesante nell’avvenire, nel caso di un riconoscimento ufficiale.
“Come accettiamo di essere ingiustamente condannati per la nostra fedeltà alla tradizione bi-millenaria, così non accettiamo di essere accusati di una rottura con Roma, cosa che il nostro fondatore ha sempre rifiutato.”
Il nostro fondatore, ordinando dei sacerdoti il 29 giugno 1976 e soprattutto consacrando dei vescovi il 30 giugno 1988, ha di sicuro accettato di essere accusato – ingiustamente – di rottura con Roma. Ma egli si preoccupava di distinguere “la Roma cattolica” dalla “Roma neo-modernista e neo-protestante”. Egli quindi avrebbe piuttosto scritto: “Come accettiamo di essere ingiustamente condannati per la nostra fedeltà alla tradizione bi-millenaria, così accettiamo di essere accusati ingiustamente di una rottura con Roma, posto indubbiamente che noi non abbiamo mai rotto con la Roma cattolica, ma solo con la Roma conciliare”.
È da più di quarant’anni almeno che ci si accusa di non essere con Roma e Mons. Fellay dovrebbe tenerlo presente prima di scrivere che noi non l’accettiamo.
Noi l’accettiamo come Nostro Signore ha accettato le false accuse nel corso della Sua Passione.
Vediamo dunque questa introduzione, per sottolinearne certi punti, senza analizzare la dichiarazione stessa (1).
Poiché Mons. Fellay sembra tenere particolarmente al contesto, guardiamo prima di tutto il contesto della pubblicazione di detta dichiarazione, avvenuta un anno dopo.
Menzingen ne avrebbe fatto certo volentieri a meno se questo testo non fosse apparso su Internet a marzo (2).
Nell’odiosa “lettera circolare” del 7 marzo, Don Thouvenot ne annunciava la pubblicazione ufficiale proclamando: “Ciascuno saprà fare la differenza tra informazione e intossicazione”. Ora, dal momento che il testo della dichiarazione è esattamente il medesimo nei due casi, quanto detto allora sembrerebbe significare che la dichiarazione, da sola, sia l’intossicazione, mentre la dichiarazione con un paio di occhiali rosa forniti da Menzingen sia l’informazione. Chi vuole intendere intenda!
Le spiegazioni di Mons. Fellay sul contesto della dichiarazione sono abbastanza imbarazzanti. Si è cercato di annegare il pesce, ma il pesce è grosso e perfino enorme. La pubblicazione di questa dichiarazione conferma “i nostri peggiori timori”, scriveva Mons. Williamson.
Mons. Fellay sostiene che “se anche il documento di aprile fosse stato accettato [come lui si augurava], questo non sarebbe bastato per concludere una normalizzazione canonica”.
È così sicuro?
In ogni caso le cose sarebbero state portate ben in avanti in questa direzione.
“Uno dei punti capitali di queste condizioni sine qua non era e resta il libero attacco e la denuncia degli errori nella Chiesa”. In effetti, sull’attacco e sulla denuncia degli errori, noi stiamo ancora aspettando da un bel po’ di tempo. La casa generalizia ha osservato nel passato un tale silenzio, per esempio a proposito della “beatificazione” di Giovanni Paolo II e dell’abominio di Assisi, ed ha osservato nel presente un tale silenzio a proposito degli scandali già numerosi del nuovo Papa, che c’è da temere un silenzio ancora più pesante nell’avvenire, nel caso di un riconoscimento ufficiale.
“Come accettiamo di essere ingiustamente condannati per la nostra fedeltà alla tradizione bi-millenaria, così non accettiamo di essere accusati di una rottura con Roma, cosa che il nostro fondatore ha sempre rifiutato.”
Il nostro fondatore, ordinando dei sacerdoti il 29 giugno 1976 e soprattutto consacrando dei vescovi il 30 giugno 1988, ha di sicuro accettato di essere accusato – ingiustamente – di rottura con Roma. Ma egli si preoccupava di distinguere “la Roma cattolica” dalla “Roma neo-modernista e neo-protestante”. Egli quindi avrebbe piuttosto scritto: “Come accettiamo di essere ingiustamente condannati per la nostra fedeltà alla tradizione bi-millenaria, così accettiamo di essere accusati ingiustamente di una rottura con Roma, posto indubbiamente che noi non abbiamo mai rotto con la Roma cattolica, ma solo con la Roma conciliare”.
È da più di quarant’anni almeno che ci si accusa di non essere con Roma e Mons. Fellay dovrebbe tenerlo presente prima di scrivere che noi non l’accettiamo.
Noi l’accettiamo come Nostro Signore ha accettato le false accuse nel corso della Sua Passione.
“Questo contesto mostra che la
dichiarazione dottrinale non pretendeva di essere l’espressione
esaustiva del nostro pensiero sul Concilio e il magistero attuale.”
Eppure Mons. Fellay andava a Roma, il 13 giugno, per firmare sulla base di questa dichiarazione. Era prudente farlo sulla base di un “punto particolare: l’accusa di scisma”?
D’altronde, la lettera del 15 aprile era una risposta alla lettera del 16 marzo del cardinale Levada: “Nel caso vorreste riconsiderare la vostra posizione in vista di una piena reintegrazione nella comunione della Chiesa universale, io vi prego di farcelo sapere entro la seconda Domenica di Pasqua (15 aprile 2012).”
Eppure Mons. Fellay andava a Roma, il 13 giugno, per firmare sulla base di questa dichiarazione. Era prudente farlo sulla base di un “punto particolare: l’accusa di scisma”?
D’altronde, la lettera del 15 aprile era una risposta alla lettera del 16 marzo del cardinale Levada: “Nel caso vorreste riconsiderare la vostra posizione in vista di una piena reintegrazione nella comunione della Chiesa universale, io vi prego di farcelo sapere entro la seconda Domenica di Pasqua (15 aprile 2012).”
domenica 19 maggio 2013
UN COMMENTO PERTINENTE AD UN ARTICOLO IMPERTINENTE...
A
proposito dell'articolo di Marco Bongi
“Una conferenza di mons. Richard Williamson”
“Una conferenza di mons. Richard Williamson”
Letto e pubblicato l'articolo di
Marco Bongi richiamato nel titolo, ci è sembrato opportuno e
doveroso scrivere alcune precisazioni. Sia perché siamo certi
saranno prese in consideraziome da Marco Bongi stesso, sia e
soprattutto perché l'oggettiva realtà reclama di essere
richiamata, così che si possa guardare oltre le nebbie del
soggettivismo.
di
Belvecchio
Esiste un problema in seno all’ambito tradizionale in generale, di
natura prevalentemente psicologica: è il problema meramente
umano, quindi in certo modo comprensibile, ma non per questo
giustificabile, di trovare sempre un nemico da indicare come causa
principale dei mali che affliggono la moderna tenuta religiosa
cattolica.
Restringendo la visuale all’ambito tradizionale che ruota intorno alla Fraternità San Pio X, sembra che qui il nemico di turno sia uno dei quattro vescovi, Mons. Richard Williamson, individuato come la causa principale della crisi esplosa nel 2012 in seno alla Fraternità.
Non v’è dubbio che a questa crisi abbiano concorso diversi fattori, alcuni legati anche alla valenza personale di questo o di quel responsabile della Fraternità, ma, piuttosto che soffermarsi a riflettere su tutti i fattori, e per primo su quelli generali, che sono i più importanti, certi fedeli preferiscono individuare delle responsabilità specifiche e personali, che permettano loro di evitare il gravoso impegno della riflessione e della valutazione complessiva del problema.
Il canovaccio è sempre lo stesso: si sostiene che il “colpevole” sia uso avanzare delle “insinuazioni” senza il sostegno di argomentazioni circostanziate. Certo una leggerezza, che scantonerebbe inevitabilmente nella colpa!
Ma come si argomenta per affermarlo? Ci si richiama non al ragionamento complessivo dell’incriminato, ma a questa o a quella affermazione, colta proprio sull’onda dell’emotività auto appagante.
Per esempio, si citano certi passi dei “Commenti Eleison” di Mons. Williamson per evitare di citare, ancora per esempio, la nota lettera dei tre vescovi al Superiore generale, del 7 aprile 2012, lettera che è un compendio serio della problematica sorta.
Ovviamente la citazione della lettera ridimensionerebbe di parecchio la supposta esclusiva responsabilità di Mons. Williamson, che è solo uno dei firmatari, ma questo non sarebbe funzionale allo scopo di individuare “un” colpevole. Tra l’altro, citando quella lettera, si sarebbe obbligati a citare poi la risposta del Superiore generale, ampliando così il ventaglio delle responsabilità, cosa che anch’essa non sarebbe funzionale allo scopo suddetto.
Restringendo la visuale all’ambito tradizionale che ruota intorno alla Fraternità San Pio X, sembra che qui il nemico di turno sia uno dei quattro vescovi, Mons. Richard Williamson, individuato come la causa principale della crisi esplosa nel 2012 in seno alla Fraternità.
Non v’è dubbio che a questa crisi abbiano concorso diversi fattori, alcuni legati anche alla valenza personale di questo o di quel responsabile della Fraternità, ma, piuttosto che soffermarsi a riflettere su tutti i fattori, e per primo su quelli generali, che sono i più importanti, certi fedeli preferiscono individuare delle responsabilità specifiche e personali, che permettano loro di evitare il gravoso impegno della riflessione e della valutazione complessiva del problema.
Il canovaccio è sempre lo stesso: si sostiene che il “colpevole” sia uso avanzare delle “insinuazioni” senza il sostegno di argomentazioni circostanziate. Certo una leggerezza, che scantonerebbe inevitabilmente nella colpa!
Ma come si argomenta per affermarlo? Ci si richiama non al ragionamento complessivo dell’incriminato, ma a questa o a quella affermazione, colta proprio sull’onda dell’emotività auto appagante.
Per esempio, si citano certi passi dei “Commenti Eleison” di Mons. Williamson per evitare di citare, ancora per esempio, la nota lettera dei tre vescovi al Superiore generale, del 7 aprile 2012, lettera che è un compendio serio della problematica sorta.
Ovviamente la citazione della lettera ridimensionerebbe di parecchio la supposta esclusiva responsabilità di Mons. Williamson, che è solo uno dei firmatari, ma questo non sarebbe funzionale allo scopo di individuare “un” colpevole. Tra l’altro, citando quella lettera, si sarebbe obbligati a citare poi la risposta del Superiore generale, ampliando così il ventaglio delle responsabilità, cosa che anch’essa non sarebbe funzionale allo scopo suddetto.
venerdì 17 maggio 2013
IL "VESCOVO BERGOGLIO" SI ESIBISCE NELLA SUA PERSONALE "MOLTIPLICAZIONE DELLE ERESIE"...
...Dopo questo primo intervento iniziale, Papa Francesco ha dato spazio ad
alcune domande dei presenti, ma prima ha spiegato in che modo vada
inteso l’amore cristiano, gratuito, simboleggiato dai pochi pani e pesci
del Vangelo che sfamarono una folla:
“Non si moltiplicarono. No, non è la verità: semplicemente non finirono, come non finì la farina e l’olio della vedova. Non finirono. Quando uno dice ‘moltiplicare’ può confondersi e credere che faccia una magia… No, semplicemente è la grandezza di Dio e dell’amore che ha messo nel nostro cuore, che – se vogliamo – quello che possediamo non termina”...
“Non si moltiplicarono. No, non è la verità: semplicemente non finirono, come non finì la farina e l’olio della vedova. Non finirono. Quando uno dice ‘moltiplicare’ può confondersi e credere che faccia una magia… No, semplicemente è la grandezza di Dio e dell’amore che ha messo nel nostro cuore, che – se vogliamo – quello che possediamo non termina”...
ORAMAI SONO SENZA FACCIA E SI MOSTRANO PER QUELLO CHE SONO...
Rimano solo da constatare che questo signore non è cattolico quindi ne consegue che non è un lecito Pontefice della Chiesa fondata da Nostro Signore Gesù Cristo. Come i suoi 5 predecessori Bergoglio si può definire Pontefice della "nuova Chiesa eretica Conciliare", ripeto egli non è Cattolico.
Insegnare al prossimo di disubbidire ad un lecito Pontefice Cattolico è un eresia, ma insegnare a resistere a questi signori, modernisti, è lecito e doveroso. Questo nostro dire è solamente un constatare la situazione odierna della Chiesa visibile che alto non è che la "nuova chiesa Conciliare", quindi gli ultimi 6 Pontefici di essa sono leciti solamente in essa, ma non sono leciti, in quanto eterodossi, nella vera Chiesa Cattolica di Nostro Signore Gesù Cristo, quindi, come disse il Cardinale Journet: "Quanto all'assioma "Dove è il Papa lì è la Chiesa" vale quando il Papa si comporta come Papa e capo della Chiesa; nel caso contrario, né la Chiesa è in lui, né lui nella Chiesa (Caietano, II, II, 39.1 "L'Eglise du Verbe Incarné", voi. II, pp. 839-840).
La Chiesa nelle Litanie dei Santi domanda a Dio: “Affinché vi degnate di conservare nella Santa Religione il Sommo Pontefice e tutta la Gerarchia, vi preghiamo, Signore, ascoltaci!”. Ne consegue che è possibile che il Papa si allontani dalla Santa Religione" è evidentemente ciò che viviamo oggi nella Chiesa visibile, questi signori condannati, in quanto modernisti, si sono separati da tempo, sempre che lo siano mai stati, dalla vera Chiesa Cattolica quindi dargli una qualche obbedienza è assolutamente un operare contro Dio e la vera Chiesa Cattolica che per adesso e per permissione di Dio è apparentemente appena visibile in coloro che hanno resistito a questi impostori che vivono a sbaffo dentro le mura del Vaticano...
Rimano solo da constatare che questo signore non è cattolico quindi ne consegue che non è un lecito Pontefice della Chiesa fondata da Nostro Signore Gesù Cristo. Come i suoi 5 predecessori Bergoglio si può definire Pontefice della "nuova Chiesa eretica Conciliare", ripeto egli non è Cattolico.
Insegnare al prossimo di disubbidire ad un lecito Pontefice Cattolico è un eresia, ma insegnare a resistere a questi signori, modernisti, è lecito e doveroso. Questo nostro dire è solamente un constatare la situazione odierna della Chiesa visibile che alto non è che la "nuova chiesa Conciliare", quindi gli ultimi 6 Pontefici di essa sono leciti solamente in essa, ma non sono leciti, in quanto eterodossi, nella vera Chiesa Cattolica di Nostro Signore Gesù Cristo, quindi, come disse il Cardinale Journet: "Quanto all'assioma "Dove è il Papa lì è la Chiesa" vale quando il Papa si comporta come Papa e capo della Chiesa; nel caso contrario, né la Chiesa è in lui, né lui nella Chiesa (Caietano, II, II, 39.1 "L'Eglise du Verbe Incarné", voi. II, pp. 839-840).
La Chiesa nelle Litanie dei Santi domanda a Dio: “Affinché vi degnate di conservare nella Santa Religione il Sommo Pontefice e tutta la Gerarchia, vi preghiamo, Signore, ascoltaci!”. Ne consegue che è possibile che il Papa si allontani dalla Santa Religione" è evidentemente ciò che viviamo oggi nella Chiesa visibile, questi signori condannati, in quanto modernisti, si sono separati da tempo, sempre che lo siano mai stati, dalla vera Chiesa Cattolica quindi dargli una qualche obbedienza è assolutamente un operare contro Dio e la vera Chiesa Cattolica che per adesso e per permissione di Dio è apparentemente appena visibile in coloro che hanno resistito a questi impostori che vivono a sbaffo dentro le mura del Vaticano...
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Papa Innocenzo III: "Soltanto per il peccato che commettessi in materia di fede, io potrei essere giudicato dalla Chiesa" (Sermo IV in cons. Pont.. P.L. 217.670)
Papa Felice III: "Non resistere all’errore è approvarlo, non difendere la verità è ucciderla. Chiunque manca di opporsi ad una prevaricazione manifesta può essere considerato un complice occulto” (citato da Leone XIII nella sua lettera ai Vescovi italiani 08/12/1892)
Papa San Leone: "Anatematizziamo Onorio (Papa), che non ha istruito questa Chiesa apostolica con la dottrina della Tradizione apostolica ma ha permesso con un sacrilego tradimento che fosse macchiata la fede immacolata e non ha estinto, come competeva alla sua autorità apostolica, la fiamma incipiente dell'eresia, ma l'ha fomentata con la sua negligenza" (Denz.Sch. 563 e 561).
Papa Adriano II: "Onorio è stato anatematizzato dagli Orientali: però si deve ricordare che egli è stato accusato di eresia, unico crimine che rende legittima la resistenza degli inferiori ai superiori, come anche il rifiuto delle loro dottrine perniciose" (Alloc. Ili lect. in Conc. XIII, act.VII - citato da Billot. Traci, de Eccles. Christi", tom. I, p.619).
Papa Felice III: "Non resistere all’errore è approvarlo, non difendere la verità è ucciderla. Chiunque manca di opporsi ad una prevaricazione manifesta può essere considerato un complice occulto” (citato da Leone XIII nella sua lettera ai Vescovi italiani 08/12/1892)
Papa San Leone: "Anatematizziamo Onorio (Papa), che non ha istruito questa Chiesa apostolica con la dottrina della Tradizione apostolica ma ha permesso con un sacrilego tradimento che fosse macchiata la fede immacolata e non ha estinto, come competeva alla sua autorità apostolica, la fiamma incipiente dell'eresia, ma l'ha fomentata con la sua negligenza" (Denz.Sch. 563 e 561).
Papa Adriano II: "Onorio è stato anatematizzato dagli Orientali: però si deve ricordare che egli è stato accusato di eresia, unico crimine che rende legittima la resistenza degli inferiori ai superiori, come anche il rifiuto delle loro dottrine perniciose" (Alloc. Ili lect. in Conc. XIII, act.VII - citato da Billot. Traci, de Eccles. Christi", tom. I, p.619).
giovedì 16 maggio 2013
PRODIGI E MERAVIGLIE DELLA SANTISSIMA EUCARESTIA...
Prodigio S. Curato d'Ars...
Due professori miscredenti dell' Università di Lione vollero andare ad
Ars per schernire il loro curato. Entrarono nella piccola chiesa mentre
il santo stava celebrando messa. Si misero in una posizione tale da
poter osservare tutti i suoi movimenti. Quando giunse all'elevazione
dell' Ostia, uno di essi, vedendo tutta la folla prostrarsi, pensò tra
se: «Come mai uomini intelligenti possono riconoscere il loro Dio in un
pezzo di pane?» Il santo Curato, al momento della Comunione, voltandosi
verso i fedeli, fissò il professore come se leggesse nella sua anima
quei pensieri di incredulità. Fatta la genuflessione, prese tra le dita
l'Ostia e la sollevò sopra la pisside, dicendo le parole liturgiche:
«Ecco l'Agnello di Dio!» L'Ostia sfugge dalle sue mani e va a posarsi
sulla lingua della prima persona inginocchiata presso la balaustra. Il
Santo fissò di nuovo l' incredulo, come per dirgli: «Un semplice pezzo
di pane può fare questo?». Il professore si sentì sconcertato e
commosso. S'inginocchiò e adorò, poi corse dal Curato per confessarsi.
Più tardi si consacrò sacerdote dell'ordine domenicano.
IL BEATO ALANO DELLA RUPE VEDE GESU’ CELEBRARE LA MESSA
Accadde al Novello Sposo di Maria (il Beato Alano), di trovarsi, per il
peccato di accidia, a tralasciare sempre più spesso la Celebrazione
del Divin Sacrificio, a motivo di fantasie fugaci e di scrupoli
ingannatori. Infine, una grave malattia lo costrinse a letto, e iniziò a
trascurare la celebrazione della Messa. Nella Festa di San Giovanni
Battista, la sua anima entrò in estasi, e gli sembrava di vedere
dall’alto il proprio corpo come se giacesse senza vita. E vide Gesù,
rivestito di abiti pontificali, che procedeva verso l’Altare, insieme ad
altri ministri; lo accompagnava una innumerevole Schiera di Santi, che
gli si mise intorno. Gesù iniziò la celebrazione della Messa, e al
momento della Comunione, si udì una voce che gridava: “Le cose Sante ai
Santi! Preparate la Via del Signore”. E chiamò per nome quel pellegrino
(il Beato Alano), perchè si presentasse alla Comunione. Spaventato, egli
disse che non poteva accostarsi alla Comunione, perché non aveva
purificato l’anima con la confessione. Ed ecco avvicinarsi a lui il
Santo Precursore del Signore, il Battista, che gli disse: “Fai presto,
ecco il Confessore, il Beatissimo Pietro, Principe degli Apostoli”. Egli
allora si inginocchiò penitente davanti a lui, e quella confessione gli
diede una consolazione immensa, quanta mai ne ebbe in tutta la sua
vita. Poi egli si inginocchiò davanti all’Altare per gustare il
Divinissimo Sacramento, e Gesù lo rimproverò: “O servo pigro e
negligente, tu hai ricevuto da Me l’immensa Potestà di compiere i Sacri
Misteri, mediante la Santa Mia Madre, che ti assiste. Perché hai
nascosto questa Potestà in un fazzoletto?”. Poi, Gesù porse a lui, che
tremava e gioiva insieme, la Santissima Comunione. E, subito, sentì Gesù
dimorare in lui, e quel colloquio interiore gli dava un’indicibile
dolcezza. Gesù gli rimproverò la grandissima negligenza del non
celebrare spesso le Messe. Gesù gli disse che un Sacerdote non deve
rinviare la Messa né per aridità, né per tentazioni. I demoni, infatti,
incutono timore nella propria indegnità, e, ingannando, ritardano
l’Opera della Redenzione, ovvero la salvezza delle anime. Allora egli
domandò a Gesù: “O Sposo dolcissimo delle anime, perché allora i Dottori
e le Leggi dicono di non accostarsi alla Sacra Comunione in questi
stati d’animo?” E il Signore Gesù: “Essi lo dicono per maggior zelo. Ma
l’Amore di Dio discaccia ogni timore”. Perciò celebrate la Messa,
Fratelli, senza attendere di essere degni, puri, giusti (nemmeno gli
Angeli, infatti, sarebbero trovati degni di un così grande Ufficio).
Celebrate appunto perchè vi sentite indegni, malati e deboli: cosicchè
riceviate la benedizione, guarite dai mali e diventiate forti
nell’anima.
martedì 14 maggio 2013
LO SCANDALO DELLE INFILTRAZIONI MASSONICHE DENTRO LE MURA VATICANE PERMESSE DA PRELATI CORROTTI E DA PONTEFICI (CONCILIARI) IMPREGNATI DI DOTTRINE MASSONICHE...
Fonte: Corrieredellasera.it...
Quello strano filo che lega Chiesa e massoneria
Una lettera scritta dal cardinale Oddi e dal Gran maestro Gaito a Papa Giovanni Paolo II e le testimonianze di vari prelati e “insider” sollevano il tema delle infiltrazioni all’interno del Vaticano
lunedì 13 maggio 2013
13 MAGGIO, APPARIZIONI DELLA MADONNA A FATIMA E LA SCANDALOSA DISUBBIDIENZA DELL'APPARATO MODERNISTA VATICANO..
---------------------
Oggi ricorre il ricordo dell'apparizione della Madonna a Fatima, noi la ricordiamo rinnovando la denuncia dei personaggi che loscamente hanno affossato il Suo messaggio, in particolar modo la terza parte in cui viene annunciata l'apostasia della Chiesa che tutti noi oggi vedono con i propri occhi...
In
questo testo del libro "La battaglia finale del diavolo", si puo'
leggere con chiarezza tutte le manovre operate da questi alti Prelati
per affossare, colpevolmente, il messaggio di Fatima:
Capitolo 16
La situazione in cui si trovano oggi la Santa Chiesa ed il mondo è
davvero gravissima. In questi tempi così preoccupanti, proprio come
durante la crisi ariana, i laici devono sostenere delle responsabilità
che in tempi normali non gli competerebbero.
In quanto membri del Corpo Mistico di
Cristo, abbiamo il dovere di impegnarci positivamente per combattere
questa crisi, in base alle nostre possibilità. Nel fare ciò, non
possiamo venire distolti dal falso appello alla pietà, che ci chiede di
indulgere nella grossolana presunzione per la quale sarebbe “Dio a
guidare la Chiesa”, se questo significa per i Cattolici di rango
inferiore di stare zitti ed ubbidienti e non far niente per opporsi agli
errori ed alle ingiustizie perpetrate dai membri della gerarchia, ed
anzi obbedire ciecamente a qualsiasi decisione delle autorità, non
importa quanto distruttive possano esserne le conseguenze.
domenica 12 maggio 2013
ANCORA INCORAGGIAMENTO...
Commenti
settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
11 Maggio 2013
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X
11 Maggio 2013
Questi commenti sono
reperibili tramite il seguente accesso controllato:
http://www.dinoscopus.org/italiano/italianiprincipale.html
Le novità su una visita in Germania, Francia e Svizzera sono
incoraggianti. Certi dirigenti farebbero bene a ricordare le famose
parole di Abramo Lincoln: “Si può ingannare una parte del popolo per
tutto il tempo, tutto il popolo per qualche tempo, ma non tutto il
popolo per tutto il tempo”. Sempre meno persone rimangono ingannate da
ciò che sta accadendo nella neo-Fraternità San Pio X.
Il viaggio è iniziato in Germania, dove alcuni temevano che avrei
potuto incontrare delle difficoltà, ma per quattro giorni non sono stato
disturbato in alcun modo. Un bravo giovane laico è venuto a prendermi
all’enorme stazione di Francoforte e mi ha condotto a Nord a BrilonWald,
per incontrare una mezza dozzina di Suore Carmelitane, diventate famose
nel mondo della Tradizione cattolica per essersi separate, con tutte le
buone ragioni, dalla FSSPX nel suo stato attuale. Esse hanno le idee
chiare, sono contente e risolute. Come mi ha detto la Madre Superiora,
il loro dolore più grande è che da oltre 20 anni nessuna novizia è
rimasta con loro. Le Suore Carmelitane non verranno espulse dal loro
attuale convento, come si era temuto, ma sperano di potersi trasferire a
sud, dove avranno un maggiore sostegno. Che Dio sia con loro. Le loro
preghiere sono preziose per tutti noi.
Poi sono stato ricondotto a Sud di Francoforte, per un incontro
privato con circa due dozzine di adulti, per lo più uomini, in un luogo
in campagna. Nel pomeriggio, essi hanno seguito attentamente
un’approfondita analisi dei retroscena della crisi del Nuovo Ordine
Mondiale e della neo-Chiesa, e la mattina seguente una presentazione
degli evidenti problemi nella neo-Fraternità. Ci sono state molte
domande interessanti e tanti canti vigorosi dei compatrioti di
Beethoven. Gli uccelli primaverili sugli alberi tedeschi hanno dovuto
far fronte alla concorrenza!
Più a Sud, a Monaco, ho incontrato i due avvocati che si batteranno
nel mio quinto processo per negazione dell’“Olocausto”. In questo
processo che si terrà a Ratisbona a settembre, essi sono ben consapevoli
che la politica nazionale renderà virtualmente impossibile un giusto
verdetto a livello regionale, ma faranno del loro meglio. E proprio
perché i Sei Milioni vengono intesi da milioni di persone come un
sostituto Redentore, non mi sono fatto scrupolo di remunerare gli
avvocati tramite la St. Marcel Iniziative, ma i fondi si stanno
esaurendo. Grazie per qualsivoglia aiuto.
In seguito, sono stato nella Foresta Nera, nel sud-ovest della
Germania, dove si trova un’altra comunità di una mezza dozzina di Suore,
anch’esse contente e risolute a non seguire l’attuale sviamento della
FSSPX. Fondate nel 1988, da recente hanno finito di costruire e di
decorare una bella cappella con quasi due dozzine di stalli: “in segno
di speranza”, mi ha detto il loro cappellano. Ragazze, se pensate di
avere la vocazione, qui in Germania potete provare questi due conventi
fermamente anti-modernisti.
Infine, ho trascorso una notte in Svizzera, in un luogo vicino, ma
non noto, a Ecône, che avrà appreso la cosa solo dopo il mio incontro
con un gruppo di bravi laici. E poi una notte a Parigi, dove ho avuto il
piacere di sapere che molti sacerdoti della FSSPX hanno perso la
fiducia nell’attuale direzione della Fraternità. Dobbiamo essere
pazienti. Dio onnipotente non si fa ingannare da alcuno di noi.
Il mio prossimo impegno è a Londra, il 19 maggio, dove dovrei parlare di Amleto
agli Amici Inglesi della Palestina. Perché? Nel dramma, Shakespeare
protesta con vigore e dolore contro la perdita dell’anima
dell’Inghilterra. Se l’Inghilterra fosse ancora cattolica, non solo la
Palestina, ma il mondo intero starebbe meglio.
Kyrie eleison.
sabato 11 maggio 2013
LA CIURMAGLIA MODERNISTA CONCILIARE HA INFESTATO LA DIOCESI DI MILANO...
Prima di leggere che cosa combinano nella ex Cattolica Diocesi di Milano impariamo da don Matiussi chi siano i perniciosi modernisti...
Il
modernista ha i suoi principi filosofici; anzi quelli assume come
dottrina fondamentale, per adattarvi tutto il resto che pensa, anche in
materia religiosa. E in filosofia ha raccolto i frutti del mal seme
kantiano, ed è venuto all’agnosticismo. Professa dunque di non
saper nulla di tutto ciò che passa i fenomeni; non sa nulla dell’anima e
della vita avvenire, nulla di Dio. Se nomina Iddio nomina alcunché
d’ignoto; non solo quanto al riconoscerne l’infinito eccesso, e nel
grado e nel modo, su gli umani pensieri (che sarebbe giusto); ma ancora
quanto al non sapere se sia semplice, se sia anima del mondo, se sia
distinto dall’universo: checché voglia dire, né pur ne conosce la
propria esistenza, ed è vero ateo.
(…)
(Esponendo
il modo di ragionare dei modernisti) Che se chicchessia, qualunque
cattolico conservatore, la gerarchia della Chiesa, il Pontefice Romano,
si ostinino alle formole una volta sancite, certamente è lodevole il
loro zelo costante; ma è da disprezzare il pensiero fisso in quelle
formole, quasicchè in esse fosse posta la religione. Non sono che simboli, da adattare ai tempi, ai paesi, ai popoli;
sono essenzialmente mutabili secondo le condizioni di coloro che
vogliono essere religiosi; debbon giovare agli uomini per elevarsi in
alto, e per questo debbon seguirli nel loro modo di pensare e di
sentire. Che se la Chiesa vorrà ostinarsi a ritenere ciò che valeva
pei tempi antichi, il mondo andrà innanzi senza di lei; ovvero essa
vivrà miserabile con il rifiuto della umanità, e più non avrà l’assenso
di nessuna anima evoluta.
Così
essi. E poi hanno voluto applicare l’esposta dottrina al cristianesimo.
Gesù di Nazareth, anima squisita, e potente nella sua soavità a
influire sugli altri, ebbe l’esperienza religiosa della divina paternità
che ha cura di tutte le cose e gli uomini particolarmente. Questo suo
sentimento egli comunicò a’suoi discepoli, nei quali perciò si formò il
sentimento che quel medesimo Gesù fosse una manifestazione
dell’inconoscibile. E perché come giudei avevan pure il pensiero d’un
Messia che verrebbe, questo incarnarono in Gesù; egli così diventò
oggetto religioso e sacro sotto la forma messianica. Poi quel sentimento
di fraternità, sotto la cura del Padre celeste, che è l’essenza del
cristianesimo, passò alle regioni ove fioriva la cultura di Grecia; né
per esprimere la superiorità di Gesù e l’elemento divino onde pareva
dotato, si potè pensare ad altro di meglio che il concetto platonico del
Logos, da noi tradotto nel Verbo. Centro della Chiesa diventò Roma, e
qui predominava la ragione giuridica, e non si credette di poter onorare
Gesù meglio che dicendolo figlio di Dio. In cotali idee si fissò al
tradizione cristiana: ma pei nostri tempi, liberi da quei pregiudizi, e
portati a concepir tutto con un senso più reale, dicono di voler
esaltare Gesù, la più grande figura sorta finora, anzi consentono a
chiamarlo Dio, nel senso che egli meglio di tutti si elevò a sentire il
divino e ad operare quasi divinamente. – Il filosofo e lo storico rimane
certo che Gesù non fu diverso dagli altri mortali; il credente pensa
che in lui qualche speciale relazione con l’Inconoscibile ci fosse; il teologo modernista raccoglie che, per chi ci crede, è Gesù un simbolo del divino, simbolo foggiato secondo umani pensieri.
Quindi verità simboliche tutti i dogmi di là derivati; quindi riti
simbolici quelli che noi diciam sacramenti. E le profezie, varie
impressioni dei credenti, riferite all’avvenire; e i miracoli, altre
impressioni riferite a fatti storici traviati; e la Chiesa,
l’adunanza di quelli che partecipano alle impressioni portate dal
Cristo, come i buddisti partecipano l’esperienza interna dell’antico
Gotamo Budda,
(…)
Contro
l’errore fondamentale che i dogmi dipendano dall’umana filosofia, e che
il mantenimento della divina rivelazione sia affidato allo studio e
all’ingegno umano, con la conseguenza che deve mutarsi e svolgersi d’età
in età, eran già fulminati gli anatemi del Concilio Vaticano, e ora è volto il quarto punto del giuramento (antimodernista). Qui si giura,
1.
di ritenere immurata con lo stesso senso delle parole e con lo stesso
pensiero, quella dottrina di fede, che dagli Apostoli pei Santi Padri ci
fu tramandata;
2.
di respingere l’eretica sentenza, che afferma l’evoluzione dei dogmi
intesa così che questi passino da uno ad altro senso, facendo mutevoli
nel significato le espressioni usate nella Chiesa;
3.di
respingere ugualmente l’eresia che invece della santa Chiesa pone a
custode della rivelazione, e lo studio filosofico, e la coscienza che
l’uomo da sé si va formando, con progresso indefinito.
Tutto
questo esplicitamente era già stato detto dal Concilio Vaticano; e
soltanto ora (col giuramento antimodernista) si aggiunge quel cenno
della coscienza, mentre una volta pareva che con i dogmi avesse da fare
solo la scienza. Particolarmente notevole era l’ultimo canone:
Si
quis dixerit fieri posse ut dogmatibus ab Ecclesia propositis
aliquando, secundum progressum scientiae, sensus tribuendus sit alius ab
eo quem intellexit et intelligit Ecclesia, anathema sit.;con il quale è dannata l’intima essenza del modernismo.
(Padre
Guido Mattiussi s.j. Apologia della religione. Appunti alle lezioni del
p.G.M. s.j. tenute nella scuola sociale cattolica. Bergamo 1911.
Bergamo stabilimento tipografico s. Alessandro 1912 .pagine 159, 161,
162, 164, 165.)
A Milano, in uno degli oratorii cattolici
Oratorio e Islam
Workshop a cura del CADR rivolto agli operatori pastorali
8.05.2013
Workshop a cura del CADR rivolto agli operatori pastorali
8.05.2013
Workshop a cura del CADR (Centro Ambrosiano di Dialogo con le
Religioni) sull'accoglienza di bambini e famiglie musulmane durante le
attività dell'Oratorio (ordinario ed estivo), aperto a tutti gli
operatori pastorali degli oratori milanesi.
Gli argomenti trattati riguarderanno cenni sulla religione islamica, norme morali, modalità di preghiera comune (principi guida, suggerimenti pastorali, sussidi).
Gli argomenti trattati riguarderanno cenni sulla religione islamica, norme morali, modalità di preghiera comune (principi guida, suggerimenti pastorali, sussidi).
Data: sabato 18 maggio 2013
Orario: dalle 10 alle 13
Luogo: Centro Diocesano Card. Schuster
via S. Antonio 5 - Milano
I piano - aula verde
Cos'è questo CADR?
Nella pagina apposita si
legge:
C.A.D.R.
strumento per un servizio di:
- incontro e dialogo
interreligioso
- studio sulle religioni, un loro discernimento con credenti ed esperti delle singole Fedi
- confronto con le Chiese Cristiane Orientali
- conferenze, tavole rotonde, giornate di studio, corsi per insegnanti ed operatori sociali
- preparazione al matrimonio dinubendi di fedi diverse e accompagnamento dopo il matrimonio
- studio sulle religioni, un loro discernimento con credenti ed esperti delle singole Fedi
- confronto con le Chiese Cristiane Orientali
- conferenze, tavole rotonde, giornate di studio, corsi per insegnanti ed operatori sociali
- preparazione al matrimonio dinubendi di fedi diverse e accompagnamento dopo il matrimonio
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